What’s in my bag. Survival edition. L’Unione Europea e il kit per la guerra

Crisi e sfide sempre più complesse quelle che l’Unione Europea si trova ad affrontare. Guerre, pandemie, catastrofi naturali. E no, non è l’inizio di un film apocalittico. È la realtà che il mondo, gli Stati, le istituzioni e noi cittadini stiamo vivendo quasi giornalmente, assistendo a morti innocenti, disastri naturali e aggressioni armate.

Il 26 marzo la Commissione e l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea lanciano il piano di Bruxelles per preparare l’Europa alle crisi. Infatti, l’UE cerca un piano preventivo per assicurare ai cittadini un’autosufficienza per almeno 72 ore. “Va proprio cambiata la mentalità“, dice la Commissione europea. Il punto centrale  di questa strategia è non farsi mai trovare impreparati.

Acqua, cibo, farmaci, documenti. Sono alcuni dei punti della Preparedness Union Strategy, la nuova strategia  dell’Unione Europea  in caso di crisi su larga scala, compresi gli scenari di guerra.

OBIETTIVI E AZIONI CHIAVE DELLA STRATEGIA

La strategia include 30 azioni concrete e un piano d’azione dettagliato, che prevede strumenti differenti in base alla crisi che si dovrà affrontare.

Tra le novità previste:  una definizione dei criteri minimi di preparazione per i servizi essenziali, quindi ospedali, infrastrutture, trasporti e comunicazioni. Oltre il potenziamento di risorse necessarie, tra cui medicine, acqua, cibo, vaccini, sono fondamentali delle indicazioni precise, non solo per gli Stati ma anche per i cittadini.

Ma perché questa strategia viene presentata proprio ora?

L’idea di fondo è che la popolazione sia preparata. Emergenza covid e guerra in Ucraina hanno dimostrato che dobbiamo essere pronti all’inaspettato. L’Europa ha bisogno di un piano più strutturato, così da non sottovalutare le minacce intorno a noi ed essere pronti a eventuali crisi globali.

Il kit di emergenza in caso di guerra secondo l'UE
Il kit di emergenza in caso di guerra secondo l’UE photo: Il Quotidiano Nazionale

In questa strategia c’è molto altro.

Nel piano viene evidenziato che anche i programmi scolastici dovrebbero essere integrati con apposite lezioni sulla preparazione alle crisi da affrontare. Si pensa addirittura a una giornata europea della Preparazione. E ancora si prevedono delle esercitazioni comuni, in modo che tutti sappiano cosa fare e come comportarsi in caso di emergenza.

Il piano include naturalmente un rafforzamento e un potenziamento della cooperazione civile-militare, attraverso varie indicazioni a livello superiore: ad esempio verrà creato un  hub di crisi europeo, in modo da integrare meglio la risposta tra tutte le strutture che già esistono.

Si tratta di linee guida che dovrebbero essere integrate nel più breve tempo possibile all’interno delle politiche e dei programmi degli Stati europei

UN CAMBIO DI MENTALITA’ PER L’UNIONE EUROPEA

Ursula von der Leyen, presidente della commissione europea ha spiegato che “ad ispirare la strategia è stato un rapporto dell’ex presidente finlandese Sauli Niinistö” che, subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina, aveva lanciato l’allarme sulla sicurezza europea e aveva esortato tutti quanti ad alzare il proprio livello di preparazione. Dobbiamo allenarci di nuovo alla preparazione.

Un concetto che la vicepresidente della commissione Roxana Mînzatu ha voluto riassumere con un proverbio usato in Romania, il suo paese: costruisci la slitta d’estate e i carri d’inverno.

Ma quindi, quale è la minaccia più urgente a cui dobbiamo prepararci?

Per la commissaria europea alla gestione della crisi la belga Hadja Lahbib ci sono almeno “450 milioni di motivi per essere meglio preparati“, ha annunciato pronunciato il 26 marzo in conferenza stampa.

Il mio kit di sopravvivenza è già pronto, tutto ciò che mi serve è nella mia borsa“. Con queste parole la commissaria ha presentato in un video ironico sul suo profilo X la “borsa della resilienza”. Nel video Lahbib elenca il contenuto della sua borsa, che contiene documenti di identità, acqua, torcia, occhiali per vedere (o no) quello che succede, un coltellino svizzero, fiammiferi e accendino, medicine e cibo in scatola.

“Ovviamente dei contanti, perché nel bel mezzo di una crisi la tua carta di credito può essere solo un pezzo di plastica”, ha detto la commissaria, aggiungendo anche un mazzo di carte, una power bank per il cellulare e un radio portatile.

RISPOSTE DALL’ITALIA

Non è un piano pensato perché ci si aspetta di essere invasi domani e trascinati in guerra.

È un piano per renderci pronti ad ogni evenienza, per non ripetere delle scene come quelle che abbiamo visto durante la pandemia di covid: persone che prendono d’assalto i supermercati oppure di mascherine che di colpo non si trovano più perché le produzioni sono tutte bloccate.

Non sono mancate le polemiche su questo piano. Gli eurodeputati del Movimento 5 stelle hanno accusato la commissione di fare terrorismo psicologico, di essere guerrafondaia e di alimentare una spirale di paura che invece dovrebbe finire.

Parlamento UE, approvato il Fit-for-55: dal 2035 niente più automobili a benzina e diesel

In attesa della discussione in Commissione e Consiglio per l’approvazione definitiva, il Parlamento UE ha votato sul pacchetto Fit-for-55: dal 2035 sarà possibile la vendita di soli veicoli green.

Il Parlamento Europeo ha votato a favore dello stop ai motori a combustibili fossili dal 2035 -Fonte:dmove.it

Lo stop alla vendita di auto e veicoli commerciali leggeri a benzina, diesel e con motori a combustione interna a partire dal 2035 punta ad attuare il piano di azione per contrastare il cambiamento climatico. La misura, facente parte del pacchetto Fit-for-55, insieme ad altre tredici iniziative si pone come obiettivo la riduzione entro il 2030 delle emissioni di CO2 dell’Unione Europea del 55%. Mentre si auspica il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050.

L’approvazione del Parlamento Europeo

Il progetto di legge approvato con 339 voti favorevoli, 249 contrari e 24 astensioni mira ad agire in modo radicale per contrastare le emissioni. L’Unione Europea, infatti, è sul podio delle produttrici mondiali di CO2, stanziandosi alla terza posizione. Il divieto di vendita di veicoli a combustione interna, o endotermici, agisce sul settore dei trasporti responsabile di circa un quarto di emissioni totali.

L’emendamento però, per divenire definitivo, dovrà essere negoziato con il Consiglio dell’Unione Europea nei prossimi mesi. Il blocco dunque non è ancora definitivo.

