Cerimonia di Consegna dei Diplomi 2025: celebrare il traguardo al Teatro Antico di Taormina

Anche per il 2025 si rinnova l’appuntamento con uno degli eventi più suggestivi e significativi per la comunità accademica dell’Università degli Studi di Messina: la Cerimonia di Consegna dei Diplomi di Laurea, che si terrà la sera di lunedì 21 luglio nella cornice senza tempo del Teatro Antico di Taormina.

Come ormai da tradizione, l’Ateneo offrirà ai suoi laureati e dottori di ricerca l’opportunità di celebrare in maniera solenne e condivisa il coronamento di un percorso di studio e crescita personale. L’evento è aperto a chi ha conseguito una laurea triennale, magistrale, magistrale a ciclo unico o un dottorato tra maggio 2024 e aprile 2025.

Un Evento Carico di Significato

La cerimonia, che si ispira al modello accademico anglosassone, avrà una durata di circa due ore e rappresenterà, per molti, non solo la conclusione del proprio percorso universitario, ma anche una tappa simbolica densa di emozioni, orgoglio e senso di appartenenza. La scelta del Teatro Antico di Taormina, sito storico e artistico di straordinaria bellezza, aggiunge un valore simbolico unico.

Prenotazioni e Requisiti

Per partecipare è necessario prenotarsi tramite la piattaforma dedicata https://code.unime.it/taormina2025/, attiva dal 13 maggio fino alle ore 23:59 del 13 giugno 2025. L’accesso avviene tramite credenziali SSO, le stesse utilizzate per i servizi digitali d’Ateneo.

È importante prenotare il prima possibile: i posti sono limitati a causa della capienza del teatro e delle normative sull’agibilità. Ogni partecipante potrà essere accompagnato da un massimo di quattro persone. La prenotazione sarà considerata valida solo dopo il pagamento di una tassa di €85 per il rilascio del titolo accademico (se non già corrisposta in precedenza), da effettuare tramite PagoPA su ESSE3.

Toga, Tocco e Biglietti

Nei giorni precedenti la cerimonia, ciascun iscritto riceverà gratuitamente la toga e il tocco da indossare durante l’evento. Al termine della serata, la toga andrà restituita, salvo la possibilità di acquistarla. Contestualmente verranno consegnati i biglietti di ingresso per sé e per gli accompagnatori, nonché i tagliandi utili per usufruire del trasporto, se richiesto.

Servizio di Trasporto

È previsto un servizio gratuito di pullman andata e ritorno con partenza da Messina (Piazza Pugliatti 1) per i laureati e i dottori di ricerca. Gli accompagnatori potranno usufruirne al costo di €15 a persona.

Inclusività e Assistenza

Durante la fase di prenotazione sarà possibile indicare l’eventuale presenza di persone con disabilità, sia tra i laureati che tra gli accompagnatori, per garantire la piena accessibilità e la disponibilità di supporto adeguato.

Informazioni e Supporto

Per qualsiasi chiarimento è possibile scrivere a consegnadiploma@unime.it. È inoltre attivo un Infopoint presso i nuovi locali della ex Biblioteca Regionale, in via dei Verdi, per fornire assistenza diretta agli interessati.

Gaetano Aspa

Cerimonia di Consegna dei Diplomi 2024: tra prestigio ed emozione

Nella splendida cornice del Teatro antico di Taormina, si è tenuta lo scorso 23 luglio, come ormai da qualche anno a questa parte, la Cerimonia di consegna dei Diplomi di Laurea. Un momento per festeggiare il traguardo degli oltre 400 dottori e dottoresse che hanno conseguito il diploma triennale o magistrale o il dottorato di ricerca. L’evento è stato un susseguirsi di lacrime di gioia di studenti e parenti, ma anche di preziosi interventi da parte di personalità importanti invitate alla cerimonia.

L’apertura e i primi interventi

Ad introdurre la splendida serata ci ha pensato il Coro di Ateneo sotto la direzione dei Maestri Umberto e Giulio Arena, sulle cui note sono entrati i Prorettori, il Senato Accademico, il Direttore Generale dell’Università e la Magnifica Rettrice Giovanna Spatari. Quest’ultima si è subito congratulata con gli studenti presenti, a cui ha augurato il meglio; il momento chiave, però, è stata senza dubbio la notizia dell’intitolazione del Cortile del Rettorato a Lorena Quaranta, una studentessa dell’UniMe che è stata vittima di femminicidio, al fine di non dimenticare e sensibilizzare sulla tematica.
All’intervento della Rettrice sono seguiti quelli del Sindaco di Messina Federico Basile, del Sindaco di Taormina l’onorevole Cateno De Luca e della direttrice del Parco archeologico Naxos Taormina Gabriella Tigano.

La Magnifica Rettrice dell’Università degli Studi di Messina, prof. ssa Giovanna Spatari ©UniVersoMe

Gli ospiti della serata

Dopo la prima sfilata dei dottori e delle dottoresse, è salita sul palco la giornalista Giovanna Botteri, che UniVersoMe ha avuto l’onore di intervistare. Professionista di livello internazionale che ha seguito in prima persona alcuni dei più importanti eventi storici della nostra contemporaneità: dalla seconda guerra del Golfo in Iraq fino all’elezione di Obama e alla recentissima pandemia di Covid-19.  Botteri ha parlato di come abbia capito la sua strada sin da subito, sin da quanto preferiva scrivere rispetto alle tabelline. Ha inoltre discusso anche dell’importanza della neutralità nella sua professione, soprattutto in un mondo in cui le fake news spopolano ogni giorno sempre di più.

Sul palco, tra una sfilata e l’altra, è salita anche Simona Cascio, un esempio delle eccellenze di UniMe e campionessa europea con la nazionale femminile di basket sordi. Lei ha parlato della sua disabilità invisibile e di come ci si debba spingere oltre rispetto ai propri limiti.

