La Monaco Energy Boat Challenge: una competizione da non perdere

Il 24 febbraio 2023 si è svolto, presso l’Aula Magna del Rettorato dell’Università degli Studi di Messina,
l’evento: “Monaco Energy Boat Challenge: il debutto del team Messina Energy Boat”, nel quale gli
studenti dell’Università di Messina hanno presentato ufficialmente il loro progetto che è stato
ammesso a partecipare alla decima edizione della “Monaco Energy Boat Challenge”, nella categoria
“Energy Class”.
La Monaco Energy Boat Challenge è una competizione internazionale, organizzata dallo Yacht Club di
Monaco, nella quale si sfidano team universitari, selezionati dal comitato tecnico, provenienti da tutte
le parti del mondo. Lo Yacht Club di Monaco si occupa di fornire lo scafo dell’imbarcazione a tutti i
team selezionati, sfidandoli a progettare un cockpit ed un sistema di propulsione, utilizzando solo fonti
di energia a zero emissioni e materiali ecosostenibili.

Fonte. universome.it

Dopo l’apertura della giornata da parte del prof. Salvatore Cuzzocrea, Magnifico Rettore dell’Università
degli Studi di Messina, hanno preso la parola il prof. Eugenio Guglielmino, Direttore del Dipartimento di
Ingegneria, presentando alcuni “Progetti didattici-sportivi” realizzati in questi ultimi anni dal
Dipartimento di Ingegneria e il prof. Vincenzo Crupi, Faculty Advisor del team di Messina Energy Boat,
nonché Coordinatore del Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie della Navigazione, che si è
soffermato sul tema della “blue growth” e sulle opportunità di crescita che questa presenta.
Sono poi intervenuti l’Ing. Giulia Palomba, Vice Faculty Advisor del team Messina Energy Boat, con una
presentazione su “Messina e il mare” e il prof. Pasqualino Corigliano, docente del corso di laurea in
Scienze e Tecnologie della Navigazione, su tema delle professioni collegate al mare.

 

Fonte: universome.it

La mattinata ha visto poi come protagonisti gli studenti del corso di laurea triennale in “Scienze e
tecnologie della navigazione” e magistrale in “Scienze e logistica del trasporto marittimo ed aereo” che
hanno avuto la possibilità di presentare il progetto ed il team Messina Energy Boat. In particolare
Angelica Sparacino, Team Leader del team MEB e Giuseppe Brando, MEB Logistics Team Leader,
hanno presentato le vari fasi del progetto, mentre gli studenti Gabriele Cama, MEB Design Team Leader
e Vittorio Geraci, MEB 3D Modeller, si sono soffermati su “Il progetto MEB: strutture e materiali
innovativi”. Marco Pavan, MEB Propulsion Team Leader e Umberto Salpietro hanno centrato
l’attenzione sul sistema di propulsione a zero emissioni dell’imbarcazione in fase di realizzazione e
infine, Antonio Piras, MEB Management Team Leader, ha esposto le strategie di comunicazione e
marketing che sono state poste in essere.

 

Fonte: universome.it

In un Aula Magna del Rettorato gremita erano presenti autorità, docenti e rappresentanti di aziende del
territorio di Messina e provincia oltre che numerosi studenti degli istituti nautici I.T.T.L. “Caio Duilio” di
Messina accompagnati dal Dirigente scolastico Daniela Pistorino, I.S.I.S. “Duca degli Abruzzi” di
Catania accompagnati dal Dirigente scolastico Brigida Morsellino, I.T.E.T. “Leonardo Da Vinci” di
Milazzo insieme al prof. Giuseppe Gentile e I.I.S. “F. Severi” di Gioia Tauro con il prof. Espedito
Valentino Pettinato.

 

 

Alessandra Cutrupia

Letteria Montoro: la donna dagli spiriti liberali

Ugo Foscolo, uno dei maggiori esponenti letterari italiani, affronta nella sua poetica il tema letterario del sepolcro, attribuendo ai monumenti funebri una valenza civile ed etica.
L’autore sottolinea l’utilità pubblica dei monumenti funerari, in grado di trasmettere alle generazioni i valori civili e patriottici che la poesia ha la facoltà di eternare. 

La sacralità del sepolcro, tuttavia, non è immune all’azione corrosiva del tempo, come dimostra la storia della scrittrice messinese Letteria Montoro

Il terremoto del 1908 distrusse la lapide commemorativa con cui la cittadinanza celebrava l’autrice all’interno della Galleria Monumentale del Gran camposanto, condannandola all’oblio temporaneo.             

Il recupero della sua produzione scritta ha riportato alla luce la figura di Letteria, autrice romantica che si distinse per le tematiche di ribellione, esperienza del dolore e denuncia sociale affrontate nelle sue opere.

La vita e il sentimento patriottico

Letteria Montoro nacque a Messina il 19 aprile 1825.
I dati biografici che ci permettono di ricostruirne l’attività sono frammentari, ma dalla ricostruzione emerge il ritratto di un’intellettuale insolita, idealista e anticonformista.
 
Donna di altissima intelligenza e di cuore immensamente benefico e generoso, Letteria Montoro ebbe il coraggio di intraprendere l’ardua via della scrittura femminile nella Messina di primo Ottocento. 

 

Poetessa nata, scrittrice forbita e gentile, affidava i suoi sentimenti alla carta, e scrisse parecchie poesie e qualche romanzo senza pretesa di gloria; ma ciò malgrado molte sue composizioni ebbero pubblicità, ed ella bentosto fu salutata poetessa.

 

Durante i moti antiborbonici del 1848 si schierò dalla parte dei rivoltosi e ne divenne vivace sostenitrice collaborando al settimanale L’aquila siciliana.

La dura repressione costrinse la Montoro all’esilio, come riportava l’epitaffio in sua memoria.

Donna di spiriti liberali/ confortò i fratelli che combattevano/ per la redenzione d’Italia.

Nel 1865 fu anche l’unica poetessa siciliana chiamata a commemorare il centenario di Dante Alighieri con la stesura di un componimento dedicato.

 

Rivoluzione siciliana del 1848. Fonte: it.wikipedia.org

 

L’influenza leopardiana nella poetica della Montoro

Lo storico messinese Gaetano Oliva include Letteria Montoro come unica donna nel novero dei Messinesi illustri, rivelando la predilezione della poetessa per la poesia di Giacomo Leopardi.

