“A tutte le unità: triplo nove. Agente a terra” – Recensione Codice 999 (Triple 9) di John Hillcoat

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Poliziotti, criminali, sparatorie e sangue, misti ad un’ atmosfera quasi “noir”, solo le caratteristiche fondamentali per formare un prodotto quale “Triple 9” (“Codice 999” in Italia) rappresenta. Diretto da John Hillcoat, la pellicola – dopo brevi dialoghi – ci immerge subito nell’azione, senza alcuna premessa o un tentativo di conoscenza dei personaggi presenti sullo schermo. Cinque uomini, che attraverso conversazioni fra gli stessi capiremo essere: Russell Welch (Norman Reedus),  Michael Atwood (Chiwetel Ejiofor), Marcus Belmont (Anthony Mackie), Gabe Welch (Aaron Paul) e Franco Rodriguez (Clifton Collins Jr.), rapinano una banca con un unico obiettivo, ovvero ottenere il contenuto di una determinata cassa di sicurezza in meno di tre minuti, così da poter sfuggire senza troppi problemi dalla polizia.

Procedendo secondo un accurato piano, in maniera assolutamente efficiente, riescono a portare a termine il loro compito ma non senza i classici intoppi di norma. Veniamo così a scoprire che i nostri protagonisti sono, per la maggior parte, poliziotti corrotti divisi fra chi è ancora in servizio e chi invece ha abbandonato la propria vocazione già da tempo , incaricati di compiere il lavoro su comando di una rilevante frazione della mafia russa che opera in terra americana. Benché il loro accordo stabilisse questa sola operazione, i russi sembrano non essere ancora contenti, chiedendo alla squadra nuovamente la loro “collaborazione” che trova il dissenso di tutti. Ma la posta in gioco è troppo alta…

Triple 9, uscito nelle sale a febbraio 2016 (aprile in Italia), vanta un cast importante con stelle del calibro di Aaron Paul (Breaking Bad), Chiwetel Ejiofor (12 Anni Schiavo), Norman Reedus (The Walking Dead), Anthony Mackie (Captain America), Woody Harrelson (True Detective), Kate Winslet (Titanic), Gal Gadot (Wonder Woman) e tanti altri. Tuttavia, nonostante la presenza di notevoli attori che sicuramente non mancano al loro talento recitativo , l’opera di Hillcoat convince poco. Con buone premesse, ricade nei classici stereotipi dei poliziotti corrotti e delle società consumate dalla criminalità interna ed esterna, con mancanza di veri e propri colpi di scena.

Interessante, invece, è l’impegno messo nel creare del realismo coinvolgendo reali agenti della SWAT, poliziotti e paramedici americani per alcune scene di azione di rilievo. Nel complesso il film non è definibile come un fallimento nella maniera più assoluta, ma manca quello scatto in più per renderlo migliore.

                                                                                                                                                             Giuseppe Maimone

La chiesa di Sant’Elia: una perla barocca celata nel cuore di Messina

img_2595Chi, come noi di Messina da Scoprire, ama avventurarsi per le vie della città alla ricerca di tracce e tesori dal suo passato perduto, sa bene che Messina non è una città adatta a visitatori superficiali: nel contesto della città moderna, sono i dettagli anche più piccoli e apparentemente più nascosti a indicarci la strada verso le meraviglie del passato. Capita così che, girando nel pieno del centro cittadino, in una strada che affluisce alla via Garibaldi, a poca distanza da Piazza Cairoli e letteralmente a due passi da Santa Maria degli Alemanni e da Santa Caterina in Valverde, un occhio attento possa appena notare la facciata austera di una piccola chiesa col suo altrettanto piccolo campanile. Sembra una chiesetta quasi insignificante, se non fosse per l’unico indizio costituito da un elegante portale a timpano spezzato, dall’aspetto tardo seicentesco.

