Harry Potter e il Mistero della Segreteria dell’UniMe

Harry Potter dopo aver visto la fila alla Segreteria di Piazza Antonello

Che piaccia o meno, chiunque al mondo conosce Harry Potter, il maghetto più famoso dei nostri tempi, e sa che ha dovuto affrontare tantissime peripezie per sconfiggere il grande Signore Oscuro.

Harry, più di una volta, stava per rimetterci le penne. Ma si sa: il bene trionfa sempre sul male.

Però, c’è sempre un però, se Harry Potter si fosse trovato ad affrontare, o si fosse dovuto affidare, alla Segreteria UniME… Probabilmente sarebbe morto.

 

Il lato positivo? Noi, studenti UniME, siamo più in gamba di Harry Potter. O, forse, siamo già morti.

 

Ecco per voi quindi, di modo da prepararvi come veri eroi, i 7 modi attraverso cui la Segreteria UniME vi istigherà al suicidio:

 

 

 

  • IN FILA PER TRE COL RESTO DI DUE.

 

Peggio della coda alle Caronti il 15 di Agosto, peggio della fila alla cassa da Zara quando ha tutto a metà prezzo, peggio dell’attesa al concerto di Ed Sheeran (credetemi, era davvero tanta fila).

 

Peggio di tutte queste cose appena elencate c’è lei: La segreteria UniMe. Scene apocalittiche che per poter ottenere l’ingresso dentro quello che sembra un luogo mistico ed invalicabile, devi fare prima un corso di addestramento per imparare a piantare la tenda ed allenarti a dormire sopra un freddo marciapiede del centro città.

 

E non è tutto.

 

Munitevi di un manuale guida che vi spieghi come ottenere il bigliettino corrispondente alla fila per lo sportello del vostro dipartimento. Potreste aver fatto 4 ore e mezzo di coda allo sportello giusto ma col bigliettino sbagliato (e lì son cazzi..) o magari aver preso il biglietto giusto ma aver fatto la fila allo sportello sbagliato.

 

In fin dei conti, chi ci capisce mai niente qua dentro!? E soprattutto, perché decidiamo di andare sempre tutti insieme in segreteria? Ma tutti eh, tutto l’ateneo; Conga.

 

 

  • ED IO CHE NE SO.

Quando a casa mia un oggetto è improvvisamente disperso, alla frase ‘’ MAMMAAAAA, DOV’E’ FINITO OGGETTO XXXXX?!’’ seguono due possibili risposte: A) Là. Non fare venire me che se lo trovo ti ammazzo.

B) ED IO CHE NE SO.

 

Di solito la risposta B mi viene data quando l’oggetto è stato, come dire, BUTTATO, con coscienza e volontà dalla Signora Madre.

 

Ecco, in una classifica di persone omertose che usano la frase ED IO CHE NE SO, l’ordine sarebbe questo: mia madre, il/la segretario/a dell’UniMe, tizio siciliano negli anni ’90 sulla mafia.

 

PER LA BARBA DI MERLINO, segretario dei miei stivali, se io ti chiedo, supplicandoti in ginocchio sui ceci come una povera monaca, quale sia il fottuto modulo che mi serve per la fottuta tesi e quale sia il fottuto giorno di scadenza, COME CAZZO FAI A RISPONDERE: ED IO CHE NE SO?!

 

MA COME E TU CHE NE SAI. MA SCUSA. Lo dovrei sapere io? Sono così deficiente da venirti a chiedere una cosa che so e tu invece no? CHE COSA TI DEVO VENIRE A CHIEDERE? COSA INTENDI TU PER ‘’ SALE QB’’ NELLE RICETTE? COME TRADUCI TU IL “QUANTO BASTA” DELLA PARODI?

 

 

 

  • LA TARTARUGA E LA LEPRE.

 

La favoletta la conosciamo tutti: la lepre è veloce, così veloce che, per bullizzare la povera tartaruga, si ferma a prendere il sole sfottendola. Si addormenta (o muore, non ricordo). La super tarta arriva al traguardo. Chi va piano va sano e lontano, morale, lezione da imparare, tante care cose arrivederci e grazie.

 

ORA. Io sono molto contenta che certe lezioni uno le impara quando era piccolo e faceva oooh, e non se le dimentica più. MA DIO MI PERDONI. Possiamo, gentilmente, non fosse altro per le altre 3942 persone che aspettano dagli anni ’30 in fila, velocizzare solo un pochino?!

 

Perché, sono quasi sicura, che quella cavolo di tartaruga un cavolo di fotocopia la riesce a fare in 3 nano secondi come ogni essere normale e non in OTTO ORE E 4 LUNGHI MINUTI. Chi va piano va sano e lontano, INCONTRO ALLA MORTE (ed io preferirei non morire a piazza Antonello).

 

Considerando che il turno di lavoro dura DUE ORE, quei 49 caffè che prendete e le chiacchiere con il collega dentro il gabbiotto, e il messaggino su whatsapp, non le si possono fare DOPO il proprio turno, nelle restanti 22 ore della giornata?!

 

PER FAVORE. ABBIATE PIETA’.

 

 

  • GAVISCON.

Cari i miei amici segretari, ma perchè mi chiedo io, siete sempre così di pessimo umore? Un sorriso, una gentilezza, un abbraccio?

 

Qui le vittime del sistema siamo noi, quelli che non ci capiscono niente di esse3 siamo noi, quelli che non sanno quali scartoffie compilare per la laurea siamo noi, quelli che non si ritrovano i voti sul libretto siamo noi, quelli che hanno preso la mora perchè non hanno ricevuto il mav siamo noi, quelli che Isee, Iseu, Inps, giro giro tondo, siamo noi.

 

Quelli esauriti sclerotici fuori di testa che se non mi risolvete i guai vi denuncio al telefono azzurro SIAMO NOI.

 

Voi, miei cari amici segretari, non dovreste far altro che sedere alla vostra postazione con aria condizionata, wifi e angolo bar e sorriderci amorevolmente mentre con una mano fuori dalla sbarra sussurrate ” andrà tutto bene caro studente, andrà tutto bene”.

 

 

  • TELEFONO SENZA FILI.

Oggi mi sento proprio nostalgica. Tra una favoletta e un urlo della mammina e il giro giro tondo del punto sopra… Ecco un altro giochino dell’infanzia: il telefono senza fili.

 

Ve lo ricordate? Tutti in cerchio, il primo pensava una parola e la si passava, di compagnetto in compagnetto, fino all’ultimo bimbo che doveva indovinarla. Pena? LA MORTE. No, scherzo. Solo l’esilio, escluso per sempre da tutti i giochi.

 

Ovviamente, la parola non riusciva mai ad arrivare integra. Si partiva con ‘’cacca’’ e si finiva con ‘’ARISTODEMO’’.

 

E, ovviamente, non c’era un telefono. Il telefono eri tu, le manine a coppa intorno all’orecchiuccio del compagnetto erano la cornetta. E poi c’era la fantasia.

 

Quella che adesso hai in abbondanza, smisurata, se pensi che qualcuno risponderà mai al numero di telefono indicato nel sito UniME accanto alla dicitura SEGRETERIA.

 

Ma se lo credi, se riesci ad immaginarti mentre fai una conversazione al telefono con un segretario, chi sono io per infrangere i tuoi sogni. ‘Ché non si sa come mai, ancora, non risponda il messaggio registrato della Telecom Italia di avvertenza ‘’il numero digitato non è esistente’’.

 

No perché, il numero sarà pure esistente, ma per quanto riguarda telefono, fili e il segretario dietro che risponda, pura fantasia.

 

  • ORANGE IS THE NEW BLACK.

