Policlinico: inaugurate nuove aule dal Rettore

I lavori di ristrutturazione e rinnovamento di alcune aree dell’AOU “G. Martino” hanno reso possibile l’inaugurazione, da parte del Rettore prof. Salvatore Cuzzocrea, delle aule didattiche del padiglione B. Non sarà però un caso isolato, a breve infatti saranno consegnate e rese fruibili anche l’Aula Magna del padiglione H e due aule del padiglione C.

L’evento

L’inaugurazione è avvenuta giorno 24 marzo alla presenza dei Prorettori e dei Direttori e Docenti dei tre Dipartimenti di Medicina.

L’evento di ieri – Fonte: unime.it

L’opera di ristrutturazione si è concentrata sulla valorizzazione e il rinnovamento funzionale e tecnologico degli spazi didattici. I lavori, per un importo di oltre 1.600.000 euro, hanno reso possibile:

  • lavorazioni edili con climatizzazione dei locali tramite l’installazione di nuove macchine ad alta efficienza e relativi diffusori;
  • collocazione di illuminazione a basso consumo energetico (LED);
  • lavori riguardanti l’impianto elettrico e la prevenzione di incendi, con installazione di rilevatori di fumo e nuove porte REI;
  • fornitura di nuove sedute e moderni supporti multimediali.

Queste le parole del Magnifico Rettore:

Avevo ricevuto tutte le criticità esposte dagli studenti relative anche alle aule del Policlinico e insieme agli Organi collegiali, era stata presa la decisione di spostare temporaneamente gli immatricolati al 1° anno di Medicina e Chirurgia al Polo Papardo.  Finalmente,  i nostri studenti potranno tornare a svolgere le loro attività regolarmente, all’interno delle nuove aule. Altri lavori di ristrutturazione sono in corso in alcune aule e negli spazi esterni del plesso centrale.

Da sinistra: Prof Eugenio Cucinotta, Prof Giovanni Moschella, il Magnifico Rettore, Prof Giovanni Raimondo, Prof Sergio Baldari – Fonte: unime.it

Ornella Venuti

160 anni d’Italia, unione e pandemia: le parole del Presidente Mattarella e le proteste sul web

(fonte: twitter.com, @MinisteroDifesa)

17 marzo 1861: 160 anni fa nasceva il Regno d’Italia sotto la guida del re Vittorio Emanuele II di Savoia. Da quel momento molti eventi hanno segnato il destino del regno, poi divenuto Repubblica, fino ai giorni nostri: a celebrare la giornata una dichiarazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ricorda, tra l’altro, l’importanza dell’unità in tempi di pandemia.

Le parole del Presidente

Celebriamo oggi il 160° anniversario dell’Unità d’Italia, la “Giornata dell’Unità Nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera“.

Così il Capo di Stato ha introdotto l’argomento della breve ma corposa dichiarazione, approfittando subito dopo per ricordare l’importanza dei valori di unità sanciti 160 anni fa nell’attraversare un periodo di sfida come quello del Covid-19.

L’Italia, colpita duramente dall’emergenza sanitaria, ha dimostrato ancora una volta spirito di democrazia, di unità e di coesione. Nel distanziamento imposto dalle misure di contenimento della pandemia ci siamo ritrovati più vicini e consapevoli di appartenere a una comunità capace di risollevarsi dalle avversità e di rinnovarsi.

Non è un caso che il Presidente abbia voluto spendere parole d’incoraggiamento alla coesione. Negli ultimi giorni, infatti, molti sono stati i motivi di dibattito e scissione sulla questione vaccini, soprattutto a causa dell’inchiesta e della sospensione temporanea della somministrazione del vaccino AstraZeneca. Poi continua:

La celebrazione odierna ci esorta nuovamente a un impegno comune e condiviso, nel quadro del progetto europeo, per edificare un Paese più unito e solido, condizione necessaria per una rinnovata prosperità e uno sviluppo equo e sostenibile.

Ribadisce l’importanza dell’impegno verso lo sviluppo sostenibile e la transizione ecologica, chiave del Recovery Plan ed oggetto dell’opera del neo-governo Draghi.

Le parole da Camera e Senato

Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato, scrive sui social: “Gli Italiani sono un grande popolo, che ha dimostrato coraggio e responsabilità nell’affrontare la più difficile crisi sanitaria, economica e sociale dal Dopoguerra. Orgogliosa di essere italiana!”

(fonte: twitter.com @Roberto_Fico)

Il presidente della Camera Roberto Fico ha invece approfittato dall’occasione per toccare diversi punti importanti. Lo rivela Adkronos: il Presidente, nel proprio discorso, ha infatti ricordato l’importanza del raggiungimento di obiettivi come la pace e la prosperità tramite l’utilizzo di quelle energie morali, culturali e civili che animarono il Risorgimento. Poi prosegue:

“Nella difficile fase che stiamo vivendo c’è una splendida immagine di identità e di italianità: quella dei nostri medici e di tutto il personale sanitario che sono sempre rimasti in prima linea a combattere una guerra logorante a tutela della salute della collettività. E c’è quella degli uomini e delle donne, impegnati nelle missioni internazionali di pace che contribuiscono, con il nostro Tricolore, alla promozione dei valori universali della libertà e della dignità della persona nelle aree del mondo ricattate dai conflitti e dalle violenze”.

