Rula Jebreal, Patrick Zaki e l’intervista al Presidente Musumeci. L’esperienza di UniVersoMe all’inaugurazione dell’Anno Accademico 21/22

Ha il sapore di multiculturalismo la cerimonia di apertura dell’Anno Accademico 2021/2022 che si è svolta presso l’Aula Magna “Vittorio Ricevuto” del Polo Papardo, potremmo utilizzare l’espressione “da UniMe al mondo”.

Temi centrali nelle parole di tutti i protagonisti sono state la resilienza da parte degli studenti e di tutto il personale universitario nell’affrontare questi anni di pandemia, ma ancor di più, per le immagini che ci provengono dall’Ucraina, la condanna di ogni forma di soppressione dei diritti umani. Non a caso è stato conferito un dottorato honoris causa in Scienze Politiche alla Dottoressa Rula Jebreal per il suo impegno nella lotta ad ogni forma di violenza e per la causa femminile sia nei paesi sotto dittatura, sue zone d’origine, che nei paesi definiti democratici.

La cerimonia inizia con l’avanzare del corteo Accademico composto da Rettori delle limitrofe Università, dai Prorettori UniMe e dal Senato d’Ateneo accompagnato dalle note del coro UniMe, diretto dai Maestri Umberto e Giulio Arena, con il brano Gaedemus Igitur .

Porge i saluti alla comunità studentesca, da remoto, la Ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, che ribadisce il dovere morale, oggi più che mai, di luoghi di cultura quali gli Atenei, di spendersi per la pace, la solidarietà e il confronto democratico.

L’ospite a sorpresa

A gran sorpresa di tutti i presenti, un “nostro studente” si collega con l’Aula “Vittorio Ricevuto” ed esprime la sua gratitudine verso l’Università di Messina. Formalmente non appartiene alla nostra comunità studentesca ma idealmente e fraternamente è diventato lo studente delle università di tutto il mondo, di quelle università in cui le idee circolano libere. Si chiama Patrick Zaki, dottorando egiziano dell’Alma Mater Studiorum di Bologna. E’ nota a tutti la vicenda di Zaki, ha sapore amaro ripeterla. Il ragazzo è tutt’ora in attesa di processo. Tuttavia il suo pensiero è rivolto a chi nel mondo vive un’esperienza simile di annientamento della dignità umana per la sola colpa di aver esercitato la libertà di espressione. E’ un invito implicito, quello del dottorando bolognese, a tutti noi affinché non dimentichiamo tutti questi molteplici casi che non hanno risonanza mediatica.

Nella foto Patrick Zaki in collegamento. Fonte: UniMe.it

Le parole del Rettore

Prosegue il Rettore, Professore Salvatore Cuzzocrea, che con fermezza condanna la guerra e ribadisce l’impegno dell’Ateneo, tramite l’adesione alla Rete delle Università per la Pace, di attivare corridoi umanitari per accogliere studenti, docenti e ricercatori ucraini.

Come di consueto traccia un bilancio del suo mandato e illustra i prossimi progetti perché è alle future generazioni che bisogna riservare attenzione, adesso è anche la Costituzione a dircelo.

La laudatio e l’intervento di Rula Jebreal

Giungiamo al clou dell’evento con il conferimento del dottorato honoris causa alla giornalista e scrittrice Rula Jebreal.

Tiene la laudatio il Professore Luigi Chiara, ordinario di Storia Contemporanea del Dipartimento Scipog di UniMe, promotore del dottorato. Il significato di questo titolo che viene conferito alla Jebreal è il segno evidente della sensibilità dell’Ateneo Peloritano verso politiche attuative della parità di genere e di contrasto alla violenza sulle donne; tematiche su cui la nota giornalista ha espresso più volte il suo punto di vista sugli obiettivi da raggiungere. Con queste parole il Prof. Chiara ha giustificato il dottorato honoris causa all’illustre ospite rivolgendo un doveroso pensiero a Lorena Quaranta, studentessa UniMe di Medicina e Chirurgia, uccisa dal fidanzato nel marzo 2020.

Giunge il momento tanto atteso, parla la Dottoressa Rula Jebreal. In carismatici toni ha percorso quegli eventi che hanno dato una svolta alla sua vita, alla vita di una ragazza musulmana, di colore, orfana. Ebbene sì, fu l’istruzione che aprì le porte della sua carriera ma più che altro che ha fatto di lei una donna libera. E’ stato grazie ad una borsa di studio del Governo Ciampi, grazie ad un’istituzione quale l’Università che è riuscita a riscattare un destino purtroppo segnato dalle origini. Le ragazze occidentali a 17 anni hanno altri sogni, il sogno di Rula era riuscire a sopravvivere alla guerra e alla dittatura. Frasi toccanti, e ancora altre ne spende per Hind Al Husseini, la fondatrice del collegio in cui è cresciuta, e per il padre, che ha capito fin da subito che l’unica arma a disposizione di una ragazza musulmana a Gerusalemme, per non soccombere, dovesse essere la cultura.

A dimostrazione di ciò altrettanto ben inserito è stato l’intervento di una studentessa afghana di nome Tamana Karimi. Tamana ha  espresso la sua gratitudine verso l’Ateneo Peloritano che le ha permesso di cambiare vita e di poter continuare a formarsi.

E’ intervenuta, nel corso della cerimonia, anche la Dottoressa Clorinda Capria, rappresentante del personale tecnico amministrativo di UniMe. Nell’ intervallo tra gli interventi, la sala veniva deliziata dagli intermezzi musicali dell’Orchestra Filarmonica di Giostra.

Nella foto il Magnifico Rettore Professore Salvatore Cuzzocrea, Rula Jebreal e il Prof. Luigi Chiara nell’atto di conferimento del dottorato. Fonte: UniMe.it.

UniVersoMe presente alla cerimonia e l’intervista al Presidente Musumeci

Noi di UniVersoMe abbiamo preso parte attivamente all’inaugurazione. Oltre l’intervento introduttivo del coordinatore, Gianluca Carbone, tra i moderatori c’erano i direttori Unit Giornale Angelica Rocca, Francesca Umina e Filippo Giletto.

Nella foto la direttrice di UniVersoMe Angelica Rocca, una delle moderatrici dell’evento. ©Antonio Tavilla.

Nel nostro corner interviste, all’entrata, tra i tanti ospiti intervistati, un nostro redattore, Federico Ferrara ha avuto l’occasione di porgere una domanda al Presidente della Regione, On. Nello Musumeci.

Nella foto il redattore Federico Ferrara intervista il Presidente della Regione Sicilia, On. Nello Musumeci. © Antonio Tavilla.

Buonsera Signor Presidente e grazie per essere qui. Come ha intenzione di sfruttare le risorse del PNRR per ottimizzare l’accesso all’Università e ottimizzare la ricerca?

