La flotta russa che soccorse Messina nel 1908

Messina, 28 Dicembre 1908.

La città dorme, silenziosa, immersa nel clima natalizio. I preparativi per la festa di Capodanno sono da poco iniziati. Tutti si preparano ad abbandonare l’anno moribondo, speranzosi, in attesa di quello nuovo.

Ore 05:20. Un violento rimbombo. La terra inizia a tremare, i palazzi si sgretolano. È la furia violenta della natura, rade al suolo una fiorente città, ne stermina i figli.

Poco dopo l’acqua completa l’opera della terra. Il mare si riversa sulla città, travolgendo con furia tutto ciò che incontra. Onde alte fino a 12 metri. Poi, si ritira.

Messina post terremoto del 1908 – Fonte: focus.it

 

Una città un tempo viva, pulsante, adesso è muta. Le macerie fanno da sacrario ai corpi putrefatti. Ce ne sono migliaia. E altre migliaia moriranno ancora, perché i soccorsi arriveranno solo il secondo giorno, perlomeno, quelli del Regno d’Italia.

Al tempo, le comunicazioni erano tardive, si minimizzava la portata della catastrofe, forse nemmeno interessava così tanto. Strade, cavi elettrici, ferrovie: tutto distrutto. La notizia del terremoto di Messina arriva lentamente a Roma, si trascina.

Al largo della costa ionica, una flotta russa intenta in esercitazioni militari, presta immediatamente soccorso. L’ammiraglio Livitinov non aspetta ordini, non chiede ai superiori il permesso.

Le corazzate Slava e Tsesarevich, insieme agli incrociatori BogatyrAmmiraglio Makarov, sbarcano a Messina, portando soccorso, viveri, speranza. Riportano l’ordine, combattono gli infidi sciacalli che piombano sui cadaveri.

 

flotta russa
Monumento dedicato ai soldati russi che aiutarono Messina. Fonte: it.topwar.ru

 

I superstiti sono caricati sulle navi russe e portati a Napoli, lontano da quell’inferno.

Oggi, a quegli uomini che prestarono aiuto ai Messinesi, è dedicato un monumento in un alberato di via Garibaldi.

SostenibilMEnte: Messina diventa protagonista della sostenibilità

Dal 10 al 16 maggio 2025, Messina si prepara a diventare il centro del dibattito sulla sostenibilità con SostenibilMEnte, una settimana ricca di iniziative promosse in sinergia tra Comune di Messina e Università degli Studi di Messina, nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile promosso a livello nazionale da ASviS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile.

Un evento di portata nazionale che coinvolge enti pubblici, scuole, università, associazioni e cittadini in un percorso comune di conoscenza, consapevolezza e azione concreta sui temi della sostenibilità ambientale, economica e sociale, in coerenza con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Una settimana di confronto e partecipazione

Il programma della manifestazione si articolerà in una pluralità di appuntamenti, tra cui seminari, laboratori, challenge, visite guidate, tornei e incontri divulgativi, pensati per coinvolgere attivamente cittadini, studenti e professionisti in un dialogo intergenerazionale e interistituzionale.

Cuore simbolico dell’iniziativa saranno i due eventi conclusivi previsti per il 16 maggio: da un lato “Messina 2030 – Festival della Sostenibilità 2025”, promosso dal Comune presso Villa Dante, e dall’altro la VII edizione dell’“UniMe Sustainability Day”, ospitata al Plesso Centrale dell’Ateneo.

In particolare, l’UniMe Sustainability Day vedrà il coinvolgimento diretto di scuole, studenti universitari, docenti e rappresentanti istituzionali in attività suddivise in cinque aree tematiche chiave: Risorse e Ambiente, Mobilità, Energia, Inclusione e Salute.

Le parole delle istituzioni

A sottolineare il significato profondo dell’iniziativa sono le parole della Rettrice dell’Università di Messina, prof.ssa Giovanna Spatari, che ha dichiarato:

Sono orgogliosa di poter affermare che l’Università di Messina si conferma ancora una volta protagonista attiva e responsabile nella promozione della sostenibilità, al fianco del Comune. L’università ha il dovere non solo di produrre conoscenza, ma anche di guidare il cambiamento. SostenibilMEnte è una preziosa occasione di impegno e confronto, per costruire una cultura fondata sul rispetto dell’ambiente, sull’inclusione sociale e sulla responsabilità civica.

Dello stesso avviso è il Sindaco di Messina, Federico Basile, che ha evidenziato l’importanza della collaborazione istituzionale come leva per un cambiamento concreto e duraturo:

Con SostenibilMEnte diamo continuità al percorso avviato con Messina 2030 – Green Events. È una sfida culturale che mira a radicare nei cittadini, soprattutto nei più giovani, una nuova visione del presente e del futuro. La collaborazione con l’Università è il segno tangibile che le istituzioni possono e devono fare rete per accompagnare la transizione ecologica, sociale ed economica del nostro territorio.

Una città in cammino verso il futuro

Il programma dettagliato degli eventi verrà diffuso nei prossimi giorni e prevede il coinvolgimento attivo di scuole, associazioni, imprese, enti pubblici e cittadini in momenti di confronto, gioco, approfondimento e partecipazione attiva.

Messina si conferma così laboratorio vivo di sostenibilità, con uno sguardo al futuro e l’impegno concreto delle sue istituzioni a favore di una transizione che mette al centro la comunità, il territorio e le nuove generazioni.