Infine rivolge un pensiero all’ambasciatore Luca Attanasio ed al carabiniere Vittorio Iacovacci, scomparsi tragicamente a causa di un attentato nel Congo e ricordati tra coloro che hanno contribuito a portare nel mondo la cultura della pace del nostro Paese.

Ripercorrere la nostra storia, promuovere i nostri valori, avere rispetto per il nostro passato, serve a dar forma a una forza positiva, a una riserva di energie morali, culturali e civili indispensabile per affrontare il futuro e le sue sfide.” Ha concluso il Presidente.

Le proteste del web e l’hashtag #IONONFESTEGGIO

Molti utenti del web hanno approfittato della ricorrenza per lanciare su Twitter l’hashtag di protesta #IONONFESTEGGIO, con motivazioni legate in particolare al divario tra Nord e Sud.
Effettivamente, un rapporto del 2020 dello Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) ha rivelato l’accentuazione del divario economico causato dalla pandemia, affermando che nelle regioni meridionali il secondo lockdown ha causato la caduta del reddito disponibile delle famiglie del -6,3% che si trasmette ai consumi privati, con una contrazione al Sud pari al -9,9% esuperiore a quella del Centro- Nord (-9%).

Secondo le proiezioni Svimez, il PIL crescerà al Sud dell’1,2% nel 2021 e dell’1,4% nel 2o22, mentre al Centro-nord avremo tassi di crescita del 4,5% nel 2021 e del 5,3% nel 2022. (agenziacoesione.gov.it)

I messaggi dei partiti

Diversi esponenti politici e partiti hanno voluto, allo stesso modo, approfittare della giornata per lanciare messaggi ai propri elettori: è il caso di Fratelli d’Italia, che celebrerà la giornata occupandosi della riqualificazione dei Parchi della Rimembranza ma ricorda l’importanza della difesa dell’identità nazionale.

Italia Viva, sotto l’hashtag #Italia160, ha dichiarato in un tweet l’intenzione di voler rendere omaggio allo spirito patriottico di coloro che lottarono per l’Unità battendosi per far ripartire il paese una volta superata la crisi pandemica.

Anche il neo-segretario del Partito Democratico Enrico Letta ha voluto condividere un messaggio di auguri, rimarcando l’importanza dell’unità nazionale.

 

Valeria Bonaccorso

NextGenerationME: Alessia Merlino, tra metamorfosi sonore e carriera universitaria

Nel corso di questi anni abbiamo narrato, in diverse occasioni, la storia di celebri personalità del passato legate alla città di Messina. Pur considerando importante continuare su questo percorso, abbiamo deciso di intraprenderne un altro parallelamente, dando spazio ai giovani talenti messinesi, per dimostrare che la nostra comunità non è ancorata esclusivamente ai fasti del suo passato, ma è una realtà viva, nutrita dalla linfa delle nuove generazioni.

Oggi vi parliamo di Alessia Merlino, cantautrice barcellonese con all’attivo 8 inediti – di cui 4 su Spotify -, 14.480 follower sul suo profilo Instagram, 2871 like nella propria pagina Facebook e un canale YouTube particolarmente seguito.

alessia merlino
Screnshoot dell’intervista ad Alessia Merlino

Buongiorno Alessia, in breve, cosa dici di te per presentarti a chi non ti conosce?

Sono nata all’inizio del ’98 a Barcellona Pozzo di Gotto (ME). Nella vita sono una studentessa dell’Università degli Studi di Messina e frequento con amore il secondo anno del CdL di Scienze della formazione. Prima di ciò ero iscritta alla facoltà di Giurisprudenza, ma poi ho capito che era giunto il momento di non accontentare più gli altri e fare ciò che davvero il mio cuore desiderava. Ci riesco e anche con ottimi risultati; per me studiare è soprattutto uno sfogo. Per quanto riguarda l’altra mia carriera, ovvero quella musicale, diciamo che vale un po’ lo stesso concetto: canto, ringrazio e sono grata a chi ha collaborato con me e mi ha spinta fin dove sono attualmente arrivata, ma ora è il momento di volare e cimentarmi in quest’arte da sola. Se potessi descrivere ciò che mi è successo negli ultimi anni, direi che la mia persona ha subito una vera e propria metamorfosi, mi piace usare questa metafora.

alessia merlino
Copertina del singolo “Resti dentro”

Concentriamoci dunque sulla tua carriera musicale. Quando hai iniziato a cantare? Che genere di musica produci?

Ho iniziato a cantare ad 8 anni; la mia prima apparizione ufficiale risale al luglio del 2006. Da lì sono succeduti numerosi festival come Pub Italia del messinese Franco Arcoraci, o un altro in cui sono salita sul podio insieme ad Alberto Urso, oppure la mia esibizione ad Amici davanti al maestro Vessicchio. A proposito di questo, situazione Covid permettendo, a giugno vorrei andare a Roma per partecipare ai casting del talent. Il mio primo seguito ufficiale l’ho avuto però dopo l’uscita del primo singolo “Resti dentro”. Ho studiato canto e vorrei continuare per perfezionare il lato tecnico di questa mia passione. Purtroppo il Covid, oltre a negarmi la frequenza delle lezioni universitarie in presenza, mi ha contemporaneamente levato la possibilità di continuare a studiare canto. Se mi devo identificare in un genere musicale, dico sicuramente musica leggera. 

alessia merlino
Alessia durante la registrazione del singolo “Mentre te ne vai”

Dove possiamo ascoltare la tua musica?

