Tutto ciò che di buono c’è

 

 

 

 

 

 

Vi è mai capitato di svegliarvi, alle prime luci del mattino, con il sole che passa attraverso la finestra, con quel freschetto piacevole e, soprattutto di buon umore (senza aver preso nulla la sera prima, ovviamente, e SENZA essere nella pubblicità della Mulino Bianco)? A me si, raramente, è successo! Ecco, quelle volte le splendide mattine si tramutavano in piacevoli giornate, ne potevano capitare di tutte i colori (tranquilli, i colori non sono stati rubati – la fabbrica del degrado sa!) ma comunque erano belle giornate. Quella sensazione di percepire la positività che il mondo emana, con l’animo sereno, mi ha permesso di notare la bellezza che caratterizza Messina, quei piccoli attimi quotidiani a cui siamo abituati, e di cui spesso non ci accorgiamo, che equilibrano il peculiare caos della città dello stretto.

Il tempio della passeggiata a mare. Ecco cos’è per me. Un tempio senza colonne, senza mura, senza tetto. Come quando tutti noi andiamo alla passeggiata e passiamo sempre davanti alla ringhiera che da’ sugli scogli; noi, gente di mare, non riusciamo a dare le spalle, al mare. Ci culla, ci rilassa, e stare in silenzio mentre lo si guarda, beh è come sputare fuori tutti i nostri pensieri, come confidarsi con un amico stretto o con uno psicologo. E lì, in quell’istante, le onde ascoltano i pensieri di tutti: del signore che è appoggiato al muretto con lo sguardo distante dalla realtà, la bambina che con la bici rallenta mentre guarda una barca entrare al porto, una futura mamma che accarezza la pancia, due innamorati che sulla panchina si alienano entrando nel loro piccolo universo.

La madonnina che è sempre lì, immobile ed eterna, che osserva la nostra fretta, la nostra frenetica vita, il correre da una parte all’altra della città, sentendo almeno una volta al giorno una Smart, o una Lancia Y con la musica ad alto volume a qualsiasi ora (ecco quest’ultimo non è proprio uno di questi “schizzi” di bellezza), ma lei è comunque e sempre lì. È la certezza del messinese, anche del non credente.

Dei traghetti che lentamente passano da una sponda all’altra, come cullate da quello stretto che ci sembra infinito, che i calabresi “ci invidiano il panorama” ma nemmeno quel che vediamo noi scherza. Ed è sempre lì.

Oppure un’altra routine che non passa mai è la felicità che si prova attraversando i cancelli di Villa Mazzini: l’infanzia attaccata ad alberi enormi, giochi “old school” e zucchero filato. Passeggi su quel pavimento che ormai conosci a memoria e vedi giocare spensierati quelle piccole pesti ed istintivamente sul tuo volto si forma un sorriso, anche nelle giornate più cupe.

Quando vediamo il vigile che mette le multe: che se le mette a noi è un pezzo di merda, se le mette agli altri allora fa bene il suo lavoro!

E poi vogliamo parlare del bar di fiducia che con la granita che “come la fai tu non la fa nessuno in tutta Messina, compare” ci salva in giornate calde, terribilmente calde, disperatamente calde come queste di Giugno? Certo, la tradizione è tradizione!

La bellezza è quando di ritorno da una serata in quel di Faro, in città i panettieri cominciano a lavorare, e accolgono noi screanzati che ci godiamo la giovinezza, con il profumo del pane, con quell’inebriante odore che nasce dalle loro mani.

E tutti gli studenti seduti davanti a piazza Pugliatti mentre fanno una pausa che poi dura 1 ora perchè che fai non lo saluti a quello? non scambi due parole con quell’altro? non chiedi consigli a quella per l’esame? Si percepisce una grande, immensa “cosa” che li accomuna: LA SESSIONE. Che sia estiva od invernale poco importa, loro sono comunque lì, e magari per distrarsi osservano le persone che passano, desiderando ardentemente di essere al posto di chiunque altro in quel momento.

Dato che questo articolo è diventato una lista, ed un finale non so trovarlo, perché non la continuiamo? Qual è il tuo schizzo di bellezza in questa Messina?

 

Giulia Greco

 

L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón

È sempre bello ritrovare quei libri che da tanto tempo aspettano di essere letti.

Magari su uno scaffale in alto della libreria, a prendere polvere tra il vecchio dizionario di latino -ormai logoro e sapientemente ricucito da migliaia di pezzi di scotch- e la vecchia collezione di film in “cassetta” – tra le quali svetterà sempre l’improponibile filmato della “Tua Prima Comunione”. Sembra essere li da tantissimo tempo in attesa di qualcuno che si imbatta in “lui”, che gli dia la possibilità di raccontarsi ancora una volta prima di essere nuovamente dimenticato, forse per sempre…

“L’ombra del vento” di Carlos Ruiz Zafón inizia proprio in questo modo, con il ritrovamento di un libro misterioso, scritto da un autore sconosciuto, li dove tutti i libri vanno a trovare rifugio dall’oblio, nel Cimitero dei Libri Dimenticati.

È il 1945 e Barcellona mostra ancora le ferite aperte dagli anni della Guerra civile e del regime di Franco durante il Secondo Conflitto Mondiale. Daniel Sempere e suo padre, proprietario di una modesta libreria, stanno raggiungendo la misteriosa e labirintica Biblioteca per riproporre un antico rito tramandato di padre in figlio nelle famiglie dei librai: il ragazzo dovrà scegliere un libro tra i milioni esposti negli scaffali del “Cimitero” e adottarlo per il resto della sua vita. La scelta ricade proprio su “L’ombra del vento” di Julian Carax, scrittore misterioso ed ignoto persino agli esperti colleghi del padre di Daniel. La lettura del libro strega il giovane Sempere che decide di andare alla ricerca degli altri manoscritti di Carax, ma scopre ben presto che tutte le sue opere sono state distrutte e che nessuno ha più notizie dello stesso autore. Da qui inizierà l’avventura di Daniel alla ricerca della verità nascosta dietro le pagine di quel romanzo, un’avventura che lo metterà davanti a numerose scelte difficili, a sentimenti contrastanti e a rivelazioni sconcertanti.

“Ogni libro possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie ad esso.”

“L’ombra del vento” è un romanzo da leggere tutto d’un fiato. La storia è narrata in maniera semplice e chiara e fa dei colpi di scena e del mistero la sua più grande virtù. Zafón riesce a farci vivere la Barcellona dei primi anni 50’ attraverso descrizioni e particolari che trasformano le semplici parole in diapositive dai toni seppia, che rendono ancora più viva l’immagine della città. I personaggi sono tutti inseriti perfettamente nel testo come le tessere di un mosaico antico, ognuno con la propria personalità ben definita, con i propri pensieri e ricordi che tornano a galla nel testo per ravvivarla di luci sempre nuove ed inaspettate.

“ …Le sue mani, nella magica penombra di quella loggia, impressero sulla mia pelle il marchio di una maledizione che mi avrebbe perseguitato per anni.”

Ossessione, credo sia questa la parola giusta per descrivere questo libro. La passione è l’ossessione che muove la penna di Julian Carax sulle pagine dei suoi vividi romanzi; la verità è l’ossessione che spinge Daniel ad affrontare anni di silenzi ed inganni; la ricerca incessante dell’amore è l’ossessione di tutti i personaggi di questa storia, un amore puro e sincero che troppe volte viene macchiato dalla crudeltà di chi l’amore l’ha ormai perso da tanto tempo e che trova la sua ossessione nell’accecante bagliore della vendetta.

È una lettura consigliata per tutti coloro che spesso seguono l’istinto. Lo stesso istinto che li spinge a cercare un libro nuovo sull’ultimo ripiano della libreria, li dove accatastiamo oggetti e vecchi ricordi a prender polvere e che forse ogni tanto guardiamo con malinconia pensando di averli ormai abbandonati all’oblio, senza capire invece che i libri perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa del giorno in cui potranno tornare nelle mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito.

Ps. “…Bocca rossa di caramella …Questa vita sulla terra è così bella…” grazie a te.

Giorgio Muzzupappa

E se dicessimo Amore?

 

E se dicessimo Amore, voi a cosa pensereste?

 

“Brodu i ciceri”, vi risponderebbe la professoressa Latino, ex insegnante di latino (vedi tu la vita) del Seguenza, icona dell’ “amore non esiste, esistono i soldi da spendere per il divorzio”.

 

Però però però. Noi ci vogliamo credere ancora. Perché, spesso e volentieri è brodu i ciceri, ma, a volte, sorprendentemente, oltre ogni previsione, quasi mai, ESISTE DAVVERO.

 

E visto che a 24 anni ci sentiamo già abbastanza vecchie dentro, vogliamo ancora sognare insieme a voi. E visto che ancora non avevamo sputtanato quello che di più puro e bello la vita ci può dare, niente, abbiamo deciso di farlo.

 

E visto che io e lei ci vogliamo bene e ci facciamo prendere dalla malinconia, ecco qua. L’amore.

 

ECCO QUA I 15 TIPI DI AMORE CHE VI HANNO FATTO FARE TUTTO IL CALENDARIO IN 48 LINGUE CHE MANNAGGIA ALLA PUTTANA LO AMO LO ODIO MI AMMAZZO BRUCIO LA SUA MACCHINA ABBRACCIAMI TI AMO SONO DEPRESSO DI SERE NEREEEEE.

 

  1. Il primo amore

 

Eh beh, il primo amore, lo sappiamo tutti, “non si scorda mai”.

 

È quell’amore che vivi solitamente nella fase peggiore della tua vita: nono, non quella fatta di bollette da pagare e bambini da mantenere. Intendo quella fase della vita in cui il tuo più grande incubo sono brufoli bianchi sul volto e apparecchio ai denti stile robot futuristico.

 

Il primo amore è quello che ti fa scoprire il farfallìo nello stomaco, che ti fa credere che con un bacio tutti i pianeti possano magicamente allinearsi. È quello con il quale misurerete per tutta la vita i successivi amori pensando “non troverò mai più un amore cosi”

 

Ma è anche e soprattutto quello che ti delude, che ti ferisce e che ti farà smettere di credere che ci sia ancora una speranza.  ERGO: amate con cautela la prima volta. Però amate, che è bello eh. LE COSE DOLOROSE SONO SEMPRE BELLE.

