Bari, magistrati ed avvocati a lavoro in tenda

Il sindaco Decaro: “La città di Bari prova un sentimento di vergogna”

Da quando dieci giorni fa una relazione tecnica commissionata dall’Inail, ente proprietario dell’immobile di via Nazariantz che ha ospitato la Procura e il tribunale penale, ha rilevato le gravi criticità strutturali dell’edificio, la città si è mobilitata per trovare una soluzione d’emergenza. Nella consulenza si evidenzia che i problemi di staticità dell’edificio non consentono di continuare a sostenere l’uso intenso e i carichi di un tribunale.

Non si parla di rischio crollo in senso stretto, ma vista la criticità è stato programmato subito lo sgombero e il Comune ha sospeso l’agibilità degli edifici dando il via al trasferimento delle sedi nelle varie tende.

Le tre tende sono state allestite sabato 27 maggio dalla Protezione civile regionale.

Dalla mattinata di lunedì 28 maggio, le tre strutture ospiteranno giudici e avvocati per i rinvii dei processi ordinari, mentre le udienze con imputati detenuti e le convalide degli arresti.

In tutte e tre le tende è stato affisso un cartello, stampato su un semplice foglio bianco A4, riportante la  frase “La legge è uguale per tutti” per testimoniare l’impegno della magistratura e avvocatura anche nella situazione di emergenza.

In segno di protesta, magistrati, avvocati e cancellieri marceranno in un corteo silenzioso con le toghe sul braccio.

Nonostante le circostanze sembrano derivare da un terremoto, le calamità non sono solo quelle naturali; ma ci troviamo di fronte ad una calamità burocratica. Non si parla più di effetti sismici, ma di problemi che sono stati rimandati fin troppo a lungo.

Il sindaco Antonio Decaro, ha spiegato:

“La città di Bari prova un sentimento di vergogna. Prova vergogna nei confronti dei magistrati, degli avvocati, di tutti gli operatori e dei cittadini che attendono giustizia. È assurdo costruire edifici a pericolo crollo. Non bisognava arrivare a tanto”

Da anni sentiamo sempre le condizioni edili peggiorare ritrovandoci così davanti a disastri inconcepibili dove si deve continuare a lavorare fra smembramenti, ritardi, e spazi molto ristretti.

Ma in un paese in irreversibile declino, dove le “stranezze” sono all’ordine del giorno, nel quale poche cose funzionano decentemente, non si capisce per quale ragione dovrebbe salvarsi, tra quelle poche cose, la giustizia e lo stesso concetto di ‘diritto’.

Francesca Grasso

Forse ci siamo: L’OK di Cottarelli alla formazione di un esecutivo

Dopo il nulla di fatto dell’incontro tenuto ieri verso le 19, tra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed il premier incaricato Giuseppe Conte (con le sue relative dimissioni), stamane c’è stata la convocazione al Quirinale di Carlo Cottarelli, il quale ha dato la sua adesione (con riserva) per la formazione  di un nuovo governo che ci porterà alle prossime elezioni, presumibilmente dopo il mese di agosto. L’uomo soprannominato “Mister Spending review” ha dichiarato:

“Sono molto onorato come italiano di quest’incarico e ce la metterò tutta. Mi presenterò con un programma che in caso di fiducia includa l’approvazione della legge di bilancio e poi preveda lo scioglimento del Parlamento e elezioni nel 2019. Senza la fiduciasi andrà invece alle elezioni dopo agosto.”

L’intervento di Cottarelli si può riassumere brevemente in questi punti :

  • Tempi stretti per la squadra di governo.
  • Poi alle Camere per chiedere la fiducia.
  • Il programma, in caso di fiducia, include l’approvazione della legge di bilancio per il 2019, dopodiché il Parlamento verrebbe sciolto con elezioni a inizio 2019.
  • In assenza di fiducia il governo si dimetterebbe immediatamente e il suo principale compito sarebbe la gestione dell’ordinaria amministrazione e accompagnare il Paese a elezioni dopo il mese di agosto”.
  • Essenziale il dialogo con la Ue: assicuro gestione prudente conti pubblici.