Trovate alcune delle mie esibizioni e il mio canale su YouTube. Le mie canzoni sono su tutti i Digital Stores, su Spotify, e le potete condividere anche attraverso la sezione “musica” delle Instagram stories.

A proposito di Instagram! Ho notato che il tuo account conta più di 14mila followers. E’ un buon risultato considerando che sei un’artista emergente. Approfondiamo l’argomento?

Assolutamente sì, ringrazio i miei follower che mi seguono in tutto ciò che faccio e che condividono le mie canzoni. Ultimamente ho anche iniziato collaborazioni con diverse aziende, è una bella esperienza. Spero di crescere sempre di più perché se i numeri aumentano, ovviamente significa che la mia musica piace ed è appagante per un’artista.

Una delle esibizioni di Alessia nel 2019

Oltre i casting di Amici, quali sono i tuoi progetti futuri?

Ho un nuovo inedito interamente scritto da me pronto ad uscire presto, intitolato “Senza voce”, ed inoltre vorrei provare a fare uscire una hit un po’ più estiva rispetto alle sonorità a cui è abituato chi mi ascolta. I miei modelli di ispirazione sono Ultimo e Alessandra Amoroso, ma se devo sognare, un giorno mi piacerebbe molto duettare con Shade, e se devo allargare ulteriormente il sogno, mi vedo sul palco di Sanremo. Credo che sarebbe l’apice. Eppure, per quanto fondamentale sia la musica per me, il mio principale obiettivo è laurearmi col massimo dei riconoscimenti, lavorare al più presto e chissà, un giorno fare un dottorato di ricerca in pedagogia.

 

Alessia Merlino è bravissima a raccontarsi da sola e io da redattrice non ho potuto far altro che armonizzare i contenuti e riportare a voi il fulcro della nostra piacevole intervista. Quel che mi viene da aggiungere, raccogliendo in poche misere battute ciò che questa cantautrice è riuscita a trasmettermi, potrei sintetizzarlo con una nota citazione: “non conta da dove vieni, ma dove stai andando”.

Alessia è molto fiera e legata alla sua terra natale, ma parte da zero. Nonostante la sua condizione iniziale ha le idee ben chiare sulla strada che vuole intraprendere e crede in se stessa, elemento fondamentale per perseguire qualsiasi carriera. Non ha paura di darsi, di dare e di far sentire la sua voce.

Uno spunto per chi come lei, magari, vuole provare ad emergere tra la moltitudine delle nuove proposte musicali, di cui l’era dei social ci bombarda ogni giorno.

 

Corinne Marika Rianò

 

Alessia sui social:

instagram/_alessiamerlino

facebook/alessiaaamerlino

youtube.com/AlessiaMerlino

open.spotify/artist/

 

 

Lenta la vaccinazione nell’Ue: l’Austria vuole una collaborazione con Israele

La strategia di vaccinazione messa in campo da Bruxelles procede lentamente. E il cancelliere austriaco Sebastian Kurz non ci sta. L’esigenza di rapidità lo porta a guardare fuori dall’Ue e ad accordarsi con Israele.

Austria, Danimarca e gli altri “first mover” con Israele

Dopo l’annuncio della scorsa settimana di un possibile accordo con la Russia per la fornitura del vaccino Sputnik V, l’Austria si è dimostrata ancora una volta diffidente nei confronti della campagna di vaccinazione dell’Ue: il cancelliere Kurz ieri ha dichiarato di voler affiancare Israele nella produzione di dosi di vaccino di seconda generazione. La stessa decisione è stata presa dalla premier danese Mette Frederiksen e dagli altri “first mover”, gruppo di paesi formatosi in estate per iniziativa dello stesso Kurz per elaborare celeri strategie di contrasto alla pandemia che comprende oltre ad Austria, Danimarca e Israele, anche Grecia, Repubblica Ceca, Norvegia, Australia e Nuova Zelanda.

Secondo Kurz l’approccio di Bruxelles si è rivelato corretto, tuttavia l’Ema ha tempi di approvazione troppo lunghi e, a questo, si aggiungono i ritardi nelle consegne delle case farmaceutiche. Le rapide mutazioni del virus, per il cancelliere austriaco, richiedono tempestività. Per essere pronti, secondo Kurz, non basta fare affidamento sull’Ue.

La risposta di Bruxelles è stata moderata. Infatti, come spiegato da un portavoce della Commissione, c’è sempre stata la possibilità per gli Stati membri di stringere accordi con altri paesi e, soprattutto in questa circostanza, si può trarre insegnamento da approcci diversi da quello europeo.

In Italia, Paolo Gentiloni, commissario agli Affari economici, ha giustificato i ritardi e la lentezza delle procedure di approvazione che sarebbero legati a meccanismi che guardano in primo luogo alla garanzia della salute dei cittadini.

Salvini invece approva la decisione di Kurz:

“La priorità è difendere e tutelare la salute dei cittadini. L’Italia segua l’esempio”.

La campagna di vaccinazione israeliana

Perché  Israele corre rapidamente sul fronte vaccinazioni?