SostenibilMEnte

Il calendario degli appuntamenti che coinvolge cittadini, istituzioni, studenti e associazioni attraverso tornei, challenge, seminari, visite guidate e momenti di approfondimento sarà così articolato:

10 maggio:  visita guidata “Le sorgive della Valle dei Mulini e la sua cascata”- Comune Messina, AMAM, FAI https://www.facebook.com/share/p/1FPfkwptH9/(link is external);
“Spontanea: La natura intorno a noi” – Università di Messina /Orto Botanico https://newsletter.ortobotanico.messina.it/wp-content/uploads/sites/2/2025/05/Locandina_Spontanea.pdf(link is external);

11 maggio: “Spontanea: La natura intorno a noi” – Università di Messina /Orto Botanico https://newsletter.ortobotanico.messina.it/wp-content/uploads/sites/2/2025/05/Locandina_Spontanea.pdf(link is external);

12 maggio: Torneo universitario pallavolo -Università di Messina e SSD Cittadella Sportiva UniMe https://www.unime.it/sites/default/files/2025-04/Locandina%20sustainability%20day%2025%20pallavolo.pdf(link is external) ; Pulizia spiagge -Comune Messina, Messinaservizi Bene Comune;

13 maggio: Challenge didattica tra studenti universitari: “Cinque Continenti, Cinque Elementi per la Sostenibilità” (Università di Messina, COSPECS)

15 maggio: Firma Accordo quadro CONAI (Comune Messina, Università di Messina e Messinaservizi Bene Comune); La Forza di un Gesto: la Rettrice e il Sindaco piantano insieme un albero;

16 maggio: Messina 2030 – Festival della Sostenibilità 2025 – Villa Dante https://youngme.comune.messina.it/messina-2030/(link is external);

UniMe Sustainability Day 2025 – Università di Messina, Campus centrale https://www.unime.it/notizie/vii-edizione-unime-sustainability-day#:~:text=L’edizione%202025%20dell’Unime,%2C30%20alle%2013%2C30

 

Gaetano Aspa

OpportunityDay: tre giornate dedicate a orientamento, formazione e lavoro per i giovani under 35

Dal 6 all’8 maggio 2025, Messina diventa capitale delle opportunità per i giovani con OpportunityDay, un evento che animerà il cuore della città dalle ore 9.30 alle 17.30, offrendo tre giornate interamente dedicate all’orientamento, alla formazione e all’inserimento nel mondo del lavoro.

L’iniziativa, promossa dal Comune di Messina in collaborazione con l’Università, e patrocinata dalla Camera di Commercio e dall’Ente Teatro, nasce con l’obiettivo di costruire un ponte concreto tra studenti, istituzioni, agenzie formative e aziende. Il traguardo è ambizioso ma chiaro: supportare i giovani under 35 nell’individuazione del percorso più adatto alle proprie inclinazioni, fornendo strumenti utili per affrontare in modo consapevole e attivo le scelte post diploma.

Fulcro dell’evento sarà Piazza Unione Europea, dove l’Università di Messina sarà presente con i propri Dipartimenti per presentare l’offerta formativa per l’anno accademico 2025-2026, insieme ai numerosi servizi rivolti agli studenti. Parallelamente, nella vicina Sala Laudamo, si terranno talk e miniconferenze tenute da docenti, ricercatori ed esperti, su temi di grande attualità, pensati per stimolare riflessioni, visioni e scelte.

Dove inizia il tuo futuro

La rete di contatti che si attiverà durante Opportunity Day Messina coinvolgerà Università, Scuole, Imprese e Istituzioni in un dialogo costruttivo. I partecipanti potranno confrontarsi direttamente con docenti universitari, professionisti, aziende e rappresentanti istituzionali, in momenti dedicati al networking e allo scambio di esperienze. Ampio spazio sarà riservato anche agli stand informativi sui progetti rivolti agli under 35, che mettono al centro approcci personalizzati alla formazione e al lavoro, in linea con le passioni individuali e i trend del mercato.

Opportunity Day Messina si configura così come un’occasione preziosa per valorizzare il territorio e le sue risorse, stimolando nei giovani scelte consapevoli e percorsi costruiti su misura. “Inizia da qui il tuo futuro”, recita lo slogan dell’evento — un invito che è anche una promessa concreta di crescita e possibilità.

Gaetano Aspa

Una notte… a Gazzetta del Sud

È pensiero comune che essere un membro di UVM significhi solamente trascorrere il proprio tempo di fronte lo schermo vuoto del computer.

UVM nella redazione di Gazzetta del Sud
UVM nella redazione di Gazzetta del Sud

Ebbene, non si riduce tutto a quello.

Sì, certo, essere un giornalista richiede di scrivere articoli – ma va! – e a questo incombente lavoro non ci siamo mai sottratti, svolgendolo anche – riconoscetecelo – in maniera piuttosto efficiente.

Ma cosa sarebbe un giornalista senza esperienze?

Gazzetta del Sud, ieri sera, ci ha dato la grandissima opportunità di poterne vivere una assai peculiare.

In visita alla sede, non solo abbiamo avuto modo di vivere la vita redazionale, respirando il frenetico circolare delle idee e ciò che è alla base della creazione delle notizie, ma abbiamo anche visto da vicino quelle stesse notizie farsi cartacee e diventare vera e propria informazione. Quella vecchio stile, impressa nero su bianco su profumati fogli di giornale.