Dopo le rassicurazioni di Cottarelli su conti pubblici e ruolo dell’Italia nella Ue, lo spead tra Btp e Bund rallenta ancora e torna sotto i 220 punti base (217).Risultati immagini per di maio e salvini

Siamo di fronte ad una crisi istituzionale mai verificatasi prima nella storia della Repubblica; e nel frattempo arriva il duro attacco di Salvini e Di Maio al Colle. Il leader di M5S parla di “scelta incomprensibile” del capo dello Stato e sottolinea il concetto di “inutilità al voto” se poi quest’ultimo viene sovvertito dalle preoccupazioni delle varie agenzie di rating e dalle lobby finanziarie. Mentre il segretario della Lega rivendica il lavoro svolto durante queste settimane per la preparazione del governo, e che con l’esclusione di Savona dalla carica di ministro dell’economia si chiama fuori, rievocando il ritorno alle urne. Di tutt’altro avviso è Matteo Renzi, il quale attacca Salvini con un tweet, spiegando che la sua decisione è solo un alibi per non governare. Il leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, arriva addirittura a parlare di “impeachment” nei confronti del presidente della Repubblica rifacendosi all’articolo 90 della Costituzione. Arrivano però le repliche confortanti del segretario del Pd Maurizio Martina e dell’ex primo ministro Paolo Gentiloni, i quali si sono mostrati solidali nei confronti delle scelte di Mattarella.

Dopo 85 giorni senza esecutivo viene rimesso tutto nelle mani dell’economista Cottarelli, sulle cui spalle gravano il compito di dare un governo al nostro Paese.

Santoro Mangeruca

Cannabis Light ufficialmente legale in Italia. Ma di cosa si tratta?

 

Una questione, quella dell’uso e consumo di marijuana, che da sempre infervora il nostro paese e lo divide in due precise fazioni: i proibizionisti, assolutamente contrari all’uso della sostanza per qualsiasi scopo, e coloro che ne rivendicano la legalizzazione sottolineandone gli effetti positivi, facendo principalmente leva sul beneficio economico che se ne ricaverebbe legalizzando e quindi togliendo questo business dalle mani del mercato nero.

Ma dopo anni di proposte di legge rifiutate, finalmente anche in Italia qualcosa si è mosso.

Il 14 gennaio 2017 entra in vigore la legge sulla possibilità di produzione e consumo di marijuana light. Fin da subito c’è stato grande investimento nel settore, numerosi growshop sono stati aperti e il fenomeno inizia rapidamente a svilupparsi; molti punti specifici della legge rimanevano però poco chiari, mantenendo sempre in allarme coltivatori, rivenditori e consumatori.

In questi giorni però, a distanza ormai di più di un anno, il Ministero dell’Agricoltura, con una circolare ha chiarito tutti i dubbi e certificato ufficialmente che d’ora in poi produrre, vendere e acquistare cannabis light in Italia è legale.

“La coltivazione della canapa è consentita senza necessità di autorizzazione, che viene richiesta invece se la pianta ha un tasso THC di oltre lo 0,2 per cento come previsto da regolamento europeo. Qualora la percentuale risulti superiore ma entro il limite dello 0,6 per cento l’agricoltore non ha alcuna responsabilità; in caso venga accertato un tasso superiore allo 0,6 per cento l’autorità giudiziaria può disporre il sequestro o la distruzione delle coltivazioni di canapa”.

Questo è ciò che la circolare emanata afferma.

Ma cos’è realmente la “marijuana light” ? Perché è consentito solamente l’utilizzo di questo tipo di canapa?

La suddetta sostanza è ricavata da infiorescenze femminili di canapa sativa ed è legale perché contiene un livello di THC tendente quasi a zero. Si mantiene quindi entro i limiti previsti dalla legge italiana.

Il THC è il principio psicoattivo della cannabis, in altre parole ciò che provoca il così comunemente detto “sballo“.

Nella versione light è invece presente un alto tasso di CBD, il cannabidiolo, principio non psicoattivo che ha, al contrario del precedente, effetti rilassanti e può essere perciò utilizzato a scopo terapeutico/curativo.

Proprio per quest’ultimo motivo, ovvero per la possibilità di essere utilizzata in ambito medico, la marijuana legale sta riscontrando successo anche tra consumatori meno giovani.

Dove si compra?

Al momento la canapa legale è commercializzata solamente da EasyJoint, un’azienda emiliana che ha deciso di investire in questo nuovo, fruttuoso business, occupandosi della distribuzione in tutta Italia.

L’ EasyJoint viene venduta in pacchetti e il prezzo varia dai €20 ai €40 ed è reperibile in tutti i growshop che trattano i prodotti di questa azienda.