La produzione poetica di Letteria, infatti, appare improntata a quel leopardismo ‘minore’ particolarmente diffuso in area meridionale.
Tra le tematiche condivise troviamo la concezione del dolore come fatto costitutivo dell’essere umano, che l’autrice sente affine alla propria esperienza biografica.

Ne Il pensiero dell’anima, una canzone libera in endecasillabi e settenari risalente al 1885, Letteria Montoro pone il problema della trascendenza come illusione necessaria all’uomo.
La lirica presenta riconoscibili influssi leopardiani non solo a livello metrico, ma anche lessicale, con precisi riferimenti ai celebri versi di A Silvia.

Il componimento traccia il percorso conoscitivo dell’io lirico. Da un primo momento positivo, di ingenua e festosa accettazione dell’immortalità e dell’esistenza dell’anima “Come il cor ti sentia! Quali diletti/ L’immagin tua mi porse!/ Che speranze, che affetti…alla disillusione e all’abbandono dei dolci inganni da parte del poeta recanatese.

Al contrario, la poetessa peloritana non rinuncia alla convinzione dell’esistenza dell’anima:

Tu supremo desio, /primo sospiro d’ogni cor gentile, / nell’estasi del pianto / sol tu più cara del morir mi sei.

 

Il pensiero dell’anima. Fonte: it.wikiquote.org

 

Maria Landini, storia di ribellione e denuncia sociale

Il desiderio di sperimentare uno stile differente portò Letteria Montoro a misurarsi con un genere diverso da quello poetico. 

Il risultato fu la stesura della sua opera più celebre, Maria Landini, unico romanzo dell’autrice edito integralmente.

L’opera racconta l’intricata vicenda di una ragazza, Maria, che abbandona la propria casa e i parenti per evitare l’unione con un personaggio ricco e malvagio, il barone Summacola. 

Nella trama sono facilmente riconoscibili alcuni elementi manzoniani, per quanto ribaltati.
Il matrimonio, non rappresenta il fine ultimo della vicenda, ma un male da evitare.
La protagonista non accetta le situazioni predisposte da altri, ma oppone ad essi la propria libera volontà, manifestando il suo rifiuto di lasciarsi guidare dall’ipocrita logica borghese degli adulti.
In risposta alle costanti pressioni della zia verso il matrimonio, Maria manifesta una dura opposizione dandosi alla fuga.

Ah! Il padre avrebbe interrogato sì i miei palpiti, ma non ha mai pensato dirigerli!; Dio! Tu il cuore creasti libero

 
È proprio la centralità della fuga, motore narrativo del romanzo di Montoro, a qualificarne la portata innovativa.
In primo piano la volontà di mettere in discussione il canoni letterari di primo Ottocento, che vedevano la donna relegata nella casa, luogo di centralità narrativa che offre un alone di sacralità, purché lei ne rispetti il confine.

 

Maria, Letteria… tutte le donne

La forza di spirito e la tenacia che contraddistinguono la protagonista sono il diretto riflesso della peculiare personalità dell’autrice. Maria diventa Letteria, che a sua volta incarna l’ideale di tutte le donne che nascono in un preciso tempo storico, ma rigettano gli stereotipi e rinnovano gli schemi del contesto culturale in cui si trova ad operare. 

Nella conclusione del romanzo Maria Landini sposa l’uomo che ama. Ma, come nella vita, più che l’approdo conta il percorsoe la sfida alle convenzioni.

 

Santa Talia

 

Bibliografia:

Daniela Bombara, Al margine dei margini: ribellione, esperienza del dolore e denuncia sociale in Letteria Montoro, donna siciliana e scrittrice del Romanticismo, “Revista Internacional de Culturas y Literaturas”, 20 abril 2017, pp. 171- 187.
Daniela Bombara, Letteria Montoro, in Enciclopedia delle Donne:
http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/letteria-montoro/

Occhio, malocchio… Le superstizioni messinesi

Su Tik Tok, è ora un trend imperdibile, da dover fare necessariamente se si vuole ottenere il massimo dei voti e, soprattutto, se si desidera superare un esame.

C’è chi, invece, si affida ai tradizionali santini per proteggersi e chi preferisce ripiegare su portafortuna fai da te: da calze stravaganti a slip particolari, da vestiari completamente nivei a pupazzetti d’infanzia nascosti dentro borse e tasche. La scelta di armamentario è ampia.

Oggi ha tanti nomi: macumba, seccia, gufata, ma qui, a Messina, ciò che più temiamo, soprattutto noi studenti, è noto come il malocchio.

Che cos’è il malocchio?

Quella del malocchio è una delle superstizioni popolari più radicate.

È inutile negarlo: noi siciliani siamo scaramantici e i messinesi non fanno eccezione.

Secondo la tradizione, il malocchio è la conseguenza di un’occhiata carica di intenzioni tutt’altro che benevole e positive, dal potere di scatenare nella persona interessata gli effetti più disparati.

Tra i sintomi più comuni troviamo: stanchezza, insonnia, agitazione, difficoltà a concentrarsi e malessere fisico non localizzato… I classici di una carenza di Sali minerali.

Non mancano, però, testimonianze di cecità improvvisa, impotenza e morte.

Il malocchio è figlio dell’invidia e dell’odio e per combatterlo, fin dall’antichità, si è ricorso a vari rituali di liberazione e di scongiura.

“[…] ma questi, appena egli faceva il nome del Chiàrchiaro, cioè di colui che aveva intentato il processo, si alteravano in viso e si ficcavano subito una mano in tasca a stringervi una chiave, o sotto sotto allungavano l’indice e il mignolo a far le corna, o s’afferravano sul panciotto i gobbetti d’argento, i chiodi, i corni di corallo pendenti dalla catena dell’orologio.”

Luigi Pirandello, La patente

 

Totò in "Questa è la vita", episodio "La patente"

Totò in “Questa è la vita“, episodio “La patente“. Fonte: storienapoli.it

Gesti, talismani, sali… L’uomo ha sempre trovato degli espedienti per ogni cosa.

A Messina, quello più diffuso contro il malocchio è la preghiera.

 

Nella notte di Natale

Manifestati i sintomi, è bene, da usanza, rivolgersi immediatamente a degli esperti e richiedere un’opportuna e attenta diagnosi.