 

Dai che lo so che lo avete visto tutti, specie da quando Netflix ha deciso di entrare nelle nostre vite per stroncare qualsiasi possibilità di conseguire la laurea. Per chi non sapesse cosa sia Orange is the new black, vi basti sapere che è ambientato in un CARCERE.

 

Proprio così, ed il riferimento è del tutto intenzionale. Per quale assurdo ed insensato motivo avete deciso di barricarvi dentro quella sottospecie di gabbia, manco aveste a che fare con i peggiori Pablo Escobar dell’Università? (Narcos… ndr)

 

Dico, non è già abbastanza difficile raggiungere un livello di comunicazione efficace ai fini della risoluzione di qualsiasi tipo di problema? E invece no, a separarci ci sono 3 kilomentri e mezzo di balconcino in marmo, una finestra in ferro battuto, un vetro blindato a prova di bomba e le sedie sulle quali siete seduti, sono al piano di sotto.

 

Oh Romeo, Romeo io sono in punta di piedi, ma tu perchè cazzo non ti alzi in piedi invece di continuare a dirmi “scusi, può ripetere? non ho sentito bene”.

 

Ce la possiamo fare sì, ce la possiamo fare.

 

  • WHATSAPP

Questa proprio ve la devo riconoscere, pochi giorni fa sono venuta a trovarvi e mi è sembrato, per un attimo, di essere in uno di quei college americani super tecnologicamente avanzati.

 

No dai, sul serio. Come diamine vi è venuto in mente di mettere a disposizione di noi studenti uno strumento così potente tramite il quale poterci vendicare di quanto sopra?

Per chi non fosse andato di recente nel luogo mistico di Piazza Antonello, spiego brevemente di che si tratta: davanti ad ogni sportello è stato posizionato un aggeggio che chiameremo tablet, (non so se lo sia realmente ma ci somiglia parecchio) sulla schermata del quale compaiono tre simpatiche facce: una verde (felice), una arancione (libera l’incrocio se lo hai già impegnato) ed una rossa (estremamente triste ed arrabbiata).

Lo scopo, è quello di fornire allo studente uno strumento in grado di valutare i servizi offerti dallo sportello in questione.

ORA, miei cari amici segretari, vi svelo un segreto: mentre con lo sguardo puntiamo le vostre vite da prigionieri di Azkaban, con le dita abbiamo già sfondato di tap la faccetta rossa da averla rincoglionita al punto di chiedere pietà. Ma vi vogliamo bene però, magari un sorrisetto ce lo scambiamo su whatsapp, a fine carriera. Se ce la famo.

 

Elena Anna Andronico ☹ ☹ ☹

Vanessa Munaò ☹ ☹ ☹

Eventi del fine settimana

Venerdì 19

  • ALBERO DELLA PACE

Dove: Piazza Duomo

Quando: dalle ore 9:30

Cosa: la pace inizia, mettendo un punto alla guerra contro il nostro stesso pianeta; è ormai uso comune gettare qualsiasi tipo di rifiuto in ogni dove, senza pensare al suo potenziale inespresso o senza riflettere sulle enormi ripercussioni che quel gesto avrà per gli anni futuri. In questa triste ottica del presente, Puli-AMO Messina intende far “pace” con l’ambiente, tributandogli un albero interamente realizzato con materiale di riciclo, liberando (sia pure idealmente) la Madre Terra dal greve compito di smaltire le enormi quantità di rifiuti che ogni giorno le doniamo.

L’installazione è un’iniziativa legata alla manifestazione “La tenda della Pace“, che avrà luogo a Piazza Duomo dal 19 al 21 maggio.

  • VERSO IL G 7 DI TAORMINA: DIBATTITO SU GUERRA E MIGRAZIONI

Dove: Via XXIV Maggio

Quando: dalle ore 17:30 alle ore 20:00

Cosa: l’imminente G7 di Taormina, affronterà alcuni dei conflitti più sanguinosi scatenati nell’area mediterranea e mediorientale e l’immancabile “lotta al terrorismo (islamico)”. Altro tema “caldo” sarà quello delle relazioni-pressing sulla Russia e, per la prima volta in ambito G7, verrà presentato il tema delle “emergenze” prodotte dalle migrazioni mondiali.

Il vertice di Taormina avrà  lo scopo di rafforzare le alleanze politico-militari nel quadro dell’escalation bellica globale e il contrasto con l’uso della forza delle migrazioni e della fuga di milioni di persone dalle guerre e dai crimini socio-ambientali.
Introduce Antonio Mazzeo, comitato No G7 – Messina.

  • THE HATEFUL TARANTINO TRIBUTE

Dove: Beer Garden, Falcone – Via G. Falcone 4/6 – Cotignola

Quando: dalle ore 22:30

Cosa: i The Hateful Tarantino tribute band ripercorreranno le colonne sonore dei film di Quentin Tarantino con uno show unico nel suo genere.
A fine concerto, la serata prosegue con il Radar Rock Party, una selezione musicale di Dj Piro (Massimo Solaroli).

Ingresso gratuito con possibilità di prenotazione tavoli per cena al numero 3801025449.

Sabato 20

  • CLINIC DEDICATA AL MONDO DELLE BATTERIE CON MARCO IANNETTA

Dove: Casa Musicale Sanfilippo – Via G. La Farina, 69

Quando: dalle ore 17:00

Cosa: un incontro con un artista famoso in tutto il mondo per la sua unica ed eccezionale tecnica batteristica; con il suo complesso drum kit, costruisce il suo innovativo ed articolato playing.

  • LIBRO D’ARTISTA

Dove: La Feltrinelli Point – Via Ghibellina, 32

Quando: dalle ore 18:30 alle ore 19:30

Cosa: è un libro che rappresenta un lavoro d’arte, spesso pubblicato come edizione numerata a tiratura limitata, sebbene a volte sia prodotto come oggetto unico e venga chiamato appunto unique.
La mostra “Il Libro d’artista” (promossa all’interno del Maggio dei Libri) è stata ideata, organizzata e curata dall’Associazione di artisti “Senza chiedere il permesso”, dalla Feltrinelli Point di Messina e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Messina.
All’inaugurazione, saranno presenti gli artisti espositor ed introdurrà lo storico d’arte Giampaolo Chillè; presenzierà l’Assessore alla Cultura del Comune di Messina Federico Alagna.

  • DAVIDE SHORTT IN CONCERTO – STRANIERO TOUR FULL BAND SHOW

Dove: Retronouveau – Via Croce Rossa, 34

Quando: dalle ore 22:30

Cosa: Davide Sciortino è un cantautore, beatmaker e rapper di Palermo, nonché terzo classificato alla IX edizione di X Factor. Ritorna nella sua Sicilia con un album che vanta testi figli della grande tradizione cantautorale italiana e ricco di collaborazioni importanti: Daniele Silvestri e la sua band, la neo soul band romana ThrowBack, il rapper Tormento e la stella del rap underground Johnny Marsiglia.

Ingresso € 10 direttamente al botteghino.

DOMENICA 21

  • VISITA IL CIMITERO MONUMENTALE DI MESSINA

Dove: ARB – via Romagnosi, 18

Quando: dalle ore 9:30 alle ore 12:30

Cosa: “MESSINA CITTA’ CHE PARLA” 5a passeggiata; Francesco Maggio che ci guiderà nel nostro cimitero monumentale, che è uno dei più importanti cimiteri monumentali d’Italia: al suo interno è presente la gran parte della statuaria e dell’architettura del neoclassicismo messinese.
Attenzione: la guida di domenica è introdotta da un incontro che si terrà venerdì 19 dalle 20 alle 21 presso la sede dell’associazione ARB.
La quota di partecipazione è di € 5 a persona.