Il “cuore” del Fit-for-55

L’intero piano ruota attorno al rilancio dell’Emissions Trading Systems (ETS) nato nel 2004 e che ancora oggi vanta una notevole incidenza, in quanto è uno dei più importanti mercati di emissioni del mondo.

Se negli anni ha subito diversi stop, oggi l’ETS ha imposto un limite alle emissioni di circa 11 mila centrali energetiche e industrie in tutta Europa, creando altresì un mercato di scambi di quote di emissioni. Ciò che si intende fare è permettere alle industrie che inquinano maggiormente di comprare quote da quelle che inquinano di meno. Si rispetta sempre il limite interno totale prestabilito, che va via via a ridursi.

Fit-for-55 -Fonte:socialistsanddemocrats.eu

Il pregiudizio affiliato all’ETS come “insuccesso” negli ultimi anni vede invece la volontà di rilancio della Commissione attraverso un ampliamento del suo campo di azione. Questo permetterebbe un’inclusione totale delle emissioni dell’Unione, inglobando anche il settore dei trasporti e del riscaldamento.

A fianco dell’ETS è stato inoltre introdotto il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM): un sistema che obbligherà le aziende internazionali, che influiscono maggiormente sull’inquinamento, a pagare le emissioni da loro prodotte se intendono immettere merce nel mercato europeo.

Il CBAM in realtà appare più come un dazio imposto al fine di proteggere tutte le imprese europee che devono sostenere ingenti costi per sostenere i giusti requisiti richiesti dall’Unione. Tale operazione serve come filtro per contrastare una concorrenza sleale.

Il dettaglio della misura approvata in Parlamento

Il piano della riduzione di emissioni avrà come obiettivo ridurre le emissioni medie:

  • delle auto del 55% entro il 2030 e del 100% entro il 2035;
  • dei furgoni del 50% entro il 2030 e del 100% entro il 2035.

Ciò significa che a partire dal 2035 le nuove immatricolazioni dovranno produrre zero emissioni di CO2, mentre i veicoli già immatricolati potranno circolare fino a fine vita.

Fit-for-55, il Parlamento Europeo vota il blocco di benzina e diesel dal 2035 -Fonte:motorbox.com

Dunque sia il settore automobilistico che il trasporto su strada conterà dal 2035 motori 100% elettrici o ad idrogeno. È prevista altresì una deroga “Salva Ferrari” che permetterà alle imprese di nicchie, con una produzione annua dalle 1000 alle 10 mila unità, di applicare la normativa dal 2036. L’obiettivo tenta di tutelare la motor valley dell’Emilia-Romagna, ed in particolare le aziende come Ferrari e Lamborghini.

Le spinte del Fit-for-55

Il piano Fit-for-55 al fine di garantire e rendere effettivamente possibile la produzione e la vendita di auto elettriche e ad idrogeno ha fissato diversi obiettivi:

  • Espansione della capacità di ricarica in linea attraverso le vendite di auto a emissioni zero con installazione a intervalli regolari di punti di ricarica sulle principali autostrade;
  • Installazione di punti di ricarica in parcheggi sicuri e protetti nelle principali città e agglomerati posti sulla rete di trasporto trans-europea;
  • Innalzamento delle imposte sui carburanti e diminuzione di quelle sull’elettricità.
Stop alle auto a benzina e diesel in Europa dal 2035 -Fonte:agi.it

Sebbene la strada da percorre sia ancora lunga, si attende un via libera pro-forma, dell’Eurocamera e Consiglio entro l’autunno. Con il rigetto da parte del Parlamento della “scappatoia” per i carburanti sintetici nelle automobili, cioè una soluzione green (E-fuels) lanciata dall’industria dei combustibili fossili al fine di prolungare la vendita di nuovi motori a combustione, il legislativo europeo ha posto un freno alla nascita di nuove combustioni sintetiche, ancora più nocive per l’ambiente. Lo stop, in aggiunta, favorisce il benessere ambientale ed un taglio agli eccessivi costi di soluzioni “falsamente green”.

Giovanna Sgarlata

Al via le iscrizioni per un periodo di tirocinio presso il Consiglio dell’UE

Sono aperte le candidature per svolgere un periodo di tirocinio retribuito presso il Consiglio dell’Unione Europea.

I tirocini avranno durata di 5 mesi e inizieranno da Settembre 2022.

Chi potrà partecipare

Per i candidati è necessario aver completato il primo ciclo di studi universitari e avere una buona conoscenza della lingua (livello c) inglese e francese. Gli studenti (tra il terzo e il quinto anno) o i laureati ai quali è stata riconosciuta una disabilità possono richiedere assistenza per la presentazione della domanda inviando una mail a traineeships@consilium.europa.eu.

Chi può essere interessato

Solitamente le facoltà maggiormente interessate riguardano giurisprudenza, scienze politiche, relazioni internazionali ed economia ma si cercano anche tirocinanti qualificati in altri settori come: traduzione, comunicazione, grafica, risorse umane, scienze della formazione, informatica, multimedia, ingegneria biochimica e aerospaziale, sanità, sicurezza alimentare, tecnologia agraria, gestione energetica, ambiente.

Come funziona il tirocinio

Le funzioni svolte dai tirocinanti saranno di supporto alle attività del Consiglio: ricerche, traduzione della documentazione, redigere verbali e relazioni; inoltre è previsto il coinvolgimento nelle visite e conferenze presso le altre sedi istituzionali europee.

Contributo e scadenza

Il contributo previsto per ogni tirocinante è di 1220,78 euro, ai quali si somma un’indennità per il viaggio più eventuali ulteriori spese per i soggetti con disabilità. Le domande possono essere presentate fino al 15 marzo 2022.

Per ulteriori informazioni sul bando o per candidarsi, clicca qui.

 

Giovanni Alizzi

 

 

Vertice tra Blinken e Lavrov. Diplomazia a lavoro per scongiurare nuova invasione in Ucraina.

Il vertice tra il Segretario degli Stati Uniti Antony Blinken e il Ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov ha aperto la stagione del dialogo volta a far fronte alle criticità attorno al possibile attacco di Mosca in Ucraina.

Mappa degli spostamenti delle truppe russe -Fonte:limesonline.com

L’incontro tenutosi a Ginevra venerdì 21 gennaio, ha provato a disinnescare la minaccia di un nuovo conflitto in Ucraina. La discussione è stata “franca e corposa”, con il Paese a stelle e strisce che ha più volte richiesto le prove che scongiurerebbero un devastante conflitto in Europa.

La possibile invasione della Russia

L’ipotesi di una possibile invasione russa si è fatta da diverse settimane sempre più concreta. Ciò a causa del posizionamento di migliaia di soldati russi al confine con l’Ucraina Orientale. L’ammassamento, iniziato lo scorso novembre, è stato definito a più riprese una seria minaccia alla realizzazione del cosiddetto allargamento a est” della NATO, un piano formulato nel luglio ’97 durante il vertice di Madrid.