 

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Dietro il portale si trova un piccolo vestibolo all’interno del quale ci danno il benvenuto i resti di una acquasantiera barocca in marmo. Vi si accede scendendo alcuni scalini; anche questo, per il visitatore più preparato, potrebbe costituire un indizio, dato che il fatto che il pavimento della chiesa sia più basso rispetto al piano di calpestio delle strade cittadine, così come per la chiesa dell’Annunziata dei Catalani e per la vicina Santa Maria degli Alemanni, ci dice inequivocabilmente che quello che troveremo, al di la del vestibolo, è in parte sopravvissuto al terribile sisma del 1908, a seguito del quale le strade furono ricostruite su un livello più alto rispetto a quello originario.

Si entra così nella chiesa di Sant’Elia, una delle pochissime chiese di Messina a conservare gran parte della struttura e degli interni originari. Struttura molto antica, la cui presenza è documentata fin dal 1462, era una volta annessa ad un monastero; vide il suo massimo sviluppo nel corso del XVIII sec., quando, a seguito della peste del 1743, dopo una serie di presunti accadimenti miracolosi il santo fu eletto compatrono della cittimg_2594à, il cui Senato per voto offriva annualmente alla chiesa due cerei e vi si recava a sentir messa; la struttura attuale per come la vediamo oggi può esser fatta risalire al periodo di tempo che va dal 1694 al 1706, nel quale, probabilmente a seguito di danni subiti in un terremoto, la chiesa fu ampliata e abbellita; nonostante questa struttura di base sia rimasta pressochè invariata, molte sono le cicatrici lasciate dal tempo, dalle calamità naturali, delle guerre (subì infatti gravi danni sia a seguito dei moti del 1848 che dei bombardamenti della seconda guerra mondiale) e dell’incuria (fu per molti anni tramutata in un magazzino a seguito degli espropri del periodo postunitario).

Se l’esterno, frutto prevalentemente delle ricostruzioni novecentesche, poteva esserci apparso spoglio e freddo, gli interni si rivelano in tutta la loro opulenza barocca; anzi, la sontuosa coltre di stucchi che adorna le pareti dell’unica navata è solo una minima parte dell’originale apparato decorativo (per come ce lo mostrano alcune foto d’epoca), e il tempo ha in buona parte sbiadito o cancellato le dorature che originariamente li ricoprivano parzialmente. Poco resta anche degli affreschi che ornano i grandi riquadri fra gli altari laterali, dipinti dai fratelli Filocamo nel 1706, e rimaneimg_2587ggiati, a seguito dei danni subiti nell’insurrezione del 1848, da Giacomo Grasso nel 1859. Perduto interamente è invece il soffitto, che recava un grande affresco, sempre dei Filocamo rimaneggiato da Grasso, rappresentante l’ascesa al cielo del profeta Elia, santo dedicatario della chiesa.
Sulle colonne in stile corinzio dell’abside semicircolare, che una volta ospitava diverse tele oggi al Museo regionale, svolazzano leggiadri angioletti in stucco, che reggono dei festoni dorati; al centro troneggia infine un bell’altare settecentesco a tarsie marmoree.
Perla rara e dimenticata dell’arte e dell’architettura barocca messinese antecedente il Terremoto, la piccola chiesa di Sant’Elia continua a dimostrarci come, a Messina, le apparenze spesso ingannino: chi direbbe mai che dietro quella facciata anonima si cela un piccolo gioiello di storia e arte locale?

Gianpaolo Basile 

Ph: Erika Santoddì

Umberto Veronesi: cosa l’umanità ha ereditato da lui

© Roberto Monaldo/LaPresse 22-02-2008 Pd: tra i candidati Umberto Veronesi Nella foto: Umberto Veronesi ¤foto di repertorio¤
© Roberto Monaldo/LaPresse
22-02-2008
Pd: tra i candidati Umberto Veronesi
Nella foto: Umberto Veronesi
¤foto di repertorio¤

L’importante non è sapere, ma cercare.

Sconfiggere l’ignoranza sia il vostro impegno primario, perché l’ignoranza non ci dà alcun diritto.

Continuate a cercare fino alla fine, con la consapevolezza che non potete fare a meno del bene e della vita.

