Donne e lavoro: oltre la presenza, verso la valorizzazione

Antonella Sauta
ANTONELLA SAUTA
Cultura
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Non ovunque – e non per tutte – il lavoro rappresenta un traguardo di indipendenza realmente conquistato.

Oggi la domanda che ci poniamo non è più se le donne debbano lavorare: quella è una battaglia che, in molte parti del mondo, la storia ha già combattuto.
Piuttosto la domanda che merita voce è un’altra: il mondo del lavoro è davvero pronto a riconoscere e valorizzare il talento femminile?

Osservando la realtà, la risposta spesso vacilla: persistono ancora discriminazioni, mansplaining, leadership prevalentemente maschile. Segni radicati in un modello lavorativo nato in un’epoca in cui la presenza femminile era eccezione, non normalità.

Rivoluzioni simboliche e reali: il cammino delle donne verso la piena partecipazione

Per secoli la sfera domestica è stata considerata il “destino naturale” femminile.

L’industrializzazione aprì qualche timido spiraglio di accesso delle donne alla vita lavorativa, ma il vero punto di rottura arrivò con la tragedia collettiva della guerra. Con gli uomini al fronte, milioni di donne entrarono nelle fabbriche, negli ospedali, negli uffici. Non si trattò di una conquista ideologica, ma di una necessità storica – e proprio per questo fu irreversibile.

Una volta finito il conflitto, le donne avevano acquisito una nuova consapevolezza e non erano più disposte a rinunciare a quell’indipendenza faticosamente guadagnata.

Il secondo Novecento vide cambiamenti profondi: l’accesso all’istruzione superiore, i movimenti femministi, la conquista del voto. Si aprì lentamente una nuova fase in cui le donne occupano lo spazio che, ingiustamente, non era stato loro concesso.

Tuttavia, ogni conquista fu accompagnata da resistenze culturali: battute sul luogo di lavoro, dubbi sulle capacità intellettuali, pressione nella scelta tra famiglia e carriera, difficoltà ad accedere alle posizioni apicali.

In questo percorso collettivo emergono figure brillanti, simbolo di determinazione e guide del cambiamento. Donne che, spesso nel silenzio, non imposero la loro presenza, ma dimostrarono che il talento femminile non è eccezione. Sono numerosissime le storie di sfida dei pregiudizi, di abbattimento delle barriere culturali e di resistenza ad un sistema troppo poco inclusivo.

Disuguaglianza di genere nel mondo del lavoro
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Oggi: un divario che cambia forma, ma non scompare

Le lotte dell’ultimo secolo hanno raggiunto importanti traguardi. Tuttavia, il presente mostra i numeri di un divario che persiste: le donne hanno conquistato il diritto di esserci, ma non ancora la certezza di essere trattate con eguale dignità.

  • Secondo il World Economic Forum – Global Gender Gap Report 2024, il divario salariale medio tra uomini e donne si attesta intorno al 20%;
  • Solo il 27% dei ruoli di leadership nel mondo è occupato da donne. In italia, solo il 22% dei CEO è donna.
  • Le donne che operano nelle discipline STEM sono inferiori al 30% secondo il Women in Science Report 2023 dell’UNESCO.

Il lavoro è riconoscimento e possibilità. Ma il contesto lavorativo attuale porta avanti una struttura pensata da uomini per uomini. Dunque, non è sufficiente che le donne abbiano accesso a tale struttura, piuttosto vi è l’urgenza che questa venga interamente cambiata: si tratta di una lotta a un sistema antico che, ancora oggi, fatica a riconoscere pienamente il valore delle donne.

Young Women Empowerment Program
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Young Women Empowerment Program

In tal senso, risultano fondamentali progetti di sensibilizzazione e sviluppo come Young Women Empowerment Program, un programma di mentoring ideato dalla Fondazione Ortygia e rivolto alle studentesse di Laurea Magistrale in discipline economiche e STEM delle principali Università del Sud Italia. Tale iniziativa si pone l’obiettivo di sostenere il futuro lavorativo delle donne nel Mezzogiorno e orientare in modo consapevole le scelte accademiche e di carriera, attraverso un percorso dalla durata di sei mesi, utile per approfondire le tematiche della consapevolezza e delle ambizioni nel contesto lavorativo.

Si tratta, dunque, di un evento che non si limita ad incrementare la presenza femminile nel contesto lavorativo, ma mira ad offrire formazione, mentorship, programmi di leadership, affinché tale presenza sia solida, consapevole e incisiva, fornendo alle giovani donne strumenti pratici per navigare il mondo del lavoro contemporaneo, allineandone visione e ambizione.

Le conquiste raggiunte ad oggi sono notevoli, ma il traguardo è, purtroppo, ancora lontano.

Costruire equità significa immaginare un lavoro che non stupisce davanti alla competenza femminile, che non necessita spiegazioni o giustificazioni, che non sminuisce e non limita il talento.

Un mondo in cui l’indipendenza femminile non è un forzato atto eroico, ma un diritto naturale.