Ed è stato proprio il giornale in sé ad aver catalizzato l’attenzione. In una versione a noi inedita, Gazzetta del Sud ci ha raccontato la sua trasformazione.

Stampa della nuova edizione di Gazzetta del Sud
Stampa della nuova edizione di Gazzetta del Sud

Cosa è cambiato?

«Il design è studiato per guidare il lettore in un’esperienza fluida e coinvolgente, senza distrazioni. Ogni scelta grafica è pensata per lasciare spazio (bianco) alla riflessione, creando una connessione emotiva e cognitiva con il contenuto»

ha spiegato il designer spagnolo Sergio Juan, coordinatore del progetto di restyling.

Minimale e moderna, di una più facile fruizione: la nuova grafica di Gazzetta del Sud ha fatto, infatti, dell’accessibilità il suo cavallo di battaglia.

D’altronde, in un’epoca storica di grandi mutazioni, in cui la carta stampata ha perso attrattiva a favore della velocità e della tempestività del digitale, modificarsi in primis – senza per questo cambiare DNA – potrebbe essere l’unica strada che rimane da percorrere per riuscire a fronteggiarla.

In un’intervista ad Antonino Rizzo Nervo, subentrato alla guida di GdS lo scorso dicembre, il direttore responsabile ha concordato con noi nell’affermare che «il cambiamento del progetto grafico è un segno di vitalità».

Intervista al direttore responsabile Antonino Rizzo Nervo
Intervista al direttore responsabile Antonino Rizzo Nervo

«Il giornale è un prodotto vivo, che si evolve. Ogni tanto, vi è il bisogno di rivisitarlo»

si è, inoltre, espresso a riguardo il presidente Lino Morgante.

Intervista al presidente Lino Morgante
Intervista al presidente Lino Morgante

Quella di Gazzetta del Sud, quindi, non sarebbe solo una “rivoluzione” estetica, ma, innanzitutto, simbolo della sua volontà di sapersi reinventare, al fine di poter rilanciare il proprio ruolo in quanto inestimabile fonte di informazione.

«Il giornale è qualcosa che si legge in poltrona. Nel momento in cui leggi in poltrona, pensi di più rispetto a quando leggi sullo smartphone»

ha aggiunto Rizzo Nervo, sottolineando l’importanza del cartaceo e dell’analisi critica che questo favorirebbe.

In questo senso, sfogliarne le pagine, più che scrollarle, consentirebbe di acquisire una maggiore consapevolezza.

Una consapevolezza che riguarda la sacralità dell’atto in sé e di ciò che di positivo può derivarne.

Gazzetta rende, quindi, evidente la sua intenzione di andare incontro alle esigenze del lettore, per poter creare con lui una comunicazione bidirezionale in grado di scuotere la coscienza e spingere all’azione.

Una trasformazione sentita

Un avvenimento senz’altro suggestivo, quello di cui siamo stati spettatori. Una scelta direzionale che noi, come UVM, condividiamo in pieno.

Durante il suo breve intervento per Scirocco, la nostra coordinatrice, Giulia Cavallaro, ha, di fatto, rivelato:

«Noi stessi, come progetto, abbiamo vissuto una trasformazione. Questo è il giornalismo che continua ad andare avanti.»

I tempi corrono, le mentalità – si spera – evolvono. Non si può rimanere statici e invariati, ferrei in un abito che non ci calza più.

Manteniamo i nostri principi, l’ambizione di creare comunità e confronto, ma prendendoci cura della nostra forma.

Cambiamo, sì, ma rimanendo gli stessi.

UniMe “Orientati al futuro”: al via i laboratori di orientamento al lavoro per gli studenti

UniMe si impegna a sostenere gli studenti  nel passaggio dal mondo accademico a quello professionale, proponendo una serie di laboratori di orientamento al lavoro. Gli incontri  forniranno agli studenti strumenti concreti per affrontare il mondo professionale con maggiore consapevolezza e preparazione.

L’iniziativa e i laboratori

L’iniziativa arrivata alla sua terza edizione, dal titolo “Orientati al futuro!”, si svolgerà presso il Campus Centrale di UniMe, in Piazza Pugliatti, 1, con tre appuntamenti chiave:
  • si parte il 26 marzo, dalle ore 15:00 alle 17:00, presso l’Aula Cannizzaro, con il laboratorio “Definire il mio obiettivo professionale e come creare un CV efficace“. L’obiettivo dell’incontro è fornire agli studenti gli strumenti necessari per creare un curriculum efficace e presentarsi al meglio nel mercato del lavoro;
  • il secondo appuntamento previsto il 2 aprile, dalle ore ore 15:00 alle 17:00, presso l’Aula Cannizzaro, sarà un incontro dedicato a “Come creare un profilo LinkedIn ottimizzato e costruire un personal brand“. In un’era digitale in cui la presenza online è fondamentale, gli studenti acquisiranno le potenzialità per creare una rete di contatti professionali attraverso la piattaforma LinkedIn, promuovendo la propria immagine;
  • il ciclo di incontri si concluderà il  9 aprile, dalle ore 15:00 alle 17:00, presso Aula Magna 2 del  Dipartimento di Economia, con il laboratorio “Come prepararsi al colloquio di selezione“. Un workshop in cui gli studenti acquisiranno tecniche e strategie per affrontare con successo i colloquio di selezione, per comunicare e mettere in atto una performance convincente.

