L’ascesa di Trump e l’ombra del populismo mondiale

Chi mi conosce sa della mia passione per la politica e in particolare del mio grande interesse per quella anglosassone ed americana. Nazioni che fino ad oggi hanno sempre combattuto per gli ideali di partito, i quali erano nettamente differenziati.
L’evoluzione storico politico degli USA nell’ultimo decennio è palese anche agli “atei” di politica, dalla presidenza Bush a quella Obama le differenze sono enormi.
A questo punto mi si direbbe “Ma com’è possibile che siano passati a Trump dopo l’amministrazione Obama?”. Vi rispondo che l’America era e rimane un paese contraddittorio, dove da un lato, i diritti LGBT e delle adozioni sono estesi come in nessun altro paese, e dall’altro un ragazzo di 16 anni può comprare con più facilità una pistola che un pacchetto di sigarette.

Premetto dicendo che ero una sostenitrice di Bernie Sanders e in questo mio flusso di coscienza cercherò di essere il più razionale possibile.

E’ da 18 mesi che seguo attentamente queste elezioni, con i suoi discorsi bellissimi (Michelle Obama si è dimostrata una delle migliori oratrici dei nostri tempi, superiore anche al marito, a mio modesto parere) e grandi mancanze di rispetto per l’avversario e il popolo americano.
Entrambi i candidati non hanno fatto che attaccarsi, o meglio, uno attaccava nel 95% dei casi, l’altra parava e cercava di parlare del programma.
La sconfitta di Hillary Rodham Clinton ci arriva come un pugno dritto in faccia. In buona parte del mondo ci si auspicava una sua vittoria, anzi, si era certi. Siamo stati tutti offuscati dalla speranza che il popolo americano seguisse il buonsenso piuttosto che la vendetta.
Sì, credo che ci si è voluti tutti coprire in parte gli occhi sul movimento che sta segnando il mondo e ha avuto la meglio anche in USA. Si è così mossi da un desiderio di cambiamento radicale che si preferisce scegliere una persona totalmente fuori dal contesto politico piuttosto che una preparata e di lunga esperienza.
E’ un movimento globale, guardiamoci attorno in Europa: la LePen in Francia, i movimenti nazi in Germania, la Slovenia sono solo quelli più sentiti. Non dimentichiamoci la Brexit.
Lo si può chiamare populismo, come fanno in tanti, ma credo che vada ancora più in profondità come movimento, è una insoddisfazione del mondo che abbiamo costruito unita all’egoismo ed indifferenza. Alcuni l’hanno definita “crisi del modello democratico”.
La sconfitta della Clinton è figlia di un sentimento simile , un voto “contro” il sistema, contro il continuum della politica di Obama, contro una persona dell’establishment politico storico degli USA.
C’è una caratteristica genetica degli americani: non perdonano chi mente. Non hanno perdonato Hillary né per questo né per essere stata sempre una donna fuori dal comune.

L'abbraccio tra Barack Obama e Hillary Clinton, candidata ufficialmente dal partito Democratico alla presidenza sul palco della convention del partito a Philadelphia, 27 luglio 2016 (AP Photo/Carolyn Kaster)
L’abbraccio tra Barack Obama e Hillary Clinton, candidata ufficialmente dal partito Democratico alla presidenza sul palco della convention del partito a Philadelphia, 27 luglio 2016
(AP Photo/Carolyn Kaster)

Perché questo è la Clinton, una donna cresciuta nel pieno del movimento femminista, indipendente nelle scelte e concreta nell’agire. La sua esperienza politica risale alla commissione di inchiesta del Watergate in cui era l’unica donna, insomma possiamo dire che la “cosa comune” è il suo pane quotidiano da sempre.
E’ vero in politica estera è stata spietata, probabilmente lo sarebbe stata anche nel caso in cui avesse vinto.
Molto meglio una donna così che un uomo che di politica conosce ben poco (vorrei segnalarvi il secondo dibattito tv di ottobre dove la Clinton ha dovuto ricordare a Trump che il presidente degli Stati Uniti ha il potere di veto) ed è stato appoggiato pubblicamente dalla maggioranza dei dittatori che ci sono ora al mondo.
Il fenomeno Trump avrebbe dovuto mettere tutti sull’attenti già da molto prima, il limite doveva essere la sua vittoria schiacciante come candidato repubblicano. L’episodio di “grab by the pussy”. La quantità di donne che lo hanno appoggiato nonostante il suo sessismo. Nessun candidato della storia sarebbe sopravvissuto agli scandali che hanno travolto Trump durante questa corsa alla Casa Bianca: insulti ai genitori di un soldato morto per la patria, l’evasione fiscale.
L’appeal di Donald è che parla alla pancia, alla metà dell’elettorato statunitense: scarsa educazione, età media e bianchi. Mettici insieme coloro che provano risentimento nei confronti della Clinton e il gioco è fatto.
Tutti gli elementi con i quali, fino ad ora, si erano analizzate le candidature da anni a questa parte si sono dimostrati inutili ed inesatti.

