Cateno De Luca in maschera. “La casa di Carta” a Messina

Un travestimento atto a promuovere la città, quello del sindaco di Messina, Cateno De Luca, il quale lunedì 23 si era presentato al blitz nella villa Quasimodo indossando una tuta rossa e la maschera di Salvador Dalì, come i personaggi della serie tv spagnola “La casa di carta”.

 

normanno.com

 

Lo stesso sindaco aveva poi condiviso su Facebook alcune foto dove, ancora nei panni di ‘ladro’ controllava l’andamento dei lavori del cantiere presente lì nella villa da qualche giorno. Gesto che aveva suscitato stupore e non poche critiche.

 

strettoweb.com

 

 

Oggi il primo cittadino è volato a Roma dove, ospite de “I Fatti Vostri”, in onda su Rai 2, ha spiegato il vero motivo del curioso travestimento.

De Luca ha infatti prestato il suo volto per un videoclip musicale dal titolo “Messina Hora cero” ad opera della band messinese “Lucky Strike Quartet”, che lo ha realizzato secondo lo stile della fortunata serie.

“Ci siamo mascherati per valorizzare Messina. Sono stato al loro gioco, sia per promuovere l’immagine della città sia per sostenere quattro giovani che hanno alle spalle una bella storia, giovani che rappresentano il presente e il futuro di Messina”.

 

normanno.com

 

 

 

Così ha parlato il sindaco messinese durante la trasmissione condotta da Giancarlo Magalli; presenti con lui in studio anche i quattro giovani artisti Alessio Pagano, Emanuele Feudale, Carlo Briguglio e Gabriele Ruggeri.

 

 

Benedetta Sisinni

Il Mish Mash stupisce concludendo in piena regola

Dopo il primo giorno di festival in cui la gente si accalcava per poter sentire i Pinguini Tattici Nucleari, gli ultimi due giorni si rivelano comunque intensi e altrettanto interessanti.

Il 13 agosto alle ore 18:30 la fila dietro le porte del Castello di Milazzo aspetta il secondo giorno del Mish Mash. L’attesa è lunga, ma ci regala l’avvistamento dell’artista Nitro mentre si allontana dal luogo dell’evento dopo le ultime prove generali.

©Marina Fulco – Tropea, Mish Mash Festival 2019

Il primo nome della giornata è rappresentato dai Tropea. Artisti provenienti da Milano, suonano un genere che spazia dal dream pop ricordando il nostro gruppo siciliano Veivecura, fino ad accenni alla musica elettronica e rock. Presentano un concerto che stupisce il pubblico, in cui il cantante, dopo essersi tolto la maglietta, si è letteralmente lanciato sul pubblico intonando brani di artisti del passato. Le ultime canzoni sono eseguite con il sassofono con parecchio virtuosismo pari al talento dei suoi musicisti.

©Marina Fulco – Eugenio Cesaro degli Eugenio in via di gioia, Mish Mash Festival 2019

Poi è il turno di Eugenio in via di gioia. A presenziare tra il pubblico gente proveniente da ogni parte della Sicilia e non solo. Cantano diversi brani, dai più vecchi a quelli più nuovi, presenti nell’ultimo album. Gli ultimi sono quelli più famosi e che fanno cantare tutti a squarciagola. Eugenio Cesaro, frontman e chitarrista della band, ci intrattiene con pieno entusiasmo e sana ironia. Il resto del gruppo lo appoggia e sostiene. Per non parlare del loro rituale riguardo al cubo di Rubik: invitano chiunque lo possedesse a salire sul palco e sfidarsi tra loro per completare la combinazione del cubo. Tutti i brani sono preceduti da una piccola presentazione la quale ci tiene incollati al palco per guardarli tutto il tempo senza sosta. È un concerto intenso, e loro sono felicissimi di essere in Sicilia. A fine concerto si rendono disponibili ai fan per foto e firme.

©Marina Fulco – Nitro, Mish Mash Festival 2019

Ma l’artista più acclamato e atteso della serata è Nitro: cantante rap e hip hop vicentino. Le canzoni sono intervellate da pause in cui ne approfitta per rilassare le corde vocali e riprendere fiato, ma anche per discutere dei suoi pensieri. Tutte le sue parole stupiscono e gli rendono valore. Prima di tutto per l’estrema importanza che attribuisce alla musica, al dj che sta dietro di lui spiegando cosa significa esserlo, e alla necessità di non creare troppa competizione tra vari gruppi e generi musicali. Il suo concerto è uno di quelli che rimarrà nella memoria di molti anche perché prospetta una strada solo in salita. Dietro a ogni brano traspare il suo grande impegno a mantenere vivi i suoi ideali e princìpi, nonostante la pressione discografica che purtroppo hanno tutti gli artisti.

©Marina Fulco – Andrea Pulcini dei Canarie, Mish Mash Festival 2019

Il 14 agosto invece i cancelli aprono alle 19:30 e il tempo non sembra essere dei migliori. Nuvole grigie coprono il cielo e l’odore della pioggia si fa sentire. Non c’è molta gente che aspetta di entrare, anzi, il pubblico arriva ben oltre le 21:00 e i Canarie iniziano a suonare con poche presenze sotto il palco.

I brani proposti sono calmi, salvo due o tre più rock e la cover di Summer on a solitary beach di Battiato. Diverse canzoni parlano del mare, addirittura ce n’è una su Stromboli.