 

  1. Il Rimpianto

 

Quando pensi che la tua vita è uno schifo e ti deprimi seguendo le tue Stars preferite su Instagram, ricorda una cosa: anche loro hanno il rimpianto di un amore. AH Sì. È un po’ come la tecnica di immaginare i professori che cagano mentre dai un esame: nessuno è immune.

 

Il rimpianto è quell’amore che, ahimè, si è concluso con il lieto fine sono nelle tue recondite fantasie (incluse quelle masturbatorie). Il tuo lui o lei è esistente, lo hai conosciuto, magari vi siete pure baciati… Ma niente. Niente. È finita, per giunta senza mai realmente iniziare. E, quasi sempre, senza un perché.

 

Eppure, cavolo, metteresti entrambe le mani sul fuoco riguardo al fatto che, CAVOLO, sareste stati PERFETTI. Tipo che tra 50 anni gli/le avresti cambiato il pannolone con piacere. Come lo sai? A pelle. Fin da subito. Fin dal primo momento.

 

Il Rimpianto è l’unico amore nella tua vita che ti farà accettare la frase QUELLO GIUSTO AL MOMENTO SBAGLIATO. #maiunagioiamancoapagarla

 

 

3.Amore a Distanza

 

Ecco, questo è un ottimo punto sul quale possiamo star qui a discutere animatamente per ore.

 

L’amore a distanza esiste? Non esiste? Prima o poi finisce? Può durare? Sono corna assicurate? Ragioniamo insieme. (Se non siete d’accordo col ragionamento fatemi sapere tramite commento che vi costringo a sposare un Messicano)

 

Allora. Dicevamo. Amore a distanza. Nella peggiore delle ipotesi la lontananza è forzata (es. questioni lavorative) ed avviene in un momento in cui il rapporto ha alle sue spalle solide basi. Doloroso, ma con qualche possibilità di riuscita.

 

Nella seconda ipotesi l’allontanamento è volontario, ESEMPIO: VADO IN ERASMUS. Dov’è che vai brutto figlio di buona donna santa madre resta qui sposami adesso o ti stacco la testa e me la mangio a morsi. Rischioso. Parecchio rischioso.

 

In ultimo ci sono i rapporti che fin da principio ammettono la condizione di lontananza. Ma io dico, ma siete matti? MOGLI E BUOI DEI PAESI TUOI ragazzi, mi raccomando. Ve lo dice una che LO SA.

 

  1. Amore Selvaggio

 

Questo bisogna viverlo almeno una volta nella vita. O forse no: poi tutti gli altri sembrano COSì NOIOSI.

 

L’amore selvaggio è basato principalmente sul sesso. EH VABBE’, mica possiamo censurarlo. Non sai come, ti ritrovi sul lampadario vestito da Tarzan e lei da Jane che state facendo cose che DIO SPERIAMO CHE NON ESISTI SENNO’ SAI CHE VERGOGNA.

 

Che poi, non è che sei mai stata una persona con chissà che velleità porno. Anzi: sei più il tipo che tiene gli occhi chiusi e sta in silenzio per vergogna, possibilmente alla missionaria.

 

Cosa è successo? Perché ora mi ritrovo a farlo più spesso in luoghi pubblici/ mascherato da zorro/ con uso e consumo di alimenti vari? Non c’è risposta. Ma bisogna approfittarne finché si può. Di sicuro, è uno degli amori più divertenti e rilassanti IN ASSOLUTO, CAZZO.

 

  1. Amore Geloso

 

Bene. Questa è una delle categorie decisamente peggiori. L’amore geloso è un incubo.

 

Sisi, lo so che esiste la gelosia sana, che se ami qualcuno devi esserne un po’ geloso e bla bla bla, che quando ti chiedono “ma tu sei geloso?” rispondi “No vabbè ma il giusto ci sta” e poi metal detector, controlli spasmodici ai like sotto ai post, microspie dentro la macchina, abolizione dall’armadio di tutti i vestiti che lasciano scoperti lembi di pelle nuda.

 

MA IL GIUSTO COSA? MA IL SENSO DELLA MISURA CHE? Io pensavo di aver trovato un fidanzato non una guardia del corpo isterica santo cielo. Calma e sangue freddo. Possiamo amarci anche senza tutti questi “piccoli accorgimenti” GIURO.

 

  1. Se voi peddiri l’amico…

 

… o si marito o si fa zito. Da che siete culo e camicia, a che ARRIVEDERCI E GRAZIE.

 

Che poi lo sappiamo: tira più un pelo di figa che un carro di buoi, è il principe azzurro, due cuori e una capanna (menza, possibilmente al caffè). Però che cavolo. NON È GIUSTO.

 

Questo amore causa un’amnesia: il tuo amico si scorda di te e di tutti gli altri, si scorda dei parenti, si scorda dell’università, si scorda persino del suo gatto o cane (eddai, come fai a scordarti della tua dolcissima palla di pelo?).

 

Entra in una dimensione nuova, fatta solo di lei e lui, lui e lei, bolle di sapone, unicorni, felicità, i messaggini del buongiorno e della buonanotte, le pomiciate SEMPRE A QUALUNQUE ORA E LUOGO.

 

Tra l’altro, è assolutamente SOCIAL: profilo in comune o chiudi per sempre Facebook perché esisto solo io (un po’ egoista, no?), mettiamo sempre foto insieme, diciamo sempre che siamo insieme, intasiamo TUTTO E TUTTI, fuori tutto è magnifico ma tu un po’ di più E ALLORA SCRIVIAMOLO SU INSTAGRAM 5903 VOLTE AL MINUTO, Fedez e Chiara levatevi che io chiamo il mio amore GNOCCOLO, anche nella foto che pubblico da solo/a metto riferimenti a caso e da diabete per te, ANGELO MIO CHE TI PENSO SEMPRE CAZZO.

 

Il problema non è che si è felici e contenti. Il problema è quando si diventa infelici e scontenti, la bolla si rompe, l’unicorno muore e ti ritrovi solo, anche il tuo gatto si è trovato un nuovo padroncino da amare. Tiè.

 

  1. Amore LGBTA

 

Love is love. Lo sappiamo bene e lo sappiamo tutti. Dunque dunque dunque forse è proprio l’amore a renderci tutti, indistintamente uguali.

 

Lo stesso amore che ci rende cechi, sognanti, con la testa fra le nuvole. Quindi, io mi chiedo no? CHE VE FREGA A VOI DE CHI SI INNAMORA LA GENTE? Certo magari è proprio di te che stai leggendo che la gente se innamora perché sei bello, bello impossibile con gli occhi neri e il tuo sapor mediorientale. Ok. Mi sono persa.

 

 L’amore è amore, e non può essere diverso. È più complesso, questo sì, perché oltre a dover mandare avanti una normalissima relazione (e si sa che ogni relazione ha le sue croci) c’è bisogno di combattere con l’universo intero per potersi amare in pace. VIVI E LASCIA VIVERE. Brutto testa di Caprone.

 

  1. Young, Wild e FREE

 

“Io non voglio legami seri, voglio essere libero”

“Amore, stai intaccando la mia libertà”

 

Ma LIBERO cosa? Ma che siamo a WOODSTOCK?

 

Allora, parliamo del concetto di libertà in una coppia: la libertà intesa come libertà di espressione, l’essere indipendenti l’uno dall’altra, due individui che liberamente accrescono sé stessi stando insieme, completandosi, rispettando l’uno i gusti e i bisogni dell’altra e viceversa… ok.

 

Libertà intesa come puccio il biscotto nel latte di un’altra, siete dei cazzo di idioti. Allora, se vuoi rimanere libero e continuare a fare sesso promiscuo te ne stai solo e non intrappoli me.

 

L’amore libero, detto anche l’amore IMBROGLIONE, è una scusa di quelli che “ci stiamo solo frequentando” anche se sono passati 22 anni e abbiamo 3 figli, di quelli che vogliono la scusa facile per fare il cavolo che gli pare e piace, di quelli a cui fai comodo ma non troppo. Dei codardi che non hanno voglia di impegnarsi seriamente e, allo stesso tempo, non vogliono stare soli. Insomma, uomo o donna, SCAPPA IL PIU’ LONTANO CHE PUOI.

 

Anche perché, sennò, vi ritroverete come dei…

 

 

  1. Cervi a primavera

 

No ma voi siete troppo simpatici, , tenerelli. Vi vorrei coccolare.

 

Se stai leggendo questo pezzo ed hai cornificato qualcuno SEI UNA BRUTTA PERSONA. Se invece stai leggendo questo articolo e porti, con onore, il peso di un bel paio di corna: APPLAUSI. SOLO APPLAUSI.

 

Oh ragà, non è mica facile passare sotto tutte le porte con due protuberanze stile renna di Babbo Natale. Scherzi a parte, io capisco tutto, ma cornuti e contenti perché? Se siete stati traditi dalla stessa persona innumerevoli volte, ma vi ostinate a perdonare perché “stavolta è cambiato” SMETTETELA SUBITO. Chi nasce tondo non muore quadrato, chi nasce cervo muore ammazzato (proverbio cinese inventato seduta stante).

 

 10. Impossible is Nothing

 

MA QUANNU MAI. Niente è impossibile è una gran perculata: molti amori lo sono. E NO, tu che ci stai leggendo immaginando l’oggetto dei tuoi desideri e pensando che sì, un giorno ci riuscirai, NON È VERO NON STARETE MAI INSIEME.

 

Gli amori impossibili… Che tragedia. Piaga sociale. Lacrime e dolore. Gli amori impossibili sono così veri… E fanno male male male male. E sono, chiaramente, a senso unico. A volte, l’altra persona, nemmeno lo sa di quanto possa essere amata.

 

Dopotutto, se non fosse per gli amori impossibili, non sarebbero nati le più belle canzoni d’amore, i più grandi romanzi, la friendzone.

