A Messina torna la passione nerd: arriva “NerDays Zero” al Centro Commerciale Maregrosso

Dopo il successo dell’edizione invernale, Messina si prepara ad accogliere una nuova ondata di cultura pop con “NerDays Zero”, in programma sabato 12 e domenica 13 luglio presso il Centro Commerciale Maregrosso. L’evento, a ingresso gratuito, è organizzato da The King and Queen Cosplay in collaborazione con EccoTech, e rappresenta un vero e proprio punto d’incontro per appassionati di fumetti, giochi di carte, action figure, artigianato fantasy e, naturalmente, cosplay.

Questa “versione zero” del NerDays nasce come una ripartenza: un’edizione estiva che rilancia la manifestazione dopo il banco di prova della tre giorni di gennaio e si propone come un’anticipazione della futura seconda edizione.

«Il successo dell’evento di gennaio ci ha portato a voler rinnovare l’evento ed organizzarlo in una cornice estiva» – spiega Giuseppe Ferrara, tra gli organizzatori. «Questa versione ‘zero’ rappresenta un nuovo inizio per la manifestazione. Ringraziamo in particolar modo StrettoCrea e il Messinacon per l’appoggio e l’entusiasmo: sono diventati i nostri sponsor ufficiali. È importante che le varie realtà di Messina lavorino in armonia».

Il programma è fitto di appuntamenti per nerd di tutte le età. Previsti tornei di giochi di carte come One Piece, Yu-Gi-Oh! e Magic: The Gathering, accanto a stand di collezionismo e artigianato a tema fantasy e pop culture. Ma l’appuntamento clou sarà la lotteria finale di domenica 13, che metterà in palio una Nintendo Switch 2 e un abbonamento per il Messinacon 2025, in programma dal 5 al 7 settembre a Villa Dante.

Tra competizioni, incontri e passione condivisa, NerDays Zero si candida a essere un appuntamento imperdibile per la community nerd della città, in attesa di un’edizione ancora più grande in arrivo nei prossimi mesi.

Gaetano Aspa

Marracash e l’incomunicabilità: l’Uomo, la Società e il Vuoto Contemporaneo

L’arte, quando è profonda, si manifesta come una riflessione sul tempo in cui nasce e sulle tensioni che lo attraversano. Negli ultimi tre album di Marracash (Persona, Noi, loro, gli altri ed È finita la pace), il rapper milanese ha costruito un percorso concettuale che non è solo autobiografico, ma si allarga a una visione esistenziale e politica della società contemporanea. Questo trittico musicale, nelle sue tematiche e nella sua costruzione narrativa, trova una corrispondenza sorprendente con la Trilogia dell’Incomunicabilità di Michelangelo Antonioni (L’avventura, La notte, L’eclisse), ma anche con film come Persona di Ingmar Bergman.

Persona: la frattura dell’io

L’album Persona (2019) è un’opera-manifesto, in cui Marracash scompone il proprio io come fosse un personaggio pirandelliano o un uomo immerso in un dramma esistenziale alla Bergman. Il titolo stesso rimanda al concetto di persona come maschera, un tema centrale nel cinema di Bergman, e in particolare nel suo film Persona (1966), dove il confine tra sé e l’altro si sfalda fino a diventare indistinguibile.

Non sono come te. Non mi sento come te. Sono Suor Alma, sono qui solo per aiutarti. Non sono Elisabet Vogler. Tu sei Elisabet Vogler.

In Persona, Marracash affronta questa crisi attraverso i titoli delle canzoni, che rimandano a parti del corpo, quasi a suggerire un tentativo di ricomporre un’identità fratturata. Il racconto si fa profondamente intimo: si parla di successo, depressione, amore tossico e della percezione pubblica di sé.

Non so se è amore o manipolazione
Desiderio od ossessione
Se pigrizia o depressione
Che finisca per favore, che esaurisca la ragione

Il parallelismo calza a pennello con il film di Bergman, dove la protagonista, un’attrice che smette improvvisamente di parlare, si sdoppia nella sua infermiera, fino a fondersi con lei. Allo stesso modo, Marracash esplora la sua identità artistica e umana, smascherando le contraddizioni tra ciò che è davvero e l’immagine che gli altri hanno di lui. Il risultato è un’opera che riflette sul tema dell’identità personale nel mondo dello spettacolo e oltre.

Noi, loro, gli altri: il senso di estraneità

Il secondo capitolo, Noi, loro, gli altri (2021), sposta il focus dall’individuo alla società, dalla dimensione personale a quella collettiva. Marracash ragiona su come la realtà esterna influenzi l’identità, analizzando il divario tra noi (chi sente di appartenere a una comunità), loro (l’élite o il potere) e gli altri (gli emarginati, gli esclusi).

Questo discorso trova un parallelo perfetto con la Trilogia dell’Incomunicabilità di Antonioni, in particolare con L’eclisse (1962), film che mostra il progressivo svuotamento emotivo dei personaggi, incapaci di trovare un senso nel mondo moderno.

Così come nel film, anche nell’album di Marracash domina un senso di disillusione: il successo e il potere non colmano il vuoto, mentre la società è sempre più frammentata.

Volevo davvero questo? Tutta la vita che ci penso (Dubbi)

Nel brano Dubbi, ad esempio, si avverte l’angoscia di una realtà in cui le divisioni sociali ed economiche rendono impossibile la comunicazione tra le classi, esattamente come i personaggi di Antonioni che, pur parlando, non riescono davvero a comprendersi.

Chissà perché si fanno tante domande? Io credo che non bisogna conoscersi per volersi bene. E poi, forse, non bisogna volersi bene.

Il finale di L’eclisse, con la dissolvenza su strade deserte e lampioni che si accendono, suggerisce un mondo privo di significato, e lo stesso si può dire per l’album di Marracash, che lascia più domande che risposte.

È finita la pace: il collasso dell’illusione

Con È finita la pace (2024), Marracash completa il percorso spostando il focus sul presente: la pace interiore e sociale è ormai perduta. L’album non parla più solo della crisi dell’individuo (Persona) o delle strutture che lo circondano (Noi, loro, gli altri), ma dell’impossibilità di ristabilire un equilibrio. Il titolo stesso suggerisce un punto di non ritorno, un’irreversibilità della crisi.