Fattori importanti sono un sistema sanitario altamente digitalizzato, un’efficiente organizzazione della campagna di vaccinazione della quale si sono occupate le 4 “casse malattie nazionali”. Fondamentale il contributo fornito dall’esercito che si è impegnato nella gestione delle persone da vaccinare negli stadi sportivi e nei tendoni predisposti.

il centro vaccini di piazza Rabin ad Israele – Fonte: www.rassegnaweb.it

Ma al di là di questo, il successo israeliano è legato all’importanza delle informazioni e del denaro. Infatti, l’accordo che Israele ha firmato con Pfizer-Biontech prevede non solo il pagamento di 30\47 dollari a persona per le dosi, molto più del doppio del prezzo praticato in Europa, ma anche la cessione di informazioni legate ai risultati delle vaccinazioni, al sesso, all’età, alla storia medica di coloro che hanno ricevuto il vaccino in cambio di 10milioni di dosi e della promessa di spedizioni di 400.000-700.000 dosi ogni settimana. Israele sarebbe dunque un grande laboratorio di sperimentazione. Il governo israeliano ha chiarito che alla casa farmaceutica vengono fornite solo statistiche generali, senza dati che potrebbero far identificare i soggetti a cui vengono somministrate le dosi.

Da considerare anche gli interessi del primo ministro Netanyahu che mira a completare con successo l’obiettivo della campagna di vaccinazione prima delle prossime elezioni.

La partnership tra Merck e Johnson & Johnson negli Stati Uniti

Anche negli Stati Uniti la vaccinazione procede a gonfie vele sin dall’inizio. Gli Stati americani, infatti, sono stati i primi a muoversi nel mercato investendo risorse nella prenotazione di vaccini che ancora neanche esistevano. Tra l’altro, l’approvazione di Pfizer e Moderna da parte della Fda è arrivata prima rispetto a quella dell’Ema. A velocizzare ulteriormente la campagna vaccinale si è aggiunta la partnership fra i giganti farmaceutici statunitensi Merck e Johnson & Johnson annunciata ieri da Biden. L’accordo è stato favorito proprio dalla Casa Bianca preoccupata per i possibili ritardi della produzione di Johnson & Johnson. Il vaccino di J&J che già garantiva la rapidità perché efficace con una sola somministrazione, verrà affiancato dal nuovo medicinale di Merck che ha già ottenuto l’autorizzazione della Fda. Biden sembra confidare in questa collaborazione che, come affermato ieri, potrebbe portare

“Gli Usa sulla strada di avere abbastanza vaccini anti Covid per tutti gli americani entro fine maggio”,

con due mesi di anticipo rispetto alle previsioni.

Chiara Vita

Il potere della Costituzione a servizio delle future generazioni: così l’ambiente torna al centro del dibattito

Roberto Cingolani, ministro per la transizione ecologica – fonte: baritoday.it

Ne abbiamo sentito parlare per 40 anni, ma ora potrebbe diventare realtà. A vantarlo come punto saliente, il discorso programmatico del presidente del Consiglio Mario Draghi al Senato: sviluppo sostenibile e giustizia intergenerazionale. Negli ultimi anni il dibattito attorno a questi temi è stato acceso e, rispetto ad alcuni punti, crudele. Sempre più si è fatta notare una mancanza di attenzione verso le generazioni future; sempre più sono state criticate decisioni prese in vista dell’immediato futuro anziché di quello lontano. Abbiamo assistito a catastrofi naturali pensando che la Natura si stesse rivoltando contro di noi – spesso, abbiamo desiderato di estinguerci per non nuocerle più.

Eppure, l’ultimo anno, la pandemia, il lockdown ci hanno servito alcuni dei fenomeni più intensi degli ultimi decenni: la Terra che si riappropria dei suoi spazi. Vedere i delfini nuotare tra i cristallini canali di Venezia ha risvegliato nei più un profondo senso di appartenenza al mondo. Adesso l’uomo sta ricevendo un messaggio: la crisi ha dimostrato che l’unica strada percorribile è quella della corresponsabilità, laddove ognuno sia consapevole che le proprie scelte influiranno sul destino del prossimo. Ecco allora che la celebre frase di Draghi, “Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta”, si cala all’interno di un contesto che ha coscienza del fatto che l’ambiente non sia più un elemento sacrificabile.

Un delfino nuota nei canali veneziani durante il primo lockdown del 2020 – fonte: mondoaeroporto.it

Da quanto emerso, il nuovo premier sembra intenzionato a garantire il realizzarsi di una riforma costituzionale, avviata dal precedente governo, che si sta trattando in Parlamento. Per la precisione, la riforma coinvolgerebbe gli articoli 2, 9 e 41 della Costituzione. Anche nel 1983 la Commissione Bozzi aveva avanzato una proposta del genere con l’unico risultato di cadere nel vuoto per 38 lunghi anni. Ne deriva che nel migliore dei casi otterremmo la tutela delle generazioni future, dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile come diritti inviolabili del singolo e delle sue formazioni sociali; avremmo poi un’iniziativa economica costretta a rispettare i principi dello sviluppo sostenibile. Nel peggiore, tutto rimarrebbe com’è – con la novità del Recovery Plan che imporrebbe in ogni caso degli interventi orientati in questo senso.