Il possibile attacco della Russia -Fonte:blogsicilia.it

L’allora Presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, e i rappresentanti dei governi dei sedici membri decisero all’unanimità di invitare ad aderire alla NATO tre Paesi ex satelliti della vecchia Unione Sovietica e tra questi anche l’Ucraina. La decisione nacque per:

  • prevenire eventuali conflitti in Europa, limitando tensioni e focolai;
  • aumentare le truppe NATO di circa 200 mila unità, dando avvio ad un’alleanza più forte che costituirebbe un deterrente in più nei confronti di eventuali volontà di aggressioni armate ai Paesi membri;
  • garantire maggiore democrazia nei nuovi Stati aderenti. L’ingresso alla NATO impedirebbe dunque il ritorno a regimi autoritari e il tramonto del mondo diviso in due blocchi.

L’obiettivo di costruire equilibri nuovi e più duraturi ha destato preoccupazioni per una possibile operazione militare russa volta ad ostacolarlo.

Gli attacchi della Russia contro l’Ucraina

Attacco a Donbass -Fonte:contropiano.org

Gli attacchi da parte di Putin all’Ucraina non sono inaspettati, anzi negli ultimi 15 anni Mosca ha mostrato in diverse occasioni di essere pronta ad usare la forza per garantire la propria influenza sui Paesi vicini. Tra gli avvenimenti più eclatanti:

  • l’intervento della Russia nel 2008 volto a ricacciare le truppe georgiane che invasero l’Ossezia del Sud, regione autonoma del suo territorio che confina a nord con la Russia e che da tempo rivendicava il riconoscimento della sua indipendenza. L’esercito della Federazione Russa rispose con un intervento militare rapidissimo e in una settimana sconfisse le truppe georgiane respingendole fino quasi alle porte della capitale Tbilisi. Gli accordi firmati dopo la fine della battaglia il 15 agosto 2008, impegnavano la Georgia a rinunciare all’uso della forza contro l’Ossezia e l’Abcasia e la Russia a ritirarsi dal territorio georgiano. Subito dopo la firma, questa proclamò unilateralmente una zona cuscinetto attorno alle due repubbliche e il ritiro delle sue truppe non fu mai completato, facendo rimanere i rapporti tra i due Paesi particolarmente tesi;
  • la guerra dell’Ucraina orientale guerra del Donbass, inizialmente indicata come rivolta dell’Ucraina orientale. Conflitto iniziato il 6 aprile 2014 quando alcuni manifestanti armati si sono impadroniti di alcuni palazzi governativi e definiti dal governo Ucraino come terroristi finanziati da Mosca.

L’incontro delle potenze a Ginevra

Nonostante il punto di svolta non sia ancora trovato il filo del dialogo è rimasto aperto. Gli Stati Uniti stanno cercando una soluzione diplomatica sull’Ucraina, affermando una “risposta rapida e forte” nel caso di invasione Russa.

Le posizioni prese dai due governi sono molto distanti e le reciproche proposte risultano irricevibili da ambe due le parti. Se la Russia richiede che la NATO ritiri le proprie truppe da Bulgaria, Romania e dalle altre repubbliche ex sovietiche, gli Stati Uniti chiedono il ritiro delle decine di migliaia di militari russi ammassati al confine orientale ucraino.

L’incontro tra Blinken e Lavrov – Fonte:ilfoglio.it

L’invio di nuovi armamenti in Bielorussia (alleata della Russia) ha visto subito una controffensiva degli Stati Uniti che hanno già autorizzato Paesi come Estonia, Lettonia e Lituania a trasferire i missili anti-aerei Stinger alle forze ucraine. Ciò ha innescato inevitabilmente non solo la consegna di missili anti-carro Javelin dal Regno Unito alla Nazione come deterrente nei confronti della Russia, ma ha richiamato l’attenzione del Presidente francese Emmanuel Macron, il quale ha dichiarato di essere pronto a mandare i suoi soldati in Romania, se la NATO decidesse di rafforzare la sua presenza nel Paese.

Sebbene gli analisti stiano provando a comprendere le possibili future mosse del Cremlino, l’unica certezza consolidata è il terrore della Russia di perdere la propria sicurezza nazionale attraverso l’allargamento ad est della NATO. È quindi sulla fondamentale importanza data all’Ucraina che si imperna l’obiettivo russo. Lo si legge nell’analisi di un articolo pubblicato lo scorso luglio, che rivela proprio la volontà del presidente Putin di ostacolare l’espansione dell’organizzazione per ricreare un’unità tra russi e ucraini.

Le dichiarazioni di Joe Biden e l’intervento di Emmanuel Macron

Durante la conferenza stampa tenutasi mercoledì 20 gennaio alla Casa Bianca, il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden ha candidamente esposto che le posizioni su come agire ad un presunto attacco russo non sono affatto comuni all’interno dell’organizzazione.

La cupa constatazione ha destato dunque preoccupazioni, ponendo l’accento sulle divisioni interne alla NATO e sull’estensione e gravità che potrebbe avere l’intervento militare russo in Ucraina.

Bisognerebbe dunque valutare, nel caso di un attacco limitato, come dover agire senza destare ulteriori scontri interni su “cosa fare e non fare”. A seguito di tali dichiarazioni molti hanno letto tra le righe un “via libera” dato dal Presidente degli Stati Uniti all’aggressione russa.

Ucraina, Biden -Fonte:lastampa.it

A porre rimedio alla pessima uscita di Joe Biden è stato con un discorso di fronte al Parlamento Europeo Emmanuel Macron. Questi sostiene la necessità per l’Europa di costruire un sistema di sicurezza proprio, da condividere successivamente con gli alleati, in modo da garantire una risposta ferma e immediata all’aggressività di Mosca. Una risposta di questo tipo è innegabile che non vi sia mai stata finora e troppo spesso il Cremlino ha agito conscio dell’assenza del rischio di possibili ritorsioni.

 

Giovanna Sgarlata

Il Parlamento europeo ha approvato il Green Pass: ecco come ottenerlo e a cosa serve

L’Europarlamento ha dato il via alla certificazione digitale, che permetterà di facilitare gli spostamenti entro i confini dell’Unione. I “green pass” saranno operativi dal 1° luglio 2021.

Il Green Pass europeo –Fonte:repubblica.it

Durante la riunione tenutasi l’8 giugno a Strasburgo, è stato approvata l’introduzione del Green Pass europeo, chiamato anche “Eu Digital Covid Certificate”.

Esso è il documento “lasciapassare” che consentirà di viaggiare tra i Paesi della Ue, senza necessità di sottoporsi a periodi di quarantena o dall’effettuare tamponi, se si è già in possesso della somministrazione del vaccino o se si è guariti dalla malattia.

