Occasioni

Pensò: “Nella vita si presentano occasioni che è bene cogliere per poter usufruire a pieno dei vantaggi che ne derivano.” Glielo aveva insegnato suo nonno.
Poggiò a terra la valigia che presentava un motivo moresco e fece una rassegna visiva della gente che camminava con la testa un poco bassa e i cappotti scuri. Nessuno si spostava con particolare entusiasmo, eccetto i confusi clan di bambini che inveivano un “dolcetto o scherzetto” contro ogni portone aperto. Una volta raccolte le forze, prese su la valigia e fece ansiosa slalom tra i passanti per poter finalmente trasferirsi nella sua nuova stanza in affitto. Era un’occasione. L’appartamento era un gioiellino deprezzato in centro città e, in cambio dell’offerta, avrebbe soltanto dovuto ascoltare alcune storie del proprietario ogni sera. Avanzò con passo nervoso sino alla sua destinazione, poi più lentamente esitò di fronte la vetrina di una profumeria per specchiarsi. Fece infine un salto deciso sulla scalinata accanto e suonò al citofono il Dott. Severino, quarto piano. Attese. Si voltò a destra perché si sentiva osservata, ma poi pensò bene fosse soltanto un po’ di paranoia causata dalla città nuova. Il suono gracchiante del citofono fu seguito dal suo ingresso nell’androne austero. Era poco illuminato, pieno di specchi e ogni suo passo mutava in eco.

Una volta su, non rimase stupita nel vedere che il padrone di casa fosse un vecchio uomo sulla settantina.

“La prego, entri.”

Iris si guardò intorno. “Grazie.” Venne chiuso il portone alle sue spalle e rimase fulminata dalla bellezza del salotto art déco ed era sorpresa dal fatto che le foto dell’annuncio non gli rendessero certo giustizia. Tanti dettagli attirarono la sua attenzione: un giradischi d’epoca, un’immensa libreria di legno e un pianoforte posto di fronte la finestra del salotto che, come un quadro, rifletteva la luna calante.

“Che casa meravigliosa…” Sospirò avanzando per il corridoio. Il vecchio la superò con una curiosa agilità, mentre gli occhi di lei si soffermavano sulla carta da pareti blu e verde, ricca di rombi e altre geometrie bizzarre. Aveva qualcosa di misterioso quella casa, a tratti lugubre, ma riusciva comunque ad essere accogliente. Il Dott. Severino si fermò di fronte una porta chiusa e la aprì con la grossa mano rugosa.

“Questa è la sua stanza.”

Ammirò lungamente il letto di legno nero e la poltrona classicheggiante rossa posta di fronte e volse poi lo sguardo sulle rotondità del lampadario moderno.

“Questa era la stanza di mio figlio.” La informò l’uomo e si sedette sulla poltrona senza smettere di osservarla con gli occhi stanchi e azzurri. “Iniziamo?”

Trovò la situazione strana, ma poi pensandoci meglio capì si trattasse di imbarazzo, quindi abbandonò la valigia a fianco del letto e si sedette.

“Si metta comoda. Tolga le scarpe. Avrà fatto un lungo viaggio.” La voce graffiata le suscitò grande tenerezza, perché le ricordava il nonno, ed eseguì. L’uomo iniziò a parlare della sua infanzia, famiglia, finanze ed ex moglie per ore. Poi pianse, confidandole fosse solo al mondo.

“Credevo avesse un figlio, caro signore, non pianga.” Si dispiacque la giovane e gli strinse la mano.

“È morto.” Il pianto non si fermava e provò una certa inquietudine. Indagò qua e là e notò la foto di un bambino sul comodino.

“Forse dovrebbe cambiare casa, è piena di ricordi.”

Ci fu silenzio per un attimo. “Buonanotte cara.”

Le baciò la fronte e un sonno pesante la trascinò con sé immediatamente. Si svegliò dopo un po’ frastornata, ma sentendosi piena di forze, e si mise in piedi per accendere la luce per affrontare il nuovo giorno. Non c’era corrente. Tentò di aprire le serrande con l’interruttore, ma invano e a tentoni riuscì a raggiungere l’abat-jour che non dava segni di vita.

“Signore!” Gridò. “Non c’è luce!”

Una luce lenta fece il suo ingresso e intravide il volto spettrale del Dott. Severino illuminato da una candela.

“Non si preoccupi, capita. Siamo al sicuro. Si sieda.”

Obbedì.

“Signorina Citati, vuole da bere?” Il volto in penombra era senza dolore alcuno, come se il male della sera prima fosse caduto nel totale oblio.

Pensò, disse di no inizialmente, poi annuì.

“Tè? Whiskey? Rum?”

“Tè, grazie.”

Il vecchio si allontanò e Iris si sentiva diversa, perché non riusciva a controllare il suo respiro che era sempre meno ritmico. Allo stesso tempo era come se fosse all’interno di una bolla, le orecchie avevano dei lievi acufeni oppure erano completamente chiuse. L’abat-jour si accese sola e così comprese fosse ritornata la corrente, ma sentì all’istante una puzza di bruciato nauseante che la spinse a chiedere a voce alta se andasse tutto bene, infine però razionalizzò la sua suggestione.

L’uomo fece ritorno con le bevande.

“Tè per te, rum per me.” Rise e lei lo ringraziò quando le venne porta la tazza. Il dottore si sedette nuovamente sulla poltrona porpora che appariva ora più alta e splendida. Iris per un momento ebbe l’impressione di vederlo seduto su un enorme palco e che le luci fossero puntate su di lui. Sorseggiò il tiepido tè, percependo il suo respiro più leggero che mai.

“Io ero un chirurgo, di quelli bravi. Ero un cardiochirurgo. Ho visto tanti miei amici morire. Un incubo. A vedere i tuoi pazienti morire ci fai l’abitudine, a vedere chi ami mai.”

Ecco che tornò la puzza di bruciato. “Scusi se la interrompo…”

“Prego.”

“Lei è sicuro di aver chiuso i fornelli? Sento uno strano odore.” Quando lo disse fu come se la puzza decise di nascondersi per non essere scoperta. Andò via. Si sforzò per risentirla, ma nulla.

“Non la sento.” Non avrebbe potuto dargli torto. Ci furono pochi secondi di silenzio mentre l’anziano ingeriva tutto in un sorso il bicchierino di rum. In quella assenza totale di suono, poteva sentire il percorso che il liquido tracciava all’interno della gola e poi dell’esofago. “Mio figlio si è dato fuoco. Aveva tanti debiti e un usuraio lo ha spinto alla rovina.”