Sul finire della serata sul palco è salito l’attore comico Roberto Lipari, che ha alleggerito il tono con sarcasmo e qualche battuta tagliente. “Il picco più alto dell’evoluzione è fare cose senza senso” dice l’attore, in una battuta che inquadra il “senza senso” come qualcosa che semplicemente si possa avere il piacere di fare. Si mette infatti a fuoco un messaggio molto importante, spesso sottovalutato: fermarsi ogni tanto per riprendere fiato e non correre sempre dietro a una vita che è diventata sempre più una gara con gli altri.

La giornalista Giovanna Botteri intervistata dalla Coordinatrice di UVM, Giulia Cavallaro ©UniVersoMe

Consegna dei Diplomi 2024: gli studenti al centro

Tra i vari interventi, sul palco sono saliti anche due gruppi di studenti: la squadra che, guidata dal prof. Fabrizio Mollo, si è impegnata nei rilievi sulla collina di Santa Gada di Laino Borgo, e il Team di Messina Energy Boat, coordinato dal prof. Vincenzo Crupi, che con l’imbarcazione realizzata ha conquistato il quinto posto a livello mondiale alla “Monaco Energy Boat Challenge”.

La serata si è conclusa sulle note del “Volare” con il messaggio del DJ Leo Lippolis, che ha accompagnato gli studenti fino all’emblematico lancio del tocco. Anche quest’anno la Cerimonia di Consegna dei Diplomi è stata un successo, e noi vi diamo appuntamento al prossimo anno!

Gli studenti un momento prima del lancio del tocco©UniVersoMe

Giuseppe Micari e Giulia Cavallaro

 

Giovanna Botteri sarà ospite alla Cerimonia di consegna diplomi a Taormina

Come ormai di consueto dal 2016, il Teatro Antico di Taormina ospiterà la Cerimonia di Consegna dei Diplomi di Laurea dell’Università di Messina. L’evento si svolgerà martedì 23 luglio a partire dalle ore 20:15, e vedrà la partecipazione di circa 4 mila persone fra studenti, accompagnatori, docenti e personale tecnico amministrativo.

Un’ospite d’eccezione: Giovanna Botteri

Ospite d’onore sarà la giornalista Giovanna Botteri, che ha deciso di porre fine alla sua lunga carriera, arricchita da corrispondenze e programmi di approfondimento. Figlia del giornalista Guido Botteri, ex direttore della sede Rai Friuli-Venezia Giulia, Giovanna Botteri è nata a Trieste il 14 giugno 1957. Laureatasi in filosofia con il massimo dei voti all’Università degli Studi di Trieste, Giovanna Botteri inizia la sua carriera giornalistica nella realtà locale, collaborando dapprima per “Il Piccolo”, poi per “L’Alto Adige”. Ma è alla RAI che ha legato la sua carriera professionale, a partire dal 1985. Proprio per conto della RAI, Giovanna Botteri ha intrapreso la carriera da inviata speciale al seguito dei più importanti avvenimenti internazionali.

Inviata per il mondo: la carriera di Giovanna Botteri

Tra le vicende seguite dalla Botteri sono annoverate il crollo dell’Unione Sovietica e l’inizio della guerra nella ex Jugoslavia, entrambe nel 1991. Sempre nelle vesti di inviata speciale, Botteri ha seguito le vicende della guerra in Bosnia. Nella Sarajevo assediata, infatti, la giornalista ha filmato l’incendio della Biblioteca Nazionale, la strage del pane, il Massacro di Markale e di Srebrenica. Ha inoltre firmato in esclusiva mondiale l’inizio dei bombardamenti su Baghdad (Iraq) e il successivo arrivo dei carri armati statunitensi. Dal 2007 al 2019 è stata corrispondente della RAI dagli Stati Uniti, seguendo gli avvenimenti della campagna elettorale che ha portato all’elezione di Barack Obama nel 2008. È anche stata corrispondente RAI dalla Cina, tra il 2019 e il 2021, occupandosi delle vicende connesse alla pandemia da COVID-19.  Dal dicembre 2021 è stata corrispondente-responsabile presso l’ufficio di Parigi per i servizi giornalistici radiofonici e televisivi dalla Francia.

I riconoscimenti ottenuti

Durante la sua carriera giornalistica, Giovanna Botteri ha ottenuto vari riconoscimenti per la sua attività giornalistica ed i suoi reportage. Tra il 2000 e 2003 è insignita due volte del Premio Ilaria Alpi e una del Premio Hemingway. Nel 2004 ha ottenuto il Premio Saint Vincent, mentre nel 2006 il Premio Maria Grazia Cutuli. Altri riconoscimenti ottenuti dall’inviata sono il Premio speciale Luchetta alla carriera (2015) e il Premio Columbus per la Cultura (2023). Ultimi ma non per importanza, infine, sono il Premio Marisa Bellisario e il Premio Donatella Raffai, ottenuti dalla giornalista nel 2024.

Antonino Nicolò

Atene contro Melo, l’importanza di correggersi

Voce e archi, narrazione e musica, storia e arte in Atene contro Melo rappresentato al Teatro Antico di Taormina domenica 23 giugno.

Protagoniste la voce e la musica che si fondono in un duetto in cui l’una accompagna l’altra.

Ideato e narrato da Alessandro Baricco, lo spettacolo rievoca le pagine de La Guerra del Peloponneso di Tucidide  interpretate dalle attrici Stefania Rocca e Valeria Solarino con le musiche composte e suonate da Giovanni Sollima insieme a cento violoncellisti, i 100cellos diretti da Enrico Melozzi.

 

Alessandro Baricco e Enrico Melozzi. © Alessandro Fucilla, Ernesto Ruscio, Cristina Mikhaiel

 

Un dialogo tra note e parole in cui le immagini si susseguono vivide nella mente dello spettatore. A cominciare dal ritratto di Atene e Sparta, delle loro usanze e della loro identità. La prima dedita alla cultura e alle arti, la seconda dedita alla guerra.