Gli esperti in questione sono, solitamente, donne anziane e di fiducia, ereditarie di un potere mistico e posseditrici di formule segretissime. Queste preghiere, di derivazione cristiana e pagana, sono infatti trasmesse oralmente di generazione in generazione e, tradizionalmente, vengono insegnate nella notte di Natale.

In caso di esito positivo, la mavara si accinge nella sua liturgia, con un piatto d’acqua e dell’olio alla mano.

Le fasi del processo sono sconosciute a noi babbani e tali devono rimanere. Non possiamo toglierci il malocchio da soli, né tantomeno improvvisarci maghi e streghe!

Osservando il miscuglio di acqua ed olio, possiamo, però, ottenere alcune informazioni: ad esempio, la data approssimativa del malocchio, il sesso dell’autore e la relazione fra l’artefice e la vittima.

Alla fine, l’acqua deve essere gettata, preferibilmente lontano da casa, e il rituale dovrà essere ripetuto fino a quando le gocce d’olio che cadono nel piatto rimangano integre.

Rituale della segnatura, contro il malocchio
Rituale della segnatura, contro il malocchio. Fonte: www.quilianonline.it

Il malocchio nei casi di cronaca

Che esista il “male” o meno, riguardatevi dalle persone: sono loro i veri diavoli.

E Maria lo sa bene, signora messinese di sessantacinque anni che prometteva di togliere il malocchio e finiva per rubare nelle case.

O, ancora, un gruppo di criminali di Patti che, spacciandosi per veri e propri maghi e cartomanti, agganciavano le ignare vittime, inducendole a versare forti somme di denaro in cambio delle loro presunte prestazioni professionali. 

Oltre il danno, anche la beffa!

Valeria Vella

Fonti:

https://messina.gazzettadelsud.it/articoli/cronaca/2019/05/10/messina-promette-di-toglierle-il-malocchio-e-deruba-unanziana-fermata-ai-traghetti-86ef1d72-3772-499f-8d7c-3b16fdb84588/

http://www.strettoweb.com/foto/2020/05/arresti-messina-operazione-maghi/1015665/?fbclid=IwAR09uVHblk22UTQpXXqjhtyLnZ-5WrskWXHJwpYmXivZzbEwAMPnQsKX2Bg

https://www.siciliafan.it/superstizioni-siciliane/

Il Teatro Vittorio Emanuele: origini e storia

Le origini del progetto architettonico

Il Teatro Vittorio Emanuele, situato tra il Viale Garibaldi e il Corso Cavour, è il primo teatro siciliano in stile ottocentesco. Progettato dal napoletano Pietro Valente e inaugurato nel 1852. In origine fu chiamato Teatro Elisabetta in onore della madre del Re e dopo l’impresa di Garibaldi prese il nome del primo Re d’Italia.

Voluto da Ferdinando di Borbone tra il 1842 e il 1852, il primitivo progetto architettonico consisteva nella comunione di un apparato strutturale esterno e un apparato decorativo interno da far coincidere in perfetta simbiosi in maniera che l’uno diventasse diretta funzione dell’altro.

Nell’opera Lineamenti della storia artistica di Messina, l’autore Francesco Basile scrive:

“La decorazione interna del teatro secondava con felici tocchi, con fine misura ottocentesca, le forme architettoniche
degli ambienti, smorzando ogni crudezza di passaggi con lineari ricami, con sottili e sfumati chiaroscuri. Gli ambulacri i vestiboli i ridotti, avevano una grazia semplice, un calmo splendore.”

Al fine di realizzare il Teatro venne emessa un’ordinanza da Ferdinando II in cui si dichiara la necessità di  spostare i carcerati nel Castello di Roccaguelfonia, una fortezza oggi meglio conosciuta come Tempio del Cristo Re.

Alla presente affermazione ne consegue che il 2 ottobre 1838 il barone Don Nicola Santangelo, reggente il Ministero degli Affari Interni, comunica all’Intendente del Vallo di Messina Don Giuseppe De Liguoro, l’ordinanza di Ferdinando II re delle Due Sicilie. In un passo, si legge:

“[…] desiderando di veder soddisfatto il voto unanime della città di Messina per la pronta costruzione di un teatro, e volendo ad un tempo, che questa nuova opera contribuisca in particolar modo ad accrescere il decoro, ed il lustro di sì bella città, e che soddisfi ancora al bisogno della sua numerosa popolazione […] ha quindi S.M. risoluto, che il Teatro della città di Messina sia costruito nell’edifizio che attualmente è addetto ad uso di prigione centrale di cotesta provincia […]”.

 

Facciata antica del Teatro Vittorio Emanule, Messina. Fonte: teatrovittorioemanuele.it

 

Complessivamente le dimensioni progettate per il teatro erano di circa metri 38 di larghezza e di circa metri 67 di lunghezza con una capienza in platea di 342 poltrone e circa 600 posti nei palchi.

Nel 1857 vengono collocati, sulla facciata del Teatro, i due bassorilievi con scene della vita di Ercole e gli otto medaglioni in marmo con i profili di famosi musicisti e drammaturghi, scolpiti da Saro Zagari. I bassorilievi raffigurano “Ercole che aborrendo dalla voluttà seduttrice, appigliasi alla Virtù ch’è seguita delle Muse” ed “Ercole che per avere scelto la Virtù fatto immortale, è assunto all’olimpo ed ha in sposa Ebe dea della giovinezza”

La sala Laudamo

Nonostante il terremoto del 1908, il teatro rimane in piedi; presenta solo alcune lesioni sui muri perimetrali e il crollo di alcune pareti. Nel 1921 viene inaugurato un progetto di restaurazione con l’idea di ampliare il palcoscenico al fine di ricavarne una sala adibita ai concerti: la sala Laudamo.

La Filarmonica Laudamo è la più antica società di concerti siciliana da cui prende il nome la sala del teatro riservata ai concerti e che ha istituito nel 1948 la scuola di musica “A. Laudamo”, successivamente convertitasi in Liceo Musicale ed oggi definitivamente trasformata in Conservatorio “A. Corelli”.

Negli anni ’40 si è occupata dell’allestimento di stagioni liriche dovute alla mancata attività del teatro Vittorio Emanuele colpito dal sisma del 1908.