  • TORNEO JUST DANCE

Dove: Smite TP Games – Via Risorgimento, 45

Quando: dalle ore 11:00 alle ore 13:00

Cosa: il Torneo di Just Dance si svolgerà durante la mattina del secondo giorno dell’evento GAME of COMICS.
Il Costo di partecipazione sarà di soli 3€ a persona.
Il Vincitore verrà dichiarato a fine di tutti i balli sommando i punti accumulati durante il gioco e riceverà come premio una coppa come memoriale dell’evento.
Le Iscrizioni sul luogo dello svolgimento del torneo verranno prese sino a 10 minuti prima dell’inizio dello stesso.

Jessica Cardullo

Arianna De Arcangelis

Piazza dell’arte – Un venerdì di musica e successo

Musica, laboratori e tanta gente: la scalinata del rettorato si è accesa in un meraviglioso clima di festa e spettacolo

Per la V edizione della “Piazza dell’Arte Universitaria”, l’Associazione Morgana, con il patrocinio dell’Università degli Studi di Messina, del Comune e con la collaborazione dell’Associazione Terranostra e della Consulta Provinciale degli Studenti, ha allestito una manifestazione acclamata da studenti e cittadini.

Sin dal pomeriggio, la scalinata del rettorato si è popolata di gente curiosa e/o partecipe alle iniziative; in serata, la gradinata finalmente brulicava di spettatori, soddisfatti di un evento che ha smorzato la noia di un qualsiasi venerdì messinese.

Da non dimenticare, il gradito rinfresco, la “socialissima” area adibita per foto e selfie, che hanno contribuito a contrassegnare la serata.

Si continuerà a parlare del successo della Piazza dell’Arte e si spera – ovviamente – in una prossima edizione.

Jessica Cardullo

Ecco 10 motivi per cui uno studente universitario dovrebbe viaggiare

Almeno una volta l’anno, anche se solo per 3 giorni: prendete tutto e partite.

Per non impazzire. Per non annoiarvi. Perché fa bene….

Perché?

Per questi 10 motivi.

Ma anche per nessuno di questi. Fatelo e basta. Viaggiare fa bene alla salute.

1- Per premiarti. 

Chi di voi non ha mai sognato di trovare sotto l’albero, magari dopo un’estenuante sessione, un bel biglietto solo andata per destinazione paradiso? Diciamocelo, la vacanza premio è una delle cose migliori che possiamo regalare a noi stessi dopo aver buttato sangue, sudore e salute su tutte le pagine di tutti i libri di ogni materia della nostra carriera.

 

Ho preso 18, domani vado ad Amsterdam a sfondarmi di funghetti allucinogeni per dimenticare” (dai che lo so che ti fai di funghetti allucinogeni…) oppure “Ho preso 30, direi che Amsterdam è un ottimo modo per festeggiare”

 

Chiara Ferragni version: “Hi guys, ho finito il primo paragrafo, faccio pausa per le strade di San Francisco, dopo il secondo ed il terzo volo ad Hong Kong”. Insomma, che tu sia povero o Chiara Ferragni, avrai sempre un motivo per premiarti, fare la valigia e staccare la spina.  RIGENERANTE

 

2- Per non tentare il suicidio.

Ogni studente, almeno una volta durante la sua carriera universitaria, ha pensato ‘’non ce la faccio’’. E, diciamocelo, la situazione peggiora se incocci giusto quel professore che decide di bocciarti 34 volte. Ma perché?! Cosa altro devo studiare?! Beh, probabilmente niente. Si divertono così, che vi devo dire.

In quei momenti di black out totale, manco fossimo in una puntata di Shondaland, te lo dici ‘’ non posso farlo. Non sono all’altezza. Mi arrendo’’.

E poi non ci arrendiamo mai perché siamo cocciuti come muli e, da brave bestioline ignoranti, ci riproviamo fino a quando ‘’18 e sto! Dove devo firmare?!’’.

Ecco, è in questi momenti di blocco che due giorni fuori, lontano da tutto, lontano dalla vita vera, possono solo fare bene alla salute. Sono un respiro profondo. Lo prendi e vai avanti.

3- Per arricchirti.

No, non nel senso che viaggiare potrebbe essere la soluzione ad ogni tuo dubbio amletico circa le tue scelte universitarie. “Avrò scelto la facoltà giusta?”,Troverò mai un lavoro?”, “Avrò mai uno stipendio?”.

 

No, non vi arricchirete viaggiando e abbandonando gli studi, ma attenzione; potreste sempre prendere un volo diretto per la Cina, fare strani accordi con la mafia cinese, ottenere la licenza per aprire un camioncino abusivo di braciole in centro a Pechino e diventare ricchi. (Che ideona vi ho appena suggerito?)

Allora sì che potrete compilare la rinuncia agli studi.

 

Ma no dai, la ricchezza della quale sto parlando vale molto di più che tutto questo, perché la ricchezza che troverete viaggiando sarà quella degli occhi e del cuore. Viaggiare per credere.

 

4-Perché non si impara solo sui libri.

E qua non stiamo a filosofeggiare, eh. Qua si parla proprio di vita reale: se mi trovate un libro dove ti insegnano a fare la lavatrice o la lavastoviglie, beh, voglio la copia in PDF TIPO SUBITO, ORA, NAU.

Fatevi quella valigia e andate ad imparare LA VITA, cazzo. Che sui libri quella non si legge, non si impara. Imparate cosa vuol dire farsi rubare la borsa e dover andare all’ambasciata italiana a denunciare il fattaccio, ad esempio.

No, oddio, troppo severa.

A calpestare una cacca con l’unico paio di scarpe che avete potuto portare perché, mannaggia a easyjet, la valigia in stiva costa troppo e non posso comprarne un altro paio e ‘’mammina dove sei, come faccio, che schifo!’’. Le cavolate insomma, che poi sono le cavolate che servono per sopravvivere.

5-Per coltivare nuove amicizie.

Ma quali Facebook, Instagram e Whatsapp; le amicizie non sono più quelle di una volta (quanto mi sento vecchia dicendo queste cose) e no, abbiamo detto che quelle con i rumeni dei call center sono da escludere da ogni categoria di questo articolo.

 

Viaggiare è anche e soprattutto conoscere gente che non nutre alcun pregiudizio nei tuoi confronti perché diciamocelo, coi tuoi colleghi ormai hai creato il fan club degli sfigati, depressi, non avremo mai quella laurea, e sai che non potrai mai far parte di nessun’altra confraternita.

 

Quale migliore occasione se non quella di essere dall’altra parte del mondo, col tuo nuovo amico Peruviano a scolarti qualsiasi bottiglia di Rum che ti capiti a tiro. Ciaoh poveri, c’ho l’amico international.

 

 

6- Per intasare Instagram.

Un po’ pezzi di merda in questo caso, nei confronti dei colleghi stipati a casa, siamo (proprio, col verbo alla fine della frase, alla siciliana, per rendere meglio il concetto). E anche un po’ ossessivi, compulsivi, vanitosi e ostentatori.

Però quanto è bello pubblicare le foto di quella nuova meta e, cavolo dai, ma avete visto che meraviglia ho potuto visitare?!

Suvvia, in viaggio siamo tutti un po’ MARIANODIVAIO SPOSTATE CHE ME FAI OMBRA. E poi, è terapeutico: quando torni alla vita normale e cominci a pubblicare foto di te con i libri, il gatto sui libri, gli evidenziatori con i libri, i libri sui libri; basta scendere un pochetto più giù e… Uao, che figata che è stato quel viaggio.

7- Per confrontarti con il diverso.