 

Qualsiasi sia il motivo che rende un amore impossibile, tu che ami: dillo. Metti fine alle tue pene. Diglielo, fatti uccidere e bon. Tante care cose.

 

 

  1. Amore Malato

 

Ah gli amori malati, dannati insensati, incompresi. Maledetti amori che non sai nemmeno se definirli tali, talmente sono tormentati e strazianti.

 

Sono quelle relazioni in cui il tira e molla è uno stile di vita. Stiamo insieme? Sì ma non troppo, sì ma non del tutto. Forse è meglio non vedersi più. No, ma non posso stare senza di te.

 

Dio Santo, Tiziano aveva detto che L’AMORE È UNA COSA SEMPLICE.. Ma vaffanculo Tizià che sta storia m’è costata dodici mila euro de psicanalisi e 10 anni de salute. TE SALUTO.

 

  1. Il Grande Amore

 

Chi è il Grande Amore? Il Grande amore è quel nome che vi è passato per la mente nell’attimo in cui avete letto queste due parole scorrendo questo articolo nel vostro smartphone.

 

Ci stai insieme, o magari no. Magari sei single, magari sei fidanzato, magari non lo vedi da una vita o la hai incrociato per strada ieri. Magari si è rifatto una vita lui, entrambi, nessuno. Poco importa. Quando leggerai o parlerai del Grande Amore, ti verrà in mente solo e soltanto lui.

 

E non importa se ami qualcun altro, non significa che quell’amore non è vero. Non importa se con Il Grande Amore ti sei lasciato anni fa, o se avrai la fortuna di sposartelo e di rimanere con lui per sempre.

 

Sul Grande Amore non si può scherzare. È quella persona che, in 60 anni o 6 giorni, ti ha insegnato che l’amore esiste ed è bello.

 

  1. L’Amore Nonnico

 

(…. nananana musica malinconica di sottofondo)

 

Eh beh, più di mamma e papà, più di marito o moglie, più di chiunque altro sulla faccia della terra possa dichiararvi amore eterno, il loro amore, quello dei nostri cari vecchi nonnini, è forse quello più autentico e puro.

 

E lo capisci subito: da quando sei bambino e “nonni” vuol dire sempre qualcosa che mamma ti proibisce di mangiare, o una banconota da 50euro per comprare il gelato, una passeggiata al parco, una bella teglia di lasagne profumate o la scatola di biscotti piena di robe per il cucito.

 

Forse è vero, “i nonni sono quelli che ti amano più intensamente, perché sanno di avere meno tempo a disposizione”. Una cosa è certa, sull’amore dei vostri nonni potrete sempre contare.

 

A meno che non siano dei vecchi inviperiti dai mali della vita che odiano tutti solo perché respirano la loro stessa aria. Esistono sì, esistono.

 

  1. L’Amore Intimo

 

È quell’amore che passa inosservato. Quasi nessuno sa che quelle due persone stanno insieme, non si vedono spesso in giro, condividono le cose tra loro e non sui social.

 

Insomma SI FANNO I CAZZI LORO. E, con ogni probabilità, camperanno e staranno insieme 100 anni.

 

E poi, volete mettere? Mica per stare bene e divertirsi bisogna andare sempre a ballare al blinco blanco. Anche magiare puppette ‘nta seggia, o sul divano, con la persona che ami mentre vi ammazzate dal ridere per una stronzata detta tra voi con la tv che va’ per i fatti suoi, non è proprio male.

 

Niè, l’amore intimo e riservato è il top del top. 80 punti Grifondoro, coppa delle case.

 

 

  1. L’ultimo Amore

 

Se il primo è quello che non si scorda mai, l’ultimo è di sicuro quello che dura per sempre. Ma siamo sicuri vero? Per sempre per sempre? Sì amore, non mi importa di essere il primo, ma l’unico.

 

Okok. Tutto molto bello. L’ultimo amore è quello sul quale hai scommesso. ORA. Sì, perché chi può darci la certezza che quello che stiamo vivendo sia proprio l’ultimo amore che vivremo nella vita? E, allora, vivete ogni amore come se fosse l’ultimo che possiate vivere.

 

Solo così ogni relazione sarà speciale. E se vi lascia lo sai che si fa? Trovi un altro più bello e l’ultimo CHISSA’ CHI SARA’..

 

Elena Anna Andronico (Il Rimpianto)

 

Vanessa Munaò (L’amore Intimo)

Il Signore degli Anelli: La compagnia dello Studente

 

Rappresentazione di un Professore e un Segretario all’inizio di ogni nuovo anno accademico

Avete presente l’Italiano Medio? Quello che preferisce la margherita piuttosto che la capricciosa, quello che tifa Juve anziché Inter, quello che beve il vino rosso invece del bianco.

ECCO.

Immaginate ora l’Italiano NERD Medio. Ognuno di voi ne conosce uno, ognuno di voi lo è stato nell’arco della propria vita, anche se solo per i 30 minuti davanti a BIM BUM BAM.

Il Nerd preferisce i Pokemon ai Digimon, o One Piece a Dragon Ball. Il Nerd si azzuffa se dici WITCH piuttosto che WINX, FINAL FANTASY piuttosto che KINGDOM HEARTS o ZELDA. Le uniche cose che abbiamo in comune con l’essere umano medio è IL VINO (rosso, bianco, tavernello, basta che ci faccia dimenticare per 3 orette delle nostre futili vite).

DUNQUE. Tutto questo per dirvi cosa?! Che non sapevamo di cosa cazzo scrivere e ci siamo inventate tutto questo per confondervi.  SCHERZO.

Tutto questo per dirvi che, ogni Nerd che si rispetti, amante di Harry Potter, avrà un arcinemico che gli dirà ‘’VUOI METTERE CON IL SIGNORE DEGLI ANELLI?!’’. E, ALLORA, se il nostro HARRY POTTER (cioè, ma voi pensate a quel povero cristo del professore Silente, quante volte al giorno ha pensato ”DITEMI CHE NON E’ VERO” di fronte alla boiate del maghetto) doveva affrontare le segreterie, i professori e, per giunta, VOLDERMORT…

FRODO COSA MAI DOVRA’ FARE? Non c’è Avada Kedavra che tenga. FRODO dovrà affrontare proprio te. TE che ci leggi da anni; TE che abbiamo vendicato per anni; TE che ora tocca A TE.

FRODO è il professore/ segretario/ tizio x che per sbaglio si è azzardato ad entrare al rettorato e che si trova davanti al più infimo, infame, infingardo (ma che ne so, l’ho messa la sul momento) cattivo della storia: LO STUDENTE.

Ah sì. Perché ognuno di noi custodisce un’anima malvagia, la più malvagia di tutti.

Ed ora, alla stregua della laurea è forse il caso di ammettere quanto POSSIAMO ESSERE ROMPI COGLIONI. Non tanto per fare likeS e followed e CONDIVIDETION. Quanto meno per un po’ di karma positivo, che non guasta mai.

N.B: Ovviamente, le persone vittime dei nostri squilibri ormonali e mentali sarebbero molte di più. Ci tocca stringere il campo poiché A) non vogliamo essere lapidate come Maddalena, B) NON POSSIAMO DI CERTO SCRIVERE LA DIVINA COMMEDIA. Grazie per l’attenzione.

  • I PROFESSORI

‘’Ma chi ci ficiru a sti figghi propia non sa capisce’’

È questa la frase che è stata per me spunto di riflessione. Detta da un professoretto buono, di quelli mezzi ciechi e mezzi nonni (nulla contro i ciechi e contro i nonni, solo che i miei nonni erano mezzi ciechi e quindi… niente la smetto), che stanno ancora là a fare esami e tu non capisci secondo quale articolo della legge italiana a 92 anni possono ancora essere in carica.

In realtà non lo sono, però dai, touché, ci tengono. CAPITE CI TENGONO A NOI. CI TENGONO AD INSEGNARE. GIURO.

E non deve essere facile. Cioè, una classe composta da 80, 90 alunni da tenere a bada. Con le urla:’’ MA CHE SIETE ANCORA A SCUOLA’’. SI’, PROF, SI’. FINCHE’ CI TIENI SEDUTI IN UN AULA SI CHIACCHIERA, SI FANNO I BIGLIETTINI E SI SMUTANDANO I COMPAGNI.

E noi lo capiamo. Giurin giurello. Però CAZZO PURE NOI. A 24 anni suonati, un po’ di dignità. Va bene che torniamo a casa e ‘’Mammiiiiiiina’’, ma dovremmo pur essere capaci di stare seduti in silenzio. O di stare seduti in silenzio a concentrarci su quelle cavolo di slide, piuttosto che giocare a FARMVILLE. O arrivare alle 9 invece che alle 10. Quello si sente l’ultimo scopino di turno. DAJE RIGA’, MA PERCHE’?

Sapete cosa altro non sappiamo fare? Vestirci adeguatamente. Mia madre potrebbe scriverci un trattato. Ci sono state sessioni d’esami in cui ho visto professori trasformarsi in MOJO JOJO (per chi non lo sapesse, mojo jojo è la scimmia delle superchicche con il cervello fuori dalla testa e un caschetto trasparente per proteggerlo dalle intemperie) perché ci si è presentati in infradito, costume lungo e camicia bianca.

MA SEI SCEMO. VEDI CHE TE LE GUARDA LE GAMBE RINCOGLIONITO. NON È CHE LE TUE GAMBE SONO VISIBILI SOLO AD ALCUNI ESSERI.

Altra cosa per farli incazzare come bestie? Presentarsi agli esami e, dopo un corso a ciclo unico di OTTO ANNI, dire che 2+2 fa 5. Li manda fuori di testa. Iniziano con il lancio del libretto, della scrivania, si lanciano loro stessi fuori dalla finestra.

Ok, sono un poco esagerati. Però pure noi… Potremmo anche solo ripassare le basi prima di buttarci kamikaze e rischiare un collasso polmonare di questi poveretti.