 

Il mito di Colapesce

Il soffitto, affrescato nel 1985 dal pittore Renato Guttuso con una rappresentazione del mito di Colapesce è ciò che rende unica l’esperienza visiva in teatro. Si tratta di una leggenda la cui versione più famosa è ambientata a Messina cui protagonista è Nicola, il figlio di un pescatore messinese. Essendo un amante del mare egli è solito raccontare i tesori presenti sul fondale marino. La sua fama giunge all’imperatore Federico II di Svevia che decide di metterlo alla prova. Il re, la sua corte e Nicola, saliti su un’imbarcazione verso il largo dello Stretto di Messina, assistono ad una prova delle abilità di Colapesce voluta dallo stesso Federico II che  gettò in acqua una coppa e chiese al ragazzo di recuperarla.

 

Renato Guttuso: Colapesce, 1985, pannelli dipinti ad olio, Teatro Vittorio Emanuele, Messina. Fonte: pinterest

 

Quando vide ritornare a galla Colapesce con l’oggetto, lanciò la sua corona in un punto ancora più profondo. Anche questa volta però Nicola non ebbe difficoltà a recuperarla. Il re allora fece spostare la barca in un punto ancora più profondo e lanciò il suo anello. Questa volta però Colapesce non tornò più in superficie. La leggenda racconta che Nicola si accorse che la Sicilia era retta su tre colonne. Una di queste però era fratturata e rischiava di rompersi, facendo così sprofondare l’intera isola. Per questo motivo decise di rimanere sott’acqua e reggere da solo il peso della Sicilia.

 

Alessandra Cutrupia

Miguel Cervantes: una memoria dimenticata

Fra le tante personalità che ormai sono cadute nell’oblio della memoria cittadina, troviamo quella di Miguel de Cervantes Saavedra.

Uno degli scrittori più importanti del panorama europeo e mondiale di tutti i tempi, autore del Don Chisciotte della Mancia, nato nel periodo messinese dello scrittore spagnolo.

Pillole di vita

Cervantes nasce ad Alcalá de Henares nel 1547, una cittadina vicino Madrid da una famiglia di modesta estrazione sociale. A causa della precaria condizione economica è costretto a spostarsi continuamente. Nel 1570 fugge in Italia per evitare la condanna del taglio della mano, pena computata per aver ferito un certo Antonio de Segura.

Dalla Spagna al soggiorno messinese

Arrivato in Italia, s’impiega come cortigiano alla corte del Ducato di Atri, degli Acquaviva, in Abruzzo. Nello stesso anno, si arruola nella compagnia guidata da Diego de Urbina,  capitano del reggimento di fanteria di Miguel de Moncada, che allora serviva sotto Marc’Antonio Colonna: al figlio di quest’ultimo, Ascanio (divenuto poi cardinale), dedicherà La Galatea.

Nel 1571, è testimone dell’ingresso a Messina di Don Giovanni d’Austria, luogo dove si stavano concentrando le forze navali della Lega Santa per la spedizione contro la flotta turca.  Imbarcato come soldato sulla galea Marquesa, parteciperà alla famosissima Battaglia di Lepanto, dove rimane gravemente ferito, perdendo l’uso della mano sinistra.  Fatto ritorno dalla vittoriosa battaglia, viene ricoverato per sei mesi all’Ospedale Civico di Messina. Lo stesso appellativo Saavedra, che scalzo il suo cognome materno, deriva infatti dalla parola araba shaibedraa, che nello spagnolo dell’epoca significava gergalmente “monco”.

 

Ritratto di Miguel Cervantes. Fonte: libriantichionline

Dall’odissea di Cervantes al ritorno in patria

Nel 1575 parte da Napoli verso la Spagna ma, la nave su cui viaggiava la galea Sol, viene assalita dai pirati. Egli verrà  tenuto in stato di cattività per cinque lunghi anni fino al pagamento del riscatto ad opera delle missioni dei trinitari.  Negli anni di prigionia stringe amicizia con il poeta siciliano Antonio Veneziano, a cui dedicherà un’epistola reinserita nella commedia El trato de Argel.

L’ammirazione da parte di Cervantes per Veneziano, si può dedurre dalla novella El amante liberal, che narra di un prigioniero siciliano che magnificava la bellezza della sua donna con versi sublimi, chiaro riferimento alla Celia di Veneziano. Finalmente liberato con l’aiuto delle famiglia, ritorna in Spagna, vivendo un periodo di umiliazioni e ristrettezze economiche. Dal 1587, si occupa delle provvigioni dell’Armada invencible e poi come percettore d’imposte. La requisizione di un carico di cereali e di beni della curia andalusa, gli valgono ben due scomuniche quell’anno.

Ultimi anni

Nel giro di cinque anni viene arrestato due volte, la prima nel 1597 per bancarotta fraudolenta e la seconda per illeciti amministrativi. Negli anni immediatamente successivi va a Valladolid insieme alle due sorelle e alla figlia Isabella, nata da una relazione con una certa Anna de Rojas. Nel 1605 subisce una nuova vertenza giudiziaria poiché, nelle vicinanze di casa sua, viene ritrovato il cadavere del cavaliere Gaspar de Ezpeleta, facendo cadere i sospetti sullo scrittore. Indagato e subito prosciolto, passa il resto della sua vita nell’amarezza del dubbio che il delitto, possa essere riconducibile alla moralità dei suoi famigliari.

Nonostante i continui stenti segue la corte di Filippo III di Spagna a Madrid, dove si dedica a un’intensa attività letteraria e alla scrittura dei suoi più grandi successi.

Miguel Cervantes muore il 22 aprile del 1616 a 68 anni e viene sepolto nel convento dei Trinitari Scalzi a Madrid. L’ubicazione della tomba di Cervantes perduta negli anni successivi, viene ritrovata nel 2015 e spostata nella chiesa di San Ildefonso.

Incisione di epoca barocca in cui si vede l’Ospedale Maggiore di Messina, opera di Andrea Calamech, attuale tribunale. Fonte: wikipedia

Cervantes, Don Chisciotte e Messina

Lo scrittore e biografo catalano Sebastià Arbò, nel suo Cervantes del 1954, attribuisce al periodo della permanenza a Messina, la nascita del capolavoro di Cervantes il  Don Chisciotte della Mancia e suggerisce l’idea che alcune scene l’autore le abbia riprese dal paesaggio dello Stretto.