Provò terrore e volle aprire la pesanti finestre per prendere aria.

“Ferma!” Il grido addolorato le fece raggelare il sangue, mentre la puzza di bruciato continuava con il suo vai e vieni. Il vecchio pianse e anche lei. “Ha mai perso qualcuno di caro?”

“Mio nonno. Recentemente.”

“Era malato?”

“No.”

“Com’è morto?”

“Di infarto.”

“L’Onorevole Citati… Oh Sergio… Il tuo amore per il denaro è stato tanto grande da farti scoppiare il cuore.”

Iris raggelò. Conosceva alcuni misfatti del nonno, ma non tutte le conseguenze insorte.
Il nome sul citofono era falso. L’uomo, in realtà, era il Dott. Romano, padre di un ex imprenditore di nome Vincenzo, la cui vita terminò tragicamente quindici anni prima, dopo una lunga depressione causata dalla bancarotta indotta dall’On. Sergio Citati, dandosi fuoco proprio nel balcone di quella casa. La sua anima stanca danzava nella notte con la fiamma del figlio e, delusa dalla giustizia, cercava vendetta. Non era un caso che proprio lei fosse lì.
Iris tutta questa storia non la conosceva, nonostante ciò decise fosse arrivato il momento di togliere il disturbo. Sentiva che probabilmente il nonno defunto avesse a che fare con la morte del figlio del proprietario di casa e il fatto che lei si fosse ritrovata ad affittare l’appartamento lo trovava assolutamente uno scherzo del destino e, soprattutto, di cattivo gusto. Si alzò e iniziò a piegare le coperte.

“Vuoi andare via?” Domandò piano.

“Sì!” Gridò senza rendersene conto, terrorizzata. Tirò da sotto il letto la valigia e le lacrime le bagnavano le guance. Pensò a suo nonno e a quanto male avesse fatto in giro per avere le sue occasioni e i suoi vantaggi. Un po’ le dispiaceva, ma aveva fatto tanto bene alla sua famiglia. Percepì un brivido, ma di amarlo comunque più che mai. Era un amore triste, tenero e proibito. “Ogni suo errore lo ha fatto per amore– pensò – Il mondo è degli egoisti. Sopravvive il più forte.”

“Avrei voluto solamente che qualcuno mi ascoltasse fino alla mia morte. Ti prometto che dopo quest’ultima storia, ti lascio andare.”

Si mise nuovamente a sedere, quasi controvoglia, perché fu il suo corpo a ritenere fosse corretto, in onore dell’ospitalità, prestare orecchie un’ultima volta. Nel giro di pochi istanti i nervi erano di nuovo inspiegabilmente saldi.

“In ospedale danno delle fascette identificative di colori diversi. Lo sapevi?Quando nasci, ad esempio: blu se sei maschio e rosa se sei femmina. Ne danno altri anche in occasioni differenti. Grigio se fai un day ospital. Giallo se devi fare un intervento importante.”

Non comprese perché le stesse facendo questa rassegna, ma si sentiva di nuovo tranquilla. Voleva rimanere. In fondo perché se ne sarebbe dovuta andare? Si trattava di un compromesso così vantaggioso. Occasioni.

“Mio figlio quando è morto non ne ha avuto nessuno.”

“Ne danno uno anche a chi muore?”

“Sì. Tuo nonno lo ha avuto. Non rammenti?”

Si sforzò per ricordare. “Rosso, sì.”

Nel momento in cui lo disse, sentì di nuovo puzza di bruciato e il vecchio parve giovane, bello e affascinante. Gli occhi rimanevano azzurri e pietrificati.

“Come questo?” Scoprì il braccio destro stretto in una fascetta rossa. Iris si sentì morire ed emise un urlo di dolore, indietreggiando verso la testata del letto. Dovette respirare più profondamente quando l’uomo impassibile si alzò e puntò l’indice verso il suo braccio.
Disperata abbassò gli occhi, tenendoli chiusi e, pur non essendo credente, iniziò a pregare chissà quale Dio.

”Apri gli occhi, bambina mia, guarda il tuo amato nonno dove ti ha portato. Questa sì che è un’occasione!” La voce, la voce era familiare. Era la sua.

Piangeva ininterrottamente quando si fece forza per riaprire gli occhi e, con l’orrore più agghiacciante, constatò che anche il suo scarno polso era stretto con una fascetta rossa.

Isabel Pancaldo

*Immagine in evidenza: illustrazione di Isabel Pancaldo

Prendetevi un momento di Relax: il ritorno di Calcutta

Relax
Calcutta torna a far parlare di se con uno sguardo più consapevole e fiducioso- Voto UVM: 4/5

Dopo 5 anni di silenzio ritorna il debutto, dal carattere epifanico, di Edoardo D’Erme, in arte Calcutta. Come lancio promozionale, ha deciso di stupire gli ascoltatori con l’occupazione di un palazzo della Darsena di Milano, immettendo sui balconi dell’edificio alcune lenzuola con la copertina del nuovo disco e un cartellone che recita: “Relax, fate con calma!”

Nel 2018 ci aveva lasciati con Evergreen, dallo stile confidenziale e di parole sussurrate all’orecchio, giungendo inaspettatamente a Relax, quasi come se in tutto questo tempo fingesse di non lavorare. Anche in questo caso, uno tra i più importanti autori della scena indie italiana, riesce a racchiudere canzoni che stanno bene insieme, che non “litigano” nello stesso contenitore.

Calcutta pubblica “Relax”, album con Bomba Dischi/Sony Music Store

Relax: si parte da uno sguardo nostalgico

Il disco, contenente 11 componimenti, esordisce con la traccia “Coro“, inno in cui percepiamo una certa solennità malinconica già dal primo suono, con una alternanza tra voce individuale e corale.

“Ti guardo mentre dormi
Abbandonata al vento
Sai ogni tanto ci penso
Che dolore”

La dimensione amorosa emerge nelle successive tracce, impregnate da vibes nostalgiche. Partendo dall’allontanamento fra due persone, si arriva quasi ad implorare soltanto un Giro con te prima dell’apocalisse e al tempo stesso a riconoscere questa non-sintonia che può emergere in un rapporto, definendolo Controtempo, finendo per comprendere a fondo la natura di lei.