L’America, nel bene e nel male, aveva l’opportunità di eleggere una persona iper qualificata, che chiunque avrebbe invidiato. Un personaggio storico (perché questo sarà Hillary negli anni a venire) di quelli una volta ogni cent’anni.

Le conseguenze di questa elezione si fa sentire dalla prima mattina con la borsa asiatica che perde il 5,37%. L’economista e premio Nobel Paul Kraugman scrive sul NYT che non ci sarà mai un recupero dell’economia dopo questa elezione.

Per concludere cosa si palesa davanti a noi come conseguenza di queste votazioni? Che la popolazione è stata mossa dal rancore, soprattutto i bianchi degli stati centrali, che hanno fatto la vera differenza. L’Ohio storico swing state è stato addirittura un “flip state” cioè c’è stata una schiacciante vittoria di Trump.

Oggi è il 9 novembre, esattamente 27 anni fa un muro veniva abbattuto e ciò segnava un momento storico per l’Europa, dimostrando che la voglia di unità popolare era più forte di tutto.
La Clinton ha usato come slogan della sua campagna “Stronger together” , Trump nel suo discorso dopo la vittoria ha affermato che sarà il presidente di tutti (scelta astuta, ma la gente non ha memoria breve soprattutto per le offese) e ha aperto alla collaborazione internazionale con qualunque nazione.
Il mio auspicio, perché sono una instancabile speranzosa, è che creerà un governo misto, improbabile visto il personaggio che è il suo Vice (uno che vuole curare gli omosessuali con l’elettroshock, insomma torniamo all’USA degli anni 50/60) ma ci spererò fino al 20 gennaio.
Speriamo anche che la profezia dei Simpsons non si avveri (http://video.repubblica.it/dossier/elezioni-usa-2016/elezioni-usa-quando-i-simpson-predissero-nel-2000-l-elezione-di-trump/258567/258860 )

Da tutta questa storia ho riflettuto anche sulla nostra situazione nazionale, e mi sono quasi rinfrancata della presenza di Matteo Renzi in Italia.
Il mio auspicio è di non fare errori simili il 4 dicembre perché la differenza fra leader che parlano alla “pancia del popolo” è veramente labile e le conseguenze sono disastrose.
Accettiamo l’andamento della storia e guardiamo avanti. Oggi siamo tutti uniti da un unico sentimento di timore per il futuro ma la bellissima caratteristica dell’umanità è la capacità di rialzarsi dai momenti bui e porre un rimedio agli errori.

Con l’auspicio di non essere sembrata saccente.

Buona giornata a tutti.

Arianna De Arcangelis

Nasi all’insù: tutti in attesa della Super- Luna

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Bentornati a tutti amici della scienza! Questa settimana parliamo di un avvenimento che accadrà Lunedì 14 Novembre (tra 4 giorni, per essere pratici) e che vi spronerà a tenere i nasi all’insù.

La Luna, il nostro bellissimo satellite, in quella data sarà, infatti, piena al perigeo (ovvero il punto più vicino alla terra, al contrario dell’apogeo che è il punto più lontano dalla terra). Sembrerà incredibilmente vicina, tanto che, in modo poco scientifico, si è meritata l’appellativo di Super- Luna.

Ovviamente tutti gli anni la Luna, ad un certo punto, si trova al perigeo. La curiosità dell’evento sta nel fatto che si troverà nel pieno del plenilunio: non capitava da circa 70 anni. L’ultima volta si vide così grande nel 1948 e la prossima sarà nel 2034.

Mentre i complottisti si stanno già scatenando sul significato apocalittico del caso, noi vi diamo appuntamento in questo ordine: alle 12:24 ore italiane, la Luna si troverà alla minima distanza dalla Terra, 356.511 km. Poco meno di due ore e mezza più tardi, alle 14:52 ore italiane, il nostro satellite raggiungerà il culmine della fase di Luna piena. Dalle 18:35 ore italiane, sarà possibile per tutti ammirarla.