In questa fase, il parallelo cinematografico potrebbe essere con La notte (1961) di Antonioni, dove il rapporto tra i protagonisti (una coppia in crisi) riflette un malessere esistenziale più ampio.

Se stasera ho voglia di morire, è perché non ti amo più. Sono disperata per questo. Vorrei essere già vecchia per averti dedicato tutta la mia vita. Vorrei non esistere più, perché non posso più amarti.

Anche Marracash affronta il tema della fine delle illusioni: le relazioni affettive sono logorate, il sistema è irrecuperabile, il tempo non porta redenzione.

Escono di casa uno straccio, senza neanche un abbraccio, con il cuore d’intralcio quelli come me.

Un altro parallelo interessante è con Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pasolini (1975), in cui il potere e la violenza diventano l’unica legge. È finita la pace sembra suggerire che la realtà attuale, tra guerre, disuguaglianze e alienazione, è diventata un luogo in cui non si può più trovare una via d’uscita.

Marracash

Marra Stadi 25: Messina attende il King del Rap

È l’artista delle sfide, dei record e delle ambizioni sempre più alte. Marracash non smette mai di superarsi, conquistando pubblico e critica con ogni nuovo traguardo. Dopo aver vinto la Targa Tenco e creato un festival unico per il rap italiano, è pronto a scrivere un’altra pagina di storia: con MARRA STADI 2025, sarà il primo rapper a portare un intero tour nei grandi stadi italiani.

Anche la Sicilia sarà protagonista di questo evento straordinario. Il 5 luglio 2025, Messina accoglierà la tappa imperdibile del tour allo Stadio San Filippo – Franco Scoglio, pronta a trasformarsi in un’arena di pura energia.

L’evento è organizzato da Puntoeacapo, in collaborazione con il Comune di Messina, sotto la guida del Sindaco Federico Basile, e l’Assessorato agli Spettacoli e Grandi Eventi Cittadini, rappresentato da Massimo Finocchiaro.

Gaetano Aspa

Conferenza Taormina-Messina: 70 anni di Europa Comunitaria

Si sono aperte con una partecipazione internazionale di alto profilo le Celebrazioni per il settantesimo anniversario della Conferenza di Messina e Taormina, snodo storico da cui prese avvio nel 1955 il processo d’integrazione europea. Promossa dalla Regione Siciliana in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, la Fondazione Taormina Arte Sicilia, i Comuni di Messina e Taormina, e con il supporto della Commissione Europea e l’Alto Patrocinio del Parlamento Europeo, l’iniziativa si inserisce nel contesto della XV edizione di Taobuk.

Una memoria volta al futuro

La giornata inaugurale, il 18 giugno, si è svolta a Palazzo Zanca a Messina, sede originaria della Conferenza del 1955. A Messina, la presenza dei Ministri degli Esteri dei Paesi firmatari del Rapporto conclusivo del ‘55 (Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo), dei rappresentanti del Trio di presidenza UE e delle autorità locali ha restituito l’immagine viva di un’Europa che, pur confrontandosi con nuove sfide globali, continua a cercare coesione e dialogo. L’apertura ufficiale delle Celebrazioni è stata scandita dagli interventi istituzionali, tra cui quello del Vicepremier e Ministro degli Esteri Antonio Tajani, del Ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski, Presidente di turno del Consiglio UE, e della Presidente di Taobuk Antonella Ferrara.

Conferenza
© Marco Castiglia

Tajani: “Sovranismo nazionale non è la risposta”

Nel suo intervento, il ministro Tajani ha ribadito il valore dell’unità europea nel contesto delle sfide contemporanee:

“Sono un sovranista dell’Europa. Se pensiamo di stare da soli, siamo destinati a essere marginalizzati. Nessun Paese europeo, da solo, ha la forza di affrontare India, USA, Cina. L’unica possibilità per tutelare i nostri interessi è unirli a quelli degli altri Stati europei. Chi pensa di rilanciare il sovranismo nazionale in un’epoca globalizzata sbaglia strada”.

Sikorski: “Riforma interna ed allargamento devono procedere insieme”

Il 19 giugno, nella seconda giornata dei lavori, si è tenuta a Taormina la sessione ministeriale a porte chiuse che ha condotto alla firma di una Dichiarazione congiunta sul futuro dell’Europa. Nel documento si afferma:

“un’Europa unificata, democratica, sovrana e prospera rimane il nostro futuro comune”.

I rappresentanti degli Stati membri, candidati e potenziali candidati hanno convenuto che le riforme interne dell’UE debbano procedere in parallelo, ribadendo così l’allargamento come una priorità geopolitica e un investimento strategico per la sicurezza e la prosperità continentale.

Dibattiti e riflessioni: un laboratorio di idee per l’Europa di domani

Nel pomeriggio, Palazzo Corvaja ha ospitato un’intensa serie di panel tematici, trasformandosi in una vera e propria agorà del pensiero politico e culturale europeo. Tra i momenti più significativi: il panel “L’Europa nel Mediterraneo allargato: tra Mare Nostrum e Mare Omnium”, con Salvatore De Meo, Marco Minniti, Maurizio Molinari e Stefano Sannino, e la tavola rotonda “Una difesa per l’Europa o l’Europa indifesa?”, con protagonisti del mondo politico, militare e accademico, tra cui Luigi Gianniti, Stefano Pontecorvo, Sylvie Goulard e Vincenzo Camporini.

Ha suscitato grande interesse il dialogo tra il Ministro Sikorski e il Direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, moderato da Paolo Valentino, incentrato sul ruolo geopolitico dell’Unione nel contesto dei nuovi conflitti e delle tensioni globali.

© Marco Castiglia

Cultura, identità e responsabilità condivisa

“La cultura è fondamento dell’identità europea”, ha affermato Antonella Ferrara.