E, a proposito di esami, altra cosa indegna: guardarli con aria di sfida. NO. A parte l’aneurisma che li fa morire dissanguati, hanno loro il coltello dalla parte del manico. Ma noi no, come Icaro che appi a volare per forza accanto il sole, dobbiamo guardarli come se avessero loro torto e noi ragione. E via di vene pulsanti sulle tempie.

Cioè, dai. Noi facciamo le vittime addolorate martiri del sistema. Ma sono quasi sicura che i professori non sono tanto contenti nel vedere le nostre facce di merda da viziati so tutto io, sempre in giro.

Dai, non è vero che siete così stronzi. Vabbè, questa è una paraculata. SIETE STRONZI. Anche noi lo siamo. Facciamo un patto: noi non andiamo in giro a dire che, a parte stronzi, siete strabici, puzzate, non fate zum zum da 2940 anni, se voi provate l’accenno di un sorriso. Ok?

DAI PROF X CHE STAI LEGGENDO, le vogliamo bene.

(già che sono qui, MAGNIFICO SUPER RETTORE, lei è u megghiu, caso mai pensasse che l’abbiamo dimenticata)

 

  • I SEGRETARI

 

Ci siamo riuscite, in queste ultime settimane abbiamo preso contatti con la CIA e ci siamo arruolate; e dopo aver condotto un lungo e rigido addestramento ed aver imparato la meticolosa arte del camuffamento, siamo scesi in mezzo a loro e li abbiamo studiati, scoprendo dure realtà delle quali non potevamo che mettervi al corrente: ANCHE I SEGRETARI SONO ESSERI UMANI e anche i segretari hanno un cuore. Sisi, un cuore pulsante. Non ve lo aspettavate vero? Anche io sono ancora turbata, prendetevi il giusto tempo per metabolizzare dai.

Avete fatto? No, perché potreste sentirvi ulteriormente turbati dal fatto che respirino, mangino, camminino e imprechino proprio come noi per la finale di champions persa dalla Juve o il doloroso tradimento di Donnarumma ai danni del Milan (scusate ma sono questi i topic del mese suggeritimi da Facebook)

Ma non è questa la scoperta che più di tutte ci ha fatto “rizzare le canne” (a pagina 777 del vocabolario di Giostra troverete la definizione esatta).

Dopo aver visionato le segretissime registrazioni video realizzate grazie alla collaborazione coi nostri simpatici amici immaginari della CIA ,(ok, forse mi sto inventando una storia troppo complessa da mandare avanti…) abbiamo scoperto una amara verità:

Ma che cazzo ci passa per la testa a noi studentelli disperati ed esauriti che non siamo altro? E’ vero, il fatto di avere gli ormoni impazziti non ci aiuta; siamo euforici ed estremamente drammatici di fronte a qualsiasi ostacolo. Piangiamo davanti ai drammi di Grey’s Anatomy e poi malediciamo la vecchia col parkinson che non parte al semaforo. Che creature disadatte e squilibrate, insane di mente siamo diventate dentro questa Università?

Dai che è vero, con un po’ di autocritica ci riuscirete anche voi ad ammetterlo: le nostre vittime preferite sono forse proprio i segretari. Sfogo di qualsiasi frustrazione universitaria e non (qualcuno riversa agli sportelli di piazza Antonello anche i suoi problemini con le droghe leggere)

Altro che sedute dallo psicologo, i segretari ricevono lunedì, mercoledì e venerdì dalle 8.30 alle 12.30 ed il martedì e il giovedì dalle 14.30 alle 16.00 e non dovete pagare la consulenza eh, è tutto compreso nel Mav di iscrizione. Quindi, caro studentello esaurito che non sai dove sbattere la testa perché pensi che a dividere te dalla laurea ci siano i bollini rossi di esse3 che non si accendono e i telefoni della segreteria che non smettono di squillare a vuoto, fermati e pensa: (Innanzitutto che fra te e la laurea c’è solo la tua voglia di andare al mare, e poi che i telefoni in questione potrebbero essere guasti, CHE NE SAI?) Di fronte a te potrebbe esserci una segretaria col ciclo ed un segretario con le emorroidi: Sii gentile, SEMPRE.

Siamo qui dunque, per fare un mea culpa. Forza, tutti in piedi, mano destra sul petto e recitiamo in coro: “Per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa” (Papa Francesco si scherza eh…) da domani ci impegniamo anche noi a mandare giù una bustina di Gaviscon.

 

Ebbene sì, anche il momento di addossarci qualche responsabilità doveva arrivare. In fin dei conti nessuno è perfetto (tranne Brad Pitt, lui si che è perfetto) e noi, che personalmente, siamo alla chiusura di uno dei capitoli più travagliati e faticosi della nostra vita ci siamo dette che sarebbe stato troppo facile uscire di scena senza guardarci allo specchio. Che poi, siamo pure carine, lasciateci pavoneggiare un attimo.

Okok, mi rifocalizzo sulla conclusione di questo articolo: ci sono momenti, nella vita, in cui a volte, solo per un attimo, bisogna essere così intelligenti da guardare oltre a chi ci è di fronte. E no, non stiamo facendovi la predichella giusto noi che siamo due bulle di periferia. Vogliamo solo dire, a tutti i nostri amici lettori: studenti, professori, segretari, dirigenti, direttori e direttori senza “di” quindi rettori (che freddura…) che al di là di ruoli, di contesti, di cariche, e di “gerarchie”, siamo tutti tasselli di un grande, e a volte confuso, mosaico: L’UniMe.

Elena Anna Andronico, matricola 426981

Vanessa Munaò, matricola 447282

A Famigghia è a Famigghia (c’è poco da fare)

La amiamo, la odiamo, non la sopportiamo, torniamo indietro con la coda tra le gambe. La famiglia di certo non te la scegli (Mamma, ti amo più di ogni cosa al mondo ma se avessi potuto avere come padre BILL GATES non sarebbe stato male), eppure è sempre là per te.

‘’Piccola e disastrata’’, diceva Stich (se non sapete chi è, faccia al muro); ognuna fatta a modo proprio, con le proprie regole, ossessioni, modi di colloquiare, urla.

Ma, dai che è così, è sempre là. CAZZO, sempre. Ed è l’unico posto dove, dall’inizio alla fine, anche se non si viene capiti… Si viene accettati.

Perché Ohana significa famiglia. E famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato.

 

E NOI VI ABBIAMO SGAMATI, UNA DI QUESTE È LA VOSTRA, LATELMENTE IMBARAZZANTE, FAMIGGGGGHIA.

 

1) Quelli del Mulino Bianco

Tutto parte più o meno da lì, da quando al catechismo ci hanno insegnato che in principio sono stati creati Adamo ed Eva; l’uomo e la donna che si riproducono e danno vita a Caino e Abele. Una bella famigliola felice insomma (certo fino a quando poi Caino accoltellò Abele, ma questa è un’altra storia…)

La famiglia tradizionale è sostanzialmente semplice: ci sono mamma e papà e, quasi sempre, una coppia di figli maschio-femmina. Perché si sa: “Abbiamo fatto il maschietto, ora facciamo la femminuccia e siamo al completo” come se il tutto fosse un’ordinazione Amazon con comprese le spese di spedizione.

“Ah, e dopo prendiamo pure un cane che con l’acquisto della femminuccia ci fanno il 30%”

La famiglia del mulino bianco è il paradiso. Tutti amano tutti e i ruoli sono ben definiti. Il papi porta a casa la pagnotta, mami tiene a bada gli equilibri e raccoglie i calzini sporchi da terra, i pargoletti hanno il solo compito di studiare e portare a casa pagelle degne dei migliori college americani per mantenere alto in buon nome della famiglia.

Si fa tutto insieme: le gite in barca, le passeggiate in montagna, le cene di famiglia e le riunioni straordinarie per fare il punto della situazione ed aggiornarsi sull’andamento delle dinamiche familiari.

“Dove c’è Barilla, c’è casa”… o forse sarebbe meglio dire: “Rooossitaaaa, ma quanto è bello il nostro mulino… bianco?!”

 

 2)  Aggiungi un posto a tavola

In queste famiglie non si capisce niente. Sono difficili da spiegare, i componenti stessi hanno difficoltà, tant’è che si riduce tutto in un ‘’è mio cugino/ zio/ padre/ madre’’. E poi devi stare là a spiegare come mai il padre moro alto e di nome Nicola, si è trasformato in biondo e con gli occhi azzurri e si chiama Nunzio.

Bel dilemma.

Allora, vi spiego. Queste famiglie nascono, per sfortuna o per fortuna, da un divorzio. E poi, Mamma e Papà, si sposano rispettivamente con altri due Mamma e Papà NUOVI e quindi da che sei figlia unica a che hai 55 fratelli, 30 sorelle, 294 zii e zie, 93 nonni e nonne e 292402 cugini.

E poi ci sono quelle che Mamma e Papà Nuovi, cioè dopo che si sono lasciati con i VECCHI, figliano come conigli in calore e poi si lasciano e incontrano Mamma e Papà nuovi bis e quindi hai 8 padri 8 madri e non capisci più di chi cazzo sei figlio, ma va bene così perché dai con le paghette settimanali OTTUPLE.

“Sai cosa c’è, c’è un mondo nuovo qui che aspetta solo noi, adesso che ci siete voi… in tanti si sta bene!”

E, santi Cesaroni, siete diventati il riassunto perfetto per cercare di spiegare tale confusione: ‘’HAI PRESENTE I CESARONI? ECCO, CASA MIA È UN PO’ COSI’’’, arrivederci e grazie.

 

3) 44 gatti in fila per 3 col resto di 2

Eh beh, che non le consideriamo famiglie? Lo scenario è il seguente: una zia, spesso anziana e chiaramente zitella da una vita, restìa a qualsiasi legame interpersonale con la specie umana.

Si dai, lo so che voi giovani donzelle sulla ventina starete pensando “presto anch’io sarò una vecchia zitella rimbambita e senza speranze” ma sappiatelo, care ragazze, che per dar corpo alla vostra idea di famigliola felice dovrete chiaramente possedere DEI GATTI.