Sebbene il testo necessiti ancora di essere formalmente adottato dal Consiglio e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, si ritiene applicazione sarà immediata, già dall’ 1 luglio, rimanendo in vigore per un anno.

Il certificato digitale Covid dell’Ue: come ottenerlo

Il progetto (vedi qui il nostro articolo Certificati verdi per poter viaggiare: le proposte della Commissione UE per i passaporti di immunità per salvare il turismo) a seguito del voto dell’Europarlamento e l’ufficializzazione la scorsa mattina, ha ottenuto il punto di svolta per la rimozione dell’ultimo ostacolo che vincolava l’approvazione del documento. Nella giornata di lunedì prossimo, si dovrebbe giungere alla firma dell’accordo per rendere i viaggi tra i Paesi Ue finalmente liberi.

Il Parlamento europeo dà il via libera al green pass –Fonte:dire.it

Il certificato verrà rilasciato dalle autorità dei vari Stati, identificati nelle strutture ospedaliere, nei centri di test o dalle autorità sanitarie. Sarà possibile accedere alla versione digitale del documento tramite il proprio smartphone, nonostante lo si possa anche disporre in versione cartacea. Entrambe saranno fornite di un Qr code, al cui interno verranno registrate tutte le informazioni essenziali sottoscritte tramite firma digitale, tale da garantire tutela contro qualsiasi atto di contraffazione. Risulta chiaro come ciò faciliterà, così, il controllo dei dati.

Saranno riconosciuti solo i vaccini autorizzati nell’Ue e, eventualmente, anche quelli accettati dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) per il solo uso emergenziale.

È perciò escluso a livello europeo il vaccino Sputnik, ma ciò non preclude la prerogativa delle Nazioni dell’Unione di predisporre altri sieri.

Validità del Certificato

Il documento oltre alla sottoscrizione nella lingua del Paese che lo ha prodotto, sarà fornito di una traduzione in lingua inglese. Una volta rilasciato dovrà essere accettato da tutti gli Stati membri dell’Unione, anche da Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.

Il possesso dello stesso vieterà l’applicazione delle restrizioni e consentirà la libera circolazione del viaggiatore europeo al pari dei cittadini dello Stato Ue visitato.

Non è stata ancora prevista una scadenza dei certificati, in quanto tale durata dipenderà esclusivamente dalle decisioni da prendere in base ai dati scientifici, non ancora ottenuti, riguardo l’effettivo periodo di protezione del vaccino.

Il Green Pass europeo per tornare a viaggiare –Fonte:tgcom24.mediaset.it

In Italia, come in altri Paesi, è stato deciso che la validità del Green Pass avrà inizio dal quindicesimo giorno successivo alla prima dose, fino alla data prevista per la somministrazione della seconda, subendo poi, così, un prolungamento di nove mesi. Tale regola avrà valore anche per gli stranieri che arrivano nel nostro Paese.

Altresì, per l’Unione Europea il documento deverrà efficace dal quattordicesimo giorno dalla somministrazione della seconda dose.

Le decisioni per chi non è stato vaccinato

Coloro i quali ancora non si sono sottoposti all’iniezione del vaccino contro il Covid, potranno ottenere il certificato a seguito di un test molecolare o antigenico, secondo libero apprezzamento degli Stati, con esito negativo. La stessa possibilità sarà offerta in caso di guarigione dal contagio avvenuta negli ultimi sei mesi.

Test molecolari –Fonte:regione.piemonte.it

Affinché si possa garantire l’unità familiare, i minori che viaggiano con i genitori, dovranno essere esentanti dalla sottoposizione al periodo di quarantena. Per i bimbi con età inferiore a 6 anni l’esenzione si estenderebbe al relativo test negativo al viaggio.

Differenze con il Green Pass italiano

Certificato verde Covid-19 –Fonte:lanotiziagiornale.it

Nell’attesa della piena attuazione dell’Eu Digital Covid Certificate, in Italia esiste già il Green Pass, che prende il nome di Certificazione verde Covid-19. Essa è volta a favorire gli spostamenti tra le regioni con colori diversi (arancioni e rosse), ma trova altresì applicazione per la partecipazione a cerimonie civili e religiose, per le visite ai propri parenti presso le case di riposo (RSA) e si prospetta che avrà valore per l’accesso a concerti, spettacoli e discoteche. Si intende, perciò, come un documento comprovante uno dei seguenti stati:

  • L’avvenuta vaccinazione contro il SARS-CoV-2;
  • La guarigione dall’infezione da SARS-CoV-2: che corrisponde alla data di fine isolamento, prescritto a seguito del riscontro di un tampone positivo;
  • Il referto di un test molecolare o antigenico rapido per la ricerca del virus SARS-CoV-2 e che riporti un risultato negativo, eseguito nelle 48 ore antecedenti.

Questa sarà rilasciata in formato cartaceo o digitale dalla struttura sanitaria o dal Servizio Sanitario Regionale di competenza a seguito dell’avvenuta vaccinazione. Secondo il Decreto legge 65/2021 entrato in vigore dal 18 maggio 2021, il Green Pass potrà essere consegnato contestualmente alla somministrazione della prima dose di vaccino.

Qualora sia attestata, dalla struttura ospedaliera, dall’ASL o dai medici di medicina generale, l’avvenuta guarigione, il documento sarà accompagnato da una certificazione, a seguito di un tampone rapido, con validità di 48 ore dal prelievo effettuato, presso strutture abilitate.

I tempi di validità della Certificazione verde Covid-19 si basano sulle tre casistiche precedentemente dette:

  • A chi ha completato il ciclo vaccinale, avrà un certificato della durata di 9 mesi;
  • A chi è guarito dal Covid-19 avrà un certificato della durata di 6 mesi;
  • In caso di tampone negativo il certificato vale per 48 ore dal test.

Come funzionerà l’Eu Digital Covid Certificate 

Ogni Paese membro avrà l’onere dell’emissione dei certificati, presso strutture abilitate al loro rilascio e dotate di propria chiave di firma digitale, conservate in ciascun database di ogni Nazione. Il documento al momento del controllo prevedrà la scansione del Qr Code e alla verifica della firma apposta.

Eu Digital Covid Certificate –Fonte: ilfattoquotidiano.it

Al fine di consentire l’interoperabilità, ossia lo scambio dei diversi dati, la Commissione europea ha creato un gateway, mediante il quale le firme dei certificati potranno essere verificate in tutta l’Ue. I dati personali del titolare del certificato rimarranno entro i confini del proprio Paese e non verranno trasmessi ad altri.

Ogni Stato avrà la facoltà di scegliere le modalità di distribuzione dei documento, preferendo o la modalità centralizzata oppure affidandola presso i centri o gli operatori sanitari. In Italia sarà possibile aver accesso ai propri codici, attraverso l’app IO, ossia l’applicazione contente numerosi servizi digitali della Pubblica Amministrazione.