Ma bastano per l’autore Due minuti per cambiare idea, e con tutt’altro animo subentra d’improvviso la paura di un incontro casuale definito “come un lampo sopra la città” verso una persona di cui ancora prova dei sentimenti. Questo timore di comunicabilità porta l’io alla fuga, destinando dunque i due a non incontrarsi, nonostante la persistente memoria del suo ricordo, sua fonte di salvezza ed evasione dalla mondanità.

“Come un lampo sopra la città
Ti ho vista in un angolo da sola nel traffico
Ma magari non eri neanche te
Io ho accelerato il passo per andare via
Il mio cuore è nel panico, la faccia d’intonaco
Ma magari non eri, magari non eri neanche te”

Un grido di dolore, si scaglia nel brano Tutti, un canto disperato non solo verso la fine di una relazione quanto la dimensione problematica innestata dal successo. L’inadeguatezza sociale ma anche il coraggio portano a ricordarci che “sembriamo tutti falliti“.

“E tu come stai? Che cosa fai?
Io coi piedi nel mare e soltanto a pensare
Che sembriamo tutti falliti, tutti falliti”

L’amore vive andando oltre anche al non esserci

Dopo Intermezzo3, dal ritmo elettrizzante, si apre il secondo momento del disco con il brano SSD, in cui eccezionalmente troviamo il riferimento verso la morte prematura della madre, menzionata precedentemente in brani come “Due punti” e “Sorriso (Milano Dateo)“. L’alterazione dell’umore, dato dall’assunzione di sostanze psichedeliche, lo porta a cantare di lei e a preferire la sua permanenza in una dimensione di oscurità.

“Con mia madre in LSD, uh
Anche se non è qui Perché non è qui
E sembra di non esserci
Sembra di non esserci
Sembra di non esserci
Sembra di non esserci
Perché non è, non è qui”

Dunque sembra esser costante la tematica dell’assenza e, in particolar modo, di chi lo riempie di solitudine che ritroviamo sia in Loneliness che Ghiaccioli. Adesso che l’autore rimane da solo, non gli resta che raccontare ogni tanto della donna amata, nonché tutto il tempo che gli resta da vivere.

Il disco volge verso  la fine con Preoccuparmi, esplicitazione del suo stare in pensiero nella quotidianità, portandolo al tormento continuo, tanto da non volersi più ritrovare in mezzo alla gente ma richiedendo ed evocando solamente il contatto della donna per alleviare l’inferno che ha dentro.

Calcutta, fonte: pagina Instagram @bombadischi

E non può mancare una velatura di Allegria

È evidente il desiderio del ritorno della persona in questione, enfatizzata nell’ultimo brano Allegria. Qui, tramite la metafora di una ruota che gira e di un interruttore non reattivo, si trasmette dunque la frustrazione e il senso di perdita, nel tentativo di riportare indietro la persona che si desidera.

Si scorge, nonostante tutto, anche un sapore agrodolce. Pur riconoscendo l’impatto emotivo, suggerisce che potrebbe comunque esserci una luce di speranza che gravita intorno a loro, anche se non è la stessa affinità che hanno sperimentato in passato. Con Allegria spera ardentemente di trovare ancora una volta la felicità.

“Allegria, perché tu te ne vai
Spezzandomi come pane carasau?
Se tu non torni qui
Se non ritorni qui da me
Se tu non torni qui, se non ritorni qui”

In conclusione, Relax è un album che nasce dall’isolamento dell’artista stesso dalla scena musicale ma che al tempo stesso riesce a sviluppare tematiche sempre attuali, mantenendo pienamente la sua cifra estetica, e confluendo in tal pensiero: seppur distanza fisica, la vicinanza emotiva non viene ad interrompere il legame tra due persone ma li connette l’uno con l’altra.

Stefy Saffioti 

Buon Compleanno Eros!

Classe 1963, Eros Ramazzotti nasce il 28 ottobre a Roma nel quartiere di Cinecittà. Ad oggi è considerato uno dei cantautori italiani di maggior successo, conosciuto anche a livello internazionale con circa 70 milioni di dischi venduti.

Coltiva fin da bambino la sua passione per la musica, debuttando a 18 anni al Festival di Castrocaro e firmando il suo primo contratto discografico. Il 3 febbraio del 1984 partecipa al Festival di Sanremo nella sezione Nuove Proposte vincendo con il brano Terra Promessa.

Si ripresenta a Sanremo nell’85 questa volta tra i Big con Una storia importante e nonostante si classifica sesto, ottiene un grande successo vendendo 1 milione di copie in Francia. Segue l’uscita del suo primo album Cuori Agitati. L’anno seguente sempre al festival di Sanremo ottiene il primo posto con Adesso tu tratto dal suo secondo album Nuovi eroi. A ventidue anni la sua notorietà è così grande da imporlo in diversi mercati europei, in più canta e traduce le sue canzoni anche in lingua spagnola.

La consacrazione definitiva arriva con il terzo LP, In certi momenti pubblicato nel 1987. L’anno successivo il mini-album Musica supera le vendite del precedente.

America e vita privata

Nel 1990 pubblica l’album In ogni senso ed arriva ad esibirsi al Radio City Music Hall di New York dove ottiene grande ovazione. Il 1993 si rivela un anno ulteriormente incredibile dato che il videoclip del brano Cose della vita tratto dall’album Tutte storie, verrà girato da Spike Lee (prima volta in cui Lee collabora con un artista europeo).

Inizia il suo tour nel Nord America e nei paesi Latino-americani. Nel 95’ partecipa al Summer Festival (manifestazione musicale europea), in cui si esibisce al fianco di Elton John, Joe Cocker, Rod Stewart, ecc.
Durante uno di questi concerti conosce la modella Michelle Hunziker che sposa nel 1998 ed alla quale dedica Quanto amore sei. La coppia ha avuto nel 1996 una figlia, Aurora, alla quale il padre Eros dedica il singolo L’Aurora. Nel 2009, tuttavia la loro relazione arriva al capolinea giungendo al divorzio.

Nel 2014 si risposa con la showgirl Marica Pellegrini con la quale ha avuto due bambini Raffaella Maria e Gabrio Tullio, ma nel 2019 la coppia si separa. Nel 2023 la figlia Aurora lo ha reso nonno del piccolo Cesare. Riguardo alla figlia Aurora di recente ha affermato che:

«Una figlia che se da un lato ha avuto la strada spianata, dall’altro ha dovuto fare i conti con le forti personalità dei genitori. Lei avrebbe voluto cantare, ma io le ho sempre sconsigliato di farlo: sarebbe sempre stata “la figlia di” e avrebbe avuto i riflettori puntati più di quanto non ne abbia oggi, visto che sui social ha più follower di me. Mi ha sempre ringraziato per questo, ma adesso che ha fatto altro può anche provarci e fare un disco. Se avesse iniziato cantando, con un papà come me avrebbe avuto problemi».