“In un tempo segnato da crisi e disgregazioni, il pensiero critico e il dialogo sono la vera risorsa strategica per l’Europa che verrà”.

Della stessa linea anche Sergio Bonomo, Commissario straordinario della Fondazione Taormina Arte Sicilia. Il commissario ha ricordato come la visione del messinese Gaetano Martino – promotore della Conferenza del ‘55 – abbia acceso il sogno europeo:

“Oggi più che mai tocca a noi cittadini europei rinnovarlo ogni giorno, con coraggio e responsabilità”.

Quindi, settant’anni dopo quella svolta storica, Messina e Taormina tornano al centro del dibattito sul destino dell’Europa. Le Celebrazioni sono state terreno fertile per una riflessione condivisa sul futuro dell’Unione. Tra la memoria di un progetto nato dalla volontà di cooperazione e la consapevolezza delle sfide contemporanee, emerge una convinzione,  l’Europa non è un’entità da difendere, ma un’idea da realizzare. Insieme.

Gaetano Aspa

Taormina Film Festival: la quinta giornata

Non so se la sveglia sia suonata troppo presto… o troppo tardi. Fatto sta che non abbiamo chiuso occhio. L’ultima giornata del Taormina Film Festival è come l’ultima pagina di un romanzo che ami: non vuoi leggerla, ma muori dalla voglia di scoprire come finisce.
E allora via, con l’ansia che sale (e fa male, come direbbe Giancane) mentre controlliamo compulsivamente di avere tutta l’attrezzatura con noi. Carichi, già sudati alle 9 di mattina, ma con la sensazione di stare per vivere una giornata memorabile. Partiamo verso Taormina dove, ad attenderci, c’è la magnifica squadra che nei quattro giorni precedenti ci ha raccontato tutto del festival.

 Salvatore Esposito, il gigante buono

La prima tappa è la Sala B del Palacongressi. Lì ci aspetta lui: Salvatore Esposito. E no, non è il temibile Genny Savastano di Gomorra, almeno non oggi. Oggi è Salvatore, l’uomo, l’artista, il “gigante buono”. 
Ci racconta dell’importanza delle donne nel cinema, del potere che meritano, e del lavoro che l’industria dovrebbe fare con gli attori. Poi ci porta con sé in un viaggio tra set italiani e americani, tra differenze produttive e culturali.

Salvatore Esposito. © Gaetano Aspa

Un pranzo (quasi) frugale…

Dopo la conferenza, lo stomaco comincia a brontolare. Si pranza. Quella che doveva essere una frugale  “pausa pranzo” si è rivelata, in realtà, un banchetto a base di pesce fresco, buon vino e gin soda serviti come se fossimo alla corte del re di Francia (o del Sindaco di Taormina).
Seduto in sala, accompagnato dal suo barboncino, Tony Sperandeo. Una foto con lui? Ovviamente sì.
E poi, come se non bastasse, ci godiamo il panorama dal rooftop. Per qualche minuto siamo anche noi divi del cinema. Ma giusto il tempo di riprenderci, perché sta per arrivare lui.

James Franco (a piedi e senza aliante)

Scendiamo al piano inferiore, posti centrali in prima fila. Il cuore batte più forte. Gli applausi iniziano ancora prima che lui compaia. E poi eccolo, James Franco, con i suoi occhiali da sole scuri che cammina verso il palco. Si siede, ci guarda ed è subito autografo e foto, per la gioia della nostra cara Francesca. Oggi non veste i panni del cattivo, dello strafumato, di James Dean o di Tommy Wiseau, bensì quello di moderatore per la presentazione del film Thena. Insieme alla madre Betsy, che ha contribuito alla sceneggiatura, il giovanissimo regista Peter Gold, l’attore e musicista Dakota Lotus e la protagonista, nonché compagna di vita, Izabel Pakzad. Tra le tante domande anche la nostra, ovviamente a James, sull’influenza della creatività della mamma Betsy nel suo percorso artistico e culturale nel mondo della letteratura e del cinema. Con umiltà e grazia ci ha raccontato delle difficoltà che ha avuto agli esordi, dei lavori sottopagati da Mc Donald’s, del non sentirsi abbastanza. L’essere nato in una famiglia che lo ha amorevolmente spinto a raggiungere i suoi obiettivi lo ha reso sempre più sicuro di sé, tanto da consigliarci di lottare sempre per ottenere quello che pensiamo di meritare.

James Franco e il cast di “Thena” © Marco Castiglia

Red Carpet: sudore, gomitate e divinità

La corsa contro il tempo per raggiungere il red carpet è epica. La folla di gente che abita i vicoli di Taormina. Noi, come surfisti in bilico sulle onde californiane, conquistiamo le prime file, prepariamo i microfoni e andiamo all’attacco.
Finalmente, l’inizio. Tra i vari nomi ci sono quelli di Claudia Gerini, Barbara Ronchi, Alessio Vassallo, Neri Marcorè, Lola Ponce, Monica Guerritore, Max Tortora, Giampaolo Morelli, Ferzan Ozpetek.

E subito dopo, di nuovo lui: James Franco, seguito dai nostri nuovi amici Peter e Dakota e da tutto il resto del cast di Thena.

Infine arriva lei, la divina Monica Bellucci. Quando compare, il tempo si ferma. Io l’ho aspettata 22 anni. E adesso è lì, a pochi passi, un’icona che è riuscita a essere bellezza e grazia tutte insieme. Con grande sorpresa non è sola, con lei c’è anche il suo compagno, il genio Tim Burton. 

La giornata è stata intensa, ma ora ci aspetta il Teatro Antico di Taormina con le premiazioni e la proiezione del film L’amore sta bene su tutto.

Taormina FIlm Festival
Billy Zane sul red carpet. © Marco Castiglia

Taormina Film Festival Award

Numerosi i premi assegnati  dalla giuria  presieduta dall’attrice Da’Vine Joy Randolph, affiancata da Sandy Powell, Steven Gaydos e due straordinarie presenze italiane: Ilenia Pastorelli e Alessandra Mastronardi.

Il premio come Migliore attrice è andato a Ebada Hassan per il film Brides – Giovani spose, diretto da Nadia Fall.