Racconta egli stesso: “Per mesi Miguel de Cervantes fu confinato in un letto di ospedale a Messina, aspettando la guarigione delle ferite. […]  Desiderava ardentemente la pace della campagna siciliana per fargli dimenticare l’incubo della violenza che si celava dietro di lui. […] La sua immaginazione univa i ricordi di questi giorni felici in Sicilia con le impressioni della campagna andalusa, e da qui creava la scena del suo Don Chisciotte in cui il cavaliere, dopo aver condiviso un pasto scarso con i grezzi e primitivi caprai, parla loro dell’Età d’Oro dell’umanità.” 

Anche l’altra celebre scena di Don Chisciotte dove confonde una triste locanda con un castello incantato, profetizzando vita eterna a poveri e oppressi, sarebbe da accreditare alle fantasie messinesi di Cervantes.  La città di Messina citata nel racconto dello schiavo che, nel passaggio dello Stretto per unirsi alla flotta di Don Giovanni d’Austria, viene fatto prigioniero da Uccialì (il corsaro calabrese convertitosi all’Islam), unico comandante dello schieramento ottomano a sopravvivere allo scontro di Lepanto.

L’oblio della memoria

La storia di Miguel Cervantes e del suo soggiorno a Messina, è solo l’ennesima di tante storie cadute nell’oblio della memoria. Ben più lieta sorte è toccata al Don Giovanni d’Austria, la cui pregevole statua di Andrea Calamech domina il largo di via Lepanto.

Ci auguriamo che ben presto la memoria di personaggi illustri come Cervantes possa prendere il posto che merita nella storia culturale della città.

Gaetano Aspa

Il cinema è nato a Messina

Il cinema a Messina nacque in un epoca contemporanea alla prima proiezione cinematografica avvenuta a Parigi.

Dal febbraio del 1897 Messina fiorisce di locali cinematografici in pianta stabile e di conseguenza si fa strada un primordiale quanto efficace mezzo pubblicitario, la locandina cinematografica affissa nelle strade o nelle vetture delle imprese mobili, che raccoglieva tutte le informazioni utili per l’evento cinematografico così  affacciando la società messinese del tempo ad una nuova forma di arte.

Cinématographe Lumière. © Musèe des arts et mètiers-Cnam/photo studio Cnam.

 

Il primo cinema a pianta stabile si ha con l’apertura del Reale Cinematografo Lumière in Via S. Camillo, successivamente tra il 1905 e il 1908 si registrano la Sala Italia in Corso Vittorio Emanuele con trasferimento di sede nel periodo invernale in Piazza S. Giacomo, a seguire s’inaugura l’Edison Cinématographe  allo Chalet in Corso Vittorio Emanuele. Il Cinematografo imperiale” in via Cardines e il  Cinematografo Mignon ad opera di Ernesto Mastrojeni sino ad essere inaugurato il “Moderno” al palazzo Cianciafara e il “Cinematografo Iris”.

Nel periodo post terremoto sorgono diversi cinema tra cui: il cinema “Progresso”; l’indimenticabile cinema “Trinacria” e il cinema più frequentato da giovani e famiglie il cinema “Star” ad angolo tra la via Consolare Vecchia e via Bonino, trasformato in un supermercato. Infine l'”Eden cinema-concerto” nel quale il giovane Giovanni Rappazzo inventa il cinema sonoro.

 

Il Cinema Teatro EDEN-Messina. Fonte: Pinterest
Il Cinema Teatro EDEN-Messina. Fonte: Pinterest

 

Insomma, Messina zampilla di nuovi locali che racchiudono l’arte del cinema.

A seguire il cinema messinese è perfezionato dal Cinematografo Lumière che presenterà i suoi film in tre occasioni: al Teatro La Munizione nell’ottobre 1898, al Reale Cinematografo Lumière in Via S. Camillo nel 1898 e al Teatro di Villa Manzini nel 1905.

Preceduto dalla prima cassetta che proiettava delle immagini in movimento, il Kinetoscopio di Edison, il vero apparecchio cinematografico inaugurato a Messina fu il Kinefotografo di origine inglese registrato in una strada adiacente al Teatro Vittorio Emanuele, periodo coincidente con il Cinematografo dei fratelli Lentini. Sono questi gli anni in cui i registi utilizzano apparecchiature per riprendere scene dal vivo, come accadde per Lo sbarco dei passeggeri dal Ferry-Boat, Il convegno dei ciclisti messinesi allo Chalet.

Kinetoscopio di Edison. Fonte: occhiovolante.it

 

Fu altresì frequente la realizzazione di film a soggetto, all’indomani del terremoto del 1908,  come Dalla pietà all’amore (Il disastro di Messina). Negli anni dieci e quaranta del ‘900, Messina inaugura i film d’epoca in cui viene risaltato il magnifico paesaggio che divide lo Stretto dalla penisola e che ancora oggi incanta i cittadini e migliaia di turisti. Sono diversi i registi che includono scene dell’attraversamento dello stretto come al tempo fu la scelta di Giuseppe Tornatore in L’uomo delle stelle.

Il cinema a Messina introduce anche un’altra novità non ancora registrata sul territorio, la presenza di cinecircoli e associazioni culturali cinematografiche. Già a partire dagli anni ’30 esisteva un CineGUF interamente gestito e dedicato agli studenti universitari che diede vita anche alla produzione di documentari.

 

L’attrice Jayne Mansfield al Rassegna Internazionale del Cinema di Messina e Taormina nel ’62. Fonte: Taorminafilmfest

 

Infine, nel dopoguerra fu inaugurato il Circolo messinese del cinema che cambiò denominazione negli anni.

Ma il vero periodo aureo del cinema messinese del dopoguerra, si ebbe grazie alla vicinanza di Taormina protagonista di diverse edizioni cinematografiche con una fama che conserva ancora oggi.

Siamo così giunti ai giorni nostri in cui, grazie a questo excursus storico-cinematografico, possiamo vantare che il cinema è nato a Messina.

Sarebbe interessante organizzare una serie di eventi da “tuffo nel passato” da trascorrere nei cinema storici ancora presenti sul territorio messinese,  riproponendo un film di quegli anni.