No, non sto parlando di uno, due o tre micetti coccolosi da lasciare sull’uscio di casa solo per dargli ogni tanto qualche avanzo da mangiare. Sto chiaramente parlando di avere letteralmente QUARANTAQUATTRO gatti, coi quali parlare, mangiare, dormire, dialogare sui drammi esistenziali dell’universo in un linguaggio misto fra quello umano e quello delle fusa animalesche.

Avete presente “Sepolti in casa” su Real Time? Io questo genere di famigliola la immagino così: un ammasso di gatti a ricoprire interamente la figura della vecchia zia che quando esce di casa puzza di piscio e sa di pelo. Siete carini però, molto carini.

 

4) Il Terrone fuori sede

Un giorno, u cucinu SABBATURI, pigghiau bagatti e burattini e sinni annau in America. O in Veneto, o in Francia o dove più gli garbava (cosa c’entra sta botta di fiorentino ora? Boh).

U cucino Sabbaturi, però, non seppi mai abbbituarsi agli usi e ai costumi del resto del mondo. Conosceva solo quelli i ccà!

E quindi, niente, vai con i pranzi di Natale che durano 60 ore, con le tavolate costituite da 90 parenti, con le bbuci fino alle 3 del mattino, con i ‘’si, ni videmu all’incirca verso le 20’’ e, puntualmente, si fanno le 21. Perché noi il SUD lo abbiamo dentro! ‘NTO CORI!

Con il povero vicino di casa Nordico/ Straniero che ha imparato ad usare i tappi per le orecchie perché, ALLE 19 IO DEVO DORMIRE VICINO DEL SUD DEI MIEI STIVALI. E, manco fossimo in Beautiful, il vicino lo dice al collega che lo dice al benzinaio, mentre fanno l’aperitivINO, che il vicino del sud è proprio UN GRAN CAFONE.

Però poi a pammiggiana i mulinciani te la vieni a mangiare eh, GIUDA CHE NON SEI ALTRO.

 

5) Somewhere over the RAINBOW

Nel 2017 oramai non dovrebbe più nemmeno essere un tabù dunque, se farò dell’ironia, non querelatemi; la farò in virtù del fatto che stiamo parlando di NORMALITA’.

Fatta la doverosa e delicata premessa, PROCEDIAMO. Le famiglie arcobaleno tutto sono tranne che ARCOBALENO. Io le avrei chiamate MONOCROMO (vi ricordo che sto facendo ironia, eh): O solo blu, o solo rosa (è più complicato di quanto pensassi il dover fare ironia senza rischiare la querela…) ANYWAY…

Queste famiglie sono così composte: due Mamme (e quindi tutto rosa) o due Papà (e quindi tutto blu, alla faccia dell’arcobaleno). In realtà non sempre si tratta di madri e/o padri poiché non è quasi mai scontata la presenza di un figlio all’interno di queste coppie (eh beh, siamo in Italia… ve lo ricordo)

Quindi pensiamo alle coppie: io una cosa ve la voglio dire, cari miei amici arcobaleno; io non sopporto me stessa, i miei umori, il mio carattere, LA MIA PERSONA. Vi stimo al solo pensiero che riusciate a sopportare il vostro ciclo e quello della vostra compagna, i vostri rutti e quelli del vostro compagno, la vostra ceretta e quella della vostra compagna, la vostra peluria e quella del vostro compagno.

Scherzo raga, lo avete capito no? Siete comunque più simpatici di quelli del Mulino Bianco (che bacchettoni quelli…)

 

6) Il Coinquilino di Merda

Molti di noi a 18 anni, similmente al cugino Sabbaturi, si fanno la valigia e vanno a studiare fuori. O, magari, vogliono iniziare a vivere da soli ma non hanno manco le pezze da mettersi al culo. E quindi sono due: o ti cerchi una casa con dei coinquilini o te ne vai sotto i ponti.

Se scegli il coinquilino, due sono i possibili scenari di famiglia che ti aspettano.

  • Vai a vivere con l’amico di una vita perché tanto conosco tutto di te e saremo friends Ma mia nonna, sempre quella che mi ha introdotta nel mondo dei peccati mortali, diceva una cosa: finchè non vai a convivere con una persona, non hai idea di chi sia. Eccola là.

 

Possibili conseguenze? O siete così matti entrambi che rimanete amici FOREVA, oppure QUANTO È VERO IDDIO SE NON TE NE VAI TI TAGLIO LA GIUGULARE NEL SONNO.

 

  • Vai a vivere con uno sconosciuto. È più semplice: ognuno ha la possibilità di vivere la sua cazza di vita senza che nessuno dia fastidio. E quindi, sono due: o diventate così complici che ‘’DAI FACCIAMO CHE IN QUESTA CASA RUTTI E PETI LIBERI?’’, oppure condividete gli spazi vitali come dua amabili estranei.

Aaaaah, casa dolce casa.

 

7) Modern Family

Lo abbiamo capito, i tempi sono cambiati. Gli esseri umani sono cambiati. LE FAMIGLIE SONO CAMBIATE.

Ad oggi, non è più una lotta per “tutti a tavola in silenzio e finite tutto il piatto sennò niente tv per un mese” ma siamo passati al “Lo hai visto quel video su facebook della scimmia nuda che balla?” e SPLASH… l’iphone dentro il piatto di polpette al sugo.

Le Modern Family sono estremamente social. Comunicano rigorosamente tramite whatsapp. “Mamma mi porti l’acqua?”, chiaramente urlato tramite una nota audio che demente ti ha sentito pure il vicino sordo del palazzo accanto, che ti urli a fare davanti al telefono?; e “Mamma dove sono i miei calzini con le caramelle?” “Non lo so amore vedi se li ho messi sull’hard disk”. Terrificante, per certi versi.

Le Modern family sono altamente tecnologiche ed al passo con tempi. Wi-Fi, Mac, Hi-tech… Sembrano usciti da un film sul futuro e si muovono sugli ottovolanti (si ok, forse sto esagerando).

Sono carini però, anche loro: la mattina si mandano i “buongiorno” con le immagini personalizzate con nome e annessa foto e poi a colazione si rubano i cereali e si tirano calci sotto il tavolo che manco i muli che non vogliono seguire il padrone. Alzatela la testolina dagli schermi ogni tanto… baciatevi ed abbracciatevi. Amen.

 

8) The Addams Family

Avete presente i Rom, i testimoni di Geova, le sette sataniche, la Mafia? Ecco, se questa è la tua famiglia, siete così descrivibili. E, fattelo dire, siete abbastanza inquietanti.

Vestiti tutti uguali, oddio, siete proprio tutti UGUALI MA COME SI FA, tutti che fanno le stesse cose, che ridono, con la loro bella dentatura d’oro, per le stesse cose, parlando un linguaggio solo loro.

Di quelle famiglie che ‘’vengo a casa tua a studiare?’’ ‘’certo’’, e poi ti ritrovi a ballare la danza della pioggia intorno ad un tavolino basso con sopra la tavola OUIJA dopo aver chiacchierato con tuo nonno deceduto, un teschio in mano, una pipa nell’altra e una vecchia anziana signora che ha letto nelle carte tutta la tua vita, i tuoi mai una gioia, il ciclo del tuo alvo e, infine, ti ha annunciato che il 10 marzo 3049 creperai di morte violenta.

L’unica variante in cui puoi inciampare sono loro: I NUDISTI. E lì, vai con la patata al vento, felice e contenta.

Comunque si vogliono bene e si vede. Solo che, una volta che ci entri, difficile uscirne. Perché i panni sporchi SI LAVANO IN FAMIGLIA.

 

9) Gli Hamish

Ce li avete presenti no? Se li definiamo una setta pensate che si possano offendere? (Hamish allo schermo, IRONIA…)

Lo so, non siamo qui a tenere una lezione di approfondimento su chi siano gli Hamish, vi basti googlare per capire di che parlo ma, questa categoria, trae libera ispirazione proprio da queste “organizzazioni”. In questo tipo di famiglie vige sicuramente un dress code degno delle migliori serate alla pineta (c’è mai stato un dress code alla pineta? zingari!).

L’abito, in questo caso, fa il monaco ed è dunque severamente proibito vestire alla Pamela Anderssons di Baywatch (col suo costumino rosso rende bene l’idea) .

Inoltre, è severamente vietato:

Bere e fumare,
Baciare qualcuno prima dei 35 anni (il sesso? ma che scherzi?) ,
Frequentare luoghi in cui bazzica gente poco raccomadabile ,
Avere un amico maschio anche se omosessuale perchè potrebbe ledere alla tua purezza ,
Cantare canzoni di Tiziano Ferro perchè se ascoltate al contrario sono demoniache ,
Utilizzare le parole “Cacchio”,Banana” e “Pere” perchè considerate volgari,
Andare al mare col bikini ,
Non tagliarsi la barba ,
Fare tardi la sera (coprifuoco alle 19.30 che alle 20.00 si cena)

Insomma, altro che regimi totalitari, queste famiglie sono vere e proprie prigioni legali. E fatevela na risata ogni tanto, no?

10) SINGLE

Queste famiglie sono etichettate un po’ come le famiglie arcobaleno: sono STRANE. Le persone le guardano e provano PIETA’. A me fa pietà il mondo pensando che tu sei un essere respirante, pensa ‘npo’.

Così strane che i signori pubblicitari hanno deciso di farci su le pubblicità dove ci sono famiglie con papà single (le mamme saranno tutte schiattate come nei film della Disney).

In un’epoca non molto lontana, questi genitori venivano chiamati: RAGAZZI/E PADRI/MADRI. Beh, mia mamma è una ragazza madre e ti risponde così:’’ mi hai fatto due complimenti: ragazza e madre. Capito, BRUTTA TESTA DI CESSO CAGATO?’’ (sì, la cortesia è di famiglia)

Questo perché i membri sono socialmente dimezzati: non si è in 4 ma si è in 2. E se si è in 4 ma 3 sono minorenni c’è qualcosa che non va.

Siamo cazzuti come tori durante la corrida spagnola, signori! ALTRO CHE. Una mamma per amica LEVATE, che io c’ho la rubrica di Eleonora Andronico.

Che dire: siamo in 2. Meno formalità, più tempo per poter occupare il bagno e per stare in mutande sul divano.