Si, si, lo so che col diverso vi ci confrontate ogni santissimo giorno, quando puntuale come lo sposo il giorno delle nozze, arriva la chiamata del call center e tu stai lì a spiegare all’austro-ungarico di turno che NON VOGLIO NESSUNA CAZZO DI OFFERTA CIAO.

 

Facciamo che questo non lo consideriamo nella categoria ma proviamo ad allargare i nostri orizzonti. È vero, tutto ciò che è diverso forse spaventa, (tranne un 28 in mezzo a una sfilza di 18, quello non spaventa di certo) ma pensate a quante cose belle vi potrebbero capitare prendendo un semplice pullman, treno o aereo: Potreste imparare a fare la raccolta differenziata, a mettere la cintura quando state sul sedile posteriore, ad attraversare sulle strisce pedonali, rispettare i semafori, usare i cestini…

 

Dai sì, la smetto di elencare tutto ciò che non siamo in grado di fare, ma ricordate; non è mai troppo tardi per scoprire che oltre alla nostra tribù medioevale, esiste un mondo civilizzato ed emancipato.

 

8- Per assaporare la libertà.

Questo punto è rivolto di più ai ragazzi che studiano nella propria città e vivono ancora coi genitori. A noi, poveri disgraziatelli, che si mangia ancora alle 13:04 spaccate, A TAVOLAAAAA QUESTA CASA NON È UN ALBERGO A TAVOLAAAAAAAA!!!

A noi, che guardiamo i colleghi fuori sede e, quasi per tutto il periodo universitario, pensiamo ‘’perché?! Perché ho autoimposto a me medesimo di avere per altri OTTANTADUE ANNI il coprifuoco? Perché?’’

Con tutto il bene che possiamo volere ai nostri genitori, ci mancherebbe altro, ma, in svariate occasioni, si tenta il suicidio.

È per questo che QUEL VIAGGIO, quello che ancora non ti sei concesso, studente in sede, TI SERVE. Per respirare un attimo di libertà. Come la mamma, sempre lei, che la domenica mattina entra in camera e spalanca tutto perché ‘’È domenica, BISOGNA FAR CAMBIARE ARIA ALLA CASA’’.

Cambiatela voi, concedetevi una settimana di domeniche fuori, respirate la libertà e poi, sì, poi si può tornare a casa.

9- Ryanair.

Fermi tutti, menzione speciale. Standing ovation, medaglia ad honorem: RYANAIR. Tu che hai rianimato tutti i cieli del mondo, tu che hai ridato la gioia laddove gioia non c’era più. Tu che mi fai pagare il biglietto per New York ad un prezzo così abbordabile che ho convinto anche mia nonna a partire.

 

Tu che il bagaglio a mano non può essere più grande della mattonella che ho in bagno (pena 55euro di multa da pagare cash provati sulla mia pelle), che se voglio portarmi due mutande di più devo comprarmi 600euro di bagaglio da stiva, che se voglio scegliere il posto a sedere devo concedermi al Capitano (oppure, chiaramente, pagare) che vuoi accollarmi i profumi, i gratta e vinci speciali, le assistenti di volo come badanti.

 

Tu che sei riuscito nella grande impresa di convincere il mondo che volare ovunque vuoi a basso costo sia possibile, ma che in fondo, sei solo riuscito a prenderci tutti, beatamente ed allegramente per il culo. Grazie Ryanair.

 

10- Messina

Non è vero che a Messina ‘’non c’è nenti’’. A messina c’è, c’è tanto. Sono i Messinesi che non ci sono. Non ci stanno proprio con la testa, sognano di fare qualcosa e, mentre sognano, si perdono quello che c’è (anche se alcuni sono proprio fuori come balconi, nel senso MATTI DA LEGARE).

Tra di noi, a livello umano, gli stimoli sono pochi e non sfruttati. L’apatia incombe, sempre più pesante e reale. Mia nonna, alla casa di riposo, si divertiva molto di più.

Siamo degli zombie.

E quindi, forse, quei 100€ che si spendono ogni sabato sera sarebbe il caso di metterli da parte e farci un bel gruzzoletto, invece che spenderli in Belvedere… E andare a vedere quello che veramente è un Bel- Vedere.

Che magari, gli stimoli tornano. E poi, in fin dei conti, niente è più bello che tornare a casa.

Elena Anna Andronico

Vanessa Munaò

CUS – Un gol che sa d’ossigeno

L’ultima giornata tra le mure amiche del Bonanno è una boccata di puro ossigeno per i ragazzi del Cus Unime. Alle ore 12:00 di domenica 7 maggio, in contemporanea con tutte le altre gara, comincia la la ventunesima giornata del campionato di Terza Categoria di Messina tra Cus Unime e Città di Antillo, affidata al fischietto occasionalmente rosa della Sig.ra Chillemi.

 

Primo tempo: pronti via e il Cus passa subito in vantaggio. Neanche 10 primi di gioco e dopo un’azione manovrata palla a terra da destra a sinistra, un prodigioso Fiorello regala a Vinci la sua quinta marcatura stagionale. La partita si mette subito in discesa per i padroni di casa, che non mostrano grossi problemi nella gestione della partita, ma non riescono a concretizzare le occasioni create in tutto il primo tempo. Da segnalare, tuttavia, un intervento del numero 1 universitario, Zito, che con uno splendido colpo di reni nega il pari all’Antico sugli sviluppi di un corner, proprio sul finire della prima frazione.

 

Secondo tempo: stessi ventidue in campo e stessa sinfonia. Un solo padrone del campo che però non riesce a chiudere definitivamente l’incontro. Il palo di Oliva e due errori di Di Bella ne sono la prova. L’Antillo sul finire tenta il colpaccio, ma questa volta è il legno a negare loro il possibile pari su punizione. Senza ulteriori notizie da evidenziare, la Sig.ra Chillemi fischia il finale 1-0.

 

Vittoria di fondamentale importanza per il Cus Unime che allunga in classifica in proiezione playoff, ma soprattutto ritrova la gioia dei tre punti che mancava da ben quattro partite. Domenica prossima, in quel di Itala, big match di giornata: il Cus sarà ospitato dal Fasport, anch’esso in zona playoff.

 

Formazione (4-3-1-2): 1 Zito; 2 Russo, 4 Iacopino, 5 Monterosso, 3 Papale; 7 Vinci, 6 Fiorello, 8 Insana; 10 Tiano; 11 Oliva, 9 Di Bella.

 

Panchina: 12 Battaglia, 13 Costa, 14 D’Agostino, 15 Cardella, 16 Lombardo, 17 Al Hunaiti, 18 Stassi.

 

Allenatore: Smedile.

 

Classifica:

Ludica Lipari* 44

SC Sicilia 39

Fasport 38

Arci Grazia 38

Cus Unime 37

Real Zancle 34

Casalvecchio 29

Stromboli 29

Kaggi 27

Cariddi 14

Malfa 13

Città di Antillo 13

 

*Lipari promosso in Seconda Categoria

 

Mirko Burrascano

L’essere umano: un animale spaventato

UniVersoMe in questo periodo sta prendendo una piega introspettiva. Sarà la primavera? Sarà che continuiamo a crescere? Sarà l’ansia della sessione imminente che ci porta a farci domande esistenziali al posto di studiare quella pagina che abbiamo sotto al naso da un’ora? Non lo so, so solo che questo filo non voglio spezzarlo. In questo editoriale ho voglia di affrontare un argomento che abbraccia (e a volte stritola) tutti noi, chi più, chi meno: il panico.