 

 

 

 

L’8 novembre 2016 è venuto a mancare un grande medico e scienziato: Umberto Veronesi. Quel giorno, quindi, non verrà ricordato solo per l’ascesa politica di Donald Trump che è stato eletto 45° presidente degli Stati Uniti d’America, ma anche per la perdita di una delle menti più acute della storia italiana.

Umberto Veronesi non era solo un medico e un ricercatore: era un vero e proprio pioniere. Le sue idee, dalle più piccole alle più grandi, hanno contribuito a cambiare il mondo scientifico e non solo.

Per quanto alcuni dei suoi pensieri possano non essere condivisi da alcuni di noi, non vi è alcun dubbio sul fatto che ha lasciato a tutta l’umanità una grande eredità.

Cosa ha cambiato Veronesi?

Umberto Veronesi nasce come oncologo. Lo studioso si è occupato per decenni della ricerca sul cancro, soprattutto per quanto riguarda il carcinoma mammario. Il carcinoma mammario è tra le prime cause di morte (spesso prematura) della donna. Esso può svilupparsi a partire dalle cellule di due strutture della mammella: o dalle cellule dei dotti galattofori o dalle cellule dei lobuli mammari. Parleremo, quindi, di carcinoma duttale o carcinoma lobulare.

Questo tumore, a prescindere dalle sue caratteristiche anatomo-patologhe, veniva eradicato attraverso una tecnica chirurgica detta mastectomia radicale, ovvero l’asportazione dell’intera mammella (o di ambedue). Tale intervento fu ‘’collaudato’’ nel 1894 dal chirurgo William Halsted e viene tutt’ora praticato. All’epoca era l’unica tecnica conosciuta: tutte le donne, quindi, anche quelle con tumori poco invasive, ‘’subivano’’ questa manovra del tutto radicale che lascia senza la mammella malata e che, chiaramente, ha un grave peso psicologico.

Nel 1969, però, il maestro Veronesi espose, a Ginevra, il rivoluzionario intervento che, in alcuni casi di tumore non invasivo può essere utilizzato: la quadrantectomia. Tale tecnica ha lo scopo di asportare solo il quadrante malato della mammella, risparmiando la restante parte dell’organo e preservando la femminilità della paziente.

Ma non solo: grazie a lui ora conosciamo la regola del linfonodo sentinella. Se esso è stato metastatizzato allora anche gli altri lo saranno e si procederà con la linfoadenectomia, se invece non è metastatizzato non c’è bisogno di procedere.

Ancora, Veronesi, rivoluzionò ed evolse il suo stesso intervento: infatti perfezionò la quadrantectomia con l’introduzione del ‘’nipple- sparing’’. La ‘’nipple-sparing’’ è un ulteriore modifica del professore che consente di salvaguardare il capezzolo.

In ultimo, ma non per importanza, la radioterapia intraoperatoria: durante i suoi interventi vide come attuare in itinere la radioterapia sul tessuto malato non solo era più efficace ma, in alcuni casi, risparmia anche un lungo e arduo percorso alla paziente.

Grazie a tutto questo è stato definito il paladino delle donne, nonché ‘’Donna ad Honorem’’ da parte di varie associazioni femministe. Ma non se n’è mai sentito offeso, definendo lui stesso il genere femminile come ‘’superiore in qualsiasi campo al genere maschile’’.

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A parte la sua lotta contro il cancro, lo abbiamo visto esporsi nei riguardi di due argomenti dal grande peso sociale: l’aborto e l’eutanasia.

Seppur dichiarandosi contro l’aborto, ha sempre spronato le ragazze e le donne a non praticare aborti nascosti per vergogna: se è una decisione di cui non si può fare a meno che venga praticata da specialisti competenti. Si è sempre, infatti, manifestato contro le ‘’mammane’’ e i metodi fai da te.

Sostenitore dell’eutanasia, inoltre, si espose in un suo libro cominciando a rompere il tabù italiano nei riguardi di tale argomento.

Certo, la sua carriera ed etica, possiamo dire girassero solo intorno a una cosa: il benessere del paziente.