“Arrendetevi o vi distruggeremo” è l’ultimatum dato dagli ateniesi agli abitanti dell’isola di Melo nel 416 a.C. che si rifiutavano a prendere parte alla guerra contro gli spartani. I meli volevano pace, non violenza. Volevano libertà, non guerra e sottomissione.

 

Dettaglio spettacolo Atene contro Melo. © Alessandro Fucilla, Ernesto Ruscio, Cristina Mikhaiel

 

La disputa si conclude con l’arroganza e la sicurezza della superiorità bellica di Atene che rade al suolo l’isola di Melo.  Baricco non lascia questa ultima impresa come conclusione dell’intera rappresentazione. Decide di narrare al pubblico un’altra vicenda che assume il volto della speranza: la rivolta di Mitilene contro Atene. E l’immagine di due navi, la prima inviata con l’ordine di distruggere Milo e la seconda con l’ordine contrario. La seconda si getta nel mare alla ricerca della prima con l’intento di salvare gli uomini dalla loro stessa decisione di morte.

Un invito, dice Baricco, ad avere la “capacità di correggersi in continuazione, di pensare con forza e di ripensare, poi, con forza anche maggiore, di armare una nave dopo l’altra, e spedirle a attraversare il mondo portando il nostro instancabile tentativo di capire la realtà e noi stessi”.

Alessandra Cutrupia 

Taobuk 2024: un gala tra identità e arte

Anche quest’anno il Taobuk ha regalato al pubblico grandi emozioni. Tra ospiti di spessore del calibro di Marina Abramovic, Paolo Sorrentino, Ferzan Ozpetek, Alessandro Baricco e tanti altri, il festival si è incentrato quest’anno su un nuovo tema: L’Identità.

Una magica serata alla ricerca dell’Identità

L’identità al centro delle manifestazioni artistiche di questi grandi ospiti si è manifestata anche nel magico, suggestivo e spettacolare contesto della Serata di Gala del Taobuk (momento più atteso del festival), tenutosi il 22 giugno.

La serata è stata presentata dal conduttore Massimiliano Ossini e Antonella Ferrara, ideatrice del festival. Qui l’identità è stata presentata in svariate forme: dalla danza con le coreografie strepitose del gruppo Momix, ideato dal coreografo Momes Pendleton e della prima ballerina del Teatro alla Scala Nicoletta Manni, alla musica con la magnetica esibizione di Noemi.

Ogni grande artista presente han espresso il proprio concetto di identità e dove la ritrovano nel proprio mondo, aprendoci così una finestra nel loro spirito più profondo.

Coreografia svolta da una delle ballerine del corpo di ballo dei Momix
Coreografia svolta da una delle ballerine del corpo di ballo dei Momix

A tu per tu con i Giganti

Da Jon Fosse a Kasia Smutniak, da Sorrentino a Baricco, le più grandi personalità presenti al festival hanno ricevuto un prestigioso premio alla carriera e si sono raccontati, affrontando temi importanti e sotto certi aspetti delicati.

Come nel caso di Jonathan Safran Foer che ha trattato lo spinoso tema della guerra tra Israele e Palestina, oppure come Ferzan Ozpetek che ha centrato il focus sulla sua identità omosessuale e in generale su questo tema  ancora oggi fin troppo delicato. C’è stato poi chi ha mostrato per l’occasione il lato più profondo della propria identità, come ad esempio Jon Fosse, che ha raccontato la sua conversione religiosa o come Paolo Sorrentino che ha dichiarato come trova se stesso all’interno della sua filmografia, soprattutto nel suo ultimo film E’ stata la mano di Dio e in quello che uscirà prossimamente nelle sale, Parthenope.

L’apice è raggiunto con un affascinante racconto di Marina Abramovic sulla sua brillante ed eccentrica vita performativa, basata sul rapporto tra arte e corpo.

Il tutto accompagnato dalle melodie dell’orchestra sinfonica del Teatro Massimo Bellini di Catania e dal dolce ricordo di una delle personalità più importanti di questo festival, ovvero Franco di Mare.

Il Teatro Antico: il ritorno alla nostra identità

Tra i grandi artisti presenti a questa grande serata di Gala, vi è stato anche lo scrittore Alessandro Baricco, che nel presentare il suo spettacolo del 23 giugno, rappresentato proprio al Teatro Antico, tratto dagli scritti dello storiografo Tucidide, Atene contro Melo, ci ha donato a tutti una delle più grandi riflessioni sull’identità di tutta la serata, legata prettamente alle nostre origini. Egli ha infatti dichiarato che:

il Teatro Antico di Taormina continua a vivere grazie alle sue rappresentazioni e al suo pubblico. Ed è proprio lì, alle origini della nostra Storia che risiede la nostra identità collettiva.

Su queste parole il Gala giunge al suo gran finale.

Antonella Ferrara conversa con Marina Abramovic
Antonella Ferrara conversa con Marina Abramovic

Taobuk: dove emozione e cultura si sposano

Anche quest’anno il Taobuk ha immerso il suo pubblico in un vortice di grandi emozioni e di grande cultura, donando l’opportunità di camminare tra i giganti e ascoltare le parole dei maestri.

Anche stavolta l’attesissima serata di Gala ha rappresentato il punto più alto di questo festival dove l’arte e la bellezza regnano, e che non vediamo l’ora di rincontrare il prossimo anno.

 

Marco Castiglia

Rosanna Bonfiglio

 

Taobuk 2024: i protagonisti e gli eventi in programma

Anche quest’anno, torna Taobuk, emblematico festival culturale della città di Taormina.

Nato dodici anni fa dal genio creativo di Antonella Ferrara, ora presidentessa e direttrice artistica dello stesso, il Taobuk è sempre stato intima espressione del fare arte. Un luogo di incontro fra letteratura, scienza e filosofia, ma anche musica, legalità, spettacolo e tanto altro, dove il confronto è ben accolto e la libera conoscenza e divulgazione sono solidi baluardi e motivo di orgoglio.