Chi è quello per cui provare pietà, adesso?

 

Elena Anna Andronico (Mamma Eleonora)

Vanessa Munaò (Mamma Cetty)

Amicizia & altri rimedi

Chi trova un amico trova un tesoro. Chi trova il tesoro se ne frega dell’amico. Amici e vadditi. Se voi peddiri l’amico o si marita o si fa zitu. Trentatrè trentini entrano tutti e trentatrè a trento trotterellando.

Insomma, l’antifona si è capita. Tra una presa a male, un consiglio, una bottiglia di vino su cui piangere e delle minchiate fatte a caso perché ‘’ non potrei farlo con nessun altro se non con te’’, l’amicizia ti salva la vita.

E NIENTE, QUESTI SONO I VOSTRI 10 AMICI DI MERDA DI CUI NON POTETE FARE A MENO CAZO.

 

  1. Cicci coccò.

Premessa: voi che vivete di moine, baci, abbracci e sorrisoni continui NON mi state simpatici. Ok, dopo avervi fatto questa importante premessa procediamo col descrivere la categoria.

L’amicizia ciccì-coccò è quel tipo di amicizia smielata ed appiccicosa; quasi soffocante. L’uno non può fare a meno dell’altro nemmeno nei momenti di privacy assoluta, sempre lì a ripetersi quanto bene ci si vuole, quanto si è perfetti l’uno per l’altra, vita, cuore, battito, aria della mia aria, respiro del mio respiro. Vuoi buttarti a mare? Facciamolo insieme. Vuoi fare la pipì fuori dal vasino? Facciamolo insieme.

Non esiste uno spazio vitale privato entro il quale poter semplicemente buttare un peto in santa pace perchè il tuo amico è lì, a due centrimetri dal tuo culo, solo per dimostrarti il bene che prova per te. Vi lascio con un dubbio amletico (Si, come quello di Gabbani) siete proprio sicuri che sia questo il modo giusto di manifestare amicizia? STALKER.

 

  1. La distanza non ci cambia.

‘’Mille o più kilometri, non potranno scioglierci!’’ e parte un concerto anni ’90 nella mia testa che One Direction chi?, spostateve che noi avevamo i FINLEY.

L’amicizia a distanza è difficile da gestire: appuntamenti telefonici, risposte in differita a quel messaggio che ‘’RISPONDI QUANDO PUOI MA DEVO RACCONTARTI TUTTO”, telefonate di 3 ore per riassumere gli ultimi 4 mesi di assenza fisica. Ma se dura, dura. L’IMPORTANTE È AVERLO DURO (ok, la smetto.)

C’è poco da fare. La distanza viene colmata dall’amicizia. Queste amicizie, che durano sebbene i mille o più kilometri, sono vere. E anche se i metri sono 10: ci si rivede dopo 8 anni ma, non si sa come, la scintilla, l’amore è sempre lo stesso. Voto: 10

  1. I’M A BARBIE GIRL.

Noi femmine abbiamo una fortuna, che poi potrebbe anche essere una disgrazia eh, dipende dai punti di vista. Ebbene sì, non conosciamo le mezze misure e no, nemmeno le mezze stagioni tant’è che il giorno prima ci trovi col maglione e quello dopo in costume, ma questa è un’altra storia.

Fra noi femmine, dunque, non possiamo che avere due semplici alternative: Odiarci a morte, fino alla psicosi, alla malattia e all’omicidio colposo, cose che se hai comprato un paio di scarpe senza dirmelo potrebbero volare i coltelli di Carlo Cracco.

Oppure amarci follemente come due novelli sposi in viaggio di nozze, e vivere tenendo l’una la porta del bagno all’altra, prestandoci metà dell’armadio, sorseggiando champagne sotto la tour eiffel. I coltelli, però, sono sempre in borsa. PSYCO.

 

 

  1. Verde come…

Quando si faceva una cosa sbagliata, mia nonna esclamava: ‘’VEDI CHE GESU’ LO SA E TI MANDA ALL’INFERNO’’. Tale cosa penso sia alla base di tutti i miei problemi mentali. In ogni caso, spesso e volentieri, mi verrebbe da dirlo ad alcune persone… Ma poi sarebbero TSO come se non ci fosse un domani.

Comunque, nell’elenco di mia nonna ‘’Le cose che ti mandano all’inferno’’, c’erano ovviamente i peccati capitali. Uno in particolare, spesso è cardine di alcune (in)amicizie: L’ INVIDIA.

Che Dante LEVATE, mi faccio accompagnare in quel girone da Virgilio in persona.

Queste amicizie sono piuttosto… Discutibili. Un po’ un Amo et odio, tricche e ballacche (ma era così, nei libri di latino?)

Da una parte l’invidia: quando va bene una cosa, quando si trova il fidanzato, quando prendi 30… QUANDO SI RICEVONO PIU’ LIKE. Stanno là, con la faccia da ‘’mi è morto il gatto sventrato davanti gli occhi’’. Accennano un sorriso che signore degli inferi vienimi a prendere. E a questa subentra la gelosia: se io ti cago di meno (per ovvi motivi…) NO, TU SEI SOLO MIO/A. Estenuante. Però gli vuoi bi, c’è poco da fare.

 

  1. #FRIENDSHIP

Dai, l’hasthag non vi ha illuminato la mente? Ebbene sì, i social. Siamo nel 2017 no? È finita l’era dell’amico di penna e adesso chi di voi non ha un “amico di social”? Persone conosciute in modo improbabile su uno dei mille social network che ci bombardano la vita. Faccine, foto, tag, link, sono gli ingredienti principali.

Facile, direte voi, mandare avanti baracca e burattini. Ed in effetti se qualcosa non funziona, se i “mi piace” non sono abbastanza o sono poco graditi la soluzione è semplicissima: TI BLOCCO. Fine amicizia. DISLIKE.

  1. BRO.

Due maschi, due peni. Non c’è altro da dire. L’amicizia tra due maschi è un patto di sangue e fratellanza che, se viene rotto, finisce a pugni belli forti. E poi, con ogni probabilità, amici come prima. È un rapporto semplice: si parla poco, si cazzeggia forte.

Serve a staccare la spina dalle rotture di coglioni (leggi: donne). NO. Ragazze: NO. Non parliamo di voi, non parliamo delle nostre litigate, non parliamo di ‘’e quindi, come va tra voi?’’. NO. Stacchiamo il cervello quando siamo insieme. La massima profondità delle nostre conversazioni è ‘’tutto ok?’’ ‘’sì’’. STOP. Nessun film in 3d della Universal. Solo tante bestemmie e calcio. Il top.

 

  1. Amici- Nemici.

“L’amore non è bello se non è litigarello?” No, ma solo l’amore? DAVVERO? Ho visto drammi in amicizia così drammi da poterci fare un dramma cinematografico (capite che DRAMMA?)

In amicizia, più che in amore forse, i guai sono sempre dietro l’angolo: Scene di panico senza motivo (cit.) Questo tipo di amicizia è un tira e molla continuo e straziante. Un continuo oscillare fra il volersi bene e il prendersela a male per qualsiasi cosa. Ho visto amici litigare per un presunto amore, altri litigare per una bottiglia di vino, altri ancora per un congiuntivo sbagliato (Si dai, se sbagli i congiuntivi nessuno vuole più esserti amico) Ma forse, senza troppi eccessi, una litigarella ogni tanto fa anche bene. Com’è che si dice? Accende il fuoco.

 

  1. C’era una volta…

Un’amicizia nata millemila anni fa. Quell’amicizia che nemmeno nomini più di tanto ma quando appare non puoi che dire ‘’con tizio? MA SIAMO AMICI DA UNA VITA’’.

Ma di quelle amicizie che mi ricordo ancora l’odore della tua pupù dentro il pannolino. Che hai vissuto tutte le fasi della mia vita, tutte le mie trasformazioni. Sai tutti i miei segreti, le mie figure di merda. Le cazzate più grandi che potevo fare. Sai tutto, mi conosci meglio di chiunque altro. Sei pericoloso. Se smettiamo di essere amici… Dovrò ucciderti.

 

  1. QUI CONVIENE.

No, non volevo cambiare discorso all’improvviso e suggerirvi un posto in cui andare a fare la spesa, volevo solo descrivere tutte quelle amicizie, che di amicizia non hanno nulla, e che si basano sul mero concetto della convenienza.

Non ti cerco, non ti scrivo, non ci vediamo. Ogni tanto ti butto lì un “se hai bisogno io ci sono” e TU PUNTUALMENTE NON CI SEI MAI. Ma proprio mai, nemmeno se ti chiamano dal reparto “traumi della vita”. Eppure, magicamente, proprio quando la situazione si rovescia, e quello ad avere bisogno non sono più io ma tu, riappari magicamente come la persona più amorevole del mondo.

Una cosa ti vorrei dire: “Dove ti sei fatto l’estate, fatti pure l’inverno”, e se questa metafora non è sufficiente: Vaffanculo; Così è senza dubbio più esplicito.

 

 

 

10. Maschi Vs Femmine

‘’Ma l’amicizia maschio- femmina NON ESISTE’’

Bentornati su Abbatti lo Stereotipo, torniamo in poppa magna con il nostro hashtag #FCV ovvero FATTI UNA CULTURA O VILLICO. Ragazzi miei, nel 2017 posso capire che ci sono ancora persone idiote che pensano che i vaccini sono fatti con embrioni di foca, posso capire che esistono ancora i matrimoni combinati, posso capire che ci sono persone che ancora guardano Uomini&Donne e Barbara D’urso… Ma che si continui, ancora, a credere che una donna e un uomo non possano essere amici è incredibile!

Dai, non è che tutti i rapporti debbano sfociare nel sesso… Mica ci si presenta stringendosi i genitali. Poi se voi lo fate, oh, moglie e buoi dei paesi tuoi.

Anzi, vi dirò di più: un uomo e una donna che diventano amici dopo un po’ si faranno senso a toccarsi. L’unica coppia mista che continuerà ad avere un affetto fisico sarà la coppia amico gay- donna. Che, tra le altre cose, è l’apoteosi, l’Eden, la punta di diamante dell’amicizia.

