A.C.R Messina e la promozione studenti

 

A.C.R. lancia l’iniziativa “Promo Università” con l’obiettivo di avvicinare e coinvolgere tutti gli studenti messinesi. 

L’iniziativa è attiva dall’ultima partita della squadra peloritana. E’ riservata specificatamente agli studenti universitari e prevede questa formula:
i biglietti costano 7,50 €  un minimo di due biglietti almeno uno studente universitario deve essere fra gli acquirenti, sarà necessaria la previa presentazione di un documento che attesti la regolarità dell’iscrizione all’Ateneo.

 

Jessica Cardullo
Arianna De Arcangelis

 

 

Tutto il cuore del CUS UniMe

Una partita bellissima. Una partita perfetta. Una vittoria di grande cuore. E’ così che possiamo sintetizzare il super derby di categoria tra SC Sicilia e Cus Unime, attesissimo match che vede tra gli spalti anche un cospicuo e numeroso pubblico. Sedicesima giornata di campionato: alle ore 16:30 di domenica 12 marzo al campo “Marullo” di Bisconte, il Sig. Aliquò di Messina dà il via a una sfida che vale le zone altissime della classifica.

Primo tempo: nello studiarsi attentamente, le due compagini non rinunciano a qualche sporadico attacco, creando addirittura limpidissime occasioni da gol ma senza essere  capaci di capitalizzarle. Ci prova  per primo il Cus Unime che a seguito di una corta respinta in area di rigore si divora il vantaggio con Oliva, il quale spara alto a tre metri dalla linea di porta. Risponde poco dopo l’SC Sicilia prima con Bengala su punizione e con Centorrino poi, ma un superlativo Zito nega a entrambi la gioia del gol con due splendidi interventi. Ma a fallire la più ghiotta occasione per i padroni di casa è Cosmin, sempre sul seguire dell’azione precedente. Il giovanissimo e funambolico trequartista dell’SC pecca e non poco d’imprecisione su quello che poteva essere il tap-in del vantaggio, sparando, anch’egli, alto sopra la traversa.

Quasi sul finire della prima frazione di gara, l’SC Sicilia regala letteralmente la rete del vantaggio al CUS Unime. E’ infatti Nucera il più lesto ad approfittare di una clamorosa incomprensione tra Bengala e l’estremo difensore di casa Lucchesi. L’attaccante degli universitari non può fallire a porta vuota ed è 1-0 a un minuto dal duplice fischio arbitrale.

 

Secondo tempo: pronti e via il CUS riparte più forte di prima e dopo appena tre minuti trova il raddoppio grazie a una staffilata potentissima dai 25 metri di Papale che sorprende Lucchesi. 2-0 e la partita comincia a prendere una determinata piega in favore degli ospiti. Tuttavia l’SC Sicilia non getta la spugna, anzi prova in tutti i modi a riacciuffare il risultato. Al 25esimo di minuto, infatti, i padroni di casa accorciano le distanze. La rete del 2-1 è di Cariolo che svetta di testa su una sponda dopo il calcio d’angolo. Mister Creazzo, così, decide giustamente e inevitabilmente di inserire tutte le punte di cui gode la sua squadra per passare a un modulo a dir poco spregiudicato, esponendosi alle ripartenze ospiti e mettendo a rischio la fase difensiva.

Nei restanti venti minuti il Cus Unime deve innalzare un muro davanti alla propria area di rigore, muro che regge fino al triplice fischio grazie a una superba prova di nervi e di concentrazione di tutto il reparto difensivo e grazie anche allo spirito di sacrificio di tutti gli undici in campo e dei subentrati.

Dopo cinque minuti di recupero, l’arbitro fischia la fine dell’incontro: 1-2 e tre punti d’oro per il Cus Unime, che porta a casa la terza vittoria consecutiva e fa un importante balzo in avanti in classifica in prospettiva della fase finale del campionato. Nella prossima partita, domenica 19 marzo alle 16,30, il Cus Unime affronterà il Casalvecchio tra le mure amiche del “Bonanno”, in cerca di quella continuità di risultati necessaria per ottimizzare il proprio obiettivo stagionale.