 

Eros Ramazzotti con la figlia Aurora e Michelle Hunziker. Fonte: repubblica.it

Una carriera inarrestabile

Nel 2005 nell’album Calma apparente c’è anche il duetto con Anastacia canta I belong to you (Il ritmo della passione), che diventa un grande successo europeo. Mentre nel 2007 un altro importante duetto è con Ricky Martin nel brano Non siamo soli.

E’ invece il 2011 quando vince in Germania nella categoria Best International Music Artist con un medley di Non possiamo chiudere gli occhi e Più bella cosa. Altri importanti brani sono stati Perfetto (2015) e Vita ce n’è (2018). Altro anno importante è il 2019 in cui duetta con il cantante portoricano Luis Fonsi in Per le strade Una canzone. All’età di 55 anni ha rivelato alla rivista Vanity Fair d’aver vissuto un periodo delicato della propria vita:

“Per qualche anno non ho saputo cosa fare, se proseguire la mia carriera o fermarmi per sempre. Sono arrivato a chiedermi se in fondo avesse un senso proseguire. Non volevo comporre un disco senza motivo, tanto per farlo. Sono tanti gli artisti che vivono di memoria e io a quel club non voglio iscrivermi”.

 

 

Nel 2023 ha duettato con Ultimo a Sanremo alla serata delle cover ed ha affermato a proposito di questo artista:

“È un grande artista e mi rivedo in lui: è un musicista, sa stare sul palco, ha buone idee e sa trasmetterle alla gente. Non ce ne sono tanti così”.

Attualmente ha una nuova fidanzata ed il 28 ottobre compirà 60 anni….
Un artista che con quel timbro nasale che lo contraddistingue ha conquistato successi e fama nei suoi 40 anni di carriera, e si è aggiudicato premi e riconoscimenti promuovendo l’immagine della musica italiana all’estero.
Ti auguriamo Tanti Auguri, con l’augurio che la tua musica sia ricordata in eterno!

Carmen Nicolino

Conflitto Israele-Palestina: dialogo con la Prof. Francesca Perrini

Lo scorso 7 ottobre nei kibbutz di Be’eri e di Kfar Azza, situati nel territorio di Israele in prossimità della Striscia di Gaza, le milizie di Hamas (il partito radicale di matrice religiosa che controlla la Striscia dal 2006) hanno commesso una strage di centinaia di civili israeliani, dando inizio ad una nuova fase del conflitto che intercorre tra Israele e Palestina da quasi un secolo. 

Palestina
Grafico mostra l’attacco di Hamas durante i primi giorni. Fonte: ISPI

Le parole della Prof. Perrini

Per riflettere sul tragico scenario degli eventi che stanno causando nuovi spargimenti di sangue abbiamo rivolto alcune domande a Francesca Perrini, Professoressa associata di Diritto Internazionale del nostro Ateneo.

  1. Le immagini di nuovi orrori, a più di un anno dall’invasione russa dell’Ucraina, inondano i social media ed i notiziari. In questa occasione, l’attacco lanciato dal movimento militante Hamas, uno dei due principali partiti politici dei territori palestinesi, nei confronti di Israele ha attirato l’attenzione globale. Quali sono le origini storiche dell’ormai decennale conflitto?

È nel 1948, all’indomani della nascita dello Stato di Israele, che ha inizio il conflitto arabo-israeliano In questo lungo periodo alcune crisi sono state particolarmente gravi, come quella del 1967, la c.d. “guerra dei sei giorni”, che ha visto l’occupazione israeliana di una parte dei territori palestinesi, tra cui proprio la striscia di Gaza.

  1. Di quale status giuridico godono (o meno) gli attori sino ad ora nominati? Hamas può essere qualificato come un movimento insurrezionale, dunque come soggetto di diritto internazionale? 

Per il diritto internazionale lo Stato acquisisce la soggettività internazionale in maniera automatica se è in possesso di due requisiti fondamentali, vale a dire l’effettività e l’indipendenza. Uno Stato che effettivamente esercita un potere di governo su una comunità territoriale ed ha un proprio ordinamento giuridico è di fatto un soggetto di diritto internazionale.

In questo senso, non vi è alcun dubbio sulla soggettività internazionale dello Stato di Israele, mentre, come è noto, con riferimento alla Palestina la questione è più controversa, sebbene negli ultimi anni si siano fatti importanti passi avanti. Uno di questi è la risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite con la quale è stato riconosciuto alla Palestina lo status di non-member-observer-State. Ma anche l’ammissione della Palestina all’UNESCO e la sua adesione allo Statuto della Corte penale internazionale.

Quanto ad Hamas, la sua attività è limitata ad una parte di territorio ben delimitata e non può certo dirsi che rappresenti l’intero popolo palestinese.

  1. Dunque, la reazione israeliana ai fatti del 7 ottobre non può essere giustificata in virtù dell’articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, che riconosce il “diritto naturale” alla legittima difesa dello Stato aggredito dall’aggressione perpetrata da un altro ente di diritto internazionale

Ciò non toglie che lo Stato aggredito ha diritto di difendersi. In questo caso la legittima difesa di Israele non si fonda tanto sull’art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, quanto sul più ampio concetto di autotutela, che, però, deve rispettare il requisito della proporzionalità. E, soprattutto, ciò che occorre sottolineare è l’obbligo che incombe alle parti in conflitto di rispettare il diritto internazionale umanitario, salvaguardando la popolazione civile. Purtroppo, queste sono le violazioni più atroci a cui assistiamo da giorni e – occorre ribadirlo – sono violazioni commesse sia da Israele che da Hamas.

  1. Quali, a Suo avviso, sono le prospettive future? La nascita e l’accettazione, da parte israeliana, di uno stato palestinese potrebbe permettere di alleviare i conflitti nell’area?

Non è facile fare previsioni, perché molto dipende da quanto gli sforzi diplomatici riusciranno a realizzare. Certamente l’auspicio non può che essere una pacifica convivenza tra due Stati sovrani nel pieno rispetto dei diritti del popolo israeliano e del popolo palestinese.