 

Risulterà il 14% più grande e il 30% più brillante, salvo complicazioni: nebbia, luci artificiali, nubi. E quindi vi consigliamo di passare la sera in un punto alto e scuro, lontano dai lampioni. Magari in compagnia di qualcuno. E poi, chissà…

Elena Anna Andronico

Cus Sport: Bene le ragazze del basket. Sconfitte le ragazze della pallavolo

Prosegue a ritmi serrati la corsa del CUS Unime, che si aggiudica a domicilio anche la terza giornata del campionato di basket serie b femminile, superando la Lazùr Catania con il finale di 64-35. Al PalaArcidiacono di Catania, in una partita contraddistinta da numerose assenze da entrambe le parti (Raffaele tra le universitarie, Hristova, Cutugno e Licciardello per le locali), la Lazùr regge il confronto per sei minuti (8-6); poi, a cavallo tra prima e seconda frazione di gioco, Grillo e compagne piazzano un parziale di 12-0 che indirizza il confronto in modo definitive. Complice anche la mancanza della bulgara Hristova tra le padrone di casa, le lunghe peloritane conquistano tanti rimbalzi in attacco (Cascio 7) e, nella seconda parte dell’incontro, il CUS Unime riesce a prendere il largo in scioltezza, con Borgia particolarmente in evidenza. Mara Buzzanca ne approfitta, dunque, per far ruotare tutto il roster, festeggiando anche il ritorno alle competizioni della classe ‘99 Giulia Rabe, senza permettere alle etnee di accorciare il divario, che arriva a sfiorare I trenta punti di divario nel conteggio finale.

Con un secco 3-0 in casa della Nigithor Volley di Santo Stefano di Camastra arriva la prima netta sconfitta nel campionato di serie c per le giovani pallavoliste del CUS Unime. Al Palaceramica le atlete universitarie partono con il piede sbagliato e non riescono più a riprendere il match, nonostante un terzo set combattuto in maniera grintosa e conquistato con fatica, con un 27-25 finale, dalle atlete di casa. Nel primo set la Nigithor parte con il piglio giusto: le padrone di casa scendono in campo in maniera disinvolta ed affidandosi alle due attaccanti di punta, Pipitone e Prinzivalli, riescono a chiudere senza molti patemi il primo gioco dell’incontro, con un 25-15 finale. Le ragazze allenate dal mister Leandri riescono a trovare un po’ di lucidità nel secondo set, quando riescono a sostenere il ritmo delle avversarie fino al 13 pari, cedendo nella seconda parte del set a causa di una ricezione da rivedere (25-18). La partita si “riscalda” solo nel terzo set, quando si possono gustare le azioni più lunghe ed i momenti più belli della partita grazie ad una maggiore grinta con la quale le cussine tornano in campo, riducendo gli errori in attacco e prendendo le giuste misure in difesa. Si procede punto a punto ed il set viene deciso e conquistato dalla Nigithor con il finale di 27-25.

Le universitarie, adesso, sono chiamate ad un pronto riscatto già nel prossimo incontro, da programma sabato prossimo, 12 novembre, al PalaNebiolo contro la Polisportiva Nino Romano.

Piero Genovese

“Scrivo poesie solo per portarmi a letto le ragazze”: con questo libro si fa il pieno di Bukowski

9788807885235_quarta“Dalle Sue dita uscivano carbone e diamanti”: leggete e piangete con questo capolavoro di Bukowski

La maggior parte delle poesie che conosciamo ci ricordano di un tempo ormai passato, di un romanticismo oggi più che mai superato, di amori struggenti narrati dalla nobile penna dei grandi poeti che la storia ricorda, nulla a che vedere con quello che Charles Bukowski ci ha lasciato in questo libro e in tutti gli altri suoi capolavori di una vita vissuta intensamente e, spesso, al di fuori delle righe…

“Scrivo poesie solo per portarmi a letto le ragazze” è un libro di “poesie” anomalo. Non segue la rima, non cura il particolare, non descrive paesaggi maestosi o umidi amori sotto la pioggia d’estate, ma ci fa toccare con mano le viscere della passione di un uomo. Con estrema durezza ci catapulta in una realtà a noi distante fatta di alcol, donne e sesso, contornata da una decadenza asfissiante tipica dei bassifondi dell’America degli anni Settanta.

Il protagonista dei racconti è quasi sempre lo stesso scrittore che narra in prima persona ciò che vede, sente e vive ogni giorno, tra un bicchiere di troppo e l’amore fugace con le donne che incontra durante i suoi continui vagabondaggi. Le storie non seguono un filo logico, ma tutte hanno una volontà comune: la voglia di raccontare il vero senza veli né farse, anche ciò che può far disgustare i più deboli e storcere il naso al lettore medio. Le descrizioni degli intrecci passionali tra il suo corpo e quello delle donne con cui passa le notti sono la perfetta trasposizione su carne di ciò che rappresenta un ossimoro, intensità e dolcezza, rabbia e debolezza, piacere carnale e sentimento astratto, tutto costruito in modo da rendere ogni parola tagliente, senza smussarne gli angoli.