Le disposizioni di salvaguardia

Varianti Covid –Fonte:fortuneita.com

Nel caso in cui si debba “salvaguardare la salute pubblica” i singoli Paesi membri saranno legittimati nell’imposizione di ulteriori restrizioni di viaggio da applicare ai titolari dei certificati. Si seguiranno le forme di quarantena, di autoisolamento o di test, qualora sorgano varianti che cagionino preoccupazione. Secondo quanto predisposto dal Parlamento europeo, tali misure dovranno essere notificate con 48 ore di anticipo agli altri Stati Ue e alla Commissione, mentre ai cittadini dovrà essere fornito il preavviso di 24 ore.

Giovanna Sgarlata

Certificati verdi per poter viaggiare: le proposte della Commissione UE per i passaporti di immunità per salvare il turismo

La Commissione Europea ha proposto un programma che salvi il turismo. Si prevede un documento che certifichi l’avvenuta vaccinazione o la guarigione da coronavirus consentendo a chi è negativo un’agevole circolazione fra gli Stati membri. L’EMA, inoltre, ha garantito la sicurezza della ripresa dell’uso del vaccino di AstraZeneca.

Commissione Europea: proposta certificati verdi –Fonte:leasenews.it

Mercoledì 17 marzo la Commissione Europea ha esposto un piano che miri allo sviluppo di un “certificato verde digitale”, con lo scopo di rendere più fruibili i viaggi tra i paesi dell’Unione. Questo progetto entrerà in vigore in estate permettendo così alle Nazioni, che più dipendono dal turismo, di affrontare la stagione con maggiore flessibilità.  Sebbene siano stati presentati i principi alla base del nuovo sistema, innumerevoli dubbi sorgono sulla sua reale funzionalità.

Passaporti di immunità

Il servirsi di passaporti di immunità validi in tutta l’Unione Europea, segneranno il lasciapassare per essere esclusi dalle diverse restrizioni vigenti a livello nazionale e internazionale, necessarie per arrestare l’avanzata della pandemia. È fondamentale ricordare che questo certificato non sarà il presupposto di base per permettere la libera circolazione, diritto fondamentale, né per viaggiare sugli aerei o sui treni ed attraversare i confini nazionali. Servirà bensì a dare la possibilità a chi si è vaccinato o risultato da recente tampone negativo oppure chi ha acquisito per via naturale l’immunità, di potersi spostare con maggiore facilità poiché risulterà essere un soggetto a minor rischio rispetto agli altri.

“Sarà un documento che descriverà la situazione medica

Certificati, app e test all’arrivo –Fonte:repubblica.it

Nel caso in cui, nonostante i certificati, lo Stato membro richieda al cittadino europeo l’obbligo della quarantena o l’effettuazione di un test, dovrà necessariamente informare della sua decisione la Commissione Europea e porre in essa una valida giustificazione.

Altresì è stata ritenuta inopportuna la definizione di “passaporto vaccinale”, in quanto avrebbe potuto avere un carattere discriminatorio verso chi non è stato ancora sottoposto al farmaco.

Necessità di attuazione del certificato

Sebbene siano ancora molto rilevanti i dubbi sull’effettiva utilità dei documenti, questi rappresenteranno una plausibile soluzione volta a tutelare il settore turistico messo gravemente in ginocchio dall’epidemia. Nonostante vi sia l’impossibilità di poter stabilire in modo preciso la durata della stessa.

L’impatto del Covid-19 sul turismo europeo –Fonte:mondointernazionale.com

L’istituzione del certificato verde discussa già lo scorso febbraio dai capi di governo dei Paesi membri, era stata accettata senza indugio dai leader degli Stati meridionali, la cui economia si fonda principalmente sul settore del turismo. Emergevano invece scetticismi dalle Nazioni settentrionali dell’Europa.

Il progetto

Il piano prevede l’emissione di un documento, che potrà essere sia in formato digitale che cartaceo, scritto in lingua italiano e in inglese e fornito di codice QR, che permetterà una rapida scansione e verifica sull’autenticità. Sarà altresì necessario il riscontro di almeno una delle seguenti condizioni:

  • L’avvenuta vaccinazione
  • Un recente risultato negativo ai test per coronavirus
  • La guarigione dal Covid-19
Covid, verso il passaporto di immunità –Fonte:ilmessaggero.it

Secondo quanto prescritto nel testo ufficiale della Commissione Europea, ciascuno degli Stati membri avrà a carico l’emissione dei certificati. Questi potranno perciò valutare le migliori modalità di distribuzione che vada dall’ausilio di un sistema centralizzato o che preveda una dislocazione presso i centri collaudati, per la somministrazione del vaccino, oppure che fornisca tale abilitazione agli operatori sanitari che riscontrano la completa guarigione dal Covid-19.  Le autorità nazionali dovranno dotare ogni organismo autorizzato di propria chiave digitale, che consentirebbe la creazione di una struttura che miri a limitare i rischi di contraffazione. Risulta evidente come ogni Paese debba tenere il registro delle stesse, garantendo così una maggiore tutela della privacy necessaria per custodire le informazioni delicate riguardanti la salute.

Informazioni richieste dal certificato

I dati personali richiesti sono:

  • Dati anagrafici: quali nome, cognome e data di nascita
  • L’eventuale vaccino inoculato, segnando opportunamente la somministrazione della prima o della seconda dose, oppure l’esito di un test recente o informazioni sulla guarigione
  • Codice identificativo univoco
  • Data e luogo del rilascio del documento

I controlli previsti dalle Nazioni saranno effettuati con il solo fine di verificare l’autenticità del certificato, eliminando alcuna possibilità di registrazione delle informazioni sensibili, che saranno mantenute unicamente dal Paese di origine che ha emesso il documento.

Vaccinati, guariti o testati –Fonte:europa.today.it

A seguito dell’impegno della Commissione Europea sulla definizione di un’adeguata infrastruttura informatica che possa garantire la gestione dei certificati verdi entro questa estate, gli Stati membri necessiteranno altresì della creazione di propri sistemi volti all’amministrazione dei dati sanitari che vadano di pari passo con la nuova soluzione proposta.

Dubbi degli Stati membri

Lo scetticismo del Nord Europa nasce della determinatezza del progetto che aspira nel giro di tre mesi al suo completo funzionamento. Sebbene ogni Paese sia libero di imporre restrizioni più o meno incisive sulle limitazioni turistiche, la Commissione vorrebbe evitare che tale scenario prenda piede nel continente, arginando così una totale mancanza di regole e sistemi comuni.

Le vaccinazioni –Fonte:marionegri.it

Alcuni ritengono che l’avvenuta vaccinazione sia più facile da dimostrare rispetto alla semplice guarigione, che renderebbe più rapida e chiara l’emissione dei certificati e conseguentemente la loro verifica. Altri ancora credono che una tale soluzione sia intrinseca di carattere discriminatorio nei confronti di chi è in attesa della somministrazione della dose o di chi a seguito di problemi di salute non potrà sottoporvi.