Elena Anna Andronico

Corsa al CdA – Gianluca Piromalli

13432411_10209702307020350_1971819577792826769_nGianluca Piromalli detto “Piros”, nato il 16/12/1987 a Reggio Calabria, frequenta il CDLM in Biologia ed è attualmente consigliere O.R.U.M. al Dipartimento di Scienze Chimiche, Biologiche e Farmaceutiche. Entrato al secondo anno “trova casa” nell’associazione studentesca O.R.U.M. dove alloggia ancora oggi.
Nell anno accademico 2007/2008 si candida al Consiglio di Facoltà di Scienze MM. NN. FF. Ed al consiglio di corso di laurea in scienze biologiche, riuscendo nonostante la giovane età ad assicurarsi un posto in tutti e due i consigli.
Negli anni successivi prima dell’applicazione della riforma Gelmini rimane in carica per altri 2 anni. Una volta formati i dipartimenti, nell anno 2010 si candida al consiglio di Dipartimento di Scienze chimiche, biologiche ed ambientali; uscendo il primo eletto della propria associazione (O.R.U.M).
Concluso il percorso di studi in Scienze Biologiche, si iscrive al CDLM in Biologia, nell’anno accademico 2015/2017 si candida al Dipartimento di Scienze Chimiche, Biologiche e Farmaceutiche, uscendo nuovamente primo eletto della propria associazione (O.R.U.M.) Adesso è tutt ora in carica come consigliere di Dipartimento, ed è membro della commissione paritetica.

Corsa al senato – Daniele Tripoli

1504155_10201686993669249_189922758_o-1Il mio nome è Daniele Tripoli, nato a Caltanissetta 08/10/1994.

Sono uno studente dell’Università degli Studi di Messina iscritto al Corso di Studi in Infermieristica. Consigliere presso il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale ed eletto a voto unanime alla Consulta studentesca del suddetto dipartimento. Questa mia candidatura, che vede per la prima volta uno studente di Infermieristica candidato al Senato Accademico, nasce dopo anni di impegno personale e soprattutto di gruppo, ponendosi l’obiettivo di concretizzare e proporre le nostre idee e valori mettendoli a disposizione di tutti gli studenti. Grazie al costante impegno e presenza, io ed il gruppo di ragazzi che hanno deciso di appoggiare la mia candidatura e mettersi in gioco in prima persona per rappresentare gli studenti del nostro ateneo, siamo riusciti a raggiungere piccole vittorie, ma essenziali affinché il nostro percorso accademico possa puntare ad un costante miglioramento.
“I limiti come le paure, spesso, sono soltanto un illusione.” Cit. Michael Jeffrey Jordan

Corsa al Senato – Andrea Celi

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Andrea Celi nato a Messina il 28/01/95

L’inizio del mio percorso universitario è combaciato con l’ingresso nell’Associazione Universitaria Gea Universitas, di cui sono stato uno dei membri fondatori e successivamente nominato Presidente, ruolo che ricopro con grande orgoglio tutt’oggi.
L’occasione di scendere in campo per la prima volta in una competizione elettorale, mi è stata data nel 2014, data in cui sono stato eletto al Consiglio di Dipartimento di Giurisprudenza.
La passione per la politica universitaria mi ha portato a ripresentarmi alle ultime elezioni del Settembre 2015, dove ho confermato il risultato raggiunto appena un anno prima.
Come coronamento dei risultati raggiunti in questi anni, la mia associazione mi ha conferito l’onore di rappresentarla nella corsa al Senato Accademico del nostro Ateneo.
Convinto della forza e dell’impegno della Gea Universitas, spero di poterla rappresentare all’interno degli Organi Superiori della nostra Università.

 

Corsa al CdA- Andrea Barbarello

12801422_10207885081117678_3047035626928670267_n“E’ la febbre della Gioventù che mantiene il resto del mondo alla temperatura normale. Quando la gioventù si raffredda, il resto del mondo batte i denti.” (George Bernanos, ispiratore della resistenza Francese).