Geoffrey Rush ha invece trionfato come Miglior attore. In The Rule of Jenny Pen di James Ashcroft, interpreta un giudice ormai in pensione in una casa di riposo. Per lui anche il Premio Cariddino d’Oro, decretato da una giuria speciale composta da 20 giovani studenti.

I quattro vincitori del Premio Ciak © Gaetano Aspa

Il premio alla Miglior regia è andato a Alex Garland e Ray Mendoza per Warfare – Tempo di guerra.

E poi, il momento più atteso: Miglior film a For Your Sake di Axel Monsú.

A margine della premiazione, non sono mancati i riconoscimenti speciali:

  • Il Taormina Excellence Award è andato a James Franco

  • Monica Bellucci ha ricevuto il Premio Speciale Internazionale.

  • Il Taormina Best Music Award è stato assegnato a Lola Ponce.

  • Il Premio Ciak per i 40 anni ha reso omaggio a Barbara Ronchi, Monica Guerritore, Ferzan Özpetek e Neri Marcorè – un quartetto che rappresenta cinema, teatro, poesia e ironia.

  • Il premio Speciale al Teatro a Vittorio Cappelli.

 

Lola Ponce. © Gaetano Aspa

Quando tutto finisce, non resta che sedersi un attimo e respirare. E ce ne torniamo a casa con il cuore pieno, non solo di film, ma di storie. Quelle storie che non smettono mai di raccontarsi, anche quando il sipario cala. A volte, il cinema non ci consola, ma ci sveglia. E, in fondo, è questo quello che conta.

Gaetano Aspa

Francesca Rodolico 

“Il mio compleanno” a Messina. Il film rivelazione di Christian Filippi

Il Mio Compleanno“, l’esordio cinematografico di Christian Filippi, arriva finalmente a Messina. Il film sarà proiettato al Cinema Lux il 19 giugno alle ore 21:00. Alla serata sarà presente il regista insieme a Domenico Panarello e Martina Bertuccio di Cattive Produzioni per incontrare il pubblico.

"Il mio compleanno", un film di Christian Lippi
“Il mio compleanno” di Christian Filippi a Messina

La trama 

Riccardo( interpretato dal giovane Zackari Delmas) sta per compiere 18 anni e vive in una casa famiglia dopo essere stato separato dalla madre Antonella (la brillante Silvia D’amico), una donna con forti disturbi di personalità. Per il suo compleanno ha un unico desiderio: poterla finalmente riabbracciare. Nonostante la premurosa e attenta guida della sua educatrice (Giulia Galassi), Riccardino decide di scappare per raggiungere sua madre. Un incontro che non sarà per niente facile. La sua è una corsa di amore, di bisogno verso qualcuno che è tutta la sua famiglia. Un’illusione che presto si trasformerà in un’amara realtà.

 

Un esordio sorprendente

“La genesi del film risale a un laboratorio di scrittura che ho tenuto nelle case famiglia di Roma nel 2018. In seguito, ho deciso di raccogliere quanto più materiale possibile dalle narrazioni che i ragazzi, i tutor e gli assistenti sociali avevano condiviso con me per raccontare una storia autentica e universale. La mia speranza è che lo spirito del film possa davvero rendere l’anima dei personaggi, e soprattutto del protagonista, che rappresenta una nuova generazione di giovani che vivono ai margini della nostra società, sono spesso invisibili e crescono senza la guida dei genitori. L’approccio di questa generazione alle situazioni dolorose non è semplicemente scoraggiato o passivo, ma è invece caratterizzato da un potente senso di ironia e umorismo irriverente, per proteggersi dai propri fantasmi”.

Christian Filippi, regista

Così Christian Filippi è stato capace di toccare corde profonde attraverso la storia di Riccardino e il suo desiderio di ricongiungersi con la madre. L’opera, che vede la produzione di Leonardo Baraldi per Schicchera Production, è un mix equilibrato tra ironia, dolore e tenerezza, un’occasione per scoprire se stessi.

Un progetto sviluppato e prodotto nell’ambito della dodicesima edizione della Biennale College Cinema della 81° Mostra del Cinema di Venezia, che conferma l’importanza del giusto supporto, un autentico sostegno di chi ha creduto nel vero valore del film.

“Il Mio Compleanno” è una di quelle opere che si fanno strada in silenzio, che si sottrae dai facili stereotipi. Mostra la realtà di chi cresce ai margini, di chi non può contare su una guida familiare, di amore e insegnamenti. Non solo una storia di disagio, ma anche un racconto di desiderio, di identità e di confini familiari, che restituisce complessità e fascino ai personaggi. Silenzio , spazio e attesa. Questi gli espediente attraverso cui il regista costruisce un’atmosfera tesa ma totalmente umana.

Elisa Guarnera

Taormina Film Festival: la terza e quarta giornata

Martin Scorsese conquista Taormina: la terza giornata del Taormina Film Festival

É il terzo giorno della nostra avventura al Taormina Film Festival: forse, finora, il più intenso. Non potevamo credere ai nostri occhi quando abbiamo visto l’emblema del cinema contemporaneo in carne ed ossa, seduto a pochi passi da noi: Martin Scorsese ha generato un memento che sembrava quasi sospeso nel tempo. Lo ascoltavamo tutti ammirati e in silenzio: sentirlo raccontare aneddoti ed esperienze di una lunga carriera artistica è stato per noi un dono inestimabile.

Rush e Deneuve: le masterclass del giorno 3 al Taormina Film Festival

Ma facciamo prima un passo indietro: day 3, conferenza con Geoffrey Rush. L’attore, pluripremiato per una carriera invidiabile, è arrivato alla rassegna in mattinata, in coppola scura e camicia graphic.

Prima che tenesse la conversazione in sala, l’abbiamo seguito fin sopra la terrazza del Palacongressi, dove  ha intrattenuto una breve conversazione con la stampa.

Ma non finisce qui, abbiamo incontrato Rush ancora una volta poche ore dopo: «Barbossa» ci ha risposto con un sorriso quando, al red carpet, gli abbiamo chiesto quale fosse stato il suo ruolo più complesso.

