E se dicessimo Amore?

 

E se dicessimo Amore, voi a cosa pensereste?

 

“Brodu i ciceri”, vi risponderebbe la professoressa Latino, ex insegnante di latino (vedi tu la vita) del Seguenza, icona dell’ “amore non esiste, esistono i soldi da spendere per il divorzio”.

 

Però però però. Noi ci vogliamo credere ancora. Perché, spesso e volentieri è brodu i ciceri, ma, a volte, sorprendentemente, oltre ogni previsione, quasi mai, ESISTE DAVVERO.

 

E visto che a 24 anni ci sentiamo già abbastanza vecchie dentro, vogliamo ancora sognare insieme a voi. E visto che ancora non avevamo sputtanato quello che di più puro e bello la vita ci può dare, niente, abbiamo deciso di farlo.

 

E visto che io e lei ci vogliamo bene e ci facciamo prendere dalla malinconia, ecco qua. L’amore.

 

ECCO QUA I 15 TIPI DI AMORE CHE VI HANNO FATTO FARE TUTTO IL CALENDARIO IN 48 LINGUE CHE MANNAGGIA ALLA PUTTANA LO AMO LO ODIO MI AMMAZZO BRUCIO LA SUA MACCHINA ABBRACCIAMI TI AMO SONO DEPRESSO DI SERE NEREEEEE.

 

  1. Il primo amore

 

Eh beh, il primo amore, lo sappiamo tutti, “non si scorda mai”.

 

È quell’amore che vivi solitamente nella fase peggiore della tua vita: nono, non quella fatta di bollette da pagare e bambini da mantenere. Intendo quella fase della vita in cui il tuo più grande incubo sono brufoli bianchi sul volto e apparecchio ai denti stile robot futuristico.

 

Il primo amore è quello che ti fa scoprire il farfallìo nello stomaco, che ti fa credere che con un bacio tutti i pianeti possano magicamente allinearsi. È quello con il quale misurerete per tutta la vita i successivi amori pensando “non troverò mai più un amore cosi”

 

Ma è anche e soprattutto quello che ti delude, che ti ferisce e che ti farà smettere di credere che ci sia ancora una speranza.  ERGO: amate con cautela la prima volta. Però amate, che è bello eh. LE COSE DOLOROSE SONO SEMPRE BELLE.

 

  1. Il Rimpianto

 

Quando pensi che la tua vita è uno schifo e ti deprimi seguendo le tue Stars preferite su Instagram, ricorda una cosa: anche loro hanno il rimpianto di un amore. AH Sì. È un po’ come la tecnica di immaginare i professori che cagano mentre dai un esame: nessuno è immune.

 

Il rimpianto è quell’amore che, ahimè, si è concluso con il lieto fine sono nelle tue recondite fantasie (incluse quelle masturbatorie). Il tuo lui o lei è esistente, lo hai conosciuto, magari vi siete pure baciati… Ma niente. Niente. È finita, per giunta senza mai realmente iniziare. E, quasi sempre, senza un perché.

 

Eppure, cavolo, metteresti entrambe le mani sul fuoco riguardo al fatto che, CAVOLO, sareste stati PERFETTI. Tipo che tra 50 anni gli/le avresti cambiato il pannolone con piacere. Come lo sai? A pelle. Fin da subito. Fin dal primo momento.

 

Il Rimpianto è l’unico amore nella tua vita che ti farà accettare la frase QUELLO GIUSTO AL MOMENTO SBAGLIATO. #maiunagioiamancoapagarla

 

 

3.Amore a Distanza

 

Ecco, questo è un ottimo punto sul quale possiamo star qui a discutere animatamente per ore.

 

L’amore a distanza esiste? Non esiste? Prima o poi finisce? Può durare? Sono corna assicurate? Ragioniamo insieme. (Se non siete d’accordo col ragionamento fatemi sapere tramite commento che vi costringo a sposare un Messicano)

 

Allora. Dicevamo. Amore a distanza. Nella peggiore delle ipotesi la lontananza è forzata (es. questioni lavorative) ed avviene in un momento in cui il rapporto ha alle sue spalle solide basi. Doloroso, ma con qualche possibilità di riuscita.

 

Nella seconda ipotesi l’allontanamento è volontario, ESEMPIO: VADO IN ERASMUS. Dov’è che vai brutto figlio di buona donna santa madre resta qui sposami adesso o ti stacco la testa e me la mangio a morsi. Rischioso. Parecchio rischioso.

 

In ultimo ci sono i rapporti che fin da principio ammettono la condizione di lontananza. Ma io dico, ma siete matti? MOGLI E BUOI DEI PAESI TUOI ragazzi, mi raccomando. Ve lo dice una che LO SA.

 

  1. Amore Selvaggio

 

Questo bisogna viverlo almeno una volta nella vita. O forse no: poi tutti gli altri sembrano COSì NOIOSI.

 

L’amore selvaggio è basato principalmente sul sesso. EH VABBE’, mica possiamo censurarlo. Non sai come, ti ritrovi sul lampadario vestito da Tarzan e lei da Jane che state facendo cose che DIO SPERIAMO CHE NON ESISTI SENNO’ SAI CHE VERGOGNA.

 

Che poi, non è che sei mai stata una persona con chissà che velleità porno. Anzi: sei più il tipo che tiene gli occhi chiusi e sta in silenzio per vergogna, possibilmente alla missionaria.

 

Cosa è successo? Perché ora mi ritrovo a farlo più spesso in luoghi pubblici/ mascherato da zorro/ con uso e consumo di alimenti vari? Non c’è risposta. Ma bisogna approfittarne finché si può. Di sicuro, è uno degli amori più divertenti e rilassanti IN ASSOLUTO, CAZZO.

 

  1. Amore Geloso

 

Bene. Questa è una delle categorie decisamente peggiori. L’amore geloso è un incubo.

 

Sisi, lo so che esiste la gelosia sana, che se ami qualcuno devi esserne un po’ geloso e bla bla bla, che quando ti chiedono “ma tu sei geloso?” rispondi “No vabbè ma il giusto ci sta” e poi metal detector, controlli spasmodici ai like sotto ai post, microspie dentro la macchina, abolizione dall’armadio di tutti i vestiti che lasciano scoperti lembi di pelle nuda.

 

MA IL GIUSTO COSA? MA IL SENSO DELLA MISURA CHE? Io pensavo di aver trovato un fidanzato non una guardia del corpo isterica santo cielo. Calma e sangue freddo. Possiamo amarci anche senza tutti questi “piccoli accorgimenti” GIURO.

 

  1. Se voi peddiri l’amico…

 

… o si marito o si fa zito. Da che siete culo e camicia, a che ARRIVEDERCI E GRAZIE.

 

Che poi lo sappiamo: tira più un pelo di figa che un carro di buoi, è il principe azzurro, due cuori e una capanna (menza, possibilmente al caffè). Però che cavolo. NON È GIUSTO.

 

Questo amore causa un’amnesia: il tuo amico si scorda di te e di tutti gli altri, si scorda dei parenti, si scorda dell’università, si scorda persino del suo gatto o cane (eddai, come fai a scordarti della tua dolcissima palla di pelo?).

 

Entra in una dimensione nuova, fatta solo di lei e lui, lui e lei, bolle di sapone, unicorni, felicità, i messaggini del buongiorno e della buonanotte, le pomiciate SEMPRE A QUALUNQUE ORA E LUOGO.

 

Tra l’altro, è assolutamente SOCIAL: profilo in comune o chiudi per sempre Facebook perché esisto solo io (un po’ egoista, no?), mettiamo sempre foto insieme, diciamo sempre che siamo insieme, intasiamo TUTTO E TUTTI, fuori tutto è magnifico ma tu un po’ di più E ALLORA SCRIVIAMOLO SU INSTAGRAM 5903 VOLTE AL MINUTO, Fedez e Chiara levatevi che io chiamo il mio amore GNOCCOLO, anche nella foto che pubblico da solo/a metto riferimenti a caso e da diabete per te, ANGELO MIO CHE TI PENSO SEMPRE CAZZO.

 

Il problema non è che si è felici e contenti. Il problema è quando si diventa infelici e scontenti, la bolla si rompe, l’unicorno muore e ti ritrovi solo, anche il tuo gatto si è trovato un nuovo padroncino da amare. Tiè.

 

  1. Amore LGBTA

 

Love is love. Lo sappiamo bene e lo sappiamo tutti. Dunque dunque dunque forse è proprio l’amore a renderci tutti, indistintamente uguali.

 

Lo stesso amore che ci rende cechi, sognanti, con la testa fra le nuvole. Quindi, io mi chiedo no? CHE VE FREGA A VOI DE CHI SI INNAMORA LA GENTE? Certo magari è proprio di te che stai leggendo che la gente se innamora perché sei bello, bello impossibile con gli occhi neri e il tuo sapor mediorientale. Ok. Mi sono persa.

 

 L’amore è amore, e non può essere diverso. È più complesso, questo sì, perché oltre a dover mandare avanti una normalissima relazione (e si sa che ogni relazione ha le sue croci) c’è bisogno di combattere con l’universo intero per potersi amare in pace. VIVI E LASCIA VIVERE. Brutto testa di Caprone.

 

  1. Young, Wild e FREE

 

“Io non voglio legami seri, voglio essere libero”

“Amore, stai intaccando la mia libertà”

 

Ma LIBERO cosa? Ma che siamo a WOODSTOCK?

 

Allora, parliamo del concetto di libertà in una coppia: la libertà intesa come libertà di espressione, l’essere indipendenti l’uno dall’altra, due individui che liberamente accrescono sé stessi stando insieme, completandosi, rispettando l’uno i gusti e i bisogni dell’altra e viceversa… ok.

 

Libertà intesa come puccio il biscotto nel latte di un’altra, siete dei cazzo di idioti. Allora, se vuoi rimanere libero e continuare a fare sesso promiscuo te ne stai solo e non intrappoli me.

 

L’amore libero, detto anche l’amore IMBROGLIONE, è una scusa di quelli che “ci stiamo solo frequentando” anche se sono passati 22 anni e abbiamo 3 figli, di quelli che vogliono la scusa facile per fare il cavolo che gli pare e piace, di quelli a cui fai comodo ma non troppo. Dei codardi che non hanno voglia di impegnarsi seriamente e, allo stesso tempo, non vogliono stare soli. Insomma, uomo o donna, SCAPPA IL PIU’ LONTANO CHE PUOI.

 

Anche perché, sennò, vi ritroverete come dei…

 

 

  1. Cervi a primavera

 

No ma voi siete troppo simpatici, , tenerelli. Vi vorrei coccolare.

 

Se stai leggendo questo pezzo ed hai cornificato qualcuno SEI UNA BRUTTA PERSONA. Se invece stai leggendo questo articolo e porti, con onore, il peso di un bel paio di corna: APPLAUSI. SOLO APPLAUSI.

 

Oh ragà, non è mica facile passare sotto tutte le porte con due protuberanze stile renna di Babbo Natale. Scherzi a parte, io capisco tutto, ma cornuti e contenti perché? Se siete stati traditi dalla stessa persona innumerevoli volte, ma vi ostinate a perdonare perché “stavolta è cambiato” SMETTETELA SUBITO. Chi nasce tondo non muore quadrato, chi nasce cervo muore ammazzato (proverbio cinese inventato seduta stante).