Noi come Regione, insieme alle Università siciliane, abbiamo sottoscritto un accordo che prevede l’utilizzo delle risorse del PNRR per la realizzazione di una rete per la ricerca sia applicata che di base, per l’innovazione. Crediamo che in Sicilia, soprattutto sul fronte delle energie, ci siano tutte le condizioni per fare della nostra Isola la regione più green d’Italia. Naturalmente, l’opportunità del PNRR si estende a vari settori e dobbiamo saperla cogliere, tenendo conto che, essendo la scadenza prevista nel 2026, vi saranno opere strategiche di grande importanza, però avremo anche piccole e medie opere. Dobbiamo essere preparati. Attualmente non credo i Comuni abbiano il personale sufficientemente adatto, e allora stiamo proponendo allo Stato di allungare il termine dal 2026 al 2028 e di mettere a disposizione degli enti locali sufficienti risorse per l’assistenza tecnica, affinché questa opportunità che abbiamo non venga vanificata.

 

Ilenia Rocca

 

Lucio, insegnaci la vita

Occhiali tondi, barba, berretto e “canzoni-provocazioni” sono i tratti distintivi del musicista bolognese che amava parlare “alla gente”. Lucio Dalla moriva dieci anni fa, l’1 marzo del 2012, all’età di 69 anni.

Con la sua musica Dalla ricercava insaziabilmente “l’altro”, lo voleva raggiungere ad ogni costo, pur discostandosi da quelli che erano i canoni musicali del periodo. Scrivere canzoni belle, prodotti di qualità in grado di raggiungere l’altro, era per lui il massimo compito politico. Ma questo fu anche uno dei motivi che lo resero – per i suoi primi anni di carriera – un artista parzialmente incompreso, incollocabile dalle etichette discografiche. Dalla sentiva il bisogno di arrivare agli altri, ma forse era il mondo a non esser pronto ad ascoltarlo.

 “Com’è profondo il mare”: cover, 1977. Fonte: RCA

Tutto cambiò quando nel ‘77, dopo la fine del sodalizio artistico col poeta Roversi, il musicista pubblicò Com’è profondo il mare, uno dei più grandi capolavori della musica italiana. La canzone potrebbe essere quasi definita come il suo primo vero esordio. Da quel momento in poi l’ascesa: Dalla era diventato il musicista più popolare d’Italia.

Il disco perfetto

Il cantautore bolognese aveva individuato una formula perfetta, che salvava la qualità artistica e aveva un appeal irresistibile per le masse. Forse esagero, ma era un po’ il Calcutta della vecchia generazione!

E appena due anni dopo il fortunato Com’è profondo il mare, nel ‘79, l’artista pubblicò quello che da molti è considerato il suo disco perfetto: Lucio Dalla.

 “Lucio Dalla”: cover, 1979. Fonte: RCA

L’album ci parla di disperazione e di speranza, di orrore e di dolcezza, di amore e di odio. Ne è un esempio la traccia d’apertura, L’ultima luna, che ci ricorda quante siano le assurdità che governano questo mondo ma anche come le cose possano cambiare col tempo, sottolineando l’importanza della fede. Perché Dalla crede in Dio, crede nell’amore, ma soprattutto crede nell’uomo e nella sua libertà di essere e di vivere.

Nell’album è contenuta una delle canzoni più amate dell’autore: Anna e Marco, la storia di due ragazzi che si trovano al principio della loro vita, dubbiosi e irrequieti. Anna, “stella di periferia”, che scontenta della propria esistenza vede la felicità scorrerle come pioggia sul viso. «Anna bello sguardo/ Sguardo che ogni giorno perde qualcosa». E Marco, il «lupo di periferia» che si sente soffocare da quell’assurda quotidianità. I due si capiscono e condividono la stessa angoscia, le stesse paure: «si scambiano la pelle.» Per poi volare nel cielo di notte, con la luna che li guarda e – come il destino – a volte mette anche un po’ di paura.

Del resto, quando siamo giovani, siamo talmente attaccati alla vita che ci sembra di non viverla abbastanza, ci sembra di non riuscire a realizzare i nostri sogni, che appaiono sempre lontani da raggiungere. Perché citando Calvino, «alle volte uno si sente incompleto ed è soltanto giovane.»

La potenza immaginifica

Ascoltare Lucio, dunque, è un po’ come immergersi in una dimensione onirica, quasi surreale. Pensiamo alla notte, con la sua luna e le infinite stelle, una presenza costante all’interno dei suoi testi. Nella notte tutto è magia, chiunque può sognare: lo fanno Anna e Marco che tenendosi per mano camminano tra le stelle; lo fa Sonni Boi, al parco della luna, che delle stelle ne ha fatto una mappa sulle sue braccia.

E lo fa un vecchio cuore innamorato, in una poesia dalla dolcezza inestimabile: Caral, la struggente storia di un uomo che resta impigliato fra i lunghi capelli di una ragazza molto più giovane di lui.

“Conosco un posto nel mio cuore
Dove tira sempre il vento
Per i tuoi pochi anni e per i miei che sono cento”

Ma la vita non si ferma e insieme alla ragazza vola via, come una farfalla. Anche la forza delle parole andando avanti si fa sempre più potente, arrivando a scontrarsi con la meravigliosa arte del pittore francese, Marc Chagall, facendoci dono, ancora per una volta, di un’immagine a dir poco stupenda.

“Ma per uno come me l’ho già detto
Che voleva prenderti per mano e volare sopra un tetto”

Marc Chagall, Sulla città, 1918. Fonte: agoravox.it

La canzone, che inizialmente si sarebbe dovuta chiamare Dialettica dell’immaginario, è nata proprio dalla prima bozza di una sceneggiatura dello stesso Lucio.  L’ha dichiarato lui stesso più volte nelle sue interviste, e lo possiamo notare anche noi dall’andamento cinematografico delle scene.

Non è infatti una novità l’interesse che Dalla nutriva per altre forme d’arte, come la pittura, il teatro e soprattutto il cinema.

Lucio Dalla: il musicista del popolo

Il cantautore bolognese per tutta la sua vita non ha mai abbandonato l’atteggiamento goliardico e fuori dagli schemi, che anzi ha segnato il suo percorso artistico fin dagli inizi. Già ai tempi dei Flippers, che gli avevano consentito l’accesso nel magico regno del pop italiano, aveva dato dimostrazione del proprio modo “giocoso” di stare sul palco. Ma anche delle sue modeste origini. Era infatti piuttosto trasandato e spesso indossava calzini bucati, che a volte toglieva del tutto, dipingendosi le caviglie con un pennarello nero.

Dalla non è stato solo un grande artista del nostro tempo. Dalla è come un buon farmaco, adatto a tutte le età: per le incertezze torride adolescenziali e per le malinconie fredde della maturità e della vecchiaia. Lucio, che ti disegnavi i calzini con il pennarello, insegnaci la vita!