 

Classifica:

Lipari 33

CUS Unime 32

SC Sicilia 30

Real Zancle 29

Fasport 28

Arci Grazia 27

Casalvecchio 21

Kaggi* 20

Stromboli 20

Città di Antillo 13

Cariddi* 11

Malfa 9

 

*Una partita in meno.

 

 

FORMAZIONE CUS (4-4-2): Zito 1; Rodà 2, Iacopino 4, D’Agostino 3, Arena 5; Papale 7, Monterosso 6, Lombardo 8, Insana 11; Nucera 10, Oliva 9.

 

Panchina: Faranda, Russo, Costa, Cardella, Tiano, Singh, Creazzo.

Allenatore: Smedile.

 

PAGELLE:

 ZITO 6.5 Ha il merito di effettuare una doppia parata prodigiosa sullo 0a0 che avrebbe potuto cambiare l’inerzia del match. Per il resto ordinaria amministrazione. Può poco o nulla sul goal che accorcia le distanze, condizionato da un errore di disattenzione della difesa. PROVVIDENZA

 

ARENA 6.5 Galvanizzato dalle presenze rosa sugli spalti, dopo un primo tempo in cui pensa più a sparacchiare palloni a casaccio nell area di rigore avversaria, fa valere il suo strapotere fisico nella ripresa, arando la fascia sinistra, talvolta peccando di superbia. USAIN BOLT  

 

D’AGOSTINO E IACOPINO 7: Partita quasi impeccabile quella della strana coppia. Se per quanto riguarda il secondo non ci stupiamo ormai più, fa piacere esaltare la prova del primo che dopo un coma etilico sfiorato settimana scorsa, viene lanciato dal primo minuto con un solo compito: SPAZZARE. Partita perfetta quella della coppia centrale che stupra Centorrino e compagni. IL BRUTTO E IL CATTIVO 

 

RODA’ 6.5  Non sarà sicuramente bellissimo da vedere ma va apprezzato per il cuore e la grinta che ci mette ogni partita. Benissimo nel primo tempo dove, con una meravigliosa e sontuosa diagonale, salva alla grande su un Centorrino involato in porta, in apnea nel secondo tempo dove soffre un po’ prima del giusto cambio. BRAVEHEART

 

INSANA 6.5 Guardandolo in faccia, non penseresti che possa avere tutta questa grinta in corpo. Non molla un contrasto e corre come un disperato per dare il suo apporto sia in fase difensiva che offensiva. Il Mister apprezza la sua grande generosità e decide di spostarlo come un jolly in più ruoli durante la partita. MULTITASKING

 

PAPALE 7 Un primo tempo timidino a cospetto di una grande ripresa nella quale fa valere tutti i suoi grandi mezzi tecnici e mette una sentenza sul match con una rasoiata di sinistro che coglie impreparato il portiere avversario. Bellissimo il coast to coast sua fascia destra con la quale semina la difesa del Sc per poi sciupare di poco la doppietta personale. DIESEL

 

MONTEROSSO 5 È forse quello che ha più deluso nella partita di ieri. Un primo tempo da spettatore non pagante nel quale fatica a trovare posizione e tempi di gioco. Leggera ripresa nel secondo tempo ma l’età avanza inesorabilmente ed è giusto il cambio. PROSSIMO DIRIGENTE DEL CUS

 

LOMBARDO 6-  Partita nella quale fatica a prendere in mano il centrocampo, un po per colpa sua, un po perché la passa circola poco in mezzo al campo. Ha il merito di dare il via all’azione rocambolesca dalla quale nasce il vantaggio, ha il demerito di dimenticarsi di salire dopo il calcio d’angolo che riapre la partita. DOUBLEFACE  

 