Con il recente sviluppo sarà possibile trovarla anche nelle tabaccherie e nei supermercati.

Di rilievo in quest’ambito è il caso della catena di supermercati Lidl, che ha affermato di volersi occupare del commercio della canapa legale all’interno dei suoi punti vendita assicurando prezzi da discount; l’iniziativa ha già preso piede in Svizzera, chissà se arriverà anche in Italia.

 

Questo nuovo commercio prevede un grande giro d’affari, gli economisti parlano di cifre che si aggirano intorno ai 25 miliardi di euro già entro il 2025. Grandi vantaggi economici quindi per l’Italia.

Resta allora da chiedersi se questo inizio di apertura verso un argomento che tanto “spaventa” si fermerà qui o sarà solo l’inizio di un processo di legalizzazione totale, che porterà finalmente il nostro paese ad evolversi, a togliere dalle mani del mercato nero, delle mafie, uno dei più grandi commerci attuali.

Benedetta Sisinni

 

“Prima che la notte”: il ricordo di Giuseppe Fava e Giovanni Falcone

Risultati immagini per strage di capaciIl 23 Maggio del 1992 la mafia uccide il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i 3 uomini della sua scorta (Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro). Il 23 Maggio del 2018, in onore della Festa della Legalità, la Rai presenta “Prima che la notte”.

“Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini. “ Giovanni Falcone

Le idee restano, ma a Palermo è rimasta una ferita aperta. Ventisei anni dopo la strage di Capaci, oggi è il giorno del ricordo, delle celebrazioni, delle iniziative per non disperdere la memoria e gli insegnamenti di chi ha combattuto la mafia, pagando con la vita. Giovanni Falcone e l’amico e collega Paolo Borsellino, nati e cresciuti a contatto diretto con la realtà di questa regione, hanno dedicato la loro vita alla battaglia contro Cosa Nostra, diventando il simbolo di una giustizia concreta che può e deve riuscire a estirpare la radice mafiosa dal nostro Paese.

L’impegno morale del Giudice Falcone e la sua morte così violenta servono più che mai a far comprendere l’importanza della lealtà, dello Stato e della Costituzione, educarci alla legalità. È proprio in onore di questo che la Rai ricorda un’altra vittima della mafia: Giuseppe Fava.

5 Gennaio 1984, da poco sono passate le 21. Pippo esce dalla redazione del giornale e sale sulla sua Renault 5. Arrivato a destinazione non fa in tempo ad aprire lo sportello della macchina che viene freddato con cinque colpi di pistola alla nuca.

Il film racconta proprio di questo giornalista scrittore, nonché direttore del quotidiano Il Giornale del Sud e del mensile I Siciliani, e il suo “pugno di carusi”, un gruppo di ragazzi senza esperienza ma pieni di voglia di raccontare.

“Dovete raccontare quello che vedete divertendovi”

Essere dove accadono le cose, mettersi in gioco e, soprattutto, mettersi in pericolo. In un’epoca in cui il giornalismo doveva farsi spazio tra le pressioni politico-economiche e la voglia di realizzare quella libertà di stampa non ancora completamente attuata, lì ci sta Pippo Fava, non il solito film sulla storia di una morte, ma la storia di una vita .

Frutto di una coproduzione Rai Fiction – IIF, prodotto da Fulvio e Paola Lucisano e scritto da Claudio Fava, Michele Gambino, Monica Zapelli e lo stesso Daniele Vicari, “Prima che la notte” è tratto dall’omonima opera letteraria di Claudio Fava e Michele Gambino (Baldini & Castoldi).

Ancora una volta, come ogni anno ormai da quel fatidico Maggio del 1992, ci ritroviamo a parlare di legalità, giustizia, lotta alla mafia, e non dobbiamo mai stancarci di farlo. Non dobbiamo mai smettere di denunciare, di andare contro la volontà di quelli che si sentono grandi, ma in realtà sono più piccoli degli insetti, non dobbiamo avere paura di farlo, perchè:

“Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola.”

 

Serena Votano

Stati Uniti, sparatoria a Santa Fe

Ancora tanta violenza nelle città, ma la situazione non cambia

L’ennesima sparatoria è avvenuta a Santa Fe, in Texas e, come molte altre volte a sparare è stato uno studente, questa volta un ragazzo di 17 anni.

Fin da inizio anno negli Stati uniti si sono verificati molteplici episodi nei paraggi o all’interno di aree scolastiche. In totale, secondo i dati di Everytown for Gun Safety, le armi da fuoco sono state usate già almeno 22 volte, tra cui anche due casi di suicidio.