Come partecipare

A condurre gli incontri sarà Sonia Gentile, psicologa del lavoro. L’iniziativa rappresenta un’opportunità preziosa per tutti gli studenti UniMe che desiderano acquisire competenze pratiche e strategie efficaci per avviare la propria carriera nel miglior modo possibile e orientarsi nel mondo del lavoro con maggiore consapevolezza.
Gli studenti interessati potranno iscriversi ai laboratori attraverso il seguente modulo:
https://forms.office.com/pages/responsepage.aspx?id=RZ1nhEaDI06MhKcwTtunf0ZkEG0xpgtHtQsz5Xl27EdUNFJRTlk4WkhQSlc1U1hUS1ZMQ0RXT0U0MC4u&route=shorturl
Elisa Guarnera

Marracash e l’incomunicabilità: l’Uomo, la Società e il Vuoto Contemporaneo

L’arte, quando è profonda, si manifesta come una riflessione sul tempo in cui nasce e sulle tensioni che lo attraversano. Negli ultimi tre album di Marracash (Persona, Noi, loro, gli altri ed È finita la pace), il rapper milanese ha costruito un percorso concettuale che non è solo autobiografico, ma si allarga a una visione esistenziale e politica della società contemporanea. Questo trittico musicale, nelle sue tematiche e nella sua costruzione narrativa, trova una corrispondenza sorprendente con la Trilogia dell’Incomunicabilità di Michelangelo Antonioni (L’avventura, La notte, L’eclisse), ma anche con film come Persona di Ingmar Bergman.

Persona: la frattura dell’io

L’album Persona (2019) è un’opera-manifesto, in cui Marracash scompone il proprio io come fosse un personaggio pirandelliano o un uomo immerso in un dramma esistenziale alla Bergman. Il titolo stesso rimanda al concetto di persona come maschera, un tema centrale nel cinema di Bergman, e in particolare nel suo film Persona (1966), dove il confine tra sé e l’altro si sfalda fino a diventare indistinguibile.

Non sono come te. Non mi sento come te. Sono Suor Alma, sono qui solo per aiutarti. Non sono Elisabet Vogler. Tu sei Elisabet Vogler.

In Persona, Marracash affronta questa crisi attraverso i titoli delle canzoni, che rimandano a parti del corpo, quasi a suggerire un tentativo di ricomporre un’identità fratturata. Il racconto si fa profondamente intimo: si parla di successo, depressione, amore tossico e della percezione pubblica di sé.

Non so se è amore o manipolazione
Desiderio od ossessione
Se pigrizia o depressione
Che finisca per favore, che esaurisca la ragione

Il parallelismo calza a pennello con il film di Bergman, dove la protagonista, un’attrice che smette improvvisamente di parlare, si sdoppia nella sua infermiera, fino a fondersi con lei. Allo stesso modo, Marracash esplora la sua identità artistica e umana, smascherando le contraddizioni tra ciò che è davvero e l’immagine che gli altri hanno di lui. Il risultato è un’opera che riflette sul tema dell’identità personale nel mondo dello spettacolo e oltre.

Noi, loro, gli altri: il senso di estraneità

Il secondo capitolo, Noi, loro, gli altri (2021), sposta il focus dall’individuo alla società, dalla dimensione personale a quella collettiva. Marracash ragiona su come la realtà esterna influenzi l’identità, analizzando il divario tra noi (chi sente di appartenere a una comunità), loro (l’élite o il potere) e gli altri (gli emarginati, gli esclusi).

Questo discorso trova un parallelo perfetto con la Trilogia dell’Incomunicabilità di Antonioni, in particolare con L’eclisse (1962), film che mostra il progressivo svuotamento emotivo dei personaggi, incapaci di trovare un senso nel mondo moderno.

Così come nel film, anche nell’album di Marracash domina un senso di disillusione: il successo e il potere non colmano il vuoto, mentre la società è sempre più frammentata.

Volevo davvero questo? Tutta la vita che ci penso (Dubbi)

Nel brano Dubbi, ad esempio, si avverte l’angoscia di una realtà in cui le divisioni sociali ed economiche rendono impossibile la comunicazione tra le classi, esattamente come i personaggi di Antonioni che, pur parlando, non riescono davvero a comprendersi.

Chissà perché si fanno tante domande? Io credo che non bisogna conoscersi per volersi bene. E poi, forse, non bisogna volersi bene.

Il finale di L’eclisse, con la dissolvenza su strade deserte e lampioni che si accendono, suggerisce un mondo privo di significato, e lo stesso si può dire per l’album di Marracash, che lascia più domande che risposte.

È finita la pace: il collasso dell’illusione

Con È finita la pace (2024), Marracash completa il percorso spostando il focus sul presente: la pace interiore e sociale è ormai perduta. L’album non parla più solo della crisi dell’individuo (Persona) o delle strutture che lo circondano (Noi, loro, gli altri), ma dell’impossibilità di ristabilire un equilibrio. Il titolo stesso suggerisce un punto di non ritorno, un’irreversibilità della crisi.

In questa fase, il parallelo cinematografico potrebbe essere con La notte (1961) di Antonioni, dove il rapporto tra i protagonisti (una coppia in crisi) riflette un malessere esistenziale più ampio.