NUCERA 6.5 Lestissimo ad approfittare della marmellata difensiva dalla quale scaturisce il vantaggio. La sua partita per il resto è fatta di luci e di ombre. Delizioso in alcuni agganci e cambi di gioco con i quali dimostra di essere di ben altra categoria,  irritante talvolta quando si complica la vita con la palla nei piedi. MAURO ZARATE

 

OLIVA 7.5 Chiave fondamentale della partita il suo lavoro spalle alla porta, in mezzo a due difensori tutt’altro che dolci e pacati. Partita di grandissimo sacrificio e anche di giocate di qualità quella di Oliva, lanciato nella mischia per non far rimpiangere Fausto, ci riesce alla grande tenendo su un attacco privo del suo bomber principale. Manca solo il goal alla sua prestazione preziosa e di sacrificio. EROICO

 

RUSSO 6 Pochi minuti per lui, giusto il tempo per aizzare una rissa preziosa per far perdere tempo e lucidità agli avversari. SAGGIO RIBELLE

 

SINGH 6+ Anche per lui uno scorcio di partita nel quale mette tutto se stesso, con qualità ma soprattutto con grandissima generosità. Nonostante i minuti disputati con la maglia del Cus dimostra sempre grande attaccamento alla maglia e questo gli fa onore anche per il futuro del campionato. A BUON RENDERE

 

TIANO 6- Ci si aspetta di più sinceramente ma a dire il vero non entra benissimo in partita, commette qualche fallo ingenuo e non riesce a mettere ordine in mezzo al campo. FUORIFASE 

 

CREAZZO 6 Al rientro dopo la luna di miele, il cigno disputa uno scorcio di partita nel quale mette in mostra le sue doti di corsa e pressing asfissiante che lo contraddistinguono. È l’ennesima dimostrazione della profondità della rosa del Cus che si permette di tenere in panca un’arma importante. ASSO

 

SMEDILE 7 Partita vinta dal gruppo e non si può nascondere il merito di una persona, ancor prima che un allenatore, che sta mettendo anima e corpo in questa squadra. Dietro a questo successo e all’ottima stagione cussina c’è sicuramente la sua mano. DIRETTORE DORCHESTRA

 

Mirko Burrascano

Fortitude: il thriller in mezzo ai ghiacci con renne, orsi polari e animali preistorici

Ad accogliere il pellegrino che atterra nell’aeroporto di Fortitude, sulle isole Svalbard nel Mar Glaciale Artico, svetta la statua di un enorme orso polare sopra il nastro del ritiro bagagli. Fortitude è una comunità fittizia di un remoto arcipelago della Norvegia – popolata perlopiù da pescatori e scienziati – dove gli orsi sono più numerosi degli abitanti, e questi ultimi sono costretti a girare armati per proteggersi dai loro feroci attacchi.

Nessuno però può morire a Fortitude; una legge lo vieta in conseguenza del fatto che le temperature congelano i cadaveri e impediscono che si decompongano. La vita, nonostante il buio che dura mesi e le condizioni ambientali estreme, scorre complessivamente tranquilla, isolata e protetta come una fortezza gelata che la separa dal mondo. La governatrice Hildur Odegard intende far costruire in mezzo alle distese di neve un hotel di ghiaccio per aumentare la presenza di turisti. C’è poi in città lo sceriffo Dan Anderssen, ma nessuno sa se è un bravo o un cattivo sceriffo: a Fortitude non è successo mai niente. Almeno fino a quando il corpo del professore del locale centro di ricerca viene ritrovato seviziato, torturato e ricoperto di sangue.