La ripresa del vaccino AstraZeneca

A questi dubbi seguono quelli relativi alla capacità dei vaccini di rendere meno contagiosi dalla divulgazione del virus. Fino ad adesso i farmaci usati mostrano un’elevata efficacia nella protezione dalle forme più gravi della malattia, facendo così diminuire i rischi di ricovero e mortalità.

L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha però chiarito una tra le maggiori perplessità che dalla scorsa settimana circolavano nel continente. Questa ha terminato la propria indagine sui vaccini dell’azienda farmaceutica AstraZeneca evidenziando la totale assenza di nessi causali tra i casi di trombosi e l’utilizzo del farmaco.

Vaccini AstraZeneca –Fonte:gds.it

L’analisi effettuata su un’ampia fetta di dati raccolti negli scorsi giorni, ha permesso la ripresa della somministrazione del vaccino incriminato nei paesi dove l’inoculazione dello stesso era stata sospesa, tra cui l’Italia.

Le verifiche effettuate

Gli esperti dell’Agenzia hanno studiato i casi sospetti su un indagine statistica che abbraccia milioni di somministrazioni del vaccino nell’Unione Europea. Gli esami si sono mossi tenendo in conto di diverse variabili come:

  • Modalità e tempi di somministrazione del farmaco AstraZeneca
  • Condizioni di salute dei soggetti che avevano poi sviluppato i problemi circolatori

I controlli effettuati non hanno rilevato la presenza di anomalie o l’esistenza di fattori che possano causare rischi di trombosi negli individui sottoposti al vaccino.

AstraZeneca –Fonte:adnkronos.com

Perciò a seguito della registrazione di pochi eventi avversi sul totale delle vaccinazioni effettuate con AstraZeneca, l’EMA ha dato il via libera alla ripresa del farmaco. Da questa indagine però l’agenzia non ha escluso che vi sarà una possibile ulteriore analisi dei casi.

Cosa farà l’Italia?

AstraZeneca, c’è il via libera dall’EMA –Fonte:orizzontescuola.it

L’Esecutivo non ha atteso alcun comunicato dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), ha stabilito che da venerdì 19 marzo riprenderà a livello nazionale l’uso del vaccino, sospeso il 15 marzo scorso. In un comunicato il Governo italiano ha poi espresso che:

“ La somministrazione del vaccino AstraZeneca riprenderà già da domani. La priorità del governo rimane quella di realizzare il maggior numero di vaccinazioni nel più breve tempo possibile.”

I funzionari della Commissione Europea, perciò hanno previsto per il progetto del certificato verde l’uso di un sistema flessibile che possa essere aggiornato a seguito di nuove disposizioni scientifiche. Queste risulteranno necessarie al fine di fornire maggiori garanzie sulla validità del piano e contemporaneamente salvaguardare un settore turistico già fortemente debilitato.

Giovanna Sgarlata

Il punto sulla situazione vaccini. Il nuovo piano vaccinale, controlli sui lotti di AstraZeneca e l’approvazione di Johnson & Johnson

È stato stabilito un nuovo piano vaccinale con direttive valide per tutto il territorio nazionale. La bozza prevede nuovi ordini di priorità. Altresì sono stati previsti maggiori controlli sul vaccino AstraZeneca mentre prendono avvio gli accordi per la diffusione del farmaco Johnson & Johnson.

Il nuovo Piano vaccinale –Fonte:gds.it

Le premesse del nuovo piano vaccinale voluto dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, sarà caratterizzato da regole uniche e criteri uniformi per la vaccinazione di tutte le regioni. Si dovrà attendere la fine di questa settimana per essere prettamente definito. L’obiettivo comune risulta essere quello di segnare una brusca accelerazione della campagna vaccinale di immunizzazione anti- Covid.

Il nuovo piano vaccinale

La nuova bozza presentata alla Conferenza unificata tra Stato, Regioni e Provincie a cui hanno partecipato,  in via telematica, i ministri Mariastella Gelmini degli Affari regionali, Roberto Speranza della Salute ed Erika Stefani alle Disabilità, presenta diversi aggiornamenti rispetto alla pubblicazione avvenuta lo scorso dicembre dal governo Conte. L’ultimo piano proposto non prevede più una distinzione caratterizzata da criteri discrezionali lasciati alle Regioni, bensì punterà ad una pianificazione unitaria per tutto il territorio nazionale.

Vaccini anti Covid, il piano Draghi –Fonte:tg24.sky.it

Da aprile a giugno, secondo quanto prescritto, l’Italia dovrebbe ricevere oltre 12 milioni di dosi al mese, che permetteranno di vaccinare almeno 400 mila persone quotidianamente. Diventa perciò cruciale la logistica, i luoghi di riferimento e le unità mobili tali da riuscire a garantire questo servizio.

Secondo il governatore della Liguria Giovanni Toti, in un’intervista presso il programma televisivo “Omnibus”, ha sostenuto la necessità della formulazione di una legge-quadro che semplifichi le procedure, volte a modificare il piano vaccinale eliminando qualsiasi rallentamento.

Governatore della Liguria Toti –Fonte:video.corriere.it

“Se arrivassero tutti i vaccini che ci hanno promesso i contratti non saremmo in grado di somministrarli perché abbiamo sbagliato la programmazione”

Si noti come viene segnalata a gran voce l’esigenza di mutamenti organizzativi che mirano ad ampliare la platea di infermieri ed operatori sanitari coinvolti nella somministrazione del farmaco.

La divisione in 5 categorie

Si procederà seguendo il criterio delle fasce d’età, partendo dagli individui con più di 80 anni proseguendo in via discendente. La novità apportata rispetto al vecchio piano, risiede nell’identificazione di cinque nuove categorie a cui la popolazione è soggetta a spartizione. Tale divisione è avvenuta seguendo i parametri di anzianità e di eventuali condizioni patologiche. Viene data priorità alla categoria 1 per poi seguire in via progressiva:

  • La categoria 1 è composta da soggetti con elevate fragilità, come persone estremamente vulnerabili o con disabilità gravi;
  • La categoria 2 contiene soggetti con età compresa tra i 70 e i 79 anni;
  • La categoria 3 contiene soggetti con età compresa tra i 60 e i 69 anni;
  • La categoria 4 contiene soggetti di età inferiore ai 60 anni che presentano patologie o situazioni di compromissione immunologiche che possono incrementare la probabilità di ammalarsi. Questi però non rientrano nelle stesse condizioni di gravità di coloro i quali sono estremamente vulnerabili;
  • La categoria 5 invece include il resto della popolazione con età inferire a 60 anni.