©Marina Fulco – Adriano Viterbini degli I Hate My Village, Mish Mash Festival 2019

Poi è il turno degli I Hate my Village, e dalle 22:00 il palco si riempie di riff e distorsioni potenti con i musicisti Adriano Viterbini, fondatore e chitarrista (Bud Spencer Explosion), Fabio Rondanini per la batteria (Afterhours e Calibro 35), Marco Fesolo al basso (Jennifer Gentle) e alla chitarra e voce Alberto Ferrari (Verdena). Non molto conosciuti al grande pubblico se non per aver fatto parte di altre band. Sono tutti ottimi artisti ed è un onore sentirli suonare. Si esibiscono sulle note del loro album e in più ci deliziano con una cover di Micheal Jackson e per chiudere con una potente jam.

A partire dalle 23:00 il pubblico cambia target con presenze di età più avanzata, ma sono presenti anche molti giovani, tutti in attesa dell’entrata di Nada, che arriva a mezzanotte scoccata.

Le note di Una pioggia di sale ci ricordano il meteo di questa giornata non perfetta, e Luna in piena suonata con la luna piena in cielo rimarca il parallelismo con la serata.

Nada ci racconta della sua vita, regalandoci un po’ della sua esperienza che la rende la grande artista che è. Parla di sua madre alla quale ha dedicato molti suoi brani. È ancora un’artista che si mantiene in forma e che rivela delle sue parti nuove e più moderne. 

Il pubblico chiama il bis, così canta tre canzoni, due delle quali sono le sue più famose e conosciute: Amore disperato e Che freddo fa.

©Marina Fulco – Nada, Mish Mash Festival 2019

Per finire la serata si sposta al monastero dove ad attendere il pubblico c’è il dj set a chiudere il festival, dando così inizio al ferragosto.

Complessivamente il festival si è dimostrato valere il suo prezzo. Molti gruppi hanno calcato questo palco in questi giorni, il bilancio di presenze è positivo, registrando tantissimi giovani unitamente a persone di tutte le età e provenienze, che hanno varcato le porte del castello e della città di Milazzo assaporandone la cultura, storia e tradizione. Molti di loro hanno avuto la possibilità di entrare in contatto con gli artisti conoscendone il backstage. L’occasione di avere diversi artisti durante le varie giornate ci ha dato la possibilità di scoprirne la musica. Ci ha trasmesso la voglia di approfondire e riascoltarla a casa, magari acquistando il CD o il vinile presente nello stand merchandise.

Il festival si conferma una forte attrattiva che nel tempo può essere fonte di incremento economico per il nostro paese, che nonostante le mille difficoltà, continua a regalare bellezza.

 

Marina Fulco

Mish Mash day 1: Milazzo fa sciogliere anche i Pinguini

Dopo il Welcome Day, il Mish Mash entra nel vivo, anche se un po’ in ritardo, con l’apertura dei cancelli che slitta di un’ora rispetto al previsto. Poco male, se l’attesa è addolcita dal panorama mozzafiato e da una luna quasi piena che illumina il Golfo di Milazzo.

Day 1 – Mish Mash Festival 2019

A confermare queste impressioni sono stati anche i rovere, la band bolognese prima ad esibirsi che ha definito il Castello di Milazzo: <<per pubblico e location il miglior posto dove abbiamo mai suonato>>.

rovere – Day 1

Il programma di giornata è consistente per perdersi in chiacchiere ed in fondo lo spettacolo è cominciato come previsto alle 22 in punto con l’ingresso dei membri della band apripista sulle note di “Caccia militare” tratta dal loro primo ed unico album (ci hanno assicurato fino ad ora) disponibile anche in mogano.

Risultati immagini per disponibile anche in mogano

E se per qualcuno l’utilizzo del minuscolo nei confronti di questi artisti può sembrare poco professionale da parte nostra, i veri fan sanno che è la loro caratteristica. Tutto il contrario è stato invece l’entusiasmo che si respirava tra il pubblico, vista la prestazione che è stata MAIUSCOLA!

Lorenzo Stivani (Stiva dei rovere) ed Emanuele (UVM) – Day 1

Si sono destreggiati tra una canzone e l’altra (regalando anche un inedito), sempre coinvolgendo il pubblico ed omaggiando – oltre alla location – anche un’altra perla del nostro territorio: hanno invitato il pubblico ad urlare “arancino” con tanto di instagram stories-sfida con l’arancina del concerto precedente ad Alcamo (ne saremo usciti sicuramente vincitori).

dal profilo instragram dei rovere (@rovereband)

Insomma, possiamo affermarlo con certezza: il perfetto inizio in previsione degli ospiti più attesi della serata, i Pinguini Tattici Nucleari. In fondo erano loro il “pezzo mancante” per una perfetta notte, non a caso la prima canzone è stata proprio “Tetris” tratta da Gioventù brucata.

Pinguini Tattici Nucleari – Day 1

Hype a mille per la loro esibizione, anche se loro stessi affermano di esserne fuori, ed ampio spazio dedicato al disco che li ha resi più famosi: Fuori dell’Hype (2019). Le aspettative non sono state deluse: tutto il pubblico ha accompagnato gli artisti durante tutte le canzoni, dalle più datate “Cancelleria” (da Il Re è Nudo, 2014) fino alle più recenti “Verdura” e “Lake Washington Boulevard”, tratte dall’ultimo album.

Degno di nota lo spirito di Riccardo, il frontman che riesce a spiegare il significato di ogni canzone senza annoiare il pubblico grazie al suo carattere dirompente ed esuberante.