Negli anni, il festival ha proposto una serie di topic, tramite cui coagulare l’impegno attivo di varie personalità autorevoli.

Mentre nel 2023, abbiamo visto l’evento portare avanti disparati interventi, mostre, tavole rotonde e spettacoli incentrati sulla tematica della libertà, nel 2024, Taobuk presenta: Identità.

Per capire chi siamo – e perché siamo – il passaggio fondamentale è uscire da se stessi, percorrendo quella straordinaria esperienza che è la conoscenza e accettazione dell’altro. Vivere nella consapevolezza che non c’è identità senza alterità significa contribuire a piantare il seme del rispetto reciproco e plurale. È la vera grande missione della Cultura.

riporta la sinossi del programma.

Tramite grandi pensatori, Taobuk intende quindi veicolare un importante messaggio, cruciale alla luce delle recenti – e sanguinose – vicissitudini che hanno afflitto il panorama globale negli ultimi anni: ogni identità ha diritto di esistere ed estrinsecare se stessa, senza per questo limitare la libera espressione delle altre.

L’identità è un’impronta che non cancella quelle degli altri.

Bisogna riconoscerla, accettarla, accoglierla e rispettarla. È la sola speranza che ci rimane per non fare di ogni incontro uno scontro.

Questa edizione guarda all’ identità non come “io” ma come “noi” e pertanto identità che si pone coraggiosamente in relazione con l’altro, che accetta le diversità, che privilegia la capacità di ascolto, nella consapevolezza che si può affermare e difendere la propria identità senza dover ritenere che l’altro, il diverso da noi, costituisca una minaccia.

La XIV edizione inizierà giovedì 20 giugno e proseguirà fino alla giornata del 24. Fra gli oltre duecento ospiti d’eccezione, ricordiamo personaggi del calibro di Marina Abramović, Alessandro Baricco, Luciano Fontana, Jon Fosse e Ferzan Özpetek.

 

Eventi che segnaliamo: 

  • Giovedì 20 giugno, ore 18.00, giardino Palazzo Duchi di Santo StefanoQuanto è arrogante questo Occidente, con protagonista Piergiorgio Odifreddi.
  • Venerdì 21 giugno, ore 10.00, Palazzo CorvajaL’eterno divenire delle identità, intervento di Roberta Scorranese.
  • Venerdì 21 giugno, ore 11.00, Palazzo CorvajaIdentità come arma geopolitica, con Viviana Mazza, David Scharia, Roger Hearing, Alessandro Sallusti e Alessandro De Pedys.
  • Sabato 22 giugno, ore 10.00, Palazzo CorvajaQuale futuro?, ospiti Massimo Sideri e Andrea Prencipe.
  • Sabato 22 giugno, ore 15.00, Palazzo CorvajaAlgoritmi e lotta di classe, Paolo Landi in dialogo con Giuseppe De Belli.
  • Domenica 23 giugno, ore 12.00, Palazzo Duchi di Santo StefanoLe infinite possibilità di essere altro, con Fernando Arambaru.

Come ogni appuntamento, il sabato, giorno 22, si terrà presso il Teatro Antico la serata di Gala e la presentazione dei vincitori dei Taobuk Award. 

 

Un’ottima occasione per gli studenti di Unime per prender parte a questo prodigioso divenire e fluire di idee.

 

 

 

Fonte: https://www.taobuk.it/wp-content/uploads/2024/06/LOW_Programma-generale_12-giu.pdf

Taobuk Festival 2023, un inno alle libertà

L’azione umana, la potenza creativa, l’espressione personale sono la più diretta manifestazione dell’essenza umana dettate dalla condizione di libertà o dalla sua ricerca.

Per lo scrittore Luis Sepulveda la libertà è uno stato di grazia, e si è liberi solo mentre si lotta per conquistarla.

Le lotte per la conquista dei diritti fondamentali hanno scritto pagine della storia di ogni Paese. Alcuni capitoli sono conclusi, altri sono ancora in fase di stesura, ma anche quando la storia sembra compiuta bisogna ricordarsi di custodire il libro, affinché quelle pagine così importanti, scritte con il sangue e bagnate dalle lacrime, non vengano strappate via.

Se la conquista è fondamentale, la salvaguardia è altrettanto necessaria. Godere delle libertà fondamentali è diritto di ogni individuo, proteggerle è il proprio compito.
 
Quello delle libertà è il tema scelto per la XIII edizione del Taormina Book Festival, evento che dal 15 al 19 giugno ha ospitato scrittori autorevoli, artisti, registi e divulgatori per una serie di incontri in cui importanti personalità provenienti da tutto il mondo hanno reso ancora una volta Taormina polo di cultura, scienza e sapere. 

libertà
Le libertà, Palazzo dei Duchi di Santo Stefano. © UVM

Una libertà declinata al plurale

La libertà è un concetto che racchiude in sé molteplici sfumature e che, come affermava Benedetto Croce, è raggiungibile solo attraverso l’acquisizione delle varie forme di libertà, individuali e collettive. È questo il motivo della declinazione al plurale della tematica di quest’anno, il cui simbolo è la mongolfiera di Velasco Vitali, mezzo che permette di librarsi per osservare il mondo da un’altra prospettiva e superare i confini tra i popoli.
 
La concezione personale di libertà è differente per ogni individuo ed è intorno a queste varie forme che ha orbitato il festival, i cui diversi punti di vista hanno contribuito a plasmare un’idea sempre più ricca e diversificata del concetto di libertà.