Se stasera ho voglia di morire, è perché non ti amo più. Sono disperata per questo. Vorrei essere già vecchia per averti dedicato tutta la mia vita. Vorrei non esistere più, perché non posso più amarti.

Anche Marracash affronta il tema della fine delle illusioni: le relazioni affettive sono logorate, il sistema è irrecuperabile, il tempo non porta redenzione.

Escono di casa uno straccio, senza neanche un abbraccio, con il cuore d’intralcio quelli come me.

Un altro parallelo interessante è con Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pasolini (1975), in cui il potere e la violenza diventano l’unica legge. È finita la pace sembra suggerire che la realtà attuale, tra guerre, disuguaglianze e alienazione, è diventata un luogo in cui non si può più trovare una via d’uscita.

Marracash

Marra Stadi 25: Messina attende il King del Rap

È l’artista delle sfide, dei record e delle ambizioni sempre più alte. Marracash non smette mai di superarsi, conquistando pubblico e critica con ogni nuovo traguardo. Dopo aver vinto la Targa Tenco e creato un festival unico per il rap italiano, è pronto a scrivere un’altra pagina di storia: con MARRA STADI 2025, sarà il primo rapper a portare un intero tour nei grandi stadi italiani.

Anche la Sicilia sarà protagonista di questo evento straordinario. Il 5 luglio 2025, Messina accoglierà la tappa imperdibile del tour allo Stadio San Filippo – Franco Scoglio, pronta a trasformarsi in un’arena di pura energia.

L’evento è organizzato da Puntoeacapo, in collaborazione con il Comune di Messina, sotto la guida del Sindaco Federico Basile, e l’Assessorato agli Spettacoli e Grandi Eventi Cittadini, rappresentato da Massimo Finocchiaro.

Gaetano Aspa

FAI&UniME: un viaggio alla scoperta del patrimonio d’Ateneo

Le Giornate FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano), quest’anno 22 e 23 marzo, rappresentano un appuntamento imperdibile per gli appassionati di arte, storia e natura. Questi eventi offrono l’opportunità di visitare luoghi solitamente inaccessibili o poco conosciuti, svelando tesori nascosti del nostro Paese. Anche Messina e il suo territorio offriranno ai visitatori l’opportunità di scoprire alcuni luoghi di grande valore storico e culturale. Tra le tappe più affascinanti di questa edizione, spiccano tre siti emblematici.

 

Dettaglio del portale antico dell’Università. © Alessandro Saitta

 

Faro di Capo Peloro

Il Faro di Capo Peloro si trova sulla punta nord-orientale della Sicilia, nel punto più vicino alla Calabria, ed è un simbolo della navigazione nello Stretto di Messina. La sua storia affonda le radici nell’antichità, quando già gli storici romani lo menzionavano. L’attuale struttura risale al 1935, dopo che il terremoto del 1908 distrusse la torre precedente costruita nel 1857 durante il Regno delle Due Sicilie. La sua torre ottagonale, dipinta a fasce bianche e nere, garantisce maggiore stabilità e resistenza ai venti. Con un’altezza di 37 metri sul livello del mare, la sua luce è visibile fino a 22 miglia nautiche, garantendo la sicurezza della navigazione in una delle zone più trafficate del Mediterraneo. Circondato da un’area di 1500 mq, tra giardino e terreno coltivabile, il faro è testimone silenzioso di storie, leggende e del mito di Scilla e Cariddi, che da sempre avvolge di fascino e mistero le acque dello Stretto.

Parco Letterario Salvatore Quasimodo a Roccalumera

Un viaggio nell’universo poetico di Quasimodo, premio Nobel per la letteratura, che sorge nell’Antica Stazione Ferroviaria e celebra il legame tra il poeta e il mondo ferroviario. Fondato nel 2000, ospita il Museo Quasimodiano e il Treno-Museo, con lettere, cimeli e arredi originali del suo studio milanese. La ricostruzione della sua sala d’attesa offre un’esperienza immersiva nella vita del premio Nobel, tra poesia e memoria storica della Sicilia.

FAI
Dettaglio Aula Magna del Rettorato. © Alessandro Saitta

Sede Centrale dell’Università di Messina

Discorso diverso va fatto per la sede centrale dell’Università di Messina, cuore storico e architettonico dell’Ateneo, radicata nel tessuto urbano sin dal Seicento. Fondata nel 1548 grazie a una Bolla papale e alla collaborazione tra il Senato cittadino e Ignazio di Loyola, nacque come istituzione gesuitica, ma presto si affermò come Studium laico, segnando un forte legame con la città e subendo chiusure e riaperture nel corso dei secoli.

L’attuale Palazzo dell’Università sorge sull’antico Collegio dei Gesuiti progettato da Natale Masuccio, demolito dopo il terremoto del 1908. Ricostruito nel 1913 in stile eclettico-neoclassico dagli ingegneri Botto e Colmayer, fu ampliato nel 1962 con un edificio razionalista di Filippo Rovigo. La struttura si distingue per la disposizione ad anfiteatro attorno a una corte-giardino, con sette edifici collegati da gallerie coperte e decorazioni floreali che ne unificano l’estetica.

Elemento centrale del complesso è la sede del Rettorato, enfatizzata dalla monumentalità dello scalone interno e dalla scenografica articolazione della facciata. La visita alla sede universitaria offre un viaggio tra storia, arte e architettura, in una città il cui paesaggio costruito è costantemente frutto di ricostruzione.