Aurelia Puliafito

Epilessia: saranno i nutraceutici le terapie del futuro?

L’epilessia è un disturbo neurologico caratterizzato da scariche elettriche non indotte, che possono manifestarsi come assenze o crisi di entità più grave. Nel mondo si calcola che circa 50 milioni di persone ne soffrano, ma soltanto il 70% dei soggetti in cui è prevista la somministrazione di AED (Anti Epileptic Drugs) risponde in modo adeguato alla terapia farmacologica. Per questo motivo, sono in atto trial sperimentali che si basano sull’utilizzo di nutraceutici in grado di apportare benefici evidenti sia dal punto di vista sintomatologico che molecolare.

Cos’è l’epilessia?

L’epilessia è una condizione neurologica caratterizzata da convulsioni ricorrenti, che possono essere di diversi tipi a seconda della zona del cervello coinvolta e della diffusione delle scariche elettriche.
Le scariche sono causate da un’attività eccessiva di un gruppo di neuroni, che possono alterare la funzione motoria, sensoriale o cognitiva.
In dettaglio, le crisi vengono distinte in focali e generalizzate. Le prime originano e progrediscono in un’area localizzata della corteccia cerebrale e le manifestazioni cliniche variano a seconda dell’area coinvolta; pertanto possono riguardare la motricità, la sensibilità o il linguaggio mentre le crisi generalizzate, coinvolgono simultaneamente gruppi di cellule nervose di ambi gli emisferi cerebrali e sono caratterizzate da una bassa soglia epilettogena della corteccia cerebrale, dovuta a fattori individuali o genetici. Tra le convulsioni generalizzate, le più comuni sono le tonico-cloniche e le assenze, che possono essere indotte sperimentalmente con l’acido kainico (KA) in modelli animale.

L’epilessia nel mondo

Dati epidemiologici suggeriscono che l’epilessia è uno dei disturbi neurodegenerativi più frequenti, che colpisce circa 500.000 pazienti in Italia e circa 50 milioni nel mondo e i cui trattamenti disponibili attualmente sul mercato, pur avendo effetti positivi, presentano una efficacia e tollerabilità ridotte su circa il 30% dei soggetti in cui è prevista la somministrazione.

epilessia: uno sguardo generale

Sostanze nutraceutiche

Negli ultimi anni, sostanze nutraceutiche hanno suscitato grande interesse scientifico e se ne sono analizzati gli effetti antiossidanti atti a ridurre la eccitotossicità neuronale e la conseguente neuroinfiammazione, fattori principali e scatenanti l’epilessia.
I nutraceutici sono sostanze di origine naturale che hanno effetti benefici sulla salute e sono presenti negli alimenti (come le vitamine, gli antiossidanti, gli acidi grassi essenziali) oppure essere assunti come integratori alimentari (come le fibre, i probiotici, gli estratti vegetali). In particolare, si è posto un focus su molecole estratte dalla pianta di melagrana (Punica Granatum), le quali hanno sortito effetti soprendenti sia su trial in vitro che in vivo.

Acido Punicico e Acido Ellagico

L’acido punicico è un derivato dell’acido gallico e la sua caratteristica peculiare è la capacità di modulare i mediatori dell’infiammazione e di bloccare l’attività di NF-κB, un fattore di trascrizione che trascrive per citochine pro-infiammatorie come l’interleuchina 6 (IL-6) che, inoltre, risulta essere una proteina molto presente quando per esempio abbiamo la febbre.
L’acido ellagico è invece un isomero omega-5 dell’acido α-linoleico, un acido grasso con importanti effetti antiossidanti ed antiinfiammato.

struttura e funzioni dell’acido ellagico e punicico

Esiti e conclusioni

Dai dati sperimentali e dalle osservazioni comportamentali di animali trattati con queste sostanze, si può concludere che l’acido ellagico e l’acido punicico fungono da scavenger dei ROS (specie reattive dell’ossigeno) e forti anti-infiamatori, motivo per cui, in futuro, potrebbero costituire la base per lo sviluppo di nuove terapie innovative per il trattamento dell’epilessia. Inoltre, queste sostanze sono state proposte come adiuvanti degli antiepilettici nel trattamento dell’epilessia refrattaria, condizione caratterizzata da una scarsa risposta ai farmaci convenzionali in mercato. L’ipotesi è che questi composti possano modulare i meccanismi neuroinfiammatori e ossidativi coinvolti nell’epilettogenesi e nel suo sviluppo, potenziando così l’efficacia dei farmaci di sintesi.

Francesca Umina

Fonti:
Attività antiossidante di nutraceutici estratti dal melograno sulla eccitotosdicità da acido kainico in un modello traslazionale di epilessia. (TESI UNIME 2021)
Autore: Francesca Umina

Killers Of The Flower Moon: Scorsese, DiCaprio e De Niro esplorano gli anni Venti

Killers of the flower moon è un film non perfetto e con una durata scoraggiante, ma che si merita una visione al cinema. – Voto UVM: 4/5

Killers Of The Flower Moon è un film del 2023 co-scritto e diretto da Martin Scorsese. Nel cast sono presenti Leonardo DiCaprio (Don’t look up), Robert DeNiro, Lily Gladstone, Jesse Plemons e Brendan Fraser (The whale). Il film è tratto dal romanzo “Gli Assassini Della Terra Rossa” scritto da David Grann e narra fatti realmente accaduti.

Killers of the flower moon: trama

Oklahoma, Anni 20. Ernest Burkhart (Leonardo DiCaprio) ha combattuto in guerra e torna nella nativa Fairfax in cerca di fortuna. Suo zio William Hale (Robert DeNiro) gli ha promesso un lavoro all’interno della Nazione Indiana degli Osage, un popolo divenuto improvvisamente ricco grazie all’apparizione del petrolio in grosse quantità, nel loro territorio. Su consiglio dello zio, Ernest sposa Molly (Lily Gladstone), una donna nativo-americana. Inizialmente, lo fa per appropriarsi delle sue ricchezze ma poi col tempo, se ne innamora perdutamente.

Nella Nazione Indiana, gli Osage si stanno ammalando e successivamente, morendo uno dopo l’altro. Quelle morti sono strategiche e stanno avvenendo anche nella famiglia di Molly, mentre la cittadina di Fairfax è piena di disperati pronti a commettere omicidi, furti e rapine, sapendo che la legge è dalla loro parte e non a favore dei “pellerossa”.