Fiumi di alcol attraversano le pagine di questo libro. È un testo ubriaco di sentimento, di quello grezzo che ci sporca le mani e che difficilmente si lava via. Ci invita a pensare, ci fa imprecare, ci impressiona, ma sempre insegnandoci qualcosa…

“Molta gente scrive poesie che non sente pienamente. Lo faccio anch’io, a volte. Vita dura genera verso duro e con verso duro intendo un verso vero privo di orpelli.” 

È una lettura consigliata per chi ama le storie, quelle concrete, pure e spesso anche dure da comprendere. Per chi vuole superare lo stereotipo dell’amore romantico per poter vedere con i propri occhi il vero, a volte osceno, ma pur sempre reale sentimento umano.

Giorgio Muzzupappa

Abbatti lo stereotipo- Il terrone fuori sede

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Chi non ha un amico che studia lontano dalla sua calda e amata terra natia?

Dalle regioni più vicine fino ai freddi centri trafficati del nord, lo studente meridionale si insinua nella vita universitaria dei romani, dei polentoni ( chi più ne ha, più ne metta) regalando assaggi della terronia e creando, spesso, degli stereotipi che oggi, una volta per tutte, abbatteremo.

 

Ecco a voi i quattro cliché del terrone fuori sede:

  1. Le valigie piene di cibo. Leggende narrano che, per gli aeroporti italiani, viaggino solitarie e profumate, valigie cariche di braciole, di cannoli, di arancini ( o arancine, così nessuno si arrabbia). Probabilmente qualcuna ce ne sarà in circolazione, ma demitizziamo questi racconti: la verità è che il vero terrone, rientrando a casa per le vacanze, si rimpinza di questo cibo fino a scoppiare e, tornando su, il frigo è in dieta e le valigie sono solo piene di quei maglioni pesanti che al sud nessuno mai oserebbe indossare.
  2. La nonna al telefono, prima di salutare, dice: “ Hai mangiato?”. Beh sì, lo chiedono, ma non prima di aver fatto una serie di domande che la rassicurano sulla tua incolumità. Il questionario della nonna si struttura in: “ Hai chiuso la porta a chiave?”, “ Hai spento il gas?”, “Non è che cammini in strade buie ed isolate?” ed infine “ Hai mangiato, vero? Quando torni ti faccio mangiare io!”. Mi sembra doveroso, però, precisare che la telefonata è rigorosamente in dialetto .
  3. Uscire è transitivo. Touché. Regola grammaticale completamente introdotta da noi meridionali e che, con molta, troppa difficoltà, abbandoniamo. Ed ogni volta che il povero studente fuori sede prepara, per lui e per il coinquilino, il caffè ed urla “ È uscito il caffè”, le orecchie di un polentone sanguinano. Difficile sfatare questo mito, ma i terroni imparano in fretta: “uscire” come transitivo è off-limits.
  1. Ritardatari cronici. “ Fra un PAIO di minuti sono pronto” quel “paio” meridionale che va da una decina di minuti all’ora spaccata. Il terrone soggetto a questo pregiudizio, però, ormai è puntuale come un milanese, addirittura arriva in anticipo e, asserendosi paladino della giustizia sociale, sfata ogni cliché sulla non puntualità dei terroni.N.B.: il genere femminile, chiaramente, si astiene dallo smentire il mito della non puntualità.

     

     

    Terroni fuori sede, siete vittime di altri stereotipi? Scriveteci e li sfateremo tutti ( o almeno, ci proviamo).

     

    Jessica Cardullo

     

In Guerra per Amore, un film di PIF

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A tre anni da “La mafia uccide solo d’estate”, di cui riprende protagonisti principali e tema, Pif torna dietro la cinepresa con il suo secondo film che lo vede nuovamente anche protagonista.

Seconda guerra mondiale come sfondo. Arturo Giammarresi (Pif) di origini siciliane ma trapiantato in America, è pronto a tutto pur di ottenere la mano della sua amata Flora (Miriam Leone), già promessa sposa di un altro uomo, anche ad arruolarsi con gli Americani e ad approdare di nuovo nella sua terra d’origine.

L’impresa amorosa è il filo conduttore che lega le due realtà presenti nel film: lo sbarco degli Alleati in Sicilia e la presa del potere mafioso nella medesima.