FAI di primavera 2025

Si è svolta stamattina la conferenza stampa a cui sono intervenuti la Rettrice dell’Università di Messina, prof.ssa Giovanna Spatari, il Capo delegazione FAI di Messina, Nico Pandolfino, il Capitano di fregata Johnny Pizzimento, l’Assessore alla Cultura del Comune di Messina, Enzo Caruso, e il dott. Carlo Mastroeni, Direttore del Parco Letterario Quasimodo.

In particolare, la Rettrice Giovanna Spatari, ha lanciato un messaggio alla Città di Messina, ribadendo l’importanza dell’Ateneo nel tessuto sociale:

Occorre cogliere, soprattutto negli atenei del Sud, nelle città che non hanno un’economia spinta, come possono essere le capitali del Nord, quanto un ateneo sia importante nel tessuto sociale, economico e culturale del territorio. E quindi, quanto l’Università possa essere affollata, come io immagino, ma è sempre stata così, di persone che vengono a conoscerne l’importante storia.

Orari e aperture a Messina

Sede Centrale Università – DAL COLLEGIUM AD UNIME (SENZA PRENOTAZIONE)

Sabato 22 e domenica 23 marzo

09:30 – 13:30 / 14:30 – 18:00

Inoltre, ci saranno due eventi speciali a contributo libero:

  • Messina tra visibile e invisibile:  il progetto per la costruzione della regia Università e il Collegio dei Gesuiti.

A cura dell’Arch. Francesca Passalacqua (Professore associato dell’Università degli Studi Messina)

Sabato 22 marzo ore 18 – Atrio Rettorato

  • La quadreria dell’Università di Messina
    A cura del Prof. Giampaolo Chillè (già Professore a contratto dell’Università degli Studi Messina e cultore della materia)
    Domenica 23 marzo ore 18 – Atrio Rettorato

Faro di Capo Peloro – IL FARO TRA LO JONIO ED IL TIRRENO (Solo su prenotazione)

Sabato 22 e domenica 23: 09:30 – 13:00 / 14:30 – 17:00

ROCCALUMERA (ME)

Parco Quasimodo – NOVITA’ AL PARCO LETTERARIO, TRA LE CARTE DI QUASIMODO

Sabato 22 e domenica 23 marzo 10.00 / 13.00 e 16.00 / 18.00

 

Gaetano Aspa

 

https://fondoambiente.it/

Messina e Reggio Calabria: l’altra sponda dell’anima

Messina e Reggio Calabria, così lontane, ma così vicine. Come le labbra di due amanti che stanno per baciarsi, ma si ritraggono per mancanza di coraggio.
Forse sarebbe innaturale dire che ci amiamo, ma sicuramente sbagliato dire che ci odiamo. Messinesi e Reggini. Buddaci e Sciacquatrippa. Diversi, ma simili.
Lo Stretto ci unisce, e da sempre diamo vita a una particolare convivenza. C’è chi fa la spola per lavoro o, come noi universitari, per studio. E tra uno sfottò e l’altro, capiamo quanto ci somigliamo.

SICILIANI E CALABRESI? CERTAMENTE, PERÒ…

Aldilà della poetica sul così lontani, così vicini, la realtà è chiara: Messina appartiene alla Sicilia, Reggio alla Calabria. Un legame storico che ci restituisce fierezza ed orgoglio, ma oggi sembra più un recinto soffocante.
Messina, dal terremoto in poi, è rimasta all’ombra di Palermo e Catania. Ma ciò che fa più male è vedere l’ipocrisia di una Sicilia che tanto celebra i messinesi di successo (vedi Nino Frassica a Sanremo), per poi bollarli, una volta tornati a casa, come buddaci o finti siciliani.
Reggio, invece, soffre le scelte di una politica regionale che ha spesso favorito Catanzaro e Cosenza, a suo discapito. Emblematica è la vicenda dello Scippo del Capoluogo (una ferita ancora aperta), così come la forzatura del tracciato cosentino dell’A3, rivelatosi dannoso per tutta la Calabria.
Siamo figli di terre che non ci hanno mai riconosciuto appieno, e, a volte, sembrano persino respingerci. E quando dalla tua famiglia, il luogo che dovrebbe proteggerti, arrivano schiaffi e umiliazioni, inizi a chiederti se il tuo posto sia altrove.

L’DENTITÀ STRETTESE

Qualche tempo fa, nella pagina social Lo Stretto Indispensabile, la reggina Mariarita Sciarrone pubblicava questo post:

Quando mi chiedevano la mia provenienza, – in riferimento al periodo del soggiorno romano – non mi davano il tempo di prendere fiato che mi precedevano: siciliana, sei siciliana […] Mi ci sono voluti anni per capire quanto io fossi tanto calabrese quanto siciliana. E quando l’ho capito, a chi mi chiedeva di dove fossi, avrei voluto rispondere: dello Stretto. Sono una strettese […] Quella parola ha iniziato a suonarmi familiare, giusta, identitaria.”

Il termine strettese non è un’espressione abituale, e sembrerebbe più adatta ad un romanzo fantasy. Tuttavia, custodisce un fondo di verità.
Messinesi e reggini hanno intrecciato le loro storie, creando una solida integrazione che supera persino il mare.

La cadenza dialettale è molto simile, così come gli usi e i costumi. C’è una condivisione di servizi e strutture che permette a un messinese di utilizzare l’aeroporto Tito Minniti, così come a un reggino di studiare ad Unime.