 

Domenico Leonello

UniMe inaugura l’Anno Accademico 2021 – 2022: ospite d’eccezione la giornalista Rula Jebreal

UniMe inaugura l’Anno Accademico col botto.  Martedì 1° marzo, ore 17:00 presso l’Aula Magna “Vittorio Ricevuto” del Polo Papardo si terrà infatti la cerimonia di apertura dell’A.A. 2021/2022.

Un evento che non passerà di certo in sordina dopo due anni di pandemia.

Interventi durante la cerimonia

Da remoto porterà i suoi saluti agli studenti UniMe la Ministra dell’Università e della Ricerca Prof. ssa Maria Cristina Messa. Successivamente farà gli onori di casa il Rettore Professore Salvatore Cuzzocrea. Interverranno in seguito la studentessa Tamana Karimi e la Dott.ssa Clorinda Capria, Rappresentante del Personale tecnico-amministrativo.

Ospite d’onore

Grande attesa per l’ospite d’onore che quest’anno sarà la famosa giornalista e scrittrice Rula Jebreal che nel corso della cerimonia sarà insignita del Dottorato honoris causa in Scienze Politiche. La laudatio è affidata al Prof. Luigi Chiara, ordinario di Storia Contemporanea.

Fonte: Adnkronos. Nella foto la giornalista e scrittrice Rula Jebreal

Come partecipare alla cerimonia

Per partecipare è necessaria la prenotazione in piattaforma entro e non oltre il Giovedì 24 febbraio, al seguente link https://code.unime.it/events

La piattaforma acquisirà le prenotazioni in ordine di arrivo e fino a capienza prevista. Il sistema invierà una mail con un biglietto da esibire all’ingresso non oltre le ore 16:45.

Sarà necessario indossare mascherina FFP2 ed esibire Green Pass rafforzato all’ingresso.

Sarà possibile seguire la cerimonia anche  in diretta FB sulla pagina social dell’Ateneo  https://www.facebook.com/messinauniversity

Ilenia Rocca

«Oh, oh! Mi è semblato di vedele un gatto…»

“Esploratori”, “indipendenti” e “dormiglioni” sono solo alcuni degli aggettivi che descrivono i protagonisti dell’odierna Giornata Nazionale del gatto.

Personaggi noti con i loro gatti

Pensando alla Regina Vittoria e a John Lennon con i loro White Heather e Salt, a Winston Churchill e a Edgar Allan Poe con i rispettivi Nelson e Cattarina, ci chiediamo se dietro ogni grande uomo, oltre a una grande donna, non ci sia anche un amico pelosetto che fa le fusa. E allora quale modo migliore per festeggiare questi compagni di vita se non accoccolandosi sul divano insieme – cioè con loro su di noi, i loro padroni-sofà – a guardare le opere di cui sono stati protagonisti?

Gatti famosi nell’arte e nella musica

Dai disegni di Louis Waine raffiguranti colorati gatti antropomorfizzati dai grandi occhi al libro illustrato“25 Cats name Sam and one Blue pussy” (1954) che Andy Warhol dedicò ai suoi mici newyorkesi, le opere pittoriche dedicate a questi animali sono numerose, così come lo sono quelle musicali.

Opere pittoriche e musicali sui gatti

Pensiamo a “La Gatta” (1960) di Gino Paoli, che racconta con nostalgia della gatta con cui condivise, nei primi anni della sua carriera, una soffitta genovese o a “Delilah” (1991) di Freddy Mercury, che si dice fosse un vero e proprio gattaro tanto da telefonargli quand’era in tournée. Oppure a pezzi ormai diventati cult, come Siamo gatti(1998), interpretata da Samuele Bersani, un vero e proprio inno alla vita felina, e Il gatto e la volpe (1977) di Edoardo Bennato, ispirato alla favola di Pinocchio.

 

Gatti da pellicola

“Everybody wants to be a cat”: alcune scene de “Gli Aristogatti” (1970)

Se vi dicessimo crème de la crème alla Edgard, non verrebbe in mente anche a voi il classico dei classici Disney, “Gli Aristogatti” (1970)? La celebre storia della gatta Duchessa e dei suoi cuccioli Bizet, Matisse e Minou salvati dal gatto randagio Thomas O’Malley che, nella traduzione italiana, si presenta come “Io so ‘Romeo, er mejo der Corosseo“. Ci dispiace per gli amici irlandesi, ma per noi Romeo è un romano de Roma!

 

I gatti “magici”

La superstizione popolare che lega gatti e magia è diffusissima, basti pesare che il mese di febbraio è noto come «mese dei gatti e delle streghe».

“Sono un aiutante furbo e affascinante che non stanca mai”. Salem nella versione cartoon e serie tv.

Salem (“Sabrina, vita da strega”) è il mentore (non troppo affidabile) di Sabrina. Ricordiamo tutti le sue gaffe e i trasferimenti spesso esilaranti, il temperamento megalomane e un tantino arrogante dello stregone che, per aver tentato di conquistare il mondo, è condannato a vivere sotto forma felina. In realtà, non ha perso le sue manie di grandezza nemmeno da gatto e noi lo amiamo anche per il suo essere un bad-cat!

 

Cagliostro nei fumetti e nell’omonimo film del 1985 con Kim Novak

Cagliostro (Dylan Dog”) è un potente felino che stringe un legame di sangue con Dylan Dog a seguito della morte della strega Kim. Per gli straordinari poteri di cui è in possesso, è condannato a vivere a vita in un limbo. Riuscite a immaginare un gatto, che ha le capacità di far sparire la Terra, rinchiuso in un limbo? Ecco, non fatelo perché tanto non si farà catturare… Ma tranquilli, alla fin fine, è un gatto buono!

Gatti prodigio: a destra Luna, a sinistra Grattastinchi

Grattastinchi (“Harry Potter”) è l’incrocio Gatto-Keazley di Hermione Granger. Apparentemente pigro e malandato, è uno straordinario cacciatore di ragni con la capacità di distinguere i buoni dai cattivi. E infatti avrebbe impedito il ritorno del Signore Oscuro, se solo gli avessero permesso di mangiare il topo Crosta alias Peter Minus… Della serie: affidiamoci all’istinto di questi animali, non sbagliano mai (tranne quando tentano di conquistare il mondo…)

Luna (“Sailor Moon”), invece, è la consiglier – con la capacità di parlare con gli uomini e di trasformarsi in donna – di Bunny che le affida la missione di trovare i Sailor Guardians e la Principessa Serenity. Sebbene spesso severa nei confronti di Bunny, per lei ci sarà sempre e, chissà, forse c’è sempre stata…

Per gli amanti dei gatti arancioni

Gli occhi ammalianti che girano in tanti meme: il Gatto con gli Stivali di Shrek

E che dire del fuorilegge Gatto con gli stivali (“Shrek”)? L’accento ispanico e il look da moschettiere francese lo rendono un perfetto micio macho o “chat fatale” capace di far cadere dinanzi alle sue zampette stivalate qualsiasi “gattina” (non solo felina…) perchè, davanti ai suoi occhioni, chi non si scioglierebbe?