©Marina Fulco – Riccardo Zanotti (Pinguini Tattici Nucleari) – Day 1

Dopo che tutti i componenti avevano già lasciato il palco, in attesa del successivo artista, sono rimasti ancora per un ultimo pezzo: non hanno potuto non accontentare i tanti fan che chiedevano a gran voce “Irene”. Detto fatto, così i Pinguini salutano Milazzo.

Emanuele (UVM) e Pippo Sowlo – Day 1

La serata continua, con qualche spettatore in meno, accogliendo Pippo Sowlo, artista emergente della scena trap romana, che ha basato la sua carriera – un solo album e qualche singolo – sulla parodia di altri artisti e di sé stesso. Il suo stile presenta forti influenze da temi di attualità trattati sempre e rigorosamente in chiave black humor.

©Marina Fulco – Pippo Sowlo – Day 1

La più orecchiabile è però “Sirvia” (da Ok Computer Però Trap), chiara parodia delle canzoni tipo di Carl Brave. Nonostante la folla fosse diminuita, non mancavano i fedelissimi del cantante e lui non si è risparmiato in battute ed autoironia, fermandosi dopo la sua esibizione proprio sotto il palco.

il Dj @ciaosplendore – Day 1

Dulcis in fundo il Dj Splendore (il quale vanta tra l’altro collaborazioni con artisti del calibro di Cosmo). Lieta sorpresa del festival, ha animato per circa 2 ore in maniera veramente piacevole con un sound techno leggero, che ha ripopolato fino a notte fonda il sottopalco. L’essere in ritardo sulla scaletta non è per nulla pesato ed allo stesso tempo lui non si è risparmiato.

Bilancio finale: festival variegato e divertente, con artisti giovani e frizzanti che hanno saputo non solo suonare, ma anche intrattenere interagendo con i numerosi accorsi, facendo assumere al festival le sembianze di un vero e proprio show.

©Marina Fulco – Day 1

Esperienza sicuramente da rifare!

Claudia Di Mento ed Emanuele Chiara

Indiegeno fest: free days e il secret artist inaspettato

Dopo il 4 agosto l’Indiegeno fest ha proseguito, continuando a intrattenere il pubblico. Il centro storico di Patti si è illuminato durante la giornata del 6 agosto. A partire dalle ore 21 si sono esibiti vari gruppi e cantautori per poi dare spazio al primo nome: Mustrow.

Romano con un’energia da vendere, presenta influenze blues mescolate a un alternative rock degli anni 90. Coinvolgente, si muove continuamente fino a sdraiarsi sul palco. Dimostra una potenza vocale non indifferente, ma ha ricevuto scarsa partecipazione del pubblico che forse non era pronto a farsi coinvolgere.

Successivamente tocca a Black Snake Moan. Capellone romano sullo stile hippie, meno coinvolgente rispetto al primo ma un ottimo musicista. Suona contemporaneamente chitarra insieme a grancassa e charleston, presenta un suono fortemente americano con sonorità desertiche e psych.

Infine l’atteso e amato artista palermitano Alessio Bondì, il quale fa aumentare le presenze e il coinvolgimento. La serata ci dice che siamo ancora un popolo che tiene alla propria cultura e difficilmente si lascia trasportare da un genere straniero.

Il giorno successivo, il 7 agosto a partire dalle ore 19, è il momento tanto atteso del Secret Artist e le aspettative sono alte. Si parla di Max Gazzè, altri dicono di aver visto Albano. Ma nessuno si aspettava l’entrata di Luca Barbarossa che lascia il pubblico dopo un’ora di concerto. Nonostante ciò, si registrano moltissime presenze anche per la suggestiva ambientazione dei laghetti di Marinello.

Foto e articolo a cura di Marina Fulco

 

Fulminacci e la nuova era del cantautorato – intervista per UniVersoMe

©GiuliaGreco – Fulminacci, Indiegeno Fest 2019

Fulminacci, nome d’arte di Filippo Uttinacci, è entrato a gamba tesa nella scena indie-pop – genere ridefinito come it-pop – con il suo primo album “La Vita Veramente”, rilasciato nell’aprile 2019 sotto la label Maciste Dischi. È definito da rockol.it la luce in fondo al tunnel del cantautorato italiano. Ed effettivamente anche per noi di UniVersoMe è così.

Da sinistra: Antonio, Fulminacci, Giulia – Indiegeno Fest 2019

Classe 1997, romano doc, non dimostra affatto la giovane età. I suoi testi e la sua musica godono di una piacevole complessità stilistica, che non lo allontana dal pop, ma ne aumenta la ricchezza. Ci ha rapiti sin dalle prime note ascoltate quando ha pubblicato i due singoli “Borghese in Borghese” e “La Vita Veramente” ma il disco ha sorpreso tutti per la grande varietà stilistica (lui stesso definisce l’album quasi “schizofrenico”) presente in esso: ogni brano sembra a se stante ma al contempo coerente perchè sincero. La poesia è tanta, l’emozione che riesce a trasmettere, dal palco soprattutto, anche. Siamo riusciti a scambiare quattro chiacchiere con lui all’Indiegeno Fest, che lo ha visto sul palco il 2 agosto insieme a Clavdio, i Canova e Franco126. 