Noi votiamo sì: sì, all’amicizia maschio femmina. Perché a tutti gli uomini serve una donna che consigli loro quando smetterla di fare i cretini, di spegnere il pene e accendere il cervello; perché a tutte le donne serve un uomo che urli loro in faccia ‘’HAI ROTTO IL CAZZO’’, senza rischiare un muso lungo 9 anni.

È l’opposto che controbilancia. È la sincerità nuda e cruda, le risate, la protezione, l’affetto. È qualcosa che resta, nonostante tutto.

 

Elena Anna Andronico (Santi, 11 anni di amicizia)

Vanessa Munaò (Alessandro, 9 anni di amicizia)

Malasanità, Errore Umano o Presunzione?

‘’Bimbo muore per otite’’

‘’Omeopatia uccide: bambino di 7 anni muore per otite’’

 

‘’Medico ammette: è stata colpa mia’’

‘’Muore a palermo per un intervento banale’’

Questi sono solo alcuni dei titoli che hanno invaso le testate giornalistiche e i media di tutta Italia. I due pazienti italiani non sono accomunati da niente, se non dalla stessa giornata che, purtroppo, segna la fine prematura della loro vita. E nemmeno i medici presi in causa hanno niente in comune se non, per il resto della loro vita, la domanda: ‘’potevo fare meglio?’’

Filippo Chiariello, 38 anni, era entrato in sala operatoria già timoroso. I familiari raccontano che in particolare aveva paura degli aghi. Il paziente era arrivato all’ospedale di Villa Sofia (Palermo) in emergenza, con dolori lancinanti allo stomaco. Dopo essersi sottoposto alla TC, il verdetto: calcoli alla colecisti, necessita un intervento in laparoscopia.

Il chirurgo ha alle spalle una carriera ventennale, nessuna ombra sul suo percorso, sa che questo tipo di intervento, senza complicanze, non dura più di 45 minuti. L’intervento inizia alle 17,30, introdotto il primo strumento chirurgico, il Trocar, viene erroneamente recisa l’aorta addominale e contemporaneamente perforato l’intestino. L’intervento viene convertito in un’operazione standard con il taglio chirurgico, il paziente ha però perso tantissimo sangue.

In tutta la città non è reperibile sangue del suo gruppo. Il paziente va in arresto cardiaco per tre volte, l’ultima volta per 40 minuti, c’è danno cerebrale. Sono passate più di otto ore. La mattina dopo alle 10.45 i medici dichiarano la morte cerebrale.

Francesco, 7 anni, ricoverato dal 24 maggio nella rianimazione dell’Ospedale Salesi (Ancona) a causa di un’otite curata con l’omeopatia invece che con gli antibiotici. Seguito da tre anni da un medico omeopata, a lui la madre e il padre si sono rivolti quando circa 15 giorni fa il figlio si è ammalato di otite bilaterale. Il bambino però peggiora, è sempre più debole, con la febbre che va e viene.

Fino alla notte del 23 maggio quando perde conoscenza. I genitori si precipitano all’ospedale di Urbino, dove una TC ha rivelato gravi danni al cervello. Viene tentato un intervento chirurgico per la rimozione dell’ascesso cerebrale, insieme a terapia antibiotica d’urto, ma le condizioni cliniche del bimbo non lasciano più speranze. Prima il coma, poi la morte cerebrale.

Sul piatto della bilancia, come già detto, ci sono due casi diversi, due medicine diverse.  Medicina tradizionale e medicina omeopatica.

Ci sono due medici. Uno che ha errato usando la medicina tradizionale, l’altro che ha errato usato la medicina omeopatica. Da questo punto in poi, il dibattito che si è susseguito in questi giorni è inarrestabile.

C’è chi si è schierato a spada tratta contro l’omeopatia, chi ha portato avanti le proprie idee a favore di essa. Chi non si è esposto, chi ha dato ragione ad un medico piuttosto che all’altro, chi ha urlato a gran voce la parola ‘’Malasanità’’.

La letteratura medica è un oceano infinito, che ogni giorno progredisce e si accresce. Nel campo medico non c’è qualcosa di completamente giusto o di completamente sbagliato. Non tutto funziona nello stesso modo per tutti, le stesse patologie non si presentano nello stesso identico modo in ogni essere umano.

Senza perder tempo, quindi, nell’analizzare quanto possa essere sbagliata o giusta una medicina piuttosto che un’altra, una corrente di pensiero piuttosto che un’altra, la vera domanda che bisogna porsi è: dove sta la presunzione e dove sta l’errore umano? A chi bisogna urlare malasanità e a chi no?

Questi due medici, rispettivamente, stanno iniziando un lungo percorso medico legale dove, alla fine, saranno o non saranno più medici.

La presunzione. La presunzione, nell’ambito medico, è un’arma a doppio taglio: può salvare un paziente oppure, insieme all’ego, può essere una trappola mortale. Una cosa è sicura: nessun medico può rischiare la vita di un altro essere umano. Lo giuriamo all’inizio della nostra carriera: ‘’Giuro, di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica”.

Da un lato, abbiamo un medico che, pur di difendere ad ogni costo le sue idee, il suo ego, il suo onore, ha ecceduto di presunzione e ha sbagliato. Le dinamiche interne non le possiamo sapere. Sappiamo, fin dal primo giorno, che le persone si fidano del camice bianco. Si fidano di quello che il camice bianco dice e consiglia.

I genitori, così tanto giudicati, hanno l’unica colpa di essersi fidati. Ma non di un pazzo medico che usa l’omeopatia, non si parla di questo perché, in alcuni casi, l’omeopatia è una medicina, per l’appunto, riconosciuta e con dei buoni range di applicazione. No. Di essersi fidati di un medico che, senza poterlo prevedere, ha messo se stesso prima di tutto, cercando di dimostrare, a chi o a cosa?, che il suo modus operandi andava bene. Un medico la cui presunzione chissà se e come verrà punita.

E poi c’è l’altro medico. Quel medico, quel chirurgo esperto, che, lui stesso dichiara, è uscito con la testa china, con le braccia basse, sconfitto, ed ha chiesto scusa ai parenti della vittima, sussurrando 3 parole: ‘’è colpa mia’’.

Parenti che, secondo le più grandi testate giornalistiche, hanno giurato fuoco e fiamme. Fuoco e fiamme contro un essere umano che, praticando il suo lavoro, quel lavoro che conosce così bene, ha errato. E, in questo campo, si sa, l’errore umano non è ammesso. Mai.

Che fine farà questo medico che ha ammesso di aver compiuto un errore? Potrà ancora fare il medico? Verrà punito più o meno dell’altro? Non essendo in una corte di giustizia, non è compito nostro rispondere. Rimane però il fatto che il suo errore, se ci si ferma a riflettere, non è del tutto suo.

Introdurre un Trocar, lo strumento che serve per gli interventi di laparoscopia, può portare questo tipo di conseguenze. I testi parlano chiaro: può capitare. E poi: ha funzionato correttamente lo strumento? O si è bloccata la leva cui è attaccato il bisturi? L’errore è umano o è dato da uno strumento difettoso?

E soprattutto: merita davvero tutto questo odio un medico che, fino alla fine, ha combattuto per il suo paziente, rispetto ad un medico che è rimasto seduto sulla sua sedia in collegamento telefonico con i suoi pazienti?

Quel che è certo è che da ora in poi questi due episodi si risolveranno nelle aule di tribunale. Un bambino, un padre di famiglia, coniugi, genitori e figli. Tutte vittime. La morte porta dolore, il dolore porta a riflettere, ma alla fine, esige silenzio.

Elena Anna Andronico

Alessio Gugliotta

Largo San Giacomo: dalla Storia allo scavo

E’ l’estate del 2000 quando il Comune di Messina finanzia uno scavo con l’intento di svuotare dall’acqua la cripta della Cattedrale. A quest’opera di bonifica, tuttavia, si deve anche un altro merito: l’aver riportato alla luce una cripta settecentesca, edificata sui resti della Chiesa consacrata a San Giacomo Apostolo.

Le carte storiche di Messina, come la planimetria effettuata da Gianfrancesco Arena dopo il terremoto del 1783, confermano l’esistenza della struttura dietro al Duomo, e la vedono inglobata in un caseggiato alle sue spalle verso Est.

A causa della falda acquifera affiorante, non è stato possibile approfondire gli studi sullo scavo, ma si ipotizza l’edificazione dell’opera normanna intorno alla seconda metà dell’ XI e XII secolo; a sostegno di questa ipotesi, troviamo alcuni particolari stilistici, quali i pilastri che separano la navata, la tecnica di costruzione delle mura e la pavimentazione povera, aspetti che la avvicinano molto ad altre opere di periodo normanno, come la Chiesa di Santa Maria della Valle, comunemente conosciuta come “ ‘a Badiazza”.

Nel corso della sua storia, la Chiesa subì numerosi restauri dovuti anche ai frequenti straripamenti del torrente San Giacomo, scorrente in quella zona della città fino al 1548, anno in cui gli Spagnoli eressero una nuova cinta di mura. Tra il XV e il XVIII secolo, possono essere collocate le numerose sepolture rinvenute sotto i pavimenti: secondo i dati fornitici da Gallo, solo nel 1753 verrà costruita una vera e propria cripta per i defunti, identificabile in quella rinvenuta nel 2000.

 

Di questa cripta, grazie agli scavi odierni, è possibile distinguere chiaramente alcune parti restanti, fra cui dei particolari sedili forati: sono i cosiddetti colatoi. Per capire la loro funzione, dobbiamo rifarci all’usanza, diffusissima in Sicilia e in tutto il Meridione in generale, in particolare lungo il XVIII sec., della scheletrizzazione naturale dei cadaveri. Questa pratica antica, che oggi non potremmo fare a meno di definire decisamente macabra, bene si inquadra nel solco delle tradizioni tipicamente meridionali legate al culto dei defunti, come ad esempio la mummificazione, anch’essa praticatissima in Sicilia (si pensi al cimitero dei Cappuccini di Palermo o alle, più vicine, mummie di Savoca).