“In passato mi hanno dato molti nomi: Diablo gatto, Gatanova, Chubacabras, amante picante e veleno rosso ma per tutti sono…”

Garfield in vari cartoon

Tra i gatti arancioni, spicca il paffuto e impertinente “Garfield”. Vive nell’assoluto ozio, mangiando e dormendo tutto il giorno (hobby strani per un gatto, vero?), fino a quando il padrone Jon s’innamora di Liz e adotta il cagnolino Odie.

Per fortuna Dio ha creato le lasagne! Attenzione però: le lasagne non sono adatte a nessun gatto! Garfield fa eccezione, essendo nato in una pizzeria (beato lui!).

 

Gatti famosi un pò sfigatelli

“Quasi amici”. In alto Tom e Jerry. In basso Titti e Silvestro.

Tra i gatti più sfortunati di sempre non possiamo di certo non menzionare gli iconici  Tom (“Tom and Jerry”) e Silvestro (“Looney Tunes”). Entrambi destinati a non catturare i loro furbi e adorabili nemici, Jerry e Titti, e a vivere continue disavventure nel tentativo di farlo. Ma si sa, spesso dietro grandi inimicizie si nascondono anche rispetto e lealtà, (speriamo non anche appetito!)

Gatti “cinegenici”: Fiocco di Neve e Sfigatto

E chi non ricorda gli occhi celesti di Sfigatto (“Ti presento i Miei”, 2000), il meraviglioso himalayano diventato famoso per la capacità di andare da solo alla toilette? Capacità di cui, siamo sicuri, sono dotati anche i vostri mici…

E, infine, lo splendido persiano Fiocco di Neve (“Stuart Little”,1999) che si ritrova a convivere con un nuovo padroncino: niente meno che un topo! Vi lasciamo immaginare gli innumerevoli tentativi di liberarsi di lui, da un giro in lavatrice a uno scambio di genitori-topi.

I gatti “tata”

 

“Siamo gatti siamo noi. Siamo gatti beati noi. Per le strade noi felici incontriamo i nostri amici!”. I gatti del film d’animazione del 1998 tratto dal romanzo di Luis Sepulveda.

Non possiamo dimenticare Zorba (“La gabbianella e il gatto”, 1998), il micio che si ritrova ad accudire una pulcina di gabbiano dopo aver promesso alla sua mamma, avvelenata dal petrolio, di insegnargli a volare. Questa improvvisata e “innaturale” mamma ci insegna che, se si regala tanto amore incondizionato (soprattutto a chi è diverso da noi), se ne riceve altrettanto. Pensate a quell’amore che ogni animale domestico regala al suo padrone, non chiedendo altro che un po’ di buon cibo, tante coccole, un corpo caldo umano su cui dormire … e in cui infilzare le proprie unghiette.

 

Il gatto più famoso degli anime: Doraemon

Un’altra tata, stavolta robotizzata, è “Doraemon”. Venuto dal futuro per assicurare un’infanzia felice a Nobita, ha delle ottime doti culinarie (chi non ha, almeno una volta nella vita, desiderato assaggiare i suoi famosi dorayaki?) e una tasca quadridimensionale dalla quale estrae i chiusky. Salvo nelle situazioni di stress dove si fa prendere dal panico e tira fuori solo cianfrusaglie inutili; al che ci viene spontaneo urlare, insieme a Nobita: “Doraemon!!!”.

 

Gatti guida. A sinistra lo Stregatto nella versione cartoon e poi live action di “Alice nel Paese delle meraviglie”. A destra Balzar

E poi ci sono Balzar (“Dragon Ball”), il maestro di arti marziali di Goku e coltivatore dei fagioli magici, e lo Stregatto (“Alice nel paese delle meraviglie”) che invita Alice, e tutti noi, a “incamminarci” senza preoccuparci troppo di imboccare la strada giusta o sbagliata perché ciò che conta, nel tragitto della vita, è camminare.

” E continuò: “Vorresti dirmi che strada devo prendere, per favore?”

“Dipende, in genere, da dove vuoi andare” rispose saggiamente il Gatto.

“Dove, non mi importa molto” disse Alice.

“Allora qualsiasi strada va bene” disse il Gatto.

“…purchè arrivi in qualche posto” aggiunse Alice per spiegarsi meglio.

“Per questo puoi stare tranquilla” disse il Gatto. “Basta che non ti stanchi di camminare.” “

 

Come faremmo senza di loro?

 

 In alto Lucifero in “Cenerentola” e il gatto di Ernst Blofeld (007 – Dalla Russia con amore). In basso un “innocuo” peloso in braccio a don Vito Corleone ( Il padrino I) e “Gatto” in “Colazione da Tiffany”. 

Da ottime muse ispiratrici a sveglie mattutine armate di artigli, da sopramobili miagolanti (soprattutto nelle ore notturne) a compagni di gioco pronti a seguirci ovunque (anche dove non dovrebbero, come alla toilette…), ci regalano gioie e tanti graffi.  D’altra parte, come disse il veterinario Joseph Mery, “Dio ha creato il gatto per procurare all’uomo la gioia di accarezzare la tigre”. 

Si meriterebbero una festa che duri 365 giorni l’anno ma – anche qualora gliela organizzassimo – state certi che loro ci guarderebbero sempre come coinquilini (e schiavi) e mai come padroni reclamando, con un’autoritaria zampetta sulla ciotola, altri croccantini.

Perché, come disse Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany (1961), «lei e il suo gatto non appartengono a nessuno e nessuno gli appartiene».

 

Angelica Terranova

 

Inaugurazione del blocco operatorio del Padiglione F del Policlinico: ecco i risultati di un progetto ambizioso e innovativo

“Oggi inauguriamo questa struttura che fa parte di un progetto molto più ampio.”

Inizia così l’intervento del Rettore, il Prof. Salvatore Cuzzocrea, che stamane all’inaugurazione del blocco operatorio del Padiglione F (quarto piano) del Policlinico universitario “G. Martino” ha espresso la sua più sincera gratitudine a tutti coloro che hanno partecipato ai lavori iniziati l’aprile scorso. Di particolare rilevanza sono stati i ruoli ricoperti dal progettista e direttore Ing. Franco Trifirò e dall’Avv. Simona Corvaja.