L’unico ostacolo per ottenere ciò che vuoi è la persona che vedi riflessa alla specchio” non mi ricordo dove ho letto questa frase. Forse in una di quelle immagini condivise dagli over 40. O su uno di quei poster che vediamo appesi dal dentista. Ma questa frase nella realtà cosa vuol dire?
Io la interpreto come “la tua paura ti fermerà”. La paura è come un carcere dentro cui nessuno ci ha chiuso. Abbiamo persino le chiavi. Eppure stiamo lì perché fuori dalle mura e dalle grate mentalità c’è qualcosa che ci spaventa.

“Non sono abbastanza forte”, “Non ce la posso fare”, “Morirò se faccio questo”. Arriviamo a pensare cose così brutte che anche un gesto semplice, come prendere un aereo, diventa l’entrata in guerra. Guerra che comunque perderemo, perché combattiamo contro noi stessi.

Abbiamo paura nel 2017 perché nel 2017 abbiamo troppe informazioni. Veniamo bombardati di notizie che spesso non capiamo, su cui non indaghiamo. Ma restano sedimentate e sbagliate come un cancro. Leggiamo da qualche parte: “studi recenti hanno dimostrato che non dormire può causare problemi cardiaci”. Così quando non dormiamo una notte, o dormiamo male, l’ipocondria ci getta a terra con un braccio dietro la schiena ed il suo ginocchio che preme sulla scapola come solo un buon vecchio The Rock sapeva fare nella WWA.
Abbiamo fatto un errore: pensare che l’informazione libera potesse salvare l’umanità. Ci ha condannato a informazioni grossolane, poco ricercate e rese “istituzionali” da un numero di mi piace superiore a mille. Un medico non si laurea condividendo un link sull’importanza della vaccinazione. “Complimenti Dott. Pivetta lei ha ottenuto 20.000 mi piace. Le conferisco la laurea in medicina col massimo dei voti“.
È un mondo duro per ipocondriaci e gente soggetta ad ansia (guarda caso il 90% della popolazione). Cosa fare quindi? Dopo essermi scervellata, la soluzione che ho trovato è questa: non dobbiamo ascoltare nulla! Per un po’ di tempo (anche solo una settimana) non diamo retta a nulla! Neanche a noi stessi. Il percorso è difficile, non sarà per nulla facile resistere alla negativa tentazione di scoprire l’ultima ricerca pubblicata da una testata veritiera quanto il lato B delle Kardashian.

Sapete a quanti marchi siamo sottoposti in Occidente? All’incirca 50.000 al giorno. 50.000 loghi, marchi, pubblicità e simbologie che noi non abbiamo cercato. È una vera aggressione quella che subiamo. Questo è ciò che dice uno studio di sociologia dell’università di Boston (l’ironia delle ricerche). Come si può non avere un po’ di panico, ansia o ipocondria vivendo così? Chiudiamo occhi ed orecchie per un po’. Non ascoltiamo i vari allarmi fantasma che il nostro corpo invia. Non stiamo morendo. Il nostro problema è che non stiamo vivendo. Dopo questa clausura, quando ci sentiamo pronti, ascoltiamo i nostri bisogni. Ritorniamo al mondo. Iniziamo a ricercare informazioni di qualità. Più fonti per una notizia e soprattutto non leggete i titoli ma gli articoli. Certamente la battaglia continua ed è quotidiana, quindi, per evitare ricadute, troviamo qualcosa per cui valga la pena lottare. Perché è una lotta dura quella contro l’uomo allo specchio ma fuori dal ring c’è la vita. La vita vera, non social ma sociale. Non condivisioni ma condivisa.

“Don’t panic” immagine tratta dal film “Giuda Galattica per autostoppisti” ispirato all’omonimo libro di Douglas Adams – diretto da Garth Jennings

L’ipocondria ed il panico sono amichetti per la pelle, sono secondini di una prigione senza ossigeno. Tu hai le chiavi di quella prigione. Ed una volta che le userai sarai il direttore. In quelle gabbie ci saranno i tuoi mostri. Prenditene cura, controllali di tanto in tanto. Controlla lo scantinato della tua anima. Poi sali fino al tetto e balla, canta, piangi, ridi, VIVI.

Io tutto questo ancora non lo so fare ma ci sto lavorando. Lavorateci. E sarà un lavoro terribile, perché se così non fosse vuol dire che state sbagliando lavoro. Sarà un lavoro duro. Sarà pieno di nuove cadute, di lividi e ferite. Non vi dirò favole. Sarà peggio di continuare a vivere in gabbia. Ma a lavoro finito quanto ci piacerà il nostro volto? Il nostro vero volto! Quello così ammaccato da essere meraviglia. Non lo so. Ce lo diremo alla fine quanto siamo belli e forti. Un uomo più saggio di me disse: “Ho odiato ogni minuto di allenamento, ma mi dicevo: “Non rinunciare. Soffri ora e vivi il resto della vita come un campione!” (Cassius Marcellus Clay Jr. Muhammad Ali).

P.S. Ringrazio vivamente una persona per me molto speciale, Gianmarco, che mi ha ispirata ed aiutata a scrivere questo articolo, nella speranza (da parte di entrambi) di aiutare un po’ tutti.

Giulia Greco

PAGELLE IGNORANTI: STUDENTI VS CFU

Ma quale Juventus- Monaco. Ma quale Italia- Germania. Ma quale Federer- Nadal. La sfida più insidiosa di tutte è quello dello Studente contro i CFU.

Riuscirà a raccoglierli tutti? PIKACHU SCELGO TE.

E se in amore e guerra tutto è lecito, immaginate in questo caso.

Si scende a qualsiasi tipo di compromesso. E noi, a questi studenti, abbiamo dato un voto.

Ecco le nostre personalissime… PAGELLE IGNORANTI.

 

-Il patito di convegni e conferenze, 7:

È di solito il trentista del corso. Preciso, puntuale, appassionato e con tanta voglia di crescere (no, non come quelli del fruttolo).

IL PATITO DEI CONVEGNI è un piccolo Einstein, a lui non basta aver raggiunto a suon di 30 e lode il numero minimo di crediti. Lui deve oltrepassare la linea ed andare oltre. Non importa che studi a medicina o ad ingegneria nucleare, qualunque sia l’ambito disciplinare in questione lui sarà lì.

Lo ritroverai alla presentazione del libro sulle ricette di nonna Pina (quella delle tagliatelle), alla conferenza sull’invecchiamento precoce della pelle, e al convegno di scienze delle relazioni internazionali. Lui sarà lì sempre, a fare avanti e indietro per tutti i dipartimenti come il suo fosse un gioco a chi conquista più decimi di CFU in una sola giornata. Che poi fermati cazzo, a questo gioco stai giocando solo tu e il tabellino segna 0,50. STAKANOVISTA

 

-L’Approfittatore, 5:

L’APPROFITTATORE è meschino. Sa bene quanto sia importante racimolare il maggior numero di Cfu durante tutta la durata del corso di studi, ma c’è una cosa che conosce meglio di questa: LO SCROCCO.

L’arte dell’approfittare è cosa ardua, richiede tempo, passione e dedizione. Chi la pratica, di solito, riesce a coniugare alla perfezione l’utile e, diciamo così, il DILETTEVOLE.

Il suddetto studente, dunque, sarà presente ad ogni congresso. Si, perchè IL CONGRESSO è un momento aulico e di élite, roba che solo se sei di un certo rango la puoi capire. Si presenterà rigorosamente in abito elegante, la cravatta e la ventiquattr’ore. Avrà un’aria distinta, saccente, quasi istituzionale. Lo studente in questione sarà impeccabile in tutto, imparerà a memoria il nome di tutti i professori pluripremiati che presenzieranno e saprà anche riconoscerli.

In realtà nulla è come sembra, non è decisamente come potrebbe sembrare.