 

La libertà è donna

“Siamo nel posto in cui l’acqua può essere trasformata in vino” ha esordito così la scrittrice iraniana Azar Nafisi, autrice di Leggere Lolita a Theran, da sempre impegnata nella lotta per la rivendicazione dei diritti delle donne in Iran e contraria a ogni forma di censura letteraria. La Nafisi ha dichiarato di aver conosciuto l’Italia molto tempo prima di visitarla, grazie a Dante, Calvino, Eco e Montale e ai più famosi cineasti, Pasolini, Fellini e Rossellini, ricordando il potere del diritto all’immaginazione.

Il mio popolo si è connesso al mondo così quando il mondo gli è stato portato via, attraverso le vostre grandi opere di immaginazione, la vostra musica, la vostra arte, i vostri libri. 
Un buon film è di per sé politicamente sovversivo, mette in dubbio la morte, conferma la vita e combatte le menzogne.

Le menzogne sono la base su cui si erge ogni sistema totalitario, compreso quello presente in Iran.
Per controllare la popolazione i regimi sottraggono l’identità storica, sociale, culturale, l’identità delle donne.
Le donne in Iran combattono la violenza con l’immaginazione, cantano e danzano per le strade per coprire il rumore dei proiettili.

Tra gli ospiti la scrittrice francese Annie Ernaux, vincitrice del premio Nobel per la letteratura 2022. Per l’autrice la scrittura diventa atto politico di denuncia dei vincoli sociali e delle sovrastrutture che intralciano la libertà. In questo senso l’Ernaux predilige alla parola “libertà” il termine liberazione che presuppone l’azione concreta e la continua ricerca di quest’ultima.
 
Per l’autrice statunitense Joyce Carol Oates, la libertà è come l’aria che respiriamo, nel momento in cui viene a mancare ne soffriamo la privazione.

 

Taobuk
I redattori con l’autrice Joyce Carol Oates. © Giulia Cavallaro

 

Sotto il cielo di Taormina: cultura…

Fra gli eventi più attesi il tradizionale appuntamento con la serata di gala di Taobuk tenutasi sabato 17 giugno al Teatro Antico di Taormina, per una notte palcoscenico dei Taobuk Award, premi conferiti a eccellenze del mondo della letteratura, della scienza, delle arti e dello spettacolo nel corso di un evento diretto da Antonella Ferrara, ideatrice del Festival, e Massimiliano Ossini.

Ospiti d’onore le tre autrici internazionali Annie Ernaux, Azar Nafisi e Joyce Carol Oates. Tre figure femminili distanti nell’itinerario umano e artistico, ma accomunate dall’impegno sociale e dalla lotta per l’emancipazione femminile, premiate col Taobuk Award per l’eccellenza letteraria.

Il Taobuk Award per la scienza è stato conferito a David Quammen, divulgatore scientifico statunitense e giornalista del National Geographic.

 

Le autrici Annie Enaux, Joyce C. Oates e Azar Nafisi alla conferenza stampa. © Giulia Cavallaro

 

…ma anche musica e spettacolo

 
Coinvolgente è stata esibizione del celebre musicista tedesco David Garret, definito il più grande violinista della sua generazione, che si è esibito in un crossover tra musica classica e sonorità pop.
 
Nel corso dell’evento non sono mancati i momenti di commozione, come il monologo di Edoardo Leo sulla libertà di espressione degli artisti, primo bersaglio in una democrazia che vacilla.

Noi siamo le sentinelle della democrazia, parliamo al cuore delle persone e allora ci considerano pericolosi.
In ogni paese dove c’è un rischio di libertà gli artisti sono sempre i primi ad essere imbavagliati, censurati e controllati. La comicità, la satira, l’umorismo si fa sempre dal basso verso l’alto, è sempre una critica all’egemonia, è il compito della commedia. Fare la commedia è fare cultura e la cultura è sempre l’ultimo raggio di sole prima del buio.

Fra i momenti più attesi l’esibizione della cantautrice siciliana Claudia Lagona, in arte Levante, che ha emozionato il pubblico con il brano Mi manchi, ricevendo il Taobuk Award come narratrice di storie di luce e di buio, di gioia e scoramento, con uno stile limpido e intenso che arriva dritto al cuore di tutti.
 
Sono stati premiati nel corso della serata anche attori e registi a livello italiano e internazionale.

L’attrice Valeria Golino, acclamata per il suo ultimo lavoro, la serie Netflix La vita bugiarda degli adulti e Michele Placido, vincitore dell’Orso d’argento per il miglior attore al Festival di Berlino e del premio Federico Fellini 8½ per l’eccellenza artistica.

 

Taobuk
La serata di gala al Teatro Antico di Taormina. © Giulia Cavallaro

 

Taobuk aperto a nuove prospettive

Anche quest’anno il Taobuk Festival, grazie alla sua natura trasversale, è stato capace di spaziare in ambiti e discipline apparentemente diversi coniugandoli in una direzione comune.

Il raggiungimento della libertà come condizione comune a tutti gli esseri umani è un processo in fieri, ostacolato dalle limitazioni delle libertà fondamentali minacciate o addirittura negate in molti Paesi.

Ma una scintilla di speranza si è accesa al centro del Mediterraneo, alimentata da spiriti tanto diversi quanto affini, uniti dall’amore per la cultura, l’arte e la musica. Armati di conoscenza per contrastare la violenza.

Camminando per le strade di un luogo come Taormina durante il Taobuk Festival perfino l’aria sa di speranza e anche la più assurda delle utopie sembra realizzabile, come godere tutti, un giorno, delle stesse libertà. 

 

 

Santa Talia

 

Le 5 località più belle della città metropolitana di Messina pt.2: la zona ionica

Torna con il secondo appuntamento il nostro carosello turistico messinese: dopo le località tirreniche, stavolta ci occuperemo della zona ionica. Tra noto e celato, passando da mari, distese verdi e piccole cittadine, eccola qui la sublime trinacria, sempre pronta ad accogliere, costantemente pronta a stupire, culla di semplicità e contemporaneamente di cultura.
Di seguito le 5 località ioniche più belle della città metropolitana di Messina, spalancate gli occhi e… buon viaggio!