La seconda serie (prodotta da Sky Atlantic e in onda dal 27 gennaio) è arrivata dopo i molti nodi rimasti da sciogliere al termine della prima stagione; un thriller che affianca l’inchiesta sulle morti misteriose che hanno sconvolto la quiete esteriore di un luogo subissato dal candore della neve alle atmosfere horror e surreali alla Stranger Things. Chi ha deciso di vivere a Fortitude quasi mai è lì per caso: tutti scappano da qualcosa. Così l’affascinante Elena Ledesma che gestisce l’albergo dove alloggia il detective Eugene Morton mandato dal Londra per indagare, insieme allo sceriffo, alla catena omicidi furiosi e terrificanti in cui pare sia coinvolto anche un bambino. Ogni elemento della comunità o quasi è invischiato in un intreccio di relazioni contorte e di storie taciute che lo rendono vulnerabile. Il richiamo a Twin Peaks è lapalissiano; l’immagine di una comunità dove all’improvviso tutto precipita ed i caratteri che la popolano escono progressivamente allo scoperto. Non ci sono tuttavia le cascate ma tonnellate di ghiaccio colorate da strisce di sangue che citano, anche se non fanno il verso, un altra serie ambientata sulla neve, Fargo.

Il cast composto da attori di ottimo livello come Stanley Tucci, contribuisce a far salire le aspettative e a consegnare un prodotto all’altezza; quello che più colpisce di Fortitude, oltre alle ambientazioni, è il valido mix di mistero e approccio razionale e scientifico agli accadimenti più inspiegabili. Il ritrovamento di un mammut preistorico sepolto dal ghiaccio si collega quindi agli eventi tetri che hanno macchiato di sangue la comunità. La sacralità di un luogo chiuso come una fortezza si scontra con le meschinità dell’uomo e le forze naturali impervie. Quando così cala il buio e sulle case ricoperte dalla neve si eleva il colore rosso dell’aurora boreale è certo che qualcosa sta per abbattersi su Fortitude.

 

Eulalia Cambria

 

Roboante CUS

 

Nella quindicesima giornata del campionato di Terza Categoria di Messina, il Cus Unime viene ospitato dal Malfa, fanalino di coda della classifica, nell’isola di Salina. Match importante per gli universitari che non possono permettersi di perdere il passo delle compagini dell’alta classifica. La partita viene diretta dal Sig. Muscherà di Messina con inizio alle ore 10,30.

Il viaggio all’alba in aliscafo è sempre traumatico per chi deve andare a disputare 90 minuti di grande intensità, tuttavia i ragazzi del Cus mantengono alta la concentrazione consapevoli dell’importanza fondamentale della posta in palio in questa partita.

Primo tempo: partenza forte del Cus che passa subito in vantaggio grazie a una conclusione di Insana da fuori area con la complicità di un’incertezza dell’estremo difensore eoliano. Al ventesimo, però, il Malfa trova il pari con un tocco sotto misura sugli sviluppi di un calcio d’angolo ad opera di Di Losa. Prima del termine della prima frazione di gara, nuovo vantaggio Cus firmato Oliva. Il nuovo acquisto della formazione dell’Università di Messina, riesce a controllare e domesticare una sporca palla all’interno dell’area di rigore e avversaria e conclude a rete con un preciso destro sotto la traversa. 2 a 1 e duplice fischio del direttore di gara.

Secondo tempo: dagli spogliatoi, per i primi 15 minuti esce una sola squadra ed è il Malfa. I padroni di casa riescono a trovare prima il pari con De Losa A. e subito dopo il vantaggio con Pirera che sfrutta una sciagurata uscita di un incerto Faranda. La tensione inevitabilmente aumenta. Tra il secondo e il terzo gol il Cus fallisce la sua probabile terza rete con Tiano, il quale si fa respingere il rigore da Di Cosa D..

Nella parte finale della partita il Cus Unime tira fuori l’orgoglio e rifila ben tre reti in trenta minuti ai padroni di casa. Reti di Stassi (sinistro a giro sul secondo palo dal limite dell’area), Papale (su meraviglioso assist di tacco di Stassi, che gli spiana un’autostrada verso il gol) e Iacopino, che trasforma il rigore della vittoria. Nel finale da segnalare il rigore fallito da parte di Martino per il Malfa, che centra il palo invece di rendere meno amaro l’ennesimo scivolone casalingo e l’espulsione (dubbia) di Stassi, che sarà costretto a saltare la prossima sfida contro la Sc Sicilia, in un derby messinese che promette emozioni.