Se nelle ultime settimane abbiamo sentito tanto parlare di ambiente, di sviluppo sostenibile e di transizione ecologica (a cui è stato dedicato un ministero nel neo-governo), è proprio per questo: una delle condizioni che tengono in sospeso il Recovery Fund è l’attuazione della transizione ecologica e digitale del nostro Paese – ossia il raggiungimento di un impatto ambientale pari a zero.

I criteri ai quali devono essere ispirati i piani di ripresa nazionali – fonte: consilium.europa.eu

Ma si tratta di obbiettivi a lungo termine che possono essere conquistati solo col tempo, da generazioni che non sono le nostre. In sostanza, si tratta di comprendere non soltanto cosa il presente stia lasciando a noi, ma soprattutto cosa noi lasceremo in mano ai nostri figli. Ottimisti sì, ma senza illuderci che una tutela formale – benché di massima importanza – possa di per sé comportare un cambiamento sostanziale.

Se pensiamo anche solo all’Accordo di Parigi, trattato ambientalista internazionale che quasi tutti i paesi del mondo si sono impegnati a firmare, e a come esso non venga rispettato da molti membri del G20, la questione appare ancor più evidente. Però è da questo primo passo che ci si rende conto dell’anacronismo tra la situazione attuale e l’aprioristica e dogmatica difesa del testo costituzionale. Chi, dopo e nonostante tutto, invoca l’intoccabilità della Costituzione sminuisce la sua vera potenza, la capacità di adattarsi al carattere vivente ed in evoluzione della realtà al fine di tutelarne ogni aspetto. Ora più che mai si avverte l’urgenza di muovere passi, anche piccoli. E’ l’insegnamento della pandemia: proiettarsi nel futuro, imparare del passato, mai rimanere attanagliati al presente.

Valeria Bonaccorso

Articolo pubblicato il 25 febbraio 2021 sull’inserto NoiMagazine di Gazzetta del Sud

UniMe: il benvenuto agli specializzandi di area medica

Nonostante l’emergenza da Covid-19 che ha reso lo scorso anno e quello in corso particolarmente difficili ed atipici, l’Ateneo ha deciso di dare un inizio pieno di speranza, incontrando simbolicamente i neospecializzandi.

L’evento di giorno 23

Durante un incontro svoltosi presso il Palacongressi dell’AOU “G. Martino” lo scorso 23 febbraio, il Rettore, prof. Salvatore Cuzzocrea, ha consegnato i camici e le tutine che saranno utilizzati per lo svolgimento delle attività sanitarie ad una rappresentanza di specializzandi del primo anno e dottorandi di area medica, sottolineando il senso di appartenenza all’istituzione e dando così il benvenuto.

Durante l’evento il Rettore ha ringraziato gli specializzandi per la loro preziosa attività nel corso della pandemia affrontando piccole e grandi emergenze sanitarie, segno di un impegno che continua ad essere messo costantemente al servizio del prossimo.

Le parole del Rettore:

In un momento come questo è fondamentale sostenere e  porre grande attenzione alla formazione dei nostri specializzandi, che contribuiscono, ogni giorno, con impegno e preparazione a tutelare la salute di tutti e rappresentano il futuro non solo dell’università, ma anche della sanità.

Il Rettore, ha ricordato inoltre la sottoscrizione dell’intesa tra la Regione e le Università siciliane che regola le modalità di formazione e agevola l’accesso nei reparti degli specializzandi, grazie alla quale sarà possibile colmare la maggiore richiesta di medici in ogni settore ospedaliero.

Sempre presente il ricordo di Lorena Quaranta, la studentessa dell’Ateneo vittima di femminicidio per mano del suo fidanzato, che lo scorso ottobre è anche stata insignita della laurea in Medicina e Chirurgia, che avrebbe conseguito pochi mesi dopo.

Ornella Venuti

 

Gli USA rientrano nell’Accordo di Parigi. Cos’è e perchè pochi Paesi lo stanno rispettando

(fonte: teleambiente.it)

Da venerdì gli Stati Uniti fanno nuovamente parte dell’Accordo di Parigi, un trattato internazionale nato nel 2015 a salvaguardia dell’ambiente e con l’intento di contrastare i cambiamenti climatici.

“Un appello per la sopravvivenza giunge dal nostro stesso pianeta, un appello che non potrebbe essere più disperato e più chiaro di adesso.”

Ha affermato l’attuale presidente durante il proprio discorso d’insediamento.

La notizia, anche se ufficializzata solo alcuni giorni fa, è stata annunciata da tempo in quanto rappresenta uno degli obiettivi primari del presidente neo-eletto Joe Biden. Anche tale provvedimento, tra gli altri, appartiene ad una linea di discontinuità rispetto all’amministrazione Trump, che dall’Accordo di Parigi aveva deciso di ritirarsi nel 2017.

Accordo di Parigi, ecco cosa prevede

Firmato da 195 paesi in tutto il mondo e sottoscritto da 190 (compresa l’UE), l’Accordo di Parigi nasce nel 2015 per limitare le emissioni di gas serra e l’aumento della temperatura terrestre entro i +1.5 gradi. A ciò si aggiunga anche l’obiettivo, per ciascun membro, di versare un contributo in denaro all’anno per aiutare i paesi più poveri a sviluppare fonti di energia meno inquinanti.