Taormina: il comune più famoso della regione

Tutto il mondo conosce Taormina, ma siamo davvero sicuri, almeno noi isolàni, di conoscerla abbastanza? Ci siamo stati almeno una volta: Corso Umberto tappeto rosso del centro storico, il maestoso Duomo, piazza IX Aprile per godersi la vista panoramica. Ce ne sarebbero tanti di frammenti da elencare, se consideriamo i luoghi limitrofi anche l’isola Bella e Castelmola.
Eppure siete mai stati ai giardini pubblici a godervi, per esempio, un arieggiato pranzo al sacco? La villa comunale, in origine, era di proprietà di una facoltosa donna inglese appassionata di uccelli, la quale decise di costruire diverse strutture al suo interno, tra cui mangiatoie e cassette per i nidi. Un armonioso cinguettio vi accompagnerà lontano dalla folla del centro storico, all’ombra di fruscianti alberi verdi.
Fra le vostre memorie però non dimenticate il teatro greco di Taormina, seppur conosciuto da molti perfettamente, non finisce mai di spezzare il fiato, che sia per un concerto, una tragedia o una visita archeologica.

Villa Comunale di Taormina – Fonte: rivierazzurraolivieri.it

Giardini Naxos, le incantevoli spiagge e la Nike

A poca distanza da Taormina, un altro comune molto amato dai turisti e dai siculi stessi è senza dubbio Giardini Naxos. Fino al 1970 circa questo era un tranquillo comune di pescatori, mentre ora è un centro di movida e ritrovo giovanile, pur conservando importanti pezzi di storia.

Amatissima la spiaggia di Recanati, ma meritano senza dubbio una visita anche la meravigliosa spiaggia di Porticciolo di Saia e la spiaggia di Schisò.

A Capo Schisò è conservata la Nike. La scultura, opera di Carmelo Mendola nel 1965, è ispirata alla Nike di Samotracia ospitata dal Museo del Louvre e raffigura la dea messaggera della vittoria. Una seconda copia della statua è stata collocata nel 1980 a Calcide Eubea, a simboleggiarne il gemellaggio. Un assaggio di Grecia in questo paese che poco ha da invidiare ad altri.

Nike di Capo Schisò – Fonte: commons.wikimedia.org

Forza d’Agrò, il suo borgo e le testimonianze architettoniche

Secondo i dati sono meno di 900 gli abitanti di questo paese medievale, un incantevole borgo a 420 metri di quota, incastonato tra colli e mar Ionio. Fu fondato nel X secolo ed è casa di interessanti testimonianze architettoniche, quali la Chiesa Madre dedicata alla Santissima Annunziata, il Convento Agostiniano, lo spagnoleggiante Palazzo Miano e i ruderi del Castello Normanno.
Il castello divenne nella seconda metà del XIX secolo e per circa un secolo il cimitero del paese, che, essendo attualmente in via di smantellamento, rende la visita ancor più suggestiva, seppur potenzialmente pericolosa a causa della sua decadenza e della mancanza di manutenzione. Ci si accede tramite una lunga e ripida scalinata in pietra e all’interno della cinta muraria sono ancora visibili i resti della chiesa del S.S. Crocifisso e gli alloggi dei soldati.

Castello Normanno di Forza d’Agrò – Fonte: ttravelguy.wordpress.com

Sant’Alessio Siculo e il suo Castello

Sant’Alessio Siculo si erge ai piedi del monte Tauro ed è delimitato a nord del torrente Agrò e ad est dallo Ionio. La bellezza del paese è contornata principalmente dal castello di Capo Sant’Alessio, edificato dai saraceni appena conquistata la Sicilia, poi andato in rovina nella tarda epoca normanna, successivamente riqualificato in epoca aragonese. Del periodo saraceno rimangono alcune tracce nel quartiere vecchio, immediatamente sottostante al promontorio su cui sorge Forza d’Agrò.
Nel quartiere della Madonna del Carmelo, invece, si trova una chiesa risalente al periodo normanno. In più il paese ospita la Villa Genovesi. Un luogo insomma attraversato da molte culture, ognuna, a suo modo, da ricordare.

Castello di Capo Sant’Alessio Siculo – Fonte: bandw.it

La riserva naturale orientata Fiumedinisi e Monte Scuderi

La Riserva naturale orientata Fiumedinisi e Monte Scuderi è un’area naturale protetta istituita nel 1998 che si estende nei territori di Alì, Fiumedinisi, Italia, Monforte San Giorgio, Nizza di Sicilia, San Pier Niceto e Santa Lucia del Mela, comuni della provincia messinese sullo Ionio. È gestita dal Dipartimento Regionale Azienda Foreste Demaniali.

Bellissima riserva, pulita, dove la natura regna sovrana, purtroppo dai molti poco nota. Regala non poche sorprese all’appassionato naturalista: esemplari di erica arborea ai piedi di Monte Scuderi, boschi di tutte le specie di roverella conosciute in Sicilia, le fiumare e l’infinità di ciottoli di diversa origine minerale, sono solo alcuni dei punti di forza di quest’attrazione turistica Peloritana.
Percorrerla è senz’altro un ottimo modo di respirare aria verde di cui lo smog e il caos delle città spesso ci privano.

Riserva naturale orientata Fiumedinisi e Monte Scuderi – Fonte: rivierazzurraolivieri.it

 

 

Corinne Marika Rianò

Messina, la guerra punica, l’indipendenza

Com’è evidente, a Messina c’è poca persistenza di antichità, ma abbiamo gli strumenti per conoscere la storia della Città in tempi anche remoti, tramite quanto ci hanno tramandato gli storici antichi.

Uno dei temi senza dubbio più affascinante è quello della prima Guerra Punica. Sfortunatamente, di solito l’istruzione di base è poco attenta a sottolineare come il conflitto ebbe la sua causa proprio in Messina, e questo fatto basilare rimane quasi una conoscenza iniziatica dell’istruzione superiore. Insomma, sempre la stessa situazione: la storia l’abbiamo fatta noi però non la sappiamo.