L’APPROFITTATORE non è un patito di medicina sperimentale su cadaveri vivi (?), non è un appassionato di teorie aereospaziali sulla luna, né di dibattiti approfonditi sulle nuove formule magiche per salvare il pianeta dal disgelamento nell’ozono (sti congressi sono proprio robe strane eh?!); è solo maledettamente affezionato alle poltrone del Palacongressi.

Talmente tanto che arriva con qualche minuto di anticipo per scegliere la sua poltrona preferita e poi sta lì, comodo comodo, per infinite ore a russare con la bocca aperta che una sdraio alle Maldive può accompagnare solo. Ma non è finita: tutte quelle ore di “fatica” non possono che essere sostenute da tattici sfondamenti ai buffet. Si, perchè è quella la parte migliore. Appostamenti tattici, schemi di gioco ben studiati, movimenti camaleontici. Un arancino di qua, una pizzetta di là e i CFU sono belli e serviti. E il giorno dopo? Si replica.

Quando non può proprio presenziare? Il suo nome comparirà comunque sull’elenco degli studenti presenti. Avrà, con la sua maestria, gentilmente approfittato della “penna” di un collega. AVVOLTOIO

 

-Lo Sportivo Occasionale, 8:

Vi stiamo per spifferare una delle chicche dell’Unime. TU, caro lettore, lo sai che praticando un’attività sportiva al CUS puoi portarti a casa un bel gruzzoletto di CFU?! EEEEEEH, MA CHE NE DEVONO SAPERE I COMUNI MORTALI.

LO SPORTIVO OCCASIONALE, lo sa. Sa che due giri di campo valgono 0,25 cfu. Guardatevi intorno: secondo voi l’amico tanto fidato si sbatte fino all’annunziata perché vuole tanto bene ai suoi compagni della squadra di volley? NO. Lui sa. Sa che non c’è bisogno di seguire conferenze. Non c’è bisogno di travestirsi da persona per bene ad un congresso. Non c’è bisogno di alzarsi la mattina presto il sabato.

Basta andare a fare sport. Cuffiette nelle orecchie e CIAONE. A 20 giorni dalla laurea ricordi che ti mancano 86 CFU liberi, ti giri verso il tuo fidato compagno di studi e mille sventure tutto madido di sudore e invece lui… È tranquillo.

I CFU guadagnabili attraverso la pratica di attività sportive sono CFU da veri sommelier. Da buongustai, da persone che non hanno bisogno di chiedere… MAI.

E, soprattutto, sono solo per una classe ristretta di dipartimenti. Ah, che ti pare, che a tutti i dipartimenti possono essere assegnati? No no. C’è chi può e chi non può. TU non può.

LO SPORTIVO OCCASIONALE, è quello studente che ha capito il senso della vita: ha i crediti che gli servono già alla fine del primo anno, è pronto per la prova costume da dicembre (campando di rendita durante le rigide sessioni invernali) ed ha conosciuto un sacco di figa. JOE BASTIANICH

 

-UniVersoMe, 3:

Qui la faccenda è piuttosto seria. No ragazzi, non lo dico perchè UniVersoMe è casa nostra e come una mamma che vede il proprio figlio sedicenne mano nella mano con la fidanzata, sta dando di matto. Ma io vi vorrei chiedere: PERCHÈ PROPRIO MIO FIGLIO??? PERCHÈ??

Da quando UniVersoMe ha aperto le porte al magico mondo dei CFU, la vita di redazione è cambiata. I quattro moschettieri si sono trasformati ne “la carica dei 101”, e l’ufficio stampa non è più la tavola rotonda ma un fottutissimo porto di mare. Gente a destra, gente a sinistra.

Tutti con la passione per la scrittura, la radiofonia, le interviste e le vignette. Lo studente che bussa alla porta di UniVersoMe è furbo. Arriva in punta di piedi ma deciso. Millanta di conoscere il progetto, di leggere gli articoli pubblicati giornalmente (compreso questo), di essere un fan accanito dei programmi radiofonici.

Sa che deve essere abbastanza convincente per inserirsi nel team senza dare nell’occhio; per i primi tempi condivide e presenzia, si mostra appassionato e pieno di idee innotive. Poi, abbandona il gruppo whatsapp e sparisce nel nulla.

Ma a noi tutto questo può anche star bene, tutto sommato è appena stata approvata la legge sulla leggittima difesa. “Si può sparare a chi ruba in casa tua dopo le 20.00” (approssimativamente dice così)

Dunque, cari studenti appena approdati ad UniVersoMe, dite grazie a chi ha stabilito questo orario, che alle 20.00 l’ufficio stampa è già chiuso da un pezzo. ARSENIO LUPIN

 

-Il Movimento 5 Litri, 10:

A questo studente voto massimo. Negli anni ha affinato la delicata e sacra arte dell’AFTER. Chiamatelo spirito di sopravvivenza: di sicuro è uno di quegli studenti di cui il dipartimento di appartenenza organizza lezioni di aggiornamento, retribuite a suon di CFU, nell’unico giorno della settimana libero… IL SABATO.

Non solo: l’ORARIO. Il comunicato indicherà: ‘’si invitano gli studenti interessati a recarsi in tale aula di tale padiglione alle ore NOVE’’. LE NOVE DI SABATO MATTINA.

Che fai, a quel punto? Essere o non essere? Vivere o morire? Andare all’Officina il venerdì sera o coricarsi? Rimanere sobri o alcolizzarsi a morte?

NO PROBLEM. La prima volta si iscriverà e dimenticherà di averlo fatto. La seconda volta non sentirà la sveglia. La terza volta avrà imparato la lezione: dopo l’officina, panino da Lillo Litro e poi via, parcheggiato di fronte l’edificio d’ingresso, sonnellino in macchina e andiamo a comandare alle nove del mattino di sabato, col sudore che sa di Jack e menta. PROBLEM SOLVING

 

-Colui che “scende a compromessi”, 9:

Lo abbiamo detto, quella dei Cfu è una questione seria, talmente seria che quando capita di ritrovarsi con un credito e dico UN credito mancante in carriera, a sole poche settimane dalla laurea, ecco che oltre alla disperazione (o meglio, oltre all’imprecazione) lo studente medio non potrà che scendere a compromessi.

Che poi, come ha fatto quel maledettissimo credito a sfuggire alla meticolosa conquista messa in atto dal giorno dell’immatricolazione? Anni e anni di spunte blu accanto ad ogni esame conquistato, anni di calcoli e di countdown per arrivare a quei benedetti 180 (360 per i più audaci… Molto audaci), anni di diagrammi a colori e grafici con curve concave e convesse e lui è rimasto lì, solo e triste.

A questo punto non rimane che improvvisare. Nessun convengo, nessuna materia, nessun progetto che possa rimediare alla falla subita. Nessuna fiaccolata commiserativa sotto casa del rettore insieme allo striscione “Magnifico fammi la grazia”, nessuna opera di stalkeraggio nei confronti del direttore di dipartimento: “Ho fame di laurea, dona 1 Cfu all’ 8×1000”.

Poi l’illuminazione: “Di sicuro servirà un uomo delle pulizie”. E allora via con scopa e paletta, straccio e secchiello, pezza e vetril. Per 1 CFU questo e… Molto altro. FANTASISTA

 

-Gli Affaristi, 4:

In qualsiasi università che si rispetti, come la nostra, vengono stanziati progetti su progetti da far girare la testa. Il problema dello studente Unime medio è che deve essere convinto a partecipare… ‘’Ciu dissi, a buon rendere’’.

Da qui, il pessimo voto. Perché alcuni progetti affondano come il Titanic per la scarsa partecipazione. Perché, se c’è una cosa che lo studente Unime medio vuole, è il CFU.