 

 10. Impossible is Nothing

 

MA QUANNU MAI. Niente è impossibile è una gran perculata: molti amori lo sono. E NO, tu che ci stai leggendo immaginando l’oggetto dei tuoi desideri e pensando che sì, un giorno ci riuscirai, NON È VERO NON STARETE MAI INSIEME.

 

Gli amori impossibili… Che tragedia. Piaga sociale. Lacrime e dolore. Gli amori impossibili sono così veri… E fanno male male male male. E sono, chiaramente, a senso unico. A volte, l’altra persona, nemmeno lo sa di quanto possa essere amata.

 

Dopotutto, se non fosse per gli amori impossibili, non sarebbero nati le più belle canzoni d’amore, i più grandi romanzi, la friendzone.

 

Qualsiasi sia il motivo che rende un amore impossibile, tu che ami: dillo. Metti fine alle tue pene. Diglielo, fatti uccidere e bon. Tante care cose.

 

 

  1. Amore Malato

 

Ah gli amori malati, dannati insensati, incompresi. Maledetti amori che non sai nemmeno se definirli tali, talmente sono tormentati e strazianti.

 

Sono quelle relazioni in cui il tira e molla è uno stile di vita. Stiamo insieme? Sì ma non troppo, sì ma non del tutto. Forse è meglio non vedersi più. No, ma non posso stare senza di te.

 

Dio Santo, Tiziano aveva detto che L’AMORE È UNA COSA SEMPLICE.. Ma vaffanculo Tizià che sta storia m’è costata dodici mila euro de psicanalisi e 10 anni de salute. TE SALUTO.

 

  1. Il Grande Amore

 

Chi è il Grande Amore? Il Grande amore è quel nome che vi è passato per la mente nell’attimo in cui avete letto queste due parole scorrendo questo articolo nel vostro smartphone.

 

Ci stai insieme, o magari no. Magari sei single, magari sei fidanzato, magari non lo vedi da una vita o la hai incrociato per strada ieri. Magari si è rifatto una vita lui, entrambi, nessuno. Poco importa. Quando leggerai o parlerai del Grande Amore, ti verrà in mente solo e soltanto lui.

 

E non importa se ami qualcun altro, non significa che quell’amore non è vero. Non importa se con Il Grande Amore ti sei lasciato anni fa, o se avrai la fortuna di sposartelo e di rimanere con lui per sempre.

 

Sul Grande Amore non si può scherzare. È quella persona che, in 60 anni o 6 giorni, ti ha insegnato che l’amore esiste ed è bello.

 

  1. L’Amore Nonnico

 

(…. nananana musica malinconica di sottofondo)

 

Eh beh, più di mamma e papà, più di marito o moglie, più di chiunque altro sulla faccia della terra possa dichiararvi amore eterno, il loro amore, quello dei nostri cari vecchi nonnini, è forse quello più autentico e puro.

 

E lo capisci subito: da quando sei bambino e “nonni” vuol dire sempre qualcosa che mamma ti proibisce di mangiare, o una banconota da 50euro per comprare il gelato, una passeggiata al parco, una bella teglia di lasagne profumate o la scatola di biscotti piena di robe per il cucito.

 

Forse è vero, “i nonni sono quelli che ti amano più intensamente, perché sanno di avere meno tempo a disposizione”. Una cosa è certa, sull’amore dei vostri nonni potrete sempre contare.

 

A meno che non siano dei vecchi inviperiti dai mali della vita che odiano tutti solo perché respirano la loro stessa aria. Esistono sì, esistono.

 

  1. L’Amore Intimo

 

È quell’amore che passa inosservato. Quasi nessuno sa che quelle due persone stanno insieme, non si vedono spesso in giro, condividono le cose tra loro e non sui social.

 

Insomma SI FANNO I CAZZI LORO. E, con ogni probabilità, camperanno e staranno insieme 100 anni.

 

E poi, volete mettere? Mica per stare bene e divertirsi bisogna andare sempre a ballare al blinco blanco. Anche magiare puppette ‘nta seggia, o sul divano, con la persona che ami mentre vi ammazzate dal ridere per una stronzata detta tra voi con la tv che va’ per i fatti suoi, non è proprio male.

 

Niè, l’amore intimo e riservato è il top del top. 80 punti Grifondoro, coppa delle case.

 

 

  1. L’ultimo Amore

 

Se il primo è quello che non si scorda mai, l’ultimo è di sicuro quello che dura per sempre. Ma siamo sicuri vero? Per sempre per sempre? Sì amore, non mi importa di essere il primo, ma l’unico.

 

Okok. Tutto molto bello. L’ultimo amore è quello sul quale hai scommesso. ORA. Sì, perché chi può darci la certezza che quello che stiamo vivendo sia proprio l’ultimo amore che vivremo nella vita? E, allora, vivete ogni amore come se fosse l’ultimo che possiate vivere.

 

Solo così ogni relazione sarà speciale. E se vi lascia lo sai che si fa? Trovi un altro più bello e l’ultimo CHISSA’ CHI SARA’..

 

Elena Anna Andronico (Il Rimpianto)

 

Vanessa Munaò (L’amore Intimo)

When you are too blessed to be stressed

Caro lettore

Ti immagino mentre, annoiato, forse stanco, leggi queste parole. Siamo già a Giugno, lo so bene – io, come te tra l’altro, mi ritrovo ad essere naufraga tra libri e dispense varie… eppure vorrei che anche tu capissi la bellezza del momento presente. Sì, hai letto proprio bene: c’è scritto bellezza!

Ma come, starai pensando, cosa c’è di bello nell’alzarsi la mattina con le idee ancora una volta confuse, magari, proprio su quel concetto che pensavi di aver capito e di poter archiviare tra le nozioni assimilate e metabolizzate definitivamente? Cosa c’è di bello nel ritrovarsi il cellulare intasato di messaggi da parte dei tuoi carissimi e fedeli compagni di corso che come te, sono alla ricerca della “versione ufficiale” su un determinato argomento e  cominciano a confrontarsi ed interrogarsi e confondersi e confonderti, facendo venire l’ansia persino alle tue ansie? Cosa c’è di bello nel vedere il sole splendente fuori dalla finestra, in un cielo azzurrissimo che si confonde con il mare all’orizzonte, mentre tu sai di dover stare seduto alla tua (rigorosamente scomoda) sedia di legno, ma soprattutto, sai di dover rimanere concentrato, altrimenti è la fine. Cosa c’è di bello in tutto questo, ti chiedi.

Eh, apparentemente ben poco: siamo giovani, arriva la bella stagione, gli aeroporti pullulano di gente più del solito, le spiagge si riempiono, le città si svuotano, tutto il mondo è in movimento, mentre tu, tu sai di dover stare fermo. Infatti studiare è un tuo dovere, tutti quanti hanno scommesso su di te, la tua famiglia, i tuoi amici, magari anche i tuoi vicini di casa, si aspettano di vederti con quella corona d’alloro a cingerti il capo, mentre un sorriso ineffabile ti piega il volto.

Potrei dirti che questo pensiero sia sufficiente a tirarti su e darti la forza, la volontà di continuare, ma non sarebbe completamente vero. Certo, avere uno sguardo positivo sui tempi a venire, può essere fonte di coraggio, ma siamo uomini ed abbiamo sempre bisogno di concretezza, di speranze tangibili che possano raggiungerci adesso, nel presente e stringerci forte, forte per abilitarci ad affrontare ogni giorno sempre con rinnovato entusiasmo.

Allora, caro lettore, pensa al giorno, in cui mettesti piede per la prima volta in facoltà, alle prime persone incontrate, le prime parole pronunciate dai professori, quella luce particolare che hai colto nello sguardo di tutti gli altri, felici come te di intraprendere questo nuovo percorso, magari lungo ed arduo, ma al contempo, l’unico che sembra essere stato pensato solo per te, l’unico in cui ti senti,  di esame in esame, sempre al tuo posto – nonostante la stanchezza e la quotidianità. E pensa a quanto dovresti essere grato per questa opportunità unica, di poter studiare cioè, quello che hai sempre desiderato, quando magari, nel modo, questa possibilità non è concessa a tutti. Quando senti, tra una pausa ed un’altra, dell’ennesimo attentato causato da folli integralisti islamici che al suon spietato di “Allah Akbar”, continuano a spezzare vite innocenti senza pietà e ringrazi che questa sorte non sia toccata anche a te, ringrazi di avere ancora tempo. Caro lettore, pensa alla generazione dei tuoi nonni che esattamente alla tua stessa età è stata costretta ad abbandonare sogni e speranze per essere coinvolta in una folle, quanto inutile guerra senza vinti, né vincitori; pensa all’umanità tutta, sofferente, in questo “nuovo” mondo che abbiamo creato ed a tutte quelle storie di vite meravigliose spese al servizio dei più indifesi ed emarginati.. storie di cui probabilmente non ne avrai mai contezza perché il bene fa sempre meno scalpore del male.

Renditi conto che quello che sei chiamato a fare, adesso, in questo preciso momento della tua esistenza, in cui ti sono richiesti tanti sacrifici, è sì, la parte più importante che potrà determinare chi sarai in un domani non troppo lontano, ma, non coincide affatto con quella che definiremmo una condizione disperata! Renditi conto che l’hashtag “MaiNaGioia”, proprio non s’addice alla tua situazione; ché prendere sul serio gli studi, senza lagnarti, è proprio il minimo che tu possa fare portando così una pietra al cantiere per la realizzazione di una società migliore, più sana. E’ necessaria l’opera di tutti, anche la tua, affinché il mondo possa raggiungere il suo destino, la sua destinazione.

Allora non è dello studio, degli esami che dovresti preoccuparti, caro lettore, ma del tuo atteggiamento dinnanzi ad essi.

 

Ivana Bringheli

Il Signore degli Anelli: La compagnia dello Studente

 

Rappresentazione di un Professore e un Segretario all’inizio di ogni nuovo anno accademico

Avete presente l’Italiano Medio? Quello che preferisce la margherita piuttosto che la capricciosa, quello che tifa Juve anziché Inter, quello che beve il vino rosso invece del bianco.

ECCO.

Immaginate ora l’Italiano NERD Medio. Ognuno di voi ne conosce uno, ognuno di voi lo è stato nell’arco della propria vita, anche se solo per i 30 minuti davanti a BIM BUM BAM.

Il Nerd preferisce i Pokemon ai Digimon, o One Piece a Dragon Ball. Il Nerd si azzuffa se dici WITCH piuttosto che WINX, FINAL FANTASY piuttosto che KINGDOM HEARTS o ZELDA. Le uniche cose che abbiamo in comune con l’essere umano medio è IL VINO (rosso, bianco, tavernello, basta che ci faccia dimenticare per 3 orette delle nostre futili vite).

DUNQUE. Tutto questo per dirvi cosa?! Che non sapevamo di cosa cazzo scrivere e ci siamo inventate tutto questo per confondervi.  SCHERZO.