L’ultimo caso riportato è avvenuto il 19 maggio; colpi di arma da fuoco sono stati sparati all’interno di una scuola superiore, un ragazzo armato avrebbe fatto irruzione nell’edificio e avrebbe aperto il fuoco. Secondo i media locali, gli spari sarebbero iniziati cinque minuti dopo un’esercitazione anti sparatoria.

Nel giro di pochi minuti numerose ambulanze ed elicotteri hanno prestato soccorso; mentre le forze di polizia hanno circondato l’edificio e hanno perquisito gli alunni che erano riusciti a salvarsi scappando.

A rendere ancora più sconcertante il massacro è stata la scoperta nella scuola e nel campus di vari ordigni esplosivi artigianali, tra cui tubi bomba.

Le ripetute tragedie hanno suscitato reazioni contrastanti dividendo in due il popolo americano. Da una parte ci sono i cittadini che chiedono leggi più severe sulla vendita e sulla proprietà delle armi da fuoco, mentre altri, sollecitano la presenza di più guardie armate nelle scuole, o si battono per rendere più facile per gli insegnanti poter portare con sé un’arma.

Indipendentemente dalle idee del popolo americano, secondo gli esperti, i pericoli che bambini e adolescenti corrono per via delle armi, oggi sempre più vendute anche ai giovani, rimangono elevati.Anche il presidente Trump ha espresso le sue idee attraverso dei tweet  promettendo di trovare una soluzione.

Una situazione affine sta avvenendo nel nostro Paese, a Napoli.

Si sa, i luoghi comuni su Napoli sono tanti e non mancano battute sulla legalità cittadina.

Dalla famosa sparatoria di novembre ai baretti, l’amministrazione comunale ha messo in campo sei ordinanze per rendere vivibili e tranquille le notti napoletane avendo come obiettivi la legalità nelle strade evitando ai cittadini la paura di girare dopo una certa ora.

Ordinanze di buone intenzioni ma che all’atto pratico non vengono rispettate.

                                                                                                                   Francesca Grasso

 

Harry e Meghan sposi, il matrimonio dell’anno dei reali di Windsor

Risultati immagini per harry e meghanSabato 19 maggio si sono tenute a Windsor le nozze del principe Harry e dell’attrice americana Meghan Markle. Ora sono il duca e la duchessa di Sussex. La neosposa al ricevimento ha indossato un anello appartenuto a Lady Diana: una acquamarina in tinta con il baby blue della suola delle scarpe. Meghan ha così onorato anche la tradizione americana di indossare qualcosa di blu quando ci si sposa. Successivamente l’ex l’attrice ha cambiato abito per la cerimonia, vestendo uno smanicato con taglio all’americana della stilista Stella McCartney.

Questo lieto evento ha proiettato direttamente nel futuro Buckingham Palace; di fatti il royal wedding è stato un mix di tradizione britannica – vedi l’abito bianco della sposa, le damigelle, i voti e l’inno nazionale – ma anche una cerimonia molto diversa da tutte le altre: molti gli elementi della cultura afro-americana – dal coro gospel che ha intonato Stand by me al sermone del vescovo afroamericano Michael Curry ispirato alle parole di Martin Luther King.

Protagonista indiscussa Meghan, la quale ha rotto gli schemi decidendo di entrare in chiesa da sola dopo che il padre ha dovuto rinunciare ad accompagnarla. Le strade attorno al castello di Windsor hanno iniziato a riempirsi dal giorno precedente. Migliaia di persone si sono accampate sui lati del Long Walk per assicurarsi un posto in prima fila (alla fine saranno in centomila). Nella cappella di St. George nel corso della mattinata sono arrivati gli oltre 600 ospiti dei nuovi duchi del Sussex, titolo concesso dalla regina poche ore prima delle nozze. La sposa (come sopracitato) ha fatto il suo ingresso da sola, accompagnata da paggetti e damigelle d’onore. Ad attenderla per gli ultimi passi fino all’altare c’era, come annunciato, il padre dello sposo. Il picco di emozione si è toccato quando gli sposi hanno pronunciato il fatidico sì; il principe Harry, molto tranquillo fino a quel momento, è apparso visibilmente emozionato salvo poi sussurrare a Meghan “sei meravigliosa”.Risultati immagini per harry e meghan