Killers of the flower moon
Lily Galdstone e Leonardo Di Caprio in una scena del film. Fonte: wikipedia.org

Scorsese non si è smentito neanche stavolta?

O lo si ami o lo si odi, c’è poco da dire: Martin Scorsese sa fare il regista e nonostante l’età e il continuo attaccamento alle vecchie tradizioni, riesce ancora a stupire il pubblico.

Scorsese è quel regista appartenente alla vecchia guardia e ci tiene ancora a certe cose, come fare un film in cui si punti soprattutto sulla qualità e non sul guadagno. A differenza di quei registi che hanno come unico obiettivo il prodotto realizzato per scopi commerciale, lui è uno di quelli autoriali che non abbraccia la modernità e che considera cinema solo un genere particolare di film. Considerazioni piuttosto discutibili, perché in realtà qualunque genere di film (da quello autoriale ai blockbuster, dalla commedia all’animazione) fa parte della Settima Arte. Però allo stesso tempo, il suo pensiero contorto esprime anche il suo amore per il cinema e lo trasmette in tutti i film che fa.

Ha una lunga carriera alle spalle e basti pensare a film come Taxi Driver, Toro Scatenato, Shutter Island, The Wolf Of Wall Street, The Irishman e molti altri. Ora è ritornato con “Killers Of The Flower Moon” ed anche stavolta, ha mantenuto i suoi principi e il suo modus operandi.

 

Nolan/Scorsese: film per il pubblico o per i cinefili?

Non si nega che il film sia monumentale e si può considerare un film di Scorsese al 100%, ma lungi dal considerarlo perfetto. Ha delle similitudini con Oppenheimer di Christopher Nolan. Entrambi raccontano una storia che apparentemente può risultare poco interessante, ma ciò che incuriosisce è il modo in cui la raccontano. Hanno molti punti in comune, come l’eccessiva durata che può scoraggiare, la presenza di un cast corale e un comparto tecnico ben strutturato. Ma c’è una differenza: Nolan, nonostante l’attaccamento a certi principi, sa cosa vuole il pubblico e riesce ad adeguarsi ad esso pur mantenendoli; Scorsese, invece, punta esclusivamente sulla qualità e i suoi film attirano solo un certo tipo di pubblico, ovvero i cinefili o i fan degli attori che coinvolge (ad esempio, Leonardo DiCaprio e Robert De Niro).

Lily Gladstone, Robert De Niro e Leonardo Di Caprio in una scena del film. Fonte: nytimes.com

Top o flop dell’anno?

E’ un film che merita senza ombra di dubbio, una possibilità. L’eccessiva durata di tre ore e mezza può scoraggiare, ma in realtà non è quello il problema. Il difetto riscontrato sta proprio nella scarsa gestione del minutaggio prolungato ed alcuni momenti specifici della narrazione. Mentre si prosegue nella visione, si può notare che la visione del regista su tale vicenda mostrata sia piuttosto evidente, ma c’è un mancato approfondimento su certi elementi narrativi che non sarebbe dispiaciuto avere e per di più, la storia prosegue con un ritmo piuttosto galoppante che si percepisce in qualche scena.

Nonostante questi piccoli difetti riscontrati, questo non significa che il film non sia bello. Anzi, forse lo si può addirittura considerare tra i migliori di quest’anno. E’ un film che parla di odio e questo lo rende paradossale, perché nonostante questo film parli di odio è capace allo stesso tempo di fare ricordare perché si ama il cinema. Ma durante la visione, non si può non provare disgusto di fronte a questi eventi storici ed alla crudeltà umana in quel periodo. Scorsese ha voluto esporre la sua visione su ciò che viene fatta agli Osage ed è una critica feroce a quella vicenda.

 

Il comparto tecnico

Il comparto tecnico è ben strutturato: la regia di Scorsese è spettacolare. Le inquadrature sono a macchina da presa fissa e sono costruite geometricamente in modo sofisticato, rivelando poco a poco ciò che sta succedendo. Ciononostante, qualche volta si passa da una scena all’altra senza un curato approfondimento di alcuni dettagli narrativi. Tutto questo, accompagnato da una fotografia coloratissima e dall’incredibile presenza del cast corale.

killers of the flower moon
Leonardo Di Caprio e Lily Gladstone in una scena del film. Fonte: Vox.com

Killers of the flower moon: il cast

Quello che spicca più di tutti è Leonardo DiCaprio. Ormai sono lontani gli anni in cui veniva considerato solo un sex symbol ed ora il fanciullo di Titanic ha dato prova in tantissime occasioni di essere un attore completo e camaleontico, capace di adattarsi a qualsiasi ruolo. Killers Of The Flower Moon è la sesta collaborazione di Scorsese e di DiCaprio: il personaggio di Ernest Burkhart rispecchia totalmente la maturità dell’attore nel campo della recitazione.

Un altro attore che non è da meno qui è Robert DeNiro (altro storico collaboratore di Scorsese):  nonostante le liti e le tensioni con DiCaprio sul set, nel film si nota un ottima sinergia tra le due performance. Anche se loro due sono  le  più note stelle del cast, non significa che tutti gli altri siano da meno, come ad esempio, Lily Gladstone e Jesse Plemons. Un altro attore bravo, seppur abbia un ruolo ridotto, è Brendan Fraser.

Giorgio Maria Aloi

Serpi d’Oleandro

La mia passeggiata era accompagnata dal vermiglio Oleandro e la sua bellezza mi ripagava di tutti gli sforzi fatti per raggiungerlo. Di consueto, quel luogo, era così privo di rumori che riuscivo a sentire il suono del mio battito, ma quel giorno qualcosa interruppe il mio rituale. Si trattava di una serpe che strisciava vicino agli eleganti fiori. Mi fermai un attimo a guardare questo quadro e ad un tratto tutto mi sembro più nitido: Entrambi eran portatori di veleno, ma uno dei due lo nascondeva meglio. Passandoci accanto nella mia abitudinaria quotidianità, non l’avrei mai notato, distratto dai suoi doni tra profumo ed incanto, non avrei dubitato di lui, continuando a regalargli il mio tempo, proprio come la persona che amavo.

Carla Mascianá

*Immagine in evidenza: Illustrazione di Marco Castiglia.

Vincenzo Consolo: il racconto della Sicilia

Vincenzo Consolo, celebre autore italiano del Novecento, riveste un ruolo centrale nella storia letteraria italiana grazie alla sua abilità di mescolare una rara complessità stilistica con temi sociali di grande rilevanza.