Limitare l’aumento di temperatura rappresenta un primo passo verso la neutralità climatica, ossia verso un impatto climatico di ciascun paese pari a zero. Particolare attenzione è riservata alle emissioni di carbonio: al momento, USA e Cina sono i due stati che detengono i record di emissioni e per tale ragione sarebbe fondamentale la loro attiva partecipazione all’Accordo.

L’obiettivo più vicino è quello di arrivare a produrre, nel 2030, 56 miliardi di tonnellate di anidride carbonica anziché gli attuali 69 miliardi. Una meta che, si nota bene, può essere raggiunta solo tramite il rispetto degli accordi internazionali.

(fonte: limesonline.com)

L’abbandono degli USA e le sue conseguenze

Eppure, nel 2017, il presidente Donald Trump ha deciso di abbandonare l’Accordo. Non essendo vincolante, ciò non crea particolari problemi, però si tratta di un risultato raggiungibile circa in 4 anni. Ecco perché l’uscita dal trattato è stata ufficializzata solo a novembre 2020, al termine dell’amministrazione precedente.

Le reazioni alla notizia sono state negative, poichè furono proprio gli USA, durante l’amministrazione Obama, a rendere possibile la realizzazione dell’Accordo. Dalla decisione dell’ex presidente Trump, invece, è derivata la possibilità di gestire le proprie emissioni indipendentemente dal trattato.

L’effetto più importante era quello di dare più spazio alle emissioni statunitensi, con un conseguente ribasso del prezzo del proprio carbonio ed un rialzo di quello degli altri paesi. Il simbolico rientro nel trattato si accompagna adesso alla pretesa degli altri membri di un’azione seria e mirata da parte degli USA, che miri a riparare ai tanti anni d’inerzia.

Quali paesi rispettano davvero l’Accordo?

Sebbene il caso degli Stati Uniti abbia fatto, ai tempi, scalpore, bisogna ricordare tuttavia che molti dei paesi aderenti al trattato non lo stanno rispettando. Recente è la constatazione che la Cina, paese col primato di emissioni, non rispetta il trattato invocando la clausola – per molti inappropriata al suo caso – del paese in via di sviluppo. Quest’ultima contempla delle imposizioni più lievi rispetto agli altri paesi. Nel 2019, la Cina ha infatti emesso circa il 29,3% di tonnellate di CO2 al mondo.

Un caso altrettanto recente è quello della Francia, multata per il simbolico valore di 1 euro dopo aver perso un processo intentato dalle ONG ambientaliste contro lo stesso Stato francese. Secondo l’accusa, il progetto di legge sul clima non permetterebbe di raggiungere l’obiettivo di una riduzione di almeno il 40% delle emissioni nel 2030 in rapporto al 1990.

(fonte: valuechina.net)

Il movimento ambientalista Fridays For Future ha denunciato che, di tutti i paesi appartenenti al G20 (Italia compresa), nessuno stia effettivamente rispettando l’Accordo di Parigi. Un rapporto delle Nazioni Unite del 2018 ha evidenziato i problemi della linea seguita dal G20, la quale non permetterà di rispettare le promesse del trattato previste entro il 2030. Dai tempi di Parigi, le emissioni dei paesi del G20 non avevano fatto altro che rimanere in stallo per poi aumentare nel 2017.

Bene, invece, Marocco e Gambia che mirano rispettivamente a convertire il 52% della produzione di energia entro il 2030 ed a ridurre le emissioni del 55% entro il 2025.

Valeria Bonaccorso

Pubblicato il Bando di Mobilità Erasmus+ Traineeship

Da lunedi 15 febbraio l’Ateneo di Messina ha visto un iniziale ritorno alla normalità che include anche maggiore libertà per i programmi di mobilità internazionale. È infatti stato pubblicato il Bando di Mobilità Erasmus+ Traineeship per l’anno accademico 2020/2021 – Consorzio “Bet for Jobs”.

Il Programma prevede l’erogazione di un contributo finanziario per la copertura parziale delle spese sostenute dai beneficiari, al quale si aggiunge una copertura finanziaria da parte di UniMe. Il tirocinio all’estero deve concludersi entro il 30 settembre 2021 e deve avere durata minima di due mesi.

Presentazione della domanda

I candidati dell’Università degli Studi di Messina devono presentare la domanda entro il 4 marzo 2021 sulla piattaforma di ERASMUMANAGER. Nella candidatura devono essere allegati in formato pdf:

  • autocertificazione della competenza linguistica (allegato A);
  • il programma Learning Agreement for Traineeship (LAT) debitamente compilato e firmato da tutte le Parti (Allegato B)
  • solo per i Dottorandi l’autorizzazione per la mobilità da parte del Coordinatore del corso di dottorato.

Requisiti di ammissione

Possono presentare la domanda:

  • studenti in corso o fuori corso;
  • laureandi che conseguiranno il titolo entro marzo 2021;
  • dottorandi iscritti a un dottorato di ricerca che devono compiere il periodo di mobilità entro e non oltre il termine del terzo anno di iscrizione.