Tanti, inoltre, gli ospiti illustri presenti alla cerimonia, dal famoso calciatore inglese David Beckham con la moglie Victoria, all’attore George Clooney che, con la moglie Amal Alamuddin, è stato bloccato per una decina di minuti fuori dalla sala del ricevimento perchè non riconosciuto dalle guardie; passando anche per Elton John, Serena Williams, James Blunt e molti altri ancora.Risultati immagini per ospiti matrimonio harry e meghan

Tra le innovazioni anche il discorso della nuova duchessa di Sussex, che si è svolto nel corso del secondo ricevimento, per 200 invitati, organizzato dal principe Carlo a Frogmore House. La festa però ha coinvolto tutta la Gran Bretagna. Centinaia di celebrazioni pubbliche si sono svolte in tutte le città, in un Paese diviso sulla Brexit e in preda ai dubbi sul futuro, che per un giorno si è concesso di partecipare a una favola, quella dei suoi principi.

Santoro Mangeruca

La meraviglia di essere UNICO

Sono aggettivi che si rincorrono, che sembrano non bastare mai, che non riescono ad abbracciare la grandezza di chi si racconta. Partendo dal titolo, fino alla fine (per rimanere in tema). Che poi essere Unici, Gigi, è una cosa bella ti incastra nella storia, passando dalla leggenda per diventare mito. E a pensarci bene è numero, e simbolo di una vita che diventa verbo, parola, aggettivo appunto. Il numero Uno, UNICO insomma. Lasci un impronta vera, reale su chi per tanti anni ti ha ammirato, vissuto, giocato, commentato per te e con te Gigi.

Un cammino che va a braccetto con emozioni travolgenti, ti rapiscono e non puoi far niente. Di Buffon e su Buffon, si è scritto tanto, tantissimo, sarebbe inutile o riduttivo soffermarsi sul piano tecnico, no non oggi almeno. Perchè ci sono giorni diversi da altri, la senti nell’aria che l’atmosfera è speciale. Tutti allo stadio oggi sapevano, avevano la netta consapevolezza che sarebbe stato un giorno da consegnare all’album dei ricordi più belli. Il pomeriggio del Capitano è un climax di emozioni, euforia e gioia quando il classico riscaldamento pre partita, scalda muscoli e cuori di un popolo lì ad aspettare solo lui. Tristezza e commozione quando l’inesorabile orologio del tempo recita la parola fine. E il cielo di Torino quasi come fosse pronto ad accompagnarlo, il sole di inizio partita lascia spazio alle nuvole, poi pioggia anzi, lacrime.

Il pianto di un simbolo e di tutti, adulti invecchiati con lui, bimbi troppo piccoli ancora per smettere di volare con il loro superoe preferito. Il pianto di un popolo. Gigi e la sua gente, vicini oggi più che mai, stretti in abbracci da mani forti e occhi lucidi. La partita non conta più (non contava nemmeno prima) si deve andare oltre. Oggi non si parla di campo, le questioni tecniche adesso non servono, ora emergono valori e sentimenti di un campione, un esempio, un Uomo. Un uomo vero, onesto, senza filtri, Super Man in campo, Clark Kent fuori, senza maschera appunto, e forse anche per questo non sempre impeccabile fuori dal campo.

Ha unito e diviso senza scendere a patti con ipocrisie o scorciatoie. No, sono roba spicciola per chi vincente ci è nato. Fragile anche, nelle sue imperfezioni, alle prese con un carattere da prima fila, ma che tradiva alla fine sorrisi genuini. Il valore della grandezza di gesti, frasi o persone lo si percepisce in momenti come questi, sono gli addii che ti fanno apprezzare la fortuna che hai avuto fino a quell’istante. Gigi ha chiuso la porta come spesso ha fatto con gli avversari, sbattendogliela in faccia. Stavolta no, stavolta in silenzio senza far rumore, con tutta la cura e l’amore del mondo. Chiude la porta più bella, quella dei sogni, quella di casa sua. Buffon e la Juventus, la Juventus e Buffon, congiunzione che nasce spontanea, ma anche verbo scontato. Buffon è la Juventus, la Juventus è Buffon. Il domani non si sa cosa scriverà, ma non importa a nessuno adesso. E allora non resta che restare in silenzio, perchè potrei non fermarmi mai, perchè è il cuore a dettare. Sono certo che un pò tutti, anche chi non vive di calcio, si sentirà un pò più vecchio o magari cambiato. Perchè è una pagina di vita che si chiude, ma che consegna ricordi e istantanee per sempre.