Taormina Film Festival 2025 © Asia Origlia
Asia Origlia © 2025

I grandi incontri sono continuati nel primissimo pomeriggio con Helen Hunt, che abbiamo visto arrivare a Taormina in macchina tra gli applausi scroscianti del gran numero di spettatori venuti a seguire la sua masterclass.

Taormina Film Festival 2025 © Asia Origlia
Asia Origlia © 2025

Aspettando Scorsese

La folla si è, poi, triplicata intorno alle quattro del pomeriggio, nell’attesa di Martin Scorsese, che si è fatto a lungo desiderare. Abbiamo passato circa due ore sotto al sole cocente di giugno, tra il caldo torrido e la calca di ammiratori, ad attendere il regista che sembrava non arrivare mai, e che sarebbe giunto al Palazzo dei Congressi con  terribile ritardo. Ma se è vero che l’attesa aumenta il desiderio, più passavano i minuti più la curiosità di vedere l’autore di The Goodfellas e di Taxi Driver cresceva.

Attimi di trambusto e confusione hanno preceduto quella che, invece, è stata una masterclass inaspettatamente quieta. Tutti stavano in religioso silenzio nel tentativo di cogliere ogni parola, ogni aneddoto, ogni consiglio e ogni simpatica battuta del regista. L’aria da “nonno di tutti” ha conquistato studenti e giornalisti, che perciò hanno accompagnato la sua entrata e la sua uscita con applausi fragorosi.

Taormina Film Festival 2025 © Asia Origlia
Asia Origlia © 2025

Una chiaccherata con “Nonno Martin”

Ma come è germogliata in lui una passione tale da renderlo, oggi, uno dei principali maestri dell’arte cinematografica? 

«I was a kid with asthma, I couldn’t go out to play, so my parents took me to the movies a lot»

ha risposto con estrema semplicità. 

Proprio come farebbe un nonno, poi, ha raccontato della New York in cui è cresciuto, del panorama artistico che lo ha formato, e di come le ere del cinema hanno portato a un’evoluzione senza precedenti dei modi e dei mezzi dell’arte. 

Gli anni ‘70 li ricorda come il periodo più difficile della sua vita, gli ‘80 non lo hanno mai convinto, mentre predilige i ‘90, in cui, a suo dire, sono usciti alcuni dei migliori prodotti dello scorso secolo.

Si definisce grande fan di Mastroianni e Fellini, e rivendica con orgoglio l’origine siciliana dei genitori.

Gli viene chiesto della sua opinione sull’AI e del suo rapporto con la religione (come non menzionare il suo The Last Temptation of Christ e il suo prossimo film in cantiere che, ha dichiarato, sarà ancora una volta di argomento religioso).

Usciti dalla sala, l’entusiasmo era palpabile: onestamente, anche a distanza di un giorno e mezzo, aver avuto l’opportunità di stare ad ascoltare Scorsese parlare per quasi un’ora resta difficile da credere. Eppure era lì, a tre file di distanza da noi, in tutta la gloria dei suoi 160 cm, per regalarci uno dei ricordi più rari e preziosi che avremo mai l’onore di custodire.

Il Taormina Film Festival non si smentisce: grandi emozioni anche nella nostra quarta giornata 

La quarta giornata del Taormina Film Festival 2025 si è rivelata subito non meno ricca e impegnativa delle precedenti, iniziando con una serie di interessanti eventi e presentazioni. Tra Carmen Consoli e Salvatore Esposito, tra le divertenti battute di Alessandro Siani e un toccante monologo di Toni Sperandeo sulla Sicilia, è stato raggiunto il perfetto equilibrio tra cultura e divertimento.

Billy Zane: un ritorno al “passato”

Dopo una rinfrescante granita per colazione, ci siamo recate a seguire la conversazione, al Palacongressi, con l’attore Jesse Williams. Presente anche Dennis Quaid, attore e musicista.

Abbiamo incontrato, poi, l’attore Billy Zane, celebre per i suoi ruoli in Titanic e Ritorno al Futuro, che, dopo una masterclass con gli studenti, ha presentato il suo film Int. Hallway / Night, in qualità di regista. 

Quando gli abbiamo chiesto in quale dei suoi ruoli gli piacerebbe tornare per un nuovo capitolo, ci ha risposto «The Phantom», senza alcuna esitazione.

Taormina Film Festival 2025, Billy Zane © Asia Origlio
Asia Origlio © 2025

Dialogo con Rupert Everett: grande attenzione alle tematiche sociali

La nostra giornata è proseguita con l’incontro con l’attore britannico Rupert Everett, che, con le sue frasi fatte di un mix tra inglese e un italiano più che discreto, ci ha strappato qualche sorriso tra una domanda e l’altra. 

L’abbiamo incontrato anche sul red carpet, dove ci ha confessato quanto fosse contento dei passi avanti che la società ha fatto sulle tematiche LGBT+ e l’accettazione di sè, rispetto agli anni ‘30 del Novecento, l’epoca in cui il film Another Country è ambientato.

Cordialissimo anche Francesco Centorame, che ha presentato la proiezione del film Come Fratelli e ha incontrato i fan sia fuori dal Palacongressi che sul red carpet. Personalmente, non abbiamo esitato a fare anche noi una foto con lui, essendo Francesco nei nostri cuori fin dai giorni di Skam Italia.

Taormina Film Festival 2025, Rupert Everett © Asia Origlio
Asia Origlio © 2025

Conflitti: dalla lotta alla Mafia agli scontri in Medio Oriente

Al Teatro Antico, tra una premiazione e l’altra, Toni Sperandeo ci ha regalato un emozionante momento per ricordare il Giudice Paolo Borsellino, che, insieme a Giovanni Falcone, è un simbolo di Giustizia, Legalità e lotta alla Mafia, di cui noi tutti siciliani dobbiamo essere fieri.