Nonostante una partita non perfetta dal punto di vista del gioco a causa delle oggettive difficoltà del campo “Tre Pietre” di Malfa e del difficile viaggio in aliscafo, il Cus Unime si aggiudica 3 punti e torna a suonare la carica per il vertice della classifica, che oggi, a 7 giornate dal termine, dista appena un punto.

Prossima partita, dunque, al Marullo di Bisconte, Camaro, sabato 11 marzo alle 16,30 contro la Sc Sicilia: sfida che varrà tanto se non tantissimo per le sorti di questo fantastico campionato.

Formazione Cus (4-3-3): Faranda1; Rodà 2, Iacopino 4, Occhipinti 5, Cardella 3; Lombardo 8, Tiano 10, Monterosso 6; Insana 11, Oliva 9, Papale 7.

Panchina: Zito, D’Agostino, Costa, Al Hunaiti, Stassi.

Allenatore: Smedile.

PAGELLE:

Faranda voto 4: Assente dal campo da 2 anni, ne aspetterà altri 2 per ripresentarsi nuovamente. Legge malissimo ogni traiettoria possibile e ogni qualvolta la palla raggiunge la sua area di rigore, mister e compagni vengono assaliti da brividi lungo la schiena. La sua mossa migliore è quella di chiedere il cambio per il bene comune. “ANCHE QUESTO DIMOSTRA CHE SONO IL MIGLIORE

Roda’ voto 6: Dopo essersi esibito sull’aliscafo in versione “lap dance” , da bravo pastore si accorge subito che le reti del campo sono basse e che senza palloni avremmo vinto a tavolino. Nonostante i propositi non fossero dei migliori, svolge una partita pulita e senza “maschiate” da ricordare. ONESTO

Iacopino voto 7: Appena arrivato a Malfa gli avversari lo salutano col bacio, scambiandolo per un pastore di Alicudi. In campo la situazione è ben diversa, il capitano picchia e detta legge come suo solito, impreziosendo la sua prestazione con il sigillo finale. YATI

Occhipinti voto 5: Direttamente dal paese del commissario Montalbano, dove millanta di essersi allenato in questo periodo di ritiro spirituale, il buon Occhi si presenta a Malfa in condizioni psicofisiche da dimenticare. Parecchie volte in apnea nel primo tempo, la combina grossa regalando il calcio d’angolo dal quale nasce l’1a1. Finge palesemente un infortunio, per poter meditare sul profondo senso della vita osservando il mare. SAGGIO

Cardella voto 5: Ha l’alibi sacrosanto di giocare fuori ruolo, ha l’alibi meno sacrosanto di pesare più dello chef Cannavacciuolo, pur essendo a dieta dal 2008. In campo si trova spesso spaesato, talvolta poco aiutato da Papale in fase difensiva. E se il male minore fosse stato Costa? MISTERO

Lombardo voto 5.5: Arriva all’appuntamento carico a mille con almeno 8 hashtag per abbellire le sue storie. In campo perde un po di smalto anche a causa delle condizioni della partita che non favoriscono le sue geometrie. Poco importa, Picciolo si scatena con la macchina fotografica e lo immortala in tutto il suo splendore, garantendogli anche per oggi i suoi molteplici likes. #Calciopassione

Tiano voto 6: Partita non alla sua altezza, penalizzato anche lui dal contesto e dai pochi spazi a sua disposizione. Come ogni partita timbra il cartellino alla voce risse sfiorate. Poco freddo dagli undici metri e da la’ si spegne la luce. Mezzo voto in più perché in questo momento si starà inginocchiando sui ceci per punirsi. EMO

Monterosso voto 5.5: Arrivato a Malfa con gli occhi di chi è di nuovo, alla veneranda età di 40 anni, in gita scolastica. La sua partita non è però di quelle da ricordare negli annali, alcuni errori in fase di impostazione e molta macchinosita’. ER MOVIOLA