Tutto questo per dirvi che, ogni Nerd che si rispetti, amante di Harry Potter, avrà un arcinemico che gli dirà ‘’VUOI METTERE CON IL SIGNORE DEGLI ANELLI?!’’. E, ALLORA, se il nostro HARRY POTTER (cioè, ma voi pensate a quel povero cristo del professore Silente, quante volte al giorno ha pensato ”DITEMI CHE NON E’ VERO” di fronte alla boiate del maghetto) doveva affrontare le segreterie, i professori e, per giunta, VOLDERMORT…

FRODO COSA MAI DOVRA’ FARE? Non c’è Avada Kedavra che tenga. FRODO dovrà affrontare proprio te. TE che ci leggi da anni; TE che abbiamo vendicato per anni; TE che ora tocca A TE.

FRODO è il professore/ segretario/ tizio x che per sbaglio si è azzardato ad entrare al rettorato e che si trova davanti al più infimo, infame, infingardo (ma che ne so, l’ho messa la sul momento) cattivo della storia: LO STUDENTE.

Ah sì. Perché ognuno di noi custodisce un’anima malvagia, la più malvagia di tutti.

Ed ora, alla stregua della laurea è forse il caso di ammettere quanto POSSIAMO ESSERE ROMPI COGLIONI. Non tanto per fare likeS e followed e CONDIVIDETION. Quanto meno per un po’ di karma positivo, che non guasta mai.

N.B: Ovviamente, le persone vittime dei nostri squilibri ormonali e mentali sarebbero molte di più. Ci tocca stringere il campo poiché A) non vogliamo essere lapidate come Maddalena, B) NON POSSIAMO DI CERTO SCRIVERE LA DIVINA COMMEDIA. Grazie per l’attenzione.

  • I PROFESSORI

‘’Ma chi ci ficiru a sti figghi propia non sa capisce’’

È questa la frase che è stata per me spunto di riflessione. Detta da un professoretto buono, di quelli mezzi ciechi e mezzi nonni (nulla contro i ciechi e contro i nonni, solo che i miei nonni erano mezzi ciechi e quindi… niente la smetto), che stanno ancora là a fare esami e tu non capisci secondo quale articolo della legge italiana a 92 anni possono ancora essere in carica.

In realtà non lo sono, però dai, touché, ci tengono. CAPITE CI TENGONO A NOI. CI TENGONO AD INSEGNARE. GIURO.

E non deve essere facile. Cioè, una classe composta da 80, 90 alunni da tenere a bada. Con le urla:’’ MA CHE SIETE ANCORA A SCUOLA’’. SI’, PROF, SI’. FINCHE’ CI TIENI SEDUTI IN UN AULA SI CHIACCHIERA, SI FANNO I BIGLIETTINI E SI SMUTANDANO I COMPAGNI.

E noi lo capiamo. Giurin giurello. Però CAZZO PURE NOI. A 24 anni suonati, un po’ di dignità. Va bene che torniamo a casa e ‘’Mammiiiiiiina’’, ma dovremmo pur essere capaci di stare seduti in silenzio. O di stare seduti in silenzio a concentrarci su quelle cavolo di slide, piuttosto che giocare a FARMVILLE. O arrivare alle 9 invece che alle 10. Quello si sente l’ultimo scopino di turno. DAJE RIGA’, MA PERCHE’?

Sapete cosa altro non sappiamo fare? Vestirci adeguatamente. Mia madre potrebbe scriverci un trattato. Ci sono state sessioni d’esami in cui ho visto professori trasformarsi in MOJO JOJO (per chi non lo sapesse, mojo jojo è la scimmia delle superchicche con il cervello fuori dalla testa e un caschetto trasparente per proteggerlo dalle intemperie) perché ci si è presentati in infradito, costume lungo e camicia bianca.

MA SEI SCEMO. VEDI CHE TE LE GUARDA LE GAMBE RINCOGLIONITO. NON È CHE LE TUE GAMBE SONO VISIBILI SOLO AD ALCUNI ESSERI.

Altra cosa per farli incazzare come bestie? Presentarsi agli esami e, dopo un corso a ciclo unico di OTTO ANNI, dire che 2+2 fa 5. Li manda fuori di testa. Iniziano con il lancio del libretto, della scrivania, si lanciano loro stessi fuori dalla finestra.

Ok, sono un poco esagerati. Però pure noi… Potremmo anche solo ripassare le basi prima di buttarci kamikaze e rischiare un collasso polmonare di questi poveretti.

E, a proposito di esami, altra cosa indegna: guardarli con aria di sfida. NO. A parte l’aneurisma che li fa morire dissanguati, hanno loro il coltello dalla parte del manico. Ma noi no, come Icaro che appi a volare per forza accanto il sole, dobbiamo guardarli come se avessero loro torto e noi ragione. E via di vene pulsanti sulle tempie.

Cioè, dai. Noi facciamo le vittime addolorate martiri del sistema. Ma sono quasi sicura che i professori non sono tanto contenti nel vedere le nostre facce di merda da viziati so tutto io, sempre in giro.

Dai, non è vero che siete così stronzi. Vabbè, questa è una paraculata. SIETE STRONZI. Anche noi lo siamo. Facciamo un patto: noi non andiamo in giro a dire che, a parte stronzi, siete strabici, puzzate, non fate zum zum da 2940 anni, se voi provate l’accenno di un sorriso. Ok?

DAI PROF X CHE STAI LEGGENDO, le vogliamo bene.

(già che sono qui, MAGNIFICO SUPER RETTORE, lei è u megghiu, caso mai pensasse che l’abbiamo dimenticata)

 

  • I SEGRETARI

 

Ci siamo riuscite, in queste ultime settimane abbiamo preso contatti con la CIA e ci siamo arruolate; e dopo aver condotto un lungo e rigido addestramento ed aver imparato la meticolosa arte del camuffamento, siamo scesi in mezzo a loro e li abbiamo studiati, scoprendo dure realtà delle quali non potevamo che mettervi al corrente: ANCHE I SEGRETARI SONO ESSERI UMANI e anche i segretari hanno un cuore. Sisi, un cuore pulsante. Non ve lo aspettavate vero? Anche io sono ancora turbata, prendetevi il giusto tempo per metabolizzare dai.

Avete fatto? No, perché potreste sentirvi ulteriormente turbati dal fatto che respirino, mangino, camminino e imprechino proprio come noi per la finale di champions persa dalla Juve o il doloroso tradimento di Donnarumma ai danni del Milan (scusate ma sono questi i topic del mese suggeritimi da Facebook)

Ma non è questa la scoperta che più di tutte ci ha fatto “rizzare le canne” (a pagina 777 del vocabolario di Giostra troverete la definizione esatta).

Dopo aver visionato le segretissime registrazioni video realizzate grazie alla collaborazione coi nostri simpatici amici immaginari della CIA ,(ok, forse mi sto inventando una storia troppo complessa da mandare avanti…) abbiamo scoperto una amara verità:

Ma che cazzo ci passa per la testa a noi studentelli disperati ed esauriti che non siamo altro? E’ vero, il fatto di avere gli ormoni impazziti non ci aiuta; siamo euforici ed estremamente drammatici di fronte a qualsiasi ostacolo. Piangiamo davanti ai drammi di Grey’s Anatomy e poi malediciamo la vecchia col parkinson che non parte al semaforo. Che creature disadatte e squilibrate, insane di mente siamo diventate dentro questa Università?

Dai che è vero, con un po’ di autocritica ci riuscirete anche voi ad ammetterlo: le nostre vittime preferite sono forse proprio i segretari. Sfogo di qualsiasi frustrazione universitaria e non (qualcuno riversa agli sportelli di piazza Antonello anche i suoi problemini con le droghe leggere)

Altro che sedute dallo psicologo, i segretari ricevono lunedì, mercoledì e venerdì dalle 8.30 alle 12.30 ed il martedì e il giovedì dalle 14.30 alle 16.00 e non dovete pagare la consulenza eh, è tutto compreso nel Mav di iscrizione. Quindi, caro studentello esaurito che non sai dove sbattere la testa perché pensi che a dividere te dalla laurea ci siano i bollini rossi di esse3 che non si accendono e i telefoni della segreteria che non smettono di squillare a vuoto, fermati e pensa: (Innanzitutto che fra te e la laurea c’è solo la tua voglia di andare al mare, e poi che i telefoni in questione potrebbero essere guasti, CHE NE SAI?) Di fronte a te potrebbe esserci una segretaria col ciclo ed un segretario con le emorroidi: Sii gentile, SEMPRE.

Siamo qui dunque, per fare un mea culpa. Forza, tutti in piedi, mano destra sul petto e recitiamo in coro: “Per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa” (Papa Francesco si scherza eh…) da domani ci impegniamo anche noi a mandare giù una bustina di Gaviscon.

 

Ebbene sì, anche il momento di addossarci qualche responsabilità doveva arrivare. In fin dei conti nessuno è perfetto (tranne Brad Pitt, lui si che è perfetto) e noi, che personalmente, siamo alla chiusura di uno dei capitoli più travagliati e faticosi della nostra vita ci siamo dette che sarebbe stato troppo facile uscire di scena senza guardarci allo specchio. Che poi, siamo pure carine, lasciateci pavoneggiare un attimo.

Okok, mi rifocalizzo sulla conclusione di questo articolo: ci sono momenti, nella vita, in cui a volte, solo per un attimo, bisogna essere così intelligenti da guardare oltre a chi ci è di fronte. E no, non stiamo facendovi la predichella giusto noi che siamo due bulle di periferia. Vogliamo solo dire, a tutti i nostri amici lettori: studenti, professori, segretari, dirigenti, direttori e direttori senza “di” quindi rettori (che freddura…) che al di là di ruoli, di contesti, di cariche, e di “gerarchie”, siamo tutti tasselli di un grande, e a volte confuso, mosaico: L’UniMe.

Elena Anna Andronico, matricola 426981

Vanessa Munaò, matricola 447282

A Famigghia è a Famigghia (c’è poco da fare)

La amiamo, la odiamo, non la sopportiamo, torniamo indietro con la coda tra le gambe. La famiglia di certo non te la scegli (Mamma, ti amo più di ogni cosa al mondo ma se avessi potuto avere come padre BILL GATES non sarebbe stato male), eppure è sempre là per te.

‘’Piccola e disastrata’’, diceva Stich (se non sapete chi è, faccia al muro); ognuna fatta a modo proprio, con le proprie regole, ossessioni, modi di colloquiare, urla.

Ma, dai che è così, è sempre là. CAZZO, sempre. Ed è l’unico posto dove, dall’inizio alla fine, anche se non si viene capiti… Si viene accettati.

Perché Ohana significa famiglia. E famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato.

 

E NOI VI ABBIAMO SGAMATI, UNA DI QUESTE È LA VOSTRA, LATELMENTE IMBARAZZANTE, FAMIGGGGGHIA.

 

1) Quelli del Mulino Bianco

Tutto parte più o meno da lì, da quando al catechismo ci hanno insegnato che in principio sono stati creati Adamo ed Eva; l’uomo e la donna che si riproducono e danno vita a Caino e Abele. Una bella famigliola felice insomma (certo fino a quando poi Caino accoltellò Abele, ma questa è un’altra storia…)

La famiglia tradizionale è sostanzialmente semplice: ci sono mamma e papà e, quasi sempre, una coppia di figli maschio-femmina. Perché si sa: “Abbiamo fatto il maschietto, ora facciamo la femminuccia e siamo al completo” come se il tutto fosse un’ordinazione Amazon con comprese le spese di spedizione.