E si potrebbero fare molti altri esempi. Oltre a tutto questo, c’è lo Stretto, simbolo millenario che, paradossalmente, ha sempre unito le città. Sin da piccoli, veniamo allevati dalla sua brezza, che ci accompagna per il resto della vita. Entriamo in simbiosi con quel meraviglioso specchio di mare, creando un legame così forte e personale, che risulterebbe difficile da comprendere persino ai nostri corregionali.
Alla luce di ciò, l’idea di un’identità strettese non sembra poi così assurda. Chiaramente non implica una fantasiosa quanto buffa secessione da Sicilia e Calabria, ma perlomeno spiegherebbe la nostra etichetta di siciliani e calabresi diversi.

IL DERBY DELLO STRETTO

Il Derby dello Stretto è il fenomeno socioculturale che più di tutti testimonia l’unicità di Messina e Reggio Calabria. Infatti, Il termine derby si usa per descrivere una partita giocata fra due squadre della stessa città, o al massimo, della stessa regione. Eppure, anche in questo facciamo eccezione.
Messina – Reggina rappresenta il match per eccellenza: in palio non ci sono solo i tre punti, ma il dominio dello Stretto. Vincere equivale a poter sfottere i rivali per settimane.

Cori come Reggino dimmi che si sente o Buddace Alè, vengo da te, dimostrano che le manifestazioni di affetto non mancano. E come non citare il famoso sfottò Vi invidiamo il panorama, che da mera provocazione sportiva, negli anni è diventata una battuta d’uso comune.

Ogni occasione è buona per punzecchiarsi a vicenda, segno di quanta passione, curiosità e coinvolgimento (sia in chiave critica che ammirativa) ci siano verso la fazione opposta.
Ma il tempo passa inesorabile, e l’ultimo Derby dello Stretto risale ormai a quasi nove anni fa. Era il dicembre del 2016, quando il Messina si impose per 2 a 0 al Franco Scoglio.

La mancanza del derby ha creato un vuoto, come se entrambi avessimo lasciato un pezzo di noi dall’altra parte.
Nel frattempo, gli sfottò vengono sferrati a distanza, ma le tifoserie attendono solo di scontrarsi, pronte a colorare lo Stretto di giallorosso o amaranto.

Sono tante le cose che abbiamo in comune. E sempre come due amanti, continueremo a provocarci, perché ognuno conserva un frammento dell’altro.

Forse per questo vivremo tormentati, in continua lotta con un destino beffardo: prima c’ ha diviso col mare, poi riuniti nel terremoto del 1908. Un patto di sangue che sancisce come solo insieme si possa rinascere.

Intanto, a Roma discutono del Ponte. Noi rispondiamo con una cartolina:

Con affetto, Messinesi e Reggini. Da sempre… i Padroni dello Stretto.

Giovanni Gentile Patti

La mostra”1908 CittàMuseoCittà” al Museo regionale di Messina

“1908 CittàMuseoCittà”: l’esposizione più significativa che il Museo regionale di Messina accoglie ormai da un anno. Si tratta di  un percorso che celebra la memoria e la resilienza della città di Messina, dopo il tragico terremoto che l’ha messa in ginocchio 116 anni fa, stravolgendo completamente il volto dello stretto. Per l’esposizione sono stati sfruttati gli spazi dell’ex Filanda Mellinghoff (ex sede del Museo nazionale).

C’era una volta a Messina: prima del 1908

Chiese maestose, patrimonio architettonico unico, vivacità culturale e scenario di numerosi scambi commerciali. Ecco Messina, città fiorente e cosmopolita, disintegrata dalla furia della natura. Il 28 dicembre 1908 segna l’inizio della fine per i messinesi: una scossa di magnitudo 7,1 provoca quasi 80.000 vittime, ben oltre la metà della popolazione. Insomma, Messina diventa una città fantasma, sommersa da macerie e travolta anche dal maremoto che sommerge non solo la città messinese, ma anche i villaggi nella Calabria.

Il popolo messinese guarda in faccia la morte e, i sopravvissuti, cercano di sfidarla. Messina sarà una città nuova.

 

 

Terremoto di Messina
Testimonianze fotografiche del terremoto di Messina. © Elisa Guarnera

 

IL PERCORSO DELLA MOSTRA 

È attraverso la fotografia e le moderne ricostruzioni che è possibile osservare la ripresa e l’evoluzione di una società completamente disintegrata. Non si tratta solo resti di maestosi monumenti: è la tecnologia ad avere un ruolo importante che, grazie all’utilizzo di innovativi e sofisticati strumenti, ci permettono di percorre in modo interattivo le vecchie strade di Messina.

All’ingresso della mostra vengono consegnati degli smart glasses che, attraverso l’intelligenza artificiale, consentono di vivere la città di Messina antecedente al terremoto. La prima sezione della mostra permette ai visitatori di camminare tra i reperti dei monumenti messinesi, di visionare documenti storici e filmati d’epoca. Colonne, capitelli, decorazioni scultore e la ricostruzione della famosa Palazzata trovano spazio in questo percorso. Tra i pezzi più significativi che allestiscono la mostra spiccano i resti della Chiesa della Santissima Annunziata dei Catalani e del Duomo, simboli della città che ancora oggi raccontano la sua ricchezza culturale.