Dopodiché, abbiamo assistito alla proiezione del film Warfare, un interessante specchio sulla realtà della guerra in Medio Oriente, che ci ha dato la possibilità di osservare da vicino un evento così tragico agli occhi di quelli che sono ragazzi come noi.

Taormina Film Festival 2025, Tony Sperandeo © Asia Origlio
Asia Origlio © 2025

Abbiamo davanti a noi soltanto l’ultima grandiosa giornata di questo Taormina Film Festival. Non vediamo l’ora di incontrare gli ospiti di domani e concludere con un straordinario Gran Finale questa esperienza, che, come direbbe Michael Douglas

«It’s fantastic!»



Carla Fiorentino

Gloria Grillo

Taormina Film Fest 71 – Come Fratelli

Come Fratelli è il film che verrà presentato alla 71esima edizione del Taormina Film Festival, scritto da Martino Coli e diretto da Antonio Padovan. Una storia atipica che nel dramma quotidiano la sua forma più autentica. Presentato in anteprima il 13 Giugno 2025 (fuori concorso), racconta la storia di Giorgio e Alessandro  che verrà proiettata sullo sfondo suggestivo del Teatro Antico di Taormina.

Il dramma della perdita

Una commedia che indaga alcune dinamiche relazionali, sia dal punto di vista familiare che da quello dell’amicizia. Al centro, il dramma di due vedovi alle prese con la paternità e l’elaborazione del lutto dopo la perdita delle loro mogli. Una sfida che grida responsabilità, una storia di un legame non biologico che unisce due uomini durante questo cammino nel dolore e ne celebra la rinascita. Nasce così una famiglia non tradizionale, in cui il dramma è il fulcro della narrazione, anche se inizialmente emergere un clima ben diverso.

I protagonisti di questa tragica vicenda drammatica sono  Giorgio (Francesco Centorame) e Alessandro (Pierpaolo Spollon) che, attraverso un’accurata costruzione dei personaggi e un’intensa interpretazione, riescono a stimolare una riflessione importante sul concetto di famiglia. Come Fratelli si propone come uno strumento per guardare in faccia il dolore, senza scorciatoie né retorica.

Come Fratelli
Fonte: https://www.thinkmovies.it/come-fratelli-in-anteprima-al-71esimo-taormina-film-festival/

Come fenici

La paternità può diventare un atto di costruzione reciproca e un modo per scoprire sé stessi, anche con l’aiuto di un amico e non necessariamente di un parente. A legare i due protagonisti sono l’affetto sincero e il dolore che li accomuna, elementi che li accompagnano in questo percorso di rinascita. Tuttavia, quando sembra esserci una fragile riconquista dell’equilibrio, a rompere nuovamente la stabilità ritrovata, è proprio una donna, Noel (Luovica Martino) . Tra errori e complicità, Giorgio e Alessandro si sostengono a vicenda.  Non si tratta più di famiglia alternativa, ma di un’alleanza affettiva, di una solidarietà maschile. Un film che parla di perdita ma, soprattutto, della possibilità di ritrovare qualcosa.

Il tempo che ci vuole

Giorgio e Alessandro, ci spiega la regia di Antonio Padovan, non sono né eroi né padri modello, ma solo uomini spaesati che trovano nell’altro un confronto e una complicità improvvisa. Il film suggerisce così la forza che la famiglia può assumere anche in forme inedite, da parte di chi, magari, non era neanche previsto arrivasse.

Francesco Centorame e Pierpaolo Spollon parlano a chiunque abbia subito una perdita o si sia trovato a ricostruirsi in ciò che resta. Come Fratelli accompagna, ma non consola. Quando la realtà non lascia alternative, si è costretti a  fare i conti con le regole della vita, non per scelta, bensì per necessità.

Come Fratelli
Fonte: https://filmitalia.org/it/film/204237/

 

Il lutto non è la fine, ma l’inizio di scelte coraggiose, senza soluzioni facili. Le relazioni non sono mai definitive, e ciò che resta di Come Fratelli non è un finale chiuso, ma un epilogo aperto che lascio spazio alla possibilità di immaginare un nuovo futuro, senza morale, solo respiri aperti. Perché il lieto fine non esiste, ma c’è una fragile speranza che rifugge ogni consolazione forzata.

Giorgio e Alessandro non trovano tutte le risposte, perché a volte la vita semplicemente non ne ha.  E forse è proprio questa la cosa più importante: imparare a vivere anche quando non si comprende tutto, e non si ha idea di cosa riservi il futuro.

 

Asia Origlia

Taormina Film Festival 71 – Bardot

Durante la prima giornata della 71esima edizione del Taormina Film Festival (10 Giugno) è stato proiettato Bardot, il documentario su una vera e propria icona del cinema, Brigitte Bardot. L’opera biografica, presentata in anteprima mondiale alla 78esima edizione del Festival di Cannes, racconta, con il supporto della stessa Brigitte, non solo la diva di fama internazionale ma, soprattutto, la donna dentro e fuori l’inquadratura (un connubio perfetto con il tema scelto da Tiziana Rocca quest’anno per il TFF, ovvero “Le donne, non le dive”).

Il fenomeno B.B.

Il 19 maggio al Cinéma de la Plage del Festival di Cannes, nella sezione Un Certain Regard, viene presentato Bardot, il documentario biografico sulla vita Brigitte Bardot diretto da Alain Berliner (premio Golden Globe e BAFTA per Ma vie en rose del 1997), prodotto da Julien Loeffler, James Kermack e James Barton-Steel (Featuristic Films), in collaborazione con Nicolas Bary (TimpelPictures).

Classe 1934, appare per la prima volta sullo schermo nel 1952, a soli 18 anni, con il film Le Trou Normand  di Jean Boyer. Il 1956 è l’anno della svolta: quell’anno, infatti, Et Dieu… créa la femme di Roger Vadim (suo primo marito) la fa diventare una vera sex symbol di fama internazionale (diventando anche oggetto di studio per gli/le intellettuali). Da quel momento in poi, la sua carriera in Francia cambia inevitabilmente: rivoluziona completamente la moda di quegli anni rompendo gli schemi, diventando così un simbolo per l’industria e per l’opinione pubblica. Visto il nascere del fenomeno,  è stato coniato il termine non ufficiale Bardolâtrie, concepito per ritrarre la fama e la venerazione del pubblico per la divina Bardot.