©GiuliaGreco – Fulminacci, Indiegeno Fest 2019

Cos’è che ti ha spinto, ad un certo punto, a buttarti nel mondo della musica? O meglio, qual è stata quella miccia che ha acceso in te la voglia di iniziare, di incidere la prima canzone?

Fondamentalmente il fatto di stare parecchio da solo in determinati periodi. Questo mi ha invogliato molto a scrivere, di “dire” quello che non dici. Poi piano piano ho superato anche il problema della timidezza e quindi ho iniziato a far sentire ciò che avevo scritto. Mi sono sfogato, nei confronti di me stesso principalmente.

E come nasce, poi, il brano finale?

Scrivo io stesso l’arrangiamento. Registro qualche prova e poi lavoro con due produttori, Federico Nardelli e Giordano Colombo. Con loro, in studio, mettiamo a punto il brano e viene tutto fantastico.

Sei molto giovane e siamo certi che di strada ne farai, e tanta. Cosa vedi nel tuo domani?

Non so cosa vedo, ma so cosa voglio. E ciò che voglio è fare sempre musica onesta e sincera, perché solo quando quel che si canta viene da dentro, sarà sicuramente musica bella e potrà funzionare. Più che altro io mi sentirò fedele al mio rapporto con la musica e con il pubblico. 

Che dire, il down che ci ha colpiti negli ultimi anni si è ripreso proprio nel decennio duemila – duemiladieci “sfornando” un artista di altri tempi, che con la sua chitarra accarezza le speranze di un animo vintage. 

E se ancora non lo conoscete, cliccate qui:

 

 

 

Giulia Greco, Antonio Nuccio 

MISH MASH FESTIVAL – prezzi ed artisti della 4° edizione 2019

L’estate negli ultimi anni è diventata sinonimo di… concerti! Eh si abbiamo la gioia di poter vivere tanti festival musicali (pazzeschi!!) vicinissimi alla nostra posizione insulare. Messina e provincia e le istituzioni hanno iniziato a cooperare, e a noi pischelletti che creiamo ancora playlist o, piacere per pochi, masterizziamo CD, i concerti sono boccate d’aria fresca.
Proprio a poco meno di 40 km dalla città dello Stretto, a Milazzo si svolge il Mish Mash Festival giunto alla sua quarta edizione. L’11, 12, 13 e 14 agosto presso il Complesso Monumentale di Milazzo (Messina) la musica e l’arte faranno da padrone.

 

Main Stage ©MishMash2018 – MYSS KETA

Sui palchi del Mish Mash Festival si terranno i concerti, le isole Lipari e il Mediterraneo a fare da Skenè. Senza limiti di genere, stili e tendenze il Mish Mash attraversa le produzioni musicali più nuove e interessanti, italiane e internazionali, delle culture indie, hip-hop, elettronica, rock, funk, underground. Nei luoghi della cittadella fortificata troveranno poi gli spazi in cui esprimersi i più eterogenei tra gli artisti in live set, installazioni, visual, performance di danza.

Anche quest’anno viene confermato il Welcome Day, la serata di benvenuto che si terrà l’11 agosto aperta a tutte e tutti in modo gratuito. La novità introdotta per questa edizione è la “Ferragosto Eve” che si terrà il 14 agosto. Per la prima volta saranno dunque in totale quattro le giornate del Mish Mash Festival.

L’edizione del 2019 accoglierà Nada, vincitrice di Sanremo 1971 e tornata prepotentemente alla ribalta grazie alle sue ultime e apprezzatissime fatiche, tra le quali citiamo Senza un perché, brano inserito nella serie The Young Popedel premio oscar Paolo Sorrentino e che ha riscontrato grande successo anche oltre Oceano. Nitro, uno dei rapper nazionali più apprezzati anche all’estero che conta a soli 26 anni 12 dischi d’oro e tre di platino, i Pinguini Tattici Nucleari,inseriti nella line up del Concerto del Primo Maggio a Roma, e poi ancora Eugenio in Via di Gioia, Tropea,Rovere, e molti altri che saranno presentati nei prossimi giorni. L’annuncio di questi nomi sulle nostre piattaforme social è stato accolto con grande entusiasmo dal pubblico, tanto da portare ad un sold-out degli EarlyTickets nonostante non fosse stata ancora annunciata la line up completa.

I biglietti, diversificati in tre formule: 3 days passport, 2 days passport e daily ticket, possono essere acquistati al botteghino oppure in prevendita online attraverso la piattaforma di ciaotickets.

WELCOME DAY: 11 ago 2019 FREE DAY

DAILY TICKET: 12 ago 2019 MMF DAY 1 €23,50 //13 ago 2019 MMF DAY 2 €23,50//14 ago 2019 FERRAGOSTO EVE €23,50

PASSPORT TICKET: 12-13 ago 2019 €39,50 // 12-13-14 ago 2019 €54,50

L’evento promosso dall’Associazione Culturale Mosaico è stato organizzato con la compartecipazione ed il supporto dell’Assessorato ai BB.CC. alla pubblica istruzione e alla promozione dell’immagine della città di Milazzo e si propone come un momento di arricchimento culturale e sociale oltre che di rivitalizzazione del tessuto economico e turistico di una Milazzo piena di attrazione storico paesaggistiche nonché di eccellenze enogastronomiche.

Curiosi di sapere come si è svolta l’edizione 2018 del Mish Mash? Leggete gli articoli targati UniVersoMe ai seguenti link:

https://universome.unime.it/2018/07/31/mish-mash-festival-aprono-le-porte-del-castello-di-milazzo/

https://universome.unime.it/2018/08/07/9462/

Rimanete connessi su UniVersoMe per novità e … chissà anche interviste degli artisti! Curiosi? Ci vediamo anche quest’anno al Mish Mash. 