Insana voto 6.5: Si presenta a Malfa con un colorito che ricorda la Mozzarella di Battipaglia e un timbro dello 090 sul collo che non preannunciano nulla di buono. Tuttavia è tra quelli che si distinguono per sacrificio e qualità. CASPER

Papale voto 6.5 – Nel primo tempo si nota solo per le sue scarpe color evidenziatore che acciecano i gabbiani vicini. Sale in cattedra nel secondo tempo, prima bruciando i guantoni del portieri avversario, poi facendo assist e goal decisivi per il risultato finale. Dai suoi piedi sembra poter nascere sempre qualcosa. TIRO DEL DRAGONE

Oliva voto 6,5: Dopo aver stabilito il record di Travel Gum masticate, Peppe scende in campo con molta generosità e risulta determinate sia per il goal siglato , sia per aver tenuto su da solo un reparto contro i Pastori Malfesi. AGNELLO SACRIFICALE

Stassi voto 7: E’ l’arma spaccapartita e risulta devastante per qualità e mezzi tecnici. Fondamentale nella rimonta, entra in tutte le occasioni da goal. Peccato per la solita ingenua espulsione che gli farà saltare il Big Match contro l’Sc Sicilia. MIMMO BERARDI

D’Agostino voto 3: Inaccettabile puzzare di Negroni alle 6 di mattina sull’aliscafo. Sbiascica come se non ci fosse un domani, viene coinvolto spesso da sbalzi di umore che destabilizzano i compagni. Tenetelo d’occhio, questo è un potenziale Serial Killer. CRIMINAL MINDS

Zito voto 6

Osama voto 6

Mister Smedile voto 6: Tante defezioni lo condizionano nello schierare l’11 migliore ma lui ci mette del suo schierando un centrocampista ciccione a terzino sinistro. Poi ti giri in panchina e vedi D’Agostino che parla da solo e quel Costa che grida vendetta. Forse non aveva altre scelte. GIUSTIFICATO A META’

Mirko Burrascano

Dal Doodle di Google alla Giornata dei Giusti: scopriamo insieme il 6 marzo 2017

 

 

 

 

 

 

Il problema non è fare la cosa giusta. È sapere quale sia la cosa giusta.

(Lyndon Baines Johnson)

 

Esistono ben 1052 siti in tutto il mondo considerati Patrimonio dell’Umanità (secondo l’UNESCO). Tra questi, uno, oggi 6 marzo 2017, viene ricordato dal Doodle di Google: Il Parco Nazionale di Komodo.

Con un piccolo test, il doodle, mette alla prova le nostre conoscenze riguardo, per l’appunto, un animale molto particolare: il Komodo.

I Draghi di Komodo sono delle lucertole originarie dell’Indonesia e sono cento volte più grandi delle lucertole più piccole che esistono: possono raggiungere i tre metri di lunghezza e hanno una coda lunga tanto quanto il corpo.

Oggi, 37 anni fa, fu inaugurato il parco che ospita, appunto, questi antichi animali e li protegge. Ma non illudetevi: sono antipatici, un po’ aggressivi e mangiano cadaveri. Insomma, non esattamente tra le specie più simpatiche del regno animale.

6 Marzo 2017. Tra due giorni, l’8 marzo (ndr), è la festa della donna. Il 4 marzo è stato il compleanno di Lucio Dalla. Il primo del mese il suo anniversario di morte.

Ogni giorno c’è un santo, un onomastico, un compleanno, un anniversario o una ricorrenza.

6 Marzo 2017. Vorrei che l’abbiate, per sempre, ben impressa in mente questa data. Correva il 10 maggio del 2012 quando, essa, divenne importante. Il 10 maggio 2012 il Parlamento Europeo ha approvato, con 388 firme, la proposta di Gariwo di istituire, il 6 marzo, una Giornata europea dedicata ai Giusti per tutti i genocidi. Dal 6 marzo 2013 celebriamo quindi l’esempio dei Giusti per diffondere ovunque i valori della responsabilità, della tolleranza, della solidarietà.