AFFARISTA, per noi e Mara Maionchi è NO. Voto 4.

‘’DISONORE SU DI TE, DISONORE SUL TUO DIPARTIMENTO, DISONORE SULLA TUA MUCCA’’ semicit.

 

L’AFFARISTA, arriva con il suo charme e il suo eloquio affascinante, diventa parte dell’equipaggio e poi… Contratta. O CFU o niente. Abbandona la nave. Ti lascia in 13 a metà percorso.

‘’MA COME NON DA CFU?! ALLORA NIENTE, NON HO TEMPO, SONO TROPPO IMPEGNATO’’.

MA TROPPO IMPEGNATO COSA, VORREMMO SAPERLO. Sei troppo impegnato a tagliarti le unghie dei piedi? Sei troppo impegnato a contare i peli del tuo cane? Sei troppo impegnato ad allenarti al lancio del coriandolo bagnato controvento? Sei troppo impegnato ad essere un cretino messo all’impiedi, ecco in cosa sei impegnato. SCHETTINO.

Elena Anna Andronico (285/360 CFU TOTALI, 6/8 CFU LIBERI)

Vanessa Munaò, (144.5/180 CFU TOTALI, 6.5/12 CFU LIBERI)

Il tramonto del sogno CUS

Domenica 30 aprile, con la sconfitta in quel di Lipari, si spegne definitivamente ogni possibilità del sogno promozione diretta del Cus Unime.

Nell’ultima trasferta eoliana i ragazzi di Smedile arrivano con non poche difficoltà di organico a giocarsi la partita più importante della stagione. Dopo il solito e stremante viaggio in aliscafo nelle prime ore della mattina, il match del Franchino Monteleone prende il via alle ore 11, diretto dal fischietto messinese del Sig. Muscherà.

 

Primo tempo: pirotecnico. E’ questo l’aggettivo più adatto per sintetizzare in unico termine i primi 45 minuti tra Ludica Lipari e Cui Unime.

Doppio vantaggio immediato dei padroni di casa firmato da Marino e Sturniolo, quest’ultimo con un pregiatissimo calcio di punizione dal limite. Il Cus subisce il colpo e si affida al proprio capitano, Iacopino, che riapre il match con un meraviglioso gol di tacco degno di ben altre categorie.

La Ludica però non si distrae affatto, anzi sfrutta a tutto tondo il fattore campo e realizza altri due gol uno dopo l’altro grazie alle trasformazioni di Tripi e D’Ambra. Punteggio 4-1 e a un minuto dalla fine della prima metà, ancora capitan Iacopino, accorcia le distanze per il Cus direttamente su punizione. Al duplice fischio il parziale è di 4 a 2 per gli eoliani.

 

Secondo tempo: a differenza del primo tempo, nella seconda parte di gara la situazione è molto equilibrata e priva di pericoli per entrambi i portieri. Il Lipari gestisce il possesso ottimizzando anche il vantaggio numerico dopo l’espulsione di Mister Smedile (che ha dovuto prendere parte all’incontro come titolare, per i problemi di organico di cui sopra).

Il Cus ci prova, ma è tutto troppo complesso. Chiude i conti Macchione di testa che chiude definitivamente la partita sul risultato di 5 a 2.

 

Finisce aritmeticamente ogni possibilità di centrare la promozione diretta per il Cus, sogno che invece si avvicina sempre di più alla Ludica Lipari alla quale mancano due punti da centrare nelle ultime due partite. In casa Cus ora si può e si deve cominciare a pensare al raggiungimento dei play-off, che vista la corta classifica, non è neanche un obiettivo semplicissimo come poteva apparire fino a qualche settimana fa.

Due giornate al termine e il Cus Unime, che oggi è scivolato in quinta posizione, affronterà domenica prossima l’ultima partita in casa della stagione contro il fanalino di coda Città di Antillo.

 

Formazione Cus Unime (4-3-3): 1 Battaglia; 2 Russo, 4 Iacopino, 5 D’Agostino, 3 Insana; 6 Fiorello, 8 Smedile, 10 Tiano; 7 Papale, 9 Di Bella, 11 Stassi.

Panchina: Zito, Costa, Cardella, Lombardo, Al Hunaiti, Oliva.

 

Classifica:

Ludica Lipari 43

SC Sicilia 38

Fasport 35

Arci Grazia 35

Cus Unime 34

Real Zancle 33

Casalvecchio 28

Stromboli 28

Kaggi 26

Cariddi 14

Malfa 13

Città di Antillo 13

Mirko Burrascano

Dove terra e mare si congiungono: Il Santuario della Madonna di Dinnammare

Messina sarà sicuramente piena di bei posti dai quali ammirare i paesaggi che la terra e il mare ci offrono, ma quale posto migliore del monte Dinnammare per ammirare la bellezza degli abissi?

Sembra, infatti, che il nome “Dinnammare” derivi dal termine latino “bimaris”, poiché dalla sua vetta è possibile avere visuale del mar Jonio e del mar Tirreno, ammirare la città di Messina in tutta la sua grandezza e lo Stretto nella sua maestosità.

Facente parte della catena montuosa dei Peloritani e alto 1127 m, il monte ospita sul suo imponente cucuzzolo il Santuario della Madonna di Dinnammare. La sua edificazione in loco è spiegata da due leggende.

La prima narra di un pastore, che trovandosi un giorno sulla montagna, inciampò su una tavoletta di marmo con su impressa l’immagine della Vergine Maria. Tornato a casa con la tavoletta, la mattina seguente, non la trovò più; iniziò a cercarla, e infine la ritrovò nello stesso posto in cui il giorno prima ebbe la fortuna di imbattersi. Il parroco di Larderia, paese di origine del pastore, una volta venuto a conoscenza del fatto, volle che questa miracolosa lastra di marmo fosse conservata nella chiesa del paese. Così fu fatto; ma anche da lì la tavoletta scomparve per essere ritrovata sul monte, nel medesimo luogo. A quel punto la decisione da prendere fu semplice: tutti furono d’accordo che la lastra di marmo fosse destinata a quel monte, e che dovesse essere edificata una chiesa per custodire e pregare la Madonna di Dinnammare.

La seconda leggenda riporta, invece, che la sacra Immagine provenisse dal mare, trasportata da due mostri marini, i quali la lasciarono sulla spiaggia di Maregrosso. Alcuni pescatori iniziarono ad adorare l’icona, e nel tempo quel tratto di spiaggia si trasformò in un santuario, tanto era il numero dei fedeli che si riunivano in preghiera. In seguito, su iniziativa degli stessi pescatori, l’immagine della Madonna fu portata sul monte, dove adesso sorge la chiesetta.

Nonostante questo, non sappiamo di preciso il periodo di costruzione della chiesetta, ma si preferisce l’epoca bizantina.

Questa, d’ispirazione medievale, è stata ricostruita nel 1899 dai militari che l’avevano abbattuta per edificare l’omonimo forte, che doveva servire per il controllo di tutta l’area dello stretto dalle incursioni provenienti da sud e da nord.

Recenti restauri hanno riportato alla luce, dopo aver tolto tutti gli intonaci, la naturale bellezza delle murature in mattoni a faccia vista. Al suo interno si conserva un rilievo marmoreo dell’‘800 raffigurante la “Madonna di Dinnammare”: l’iconografia è quella tipica, la Madonna col Bambino in trono, retta da due mostri marini o delfini. Semplice, completamente in pietra e poco luminosa, ogni anno, il 3 Agosto, ospita il pellegrinaggio che parte di notte dal Villaggio Larderia per giungervi sulle prime ore del mattino, attraverso sentieri tracciati nella montagna, con in testa il quadro della Madonna; il 5 Agosto il quadro ritorna, ripercorrendo gli stessi passi dell’andata, alla chiesa di San Giovanni Battista, a Larderia, nella quale avviene l’emozionante ingresso tra le navate.