 

 

 

Giulia Greco

Andrea Camilleri, l’uomo dietro Montalbano

 

«Se potessi, vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio ‘cunto’, passare tra il pubblico con la coppola in mano».  

A. Camilleri

 

 

E’ davvero arrivato alla fine del suo cunto Andrea Camilleri, dopo una vita passata a raccontare storie; non sarà davvero passato con la coppola in mano tra il pubblico, ma non ce n’è bisogno, il successo della sua opera è ridondante, immenso.

Tutti conoscono il papà del Commissario Montalbano, i suoi libri sono stati tradotti in tutto il mondo, eppure l’autore siciliano faticò, non poco, ad entrare nel mercato librario.

Tra il suo esordio letterario, Il corso delle cose (1978) e il primo Montalbanoci furono tanti altri romanzi non sempre troppo fortunati.

Poi nel 1994 venne pubblicato La forma dell’acqua; per la prima volta viene presentato Salvo Montalbano, il commissario della siciliana Vigata, città di fantasia, ma descritta così bene che potrebbe esistere davvero.

Il successo questa volta arriva impetuoso e viene suggellato dalla creazione della serie televisiva Il commissario Montalbano, interpretata da Luca Zingaretti.

27 in totale le avventure del commissario che, pagina dopo pagina, puntata dopo puntata, diventa una persona familiare, un amico.

Questo è proprio uno dei tanti punti di forza di Montalbano: la caratterizzazione meticolosa non solo del protagonista, ma anche di tutti i personaggi secondari.

Sono tante e tutte diverse le storie vissute dal commissario, ma legate tra loro da un comune filo conduttore che tranquillizza il pubblico, lo protegge dall’inaspettato.

 

A rendere unici ‘i Camilleri’ è sicuramente la forte sicilianità che emanano.

La loro lingua è inconfondibile, un insieme di termini italiani e dialettali che diventano propri anche del vocabolario di chi, siciliano non è.

Ma che fine farà Montalbano ora che il suo creatore ci ha lasciati? Camilleri ha dichiarato di aver già scritto la conclusione dieci anni fa. Il commissario sparirà, senza morire. Dove è custodito il ‘prezioso manoscritto’ contenente la fine delle peripezie di Salvo? Niente casseforti, semplicemente in un cassetto dell’autore!

C’è chi  ha affermato, muovendo una sorta di critica, che non è stato Camilleri a creare Montalbano bensì Montalbano a creare Camilleri. Forse è in parte vero ciò? Non fosse stato per il Commissario, il grande pubblico avrebbe conosciuto e apprezzato così tanto un intellettuale di tale livello?

 

Camilleri ha raggiunto il grande successo ormai da anziano, ma da sempre dedicò la sua vita alla scrittura, al raccontare. Mosse alcuni passi nel mondo del cinema, poi i tanti anni in Rai e infine l’approdo alla scrittura.

In un’età in cui gli uomini si fermano a ‘tirar le somme’, lui ci regalò il meglio della sua arte.

Un successo maturo quindi il suo, che comunque non lo cambiò. D’altronde come affermava sempre, “il successo ti assicura solo un po’ più di serenità per scrivere”.

E lui scrisse, sempre.

Anche quando l’età avanzò inesorabilmente e offuscò i suoi occhi. Il diventar cieco non fu un ostacolo insormontabile, anzi lui stesso ci ironizzò su in una delle ultime interviste rilasciate:

 

«La cecità mi ha reso libero. Non devo più vedere la mia faccia da imbecille».

 

 

Il maestro ci ha lasciato il 17 giugno scorso, all’età di 93 anni. Ciò che ci ha trasmesso invece non ci lascerà mai: un patrimonio culturale immenso, tante lezioni di umanità e libertà.

 

«Stiamo perdendo la misura, il peso, il valore della parola. Le parole sono pietre, possono trasformarsi in pallottole. Bisogna pesare ogni parola che si dice e far cessare questo vento dell’odio, che è veramente atroce. Lo si sente palpabile attorno a noi».

 

 

Benedetta Sisinni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sbarco sulla luna, oggi il 50º anniversario

 

Il 20 luglio 1969, esattamente 50 anni fa, passo dell’uomo non fu mai più lungo.

Alle 20:17 UTC (tempo coordinato universale), la missione spaziale Apollo 11 portò i primi uomini sulla Luna, gli astronauti statunitensi Neil Armstrong e Buzz Aldrin.

Armstrong fu il primo a mettere piede sul suolo lunare, sei ore più tardi dell’allunaggio, il 21 luglio alle ore 02:56 UTC ( tempo coordinato universale), che commento l’evento con la celebre frase “Questo è un piccolo passo per l’uomo, ma un grande passo per l’umanità.”

Aldrin arrivò 19 minuti dopo. I due trascorsero circa due ore e un quarto al di fuori della navicella, e raccolsero 21,5 kg di materiale lunare che riportarono a Terra. Il terzo membro della missione, Michael Collins (pilota del modulo di comando), rimase in orbita lunare mentre gli altri due erano sulla superficie; dopo 21,5 ore dall’allunaggio, gli astronauti si riunirono e Collins pilotò il modulo di comando Columbia nella traiettoria di ritorno sulla Terra. La missione terminò il 24 luglio, con l’ammaraggio nell’Oceano Pacifico.