“Ah, e dopo prendiamo pure un cane che con l’acquisto della femminuccia ci fanno il 30%”

La famiglia del mulino bianco è il paradiso. Tutti amano tutti e i ruoli sono ben definiti. Il papi porta a casa la pagnotta, mami tiene a bada gli equilibri e raccoglie i calzini sporchi da terra, i pargoletti hanno il solo compito di studiare e portare a casa pagelle degne dei migliori college americani per mantenere alto in buon nome della famiglia.

Si fa tutto insieme: le gite in barca, le passeggiate in montagna, le cene di famiglia e le riunioni straordinarie per fare il punto della situazione ed aggiornarsi sull’andamento delle dinamiche familiari.

“Dove c’è Barilla, c’è casa”… o forse sarebbe meglio dire: “Rooossitaaaa, ma quanto è bello il nostro mulino… bianco?!”

 

 2)  Aggiungi un posto a tavola

In queste famiglie non si capisce niente. Sono difficili da spiegare, i componenti stessi hanno difficoltà, tant’è che si riduce tutto in un ‘’è mio cugino/ zio/ padre/ madre’’. E poi devi stare là a spiegare come mai il padre moro alto e di nome Nicola, si è trasformato in biondo e con gli occhi azzurri e si chiama Nunzio.

Bel dilemma.

Allora, vi spiego. Queste famiglie nascono, per sfortuna o per fortuna, da un divorzio. E poi, Mamma e Papà, si sposano rispettivamente con altri due Mamma e Papà NUOVI e quindi da che sei figlia unica a che hai 55 fratelli, 30 sorelle, 294 zii e zie, 93 nonni e nonne e 292402 cugini.

E poi ci sono quelle che Mamma e Papà Nuovi, cioè dopo che si sono lasciati con i VECCHI, figliano come conigli in calore e poi si lasciano e incontrano Mamma e Papà nuovi bis e quindi hai 8 padri 8 madri e non capisci più di chi cazzo sei figlio, ma va bene così perché dai con le paghette settimanali OTTUPLE.

“Sai cosa c’è, c’è un mondo nuovo qui che aspetta solo noi, adesso che ci siete voi… in tanti si sta bene!”

E, santi Cesaroni, siete diventati il riassunto perfetto per cercare di spiegare tale confusione: ‘’HAI PRESENTE I CESARONI? ECCO, CASA MIA È UN PO’ COSI’’’, arrivederci e grazie.

 

3) 44 gatti in fila per 3 col resto di 2

Eh beh, che non le consideriamo famiglie? Lo scenario è il seguente: una zia, spesso anziana e chiaramente zitella da una vita, restìa a qualsiasi legame interpersonale con la specie umana.

Si dai, lo so che voi giovani donzelle sulla ventina starete pensando “presto anch’io sarò una vecchia zitella rimbambita e senza speranze” ma sappiatelo, care ragazze, che per dar corpo alla vostra idea di famigliola felice dovrete chiaramente possedere DEI GATTI.

No, non sto parlando di uno, due o tre micetti coccolosi da lasciare sull’uscio di casa solo per dargli ogni tanto qualche avanzo da mangiare. Sto chiaramente parlando di avere letteralmente QUARANTAQUATTRO gatti, coi quali parlare, mangiare, dormire, dialogare sui drammi esistenziali dell’universo in un linguaggio misto fra quello umano e quello delle fusa animalesche.

Avete presente “Sepolti in casa” su Real Time? Io questo genere di famigliola la immagino così: un ammasso di gatti a ricoprire interamente la figura della vecchia zia che quando esce di casa puzza di piscio e sa di pelo. Siete carini però, molto carini.

 

4) Il Terrone fuori sede

Un giorno, u cucinu SABBATURI, pigghiau bagatti e burattini e sinni annau in America. O in Veneto, o in Francia o dove più gli garbava (cosa c’entra sta botta di fiorentino ora? Boh).

U cucino Sabbaturi, però, non seppi mai abbbituarsi agli usi e ai costumi del resto del mondo. Conosceva solo quelli i ccà!

E quindi, niente, vai con i pranzi di Natale che durano 60 ore, con le tavolate costituite da 90 parenti, con le bbuci fino alle 3 del mattino, con i ‘’si, ni videmu all’incirca verso le 20’’ e, puntualmente, si fanno le 21. Perché noi il SUD lo abbiamo dentro! ‘NTO CORI!

Con il povero vicino di casa Nordico/ Straniero che ha imparato ad usare i tappi per le orecchie perché, ALLE 19 IO DEVO DORMIRE VICINO DEL SUD DEI MIEI STIVALI. E, manco fossimo in Beautiful, il vicino lo dice al collega che lo dice al benzinaio, mentre fanno l’aperitivINO, che il vicino del sud è proprio UN GRAN CAFONE.

Però poi a pammiggiana i mulinciani te la vieni a mangiare eh, GIUDA CHE NON SEI ALTRO.

 

5) Somewhere over the RAINBOW

Nel 2017 oramai non dovrebbe più nemmeno essere un tabù dunque, se farò dell’ironia, non querelatemi; la farò in virtù del fatto che stiamo parlando di NORMALITA’.

Fatta la doverosa e delicata premessa, PROCEDIAMO. Le famiglie arcobaleno tutto sono tranne che ARCOBALENO. Io le avrei chiamate MONOCROMO (vi ricordo che sto facendo ironia, eh): O solo blu, o solo rosa (è più complicato di quanto pensassi il dover fare ironia senza rischiare la querela…) ANYWAY…

Queste famiglie sono così composte: due Mamme (e quindi tutto rosa) o due Papà (e quindi tutto blu, alla faccia dell’arcobaleno). In realtà non sempre si tratta di madri e/o padri poiché non è quasi mai scontata la presenza di un figlio all’interno di queste coppie (eh beh, siamo in Italia… ve lo ricordo)

Quindi pensiamo alle coppie: io una cosa ve la voglio dire, cari miei amici arcobaleno; io non sopporto me stessa, i miei umori, il mio carattere, LA MIA PERSONA. Vi stimo al solo pensiero che riusciate a sopportare il vostro ciclo e quello della vostra compagna, i vostri rutti e quelli del vostro compagno, la vostra ceretta e quella della vostra compagna, la vostra peluria e quella del vostro compagno.

Scherzo raga, lo avete capito no? Siete comunque più simpatici di quelli del Mulino Bianco (che bacchettoni quelli…)

 

6) Il Coinquilino di Merda

Molti di noi a 18 anni, similmente al cugino Sabbaturi, si fanno la valigia e vanno a studiare fuori. O, magari, vogliono iniziare a vivere da soli ma non hanno manco le pezze da mettersi al culo. E quindi sono due: o ti cerchi una casa con dei coinquilini o te ne vai sotto i ponti.

Se scegli il coinquilino, due sono i possibili scenari di famiglia che ti aspettano.

  • Vai a vivere con l’amico di una vita perché tanto conosco tutto di te e saremo friends Ma mia nonna, sempre quella che mi ha introdotta nel mondo dei peccati mortali, diceva una cosa: finchè non vai a convivere con una persona, non hai idea di chi sia. Eccola là.

 

Possibili conseguenze? O siete così matti entrambi che rimanete amici FOREVA, oppure QUANTO È VERO IDDIO SE NON TE NE VAI TI TAGLIO LA GIUGULARE NEL SONNO.

 

  • Vai a vivere con uno sconosciuto. È più semplice: ognuno ha la possibilità di vivere la sua cazza di vita senza che nessuno dia fastidio. E quindi, sono due: o diventate così complici che ‘’DAI FACCIAMO CHE IN QUESTA CASA RUTTI E PETI LIBERI?’’, oppure condividete gli spazi vitali come dua amabili estranei.

Aaaaah, casa dolce casa.

 

7) Modern Family

Lo abbiamo capito, i tempi sono cambiati. Gli esseri umani sono cambiati. LE FAMIGLIE SONO CAMBIATE.

Ad oggi, non è più una lotta per “tutti a tavola in silenzio e finite tutto il piatto sennò niente tv per un mese” ma siamo passati al “Lo hai visto quel video su facebook della scimmia nuda che balla?” e SPLASH… l’iphone dentro il piatto di polpette al sugo.

Le Modern Family sono estremamente social. Comunicano rigorosamente tramite whatsapp. “Mamma mi porti l’acqua?”, chiaramente urlato tramite una nota audio che demente ti ha sentito pure il vicino sordo del palazzo accanto, che ti urli a fare davanti al telefono?; e “Mamma dove sono i miei calzini con le caramelle?” “Non lo so amore vedi se li ho messi sull’hard disk”. Terrificante, per certi versi.

Le Modern family sono altamente tecnologiche ed al passo con tempi. Wi-Fi, Mac, Hi-tech… Sembrano usciti da un film sul futuro e si muovono sugli ottovolanti (si ok, forse sto esagerando).

Sono carini però, anche loro: la mattina si mandano i “buongiorno” con le immagini personalizzate con nome e annessa foto e poi a colazione si rubano i cereali e si tirano calci sotto il tavolo che manco i muli che non vogliono seguire il padrone. Alzatela la testolina dagli schermi ogni tanto… baciatevi ed abbracciatevi. Amen.

 

8) The Addams Family

Avete presente i Rom, i testimoni di Geova, le sette sataniche, la Mafia? Ecco, se questa è la tua famiglia, siete così descrivibili. E, fattelo dire, siete abbastanza inquietanti.

Vestiti tutti uguali, oddio, siete proprio tutti UGUALI MA COME SI FA, tutti che fanno le stesse cose, che ridono, con la loro bella dentatura d’oro, per le stesse cose, parlando un linguaggio solo loro.

Di quelle famiglie che ‘’vengo a casa tua a studiare?’’ ‘’certo’’, e poi ti ritrovi a ballare la danza della pioggia intorno ad un tavolino basso con sopra la tavola OUIJA dopo aver chiacchierato con tuo nonno deceduto, un teschio in mano, una pipa nell’altra e una vecchia anziana signora che ha letto nelle carte tutta la tua vita, i tuoi mai una gioia, il ciclo del tuo alvo e, infine, ti ha annunciato che il 10 marzo 3049 creperai di morte violenta.

L’unica variante in cui puoi inciampare sono loro: I NUDISTI. E lì, vai con la patata al vento, felice e contenta.

Comunque si vogliono bene e si vede. Solo che, una volta che ci entri, difficile uscirne. Perché i panni sporchi SI LAVANO IN FAMIGLIA.

 

9) Gli Hamish

Ce li avete presenti no? Se li definiamo una setta pensate che si possano offendere? (Hamish allo schermo, IRONIA…)

Lo so, non siamo qui a tenere una lezione di approfondimento su chi siano gli Hamish, vi basti googlare per capire di che parlo ma, questa categoria, trae libera ispirazione proprio da queste “organizzazioni”. In questo tipo di famiglie vige sicuramente un dress code degno delle migliori serate alla pineta (c’è mai stato un dress code alla pineta? zingari!).

L’abito, in questo caso, fa il monaco ed è dunque severamente proibito vestire alla Pamela Anderssons di Baywatch (col suo costumino rosso rende bene l’idea) .