Sala immersiva
Proiezione del teatro nella sala immersiva ©Elisa Guarnera

La realtà aumentata e la sala immersiva

Percorrendo la sala, si arriva al momento della realtà aumentata. Con gli occhiali immersivi, consegnati in precedenza, i visitatori possono camminare per le strade della Messina pre-terremoto, osservare edifici ormai scomparsi e vivere un viaggio nel tempo che culmina con la tragica notte del terremoto. Il percorso di conclude nella sala immersiva, che propone una ricostruzione visiva e sonora degli eventi antecedenti la distruzione: la sera del 27 dicembre 1908, a pochi giorni dalla fine dell’anno, al Teatro Vittorio Emanuele l’Aida di Giuseppe Verdi incanta la città per vivere ancora la magia delle feste. Una magia che, alle 5:20 del mattino del 28 dicembre, lascia spazio alla disperazione. La sala immersiva, che suscita grande emozione e commozione nel cuore dei visitatori, termina con la proiezione di alcune testimonianze raccolte dai sopravvissuti alla tragedia.

La mostra rappresenta non solo un modo per mantenere sempre accesa la memoria collettiva , ma anche l’esaltazione di una comunità che è riuscita a rinascere dalle macerie.

Un appuntamento imperdibile, soprattutto in questi ultimi giorni di festa. Numerose le novità aggiunte alla mostra, tra cui una guida LIS per visitatori audiolesi e sordi, pannelli tattili per ipovedenti e una guida cartacea dedicata alle diverse abilità cognitive.

Inoltre, è stata applicata una scontistica speciale per i messinesi residenti, che dal 20 dicembre scorso al 6 gennaio 2025  potranno accedere alla mostra acquistando il biglietto a soli 2 euro anziché 7 euro.

Un’esposizione che invita a riflettere sulla fragilità del nostro patrimonio culturale e sull’importanza di preservarlo, offrendo un’opportunità unica per immergersi in una vicenda umana senza precedenti, che ha modificato la nostra Porta della Sicilia.

 

Il genio comico di Nino Frassica: presentato il suo ultimo libro “Piero di essere Piero”

Sabato 21 dicembre, l’Aula Magna del Rettorato ha ospitato la presentazione dell’ultimo libro dell’attore comico messinese Nino Frassica, dal titolo Piero di essere Piero,  organizzato dalla Feltrinelli Point di Messina, regalando ai presenti all’evento una serata di risate e momenti di grande coinvolgimento.

L’evento ha avuto inizio con l’intervento della Magnifica Rettrice, la Prof.ssa Giovanna Spatari, che ha accolto “il genio comico surreale” di Frassica in un’aula gremita di persone, in un sabato pomeriggio a pochi giorni dal Natale.

Tra il pubblico erano presenti alcune delle personalità del mondo accademico e culturale, tra cui Titti Batolo, associata alla libreria Feltrinelli Point e il presidente del Conservatorio Arcangelo Corelli di Messina il dr. Egidio Bernava Morante.

 

Nino Frassica
Nino Frassica durante la presentazione del suo libro Piero di essere Piero. ©UniVersoMe

 

IL LIBRO E LA SUA CREATIVITÀ

Piero di essere Piero: un’opera che si presenta come una raccolta di racconti su numerosi personaggi chiamati Piero. Ma chi è Piero?

«Piero è un nome di fantasia, un nome simpatico», ci dice Frassica. Nella narrazione ricorrono il Piero Gigio, Piero Luperto, Piero Fois, San Piero Cavaliere, Piero il timido, Piero Moscati, ognuno dei quali è descritto con una fantasia sfrenata.

 

Nino Frassica
Nino Frassica nell’Aula Magna del rettorato. ©UniVersoMe

                                                             

  TRA DIALOGO, DIVERTIMENTO E TANTI RICORDI

Moderato dal professore Dario Tomasello, coordinatore del Dams, l’evento ha visto alternarsi momenti di dialogo con l’autore, racconti di aneddoti e storie divertenti che hanno portato alla memoria l’inizio della carriera di Nino Frassica, iniziata proprio a Messina, sua città natale. Ricordando i suoi trascorsi  messinesi «nel cabaret locale alla discoteca El Toulà, la sala Laudamo, il Vittorio Emanuele, il giornale il Soldo, in cui tenevo una rubrica umoristica e il giornalino dello Jaci, la scuola che frequentavo», Frassica ha confermato la sua innata capacità d’improvvisazione.

 

L’ARTE DELL’IMPROVVISAZIONE E LA SCRITTURA DEI LIBRI

«Penso che un bravo attore si riconosca anche dalla sua abilità nell’improvvisare. Il paragone che faccio è tra un prodotto fresco e uno surgelato: il prodotto fresco è l’improvvisazione, quello surgelato è la recitazione».

Tra risate, divertimento, qualche domanda e curiosità dal pubblico, Frassica afferma:

«quando scrivo, ma anche quando recito , non voglio lanciare nessun messaggio. La gente pensa che ci sia qualche significato nascosto nei miei libri, ma voglio solo far ridere e mi diverto anche io. Non c’è nessun copione; ogni tanto mi annoto qualche frase e quando sono pronto inizio a scrivere. Mi sento più libero così».

La presentazione si è conclusa con un numeroso firmacopie, durante il quale Nino Frassica ha dimostrato ancora una volta la sua disponibilità e accoglienza con i suoi lettori, confermando il profondo legame con la sua terra.