È importante anche sottolineare che la Sicilia non fu interamente conquistata in quella guerra, bensì de facto si ritrovò suddivisa in almeno tre stati! Or parlandone, scoprirete, forse con stupore, che quella volta Messina si è costituì (per la prima volta) quale stato autonomo di fronte a una Sicilia più o meno compatta, un tema particolarmente caro ai nostri eruditi del passato, che ancòra quattrocento anni fa avrebbero voluto farne a tutti gli effetti una Repubblica (come Venezia o Firenze!).

“Moneta mamertina”: da un lato la testa di Zeus, dall’altro guerriero da alcuni identificato come Feremone, figlio di Eolo  – Fonte: wildwinds.com

La Guerra Punica scoppiata a Messina

Messina era da poco stata presa dai Mamertini, una compagnia mercenaria osca che, dismessa dall’esercito del Regno di Sicilia dopo la morte di Agatocle, si era ritrovata senza ingaggio ed, evidentemente, con molta voglia di fare. Se già Messina in passato era stata una fiorente città-stato e poi aveva avuta una forte tendenza a difendere la propria autonomia dalle mire dei sovrani in Siracusa, con l’avvento al potere del “nuovo partito” questa volontà divenne un’esigenza imprescindibile, giacché il nuovo governo aveva intenzione di farla pagare ai Mamertini per la loro condotta disdicevole e riguadagnare Messina, in un tempo in cui la Repubblica di Cartagine stava ormai allungando gli artigli su tutta la Sicilia.

Quando i Mamertini si ritrovarono sconfitti dallo stratego siracusano Ierone figlio di Ierocle (presto re Ierone II) nella celebre battaglia del Longano (oggi il Patrì, territorio di Rodì-Milici), Messina fu costretta a cercarsi un potente protettore che potesse farle salvare la propria indipendenza. C’erano due fazioni, l’una che voleva rivolgersi a Roma e l’altra che voleva chiamare Cartagine; all’inizio prevalse quest’ultima, e un distaccamento punico di stanza nella Sicilia Occidentale rapidamente si spostò per presidiare Messina. Ma nel frattempo, convincendosi anche che la presenza cartaginese mettesse tutt’altro che in sicurezza l’indipendenza, alcuni mamertini decisero di raggiungere infine Roma. E Roma scese in guerra a favore di Messina, cogliendo l’occasione per aggredire la rivale.

Le truppe romane in aiuto a quelle mamertine dovettero prima rompere l’assedio di Messina operato dall’armata cartaginese congiunta con quella di re Ierone, poi si aprì lo scontro con Siracusa che si chiuse in breve tempo con un armistizio e un successivo cambio di alleanza, grazie alla lungimiranza di Ierone II che comprese come salvare il salvabile in quello scontro fra titani in cui Siracusa non era più un titano. La guerra fu combattuta tutta in Sicilia, i Romani con gli alleati guadagnarono città dopo città tra quelle schierate dalla parte di Cartagine, con le buone o con le cattive, finché quasi tutta la Sicilia fu occupata.

Mappa della prima Guerra Punica – Fonte: wikipedia.org

Messina: la città federata con Roma

Quando la Repubblica di Roma sconfisse la Repubblica di Cartagine, la gran parte della Sicilia fu creata prouincia, la prima di una lunga serie, ossia un territorio esterno a quello amministrato direttamente da Roma (l’Italia) che doveva essere governato per conto del Senato da un suo designato, che in questo caso aveva sede a Marsala, la capitale. Dell’isola rimaneva indipendente quanto rimaneva del Regno di Sicilia ossia, quasi tutto l’odierno Val di Noto, in quel momento retto ancòra da re Ierone, con capitale Siracusa. Ma rimase indipendente anche un’altra entità politica: quella di Messina, seguìta più avanti sulla stessa scia da Taormina e da Noto che si staccarono dal Regno Siracusano.

La Città aveva, secondo le relazioni romane, una precisa condizione: era una ciuitas foederata (“città federata”), il che significa che tra Messina e Roma era stato stipulato un trattato bilaterale nel quale le due parti avevano ciascuna messi per iscritto i proprî diritti e doveri nei confronti della controparte. Questo significa che Messina – e più avanti Taormina e Noto – era in tutto e per tutto uno stato autonomo, con le proprie leggi e la propria volontà, con il diritto a intrattenere le proprie relazioni, ma al tempo stesso sempre rispettando il patto siglato con Roma. Tuttavia, essa era comunque uno stato minuscolo, soffocato da uno stato alleato ben più potente, che a sua volta tendeva a guardarla in un rapporto di vassallaggio, come uno stato cliente di Roma.

Su come Messina rimase indipendente abbiamo già parlato prima. Alla fine della guerra, la Città, non sottomessa con le armi ma invece partecipe del conflitto con le proprie, si era fondamentalmente trovata al tavolo dei vincitori. Messina aveva dunque potuto ottenere quello ch’era l’obbiettivo dei Mamertini: rimanere libera, indipendente, il suo status insomma non fu un dono ma fu semplicemente conservato.

Con la seconda Guerra Punica, essendosi schierato il Regno Siracusano di nuovo con Cartagine, esso fu sconfitto e il suo territorio annesso da Roma nella Prouincia Sicilia, la cui capitale fu spostata da Marsala a Siracusa; questo è un termine preciso. Secondo diversi studiosi fu allora che Taormina e Noto, dissociandosi dal cambio d’alleanza e mettendosi con Roma, rivendicarono in cambio l’indipendenza. Comunque, anche le “tre sorelle” persero a un certo punto il loro status di “stati minori”, allorché presero la parte sbagliata durante sollevazioni o conflitti in Sicilia, o comunque quando ormai un certo tradizionale equilibrio era venuto meno. Cicerone parlava di Messina ancòra come ciuitas foederata, sebbene il suo status risultasse ormai quasi “spurio”, ma quando Sesto Pompeo prese il potere in Sicilia, nella terza delle tre guerre civili romane, dalle fonti pare che la sua base fosse Messina, una situazione che sarebbe risultata davvero complicata se essa fosse stata anch’allora una città-stato come duecento anni prima.