Tutti i candidati devono:

  •  aver regolarmente pagato le tasse al momento della presentazione della domanda;
  •  possedere un livello di competenza linguistica adeguato al paese ospitante;
  •  non avere già usufruito del numero massimo di mobilità possibili;
  • avere il proprio “piano di lavoro” adeguatamente compilato.

Gli studenti saranno selezionati in base a una serie di requisiti di merito che tengono conto di voti e crediti formativi. La graduatoria sarà pubblicata sul sito dell’Ateneo, nella sezione “In Evidenza” e verrà aggiornata a seguito di eventuali rinunce.

Scelta della sede

Ogni candidato dovrà reperire autonomamente, o con l’aiuto di un docente, un ente disposto ad accoglierlo per le attività di tirocinio. Potete consultare una serie di piattaforme: il Database UNIME, il sito web sponsorizzato dalla Commissione europea,; la piattaforma europea nella quale le Imprese e le Organizzazioni europee promuovono le opportunità che offrono ai giovani europei.
Ogni candidato, oltre a dover verificare che le proprie competenze linguistiche siano in linea con quelle richieste dall’ente ospitante, deve concordare il Learning Agreement for Traineeship con il docente referente per la mobilità internazionale del proprio corso di studio.

Conoscenza linguistica

All’interno della domanda di partecipazione è obbligatoria l’indicazione della conoscenza della lingua straniera, documentata esclusivamente attraverso certificazioni ufficiali (ad esempio IELTS per l’inglese, DELE per lo spagnolo e DELF per la lingua francese). In alternativa è possibile compilare un’autocertificazione che accerti il livello di conoscenza della lingua per studenti madrelingua, studenti che hanno già svolto mobilità internazionale (superamento del test Online Linguistic Support) o studenti in possesso di un’attestazione CLAM sempre in ambito di mobilità interazionale.

Una volta risultati assegnatari o idonei non assegnatari gli studenti iscritti all’A.A. 2020/21 dovranno contattare l’ufficio mobilità per tirocinio e, sulla base delle indicazioni ricevute, procedere alla registrazione della mobilità sulla piattaforma Esse3.

Dato che il ricevimento in presenza è ancora sospeso è possibile contattare gli uffici addetti alle mobilità internazionali:

  • telefonicamente Tel. 0906768567-8358-8532;
  • tramite mail: traineeship@unime.it;
  • prenotando un colloquio su Teams (concordando preventivamente la data attraverso una richiesta per mail).

Link utili

BANDO ERASMUS+ TRAINEESHIP “BET FOR JOBS” A.A. 2020-21

UNIME – BET FOR JOBS 2020-21

Allegato A – Dichiarazione Sostitutiva per attestare la conoscenza della lingua straniera

Allegato B – Learning Agreement for Traineeship (LAT) 2020-21docReader

Federica Cannavò

 

Ricciardi invoca un altro lockdown totale. La proposta agita l’Italia

È stato come un fulmine a ciel sereno il monito del consigliere del ministro Speranza, Walter Ricciardi, sulla necessità di un immediato lockdown. Esponenti politici in furia e italiani terrorizzati e pieni di domande: com’è possibile che ad un anno dall’inizio della pandemia, con una campagna vaccinale in corso e mentre molte regioni passano alla zona gialla, si parli ancora di un lockdown generale? A quale rischio ci espongono le varianti? I vaccini sono efficaci? Se il virus non ci uccide, non sarà forse la fame a farlo? La mente e la psiche saranno ancora in grado di reggere?

La luce in fondo al tunnel? Una chimera. Le parole di Ricciardi non lasciano spazio a dolci scenari.

L’alto rischio delle nuove varianti Covid

A preoccupare Ricciardi è il risultato dell’inchiesta voluta da Joe Biden, Angela Merkel, Boris Johnson ed Emmanuel Macron: la variante inglese avrebbe una letalità maggiore tra il 20 e il 30 %. “Tutte le varianti del virus Sars-Cov-2 sono temibili e ci preoccupano ma, in particolare, quella inglese risulterebbe essere anche lievemente più letale e sta facendo oltre mille morti al giorno in Gran Bretagna”.

Da prendere in considerazione anche il preliminare responso del New and emerging respiratory virus threats advisory group (il comitato tecnico-scientifico britannico) riguardo la contagiosità della variante inglese, secondo cui sarebbe superiore dal 30% al 50%. Nelle prossime settimane dal Regno Unito dovrebbero arrivare dati definitivi.

Intanto in Italia, il 17,8 % dei contagiati sembra essere affetto proprio da questa variante. Sul fronte vaccini, per il momento, i timori della loro possibile inefficacia sulla variante inglese sono stati largamente smentiti.

Da tenere sotto controllo anche la variante brasiliana che non crea immunità dopo il contagio, esponendo al rischio di reinfezione, e quella sudafricana che depotenzia il vaccino di AstraZeneca.

Tuttavia, il presidente dell’agenzia italiana del farmaco Aifa, Giorgio Palù ha fatto dichiarazioni rassicuranti: “Anche il preparato dell’azienda anglo-svedese protegge dalle forme più gravi della malattia e dagli eventi mortali. La perdita di efficacia dei vaccini non è tale da dover generare sfiducia, anche perché mantengono sempre la capacità di bloccare l’infezione attraverso la produzione di anticorpi neutralizzanti diretti contro l’intera proteina Spike”.