Restano considerate come prioritarie la classe di individui che a prescindere dall’età e dalle condizioni patologiche, fanno parte

  • del tessuto scolastico e universitario, come personale docente e non docente;
  • le forze armate, di Polizia e del soccorso pubblico;
  • dei servizi penitenziari e altre comunità residenziali.

Rispetto al piano precedente è stata eliminata la categoria primaria che vedeva protagonisti i lavoratori essenziali, segnalandola come una scelta volta a prevenire eventuali tentativi di prevaricazione da parte di alcuni gruppi.

Vaccinazioni anche nelle aziende, priorità a 5 categorie –Fonte:ilmessaggero.it

È stata disposta la possibilità, qualora le dosi di vaccino lo permettano, di vaccinare all’interno dei posti di lavoro

“a prescindere dall’età, fatto salvo che la vaccinazione venga realizzata in sede, da parte di sanitari ivi disponibili, al fine di realizzare un notevole guadagno in termini di tempestività, efficacia e livello di adesione”

Cosa è previsto dal nuovo piano

L’Esecutivo ha stabilito il proseguimento della fase 1 previsto dal precedente piano vaccinale, che sfrutta i vaccini Pfizer e Moderna da dover somministrare ai soggetti con più di 80 anni, continuando fino al completamento della distribuzione del farmaco al personale sanitario, alle scuole, ai militari e alle forze dell’ordine.

Vaccini Covid –Fonte:rep.repubblica.it

In parallelo, alle precedenti aziende citate, nel nostro territorio nazionale è stata autorizzato il vaccino proposto da AstraZeneca sottoposto, prima delle disposizioni del 7 marzo del ministro della Salute ai soggetti con età compresa tra i 18 e i 65 anni. Dopo l’approvazione di Speranza è stata ampliata la fetta di popolazione che potrà usufruirne, includendo anche a coloro i quali hanno più di 65 anni.

Controlli sul vaccino di AstraZeneca

La sospensione, nel territorio danese, in via precauzionale dell’utilizzo del vaccino dell’azienda farmaceutica AstraZeneca, è avvenuta per poter ricavare informazioni più chiare riguardanti i problemi circolatori che si manifestavano in alcuni soggetti, successivamente la somministrazione del farmaco. Le autorità locali non si sono ancora formalmente pronunciate sul possibile nesso che potrebbe sussistere tra il vaccino e gli episodi riscontrati.

Vaccino AstraZeneca –Fonte:adnkronos.com

Giorni fa anche l’Austria aveva annunciato la sospensione dell’utilizzo del lotto ABV5300 del vaccino, a seguito di episodi di trombosi da dover approfondire. Le dosi dello stesso, circa 1 milione, erano ripartite oltre alla nazione in questione anche in Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Francia, Grecia, Islanda, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Spagna e Svezia.

Fondamentale è stato l’intervento dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) che ha diffuso un comunicato che testimoniasse l’assenza di elementi correlati alle sintomatologie registrate. L’EMA ritiene altresì che

“i benefici del vaccino continuano a superare i rischi e la sua somministrazione può continuare, mentre proseguono le indagini sulle trombosi”

Come si sta comportando l’Italia?

L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) con riguardo ha predisposto il divieto di utilizzo di un altro lotto del vaccino di AstraZeneca, prevedendo una loro analisi presso l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), per l’individuazione di eventuali anomalie. Ciò andrebbe anche ad incidere sui controlli da parte delle autorità, che avvengono prima della consegna di ogni lotto, con l’obiettivo di assicurare la tracciabilità delle dosi e la sicurezza del farmaco.

AstraZeneca, AIFA vieta un lotto in Italia –Fonte:bresciaoggi.it

Del resto altri paesi dell’Unione Europea, come il Regno Unito, hanno somministrato il vaccino AstraZeneca a milioni di persone senza che si verificassero le problematiche sopra descritte. Non è raro che farmaci come questi in alcuni casi possano causare cefalee e sintomi febbrili di breve durata. 

Il quarto vaccino: Johnson & Johnson (J&J)

Come funziona il vaccino monodose –Fonte:open.online

L’EMA ha dato il via libera all’utilizzo del vaccino della multinazionale statunitense Johnson & Johnson (J&J). Si dovrà aspettare la Commissione Europea per autorizzarne la somministrazione, diventando il quarto vaccino disponibile nell’Unione Europea dopo quelli di Pfizer-BioNTech, Moderna e AstraZeneca.

La differenza sostanziale con i precedenti è che il J&J necessita della somministrazione di un’unica dose, ponendosi come miglior risolutore dell’accelerazione della campagna vaccinale europea.

Mentre i vaccini proposti da Pfizer-BioNTech e Moderna costituiti a RNA messaggero, quello creato dall’azienda statunitense oltre ad essere meno dispendioso economicamente, non necessita di essere conservato in potenti congelatori. Fattori che influenzano negativamente sulla rapidità delle consegne e sull’amministrazioni delle dosi.

Adenovirus –Fonte:news-medical.net

Il J&J si basa su un adenovirus, ossia un gruppo di virus aventi in comune la forma, la grandezza e un antigene solubile fissante il complemento. Ciascuna particella virale è formata da un aggregato regolare di 232 subunità proteiche, chiamate capsomeri, disposti attorno al nucleo centrale di acido desossiribonucleico.  Questi non causando particolari problemi di salute nell’uomo, vengono inseriti in un gene che contiene le istruzioni necessarie per la produzione della proteina del coronavirus. Quando si somministra la dose, perciò, gli adenovirus inducono alcuni tipi di cellule a produrre copie della proteina che verrà di seguito riconosciuta come “minaccia” dal sistema immunitario. Ciò porta l’organismo a sviluppare una difesa che lo protegga dalla proteina in questione. Per un approfondimento, rimandiamo a questo articolo 

L’efficacia media ricavata dai test clinici del vaccino nell’ultima fase, giunge al 66% riguardo la prevenzione dal Covid-19, mentre tocca quota 85% rispetto alla protezione dalle forme di più gravi dello stesso. Risulta evidente come la resa del farmaco sia influenzata dalle aree geografiche a cui l’analisi statistica è stata applicata, mostrando come il suo effetto arrivi solo al 57% nelle zone del Sudamerica, culla della variante che rende il virus maggiormente contagioso.

Si prospetta che l’azienda americana arriverà a pieno regime con la fornitura delle dosi del vaccino presumibilmente dal mese di aprile, a seguito degli accordi stipulati sulla previsione delle consegne che puntano per il loro avvio all’arco temporale dal secondo trimestre del 2021.

Giovanna Sgarlata

 

 

Sospensione del Patto di Stabilità: decisione storica per l’UE

Risultato immagini per sospensione patto di stabilità

 

E’ di ieri la notizia storica della sospensione del patto di stabilità. Il via libera dato dall’UE, viene ufficializzato dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der  Leyer attraverso il suo profilo Twitter.