Inoltre, è severamente vietato:

Bere e fumare,
Baciare qualcuno prima dei 35 anni (il sesso? ma che scherzi?) ,
Frequentare luoghi in cui bazzica gente poco raccomadabile ,
Avere un amico maschio anche se omosessuale perchè potrebbe ledere alla tua purezza ,
Cantare canzoni di Tiziano Ferro perchè se ascoltate al contrario sono demoniache ,
Utilizzare le parole “Cacchio”,Banana” e “Pere” perchè considerate volgari,
Andare al mare col bikini ,
Non tagliarsi la barba ,
Fare tardi la sera (coprifuoco alle 19.30 che alle 20.00 si cena)

Insomma, altro che regimi totalitari, queste famiglie sono vere e proprie prigioni legali. E fatevela na risata ogni tanto, no?

10) SINGLE

Queste famiglie sono etichettate un po’ come le famiglie arcobaleno: sono STRANE. Le persone le guardano e provano PIETA’. A me fa pietà il mondo pensando che tu sei un essere respirante, pensa ‘npo’.

Così strane che i signori pubblicitari hanno deciso di farci su le pubblicità dove ci sono famiglie con papà single (le mamme saranno tutte schiattate come nei film della Disney).

In un’epoca non molto lontana, questi genitori venivano chiamati: RAGAZZI/E PADRI/MADRI. Beh, mia mamma è una ragazza madre e ti risponde così:’’ mi hai fatto due complimenti: ragazza e madre. Capito, BRUTTA TESTA DI CESSO CAGATO?’’ (sì, la cortesia è di famiglia)

Questo perché i membri sono socialmente dimezzati: non si è in 4 ma si è in 2. E se si è in 4 ma 3 sono minorenni c’è qualcosa che non va.

Siamo cazzuti come tori durante la corrida spagnola, signori! ALTRO CHE. Una mamma per amica LEVATE, che io c’ho la rubrica di Eleonora Andronico.

Che dire: siamo in 2. Meno formalità, più tempo per poter occupare il bagno e per stare in mutande sul divano.

Chi è quello per cui provare pietà, adesso?

 

Elena Anna Andronico (Mamma Eleonora)

Vanessa Munaò (Mamma Cetty)

LOVME FEST: TRA DIVERTIMENTO E RINASCITA

Valorizzazione e libertà: sono le parole d’ordine della terza edizione del LovMe Fest, una rassegna multiculturale o, meglio, un appuntamento fisso che il 2 Giugno coinvolge e sconvolge – positivamente – l’intera città.

Il cambiamento di location, a primo impatto parso come una scelta azzardata, si è rivelato un successo: fin dall’apertura dei cancelli, un’ondata di gente, di ogni età, ha popolato lo spazio verde della città.

L’entusiasmo illuminava gli occhi dei bambini, contenti di potersi sporcare le mani con la terra; colorava quelli dei più grandi che, intervistandoli, ci hanno rivelato di non entrare da anni in questa splendida villa.

Ecco perché si parla di valorizzazione: Messina vanta un polmone verde di diversi ettari, facilmente raggiungibile dai cittadini; ideale per far giocare i più piccoli, per studiare, per correre, per fare una passeggiata; significa un punto di ritrovo per i più anziani, per chi vuole portare a spasso il cane, eppure la potenzialità di Villa Dante rimane inespressa. E’ solo grazie a manifestazioni del genere, alla mano d’opera dei volontari che, con sudore e fatica, hanno bonificato uno spazio ormai degradato e dimenticato, che la città può riportare in vita zone come questa.

La festa della Repubblica, quest’anno, a Messina, rimarrà come il segno della volontà di cambiamento dei messinesi, di chi ha evidenziato che ogni cittadino può contribuire a migliorare la città. E’ così che il vero obiettivo del LovME Fest si realizza: a giorni di distanza dal festival, Villa Dante è ancora pulita, è in ascesa per diventare un punto di riferimento.

Pensiero, questo, condiviso anche dal rapper Piotta, l’ospite della serata che, a fine esibizione, ha sottolineato l’importanza di organizzare tali eventi che esprimono la vera identità di una città. E’ proprio dall’arte del cantare che si estrapola la seconda parola chiave della manifestazione: libertà.

In villa, infatti, si sono susseguite 15 ore di intrattenimento di ogni tipo: esibizioni canore; mostre di fotografia, di fumetti, di scultura, di pittura; body-painting; yoga; esposizioni artigianali e seminari su legalità, sulla disabilità e sui diritti civili; per concludere, i tre palchi adibiti per ogni esigenza musicale.

Si tratta, quindi, di arte, nonché di libertà di espressione: ogni cittadino era libero di comunicare a proprio modo e di raccontarsi liberamente attraverso le varie facce dell’arte.

Il LovMe Fest è un festival, ma è anche altro: è sete di cultura, è simbolo di raccolta per i messinesi; è fame di rinascita culturale e sociale.

Jessica Cardullo

Amicizia & altri rimedi

Chi trova un amico trova un tesoro. Chi trova il tesoro se ne frega dell’amico. Amici e vadditi. Se voi peddiri l’amico o si marita o si fa zitu. Trentatrè trentini entrano tutti e trentatrè a trento trotterellando.

Insomma, l’antifona si è capita. Tra una presa a male, un consiglio, una bottiglia di vino su cui piangere e delle minchiate fatte a caso perché ‘’ non potrei farlo con nessun altro se non con te’’, l’amicizia ti salva la vita.

E NIENTE, QUESTI SONO I VOSTRI 10 AMICI DI MERDA DI CUI NON POTETE FARE A MENO CAZO.

 

  1. Cicci coccò.

Premessa: voi che vivete di moine, baci, abbracci e sorrisoni continui NON mi state simpatici. Ok, dopo avervi fatto questa importante premessa procediamo col descrivere la categoria.

L’amicizia ciccì-coccò è quel tipo di amicizia smielata ed appiccicosa; quasi soffocante. L’uno non può fare a meno dell’altro nemmeno nei momenti di privacy assoluta, sempre lì a ripetersi quanto bene ci si vuole, quanto si è perfetti l’uno per l’altra, vita, cuore, battito, aria della mia aria, respiro del mio respiro. Vuoi buttarti a mare? Facciamolo insieme. Vuoi fare la pipì fuori dal vasino? Facciamolo insieme.

Non esiste uno spazio vitale privato entro il quale poter semplicemente buttare un peto in santa pace perchè il tuo amico è lì, a due centrimetri dal tuo culo, solo per dimostrarti il bene che prova per te. Vi lascio con un dubbio amletico (Si, come quello di Gabbani) siete proprio sicuri che sia questo il modo giusto di manifestare amicizia? STALKER.

 

  1. La distanza non ci cambia.

‘’Mille o più kilometri, non potranno scioglierci!’’ e parte un concerto anni ’90 nella mia testa che One Direction chi?, spostateve che noi avevamo i FINLEY.

L’amicizia a distanza è difficile da gestire: appuntamenti telefonici, risposte in differita a quel messaggio che ‘’RISPONDI QUANDO PUOI MA DEVO RACCONTARTI TUTTO”, telefonate di 3 ore per riassumere gli ultimi 4 mesi di assenza fisica. Ma se dura, dura. L’IMPORTANTE È AVERLO DURO (ok, la smetto.)

C’è poco da fare. La distanza viene colmata dall’amicizia. Queste amicizie, che durano sebbene i mille o più kilometri, sono vere. E anche se i metri sono 10: ci si rivede dopo 8 anni ma, non si sa come, la scintilla, l’amore è sempre lo stesso. Voto: 10

  1. I’M A BARBIE GIRL.

Noi femmine abbiamo una fortuna, che poi potrebbe anche essere una disgrazia eh, dipende dai punti di vista. Ebbene sì, non conosciamo le mezze misure e no, nemmeno le mezze stagioni tant’è che il giorno prima ci trovi col maglione e quello dopo in costume, ma questa è un’altra storia.

Fra noi femmine, dunque, non possiamo che avere due semplici alternative: Odiarci a morte, fino alla psicosi, alla malattia e all’omicidio colposo, cose che se hai comprato un paio di scarpe senza dirmelo potrebbero volare i coltelli di Carlo Cracco.

Oppure amarci follemente come due novelli sposi in viaggio di nozze, e vivere tenendo l’una la porta del bagno all’altra, prestandoci metà dell’armadio, sorseggiando champagne sotto la tour eiffel. I coltelli, però, sono sempre in borsa. PSYCO.

 

 

  1. Verde come…

Quando si faceva una cosa sbagliata, mia nonna esclamava: ‘’VEDI CHE GESU’ LO SA E TI MANDA ALL’INFERNO’’. Tale cosa penso sia alla base di tutti i miei problemi mentali. In ogni caso, spesso e volentieri, mi verrebbe da dirlo ad alcune persone… Ma poi sarebbero TSO come se non ci fosse un domani.

Comunque, nell’elenco di mia nonna ‘’Le cose che ti mandano all’inferno’’, c’erano ovviamente i peccati capitali. Uno in particolare, spesso è cardine di alcune (in)amicizie: L’ INVIDIA.

Che Dante LEVATE, mi faccio accompagnare in quel girone da Virgilio in persona.

Queste amicizie sono piuttosto… Discutibili. Un po’ un Amo et odio, tricche e ballacche (ma era così, nei libri di latino?)

Da una parte l’invidia: quando va bene una cosa, quando si trova il fidanzato, quando prendi 30… QUANDO SI RICEVONO PIU’ LIKE. Stanno là, con la faccia da ‘’mi è morto il gatto sventrato davanti gli occhi’’. Accennano un sorriso che signore degli inferi vienimi a prendere. E a questa subentra la gelosia: se io ti cago di meno (per ovvi motivi…) NO, TU SEI SOLO MIO/A. Estenuante. Però gli vuoi bi, c’è poco da fare.

 

  1. #FRIENDSHIP

Dai, l’hasthag non vi ha illuminato la mente? Ebbene sì, i social. Siamo nel 2017 no? È finita l’era dell’amico di penna e adesso chi di voi non ha un “amico di social”? Persone conosciute in modo improbabile su uno dei mille social network che ci bombardano la vita. Faccine, foto, tag, link, sono gli ingredienti principali.

Facile, direte voi, mandare avanti baracca e burattini. Ed in effetti se qualcosa non funziona, se i “mi piace” non sono abbastanza o sono poco graditi la soluzione è semplicissima: TI BLOCCO. Fine amicizia. DISLIKE.

  1. BRO.

Due maschi, due peni. Non c’è altro da dire. L’amicizia tra due maschi è un patto di sangue e fratellanza che, se viene rotto, finisce a pugni belli forti. E poi, con ogni probabilità, amici come prima. È un rapporto semplice: si parla poco, si cazzeggia forte.

Serve a staccare la spina dalle rotture di coglioni (leggi: donne). NO. Ragazze: NO. Non parliamo di voi, non parliamo delle nostre litigate, non parliamo di ‘’e quindi, come va tra voi?’’. NO. Stacchiamo il cervello quando siamo insieme. La massima profondità delle nostre conversazioni è ‘’tutto ok?’’ ‘’sì’’. STOP. Nessun film in 3d della Universal. Solo tante bestemmie e calcio. Il top.

 

  1. Amici- Nemici.

“L’amore non è bello se non è litigarello?” No, ma solo l’amore? DAVVERO? Ho visto drammi in amicizia così drammi da poterci fare un dramma cinematografico (capite che DRAMMA?)