Nel caso della scheletrizzazione, però, i cadaveri venivano rivestiti con i loro abiti migliori e lasciati, in posizione seduta (grazie all’aiuto dei fori che tutt’ora è possibile vedere), a decomporsi naturalmente nelle apposite nicchie, finchè non ne rimanevano solo le ossa, che venivano a quel punto raccolte e messe in appositi ossari. Questo rituale, che agli occhi del lettore moderno potrà sembrare persino ripugnante, era all’epoca ammantato di un preciso significato religioso, legato al tema della caducità delle cose terrene, tanto che in alcuni luoghi era previsto che dei membri del clero, o anche i parenti stessi del defunto, si recassero periodicamente a visitare i colatoi per pregare e meditare sulla morte; come si può intuire, si trattava di una usanza tutt’altro che salutare, tanto che in vari modi nel corso degli anni le autorità provarono, spesso invano, a scardinarla. 

 

 

 

La primitiva Chiesa medievale era completamente sotto terra, proprio per questo se ne perse la memoria. Tuttavia, al suo interno, era contenuto qualcosa che ne conferma l’esistenza: un antichissimo marmo, oggi custodito nel Museo Regionale di Messina, che si pensa rappresenti l’apoteosi di un eroe o il mito di Icaro.

Sappiamo con certezza che, nella prima metà dell’Ottocento, la chiesa era ancora aperta al culto. Solo dopo, la sede parrocchiale fu trasferita nella chiesa della Madonna dell’Indirizzo e poi nella chiesa Santa Caterina Valverde. L’antica chiesa non esisteva più dal 1902, al suo posto si trovava la casa del Cav. Ruggero Anzà.

Con il terremoto del 1908 la Chiesa della Madonna dell’Indirizzo e la Chiesa di Santa Caterina furono distrutte. Vent’anni dopo, oltre il Torrente Zaera, fu edificata una chiesa in nome di San Giacomo Apostolo, la prima in muratura aperta al culto. Il nuovo complesso parrocchiale, in stile neoromanico, sorge sul primo comparto dell’isolato 54, delimitato dalle vie Reggio Calabria, Buganza, Napoli e Lombardia ed occupa un superficie di mq 1345 circa. Tra i tanti restauri, l’ultimo venne effettuato negli anni 1977-1978.

Fino a poco tempo fa godere dello spettacolo che questo scavo offre, era praticamente impossibile a causa di una distesa di verde dalla crescita incontrollata e di montagne di spazzatura. Oggi, fortunatamente, grazie ai volontari di “PuliAMO Messina” con l’affiancamento della Soprintendenza ai beni culturali e della direttrice dell’Orto Botanico, è stato restituito al monumento il proprio valore storico-culturale.

Erika Santoddì

Gianpaolo Basile

Ph: Giulia Greco

Eventi della settima

Mercoledì 31

  • AISM PRESENTA: A CACCIA DI SOLUZIONI

Dove: l’ORSO – Via Calapso, 8

Quando: dalle ore 21:00 alle ore 0:00

Cosa: la sezione provinciale AISM di Messina organizza una divertente serata in occasione della 9° giornata mondiale della Sclerosi Multipla.
Info:
– Patatine + giro pizza + bevanda analcolica 12€
– Patatine + giro pizza + bevanda alcolica 15€
Per prenotare il vostro posto potete scrivere direttamente nella bacheca dell’evento.

Giovedì 1 giugno

  • CERIMONA DI CHIUSURA NMUN 2017 E JESSUP 2017

Dove: Aula Cannizzaro – Rettorato

Quando: dalle ore 16:30 alle ore 18:00

Cosa: nell’occasione della consegna dei premi agli studenti che si sono distinti a New York e a Verona, il professore Simon Tanner terrà una lectio dal titolo “ Shakespeare in… Law “. Al termine dell’evento verranno presentati i progetti NMUN 2018 e JESSUP 2018.

  • 4FUNK LIVE

Dove: l’APERITIVO – Via Tommaso Cannizzaro, 192

Quando: dalle ore 22:00

Cosa: il gruppo si esibirà per una serata all’insegna della musica.

  • Alessia Fontana alla voce
  • Maria Pia Favasuli al basso
  • Fabrizio Muscolino alla chitarra
  • Antonio Adorno alla batteria

Venerdì 2

  • LOVME FEST 2017

Dove: Villa Dante – Via Napoli

Quando: dalle ore 10:00 alle ore 03:00

Cosa: il “LoveMe Fest” nasce dalla spontanea aggregazione di alcuni giovani messinesi impegnati nel progettare e realizzare una manifestazione musicale ed artistica. 
Il festival offre:

  • due aree musicali (musica live e djset);
  • mostre fotografiche, pittoriche, scultoree e fumettistica;
  • un’area pic-nic attrezzata ed un punto ristoro.

Di seguito, il programma della giornata:


● MAIN STAGE


h. 15.30
SKID E YABA SCAR – Rap/Hip Hop

h. 18.00 JAH JAH’S BAND – Reggae

h. 18.45 I MAC’S – Funky

h. 19.30 TWISTED HEAD CHAPS – Indie/Rock

h. 20:15 GABRIELE SALVATORE – Cantautorato

h. 20.30 FILIPPO ITALIANO – Cantautorato

h. 21.20 VELAUT – Alternative Rock

h. 22.00 RIME SATURE – Rap/Hip Hop

● BEAT – DJ ZONE

START 11.00 A.M. / END 00.00 P.M.

ALEFIO // BUCCA // BUFFO // DAMY DEEJAY//D’EMILIO // DE LUCA // DUCA // DUGO // FIORE // FOTIA // FRISONE // GENOVESE // GERACE // GRASSO // GRIJO // GUGLIANDOLO // LA GALIA // LEO LIPPOLIS // RAMPELLO // RODIO // SIGNORIELLO // TUMINO // URSINO // ZAPPALA’

Accompagnati dalla voce di YANEZ.

● LAB STAGE

h. 15.30 HAKI E SAKE – Rap

h. 16.30 ALTRE FREQUENZE – Cover Band

h. 17.30 BLALLO BAND – Swing

h. 18.15 GABRIELE PAPALIA – Cantautorato

h. 19.00 GROUND ZERO – Cover Band

h. 19:45 LIZARD BAND – Hard Rock

h. 20.45 RITMO LIVE – Percussioni/Afro/Balcanica

h 21.30 CUGLIANDOLO // GRILLO // LEANZA // SANTORO

h 23.00 KOLLASSO // KLINGO

● WORKSHOP

– PITTURA
– FUMETTO
– YOGA & ACROYOGA

● SEMINARI

– EUROPA
– LEGALITA’
– DISABILITA’
– DIRITTI CIVILI
– DIALOGO INTERRELIGIOSO

Domenica 4

  • UNIME LIVE SHOW 3.0

Dove: Anfiteatro Cus Unime – Cittadella Universitaria

Quando: dalle ore 20:30 alle 0:30

Cosa: dopo il grande successo delle scorse due edizioni, l’ Associazione Universitaria Atreju è lieta di invitarVi al terzo evento targato “Unime Live Show”.
Presenta: Gianmarco Orlando
DjSet: Fabrizio Duca

Il programma della serata prevede la sfilata dei negozi:
-Imperial
-Majorana
-YouVerdissima
-Anna Cipriano Parucchiere

E le seguenti esibizioni:
– Blallo Band (Band Musicale)
– Coclea (Band Musicale)
– G-Stilez (Hip Hop Crew)
– Bianca Maria Milazzo (Cantante)

A seguire DjSet!

Ingresso con offerta libera, il ricavato delle manifestazione sarà devoluto in beneficenza.

Jessica Cardullo

Arianna De Arcangelis

“Mamma, andiamo al concerto di Ariana?”

Quanti ragazzini lo avranno detto per essere lì, in quella arena, quel 23 Maggio? 

Un concerto straordinario, incredibilmente coinvolgente, ma il terrore e la morte sono state le protagoniste di fine serata.

Erano le 22:30 (23:30 ora italiana), quando un boato si è impossessato dell’euforia post-concerto: alcuni testimoni oculari riferiscono di una bomba chiodata, scoppiata nell’area foyer poco distante dalla biglietteria.

Da quel momento ci fu solo panico.

Di lì a breve, numerosi video gireranno su internet: lo sgomento era generale, tutti erano riusciti a sentire chiaramente l’esplosione e le urla della folla. 

In un filmato caricato da Repubblica, si vedono migliaia di persone che mosse dal panico si accalcano alle uscite di sicurezza, fino a quando i contorni delle porte non si vedono più; poi un momento di silenzio e subito dopo, come in un film, la voce dello speaker dice di star calmi, che non c’è nessun problema.

Ma la realtà è drammatica: 22 morti, 60 feriti.

Si parla di vittime, dagli otto ai sedici anni, proprio quella fascia di età in cui Ariana Grande ha iniziato la sua carriera di attrice e cantante.

Solo alle 2 del mattino, la polizia di Manchester comunicherà che “l’incidente” è un atto terroristico: il kamikaze, Salam Abedi, si preparava da un anno. La notizia è stata comunicata poi dal Times, sulla base di indagini sulla creazione di fondi bancari, necessari a sostenere la spesa degli ordigni di Manchester. Inoltre, sono state ritrovate prove sufficienti a stabilire l’esistenza di un piano pronto per una seconda bomba

Inoltre, qualche giorno fa il presidente dell’House Homeland Security Commette e deputato americano, ha dichiarato che nell’attentato di Manchester è stato usato lo stesso esplosivo delle stragi di Parigi e Bruxelles. 

Fin ora sono state arrestate otto persone per presunti collegamenti con l’attentato di Manchester. 

Negli ultimi anni, gli attentati terroristici spaventano e uccidono; ancor peggio, però, attentano alla vita quotidiana, alla bellezza di un’esperienza come un concerto o un viaggio.

Il terrorismo fa così tanto terrore, perché prima che fisico, è un terrorismo mentale, che si insidia nelle mente di ognuno di noi dopo le immagini di stragi, dopo la morte di persone innocenti.

Giulia Garofalo