La lunghissima notte sulla luna, seguita in diretta ti, da 900 milioni di persone in tutto il mondo, di cui 30 milioni solo gli italiani, fu l’epilogo della sfrenata corsa allo spazio tra Usa e URSS, nel più ampio scenario della Guerra Fredda.

Lo sbarco sulla Luna del 1969 fu il primo vero evento mediatico globale e appassionò milioni di persone. Soltanto in Italia lo “Speciale Luna” durò oltre 28 ore.

La lunga diretta fu possibile grazie alla prima grande antenna parabolica, installata al Centro Spaziale del Fucino, vicino a L’Aquila, solo alcuni anni prima.

 

“L’aquila è atterrata”, furono le parole, pronunciate dal comandante Armstrong, che segnarono una svolta epocale nella storia dell’umanità. L’aquila, “Eagle”, era il nome del modulo lunare utilizzato nella missione.

La convinzione che da quel giorno i rapporti Terra-Luna sarebbero stati la regola e sarebbero proseguiti nel corso degli anni a venire, si affievolì nel giro di pochi anni, circa tre, nei quali ci furono altre 6 missioni in tutto. L’ultima missione lunare, fu Apollo 17, con cui il comandante Eugene Cernant, l’11 dicembre 1972 chiuse i battenti, lasciando l’ultima impronta sul satellite terrestre.

L’approdo – I preparativi per la passeggiata lunare iniziarono alle 23:43, richiedendo più tempo del previsto. Tre ore e mezza invece di due. Il portello venne aperto alle 02:39:33. Dodici minuti dopo Armstrong iniziò la sua discesa sul “Mare della Tranquillità”. Sei ore e mezza dopo aver toccato il suolo, alle 2:56:15 (le 4:56 italiane), dopo una breve descrizione della superficie (“Very fine grained… almost like a powder”, cioè “a grana molto fine… quasi come polvere”) e aver pronunciato la sua storica frase, Armstrong fece il suo primo passo fuori dall’Eagle e diventò il primo uomo a camminare su un altro corpo celeste.

Armstrong osservò che muoversi nella gravità lunare, un sesto di quella terrestre, era “forse più facile rispetto alle simulazioni… Non è assolutamente un problema andare in giro”. Aldrin tenne invece fede alla sua fama di eccentrico e testò metodi “alternativi” per muoversi, compreso il cosiddetto “salto del canguro”.

Il rientro – Gli astronauti piantarono insieme la bandiera degli Stati Uniti, ma la consistenza del terreno consentì un affondo di pochi centimetri.

Gli astronauti caricarono i film e due sacchi contenenti più di 22 chili di materiale lunare. Il portello venne chiuso alle 05:01. Dopo circa nove ore e mezzo, alle 17:54, Armstrong e Aldrin decollarono per raggiungere Collins a bordo del Columbia in orbita lunare.

Alle 16:57 del 24 luglio 1969, la Columbia impatta con l’Oceano Pacifico a testa in giù, i paracadute parafreno aperti.

“Tutto va bene, la nostra lista di controllo è completa, aspettiamo i sommozzatori”: è stata questa l’ultima trasmissione ufficiale di Armstrong dal Columbia. L’ultima comunicazione, dell’impresa più grande mai sostenuta dall’uomo.

Giusi Villa

L’antimafia toglie i sigilli e rende pubblici i suoi archivi: Paolo Borsellino lamentava l’insufficienza della scorta

La Commissione Antimafia, con una grande operazione di trasparenza, ha deciso di rendere pubblici e digitalizzare centinaia di documenti, audizioni e prove, fin ora top secret, tra cui gli atti secretati dalle inchieste parlamentari fatte dal 1962 al 2001.

Si comincia con le audizioni del giudice Paolo Borsellino, come quella del 1984 mentre stava lavorando al maxi-processo Cosa nostra in cui dice: “La macchina blindata solo la mattina, così posso morire il pomeriggio“.

Il materiale dal 1963 al 2001, viene raggruppato sul nuovo sito http://www.parlamento.it/antimafia che permette di fare ricerche relative a tutte le legislature precedenti: oltre 1.600 documenti.

Il presidente della commissione Nicola Morra spiega: “La commissione Bindi aveva iniziato questo lavoro, noi abbiamo fatto alcuni passi ulteriori“.

Definendola “la più grande operazione di trasparenza mai fatta con la rimozione del segreto funzionale per le sedute di qualunque seduta collegiale“.

Il primo gruppo di documenti desecretati dalla Commissione sono proprio quelli riguardanti il giudice Borsellino.

Si tratta di audio in cui sono presenti le sue audizioni alla alla Commissione, in cui riferiva anche dei problemi organizzativi della procura.

In quel periodo Borsellino era giudice istruttore a Palermo già da 9 anni e il cosiddetto “pool antimafia” era pienamente operativo, istituito dal consigliere Rocco Chinnici (ucciso il 29 luglioo 1983).

I documenti sono risalenti ad un periodo storico molto delicato, Tommaso Buscetta, conosciuto anche con il nome de “il boss dei due mondi” o “don Masino“, mafioso, membro di Cosa nostra e collaboratore di giustizia, era stato da poco arrestato in Brasile (ottobre 1983), ma ancora non estradato.