Un progetto all’avanguardia

“L’ambiente è dotato di quattro sale chirurgiche munite di tecnologie sofisticate e di due sale, una di preparazione ed una di risveglio, con quattro posti letto ciascuna.” -spiega il Rettore.

Fonte: UniMe

Innegabile l’accuratezza del progetto, all’interno del quale è stato inserito un percorso riservato ai pazienti rigorosamente separato da quello riservato ai materiali di rifiuto delle sale al fine di evitare il rischio di contaminazioni.

Presenti al taglio del nastro anche il Commissario straordinario del Policlinico, Dott. Giampiero Bonaccorsi, il direttore del DAI di Chirurgia, Prof. Eugenio Cucinotta, il Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Messina, Mons. Cesare Di Pietro che si è occupato della benedizione del padiglione affiancato da Padre William, il cappellano del nosocomio.

Monsignor Cesare di Pietro. Fonte: UniMe.it

Il Prof. Eugenio Cucinotta, con il suo intervento ha messo in evidenza l’efficienza di un sistema di ultima generazione, installato nella sala operatoria, che consente di eseguire quattro interventi contemporaneamente ripresi grazie ad un monitor posizionato sul tavolo operatorio e permette di gestire le procedure chirurgiche tramite un unico pannello di controllo.

Fonte: UniMe.it

“Con un solo strumento vengono coniugate le esigenze di efficienza, velocità, controllo immediato ed intuitivo, tracciabilità delle procedure e riduzione del rischio clinico.” -illustra il prof. Cucinotta.

Inoltre, ogni sala operatoria è abbellita da immagini che manifestano lo splendore della Sicilia: le Isole Eolie, il Duomo, la Madonnina del porto, Taormina con l’Etna; un omaggio alla nostra terra.

Fonte: UniMe.it

Innovazioni in grado di salvare vite

Si potrebbe pensare che si sia trattato di una semplice inaugurazione, un rito di passaggio tra un vecchio e un nuovo progetto che mette unicamente in risalto l’attività svolta in questi mesi. Si tratta invece, di un nuovo inizio che dà speranza non solo ai pazienti dell’ospedale Policlinico, ma anche ai dottori, che grazie ai nuovi macchinari e ai nuovi spazi saranno in grado di salvare delle vite.

Le quattro sale operatorie costruite nel Padiglione F un giorno, potrebbero equivalere a quattro vite risparmiate dall’impossibilità di effettuare interventi chirurgici necessari.

 

                                                                                                                                                                 Alessandra Cutrupia 

Stage alla Corte Costituzionale per laureati in Giurisprudenza: scopri come partecipare

La Corte costituzionale offre a sei laureati la possibilità di partecipare ad un periodo di formazione presso gli Uffici dei Giudici costituzionali e/o presso il Servizio Studi della Corte tramite il “Programma di stage Corte costituzionale – Università”,

Obiettivo del programma è l’approfondimento delle tematiche proprie del diritto costituzionale e della giustizia costituzionale e l’acquisizione di una conoscenza completa dell’attività della Corte.

Quando si svolgerà

Il programma si svolgerà, in un’unica sessione, dal 4 ottobre 2022 al 21 luglio 2023.

A chi è rivolto

Lo stage è rivolto a laureati di vecchio e nuovo ordinamento a condizione che siano iscritti ad un percorso di studi post lauream.

Requisiti per partecipare

  • conseguimento del diploma di laurea in giurisprudenza, o altre lauree equipollenti,
    con votazione minima di 105/110;
  • adeguata conoscenza di lingue straniere nell’ambito delle principali aree europee;
  • attuale iscrizione ad un dottorato di ricerca, ad una scuola di specializzazione, ad un
    master, ovvero l’essere beneficiario di una borsa di studio o di un assegno di ricerca;
  • non aver superato il 30° anno di età.

In ogni caso, tutti i candidati dovranno indicare nella domanda di partecipazione i titoli professionali e scientifici posseduti, in particolare quelli concernenti le tematiche proprie del diritto costituzionale e della giustizia costituzionale.

Come partecipare

Dopo essersi assicurati di essere in possesso dei requisiti richiesti dal bando, i candidati dovranno:

  • presentare domanda di partecipazione (qui il modulo) al Dipartimento di Giurisprudenza (C.A. Prof. Giacomo D’Amico) tramite protocollo informatico di Ateneo, inviando un’email all’indirizzo: protocollo@unime.it, entro le ore 10.00 del 5 marzo 2022.

La candidatura deve essere completa di modulo di domanda compilato e sottoscritto, allegando certificazione o dichiarazione sostitutiva comprensiva del curriculum universitario del candidato e di eventuali titoli professionali e scientifici posseduti.

Motivi di esclusione

  • laureati in possesso di lauree così dette “brevi” ovvero triennali.
  • coloro che hanno già svolto uno stage presso la Corte costituzionale.

Altre informazioni

Agli stagisti che non risiedono nel comune di Roma verrà corrisposto un rimborso spese di vitto, alloggio e vitto, per un massimo di € 400,00 mensili, previa esibizione dei relativi titoli.

Le modalità di svolgimento dello stage dovranno essere concordate con l’Amministrazione della Corte in modo tale da assicurarne il proficuo svolgimento.

 

Ornella Venuti

 

 

 

Il giro del mondo: alla ricerca dei luoghi più pericolosi

Siamo abituati a meravigliarci di fronte a paesaggi fiabeschi, acque incantevoli e pianure interminabili. Tuttavia, il nostro pianeta riserva per noi non solo luoghi magici. Alcuni sono spaventosi e, soprattutto, pericolosi, che destano sgomento e inquietudine. La Terra è anche questo.

  1. Il Lago della Morte
  2. Sable Island
  3. Il Camino de la Muerte
  4.     Un luogo segnato da stragi
  5. Il Lago Kivu
  6. Conclusioni

Il Lago della Morte

Il primo luogo non si trova molto lontano. Il “Lago della morte” è considerato uno dei posti più pericolosi della Terra, e si trova proprio in Sicilia, nei pressi del comune di Palagonia, a Catania. Qualsiasi organismo vivente provi a sopravvivere all’interno di questo lago, fallirà. Infatti, sono presenti quantità notevoli di acido solforico, noto per le sue proprietà corrosive, accentuate dalla reazione di dissociazione con l’acqua, a cui si aggiunge il pericolo di disidratazione della pelle a seguito del contatto con il calore di dissociazione. I vapori emanati possono provocare danni alle mucose, al tratto respiratorio e agli occhi.  Tra le testimonianze raccolte, lo scienziato Francesco Ferrara  parlò inoltre della presenza di metano e di anidride carbonica. Appare chiaro come non sia il luogo migliore dove poter abitare.

Ancora oggi, però, sono molti i dubbi attorno all’esistenza stessa del lago, e gli abitanti del luogo restano un po’ scettici al riguardo. Ciò che è certo è che questa storia diventa ancora più affascinante se immaginata tra mito e realtà.