La vita

Nato il 18 febbraio 1933 a Sant’ Agata Militello, in provincia di Messina, Consolo ha trascorso gran parte della sua vita esplorando e interpretando le complesse dinamiche culturali, sociali e politiche della sua terra d’origine.

L’educazione di Consolo inizia con gli studi in Giurisprudenza all’ Università Cattolica di Milano, per poi concludersi all’ Università degli Studi di Messina. Questo percorso formativo non solo lo ha introdotto al mondo dell’analisi critica e del pensiero giuridico, ma gli ha anche fornito una base solida per la sua futura carriera di scrittore impegnato nella denuncia del contesto sociale in cui si trova.

Dopo la sua formazione, egli ha trascorso un periodo dedicato all’ insegnamento, ma è stato il suo esordio letterario, avvenuto nel 1963 con il romanzo “La ferita dell’ aprile“, a catturare l’ attenzione del pubblico e dei critici. Questo romanzo segna l’ inizio di una carriera letterario prolificamente acclamata.

Nel 1968 Vincenzo Consolo decide di stabilirsi definitivamente a Milano, dove intraprende una seconda carriera come giornalista presso la Rai. Questa fase della sua vita contribuisce a plasmare ulteriormente la sua comprensione di temi sociali e politici dell’ Italia del Novecento.

Uno dei momenti più significativi nella vita di Consolo è stato il suo ruolo come consulente editoriale presso la casa editrice Einaudi a partire del 1977. Questa posizione gli ha permesso di collaborare con alcuni dei più grandi protagonisti de Novecento, quali Italo Calvino, Leonardo Sciascia e Lucio Piccolo.

 

Vincenzo Consolo
Vincenzo Consolo. Foto di ©Giuseppe Leone. Fonte: larepubblica.it

La scrittura

La scrittura di Vincenzo consolo è strettamente intrecciata con il contesto sociale in cui ha vissuto gran parte della sua vita: la Sicilia. Questa Regione, caratterizzata da una profonda contraddizione tra la ricca tradizione culturale e le complesse problematiche sociali, politiche ed economiche che la interessano, è stata una fonte inesauribile di ispirazione per l’autore e la sua opera è intrisa di un profondo senso di impegno sociale. Nei suoi romanzi la Sicilia diventa una protagonista in sé, riflettendo le unicità, le bellezze e le sfide che caratterizzano questa terra unica.

Le opere principali

Tra le opere più significative di Consolo troviamo:

  • Il sorriso dell’ ignoto marinaio” (1976) racconta la storia di un ragazzo siciliano che intraprende un viaggio in nave nella speranza di una vita migliore, e affronta argomenti estremamente delicati come l’emigrazione. 
  • Retablo” (1987) offre una comparazione più ampia tra la Sicilia, L’ Italia e l’Europa, evidenziando le connessioni e le diversità culturali.
  • Le pietre di Pantalica” (1988), romanzo che narra la storia di un giovane siciliano che torna nella sua terra d’origine dopo un’ esperienza a Milano, mettendo in discussione ed esplorando il tema dell’ identità culturale.
  • Nottetempo, casa per casa” (1992) è un romanzo profondamente riflessivo che esamina le trasformazioni sociali, economiche e politiche della Sicilia di quel tempo.

 

 

(Vincenzo Consolo parla di Sciascia)

I premi e i riconoscimenti:

Le opere di Vincenzo Consolo hanno ricevuto riconoscimenti di alto prestigio, tra cui:

  • il Premio Pirandello, nel 1985, con il romanzo “Lunaria
  • il Premio Strega, nel 1992, per il romanzo “Nottetempo, casa per casa
  • il Premio Unione Latina, nel 1994, per il romanzo “L’olivo e l’olivastro
  • la Laurea Honoris Causa in Filologia moderna dell’ Università degli Studi di Palermo nel 2007.

Inoltre si sono tenuti numerosi convegni e incontri dedicati alle produzioni letterarie.

Oggi

Oggi l’eredità culturale di Vincenzo Consolo è più viva che mai. Le sue opere hanno radicalmente segnato la letteratura contemporanea italiana e sono state tradotte in numerose lingue straniere, in modo che lettori di tutto il mondo possano apprezzarne la profondità e la bellezza.

A Sant’ Agata Militello, suo paese d’ origine, è stata a lui dedicata la piazza principale del centro storico e delle sale all’interno del prestigioso Castello Gallego, contenenti una mostra fotografica, degli scritti originali e degli oggetti di vita privata dell’ autore. 

La sua eredità culturale è una testimonianza duratura nel tempo del potere che la letteratura ha nel cogliere la complessità della storia e della società.

 

Antonella Sauta

Fonti:

https://vincenzoconsolo.it/

https://www.treccani.it/enciclopedia/vincenzo-consolo_%28Dizionario-Biografico%29/

Sex Education 4: l’ultima tappa tra delusioni e nostalgia

Sex education 4
L’ultima stagione di Sex Education presenta criticità difficili da ignorare, nonostante le brillanti prime due stagioni. – Voto UVM: 2/5


Sex Education
, serie Netflix Original di Laurie Nunn, ci ha tenuto incollati agli schermi dal 2019, offrendoci uno spaccato senza filtri su relazioni e problemi degli adolescenti di oggi (e non). Con incredibile sincerità e maestria è riuscita ad affrontare temi delicati e attuali ad un maggior numero di persone rispetto a selezionati spazi del web.

Tuttavia, dire addio non è mai facile e giunti alla quarta ed ultima stagione le critiche non sono tardate ad arrivare, dividendo nettamente i fans della serie Netflix.

Cosa succede nella stagione finale? Con un pizzico di SPOILER!

Abbandonato il palcoscenico del liceo di Moordale,i nostri protagonisti si ritrovano in territorio inesplorato, ognuno per conto suo: Maeve è in America, Adam lascia la scuola e trova lavoro in una fattoria mentre Otis, Eric e Ruby vengono catapultati nel mondo inclusivo del Cavendish College.

Il nuovo istituto è uno spazio dedicato interamente agli studenti. Questi sono liberi di esprimersi come meglio credono, proponendo iniziative come quella della consulente sessuale in erba “O” con cui Otis entrerà subito in competizione, e dalla quale Ruby rivelerà di aver subito bullismo in passato. 