È il cinema francese ad accendere i riflettori su di lei come su nessuna prima di allora: viene diretta da registi di spessore come Jean-Luc Godard ne Il Disprezzo (Le Meprìs), tratto dal romanzo di Alberto Moravia, in cui recita insieme all’attore Michel Piccoli nel 1963. Nel 1961, invece, la si vede protagonista nel film di Henri-Georges Clouzot, La verità (Le verité), pellicola per la quale riceverà, in seguito, il David di Donatello come miglior attrice straniera.

 

Fonte: Cineuropa
Fonte: Cineuropa

 

Il lato oscuro della fama

Le dive, si sa, stanno sotto i riflettori, ma mai del tutto al riparo dalle loro ombre. Il documentario si concentra anche sul lato oscuro della fama di Brigitte, come il tentato suicidio del settembre 1960 o l’attenzione mediatica particolarmente accesa dopo l’annuncio della sua gravidanza. Questi episodi ci fanno capire come l’artista, trasformato in icona, perde a poco a poco il diritto alla fragilità. La fama è per molti/e artisti/e un’arma a doppio taglio: da un lato il successo, dall’altro la sensazione di sentirsi in gabbia. Lei stessa, d’altronde, ha definito la fama una “malattia sociale”.

 

Brigitte oltre la Bardot

Il documentario è come se ci mostrasse due facce della stessa medaglia: Brigitte e La Bardot. Nel 1969 registra la canzone “Je t’aime moi non plus” insieme Serge Gainsbourg (di cui poi uscirà un film nel 1976).

Ci mostra anche un altra veste di Brigitte, ovvero quella di attivista: si fece portavoce nella lotta contro i maltrattamenti sugli animali (diventando peraltro anche vegetariana). Nel 1986 mette in piedi la Fondazione Brigitte Bardot per il Benessere e la Protezione degli Animali e per finanziarla, decise di  vendere i suoi gioielli e i suoi effetti personali. Decise di sostenere anche la protezione di Sea Shepherd (organizzazione senza scopo di lucro che si occupa della salvaguardia della fauna ittica) per proteggere gli animali marini.

Bardot
Fonte: IMDb 

Un icona rivoluzionaria e misteriosa

Bardot, attraverso le preziosissime immagini di repertorio, della famiglia, testimonianze di alcuni personaggi noti (come la performer di fama mondiale Marina Abramovich o la supermodella Naomi Campbell) e amici/che dell’attrice, ci descrive due ritratti della diva: Brigitte e la Bardot, la donna davanti e dietro la macchina da presa (quella stessa macchina che l’ha fatta diventare iconica e che all’età di 39 anni ha deciso di lasciare). La partecipazione attiva della stessa B.B., inoltre, rende questo documentario qualcosa di unico. Come del resto ha affermato Berliner:

“L’icona che è Brigitte Bardot rimane un mistero. Oggi dovrebbe essere considerata una femminista, un’anticonformista, un’anticipatrice dei suoi tempi. Ma ai suoi tempi era incompresa, ribelle e in contrasto con le rigide idee di ciò che una donna dovrebbe essere…”

 

 

Rosanna Bonfiglio

Taormina Film Festival 71 – Ballerina

In questo festival tutto al femminile, a chiudere la prima serata è proprio lo spin-off  Ballerina della saga di John Wick, con protagonista Ana De Armas, che incarna perfettamente lo spirito dell’evento.

Rabbia piena di grazia

La storia di Eve Macarro (Ana De Armas), giovane ballerina di danza classica cresciuta nel contesto della Ruska Roma, la stessa che ha formato John Wick (Keanu Reeves), conquista in maniera seducente la macchina da presa, attraverso la brutalità stilistica delle coreografie. A Eve non è stato insegnato  solo a danzare dalla direttrice (Anjelica Huston), ma anche ad uccidere. Infatti, più la trama procede, più la sua danza si trasforma in una sinfonia di vendetta. Lo schema narrativo è ben preciso e richiama la saga madre John Wick, il cui filo conduttore è lo stesso: trauma familiare, addestramento e resa dei conti. Tuttavia, la protagonista di questo revenge movie non è il ripiego del Baba Yaga, bensì una rappresentazione alternativa, forse più femminile ed elegante, di rabbia e sofferenza.

Baller
Ana de Armas in Ballerina.

L’ultimo Ballo

Una pellicola che fonde bellezza, poesia e rancore e che, nonostante il legame con la saga di John Wick, riesce a mantenere la propria indipendenza. Alcuni personaggi sembrano un po’ abbozzati, quasi accennati, ma il contesto generale e le dinamiche di forza e violenza coinvolgono e, in parte, quasi manipolano lo spettatore. Questo, tuttavia, non compromette l’efficacia complessiva del film. Eve, addestrata come ballerina e assassina, cresce con il desiderio di vendetta e tenta di scoprire chi sia il colpevole delle sue sofferenze. Per tutta la durata della pellicola, sembra che non ci sia un momento in cui Eve non sferri dei colpi.

Alla regia di Len Wiseman si affianca la supervisione di Chad Stahelski , il che si traduce in un effetto visivo e narrativo a metà tra balletto e combattimento, tra opera lirica e thriller moderno. La vendetta di Eveè chirurgica, serve a ricucire una ferita, nutrita da anni di addestramento. Non è solo una resa di conti ma una sorta di riconquista della propria identità.

Ballerina

Amici della stessa battaglia

Ana De Armas offre una prova intensa ma anche emotivamente trattenuta. Non è e non vuole essere una nuova ”Wick”, nonostante condivida lo stesso universo narrativo, non ne replica il modello. Quella di John è una vendetta più intima, alimentata dal lutto per la moglie e la perdita del cane, che scatena la furia cieca di un uomo ormai disperato per la sofferenza che sembra colpirlo fino all’osso. Eve, invece, ha una parte più profonda e strutturale: è figlia di quel mondo, ne fa parte, ma non esplode. Wick è un ex di tutto quel sistema, ed è  proprio la sua fuga che lo rende una leggenda.