Come il primo nome su un banco, quando è tempo di disegnare una formazione ideale. O il primo nome, quando si vola da uno zaino all’altro in cortile. “BUFFON“. Un album senza più una delle sue figurine più belle. 6.111 giorni, 22 titoli, 17 anni. Sono tanti, troppi, si potrebbe e dovrebbe scrivere per ore, ma alla fine sono solo parole, aggettivi che si rincorrono. Grazie Gigi, grazie per sempre. Che poi essere Unici è una cosa bella.

Roberto Terranova

Sciopero dei Docenti Universitari. Davvero necessario?

La protesta degli studenti. L’UDU all’Associazione di Garanzia: “Un messaggio al futuro governo!”

Sono più di 7mila i professori universitari che aderiranno allo sciopero indetto dal 1 giugno, che sta mettendo a rischio un intero appello della sessione estiva 2018.
Le ragioni di questo nuovo sciopero? I docenti chiedono che venga rivisto, da chi di dovere, il sistema degli scatti di stipendio e altre rivendicazioni generiche sul sistema universitario.

Ragioni sacrosante se tutto ciò non andasse però a danneggiare solamente gli studenti:

“Il governo non è ancora stato creato, la situazione politica è instabile, difficilmente gli insegnanti potrebbero ottenere da questo sciopero un riscontro positivo in tempi brevi, al contrario, gli studenti ne risentiranno istantaneamente.”

Sono queste le ragioni che gli studenti hanno avanzato. L’Udu, l’Unione degli Universitari, ha richiesto l’aiuto dell’ Autorità di Garanzia sugli scioperi affinché i professori vengano invitati a sospendere lo sciopero e nel frattempo hanno lanciato una foto-petizione in cui ribadiscono i danni che questo sciopero causerà sulla loro pelle.

Non resta che sperare quindi in uno stop da parte dell’ Autorità di Garanzia, ma se ciò non dovesse avvenire i docenti restano fermi sulle loro posizioni e affermano: “Scioperiamo lo stesso per mandare un messaggio al futuro Governo in vista della prossima manovra”.

Va ricordato che nella scorsa sessione autunnale, un primo sciopero aveva già coinvolto gran parte dei docenti di tutte le università italiane. Sciopero con scarso esito e ancora una volta a scapito degli studenti.

Benedetta Sisinni

Coraggio e libertà di informazione. Ricordo di Peppino Impastato

Quaranta anni dopo il sole ricopre la campagna brulla che circonda il casolare alle porte di Cinisi. In quello stesso spazio in cui, nella solitudine, si compì la tragica mattanza per mano dei sicari di Cosa Nostra, ieri si è riversata una moltitudine di ragazzi e studenti provenienti da tutte le parti di Italia che ha portato con sé striscioni colorati e intonato canzoni per ricordarlo.

Speaker alla radio, giornalista, nonchè militante di Democrazia Proletaria, Peppino Impastato pagò con la vita, ad appena 30 anni, la sua ostinata volontà di eliminare il velo di omertà in cui viveva. Con Danilo Sulis, impegnato oggi nell’associazione Rete 100 Passi e nell’omonima webradio, fondò negli anni ‘70 il Circolo Musica e Cultura, che si trasformò rapidamente in un punto di incontro per tutto il circondario. A questo progetto seguì l’idea di aprire le porte anche ad altri temi di interesse sociale e civile; presero quindi le mosse il collettivo femminile e quello antinucleare, mentre Radio Aut iniziò a trasmettere in FM da Terrasini la rubrica satirica Onda Pazza.

Al presidio al casolare, nel giorno della sua uccisione, ci sono gli amici di un tempo, come Faro Sclafani, c’è Umberto Santino, fondatore del centro Impastato; i volontari di varie associazioni, e l’auto bianca di Peppino, un simbolo al pari della Renault 4 in cui venne ritrovato il corpo di Aldo Moro, qualche ora dopo, in via Caetani a Roma. Giovanni Impastato, il fratello, nel sostenere la necessità di passare ormai il testimone della memoria alle giovani generazioni, sottolinea:

 “vogliamo coinvolgere la Meglio Gioventù con l’impegno, ma anche con l’aggregazione”