La pellicola racconta con amara ironia una realtà ancora attuale; Pif si mostra all’altezza di affrontare nuovamente tale realtà e tali tematiche conducendo un film con una buona regia, lineare, senza eccessi particolari e senza errori.

Poco presente la linea comica che contraddistingueva invece l’opera precedente, anche se in alcuni punti fa il suo ritorno, come nell’esilarante lotta tra Duce e Madonnina. Buona la recitazione anche se è il protagonista stesso a presentare alle volte piccole sbavature. Ciò che stupisce è la fotografia e l’ottima ricostruzione delle ambientazioni.

Nel complesso è un film che seppur leggero fa riflettere su temi oltremodo importanti e sempre presenti nel nostro paese. Ne è assolutamente consigliata la visione!

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                                                                                                                              Benedetta Sisinni

L’Italia che trema: cosa succede?

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Tu immagina di svegliarti una mattina. Magari sei uno studente fuori sede. Ascolti il telegiornale, chiami a casa. Il panico che ti invade, fino a dentro le ossa, dai piedi all’ultima punta dei capelli. Prendi un pullman e arrivi in un posto… Ma non hai una casa dove tornare. Casa tua non c’è più.

Oppure ti svegli in piena notte, scappi in strada e la tua casa crolla davanti ai tuoi occhi. Non hai più niente. E le tasse, gli esami, il professore stronzo non sono più i problemi più grandi della tua vita.

E quel ragazzo che ti ha dato buca, la ragazza che non ricambia la cotta, i soldi che non bastano per i weekend alcolici non hanno più senso. Perché, in quel momento, vuoi o non vuoi, non hai una casa dove tornare. Quattro mura tra cui nasconderti, proteggerti, riprenderti, ridere, sognare.

Non hai più niente.

Ma che cosa sta succedendo? La terra è impazzita e basta? Perché tutto continua a tremare?

Scolasticamente, i terremoti sono vibrazioni o assestamenti improvvisi della crosta terrestre, provocati dallo spostamento improvviso di una massa rocciosa nel sottosuolo.

Ogni volta che si sviluppa un terremoto lungo una superficie di faglia, la zona ipocentrale si scarica (rilassamento) e vengono caricati i volumi adiacenti (lateralmente) alla faglia stessa. Tali volumi, sottoposti a un nuovo stato di stress, possono cedere (rompersi) e generare terremoti a loro volta.

Tutto questo sta accadendo in questo momento al nostro Appennino. Paradossalmente noi, zona sismica per eccellenza, siamo più ‘’protetti’’ per le continue micro scosse che si perpetuano nel tempo senza, quindi, causare questi accumuli di volumi.

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Purtroppo, i terremoti sono degli eventi naturali imprevedibili. I sismologi non si ritengono sorpresi, al contrario di noi, da quello che sta succedendo. Semplicemente doveva accadere, prima o poi. Quello che sorprende è come le case continuano a crollare, i luoghi a sparire.

Perché, comunque, l’Italia è un paese ad alto rischio sismico. E, allora, perché le case cadono? Domanda che si stanno ponendo anche Andrea Tertulliani e Carlo Meletti che, spiega, tutto questo processo è dato da un allineamento dell’appennino, è un processo iniziato molto prima anche del terremoto dell’Aquila, è qualcosa iniziato nel 1639. L’ultimo terremoto che ha distrutto Amatrice è, infatti, un ‘’gemello’’ proprio del terremoto accaduto in quell’anno di quel secolo.

Errori di calcolo, errori umani. È facile dare la colpa all’essere umano, il problema è che c’è tanto altro dietro le mura crollate delle nostre case.

Ma, intanto, l’Italia si sta deformando nel vero senso della frase. In particolare, I terremoti del 26 e del 30 ottobre hanno deformato una zona di oltre 600 chilometri quadrati. È quanto emerge dalla prima analisi dei dati del satellite radar Sentinel 1, del programma europeo Copernicus, elaborate dall’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e dall’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Irea-Cnr). Una prima valutazione delle osservazioni di Sentinel 1 aveva permesso ai tecnici del Consiglio nazionale delle ricerche e dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di stabilire che in alcune zone il terreno si è abbassato fino a 70 centimetri e che l’area interessata dallo sprofondamento è di circa 130 chilometri quadrati.

In attesa di quello che accadrà, non possiamo fare nulla. Forse solo una cosa: capire, una volta per sempre, che l’uomo è niente in confronto alla forza della Natura che dà ma distrugge.