In amicizia, più che in amore forse, i guai sono sempre dietro l’angolo: Scene di panico senza motivo (cit.) Questo tipo di amicizia è un tira e molla continuo e straziante. Un continuo oscillare fra il volersi bene e il prendersela a male per qualsiasi cosa. Ho visto amici litigare per un presunto amore, altri litigare per una bottiglia di vino, altri ancora per un congiuntivo sbagliato (Si dai, se sbagli i congiuntivi nessuno vuole più esserti amico) Ma forse, senza troppi eccessi, una litigarella ogni tanto fa anche bene. Com’è che si dice? Accende il fuoco.

 

  1. C’era una volta…

Un’amicizia nata millemila anni fa. Quell’amicizia che nemmeno nomini più di tanto ma quando appare non puoi che dire ‘’con tizio? MA SIAMO AMICI DA UNA VITA’’.

Ma di quelle amicizie che mi ricordo ancora l’odore della tua pupù dentro il pannolino. Che hai vissuto tutte le fasi della mia vita, tutte le mie trasformazioni. Sai tutti i miei segreti, le mie figure di merda. Le cazzate più grandi che potevo fare. Sai tutto, mi conosci meglio di chiunque altro. Sei pericoloso. Se smettiamo di essere amici… Dovrò ucciderti.

 

  1. QUI CONVIENE.

No, non volevo cambiare discorso all’improvviso e suggerirvi un posto in cui andare a fare la spesa, volevo solo descrivere tutte quelle amicizie, che di amicizia non hanno nulla, e che si basano sul mero concetto della convenienza.

Non ti cerco, non ti scrivo, non ci vediamo. Ogni tanto ti butto lì un “se hai bisogno io ci sono” e TU PUNTUALMENTE NON CI SEI MAI. Ma proprio mai, nemmeno se ti chiamano dal reparto “traumi della vita”. Eppure, magicamente, proprio quando la situazione si rovescia, e quello ad avere bisogno non sono più io ma tu, riappari magicamente come la persona più amorevole del mondo.

Una cosa ti vorrei dire: “Dove ti sei fatto l’estate, fatti pure l’inverno”, e se questa metafora non è sufficiente: Vaffanculo; Così è senza dubbio più esplicito.

 

 

 

10. Maschi Vs Femmine

‘’Ma l’amicizia maschio- femmina NON ESISTE’’

Bentornati su Abbatti lo Stereotipo, torniamo in poppa magna con il nostro hashtag #FCV ovvero FATTI UNA CULTURA O VILLICO. Ragazzi miei, nel 2017 posso capire che ci sono ancora persone idiote che pensano che i vaccini sono fatti con embrioni di foca, posso capire che esistono ancora i matrimoni combinati, posso capire che ci sono persone che ancora guardano Uomini&Donne e Barbara D’urso… Ma che si continui, ancora, a credere che una donna e un uomo non possano essere amici è incredibile!

Dai, non è che tutti i rapporti debbano sfociare nel sesso… Mica ci si presenta stringendosi i genitali. Poi se voi lo fate, oh, moglie e buoi dei paesi tuoi.

Anzi, vi dirò di più: un uomo e una donna che diventano amici dopo un po’ si faranno senso a toccarsi. L’unica coppia mista che continuerà ad avere un affetto fisico sarà la coppia amico gay- donna. Che, tra le altre cose, è l’apoteosi, l’Eden, la punta di diamante dell’amicizia.

Noi votiamo sì: sì, all’amicizia maschio femmina. Perché a tutti gli uomini serve una donna che consigli loro quando smetterla di fare i cretini, di spegnere il pene e accendere il cervello; perché a tutte le donne serve un uomo che urli loro in faccia ‘’HAI ROTTO IL CAZZO’’, senza rischiare un muso lungo 9 anni.

È l’opposto che controbilancia. È la sincerità nuda e cruda, le risate, la protezione, l’affetto. È qualcosa che resta, nonostante tutto.

 

Elena Anna Andronico (Santi, 11 anni di amicizia)

Vanessa Munaò (Alessandro, 9 anni di amicizia)

Eventi della settima

Mercoledì 31

  • AISM PRESENTA: A CACCIA DI SOLUZIONI

Dove: l’ORSO – Via Calapso, 8

Quando: dalle ore 21:00 alle ore 0:00

Cosa: la sezione provinciale AISM di Messina organizza una divertente serata in occasione della 9° giornata mondiale della Sclerosi Multipla.
Info:
– Patatine + giro pizza + bevanda analcolica 12€
– Patatine + giro pizza + bevanda alcolica 15€
Per prenotare il vostro posto potete scrivere direttamente nella bacheca dell’evento.

Giovedì 1 giugno

  • CERIMONA DI CHIUSURA NMUN 2017 E JESSUP 2017

Dove: Aula Cannizzaro – Rettorato

Quando: dalle ore 16:30 alle ore 18:00

Cosa: nell’occasione della consegna dei premi agli studenti che si sono distinti a New York e a Verona, il professore Simon Tanner terrà una lectio dal titolo “ Shakespeare in… Law “. Al termine dell’evento verranno presentati i progetti NMUN 2018 e JESSUP 2018.

  • 4FUNK LIVE

Dove: l’APERITIVO – Via Tommaso Cannizzaro, 192

Quando: dalle ore 22:00

Cosa: il gruppo si esibirà per una serata all’insegna della musica.

  • Alessia Fontana alla voce
  • Maria Pia Favasuli al basso
  • Fabrizio Muscolino alla chitarra
  • Antonio Adorno alla batteria

Venerdì 2

  • LOVME FEST 2017

Dove: Villa Dante – Via Napoli

Quando: dalle ore 10:00 alle ore 03:00

Cosa: il “LoveMe Fest” nasce dalla spontanea aggregazione di alcuni giovani messinesi impegnati nel progettare e realizzare una manifestazione musicale ed artistica. 
Il festival offre:

  • due aree musicali (musica live e djset);
  • mostre fotografiche, pittoriche, scultoree e fumettistica;
  • un’area pic-nic attrezzata ed un punto ristoro.

Di seguito, il programma della giornata:


● MAIN STAGE


h. 15.30
SKID E YABA SCAR – Rap/Hip Hop

h. 18.00 JAH JAH’S BAND – Reggae

h. 18.45 I MAC’S – Funky

h. 19.30 TWISTED HEAD CHAPS – Indie/Rock

h. 20:15 GABRIELE SALVATORE – Cantautorato

h. 20.30 FILIPPO ITALIANO – Cantautorato

h. 21.20 VELAUT – Alternative Rock

h. 22.00 RIME SATURE – Rap/Hip Hop

● BEAT – DJ ZONE

START 11.00 A.M. / END 00.00 P.M.

ALEFIO // BUCCA // BUFFO // DAMY DEEJAY//D’EMILIO // DE LUCA // DUCA // DUGO // FIORE // FOTIA // FRISONE // GENOVESE // GERACE // GRASSO // GRIJO // GUGLIANDOLO // LA GALIA // LEO LIPPOLIS // RAMPELLO // RODIO // SIGNORIELLO // TUMINO // URSINO // ZAPPALA’

Accompagnati dalla voce di YANEZ.

● LAB STAGE

h. 15.30 HAKI E SAKE – Rap

h. 16.30 ALTRE FREQUENZE – Cover Band

h. 17.30 BLALLO BAND – Swing

h. 18.15 GABRIELE PAPALIA – Cantautorato

h. 19.00 GROUND ZERO – Cover Band

h. 19:45 LIZARD BAND – Hard Rock

h. 20.45 RITMO LIVE – Percussioni/Afro/Balcanica

h 21.30 CUGLIANDOLO // GRILLO // LEANZA // SANTORO

h 23.00 KOLLASSO // KLINGO

● WORKSHOP

– PITTURA
– FUMETTO
– YOGA & ACROYOGA

● SEMINARI

– EUROPA
– LEGALITA’
– DISABILITA’
– DIRITTI CIVILI
– DIALOGO INTERRELIGIOSO

Domenica 4

  • UNIME LIVE SHOW 3.0

Dove: Anfiteatro Cus Unime – Cittadella Universitaria

Quando: dalle ore 20:30 alle 0:30

Cosa: dopo il grande successo delle scorse due edizioni, l’ Associazione Universitaria Atreju è lieta di invitarVi al terzo evento targato “Unime Live Show”.
Presenta: Gianmarco Orlando
DjSet: Fabrizio Duca

Il programma della serata prevede la sfilata dei negozi:
-Imperial
-Majorana
-YouVerdissima
-Anna Cipriano Parucchiere

E le seguenti esibizioni:
– Blallo Band (Band Musicale)
– Coclea (Band Musicale)
– G-Stilez (Hip Hop Crew)
– Bianca Maria Milazzo (Cantante)

A seguire DjSet!

Ingresso con offerta libera, il ricavato delle manifestazione sarà devoluto in beneficenza.

Jessica Cardullo

Arianna De Arcangelis

Harry Potter e il Mistero della Segreteria dell’UniMe

Harry Potter dopo aver visto la fila alla Segreteria di Piazza Antonello

Che piaccia o meno, chiunque al mondo conosce Harry Potter, il maghetto più famoso dei nostri tempi, e sa che ha dovuto affrontare tantissime peripezie per sconfiggere il grande Signore Oscuro.

Harry, più di una volta, stava per rimetterci le penne. Ma si sa: il bene trionfa sempre sul male.

Però, c’è sempre un però, se Harry Potter si fosse trovato ad affrontare, o si fosse dovuto affidare, alla Segreteria UniME… Probabilmente sarebbe morto.

 

Il lato positivo? Noi, studenti UniME, siamo più in gamba di Harry Potter. O, forse, siamo già morti.

 

Ecco per voi quindi, di modo da prepararvi come veri eroi, i 7 modi attraverso cui la Segreteria UniME vi istigherà al suicidio:

 

 

 

  • IN FILA PER TRE COL RESTO DI DUE.

 

Peggio della coda alle Caronti il 15 di Agosto, peggio della fila alla cassa da Zara quando ha tutto a metà prezzo, peggio dell’attesa al concerto di Ed Sheeran (credetemi, era davvero tanta fila).

 

Peggio di tutte queste cose appena elencate c’è lei: La segreteria UniMe. Scene apocalittiche che per poter ottenere l’ingresso dentro quello che sembra un luogo mistico ed invalicabile, devi fare prima un corso di addestramento per imparare a piantare la tenda ed allenarti a dormire sopra un freddo marciapiede del centro città.

 

E non è tutto.

 

Munitevi di un manuale guida che vi spieghi come ottenere il bigliettino corrispondente alla fila per lo sportello del vostro dipartimento. Potreste aver fatto 4 ore e mezzo di coda allo sportello giusto ma col bigliettino sbagliato (e lì son cazzi..) o magari aver preso il biglietto giusto ma aver fatto la fila allo sportello sbagliato.

 

In fin dei conti, chi ci capisce mai niente qua dentro!? E soprattutto, perché decidiamo di andare sempre tutti insieme in segreteria? Ma tutti eh, tutto l’ateneo; Conga.

 

 

  • ED IO CHE NE SO.

Quando a casa mia un oggetto è improvvisamente disperso, alla frase ‘’ MAMMAAAAA, DOV’E’ FINITO OGGETTO XXXXX?!’’ seguono due possibili risposte: A) Là. Non fare venire me che se lo trovo ti ammazzo.

B) ED IO CHE NE SO.