Inoltre si avvertiva in modo drammatico il problema della sicurezza e della protezione dei magistrati e degli operatori della Polizia giudiziaria, e proprio Borsellino lamentava problemi sulla sicurezza e la gestione delle scorte, in quanto nel suo caso era presente la protezione solo di giorno.

In una delle registrazione si ascolta:”Una buona parte di noi non può essere accompagnata in ufficio di pomeriggio da macchine blindate, come avviene la mattina, perché il pomeriggio è disponibile solo una blindata, che evidentemente non può andare a raccogliere quattro colleghi. Pertanto io, sistematicamente, il pomeriggio di reco in ufficio con la mia automobile e ritorno a casa alle 21 o alle 22. Magari con ciò riacquisto la mia libertà, però non capisco che senso abbia farmi perdere la libertà la mattina per essere poi, libero di essere ucciso la sera“.

Rivendicazione dell’Agenda Rossa – Dopo la decisione di Palazzo San Macuto di desecretare tutti i documenti delle inchieste parlamentari 1962 – 2001, Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso nella strage di via D’Amelio il 19 luglio del ’92, ha inviato una lettera al presidente della commissione Antimafia Nicola Morra, in cui, in un passo si legge:

E’ necessario che quell’Agenda Rossa che è stata sottratta da mani di funzionari di uno Stato deviato […] venga restituita alla Memoria collettiva, alla Verità e alla Giustizia” – prosegue Borsellino – “Ora, a 27 anni di distanza, io non posso accettare che i pezzi d mio fratello, le parole che ha lasciato, i segreti di Stato che ancora pesano su quella strage non vengano restituiti a me, ai suoi figli, all’Italia intera, ad uno ad uno. E’ necessario che ci venga restituito tutto, che vengano tolti i sigilli a tutti i vergognosi segreti di Stato ancora esistenti e non solo sulla strage di Via D’amelio, ma su tutte le stragi di Stato che hanno marchiato a sangue il nostro Paese“.

Giusi Villa

Le tre mete perfette da visitare a luglio

Quali saranno le mete perfette da visitare a luglio?

 

1. Santa Cristina d’Aspromonte: il torrente Calivi è anche conosciuto come Fiumara Galati ed è uno dei quattro torrenti (o fiumare) che interessano il comune di Santa Cristina d’Aspromonte (insieme al Duverso, al Lago e al Calabretto) e che segna il confine con il comune di Oppido Mamertina.Il Calivi si trova poco più a monte di Santa Cristina, raggiunta la quale è sufficiente proseguire per qualche chilometro sulla strada provinciale 112 fino a raggiungere il “ponte calivi”; lo si riconosce per via dei resti di un ponte più antico, spazzato via dalla furia del torrente.

A quel punto si lascia l’auto e inizia l’escursione!

Un piccolo sentiero al lato del ponte conduce direttamente sul greto del torrente e si puó notare la presenza di una briglia di contenimento, letteralmente sventrata dalla corrente.

Come quasi tutti i torrenti Aspromontani del lato tirrenico, il Calivi è insediato in una forra ricca di vegetazione e apparentemente ostile.

Ad uno sguardo più attento, accompagnato da una buona preparazione fisica e materiale (abbigliamento e accessori per l’escursione), si scopre poco a poco che quella che all’inizio sembrava ostilità è, in realtà, l’ennesima prova di natura pressochè incontaminata che si riscontra in Aspromonte.

La risalita del torrente è un’esperienza entusiasmante, caratterizzata da una totale immersione nella natura, tra la rigogliosa vegetazione e le acque cristalline.

Sul percorso del torrente, infatti, si formano numerosi laghetti dai colori cangianti tra il verde smeraldo e il blu cobalto che durante i mesi estivi sono meta di alcuni gruppi di irriducibili bagnanti. Dopo circa 20-30 minuti di cammino, alternandosi sulle due sponde del torrente e su tratti appena accennati di sentiero, si giunge in vista di un pianoro, c.d. “Piano Calivi“, sul quale insistono le vestigia di un’area probabilmente dedicata ad attività ortive, sulla quale si rinvengono numerosi muretti a secco.

Secondo il glottologo Rohlfs il toponimo “calivi” significa “piccole capanne” (dal grecanico), dunque potrebbe essere che i muretti visibili fossero sovrastati da una copertura in legno della quale, per questo, non è rimasta traccia. Tutta la zona circostante e sovrastante il torrente, in realtà, presenta tracce del passaggio umano: muretti e resti di antiche costruzioni, tra le quali l’antico abitato di Santa Cristina, distrutto dal terremoto del 1783 (Cocuzzolo dei Diavoli). I torrenti aspromontani sono affascinanti ma richiedono attenzione e preparazione. In assenza di un vero e proprio sentiero da seguire, come nel caso del torrente Calivi, è necessario sapersi orientare e procedere con cautela, fissando dei punti di riferimento per il ritorno. La direzione da seguire è quella del torrente, ma non è sempre possibile attraversarne il greto; in alcuni punti la parete rocciosa impedisce il passaggio e bisogna cambiare sponda, in altri ci sono accenni di sentiero che, però, potrebbero portare fuori strada. Mantenete sempre alta l’attenzione e scegliete il punto più facile ed al contempo più vicino al torrente. Dal punto di vista fisico è necessaria una discreta attitudine ai percorsi accidentati ed una buona agilità: alcuni punti richiedono piccole arrampicate e attraversamenti precari sulle rocce del fiume. E’ buona norma dotarsi di scarponi impermeabili.