Elena Anna Andronico

 

È il fotografo che fa la fotografia o la fotografia che fa il fotografo?

il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare, tre concetti che riassumono l’arte della fotografia” – Helmut Newton

Spesso è difficile definire cosa sia effettivamente la fotografia. Tuttavia, si può cominciare con lo spiegare cosa la fotografia non è: non è un dipinto, una poesia, una sinfonia, una danza. È un’arte che cammina da sola, nata da sola spinta dal desiderio dell’uomo di riportare esattamente cosa vede con i propri occhi. Immortalare un momento e renderlo eterno. La pittura, la scrittura, la musica e la danza sono arti che fermano il tempo delle emozioni. Con una foto si crea l’eternità, aspirazione estrema del desiderio umano: vivere per sempre. L’attimo è la cosa più preziosa che possediamo, perché questo non si riproporrà.

La prima foto scattata nella storia risale al 1826, quando lo scienziato francese Joseph Nicéphore Niépce scattò la prima immagine permanente, intitolata Vista dalla finestra a Le Gras, nella casa di campagna della sua famiglia. Secoli di progressi nei campi della chimica e dell’ottica, costruirono la strada per la nascita della fotografia. Da quel giorno la scienza (in ambito fotografico) ha fatto passi da gigante evolvendosi sempre più velocemente, come nella prima foto a colori del 1861 scattata dal fisico scozzese James Clerk Maxwell, il quale si cimentò per tutta la vita con la teoria del colore. Maxwell fotografò tre volte un tartan scozzese utilizzando tre filtri diversi (rosso, blu e giallo) e infine unì le tre foto.

L’universo dello “scatto” si è evoluto nel XX secolo, dando la possibilità a tutti di poterne farne parte, creando tantissime sfaccettature, quante in realtà le ha la nostra Terra. La fotografia, come la conosciamo noi oggi, conta una vasta gamma di campi: street photography, foto-giornalismo, fashion photography, paesaggistica, subacquea, ritrattistica, multivisione, nudo artistico, di viaggio, etc.

Molti stili si sono sviluppati con l’avvento dei Social Network: Instagram (piattaforma che si concentra sulla fotografia) è stato il trapolino di lancio per un tipo di fotografia amatoriale accessibile a tutti. Chiunque, infatti, può mettere alla prova la sua vena artistica senza dover essere un professionista, e migliorarsi confrontandosi anche con altri utenti. C’è chi lo utilizza per svago, chi invece, grazie a questa applicazione ha ottenuto una visibilità tale da accaparrarsi il successo. Le fashion blogger, ad esempio, hanno trovato con questo social la loro pentola d’oro, perché diciamocelo, andare a controllare ogni giorno un blog non è la stessa cosa di trovarsi sulla timeline le foto del soggetto in questione. La fotografia, in questo caso, dice più di mille parole. Ma finisce lì. Diventa semplicemente una vetrina, come se stessimo passeggiando in Via Montenapoleone a Milano, o in via dei Condotti a Roma, e vedessimo i capi che sono esposti (con magari qualche infarto in meno dovuto ai prezzi, w i “poverih”). In sostanza una gara a chi appare migliore rispetto alla massa, e di conseguenza uniformandosi ad essa, perdendo di vista il concetto base: fare foto, arricchire e migliorare l’arte della fotografia.

La fotografia è diventato un mezzo, messo in secondo piano: tutti hanno la possibilità di fare foto, ormai le macchine fotografiche le abbiamo nei nostri smartphone e le multinazionali che li producono cercano di migliorarle tanto da sostituire le macchine fotografiche (reflex, bridges o compatte che siano). Il rullino ormai lo vediamo con il binocolo, ma dal momento che ci ritroviamo in un periodo nostalgico (“ma che ne sanno i 2000”, il ritorno de “Una mamma per amica”, Trump e Clinton alle presidenziali) si cerca di riempire questo vuoto con l’invenzione della Polaroid 2.0 affinché tutti possano sentirsi belli, fighi ed alternativi.

Le fotografie non si preparano, si aspettano. Si ricevano.” diceva Elliott Erwitt, ma sembra che questo concetto sia stato perso nel passaggio dallo scattare una fotografia e caricarla sul profilo senza badare alla composizione di essa, o ciò che potrebbe trasmettere. Un autoscatto (per gli amici “selfie”) non emoziona più di tanto. Tuttavia non basta avere una macchina fotografica per essere fotografi, quello che conta è la realtà che si presenta davanti e che l’occhio, che la interpreta, riesce a renderla arte, pura bellezza.