 

Elena Zappia

Fonti:

Storia e civiltà Messina, Ed. GBM, 1997, Messina

“Concerti dell’Ateneo Messinese”: la 33° edizione

L’ateneo messinese è giunto alla trentatreesima edizione dello storico evento musicale: “I Concerti dell’Ateneo Messinese”. Quest’anno, per l’Ateneo, sarà un traguardo storico. Infatti, dall’anno della fondazione dell’Università, si è a ben 500 eventi. Un evento importantissimo e da sempre amato, se paragonato alla precarietà di molte altre iniziative. Con orgoglio la comunità messinese, invece, lo celebra ed è ancora molto affezionata a questo importante evento.

I concerti dell’Ateneo Messinese/ Gli spettacoli

L’Ateneo messinese, nel corso del programma, proporrà una serie di eventi di alto livello artistico organizzati in 12 appuntamenti affidati a musicisti di fama internazionale.

Dopo anni di forzate restrizioni, finalmente la città di Messina è pronta a riabbracciare lo storico evento che accompagna la città e la cittadinanza da oltre trent’anni. Infatti, oltre ai concerti che si svolgeranno nell’Aula Magna, si terranno, come di consueto, due eventi. Il primo di apertura e l’ultimo, di chiusura, presso l’Auditorium Polifunzionale del Polo Papardo.

Si tratterà rispettivamente di una serata dedicata alle Canzoni dei mitici Anni ’60 il 2 febbraio e di un Gran Galà della Lirica, con la partecipazione di affermati cantanti che calcano abitualmente i palcoscenici dei più importanti Teatri d’Opera nazionali ed esteri, il 4 maggio.

Inoltre, oltre a questi appuntamenti, ci saranno anche due concerti che vedranno, per la prima volta nelle nostre programmazioni, nonostante i tanti anni di attività, un coro Gospel, il 23 febbraio ed un gruppo di Ottoni il 30 marzo.  F

ra gli appuntamenti ci sarà, anche, un omaggio ad Ennio Morricone, condotto dall’attore Bruno Gambarotta il 2 marzo.

Ateneo messinese
Fonte: freepiks.com

La possibilità di ottenere CFU

Si ricorda a tutti gli studenti UniMe che si tratta di un’iniziativa che permetterà anche il riconoscimento dei Crediti Formativi Universitari extra. Sarà sufficiente assistere ai concerti, per poter ottenere,  fino a un massimo di 3 CFU. Si ricorda, inoltre, che tutti gli spettacoli avranno inizio alle ore 21 e sono completamente gratuiti.

Per ulteriori informazioni clicca qui

Di seguito il programma completo di tutta la stagione.

Alex Rozzato

Maria Costa – ‘a Puitissa di Missina

«In Maria Costa la poesia nasce come bisogno di estrinsecare la propria esperienza, perché sia di giovamento a tutti lungo la strada comune, come modo di rivivere con sofferenza il dolore degli uomini. Una scrittura poetica la sua come apertura al dialogo, come fiducia nella forza della parola che scava in profondità senza infingimenti o compiacimenti. Ciò fa sì che nella poetessa di Case Basse la parola poetica si faccia di volta in volta senso ritrovato di un’umanità che non conosce limiti, partecipazione sofferta e silenziosa alle ragioni degli altri».

Giuseppe Cavarra

 

Maria Costa è ‘a Puitissa di Missina, simbolo, emblema e “faro” della cultura peloritana.

Sin da giovane si dedica alla poesia, facendosi portavoce della memoria collettiva di quella che era una Messina distrutta nel profondo dal terremoto.

Vita

Un’attività di famiglia

«Nascia on ribba o mari, in ta na spiaggia ricca»

racconta Maria, in un’intervista condotta da Mario Sergio Tedesco,

«unni me maci e me paci un facianu autru chi varari e tirari barchi».

Maria viene infatti al mondo nel borgo marinaro di Case Basse, nel villaggio Paradiso, il 15 dicembre 1926. La sua è una famiglia di pescatori e il padre possiede un barcone, con il quale tutti i giorni trasporta materiali da costruzione.

Maria trascorre la sua intera vita in riva al mare, con lo sguardo rivolto allo Stretto e alla costa calabra e qui trova il nutrimento della sua anima e, con la crescita, la sua musa.

La poetessa è la penultima di otto fratelli e l’unica figlia femmina. Cresce di fatto in un ambiente prettamente maschile e nella sua famiglia non si è mai parlato di uncinetto, di punto Norvegia, di punto palestrina, ma di monachette, bombressi, pappafichi e griselli.

Il padre, conosciuto come Don Placido, duranti i crudi inverni, raduna i figli davanti al braciere e racconta loro storie e storie: “è una fonte inesauribile” nonché suo maestro e ispirazione.

Maria è accorata, enfatica; la passione le arde negli occhi e vibra nella sua voce. D’altronde,

 

«Si vede che lo avevo nel DNA il pallino della poesia».

Gli esordi

Durante la Seconda Guerra Mondiale, tre dei suoi fratelli vengono chiamati alle armi e uno di questi, mobilitato a Taranto, non manca mai di spedirle il corriere: “Giornali che parlano di poesia”, a detta sua.

Maria, però, capisce ben presto che quello che legge non sono affatto le poesie che ricercava.

Quei giornali raccontano, in realtà, di imprese spacciate per vittorie, che, per Maria, non sono altro che sonore tumpulate e, soprattutto, non un qualcosa che il suo animo da picciridda possa sopportare.

In pena, è proprio qui che inizia a scrivere e non cesserà mai di farlo per il resto della sua vita.

 

Maria Costa
Maria Costa
Fonte: http://www.istitutoeuroarabo.it/DM/wp-content/uploads/2019/02/maria-costa-copertina.jpg

 

La poesia

L’eredità linguistica a cui attingere

Maria Costa scrive in dialetto e canta delle tradizioni, degli usi e dei costumi della sua terra.

Sviluppa, infatti, una duplice attitudine di poetessa popolare e di portatrice attiva di uno sterminato patrimonio di memorie orali.

La poetessa dello Stretto risulta inoltre essere l’ultima depositaria del messinese pre-terremoto, appreso da lei direttamente e mai abbandonato fino alla sua scomparsa.