Storia, miti e misteri della Sicilia: scomparso il lago Naftia - Men's Enjoy
Fonte: www.mesenjoy.com

Sable Island

Se pensiamo a navi scomparse in mare vengono in mente le storie legate al triangolo delle Bermuda. Ma in questo caso si fa riferimento ad un altro luogo, al largo della Nuova Scozia, in America Settentrionale. Si tratta di Sable Island, un “banco di sabbia” a forma di mezzaluna pronta a divorare navi. Si parla di circa 350 navi scomparse dalla fine del XVI secolo. Bastava un piccolo errore per far sì che la sabbia le inghiottisse, aiutata anche dalla scarsa visibilità dovuta alle nebbie, che costituiscono una costante dell’isola. La spiaggia è infatti al centro dell’incontro tra tre correnti: la corrente del Labrador, la corrente di Belle-Island, la corrente del Golfo. Nel 1801 si decise di creare una stazione di salvataggio permanente per aiutare i naufraghi, ma questo non impedì i 230 morti del 1872, a seguito dell’incagliamento del piroscafo SS Hungarian. Oggi, fortunatamente, i sistemi di navigazione satellitare permettono di avere una migliore percezione delle rotte. Sable Island è diventata il luogo delle storie passate e dei suoi relitti.

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Fonte: www.sperimentalradio.it

Il Camino de la Muerte

Spostandoci un po’ più lontano giungiamo in Bolivia, dove si trova “Il Camino de la Muerte”, la strada più pericolosa del mondo. Fu costruito agli inizi degli anni Trenta da operai imprigionati durante la guerra del Chaco. Il percorso si estende per circa 60 km, attraversa tre province, fino ad arrivare a Coroico. 3640 metri di dislivello, con un’altitudine massima di 4700 metri in corrispondenza del passo della Cumbre. Oltre all’altezza, ciò che fa tremare è che non ci sia alcun guardrail o muro a delimitare la strada, che è per di più totalmente sterrata, coperta di vegetazione e attraversata da corsi d’acqua che scendono a cascata. È costeggiata da precipizi, spesso sono presenti nebbia e pioggia che rendono il cammino più complesso di quanto già non lo sia.

Un luogo segnato da stragi

Già tra i suoi edificatori ci furono delle vittime e da allora continuarono a perdere la vita molte altre persone. La strada era ed è soggetta alla caduta di enormi massi dall’alto e a frane. Nell’incidente più grave, accaduto nel luglio del 1983, un autobus precipitò, provocando 100 morti. Da quel momento si è cercato di prendere più precauzioni e di definire delle regole stradali, tra cui l’obbligo della guida a sinistra. Nonostante ciò, ogni anno si registrano almeno 200 morti tra autisti e ciclisti. Alla meraviglia dei paesaggi del luogo si accompagna la temerarietà della morte.

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Fonte: imagenesbolivianas.com

Il Lago Kivu

Ritornando ai laghi, in Congo ne è presente uno altrettanto pericoloso. Si tratta del lago Kivu. Al confine con il Rwanda, è uno dei grandi laghi africani, con una superficie di 2700 km2. Ospita alcuni isolotti, tra cui l’isola di Idjwi (340 km2). Da molti è stato definito una vera e propria “bomba ad orologeria”. Varie operazioni di carotaggio hanno rilevato la presenza di depositi di monoidrocalcite (un minerale raro) coperti da diatomee (alghe unicellulari). Andando ancora più in giù troviamo infine sedimenti sapropelici con elevata quantità di pirite. Si stima che, in profondità, vi siano almeno due trilioni di metri cubi di gas metano e di biossido di carbonio. La miscela di questi elementi può provocare esplosioni di tipo limnico  (dal gr. λίμνη: acqua stagnante), che prevedono, appunto, rilascio di biossido dalle acque dei laghi. Esplosioni di questo tipo sono già avvenute in passato. Le enormi quantità di gas porterebbero alla morte per asfissia. A tutto ciò si aggiunge la possibilità di uno tsunami.

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Fonte: www.filmcrewfixersuganda.com

Conclusioni

Quelli appena visti sono luoghi immortalati tra fascino e orrore. Ma questi sono solo alcuni dei territori considerati tra i più pericolosi al mondo. Ve ne sono altri, forse ancora più rischiosi, pronti per essere scoperti.

Giada Gangemi

Per approfondire:

Sable island, la sabbia che non perdona

Lago di Morte in Sicilia: verità o mito? 

Tirocini curriculari presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale: ecco il bando

In arrivo nuove opportunità per gli studenti dell’Ateneo Peloritano. L’Università di Messina ha aderito al “Programma di tirocini MAECI-MUR-Università Italiane” nato da una collaborazione tra il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e il Ministero dell’Università e della Ricerca supportati dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane.

Il suddetto programma offre la possibilità, per  189 studenti provenienti dagli atenei aderenti, di svolgere tirocini curriculari presso le seguenti sedi del Maeci: Ambasciate, le Rappresentanze permanenti presso le Organizzazioni Internazionali, gli Uffici consolari e gli Istituti Italiani di Cultura. (scarica qui il bando)

Oggetto del tirocinio

I tirocini offrono la possibilità di:

  • realizzare di ricerche, studi, analisi ed elaborazione di dati utili all’approfondimento dei dossier trattati da ciascuna Sede;
  • organizzare eventi;
  • assistere il personale del MAECI nelle attività di proiezione esterna.

A chi sono rivolti 

I tirocini sono rivolti agli studenti di tutte le Università italiane aderenti alla Convenzione che risultino iscritti ai corsi di laurea magistrale o a ciclo unico successivamente indicati nell’articolo e che possiedono i seguenti requisiti:

  1. siano in possesso della cittadinanza italiana;
  2. non siano stati condannati per delitti non colposi, anche con sentenza di applicazione della pena su richiesta, a pena condizionalmente; sospesa o con decreto penale di condanna, ovvero non essere in atto imputati in procedimenti penali per delitti non colposi;
  3. non siano destinatari di provvedimenti che riguardano l’applicazione di misure di sicurezza o di misure di prevenzione;
  4. abbiano un’età non superiore ai 29 anni;
  5. abbiano acquisito almeno 60 CFU nel caso delle lauree specialistiche o magistrali e almeno 230 CFU nel caso delle lauree magistrali a ciclo unico;
  6. abbiano una conoscenza, certificata dall’Università o da organismo ufficiale di certificazione, della lingua inglese a livello B2 del quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER);
  7. abbiano riportato una media delle votazioni finali degli esami non inferiore a 27/30.

N.B. La perdita dei requisiti elencati dal punto a) al punto c) durante lo svolgimento del tirocinio comporta l’immediata conclusione del tirocinio stesso.