Giulia Greco

Moonlight: un film da non perdere

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Negli ultimi anni l’industria cinematografica e televisiva ha avuto come tema ricorrente la questione di genere e la comunità LGBT. Pochi film però sono stati così delicatamente incisivi e toccanti come “Moonlight”, film di apertura dei festival di Telluride e Roma di quest’anno, è stato proiettato anche al NYFF, al TIFF e al BFI di Londra.

Seconda opera di Berry Jenkins racconta la vita di un ragazzino di colore nei bassifondi di Miami e l’accettazione della sua sessualità.

Strutturato in tre capitoli, per tre fasce di età, denominati col nome con cui Chiron si fa chiamare o viene chiamato. Da piccolo Chiron attira l’attenzione di uno spacciatore (interpretato da Mahershala Ali il cui nome non vi dirà nulla ma che avete visto in molti film e tv series fra cui House of cards nei panni di Remy Danton, l’avvocato che diventa capo dello staff di Underwood) che , insieme alla moglie (la cantante Janelle Monae) lo accoglie in casa, e sopperisce alla figura paterna.

I bulli che lo perseguitano fin da piccolo lo faranno diventare un’ altra persona da adulto. O forse sarà una semplice corazza. Chiron è una persona taciturna, quasi muto, sensibilissimo e timido. Il mare dietro quello sguardo profondissimo. La spiaggia e il mare: i luoghi in cui è libero di essere se stesso.

E’ un film necessario per l’America dopo la strage di Orlando e per gli spettatori di tutto il mondo, perché racconta la battaglia interiore ed esteriore di un ragazzo di colore , sessualità e bullismo. Delicato e prorompente, non scade mai nel cliché. Jenkins ha una visione unica e mai vista fino ad ora , permette agli spettatori di riflettere sulle ferite visibili ed invisibili dell’altro, argomento che probabilmente non aveva mai sfiorato la loro mente.

Insomma è un’opera da non perdere.

Arianna De Arcangelis

Cinefilia per idioti: i Film Romantici

 

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Tutti lo abbiamo fatto almeno una volta. E non mi riferisco al mettersi le dita nel naso in pubblico o al parlare male di qualcuno. Mi riferisco al fantasticare sulle le vite degli altri, quelle vite che cinicamente critichiamo ogni giorno al bar o su post svergognati ma che in, realtà, sogniamo da sempre. Tutti, insomma, subiamo il fascino delle tipiche storie d’amore a lieto fine. C’è chi si ostina a dare ancora la colpa ai cartoni Disney; io dico che è insito in un ognuno di noi quel sentimento di speranza che ci fa scegliere quel film, quella sera, “perché oggi m’annoio” per finire con un sorriso ebete o nel peggiore delle ipotesi, con una montagna di fazzoletti pieni di muco. Credo sia giunta l’ora però di essere onesti con noi stessi, che anche i film romantici a cui siamo più affezionati presentano dei cliché che si ripetono in loop, quasi come la melodia di un carillon rotto.

Le nostre protagoniste ( perché si ammettiamolo sono quasi sempre delle donne con evidenti problemi psicologici e relazionali) sono ovviamente inconsapevolmente bellissime, o semplicemente hanno bisogno di togliere solo un paio di occhiali da vista e sciogliere i capelli in rallenty, per non passare inosservata il giorno dopo a scuola/lavoro. Avete notato che difficilmente questo tipo di film sono ambientati all’università? forse perché, qui, sarebbe difficile immaginare un lieto fine anche nella fantasia? Come nelle favole, la protagonista ha quello che possiamo definire “un aiutante”, o meglio ancora, un’amica/o fuori dal comune ( solitamente cinico e con gusti d’abbigliamento discutibili).

Come ogni essere umano più o meno intelligente anche questo personaggio sarà costretto a rivalutare le proprie lucenti prospettive di “mangiatrice di uomini” o “piacione” per quelle che sono delle regole non scritte ma, sempre valide, che muovono il sole e l’altre stelle, potrà innamorarsi solo e soltanto dell’amico/a dell’anima gemella del/la protagonista. ATTENZIONE: esistono casi in cui le nostre care commedie romantiche riescono a stupirci con trame alternativamente scontate. Come quando il vero amore della protagonista le è sempre stato “davanti agli occhi” ma doveva attirare l’attenzione di mezza scuola per rendersene conto. Inutile fingere, sapete benissimo di chi sto parlando: del suo migliore amico.

Esemplare che suscita tenerezza fin da subito nello spettatore, perchè, chi non vorrebbe qualcuno che ci ami in modo segretamente incondizionato?Per tutto il film non faremo che dare della stupida alla protagonista, Perché ” che scema come fa a non accorgersi che è lui quello giusto!” ma ei quello che critichiamo negli altri è quello che non sopportiamo in noi stessi. Ciononostante l’obiettivo ultimo di ogni ragazza non sarà quello di realizzarsi come donna ( professionalmente o spiritualmente) ma quello di essere notata dal più bello, anche involontariamente, perché essere sfigata o racchia nei film non ti salverà dal trovare il vero amore.