Nel complesso, la storia mostra qualche debolezza durante il primo atto e si appoggia su clichè già visti, ma recupera nella seconda metà grazie all’aiuto di climax suggestivi. Rimanendo coerente con l’universo ”wickiano”, Balleria lo declina al femminile rimanendo coerente, e lo trasforma in un percorso di liberazione. Un mondo che trasforma il corpo in armi e le emozioni in debolezze, riformulando il tema della vendetta in chiave esistenziale e femminile.

 

Asia Origlia

Etna Comics 2025: eravamo 4 nerd in quel di Catania

La cultura nerd, spesso stereotipata dai più, trova da tredici anni un solido appoggio in uno degli eventi più importanti della nostra terra, l’Etnacomics.

Io stesso, prima di partire, mi sono sentito rivolgere i soliti commenti sull’argomento, come se questa subcultura fosse soltanto roba da ragazzini, dalle nuove generazioni perennemente incollate al telefono e viste ai margini della società, insomma, i “tipi strani”.
Eppure, l’Etnacomics 2025 è stato uno degli eventi che più mi ha formato a livello personale, almeno negli ultimi anni.

A partire dal viaggio, la nostra strana banda si è trovata ad affrontare un primo nemico crudele, che un po’ tutti avevamo messo in conto senza però dargli troppo peso: il clima torrido dei primi giorni d’estate a Catania.
È stato proprio il caldo ad abbattersi maggiormente su di noi, come quel boss finale di un videogioco che sai di dover affrontare, ma cerchi di ignorare per non abbatterti in anticipo.
E in effetti non ci siamo lasciati abbattere: anzi, probabilmente abbiamo lavorato il doppio del previsto per raccogliere tutti i contenuti necessari a tenere aggiornati il giornale e i nostri social.

L’arrivo a Catania e il primo giorno di fiera sono stati durissimi per i nostri eroi. All’inizio, nessuno di noi aveva idea di dove sbattere la testa: la fiera sembrava un enorme labirinto, e perfino le mappe erano di difficile interpretazione.
Fortunatamente, Peppe si è trasformato in una sorta di GPS umano per tutto il gruppo, e stargli dietro mentre correva tra le stradine della fiera è stata un’impresa non da poco.
Appena entrati, quella che sembrava una distesa infinita di stand si è stagliata davanti a noi, e la curiosità non ci ha abbandonati nemmeno per un secondo.

Etna Comics e incontri

Proprio durante il primo giorno siamo stati protagonisti di uno degli incontri più memorabili del nostro festival: uno dei fumettisti più in voga del momento ha infatti trovato il tempo per parlare con noi.
Abbiamo così incontrato Nick Dragotta, autore della nuova testata di Batman, che, nonostante fosse impegnatissimo con firme e incontri, si è dimostrato estremamente disponibile a scambiare quattro parole con un gruppo di giovani armati di piccoli microfoni e di una macchina fotografica.
È stato in quel momento che nella mia testa è nata una nuova consapevolezza: quelle persone di cui avevo sempre sentito parlare da lontano esistevano davvero, ed era possibile interagirci.

Per il me ragazzino, molti di questi incontri sarebbero stati semplicemente impensabili. Viverli in prima persona ha rivoluzionato il mio modo di approcciarmi a un mondo che da bambino ho sempre adorato, e che ora, da un po’ più grande, ho potuto osservare da vicino.
Gli innumerevoli stand che hanno riempito le Ciminiere di Catania nei giorni della fiera ospitavano prodotti di ogni tipo: carte collezionabili, giochi da tavolo, fumetti, live art… Nulla ci ha lasciati indifferenti.

Il nostro team si è dato da fare per entrare quanto più possibile in contatto con l’ambiente, partecipando a conferenze e cercando interviste con le personalità più influenti del festival.
Dalla famosissima youtuber Fraffrog allo storico disegnatore di Spiderman, Alex Saviuk, fino a ospiti inaspettati come Lucio Passalacqua, che ha accettato con entusiasmo di dedicare qualche minuto della sua giornata a rispondere alle nostre domande.

Giorgio Vanni

Indimenticabile rimarrà di certo il concerto del cantautore che più di tutti ha segnato la nostra infanzia, la voce delle sigle che hanno accompagnato la nostra generazione: Giorgio Vanni.

Ospite della Federazione Angelo D’Arrigo, durante lo spettacolo commemorativo di questo grande atleta – a cui è stato anche attribuito l’omonimo premio – Giorgio Vanni ha intrattenuto non solo noi membri di UVM, ma anche una folla di fan che ha gremito l’area palco, rendendo la nostra terza serata catanese semplicemente magica.

In viaggio verso casa

Il nostro viaggio nella cultura nerd ci ha anche permesso di sviluppare nuove competenze, utili a ciascun membro del nostro peculiare staff.
Tra macchine fotografiche, microfoni e software di editing, abbiamo arricchito il nostro bagaglio tecnico grazie soprattutto alla guida instancabile delle nostre ragazze, Joan e Valeria, che con la loro impeccabile direzione del comparto social hanno dato un contributo fondamentale al racconto del nostro evento.

Non sono mancate cene improvvisate, corse al supermercato a fine giornata, innumerevoli energy drink e centinaia di euro spesi in gadget legati ai nostri pilastri della cultura pop.
Una cultura che, inaspettatamente, ha unito quattro ragazzi dalle personalità molto diverse, accomunati però dalla stessa passione.

Questa esperienza ci ha permesso non solo di intraprendere un viaggio fisico nella città di Catania, ma anche un percorso attraverso le nostre sfaccettature personali.
Ognuno di noi porta a casa qualcosa: dalle mie dormite improvvisate dentro l’armadio della stanza condivisa con Peppe, alle storie e challenge montate da Valeria e Joan, fino alle risate sul treno di ritorno che, nonostante la stanchezza, non ci hanno abbandonati nemmeno per un attimo.

Nick Donia