Lo status di studente vi deve essere al momento della candidatura. Lo stesso dovrà essere mantenuto per tutta la durata del tirocinio e per il medesimo corso di studi indicato a pena di esclusione.

Tirocini presso Rappresentanze diplomatiche

Gli studenti che intendono presentare candidatura per i tirocini presso le Rappresentanze diplomatiche (Ambasciate e Rappresentanze permanenti presso le Organizzazioni Internazionali) o presso i Consolati, oltre ad essere in possesso dei requisiti di cui sopra, occorre che siano iscritti a uno dei seguenti corsi di laurea magistrale o a ciclo unico:
  • LMG/01- Giurisprudenza
  • LM-16 Finanza
  • LM-52 Relazioni internazionali
  • LM-56 Scienze dell’economia
  • LM-62 Scienze della politica
  • LM-63 Scienze delle pubbliche amministrazioni
  • LM-76 Scienze economiche per l’ambiente e la cultura
  • LM-77 Scienze economico-aziendali
  • LM-81 Scienze per la cooperazione allo sviluppo
  • LM-87 Servizio sociale e politiche sociali
  • LM-88 Sociologia e ricerca sociale
  • LM-90 Studi europei

Tirocini presso IIC 

Gli studenti che intendono presentare candidatura per i tirocini presso gli IIC (Istituti Italiani di Cultura), oltre ad essere in possesso dei requisiti di cui sopra, occorre che siano iscritti a uno dei seguenti corsi di laurea magistrale o a ciclo unico:

  • LMG/01- Giurisprudenza
  • LM/SC-GIUR – Scienze giuridiche
  • LM-01 Antropologia culturale ed Etnologia
  • LM-02 Archeologia
  • LM-05 Archivistica e Biblioteconomia
  • LM-10 Conservazione dei beni architettonici e ambientali
  • LM-11 Conservazione e Restauro dei beni culturali
  • LM-14 Filologia moderna
  • LM-15 Filologia, Letterature e Storia dell’antichità
  • LM-16 Finanza
  • LM-19 Informazione e Sistemi editoriali
  • LM-36 Lingue e letterature dell’Asia e dell’Africa
  • LM-37 Lingue e letterature moderne europee e americane
  • LM-38 Lingue moderne per la comunicazione e la cooperazione internazionale
  • LM-39 Linguistica
  • LM-43 Metodologie informatiche per le discipline umanistiche
  • LM-45 Musicologia e beni culturali
  • LM-49 Progettazione e gestione dei sistemi turistici
  • LM-52 Relazioni internazionali
  • LM-56 Scienze dell’economia
  • LM-59 Scienze della comunicazione pubblica, d’impresa e pubblicità
  • LM-62 Scienza della politica
  • LM-63 Scienze delle pubbliche amministrazioni
  • LM-64 Scienze delle religioni
  • LM-65 Scienze dello spettacolo e produzione multimediale
  • LM-76 Scienze economiche per l’ambiente e la cultura
  • LM-77 Scienze economico-aziendali
  • LM-78 Scienze filosofiche
  • LM-80 Scienze Geografiche
  • LM-81 Scienze per la cooperazione allo sviluppo
  • LM-84 Scienze storiche
  • LM-87 Servizio sociale e politiche sociali
  • LM-88 Sociologia e ricerca sociale
  • LM-89 Storia dell’arte
  • LM-90 Studi europei
  • LM-91 Tecniche e metodi per la società dell’informazione
  • LM-92 Teorie della comunicazione
  • LM-94 Traduzione specialistica e interpretariato
  • LM/DS Scienze della difesa e della sicurezza
  • LMR/02 Conservazione e restauro dei beni culturali

Durata dei tirocini

Ciascun tirocinio avrà una durata di 3 mesi, prorogabile per 1 mese, e impegnerà gli studenti a tempo pieno. È previsto inoltre il riconoscimento di 1 CFU per ciascun mese di attività effettiva. Rimane di competenza dell’Ateneo di riferimento la valutazione del tirocinio come attività formativa.

Come candidarsi

Lo studente, che risponda dei requisiti di cui sopra, dovrà presentare la propria candidatura esclusivamente per via telematica seguendo questi passaggi:

  1. Collegarsi al seguente link (clicca qui);
  2. Cliccare su “Nuova iscrizione” (clicca qui);
  3. Compilare correttamente le seguenti sezioni:
  • Dati anagrafici:
  • Curriculum vitae;
  • Curriculum universitario;
  • Candidatura comprensiva di: autocertificazione attestante la veridicità delle informazioni fornite scaricabile dalla sezione “candidatura”, lettera motivazionale, indicazione obbligatoria di due sedi di destinazione, di cui una deve essere al di fuori dell’UE.

N.B. Qualora le informazioni inserite risultassero errate, mancanti o non correttamente inserite, la candidatura sarà esclusa dalla fase di selezione. 

Dopo l’invio, la candidatura non è più modificabile.

Scadenze da ricordare

Termine entro cui presentare la candidatura: 23 febbraio 2022, ore 17:00;

Periodo di svolgimento del tirocinio: 9 maggio – 5 agosto 2022.

N.B. Il tirocinio si svolgerà a distanza, di conseguenza non sarà previsto alcun rimborso spese.

Il vincitore che intende rinunciare è tenuto a comunicare tempestivamente al referente di ateneo e al tutor della sede ospitante.

 

Elidia Trifirò 

Cobra Kai: un filo che unisce il vecchio al nuovo

«Karate Kid è un gran film! È la storia di un giovane entusiasta appassionato di karatè, i cui i sogni e le speranze lo porteranno a disputare il campionato di karate di All Valley…anche se purtroppo perde l’ultimo round con quel tipo sfigato! Ma impara una lezione importane su come accettare la sconfitta. Quando guardo Karate Kid faccio il tifo per il Karate Kid, Johnny Lawrence, appartenete al Cobra Kai». Queste sono le parole che disse il formidabile Barney Stinson, parlando dell’antagonista di Karate Kid, e – cari lettori lasciate che vi dica una cosa – aveva proprio ragione il nostro leggenda- non muovetevi- dario Barney.

Negli anni ’80 tutti facevano il tifo per il protagonista, criticando i Cobra Kay come i cattivi per eccellenza, vedendo nel film la contrapposizione tra il classico bravo ragazzo e il tipico bulletto della scuola. Dai ammettiamolo per chi tifate anche voi?