Ed è dopo questa affermazione che mi preme chiedervi, siete ancora sicuri di voler vivere in film? Non rispondetevi subito però, ancora non ho finito. Se la protagonista o il protagonista sta con qualcuno all’inizio del film, il regista, la cui mission è quella di fare innamorare i due, crea catastrofi e spargimenti di sangue affinché possano stare insieme. Vietato lasciarsi come delle persone normali ( ma chi è che si lascia in modo normale?) Lui o lei prima dovranno soffrire, come quando sei costretto a trattenere la pipì per ore, perché tu la fai solo nel tuo bagno o perché altrimenti ti sentono, affinché poi la cose vadano come dovevano andare. PS: La scelta del regista di far vedere o intendere al protagonista che il proprio partner li tradisca è un optional.

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Prima degli intrighi e dei tradimenti ( sopracitato) i protagonisti devono trovarsi, e questo genere ci pone due alternative sempreverdi: Dall’odio nasce l’amore o amore a prima (s)vista. La teoria “l’odio non è altro che l’altra faccia dell’amore” diviene terreno fertile per questo genere di film. Prima di arrivare ad un lieto fine smielato, per non rendere tutto estremamente scontato ( e quindi renderlo oltremodo scontato), i due protagonisti proveranno davvero poca simpatia l’uno per l’altro, punzecchiatosi per tutto il film, una sera in riva al mare apriranno il loro cuore l’un l’altro e si innamoreranno. Certo, potrebbe accedere anche a bordo piscina, davanti casa, su un prato sotto le stelle, il punto è che succede. Ed anche se questo aspetto potrebbe sembrare possibile nella realtà, nessun ragazzo pagherà la banda e canterà ” i love you baby” scendendo le scale davanti tutta la scuola ( vedi 10 cose che odio di te).

Ma avete presente quando ad un concerto voltate la testa e in mezzo a tutte quelle persone lui è li, li che vi guarda ed entrambi provate qualcosa? NELLA REALTA’ NON ACCADRA’ MAI, o se dovesse accadere io vi consiglio sempre di girarvi per vedere se c’è qualcuno di più interessante di voi alle vostre spalle, perché magari quello sguardo languido non è per voi( cioè quasi sempre). Ma nei film accade spesso e volentieri che l’amore nasca da subito, con un solo sguardo. ( Questo perché l’aspetto fisico non è tutto nella vita, bambine). Ovviamente non diranno mai che dopo tre giorni dalla fine del film i protagonisti si lasciano. Perché sognare è bello. E noi siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni. Più del metabolismo lento e della cellulite, una maledizione che colpisce tutte le ragazze è quella convinzione innata di poter cambiare le cose, le persone

Dentro ognuna di noi nasce, cresce e corre una piccola anima da crocerossina che ci impedisce di vedere le cose per come stanno. Non capite? E’ lapalissiano,colpa dei film che ci fanno credere che solo con il nostro amore incondizionato e la nostra dedizione potremmo cambiare lo stronzetto di turno. ( come se tutti i cattivi ragazzi fossero come Dylan e tutte le ragazze come Branda di Beverly Hills 90210). Ragazze, fingere di non essere gelose o ignorare il fatto che sia andato a letto con molte ragazze prima di voi non è la soluzione. Ne realmente possibile, a meno che non siate malate terminali ( vedi i passi dell’amore) e quindi non avete tempo da perdere in queste elucubrazioni mentali. (Perciò siate ingegnose: usate le malattie a vostro vantaggio. Anche un raffreddore.)

Dopo essersi incontrati, amati e lasciati tutto si conclude con un colpo di scena del tutto scontato: lasciare qualcuno all’altare per chi sia ama davvero (per prendere una decisione seria aspetti fino all’attimo prima di sposarti, “perché non si sa mai”), scoprire che è uscito con voi solo per una scommessa, ma alla fine, vi ama davvero ( questa cosa, lui, mica poteva dirla prima. La deve scoprire lei origliando discorsi fatti con altri), scoprire che in realtà amavate quel ragazzo sfigato che vi è sempre stato vicino, e non il belloccio su cui volevate fare colpo per tutto il film. Una mia spassionata considerazione? Questi film non ci insegnano nulla, se non di continuare a fantasticare e perciò vivere infelici. Smettete di vederli.

 

Elisia Lo Schiavo