Il suo lessico, di fatto, è diventato negli anni, oggetto di studio di linguisti, antropologi, studiosi di tradizioni marinare, dialettologi e storici della letteratura popolare. Ad esso si è attinto anche per la redazione del Vocabolario Siciliano, fondato da Giorgio Piccitto e diretto da Giovanni Tropea, edito a cura del Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani.

 

Le opere

Duranti i suoi quasi novant’anni di vita e di attività letteraria, Maria Costa pubblica vari volumi di poesie. Fra questi ricordiamo Farfalle serali, Mosaico, A prova ‘ill’ovu, Cavaddu ‘i coppi, Scinnenti e muntanti, Ventu cavalèri, Mari e maretta e Àbbiru maistru.

In essi, l’autrice si fa sirena e, con aria mistica, rievoca i miti e le leggende del Mediterraneo, come Fata Morgana e Colapesce.

 

Colapisci

Colapisci è uno dei componimenti più conosciuti e belli della produzione di Maria Costa. Anch’esso in dialetto, contiene espressioni idiomatiche che difficilmente possono essere tradotte. Con la sua interpretazione avvincente, viene sostenuta, durante un convegno svoltosi a Castelmola, la tesi contraria alla costruzione del ponte sullo Stretto.

Qui di seguito un estratto:

‘U Re ‘llampau e ‘n ‘coppu i maretta
‘i sgarru ci sfilau la vigghetta.

Giovi, Nettunu, dissi a vuci china,
quantu fu latra sta ributtatina.
Oh Colapisci, scinni lupu ‘i mari
e vidi si mi la poi tu truvari!
Era cumprimentu dà rigina,
l’haiu a malaggurio e ruina.

E Colapisci, nuncenti, figghiu miu,
‘a facci sa fici ianca dù spirìu
dicennu: Maistà gran dignitari
mi raccumannu sulu ‘o Diu dù mari.
e tempu nenti fici a gira e vota
scutuliau a cuta e a lena sciota
tagghiau ‘i centru e centru a testa sutta
e si ‘ndirizzau pà culonna rutta.

Ciccava Colapisci ‘i tutti i lati
cu di mani russi Lazzariati,
ciccau comu potti ‘ntò funnali
ma i boddira ‘nchianavanu ‘ncanali.
‘U mari avia ‘a facci ‘i viddi ramu
e allura ‘u Re ci fici ‘stu richiamu:
Colapisci chi fai, dimurasti?
e a vint’una i cavaddi foru all’asti.

E Cola cecca e cecca ‘ntà lu strittu
‘st ‘aneddu fattu, ‘ntà l’anticu Agittu.
Sò matri, mischinedda ancora ‘u chiama
cà mani a janga e ‘ncori ‘na lama.
Ma Colapisci cecca e cicchirà
st’aneddu d’oru pi l’atennità.

 

I riconoscimenti

Negli anni, Maria Costa ottiene numerosi riconoscimenti, nazionali e internazionali: i premi Vann’Antò, Lisicon, Bizzeffi, Tindari, Colapesce, Poesia da contatto, Montalbano, Maria Messina e ultimo, ma non per importanza, il prestigioso Ignazio Buttitta.

Inoltre, il suo nome è iscritto nel registro dei Tesori Umani Viventi dell’Unesco e la sua abitazione, dopo il 7 settembre 2016, data della sua morte, è una Casa Museo e sede del Centro Studi Maria Costa.

 

Case Basse, Maria Costa
Centro Studi Maria Costa a Case Basse. Fonte: https://www.mestyle.it/wp-content/uploads/2021/09/foto-copertina-1-1160×655.jpeg

 

Su di lei sono stati realizzati innumerevoli documentari, da parte di registi italiani, giapponesi, tedeschi, e francesi e altrettanti sono gli articoli, studi, tesi universitarie e iniziative editoriali a lei dedicati.

 

Valeria Vella

 

* articolo pubblicato all’interno dell’inserto Noi Magazine di Gazzetta del Sud il 02/02/2023

 

Fonti:

Maria Costa – Wikipedia

Maria Costa – YouTube

 

Sbocciano nuovi artisti: l’esibizione al Messina Music contest è un concerto di passione

Meritata vittoria al “Messina Music Contest” per i tre finalisti: Arianna Nicita (prima classificata); Laura Celi (seconda classificata) e il gruppo Taurus Void (terzi classificati). La sera del 20 gennaio al Palacultura di Messina si sono esibiti all’insegna della musica dieci giovani artisti locali (Domenico Ieni, Laura Celi, Ludovico Parisi, Giuseppe Lo Presti, Ester Falzea, Skilla, Arianna Nicita, Paolo Muscarà, Fabio Porcino, Alex Fazio) e due gruppi (“AstriOpposti” e “Taurus Void”). Un divertimento a cielo aperto tra balli, scene teatrali, performance, imitazioni, giochi e sorprese.

Presentatori, giurie e pubblico. Tutti i protagonisti della serata

All’evento hanno partecipato come ospiti speciali Annalaura Princiotto (cantautrice) con Giorgio Alberti (chitarrista), e una giuria che, attraverso la propria valutazione, ha determinato la classifica grazie alla quale vari artisti hanno ricevuto un premio, una targa o premi in palio da parte degli sponsor (Greengea, il Bho, MyLillo, La Pineta Sport Club e molti altri). La giuria era composta da Paride Acacia, Sarah Lanza, Teresa Impollonia, Floriana Sicari e Nino Pipitò. L’evento è stato organizzato dall’associazione Crescendo Incubatore insieme alla collaborazione dei ragazzi facenti parte della Testata Multimediale UniVersoMe. Sono stati quest’ultimi a intrattenere il pubblico del Palacultura rendendolo non spettatore passivo bensì parte integrante della serata. I presenti hanno cantato la prima strofa del brano “La canzone del sole” scritta da Lucio Battisti, risolto degli indovinelli, ed infine fatto da giuria esprimendo la propria preferenza attraverso un link indicato dai presentatori. La platea si è dimostrata molto interessata, concentrata, attenta e divertita, pronta a battere le mani e a incoraggiare gli artisti.

 

Le interviste di UVM ai ragazzi in gara

Il team della redazione UniVersoMe ha inoltre effettuato delle interviste agli artisti in gara, i quali si sono dimostrati cordiali e soddisfatti delle domande insolite e curiose.