E’ la frase citatami dal Presidente della commisione agli esami di Stato. Quanta responsabilità che abbiamo noi giovani, allo stesso tempo FORZA e SPERANZA delle nostre città.

Mi presento, sono Andrea Barbarello, rappresentante dell’ Associazione “FIGLI DI IPPOCRATE”, studente di Medicina al sesto anno, “Cittadino dello Stretto”. E già… grazie agli impegni universitari e sportivi, giocando nel Handball Messina, sono riuscito ad amalgamare le mie origini Reggine con le nuove esperienze Messinesi vivendo a pieno le due realtà.

Con l’associazione siamo diventati un punto di riferimento per i ragazzi: ponendoci da tramite con i professori, ottenendo agevolazioni ( esempi ne sono “La Libreria Dello Studente” ed il “CopyCenter”), attenzionando la didattica e i servizi dedicati agli studenti.

Desideroso di continuare il nostro lavoro per poter fare la differenza, chiedo il vostro sostegno.

Corsa allo C.S.A.S.U.- Vincenzo Signoriello

Ho 19 anni e frequen11265310_1017868068238104_8329823693568650096_nto il secondo anno della facoltà di Giurisprudenza. il mio piccolo impegno in ambito  associativo inizia l’anno scorso con l’ingresso nell’Associazione Zancle, è diretto da un lato verso il sociale e la città: attraverso iniziative di carattere culturale e di beneficenza, dall’altro si proietta in un’ottica universitaria: tentando per quanto ci è possibile di essere vicini alle esigenze degli studenti: rappresentandoli all’interno dei vari dipartimenti e contribuendo a migliorare e innovare il sistema universitario.

L’Arte di essere fragili: il libro della settimana!

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Alessandro D’Avenia ci accompagna in un viaggio alla riscoperta di un autore molto spesso etichettato come “sfigato”, non è stato facile per il prof. rinnovare questa etichetta in “tendente all’infinito”.

Ma partiamo dall’inizio: lo scrittore, un semplice professore nonché autore di Bianca come il latte rossa come il sangue, Cose che nessuno sa e Ciò che inferno non è,vuole ridare giustizia all’immagine di Giacomo Leopardi, poeta cercatore della felicità.

In questo libro Alessandro si rivolge direttamente al suo amico Giacomo chiedendogli essenzialmente due cose: cosa vuol dire essere adolescenti e cosa rimane dentro di noi di questa età della vita.

Così viene rielaborato ogni suo scritto, principalmente lo Zimbaldone, per assistere alla creazione di un’immagine di Leopardi completamente diversa da quella che a scuola i nostri vecchi professori ci hanno reso.
“Solo chi vive il suo rapimento genera rapimenti e provoca destini”

Questo rapimento è spiegato proprio come una vocazione, non si tratta semplicemente di qualcosa di mistico o straordinario, ma ciò per cui “vale la pena vivere”, quello che ci tiene in piedi e ci fa andare sempre avanti spingendoci oltre ogni nostra possibilità.

mentre comunichi il dolore, senza saperlo lo ripari. L’universo non è tenuto a essere bello, eppure lo è. E così i tuoi versi, nonostante la tenebra. In un tramonto della luna tu descrivi una delle tue albe più belle, proprio perché desiderio di luce in una notte di tenebra, e quella luce che torna è meta e ragione per il viandante, perché la bellezza non ha ragione, ma dà ragione”

Ormai viviamo in un’epoca in cui non basta avere un sogno, ma avere tutto pronto ancor prima di iniziare, quando invece a Leopardi è bastato vedere una primavera per capire cosa ci sta a fare al mondo!

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Nel 1817 aveva soli 19 anni, quando mandò una lettera a Pietro Giordani, uno degli intellettuali più famosi dell’epoca, il quali gli consigliò di dedicarsi alla prosa per vent’anni prima di passare alla poesia (e menomale che Leopardi, dal canto suo, non gli diede ascolto).

Ma qui non si vuole parlare unicamente di Leopardi ma anche degli adolescenti, i quali non hanno semplicemente domande, essi sono domande, come scrive D’Avenia, eppure non si può consegnare una risposta facile, così come insegna Leopardi è importante abbracciare la terra dei forse, accettare la vita sia con i successi che con i fallimenti, con tutte le vittorie e con tutte le sconfitte.