Cosa ne pensano gli esperti

Sono molti gli esperti che, come Ricciardi, mettono in dubbio l’efficacia delle aree rosse locali e del sistema a zone nella gestione della pandemia. Questi invocano un lockdown immediato, necessario a far abbassare la curva dei contagi, e un rafforzamento di tracciamenti e vaccini. La strategia di convivenza con il virus andrebbe, dunque, totalmente rivista.

Il parere degli esperti – Fonte: www.ansa.it

Sulla stessa lunghezza d’onda è Andrea Crisanti, professore di microbiologia dell’Università di Padova, che rivendica l’urgenza di un lockdown immediato per evitare che la variante inglese causi effetti devastanti come già avvenuto in Gran Bretagna, Portogallo e Israele. Dello stesso parere anche Massimo Galli, direttore del reparto Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano: “Il sistema della divisione dell’Italia a colori non sta funzionando. E la prova è nei fatti”.

Favorevole alla chiusura è anche Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe: “un lockdown totale per due settimane farebbe abbassare la curva per poter riprendere il tracciamento, altrimenti bisognerà continuare con stop&go per tutto il 2021”. Secondo Giorgio Palù è necessario rinunciare a tentazioni di riaperture e attenuazioni di colori per qualche altra settimana e continuare con le vaccinazioni per tenere il virus a bada nei prossimi mesi ed uscire dall’emergenza.

Sul fronte opposto, il virologo Roberto Burioni e il direttore dello Spallanzani Francesco Vaia. Il primo esclude l’ipotesi lockdown, utile soltanto a guadagnare tempo, e guarda con fiducia alla campagna vaccinale, unica arma efficace contro il virus; per il secondo non si dovrebbero “aggravare le misure anti-Covid, ma applicare con severità le misure che abbiamo”.

La furia di Lega e Centro-Destra

Il tweet di Salvini contro l’ipotesi lockdown – Fonte: www.today.it

Salvini e il centro-destra non ci stanno e accusano Ricciardi di terrorismo mediatico. Anche questa volta hanno confermato la linea “aperturista”. Il consigliere del Carroccio e la Meloni vedono nelle parole di Ricciardi il ripetersi degli errori della politica di Conte che, sulla gestione della pandemia, a detta dell’esponente di Forza Italia, si sarebbe rivelata un disastro:

Se dopo un anno e più siamo ancora a parlare di lockdown totale, significa che la politica di lotta alla pandemia è stata totalmente fallimentare”.

Per Salvini il nuovo governo Draghi deve portare con sé il vento del cambiamento con nuove aperture e anche nuovi tecnici. “La comunità scientifica è piena di medici e virologi che non terrorizzano gli italiani, ne parleremo con Draghi”, dice il segretario della Lega che vorrebbe all’interno del Cts il direttore del reparto Malattie Infettive del San Martino di Genova Matteo Bassetti e al Ministero della Salute un sottosegretario leghista.

Ma non solo, c’è un altro residuo del governo Conte di cui la Lega e il centro-destra sembrano volersi liberare: il commissario Domenico Arcuri, da sostituire immediatamente con Guido Bertolaso.

Anche il governatore ligure Toti non ha dispensato parole gentili a Ricciardi: “Tutte le sante domeniche il super consulente del Ministero della Salute Ricciardi invoca un nuovo lockdown totale. Ogni domenica i cittadini e le imprese italiane si chiedono perché non sia possibile un lockdown ad personam per Ricciardi”.

Chiusura impianti sciistici

Stando a quanto detto dallo stesso Ricciardi in tv, Roberto Speranza sembra appoggiare l’ipotesi lockdown. D’altronde, non è difficile prospettare il sì alla chiusura da parte del ministro della Salute, visto la linea rigorista già manifestata nella decisione di prorogare la chiusura degli impianti sciistici fino al 5 marzo. Provvedimento che ha messo in fibrillazione imprenditori ed esponenti politici del Nord Italia. Ad essere criticata è soprattutto la tempistica: una decisione dell’ultimo minuto che ha messo i bastoni tra le ruote a ristoratori ed albergatori che si erano già preparati per la riapertura. Le regioni, inoltre, si sono unite compatte alle imprese turistiche della montagna per insistere sui ristori, comunque già promessi da Speranza e dal ministro del turismo Massimo Garavaglia domenica sera.

Cosa farà Draghi?

Il presidente del consiglio Mario Draghi – Fonte: www.metronews.it

La parola adesso spetta a Draghi che, nella decisione lockdown sì-lockdown no, si gioca tutto: consenso dell’opinione pubblica, appoggio della maggioranza e la fama da “uomo del destino chiamato a salvare l’Italia”.

La conferma di Speranza alla Salute e l’appoggio nella decisione della chiusura degli impianti sciistici potrebbero far pensare che sia favorevole al lockdown. D’altronde sarebbe una decisione perfettamente in linea con il “whatever it takes”, cioè con una politica pragmatica e risolutiva.

Ma non si può giungere a conclusioni troppo affrettate. La matassa che è chiamato a sciogliere rende difficile fare delle previsioni, troppi sono i nodi da sbrogliare: il malcontento degli imprenditori, una crisi di governo appena conclusa e un nuovo governo da stabilizzare, crisi economica, opposizioni politiche, varianti Covid.

Non ci resta che stare a vedere.

Chiara Vita