Moneta di Sesto Pompeo: da un lato il faro e il colosso del Peloro, dall’altro Scilla che sta distruggendo una nave – Fonte: numisbids.com

Con la speranza d’avervi aperto un piacevole squarcio attraverso le nebbie della storia, affidiamo questo articolo ai vostri cuori!

 

Daniele Ferrara

 

Immagine in evidenza:

Fonte: ancient-battles.com

A Classic Horror Story: tra horror e realismo

Un classico horror non banale che va a scovare gli orrori della società – Voto UVM: 5/5

Come ormai sapete, noi di UVM, abbiamo partecipato al 67esimo Taormina Film Fest, un onore per tutti noi, un’esperienza che ha dato maggiore prestigio alla nostra redazione.

Tra i tanti film presentati durante la rassegna, vi è stato A Classic Horror Story, primo film horror prodotto da Netflix proiettato al quarto festival più antico al mondo. Insomma, un privilegio: è sempre bello essere tra i primi, ma soprattutto essere ricordati per aver assisitito alla premiere di un film non banale – anzi- pieno di colpi di scena e di suspence, che l’hanno reso ancora più memorabile.

I tre redattori di UVM assieme alla protagonista Matilda Lutz.

Ma di cosa parla il film? Chi fa parte del cast? Chi sono i registi? Non preoccupatevi, tra un po’ le vostre domande avranno una risposta.

A Classic Horror Story (2021)

Il 14 Luglio, uscirà sulla piattaforma streaming Netflix “A Classic Horror Story”, pellicola di genere horror – come si deduce dal titolo. 

Cari lettori, parto dicendo che l’horror è il mio genere preferito e da un paio di anni non è stato prodotto un horror (fatta qualche eccezione) che mi abbia soddisfatto appieno, ma questa perla firmata Netflix, ha sodisfatto appieno le mie aspettative. Dietro la cinepresa troviamo ben due cineasti, i loro nomi sono Roberto De Feo e Paolo Strippoli, due giovani registi che con la loro arte e simpatia sono arrivati a raggiungere un traguardo che in pochi possono vantare-difatti l’ultima notte del festival di Taormina, i due sono stati premiati per la miglior regiaportandosi a casa l’ambito Toro d’Oro.

Roberto De Feo e Paolo Strippoli, alla prima di ” A Classic Horror Story” . © Alessia Orsa

Il cast, è già noto al pubblico: Matilda Anna Ingrid Lutz, Francesco Russo, Peppino Mazzotta, Will Merrick (II), Yuliia Sobol.

La bellissima Matilda, protagonista della fortunata pellicola, interpreta la giovane e sfortunata Elisa che è in viaggio con un gruppo formato da un medico, una giovane coppia e l’organizzatore della spedizione.

Il film è ambientato in Calabria (terra dell’antica Magna Grecia), ma girato interamente in Puglia. Tornando alla trama, lo sfortunato gruppo, durante la guida, per non colpire la carcassa di un animale morto, perde il controllo del mezzo e si schianta contro un albero; da lì in poi il film si farà più cupo e il telespettatore percepisce ansia e paura per il gruppo.

Cari lettori mi fermo qui, non voglio dilungarmi troppo: dovrete attendere il 14 e toccherà a voi giudicare il film o semplicemente gustarvi la pellicola.

Musica

Un punto fondamentale di questo horror, è la musica: in fondo quest’ultima dà un tocco in più alle opere cinematografiche.

Il film si apre e si chiude con la voce di Gino Paoli  nella canzone Il cielo in una stanza, una delle canzoni più belle del panorama musicale italiano. Durante tutta la durata della pellicola, la musica si fa inquietante creando tensione e ansia nel telespettatore: i due registi hanno giocato bene le loro carte anche musicalmente.

Tematiche

Il film oltre ad incarnare il classico horror, è riuscito a ritrarre bene anche la nostra società attuale. I due temi principali sono quello della mafia e della pornografia del dolore. Il primo è un morbo che soffoca la nostra terra, in cui l’omertà è legge; il film è riuscito in modo ironico a “schiaffeggiare” questo morbo, mostrandoci come essa sia il vero horror.

I due registi durante la conferenza stampa hanno dichiarato che loro stessi hanno voluto trattare il tema della mafia e non Netflix. Il film si pone quasi come una presa in giro verso la ndrangheta e gli stessi De Feo e Strippoli hanno ammesso di essere stati costretti  nominare la Calabria per ragioni «folkloristiche», ma in fondo l’Italia in generale viene associata all’estero con la mafia. Insomma, i soliti cliché, che, anzichè sconfiggere la mafia, ne fanno una «glorificazione» che la rende ancora più grande.

“A Classic Horror Story”: locandina. Fonte: Netflix

Altro tema centrale è la pornografia del dolore, che è andata a fortificarsi con l’avvento dei social. I due registi sono riusciti in modo sublime e con sarcasmo a descrivere questa tematica che oramai attanaglia tutti noi. Per chi non lo sapesse, la pornografia del dolore è quella tendenza di trarre godimento dal dolore altrui e rimanere inermi, ma pronti a documentare il tutto con il proprio cellulare, pronti a condividerlo nelle proprie storie e bacheche.

Forse i due registi hanno voluto dire che ormai è la nostra società ad essere diventata “un classico horror” e non solo le opere cinematografiche e letterarie di questo genere. Un horror che va a rompere la patina di un mondo che vive di immagine, rappresentazione e in cui l’empatia pian piano viene dimenticata.

 

                                                                                                                  Alessia Orsa