 

I due protagonisti a confronto. Fonte: Netflix

Cobra Kai è una serie tv del 2018, disponibile su Netflix dal 2020, sequel/spin-off della trilogia di The Karate Kid e allo stesso tempo un omaggio a quello che divenne un simbolo degli anni ’80. La storia è ambientata ai giorni nostri, esattamente 34 anni dopo quel fatidico scontro tra Daniel La Russo (Ralph Macchio) e Johnny Lawrence (William Zabka), che vide Johnny sconfitto e umiliato e segnò il suo declino

Il “cattivo” di All Valley adesso è un uomo di mezza età, fallito e che vive con inerzia le sue giornate, tutte uguali fra di loro. Dai primi minuti della serie possiamo notare la sofferenza nascosta nei suoi occhi (da qui si può notare la bravura dell’attore che mostra il malessere del proprio personaggio): Johnny è ancora tormentato  da quella sconfitta, ma i fan più accaniti di Karate Kid sanno che non è uno che si arrende facilmente. Infatti, col duro lavoro e quel sogno di “fanciullino” che si porta ancora dietro, aprirà un nuovo dojo (palestra) di Karate “Cobra Kai”, con un solo allievo di nome Miguel Diaz (Xolo Mariduena). Sarà proprio quest’ultimo a rinvigorire in Johnny un desiderio di rivalsa, proiettato in un primo momento verso Daniel La Russo.

Con l’avanzare del tempo, però, Johnny capirà che tutto ciò è in realtà un’occasione di riscatto personale attraverso il suo amore puro per il karate.

Johnny e Miguel in una scena della serie


Nella serie ritorna anche Daniel La Russo: non poteva mancare “il buono”, sempre dipinto come il pacifista, “figlio adottivo” del mitico maestro Myagi, e due volte campione dell’All Valley Karate, una vera celebrità. Amato e visto da tutti come l’eroe imbattibile, si farà spesso prendere dall’invidia e dalla rabbia, tanto che andrà contro Johnny per la riapertura del nuovo dojo, scadendo in gesti banali e infantili poiché accecato dalla vendetta.

Ma riavvolgiamo il nastro. Come ricorderete, Johnny dopo l’umiliante sconfitta consegna il premio al proprio avversario congratulandosi con lui e andando contro il proprio sensei (insegnante) e i compagni di karate. Perché allora tutto questo desiderio di vendetta? Ricordavamo un Daniel La Russo diverso: forse col passare degli anni si sarà dimenticato degli insegnamenti del proprio maestro, tradendo la filosofia del karate perché troppo preso dalla fama. In lui tuttavia rinascerà l’amore per il karate, un po’ grazie anche alla sua “nemesi”. Aprirà  un nuovo dojo, il “Myagi Dog”, in onore del suo maestro ormai scomparso da pochi anni.

Lo stesso legame allievo-maestro si riscontra anche nella vicenda del suo rivale Johnny, che sfoga i suoi problemi di rabbia con alcool e risse. Ma i fantasmi del suo passato non avranno la meglio, in quanto ha ancora cuciti addosso gli insegnamenti di John Kreese.

“Non esistono cattivi allievi, ma solo cattivi insegnanti.”

 

Il vecchio e il nuovo 

Questo odio tra i due ormai maestri si trasferirà nella classe dei loro allievi, creando una vera e propria faida fatta di risse e competizione, il tutto per affermare il dojo più forte.

La serie non mostra solo la “vecchia classe” anni 80, ma anche quella dei post- millenials: due generazioni completamente diverse fra di loro che andranno a creare divertenti scambi d’opinione, sorrette da espressioni come “ai miei tempi”.

Johnny con i ragazzi

Cobra Kai è una serie abbastanza fluida, che riprende i mitici anni ’80, soprattutto per coloro che sono cresciuti con capigliature eccentriche, outifit stravaganti ma sempre alla moda, e una musica che ha creato leggende. Dall’altre parte vediamo i nuovi giovani che vivono sui social e con grosse difficoltà nel comunicare con i propri genitori, perché talmente insicuri da confondere una richiesta d’aiuto con un atto di debolezza.

Il karate è il vero e proprio protagonista e come un filo unisce il vecchio col nuovo, facendo assopire le insicurezze e aprendo nuove prospettive.

                                                      Alessia Orsa 

I Concerti dell’Ateneo Messinese: al via la 32° edizione

Giunto alla sua trentaduesima edizione, dopo due anni di arresto “forzato” causa emergenza Covid-19, torna l’evento musicale “storico” di UniMe: “I Concerti dell’Ateneo Messinese”.

Si tratta di una serie di concerti che interessano tutta la cittadinanza, non soltanto l’ambiente universitario, diventando portavoce di crescita culturale oltre che di condivisione.

La stagione 2022

Sono previsti 12 appuntamenti con cadenza settimanale standard: ogni giovedì alle ore 21.

A cambiare sarà soltanto la location del primo appuntamento, quello della serata inaugurale, che avrà luogo nel moderno Auditorium Polifunzionale del Polo Papardo. I restanti appuntamenti saranno invece ospitati nell’Aula Magna del Rettorato.

La locandina della serata inaugurale – fonte:Unime.it

Il primo appuntamento del 3 febbraio 2022, ore 21, catapulterà gli spettatori direttamente negli anni ’60; saranno infatti protagonisti i The Beaters, una “Beatles Tribute Band” famosa a livello internazionale.

Possibilità di ottenere CFU

Si ricorda a tutti gli studenti UniMe che si tratta di un’iniziativa che permetterà anche il riconoscimento dei Crediti Formativi Universitari extra. Sarà sufficiente prenotarsi ed assistere ai concerti, fino ad ottenere un totale massimo di 3 CFU.

Come prenotarsi alla serata inaugurale

Sono state create due piattaforme di prenotazione per consentire sia al personale interno che all’utenza esterna di partecipare equamente agli appuntamenti.

Il link di partenza è comune alle due piattaforme ed è il seguente: https://prenota.unime.it/concerti/. Dopo di che sarà sufficiente accedere con le proprie credenziali UniMe se si fa parte dell’Ateneo, oppure indicare i propri dati e procedere con la registrazione se si tratta di utenti esterni.

La piattaforma di prenotazione – fonte: Unime.it

Ogni prenotazione consentirà di selezionare un unico posto, non è possibile prenotare più posti contemporaneamente. Per potere inserire un nuovo posto, è sufficiente ripetere la procedura.

Per la serata inaugurale è possibile prenotarsi entro e non oltre le ore 9.00 di giorno 3 febbraio, fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Regole da rispettare

Dato il periodo storico che stiamo vivendo, è bene ricordare alcune semplici regole da seguire, secondo le normative vigenti:

  • l’accesso è consentito previo possesso di Super Green Pass (avvenuta vaccinazione o guarigione da Covid-19);
  • non si potrà accedere con il semplice Green Pass ottenuto tramite esito di tampone negativo;
  • durante l’intera durata dello spettacolo è obbligatorio indossare una mascherina di tipo FFP2.

Maggiori informazioni

Per maggiori informazioni è possibile inviare una email al seguente indirizzo: concerti@unime.it

Di seguito il programma completo di tutta la stagione.

Ilenia Rocca