Ai quesiti “se dovessi andare a Sanremo di chi vorresti fare la cover? e con chi vorresti fare il duetto? puoi farci una lista di almeno cinque persone famose che vorresti fra il pubblico ad un tuo concerto? una canzone che avresti voluto scrivere tu?” gli artisti si sono sbizzarriti con l’immaginazione.
Paolo: se dovesse andare a Sanremo vorrebbe fare la cover dei Stills o dei Pink Floyd e duettare con Andy Timmons. Le persone famose che vorrebbe a un suo concerto sono: il suo maestro di chitarra, David Gilmour, Andy Timmons, Stills e i suoi genitori. Mentre la canzone che avrebbe voluto comporre lui è “Il Testamento di Tito” di Fabrizio De Andrè;
Ludo: se dovesse andare a Sanremo vorrebbe fare la cover di Lazza e duettare con Laura Pausini. Le persone famose che vorrebbe a un suo concerto sono: Sfera Ebbasta, Marracash, Guè Pequeno, Eros Ramazzotti, Tha Supreme. Mentre la canzone che avrebbe voluto scrivere lui è “Niente canzoni d’amore” di Marracash. Afferma inoltre che il posto più bello in cui ha cantato è stato in Puglia, ad un contest precedente alla live di Salmo;
Domenico: se dovesse andare a Sanremo vorrebbe fare la cover al piano “You are the Reason” di Calum Scott e duettare con una voce femminile leggera per accompagnare il piano. Le persone famose che vorrebbe a un suo concerto sono la sua famiglia e i suoi amici. Ha composto due inediti, di cui uno intitolato “Leggerezza”, ispirato alla falsa sensazione della vita frivola ma altrettanto difficile;
Manuel: Se dovesse andare a Sanremo vorrebbe fare la cover di Nirvana e duettare con Michael Jackson. Le persone famose che vorrebbe a un suo concerto sono la sua famiglia, i suoi amici e Jimi Hendrix. Mentre la canzone che avrebbe voluto scrivere lui è “I Don’t Want to Miss a Thing” di Aerosmith. Il posto più bello in cui ha cantato è stato il Teatro ABC di Catania;
Antonella: se dovesse andare a Sanremo vorrebbe fare la cover dei Green Day e duettare con Chester Bennington. Le persone famose che vorrebbe a un suo concerto sono lo stesso Chester Bennington, oltre alla sua famiglia e ai suoi amici. La canzone che avrebbe voluto comporre lei è “Numb” dei Linkin Park. L’emozione più bella per Antonella è stata al Duomo di Messina mentre si esibiva con i Taurus Void.
Andrea: se dovesse andare a Sanremo vorrebbe fare la cover e cantare con Phil Collins. Le persone famose che vorrebbe al suo concerto sono ovviamente Phil Collins, ma anche Robert Plant, John bohnam, e Gianni Morandi. La canzone che avrebbe voluto comporre lui è “Every Breath You Take” dei The Police;
Gabriele: vorrebbe duettare con Salmo. Le persone famose che vorrebbe al suo concerto sono: Travis Barker, Peter Steele, Tony Iommi, Danny De Vito. La canzone che avrebbe voluto comporre lui è “Bleed” dei Meshuggah;
Annalaura e Giorgio: se dovessero andare a Sanremo vorrebbero fare la cover di Claudio Baglioni “Questo piccolo grande amore”. Annalaura vorrebbe duettare con Ultimo. Le persone famose che vorrebbe a un suo concerto sono: un produttore della Sony, Giovanni Caccamo, Guns N’ Roses, Claudio Baglioni e Laura Pausini. Giorgio come persone famose al suo concerto vorrebbe Slash, Guns N’ Roses, Laura Pausini, Prince. La canzone che Annalaura avrebbe voluto scrivere è “I just died in your arms” di Cutting Crew; invece Giorgio avrebbe voluto scrivere lui “November Rain” di Guns N’ Roses. Anche Annalaura afferma che il posto più bello in cui ha cantato è stato Sanremo mentre Giorgio presume Militello Rosmarino e Piazza Duomo di Acireale.
Infine per concludere l’intervista è stata fatta la fatidica domanda “Pensate che con l’evento di questa sera potreste essere di ispirazione ai ragazzi di oggi? Tutti gli artisti intervistati hanno affermato che il loro obiettivo è essere di ispirazione a tutti i giovani che si cimentano in questa arte, scoprire nuovi talenti e accendere passioni.

 

 

 

Formica Myriam

Calandra Giulia

Messina Music Contest: un’opportunità per le giovani promesse!

Si svolgerà a Messina presso il Palacultura, venerdì 20 gennaio dalle ore 21:00, il Messina Music Contest, un concorso musicale promosso dall’associazione giovanile Crescendo incubatore di idee composta da circa trenta ragazzi tra i 18 e i 24 anni. Essi sono stati già protagonisti in città organizzando, in collaborazione con l’Università degli studi di Messina, gli UniMe Games nel mese di ottobre. Il progetto, che è stato già lanciato sui social nel mese di novembre, si propone come un’occasione per i giovani artisti in gara di mettersi in mostra e la vincitrice o il vincitore avrà la possibilità di incidere un brano presso la sala di registrazione Atomizer Studio di Joe Nevix, dj e produttore messinese, e sarà intervistato in radio per UniVersoMe! Oltre alle esibizioni canore e musicali, ci sarà spazio per alcune forme di intrattenimento comico.

Gli artisti in gara e la giuria

In questa edizione del Messina Music Contest, saranno 12 gli artisti in gara, divisi tra cantanti, band e strumentisti:

Domenico Ieni
Gli AstriOpposti
Laura Celi
Ludò
I Taurus Void
Giuseppe Lo Presti
Ester Falzea
Skilla
Arianna Nicita
Paolo Muscarà
Fabio Porcino
Alex Fazio

A dar loro i voti sarà la giuria, composta da Floriana Sicari, soprano e docente di Arte scenica al Conservatorio di Messina “Arcangelo Corelli”; Paride Acacia e Sarah Lanza, docenti dell’Accademia “On-stage”; Nino Pipitò, DJ e producer, e Teresa Impollonia, direttrice di Radio Zenith Messina. Durante l’evento, gli artisti verranno intervistati da alcuni dei nostri collaboratori del giornale e della radio.

Da noi di UniVersoMe, un grosso in bocca al lupo a tutti i partecipanti!

 

          Federico Ferrara