Non trovavo soluzioni perché non ce n’erano, ma tu, Giacomo, mi hai fatto capire che la soluzione è dentro la vita stessa e non fuori di essa: aprirsi al dolore e abitarlo, come una delle stanze del nostro cuore”.

Consigliato a chi è affamato di vita e di infinito, a chi lotta per le proprie aspirazioni e a chi è alla ricerca di un compagno in questo viaggio esistenziale.

Dalle inquietudini dell’adolescenza, si passa attraverso le prove della maturità, per poi finalmente credere in sé stessi, imparando che essere fragili non è una debolezza ma un punto fermo in un’epoca che ci vuole perfetti .

Serena Votano

Cinque categorie di Uomini e Donne: istruzioni per l’ (ill)uso

Una delle ultime sere calde di questo autunno, mi sono ritrovata con la squadra di Radio UniVersoMe a casa di uno di noi per passare una rilassante cena tra amici. Sapete come vanno queste cose: cibo, amici, buon vino e si inizia a parlare della vita.

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No, non è vero. Si inizia a parlare di sesso, di uomini e di donne (e più l’alcool sale e più le cose diventano difficili).

Cosa ne è uscito? Che gli uomini dividono le donne in categorie e lo stesso fanno le donne. Perciò non potevo non approfittarne.

Quindi, ecco a voi le 5 categorie di Uomini & Donne (no maria, io esco):

1- Scrofe/Porci: con tutto il rispetto per questa coppia di suini, a quanto pare siamo d’accordo che alcuni esseri umani ne rispecchiano le caratteristiche. I ragazzi intendono, ovviamente, quelle fisiche: ma comunque, in guerra e carestia, ci pensa il pene e così sia. Noi donne, invece, intendiamo quei ragazzi sudaticci e inquietanti che ti fissano mentre si scavano il naso. Nel nostro caso, però, essendo il nostro apparato genitale intelligente, scappiamo a gambe levate;

2- Galline/Galletti: i senza cervello. Nel descrivere le galline, uno dei ragazzi, si è esibito in una serie di versi e smorfie da ritardato mentale. Insomma, sarebbero le ragazze che ti rispondono “oh, e si mangia?” se parli di Shakespeare, o ti dicono ‘’voglio sposare un calciatore per diventare una VIPS’’ (con tanto di S finale). I galletti, invece, sono quei ragazzi che si esibiscono in ‘’alzamento della cresta’’ accompagnata da ‘’ballo del pavone storpio’’, mentre raccontano delle auto e dei soldi del papi. Poveracci.

3- Cetacei/Nerd: il contrario della categoria precedente, i brutti con il cervello. La cosa bella, però, è che se il cervello lo si sa usare può conquistare più della bellezza. O una cosa del genere. L’importante è tromb… (io, comunque, ho un debole per i nerd)

4- Carine/Carucci: questa categoria è rappresentata da quei ragazzi e ragazze che hanno un ottimo potenziale di bellezza, umorismo e intelligenza ma non lo sanno. A quanto pare quelle carine sono le ragazze che hanno un gran fondoschiena (e non lo sanno), si girano e ti sorridono e sono stupende (e non lo sanno), ti fanno arrivare il sangue al cervello e al pene (e non lo sanno). Per i ragazzi la situazione si equivale. E la non consapevolezza di quel cucciolotto fa scattare la ‘’sindrome della croce rossina’’ e tanti saluti.

5-Donna/Uomo: evviva la funcia, direte voi. Ma questa categoria è la più rara. Sono dei pokemon rari. Sono LA persona, la metà della mela, il principe azzurro o la principessa, l’anima gemella, l’esclamazione ‘’OH MIO DIO, UNA GIOIA’’. L’uomo o la donna della propria vita. E, quindi, inesistenti.

Ve lo dico io cosa bisogna fare: bere e rimanere single.

SAPEVATELO.

Elena Anna Andronico