2. Il santuario di Santa Maria dell’Isola a Tropea.

Riaperta al culto dopo 9 anni, la chiesa di Santa Maria dell’Isola sorge su un bellissimo isolotto che è riconosciuto come simbolo di Tropea nota località turistica della Calabria che si affaccia sul Tirreno calabrese. Probabilmente in passato poiché l’isolotto era staccato dalla terra ferma era divenuto meta di intrepidi eremiti, successivamente a seguito del sisma del 1783 e dell’onda anomala scaturita da esso l’isola di Santa Maria venne allineata all’arenile Tropeano. Sulla chiesa dell’isola che da poco è stata riaperta al culto c’è molto da dire, immersa nella tipica vegetazione mediterranea accompagnata da aiuole e panchine dove ristorarsi e godere di una vista spettacolare, si erge maestosa questa basilica voluta dai Benedettini.

3. Al Castello Ruffo di Scilla si svolgerà il Summer Camp dal titolo “Emisferando: equilibri, ponti, incontri, scoperte”.

Dal 18 al 20 luglio 2019, presso il Castello Ruffo di Scilla (RC), si svolgerà il Summer Camp dal titolo “Emisferando: equilibri, ponti, incontri, scoperte”, su iniziativa del Dipartimento DIGIES dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, diretto dal prof. Massimiliano Ferrara, in collaborazione con il Laboratorio Italiano di Ricerca e Intervento per lo sviluppo del Potenziale, del Talento e della Plusdotazione dell’ Università di Pavia, diretto dalla prof.ssa Maria Assunta Zanetti. L’iniziativa scaturisce dall’esigenza fortemente avvertita sul territorio di valorizzare la sinergia Scuola-Famiglia-Università per sensibilizzare la Comunità educante sul tema dell’alto potenziale cognitivo, incrementare l’inclusione scolastica e la possibilità di gestire l’eterogeneità delle classi attraverso curricola orientati alla formazione dei talenti e strategie didattiche differenziate, adattive e personalizzate, capaci di rispondere alle esigenze di tutti gli studenti e sviluppare il potenziale di ciascuno. Pur essendo quello della plusdotazione un tema assai attuale, il sistema scolastico italiano non prevede delle azioni dedicate al riconoscimento e alla valorizzazione dei bambini ad alto potenziale cognitivo, spesso a rischio di disagio socio-relazionale, noia, distrazione, isolamento e drop-out. Durante il Summer Camp si svolgeranno, in parallelo attività di formazione, offerta sulla piattaforma Sofia del Miur– rivolta a docenti della scuola pedagogisti, educatori; attività di parent training, tre Laboratori specificatamente rivolti a bambini ad alto potenziale cognitivoCompletamente isolato, il castello Ruffo di Calabria, universalmente noto con il nome di castello di Scilla, è situato su uno sperone di promontorio all’imbocco dello Stretto di Messina, in posizione dominante sia verso la costa che verso la città.

Da fonti storiche risulta che il sito fu utilizzato come postazione strategica già dagli Etruschi (VII secolo a.C), per divenire poi oggetto di opere di fortificazione durante il periodo magnogreco quando, come riferisce Strabone, venne munito di strutture difensive da Anassila, tiranno di Reggio, in seguito ampliate nel periodo romano. Le prime strutture murarie rintracciate dagli scavi risalgono all’impianto del monastero di San Pancrazio, edificato intorno alla metà del IX secolo dai Padri Basiliani per difendersi dalle incursioni dei Saraceni provenienti dalla Sicilia.Nel 1060 Scilla fu conquistata da Roberto il Guiscardo, che attestò sulla rocca un presidio militare.

Nel XIII secolo il castello fu ulteriormente fortificato da Carlo d’Angiò e nel 1469 fu concesso da Ferrante I a un cavaliere vicino alla corte aragonese, Gutierre De Nava, che fece eseguire nuovi interventi di ampliamento e di restauro.

Nel 1533 il castello fu acquistato da Paolo Ruffo che restaurò anche il palazzo baronale annesso; nel 1578 i Ruffo ottennero il titolo di principe.

Il 5 febbraio 1783 fu danneggiato da un forte sisma e nel 1810 fu restaurato; subì gravi danni anche dal terremoto del 1908.

Dal 1808 il castello è di proprietà demaniale dello Stato. Negli anni 1970-1980 è stato adibito a Ostello della Gioventù e recentemente è stato nuovamente restaurato ed è un importante centro culturale (Centro regionale per il recupero dei centri storici calabresi) e sede di mostre e convegni. La struttura sorge su un promontorio roccioso che divide le due marine, Maria Grande e Chianolea, e presenta una pianta irregolare con edifici di diverse epoche (tra cui anche il faro), ma che nel suo complesso conserva ancora la configurazione del forte, con cortine, torrioni e feritoie. Attraverso un ponte si accede alla fabbrica il cui accesso principale è costituito da un portale in pietra con arco a sesto acuto sormontato dallo stemma nobiliare dei Ruffo e da una lapide che ne ricorda il restauro cinquecentesco. Quindi, attraverso un androne a volta ribassata, si accede ad un cortile, dove uno scalone esterno conduce all’ingresso della residenza baronale. Poiché il castello era di proprietà di una delle più ricche e importanti casate del regno, è dotato di ampi e bei saloni, un tempo sede di una collezione di quadri voluta da Tiberio Ruffo e di una armeria.

Organizzate una mappa con tutte le mete da visitare e partite all’avventura!

Carmela Caratozzolo