Erika Santoddì

Ph: Giulia Greco

Dal Diario di un Erasmus: l’erba del vicino è realmente più verde?

Immaginate di essere uno studente universitario medio e di trovarvi una mattina in aula ad aspettare il professore, che con molta calma e tranquillità si prende il suo quarto d’ora accademico.

Siete seduti al vostro posto strategico, né troppo avanti, né troppo indietro; da lì potete tenere tutta l’aula sotto controllo. Siete intenti a farvi gli affari vostri, ed ecco che una voce giunge alle vostre orecchie e lo sentite! Lui! Il collega che è appena tornato dal semestre trascorso all’estero con una borsa di studio Erasmus.

Ed eccolo, con un look esotico, gesticolando con le mani, a raccontare di quanto sia stato facile passare tutti gli esami, di come sia diventato uomo di mondo, di tutti gli amici (rigorosamente italiani) che abbia conosciuto, di tutte le feste universitarie e bla, bla, bla. Adesso immaginate ancora di essere lo stesso studente universitario medio e di non credere ad una parola di quello che sentite dire al vostro collega.

Se siete riusciti a calarvi nel personaggio, allora per un attimo siete stati me qualche mese prima di partire per il mio semestre all’estero. Insomma, parliamoci chiaro, studiare in un altro Stato dell’Europa o del mondo porta certamente con sé grandi momenti di divertimento ed esperienze irripetibili tuttavia la formula matematica per cui la diminuzione dell’impegno nello studio sia direttamente proporzionale all’aumento del profitto accademico non è ancora nota.

Anche se, dopo aver partecipato personalmente al programma Erasmus, credo di aver capito che il vostro collega che si pavoneggiava prima dell’inizio della lezione, non aveva esattamente tutti i torti e che l’Erasmus è come una pagina bianca sulla quale si può scrivere ciò che si vuole. Si può scegliere di inserire nel Learning Agreement corsi inutili e con il test finale a crocette, solo perché bisogna sostenere degli esami necessariamente e quindi basta prendere i più facili, oppure si può ponderare il programma di ogni corso cercando quelli con dei contenuti che possano arricchirci.

Si è del tutto liberi di scegliere corsi ulteriori, non richiesti dal piano di studio italiano, ma tuttavia interessanti, che non sono offerti dall’università di partenza; si può fare amicizia con i colleghi stranieri oppure evitarli come la peste e cercare solo gli altri studenti di scambio italiani.

Ci si può impegnare a studiare la lingua del luogo, oppure accontentarsi di sopravvivere con quel poco inglese scolastico e non imparare neppure una parola nella lingua del Paese ospitante. Insomma, siete del tutto liberi di scegliere il font, la dimensione dei caratteri, il colore e il contenuto del vostro testo ma attenti! Qualunque scelta farete, questa sarà pregna di conseguenze. Tutte le esperienze della vita possono renderci delle persone migliori o peggiori, possono darci qualcosa oppure toglierci qualcosa.

Molto di rado siamo toccati da avvenimenti che non apportano alcun cambiamento alla nostra vita. Così è anche per lo studio all’estero; lo si può vivere come un’esperienza edificante, approfittando dell’opportunità per una crescita personale ed accademica, oppure lo si può vedere come una degustazione continua di superalcolici ed un susseguirsi di bravate impunite poiché si è all’estero e i genitori non lo sanno.

La malattia più comune ai nostri giorni è, a mio avviso, quella di dare tutto per scontato e di credere che tutto quello che ci viene dato sia un nostro diritto. Per qualche motivo ci siamo convinti, o siamo stati convinti dalla società, che le cose ci siano dovute, che, per qualche motivo non ben stabilito, siamo molto meritevoli di tutto ciò che abbiamo e mai, mai ci fermiamo a pensare che dovremmo essere grati per quello che ci è stato dato. Difatti, molto spesso, non è per bravura nostra che abbiamo ciò che abbiamo, ma perché qualcuno si è preso la pena di darcelo. Sotto questa luce ho cercato di vedere la mia opportunità di partire con l’Erasmus.

Parliamoci chiaro, farsi assegnare una borsa è estremamente facile; dopotutto una media maggiore di 26, motivazioni convincenti e un piano di studi simile a quello nell’università di partenza non sono poi richieste troppo esigenti. Eppure molti studenti non la ottengono.

Inoltre avere la possibilità di approcciarsi alla propria materia di studio da altri punti di vista e tramite metodi diversi; il confrontarsi quotidianamente con studenti stranieri, con la loro visione del mondo e con le loro esperienze di vita; la sfida continua di comunicare le proprie idee e i propri pensieri in una lingua diversa, cercando di caricarli della stessa forza, delle stesse emozioni e delle stesse sfumature con le quali lo si farebbe nella lingua madre sono tutte esperienze che non tutti hanno la fortuna di sperimentare.

Sebbene per noi andare all’estero e rimanerci per un dato periodo di tempo sia più facile di quanto lo sia stato per i nostri genitori, solo pochi fanno davvero l’esperienza di immergersi nella cultura in cui arrivano, cercando di capirla. Se è vero che una lingua è un prodotto della cultura che l’ha generata, è anche vero che non si parlerà mai bene una lingua finché non ci si accosta alla cultura stessa.

Allo studente Erasmus è data questa possibilità, forse non unica, ma certamente irripetibile. Inoltre allo studente Erasmus è anche data la possibilità di capire meglio la propria cultura di partenza, grazie al confronto continuo con gli altri, e di conseguenza iniziare ad apprezzare maggiormente le radici dalle quali si è nati. Andando via da casa ci si rende conto del valore di tutte le cose che si davano per scontate: ad esempio, quante volte noi siciliani siamo stati grati per tutte le belle giornate di sole, per gli inverni miti, per il cielo blu, ma così blu che non lo si vede da nessun’altra parte? Quante volte ci abbiamo per lo meno pensato? Crediamo che ci sia dovuto, che sia così e basta. Oppure, nella migliore delle ipotesi, non ci facciamo neanche caso.

Eppure a Dicembre, in nord Europa capisci quanto invece quel cielo blu sia una grazia e che capacità abbia di rendere le tue giornate migliori. Si, è vero, l’erba del vicino è sempre più verde, ma quando si va nel giardino del vicino ci si rende conto che per quanto possa essere verde, qual prato, dopotutto, non è il nostro prato. Se avete letto queste parole pensando che non hanno senso e che non ho colto l’occasione di trascorrere sei mesi all’insegna della follia, siete sicuramente il collega in piedi in mezzo all’aula intento a raccontare la sua storia.

Va bene così, vi auguro di godere del vostro momento di gloria prima dell’arrivo del professore. Se invece vi siete fermati a riflettere perché state pensando da tempo di mandare quella domanda all’ufficio Relazioni Internazionali, l’unica cosa che posso dirvi è: sbrigatevi! Cogliete l’occasione, provateci, ed una volta in Erasmus siate grati di essere arrivati fin lì e cercate di approfittare dell’opportunità che vi è stata concessa.

Andate nel giardino del vicino, esploratelo, guardate i sui alberi e cogliete i suoi frutti, guardate le foglie ed ogni cosa nei minimi dettagli, osservate il modo in cui costruisce i suoi vialetti e zappa le sue aiuole. Poi a tempo debito, tornate nel vostro giardino carichi di tante buone idee e spunti per migliorarlo. Vi assicuro che, dopo un periodo di assenza, vi sembrerà ancora più bello.

Ivana Bringheli