 

Di solito la risposta B mi viene data quando l’oggetto è stato, come dire, BUTTATO, con coscienza e volontà dalla Signora Madre.

 

Ecco, in una classifica di persone omertose che usano la frase ED IO CHE NE SO, l’ordine sarebbe questo: mia madre, il/la segretario/a dell’UniMe, tizio siciliano negli anni ’90 sulla mafia.

 

PER LA BARBA DI MERLINO, segretario dei miei stivali, se io ti chiedo, supplicandoti in ginocchio sui ceci come una povera monaca, quale sia il fottuto modulo che mi serve per la fottuta tesi e quale sia il fottuto giorno di scadenza, COME CAZZO FAI A RISPONDERE: ED IO CHE NE SO?!

 

MA COME E TU CHE NE SAI. MA SCUSA. Lo dovrei sapere io? Sono così deficiente da venirti a chiedere una cosa che so e tu invece no? CHE COSA TI DEVO VENIRE A CHIEDERE? COSA INTENDI TU PER ‘’ SALE QB’’ NELLE RICETTE? COME TRADUCI TU IL “QUANTO BASTA” DELLA PARODI?

 

 

 

  • LA TARTARUGA E LA LEPRE.

 

La favoletta la conosciamo tutti: la lepre è veloce, così veloce che, per bullizzare la povera tartaruga, si ferma a prendere il sole sfottendola. Si addormenta (o muore, non ricordo). La super tarta arriva al traguardo. Chi va piano va sano e lontano, morale, lezione da imparare, tante care cose arrivederci e grazie.

 

ORA. Io sono molto contenta che certe lezioni uno le impara quando era piccolo e faceva oooh, e non se le dimentica più. MA DIO MI PERDONI. Possiamo, gentilmente, non fosse altro per le altre 3942 persone che aspettano dagli anni ’30 in fila, velocizzare solo un pochino?!

 

Perché, sono quasi sicura, che quella cavolo di tartaruga un cavolo di fotocopia la riesce a fare in 3 nano secondi come ogni essere normale e non in OTTO ORE E 4 LUNGHI MINUTI. Chi va piano va sano e lontano, INCONTRO ALLA MORTE (ed io preferirei non morire a piazza Antonello).

 

Considerando che il turno di lavoro dura DUE ORE, quei 49 caffè che prendete e le chiacchiere con il collega dentro il gabbiotto, e il messaggino su whatsapp, non le si possono fare DOPO il proprio turno, nelle restanti 22 ore della giornata?!

 

PER FAVORE. ABBIATE PIETA’.

 

 

  • GAVISCON.

Cari i miei amici segretari, ma perchè mi chiedo io, siete sempre così di pessimo umore? Un sorriso, una gentilezza, un abbraccio?

 

Qui le vittime del sistema siamo noi, quelli che non ci capiscono niente di esse3 siamo noi, quelli che non sanno quali scartoffie compilare per la laurea siamo noi, quelli che non si ritrovano i voti sul libretto siamo noi, quelli che hanno preso la mora perchè non hanno ricevuto il mav siamo noi, quelli che Isee, Iseu, Inps, giro giro tondo, siamo noi.

 

Quelli esauriti sclerotici fuori di testa che se non mi risolvete i guai vi denuncio al telefono azzurro SIAMO NOI.

 

Voi, miei cari amici segretari, non dovreste far altro che sedere alla vostra postazione con aria condizionata, wifi e angolo bar e sorriderci amorevolmente mentre con una mano fuori dalla sbarra sussurrate ” andrà tutto bene caro studente, andrà tutto bene”.

 

 

  • TELEFONO SENZA FILI.

Oggi mi sento proprio nostalgica. Tra una favoletta e un urlo della mammina e il giro giro tondo del punto sopra… Ecco un altro giochino dell’infanzia: il telefono senza fili.

 

Ve lo ricordate? Tutti in cerchio, il primo pensava una parola e la si passava, di compagnetto in compagnetto, fino all’ultimo bimbo che doveva indovinarla. Pena? LA MORTE. No, scherzo. Solo l’esilio, escluso per sempre da tutti i giochi.

 

Ovviamente, la parola non riusciva mai ad arrivare integra. Si partiva con ‘’cacca’’ e si finiva con ‘’ARISTODEMO’’.

 

E, ovviamente, non c’era un telefono. Il telefono eri tu, le manine a coppa intorno all’orecchiuccio del compagnetto erano la cornetta. E poi c’era la fantasia.

 

Quella che adesso hai in abbondanza, smisurata, se pensi che qualcuno risponderà mai al numero di telefono indicato nel sito UniME accanto alla dicitura SEGRETERIA.

 

Ma se lo credi, se riesci ad immaginarti mentre fai una conversazione al telefono con un segretario, chi sono io per infrangere i tuoi sogni. ‘Ché non si sa come mai, ancora, non risponda il messaggio registrato della Telecom Italia di avvertenza ‘’il numero digitato non è esistente’’.

 

No perché, il numero sarà pure esistente, ma per quanto riguarda telefono, fili e il segretario dietro che risponda, pura fantasia.

 

  • ORANGE IS THE NEW BLACK.

 

Dai che lo so che lo avete visto tutti, specie da quando Netflix ha deciso di entrare nelle nostre vite per stroncare qualsiasi possibilità di conseguire la laurea. Per chi non sapesse cosa sia Orange is the new black, vi basti sapere che è ambientato in un CARCERE.

 

Proprio così, ed il riferimento è del tutto intenzionale. Per quale assurdo ed insensato motivo avete deciso di barricarvi dentro quella sottospecie di gabbia, manco aveste a che fare con i peggiori Pablo Escobar dell’Università? (Narcos… ndr)

 

Dico, non è già abbastanza difficile raggiungere un livello di comunicazione efficace ai fini della risoluzione di qualsiasi tipo di problema? E invece no, a separarci ci sono 3 kilomentri e mezzo di balconcino in marmo, una finestra in ferro battuto, un vetro blindato a prova di bomba e le sedie sulle quali siete seduti, sono al piano di sotto.

 

Oh Romeo, Romeo io sono in punta di piedi, ma tu perchè cazzo non ti alzi in piedi invece di continuare a dirmi “scusi, può ripetere? non ho sentito bene”.

 

Ce la possiamo fare sì, ce la possiamo fare.

 

  • WHATSAPP

Questa proprio ve la devo riconoscere, pochi giorni fa sono venuta a trovarvi e mi è sembrato, per un attimo, di essere in uno di quei college americani super tecnologicamente avanzati.

 

No dai, sul serio. Come diamine vi è venuto in mente di mettere a disposizione di noi studenti uno strumento così potente tramite il quale poterci vendicare di quanto sopra?

Per chi non fosse andato di recente nel luogo mistico di Piazza Antonello, spiego brevemente di che si tratta: davanti ad ogni sportello è stato posizionato un aggeggio che chiameremo tablet, (non so se lo sia realmente ma ci somiglia parecchio) sulla schermata del quale compaiono tre simpatiche facce: una verde (felice), una arancione (libera l’incrocio se lo hai già impegnato) ed una rossa (estremamente triste ed arrabbiata).

Lo scopo, è quello di fornire allo studente uno strumento in grado di valutare i servizi offerti dallo sportello in questione.

ORA, miei cari amici segretari, vi svelo un segreto: mentre con lo sguardo puntiamo le vostre vite da prigionieri di Azkaban, con le dita abbiamo già sfondato di tap la faccetta rossa da averla rincoglionita al punto di chiedere pietà. Ma vi vogliamo bene però, magari un sorrisetto ce lo scambiamo su whatsapp, a fine carriera. Se ce la famo.

 

Elena Anna Andronico ☹ ☹ ☹

Vanessa Munaò ☹ ☹ ☹

I 10 comandamenti del pacco da giù

Mi trovo con un piede in una zona ed un piede in un’altra. Sono ad uno stallo, anzi, per dirla alla Enrico Ruggeri, ad un bivio. Diciamo che sono un semi – fuori sede, anche se il termine è improprio, dato che molto spesso viaggio tra Messina e Roma in vista di un trasferimento universitario che mi porterà a finire il mio percorso accademico nella capitale. Ogni mese, praticamente, sto a Roma circa 15 giorni, abitando lì anche la mia ragazza finisco per unire vacanza e dovere, essendo necessario informarsi per bandi, corsi e case.
Ogni volta che prendo un intercity, però, un particolare fondamentale non mi abbandona mai. No, non il ritardo di Trenitalia. Il cibo. Quando parto mia madre e mia nonna mi riempiono di roba tipica siciliana, messinese e catanese (per metà il mio cuore è sotto l’etna), e finisco sempre per occupare 4 posti, il mio assegnato e gli altri tre attorno a me, perchè addosso, tra i bagagli, ho anche i pacchi di braciole, biscotti, panini, affettati, sottovuoto e salse varie, sia in discesa che in salita, sia chiaro, perchè la famiglia della mia fidanzata è originaria della riva giallorossa dello stretto.
Si perchè ragazzi, dai, la porchetta del porchettaro non puoi non portartela a casa in camion carichi, o le bombe o i cornetti di Centocelle non puoi mica lasciarli lì, in balia della sorte. Sei proprio costretto a portarteli dietro. Chiedete a chi viaggia per studiare quale sia la sua più grande attesa e mai vi risponderà “l’occasione per tornare a casa” ma sempre “il pacco da giù”. Sia questo spedito o riportato nella città “straniera” al momento del rientro, il pacco da giù è fondamentale, senza non ti riconoscono come terrone, che poi è proprio bello vantarsi di esserlo. Anche perchè dico, c’è tutto un modo per mandare questo sacro graal della degustazione, un iter da seguire, e quindi questo editoriale, più che un articolo, vuole essere un vademecum, i 10 comandamenti del pacco da giù.
1- Deve essere oleoso. Così tanto oleoso che i pacchi accanto con dentro le scarpe, nella stiva di trasporto, devono diventare melanzanine da mettere nel panino al volo
2 – Deve essere compatto. Siccome te lo manderà tua mamma o tua nonna, vuole essere sicura che niente si rompa, quindi si, all’esterno sembrerà una scatola comune, ma dentro sarà tipo stretto neanche contenesse un vaso di porcellana
3 – Lo scotch deve rigorosamente essere marrone, qualunque sia il colore del cartone. Quel nastro adesivo da cui non esce nulla, neanche i sensi di colpa di tua madre o tua nonna quando pensavano che potesse entrarci altro, ma altro non hanno messo
4 – Dentro nessun imballaggio, la sicurezza è data dalla sua importanza. Il pacco da giù non arriva, cade dal cielo, così, senza capire niente, è leggero, aureo, angelico, non viene consegnato, ma in modo nobile consegnato, non vi è timbro postale ma sigillo del regno delle due sicilie
5 – Le bottiglie di sugo non devono essere state imbottigliate da meno di 6 mesi. Sappiatelo mittenti, le bottiglie di pomodoro fatte tipo 1 mese prima non sono bottiglie di pomodoro, servono solo per lavare per terra
6 – Le brioscia. Tante. Sopra Messina non comprendono cosa significhi riempire una brioche di gelato o inzupparla nella granita, al nord, addirittura, il cornetto viene chiamato brioche…insomma, capite bene che servono sempre, come cibo, spugnette per il bagno se troppo morbide o pietro pomice se diventano troppo dure
7 – Deve necessariamente essere scritto con una scrittura di giù. Vengo e mi spiego: la scrittura di giù sul pacco porta scritto robe tipo “Mio nipote Claudio Panebianco, Viale degli Aranci, 18, Roma” o un “posta veloce”, scritto veramente a mano, esperienza reale, sullo scatolo, come se servisse veramente per farlo diventare Bolt
8 – Fondamentali le melanzane, senza non si fa la parmigiana, non si fa la pasta con le zucchine fritte, SENZA NON SI FA LA VITA
9 – Le braciole, le braciole come Dio comanda. Perchè a Roma, ragazzi, o in altri parti d’Italia, le braciole sono polpette. “Padre, perdonali, perchè non sanno quello che fanno”
10 – La salsiccia. A caddozzi. Niente roba strana da aprire per essere cotta sul barbecue, niente macinato, il puro caddozzo siciliano, sia condito o meno, ma che sia sosizza. Tanta da poterci fare una collana. Due collane. Due collane ed una sciarpa. Tanta da utilizzarla come bracciale
Il pacco da giù non si aspetta. Il pacco da giù si evoca, come una divinità, pregando ogni giorno rivolti verso il pilone.
Claudio Panebianco

Ecco 10 motivi per cui uno studente universitario dovrebbe viaggiare

Almeno una volta l’anno, anche se solo per 3 giorni: prendete tutto e partite.