Eric, invece, trova fin da subito il suo posto tra i banchi elite delle new entry della serie: Roman, Abbi e Aisha, gli influencer anti-gossip della scuola. Saranno proprio loro, in quanto persone appartenenti alla cultura LGBTQIA+, che aiuteranno Eirc a sentirsi compreso e “incluso” molto meglio di come ha fatto l’amico Otis, concentrato da sempre sulla sua relazione con Meave.

Quest’ultima, nel corso della stagione capirà, seppur con non poche difficoltà, che il suo posto è in America e deciderà, alla fine, di lasciare Otis e Moordale per poter realizzare il suo sogno: diventare una scrittrice!

Tutto nel calderone…ed è anche troppo

Se quello che avete letto sopra vi sembra troppo, siate consapevoli del fatto che mancano all’appello numerosissimi snodi di trama e le backstory di diversi personaggi tra cui Jean, sua sorella Joanna, Jackson, Cal, Aimee e molti altri…

Infatti, nonostante la serie si “alleggerisca” di alcuni personaggi presenti nelle prime stagioni come Lily, Ola, Anwar e Olivia, lo spettatore sembra quasi essere “assalito” da tutte le trame che si intessono senza tregua. Risulta quasi impossibile seguire tutto senza perdersi, togliendo, così, risalto ad eventi principali come la morte della madre di Maeve o la fuga di Cal. E questo succede perché nessuna tappa del percorso di questa stagione ha modo di essere esplorata approfonditamente che già ne parte subito un’altra!

Il risultato è diametralmente opposto a quello delle prime stagioni (le prime due in particolare), in cui era possibile seguire attentamente ogni sguardo e ogni singola parola dei personaggi. È ovvio che la distinzione tra eventi principali ed eventi a margine era più netta.

In breve, molti hanno sofferto l’aver perso le storie dei personaggi principali in mezzo a quelle di personaggi secondari e a cui non hanno avuto modo di affezionarsi in così poco tempo. 

Evoluzione, rivoluzione, involuzione

Sex Education nasce come una serie che riesce a far riflettere su tematiche attuali ed importanti (qui la nostra recensione della terza stagione) all’interno di una cornice leggera ma non banale, ben ricercata ma non pedante.

La speranza nel cambiamento è sempre stata al centro del progetto, a partire dal titolo stesso che rimanda all’assenza dell’educazione sessuale nelle scuole ma che ne espone concretamente benefici e ostacoli attraverso i personaggi e le loro storie in quello che per la maggior parte è un “Show, don’t tell” (“Mostra, non raccontare”) ben riuscito. Ogni tema vive perché un personaggio e le sue contraddizioni e difficoltà vivono e si evolvono con lui.

Purtroppo, questa struttura portante sembra venire meno nel corso dell’ultima stagione, in cui tematiche rilevanti non solo si perdono nel loro spasmodico susseguirsi sullo schermo ma assumono occasionalmente toni didascalici e soffrono di una cattiva sceneggiatura.

Alcuni personaggi, come Otis, ad esempio, sembrano quasi subire un’involuzione: da terapista sessuale amatoriale che aiuta gli altri ma non riesce a sciogliere i nodi della propria sessualità, il protagonista nelle prime due stagioni sbaglia e cresce in una persona più aperta ed affidabile per poi tornare ad essere immaturo ed egocentrico in modo, però, ingiustificato

Sex Education 4
Cover Sex Education 4. Fonte: Netflix.

Grazie Sex Education, è stato un bel viaggio!

Nel tentativo di creare un mondo ricco di sfaccettature e complessità sembra che si sia perso di vista il cuore della serie e la sua forza motrice, cioè i rapporti con l’altro, con i propri sentimenti e la propria sessualità.

Il percorso di crescita intrapreso dai personaggi nell’ormai lontano 2019 è passato in secondo piano per via del marasma di snodi di trame che ci hanno restituito una visione della serie paradossalmente e tristemente piatta.

Di questi anni in compagnia degli amati protagonisti rimane però una grande speranza, sia nella conclusione delle loro storie sullo schermo che nelle loro carriere attoriali, e una prospettiva nuova e positiva di temi importantissimi che, speriamo, possano lasciare dei sassolini per progetti futuri (magari proprio by Netflix) su percorsi virtuosi sull’inclusività sociale.

 

Chiara Tringali

Parigi degli intelletti

Due amanti. Lui e lei. Vuoti, corpi miseri intrecciati, incastro perfetto.

Era Parigi, in una delle stanze sui tetti. Un piccolo appartamento polveroso, disordinato, rifletteva la casualità di quell’incontro. Due singoli a cui piaceva vincere o sapere di avere ragione. E fu una lotta senza il desiderio di distruggere l’altro.

Non era la città degli amanti, del romanticismo, dell’amore puro. Era la Parigi degli intelletti, la festa mobile cantata da Hemingway. E loro amavano di un amore narciso, a tratti egoista. Amavano sapere di essere ammirati, ascoltati.

O forse non amavano affatto, ma trovavano un senso strano di appagamento nel riempire le loro menti di strani giochi, parole combinate che loro stessi afferravano a fatica.

Lei era smarrita, distratta, tratta lontano dal mondo e da se stessa, non più messa a fuoco. Si cercava nel posto sbagliato, usando gli altri come specchio per ritrovare il riflesso che più le faceva comodo. Giocava a fare finta di sapere la direzione, ma guardava la bussola sbagliata. In lui aveva trovato il riflesso di quello che sperava di essere, ma sapeva di non essere mai stata davvero.

Tra loro non c’era mai silenzio quando erano anime. Poi diventavano corpi, muti, che si rincorrevano nel ricordo dei discorsi infiniti.

Erano in una Parigi che è stata, che non è più, sulle tracce di amori proibiti e di relazioni profondamente effimere, radicate nell’alchimia tra le menti. Non vi era amore neanche tra i più grandi… era forse una profonda ammirazione o la brama di possedere l’altro e rubare ciò che di buono c’era.

Due individui, separati, girovaghi tra la polvere dei ricordi, tendando di rincorrere o provare ad afferrare qualcosa che fugge senza sosta. Il passato, le memorie, i ricordi: denti di leone che si sgretolano appena ci si avvicina con troppa foga.

Erano solo corpi che percepivano loro stessi e che si erano trovati per caso o per fortuna in una delle stanze sui tetti. Nessuna domanda, nessun significato. Solo la Parigi degli artisti e due corpi che si cercano nei vuoti dell’opposto.

Giulia Cavallaro

Immagine in evidenza: illustrazione di Marco Castiglia