Alberi in fiore

Il soffio del vento,
i teneri raggi di sole
che s’infiltrano nel cielo.
Nel cuore del verde prato,
bagnato dalla rugiada,
si trova un piccola foresta.
A un tratto una tempesta
si scatena nel silenzio.
Rami spezzati
da un albero in fiore.
Il fiore della vita,
di un futuro da costruire,
di un’anima rubata.
Agisce nell’ombra
quella spietata tempesta
che ruba i rami
da quei bellissimi
alberi in fiore.

 

Alda Sgroi

Excalibur

S’espande in me
l’ombra dell’anima mia.
Col buio mi confonde,
non riesco a vederla
eppur la sento
nel petto mio, arso.

Cuore mio cosparso
di pietra, catrame.
S’insinua in lui
Amore come Excalibur,
ne la roccia vuol rimanere
e non oso estrarlo.

Lama che taglia e cuce
la ferita sanguinante,
Torace in fiamme.
Sarà acqua o resina
A sgorgare da la roccia?
Forse solo lacrime.

Lascerò che la spada mi trafigga.


Silvia Bruno

Tramonto

Luccica il mare
e le sue onde
cullano le barche.
Esse si fanno guidare
dal soffio di vento
che le spinge
verso mete sconfinate.
Il cielo dorato
lascia esplodere
sfumature calde
e le nuvole si avvicinano
pronte ad abbracciarlo.
Guardo davanti a me
e lascio volare via
le mie emozioni,
come fanno i gabbiani
che sferzano l’aria
con le loro ali.
Assaporo il tepore
di quel timido paesaggio,
che come un sipario
si apre davanti al sole
che diventa protagonista.
Il tramonto e la sua magia
mi portano lontano
e sfiorano la mia mente
lasciandola abbandonare
ad uno spettacolo
che il cuore può cambiare.

Alda Sgroi

Niente pazzie d’amore

Un altro inverno sta arrivando
Un’altra estate è andata via
Sono finiti e amori e storie
Sono finite le poesie.

C’è chi ha sofferto per un volto
Chi esulta per un vecchio incontro
Qualcuno pensa ad una notte
Qualche altro balla tra la gente.

Mani si incrociano, graffiano e stringono
Corpi si sfiorano, toccano e uniscono
Volti si guardano, baciano e ridono
Cuori si scaldano tremano e pulsano.

Spesso mi chiedo che cosa si provi
Quando due anime vanno in simbiosi
E sulla pelle rimbalzano brividi
E nella mente si accendono folgori.

Questa bachata che non ho ballato
Un grande ponte che mai ho attraversato
Un canto frivolo pieno di vita
La gioventù che diventa infinita.

 

Giuseppe Libro Muscarà

 

 

Immagine in evidenza: illustrazione di Marco Castiglia

Natale Passato



Profumo di cannella,
calore che accarezza la pelle,
la tavola imbandita
ravvivata dalla famiglia unita.
Tutti la percepiscono,
quella magia di festa.
Così era la sera
di quel Natale passato,
di una bambina che ricorda
come l’atmosfera d’improvviso
quel giorno sia cambiata.
Sente qualcosa staccarsi da lei,
capisce che quel frammento
non tornerà il prossimo Natale.
Guarda verso la tavola
e si accorge che c’è un posto,
un posto che è occupato
dal ricordo di qualcuno
che ormai se n’è andato.
Osserva poi il cielo
e si accorge che una stella
cura la ferita più profonda
di quel Natale passato.

Alda Sgroi

La caduta di un angelo

Ali bianche stanche
sorvolavano la costa,
danzavano le piume
nelle pressioni
con respiri pieni d’aria azzurra e grigia.

Ali sporche spennate
coprono i raggi di luce
creano buio da contenere
in quella bella forma.

Ali dorate,
ancora più leggiadre,
voleranno più vicine al sole
più lontane ai nostri occhi.

Un angelo vestito di luce
precipitò vicino a quel cielo
schiavo di più di venti correnti,
vide il mare.

Ora si rialza con il corpo cosparso di tagli,
con le ali coperte di sabbia
(aveva visto il mare!)
sommerso dal peso dell’aria.

Un giorno riprenderà il volo
con ali raggianti
farà concorrenza al Sole.

 

Alessio Perdichizzi

 

 

*Immagine in evidenza: illustrazione di Silvia Bruno

 

Mia Cara Angelina

Tanina ha la demenza senile, ogni settimana vede la dottoressa e un giorno le racconta della sorella Angelina, ricordandola con queste parole:

Io sono sola
Mia sorella stava a Catania
Morse tempo fa
Bellissima mia sorella
Era più grande di me, ma quanto era bella
Sin da giovane
Sotto casa c’erano tanti corteggiatori
Che io non mi facevo mai vedere
Perché a veder me più piccola
Messa a confronto con mia sorella più grande
Mi vergognavo
Quando stava morendo mi ha chiamata
Mi ha detto ‘Tanina io ti sto aspettando’
Ma nessuno, nessuno che mi ha accompagnata
Io la volevo vedere,
È sempre la prima
quando dico le mie preghiere la notte. 
Mia cara Angelina dovevamo essere assieme adesso

 

Sofia Pugliatti

Dismorfia

Addormenta il riflesso
Circe sconsolata.
Racconta il silenzio,
la sera inturgidita
e la foce del fiume,
il conseguente annegamento.

E aspetto la marcia di Ofelia,
ma serbo, nella croce del petto,
uno stagno di mercurio.

Nella mia stanza,
fuggo la traiettoria delle pupille
tra due ante d’armadio.
Quando infine inchiodo le palpebre,
seppellisco ogni tellurico ologramma

ma tutta la notte
trasudo veleno
strozzata
da lenzuola di lino.

Bruciato il capo
dai primi barlumi,
lo specchio non sa il mio nome.

 

Chiara Tringali

 

 

Immagine in evidenza: illustrazione di Marco Castiglia