Per non impazzire. Per non annoiarvi. Perché fa bene….

Perché?

Per questi 10 motivi.

Ma anche per nessuno di questi. Fatelo e basta. Viaggiare fa bene alla salute.

1- Per premiarti. 

Chi di voi non ha mai sognato di trovare sotto l’albero, magari dopo un’estenuante sessione, un bel biglietto solo andata per destinazione paradiso? Diciamocelo, la vacanza premio è una delle cose migliori che possiamo regalare a noi stessi dopo aver buttato sangue, sudore e salute su tutte le pagine di tutti i libri di ogni materia della nostra carriera.

 

Ho preso 18, domani vado ad Amsterdam a sfondarmi di funghetti allucinogeni per dimenticare” (dai che lo so che ti fai di funghetti allucinogeni…) oppure “Ho preso 30, direi che Amsterdam è un ottimo modo per festeggiare”

 

Chiara Ferragni version: “Hi guys, ho finito il primo paragrafo, faccio pausa per le strade di San Francisco, dopo il secondo ed il terzo volo ad Hong Kong”. Insomma, che tu sia povero o Chiara Ferragni, avrai sempre un motivo per premiarti, fare la valigia e staccare la spina.  RIGENERANTE

 

2- Per non tentare il suicidio.

Ogni studente, almeno una volta durante la sua carriera universitaria, ha pensato ‘’non ce la faccio’’. E, diciamocelo, la situazione peggiora se incocci giusto quel professore che decide di bocciarti 34 volte. Ma perché?! Cosa altro devo studiare?! Beh, probabilmente niente. Si divertono così, che vi devo dire.

In quei momenti di black out totale, manco fossimo in una puntata di Shondaland, te lo dici ‘’ non posso farlo. Non sono all’altezza. Mi arrendo’’.

E poi non ci arrendiamo mai perché siamo cocciuti come muli e, da brave bestioline ignoranti, ci riproviamo fino a quando ‘’18 e sto! Dove devo firmare?!’’.

Ecco, è in questi momenti di blocco che due giorni fuori, lontano da tutto, lontano dalla vita vera, possono solo fare bene alla salute. Sono un respiro profondo. Lo prendi e vai avanti.

3- Per arricchirti.

No, non nel senso che viaggiare potrebbe essere la soluzione ad ogni tuo dubbio amletico circa le tue scelte universitarie. “Avrò scelto la facoltà giusta?”,Troverò mai un lavoro?”, “Avrò mai uno stipendio?”.

 

No, non vi arricchirete viaggiando e abbandonando gli studi, ma attenzione; potreste sempre prendere un volo diretto per la Cina, fare strani accordi con la mafia cinese, ottenere la licenza per aprire un camioncino abusivo di braciole in centro a Pechino e diventare ricchi. (Che ideona vi ho appena suggerito?)

Allora sì che potrete compilare la rinuncia agli studi.

 

Ma no dai, la ricchezza della quale sto parlando vale molto di più che tutto questo, perché la ricchezza che troverete viaggiando sarà quella degli occhi e del cuore. Viaggiare per credere.

 

4-Perché non si impara solo sui libri.

E qua non stiamo a filosofeggiare, eh. Qua si parla proprio di vita reale: se mi trovate un libro dove ti insegnano a fare la lavatrice o la lavastoviglie, beh, voglio la copia in PDF TIPO SUBITO, ORA, NAU.

Fatevi quella valigia e andate ad imparare LA VITA, cazzo. Che sui libri quella non si legge, non si impara. Imparate cosa vuol dire farsi rubare la borsa e dover andare all’ambasciata italiana a denunciare il fattaccio, ad esempio.

No, oddio, troppo severa.

A calpestare una cacca con l’unico paio di scarpe che avete potuto portare perché, mannaggia a easyjet, la valigia in stiva costa troppo e non posso comprarne un altro paio e ‘’mammina dove sei, come faccio, che schifo!’’. Le cavolate insomma, che poi sono le cavolate che servono per sopravvivere.

5-Per coltivare nuove amicizie.

Ma quali Facebook, Instagram e Whatsapp; le amicizie non sono più quelle di una volta (quanto mi sento vecchia dicendo queste cose) e no, abbiamo detto che quelle con i rumeni dei call center sono da escludere da ogni categoria di questo articolo.

 

Viaggiare è anche e soprattutto conoscere gente che non nutre alcun pregiudizio nei tuoi confronti perché diciamocelo, coi tuoi colleghi ormai hai creato il fan club degli sfigati, depressi, non avremo mai quella laurea, e sai che non potrai mai far parte di nessun’altra confraternita.

 

Quale migliore occasione se non quella di essere dall’altra parte del mondo, col tuo nuovo amico Peruviano a scolarti qualsiasi bottiglia di Rum che ti capiti a tiro. Ciaoh poveri, c’ho l’amico international.

 

 

6- Per intasare Instagram.

Un po’ pezzi di merda in questo caso, nei confronti dei colleghi stipati a casa, siamo (proprio, col verbo alla fine della frase, alla siciliana, per rendere meglio il concetto). E anche un po’ ossessivi, compulsivi, vanitosi e ostentatori.

Però quanto è bello pubblicare le foto di quella nuova meta e, cavolo dai, ma avete visto che meraviglia ho potuto visitare?!

Suvvia, in viaggio siamo tutti un po’ MARIANODIVAIO SPOSTATE CHE ME FAI OMBRA. E poi, è terapeutico: quando torni alla vita normale e cominci a pubblicare foto di te con i libri, il gatto sui libri, gli evidenziatori con i libri, i libri sui libri; basta scendere un pochetto più giù e… Uao, che figata che è stato quel viaggio.

7- Per confrontarti con il diverso.

Si, si, lo so che col diverso vi ci confrontate ogni santissimo giorno, quando puntuale come lo sposo il giorno delle nozze, arriva la chiamata del call center e tu stai lì a spiegare all’austro-ungarico di turno che NON VOGLIO NESSUNA CAZZO DI OFFERTA CIAO.

 

Facciamo che questo non lo consideriamo nella categoria ma proviamo ad allargare i nostri orizzonti. È vero, tutto ciò che è diverso forse spaventa, (tranne un 28 in mezzo a una sfilza di 18, quello non spaventa di certo) ma pensate a quante cose belle vi potrebbero capitare prendendo un semplice pullman, treno o aereo: Potreste imparare a fare la raccolta differenziata, a mettere la cintura quando state sul sedile posteriore, ad attraversare sulle strisce pedonali, rispettare i semafori, usare i cestini…

 

Dai sì, la smetto di elencare tutto ciò che non siamo in grado di fare, ma ricordate; non è mai troppo tardi per scoprire che oltre alla nostra tribù medioevale, esiste un mondo civilizzato ed emancipato.

 

8- Per assaporare la libertà.

Questo punto è rivolto di più ai ragazzi che studiano nella propria città e vivono ancora coi genitori. A noi, poveri disgraziatelli, che si mangia ancora alle 13:04 spaccate, A TAVOLAAAAA QUESTA CASA NON È UN ALBERGO A TAVOLAAAAAAAA!!!

A noi, che guardiamo i colleghi fuori sede e, quasi per tutto il periodo universitario, pensiamo ‘’perché?! Perché ho autoimposto a me medesimo di avere per altri OTTANTADUE ANNI il coprifuoco? Perché?’’

Con tutto il bene che possiamo volere ai nostri genitori, ci mancherebbe altro, ma, in svariate occasioni, si tenta il suicidio.

È per questo che QUEL VIAGGIO, quello che ancora non ti sei concesso, studente in sede, TI SERVE. Per respirare un attimo di libertà. Come la mamma, sempre lei, che la domenica mattina entra in camera e spalanca tutto perché ‘’È domenica, BISOGNA FAR CAMBIARE ARIA ALLA CASA’’.

Cambiatela voi, concedetevi una settimana di domeniche fuori, respirate la libertà e poi, sì, poi si può tornare a casa.

9- Ryanair.

Fermi tutti, menzione speciale. Standing ovation, medaglia ad honorem: RYANAIR. Tu che hai rianimato tutti i cieli del mondo, tu che hai ridato la gioia laddove gioia non c’era più. Tu che mi fai pagare il biglietto per New York ad un prezzo così abbordabile che ho convinto anche mia nonna a partire.

 

Tu che il bagaglio a mano non può essere più grande della mattonella che ho in bagno (pena 55euro di multa da pagare cash provati sulla mia pelle), che se voglio portarmi due mutande di più devo comprarmi 600euro di bagaglio da stiva, che se voglio scegliere il posto a sedere devo concedermi al Capitano (oppure, chiaramente, pagare) che vuoi accollarmi i profumi, i gratta e vinci speciali, le assistenti di volo come badanti.

 

Tu che sei riuscito nella grande impresa di convincere il mondo che volare ovunque vuoi a basso costo sia possibile, ma che in fondo, sei solo riuscito a prenderci tutti, beatamente ed allegramente per il culo. Grazie Ryanair.

 

10- Messina

Non è vero che a Messina ‘’non c’è nenti’’. A messina c’è, c’è tanto. Sono i Messinesi che non ci sono. Non ci stanno proprio con la testa, sognano di fare qualcosa e, mentre sognano, si perdono quello che c’è (anche se alcuni sono proprio fuori come balconi, nel senso MATTI DA LEGARE).

Tra di noi, a livello umano, gli stimoli sono pochi e non sfruttati. L’apatia incombe, sempre più pesante e reale. Mia nonna, alla casa di riposo, si divertiva molto di più.

Siamo degli zombie.

E quindi, forse, quei 100€ che si spendono ogni sabato sera sarebbe il caso di metterli da parte e farci un bel gruzzoletto, invece che spenderli in Belvedere… E andare a vedere quello che veramente è un Bel- Vedere.

Che magari, gli stimoli tornano. E poi, in fin dei conti, niente è più bello che tornare a casa.

Elena Anna Andronico

Vanessa Munaò