I governi potranno così pompare nell’economia tutta la liquidità di cui hanno bisogno per fronteggiare la crisi legata al coronavirus.

Per capirci meglio, il patto di stabilità è un accordo internazionale, stipulato e sottoscritto nel 1997 dai paesi membri dell’Unione europea, inerente al controllo delle rispettive politiche di bilancio pubbliche, al fine di mantenere fermi i requisiti di adesione all’Unione economica e monetaria dell’Unione europea (Eurozona) ovvero rafforzare il percorso d’integrazione monetaria intrapreso nel 1992 con la sottoscrizione del trattato di Maastricht. (Wikipedia)

Dunque una data storica per l’Europa, che si ritrova a fronteggiare una pandemia che di giorno in giorno miete sempre più vittime, stabilendo il triste primato di oltre la metà dei contagi nel mondo solo nel “vecchio continente”. Ragion per cui, l’emergenza sanitaria – che ricordiamo sta portando al collasso tutti gli ospedali del nostro paese e non solo – ha inevitabilmente delle ripercussioni anche in ambito economico.

“Abbiamo promesso che faremo di tutto per sostenere gli europei e le imprese europee per fronteggiare la crisi – ha spiegato von der Leyen – ieri abbiamo messo in atto le regole sugli aiuti di Stato più flessibili di sempre per aiutare le persone e le aziende. Oggi attiviamo la clausola per allentare le regole di bilancio, consentendo ai governi di pompare euro nell’economia. Il blocco della nostra vita pubblica è necessario per contenere il virus, ma rallenta pesantemente la nostra economia”, ha poi aggiunto la tedesca.

 

Risultato immagini per corona bond

 

Quest’ultima non esclude la possibilità di emettere dei coronabond, ossia delle obbligazioni emesse dai singoli Stati nazionali ma garantite da tutti i paesi dell’Unione Europea, allo scopo di finanziare le spese legate al contenimento del virus sia in campo sanitario sia per far fronte alle ricadute economiche delle misure di contenimento. In pratica, significherebbe emettere almeno 500 miliardi di titoli garantiti dalla Bei, la Banca Europea per gli Investimenti, o da altre istituzioni ad hoc (ma non la Bce), allo scopo appunto di combattere il virus nei Paesi più colpiti (in primis l’Italia), e in quelli che lo saranno nelle prossime settimane, soprattutto Francia e Germania, investendo in strutture sanitarie, nuovi ospedali, miglioramento di quelli esistenti, reparti di terapia intensiva, assunzioni di medici e infermieri. (QuiFinanza)

 

Risultato immagini per gentiloni e sassoli

L’attuale Commissario europeo per l’economia, Paolo Gentiloni, asserisce che la possibilità di attivare l’”escape clause” del Patto di Stabilità potrebbe non bastare, con molte resistenze specie tra i Paesi nordici, che rifuggono da qualsiasi mutualizzazione (aiuto reciproco) per il debito. Non a caso viene usata più spesso la formula “coronabond”, dato che parlare di “Eurobond” ad alcuni Paesi equivale a sventolare il drappo rosso davanti a un toro. Il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli  ha detto esplicitamente che l’opzione Mes è tra le possibilità sul tavolo. Si vedrà se le ultime resistenze cadranno.

Non si è fatto attendere il commento del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che sintetizza:

Con una emergenza di questa portata l’Italia ha la necessità di spendere tutto il denaro necessario per poter garantire la tutela dei propri cittadini. […] (La sospensione del Patto di stabilità) ci permetterà di fare tutti gli interventi necessari per sostenere la nostra sanità, le nostre aziende, le nostre famiglie. Siamo in una fase di emergenza e per uscirne abbiamo bisogno di strumenti straordinari.
Dobbiamo far ripartire l’Italia.

Santoro Mangeruca

La Cina pronta ad aiutare l’Italia: in arrivo team di medici specializzati e materiale tecnico

Importanti novità che fanno ben sperare sul fronte degli aiuti.

Il governo cinese, in seguito al colloquio telefonico tra il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ed il ministro Luigi Di Maio, si impegna concretamente nella battaglia contro il Coronavirus nella quale sarà fondamentale lavorare in sinergia al fine sconfiggere o quantomeno tamponare questa emergenza sanitaria.

La Cina, nei prossimi giorni, fornirà all’Italia 1000 ventilatori polmonari, 100mila mascherine di ultima tecnologia e 20 mila tute protettive.

La fornitura prevede anche l’invio di 50 mila tamponi per effettuare nuovi test che ci faranno capire se le nuove restrizioni imposte negli ultimi giorni dal Presidente del Consiglio Conte avranno rallentato l’avanzare del virus.

Altro dato assolutamente rivelante nell’asse collaborativo Cina-Italia nato nelle ultime ore è l’arrivo di medici altamente specializzati del Chinese Center for Disease Control and Prevention che per primi hanno affrontato il picco dell’emergenza Coronavirus.

Ficcanti e significative in tal senso sono state le parole espresse nelle ultime ore dal leader del Movimento 5 Stelle Di Maio:

“In futuro ci ricorderemo di tutti i Paesi che ci sono stati vicini in questo momento”.

Il Governo Italiano, conscio della contestuale emergenza economico-finanziaria venutasi a sviluppare, ha poi comunicato nella giornata di oggi lo stanziamento di 25 miliardi di euro.
Lo ha annunciato Conte: “Abbiamo stanziato una somma straordinaria da non utilizzare subito ma da  per far fronte a tutte le difficoltà di questa emergenza. Siamo lieti del clima che si sta definendo a livello europeo”.

“Obiettivo prioritario è tutelare la salute dei cittadini ma non dimenticare gli altri interessi in gioco”, ha concluso il Presidente del Consiglio dei Ministri in chiaro riferimento ai danni che il tessuto economico e finanziario stanno subendo.

Il governo si è inoltre reso disponibile a potenziare la macchina organizzativa sanitaria, dunque l’acquisizione e la distribuzione delle forniture per la terapia intensiva e le protezioni individuali, mediante la nomina di una persona (un commissario) che possa coordinare al meglio le direttive imposte dall’emergenza.

 

L’Italia condividerà informazioni con l’UE affinché aumenti l’efficacia del contrasto alla diffusione del virus, procedendo verso un’azione sinergica che possa migliorare i nostri sistemi sanitari nazionali.

“Lavoreremo in coordinamento, manderemo i nostri scienziati per creare una task force europea per promuovere la ricerca e combattere questo virus ignoto”, ha spiegato il premier.

Mai come oggi la parola d’ordine dovrà essere unione, di intenti e di forze, solo così nelle prossime settimane si potrà con concretezza opporre resistenza al nemico comune preservando la salute pubblica, che mai come oggi, è stata messa in pericolo.

Antonio Mulone