Durante il pomeriggio le celebrazioni sono proseguite con un corteo, dove era presente Giovanna Camusso e, tra gli altri, il gruppo 44 di Amnesty International, le Agende Rosse di Salvatore Borsellino e Legambiente, per fare da ponte tra la sede della radio a Terrasini e Casa memoria Felicia e Peppino Impastato a Cinisi, distante cento passi dalla casa di Badalamenti, bene confiscato alla mafia dove sono state poste le attrezzature della radio che trasmette oggi sul web. In serata c’è stato infine un collegamento con la famiglia Regeni.  Luisa Impastato, nipote di Peppino, ha messo in evidenza il legame ideale tra i due giovani, morti entrambi per una causa di verità. Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera in un suo discorso ha parlato soprattutto di giovani e desiderio di legalità:

“combattere la mafia dissacrandola, questa è stata la grande intuizione di Peppino Impastato. Invece di abbassare la testa al potere corrotto, insieme agli altri ragazzi alzavano il volume della radio. Oggi c’è bisogno di Onda Pazza, oggi c’è bisogno di più coraggio, più impegno. Il nome di Impastato significa per noi giustizia, bellezza, sogno, libertà. ”

Il casolare, con la collaborazione del Centro Regionale per l’Inventariazione, la Catalogazione e la Documentazione dell’assessorato regionale ai Beni culturali e il Comune di Cinisi, resterà aperto fino a venerdì sera, quando si terrà la pièce teatrale “Lamentu per la morte di Peppino Impastato”.

 

                                                                                                                                                     Eulalia Cambria 

                                                                                                              Ph: Vanessa Rosano e Liliana Blanda

L’ influenza dell’OPEC sull’economia mondiale

E’ ormai evidente agli occhi di tutti come la nostra società, da oltre mezzo secolo a questa parte, sia diventata prevalentemente consumista. Lo si vede fondamentalmente da questo forte attaccamento al denaro, questa famigerata arma che adesso può tranquillamente far acquisire un enorme potere a tutti coloro che ne hanno in grandi quantità permettendogli di prendere le redini di una vasta porzione societaria e strutturarla a proprio piacimento. Riassumendo la forma è abbastanza semplice, denaro uguale potere, il potere di manipolare a proprio piacimento tutto ciò di cui ci si può interessare.

Ne può essere un forte esempio l’OPEC ( Organization of the Petroleum Exporting Countries ), una potente organizzazione creatasi negli anni 60 dai maggiori paesi produttori ed esportatori al mondo di petrolio. Ad oggi questa organizzazione conta 13 paesi membri fra i quali troviamo alcuni fra gli esponenti più ricchi e potenti sotto il punto di vista delle risorse come l’Arabia Saudita, l’Iran, l’Iraq, la Libia, il Venezuela, gli Emirati Arabi Uniti, il Qatar e il Kuwait. Tutti questi sono dei paesi molto ricchi sotto il punto di vista del business petrolifero, ma la loro storia non è sempre stata proporzionata.

Come prima specificato l’OPEC nasceva negli anni 60 con lo scopo prevalentemente di creare dei veri e propri cartelli economici in grado di poter, innanzi tutto, coordinare l’azione di produzione ed esportazione di petrolio di tutti questi paesi membro, e in secondo luogo di andare a creare un modello di mercato che ruotasse intorno al buisiness del petrolio al fine di farlo diventare il punto di riferimento su scala mondiale. La situazione e il ruolo dell’OPEC cambiò invece in maniera repentina a partire già dagli anni 70, in particolar modo dal 1973, l’anno caratterizzato dalla guerra nel Kippur. Durante questo conflitto quest’organizzazione si schierò fortemente contro lo stato di Israele e soprattutto contro tutti quegli altri stati che lo avrebbero sostenuto nel conflitto come il Portogallo, gli USA e il Sud Africa. La reazione fu durissima, l’OPEC introdusse contro questi sostenitori un embargo che fece alzare drasticamente il prezzo al barile del petrolio fino ad arrivare nel 1975 dove il prezzo di quest’ultimo salì alle stelle toccando una cifra pari ai 9$ al barile causando un forte shock petrolifero che fece tremare ai tempi l’economia di tutti quei paesi. In epoca più recente la politica economica attuata dall’OPEC continua ad essere si soddisfacente ma in quest’ultimo periodo si è inserita all’interno del mercato uno spietato concorrente rappresentato dagli USA che già negli ultimi 10 anni sta fortemente primeggiando all’interno di questo tipo di mercato.

Davide Di Perna