Le persone Giuste, umane. Chi sono i Giusti? Sono quelle persone che, nonostante il momento storico che stanno vivendo, si ribellano in nome della giustizia. È dedicata a quelle persone che hanno combattuto contro le ingiustizie, ingiustizie dettate dalla religione, dalla politica, dall’essere umano che non sempre sa rispettare gli altri esseri umani.

Sono quelle persone che non hanno seguito la massa solo perché fosse più sicuro farlo, che hanno deciso di proteggere i più deboli, anche al costo delle loro stesse vite.

Gariwo: è l’acronimo di Gardens of the Righteous Worldwide, l’ONLUS che ha proposto ed ha ottenuto questa giornata. Ha sede a Milano e riconosce collaborazioni internazionali.

Dal 1999 lavora per far conoscere i Giusti: pensano che la memoria del Bene sia un potente strumento educativo e serva a prevenire genocidi e crimini contro l’Umanità.

Come si muovono? Bonificando e creando parchi, che loro stessi chiamano i Giardini dei Giusti.

Ogni anno, dal 2012, la Giornata dei Giusti esalta un tema che abbia sempre, come obiettivo principale, quello di spronare tutti noi ad affiancare la giustizia, anche se può fare paura, anche andando contro agli ideali della massa.

Quest’anno, 2017, il tema scelto per la cerimonia, al Monte Stella, è: “I Giusti del dialogo: l’incontro delle diversità per superare l’odio”. Tantissime figure parteciperanno alla riunione mondiale che verterà intorno ad esso.

Figure che, probabilmente, la maggior parte di noi, io stessa, disconosceva fino a questo momento: Raif Badawi, ad esempio, un blogger saudita condannato a mille frustate e arrestato per aver espresso le sue idee di laicità dello stato, per essersi ribellato all’idea di Religione che gli stati musulmani impongono.

E, ancora, Lassana Bathily, giovane ragazzo nero, originario del Mali, che ha salvato gli Ebrei durante l’attacco al supermercato Kasher, mettendosi contro i terroristi Islamici, rischiando la sua stessa vita. Pinar Selek, sociologa turca (e queste, QUESTE, sono le donne da cui dovremmo prendere esempio e che dovremmo festeggiare l’8 marzo) attivista per la pace e i diritti umani, che fu arrestata solo perché dichiara a gran voce che tutti, TUTTI, siamo uguali a questo mondo. Mohamed Naceur, guida turistica che ha salvato gli italiani al Bardo.

Ogni regione, città, nazione può, a proprio modo e libertà (soprattutto), celebrare la Giornata dei Giusti: in Sicilia, la città di Palermo è attiva a riguardo, con manifestazioni in tutto il territorio. Ancora, l’Università di Catania. Agrigento: L’Accademia di Studi Mediterranei di Agrigento, in collaborazione con il Parco Valle dei Templi di Agrigento, con la Prefettura di Agrigento, l’Ufficio Scolastico Provinciale di Agrigento, celebrerà la “Giornata Europea dei Giusti”, al Teatro “Pirandello” e nella Valle dei Templi.

E noi? Siamo dei Giusti, o vogliamo ricordarli? Vogliamo rendere partecipe il nostro territorio messinese, le nostre scuole, la nostra università, di questa giornata? Vogliamo fare parte dei Giusti?

Perché, sinceramente, ci comportiamo da tali? Possiamo dire di essere dei bravi esseri umani?

È facile essere buoni. Difficile è essere giusti.

Elena Anna Andronico

Dieci Minuti per il resto della tua vita.

“E a che serve questo gioco dei 10 minuti?”
“Boh, la dottoressa non me l’ha spiegato. Credo serva fondamentalmente a impegnarmi la testa, a riempire il vuoto e a fare ordine nella confusione che mi ritrovo al posto della vita”

Capita che tu debba lasciare la casa in cui sei cresciuto, che il tuo compagno di sempre ti abbandoni e che il tuo lavoro di sempre venga affidato a un altro. E allora cosa si fa?  Chiara Gamberale non ha più nulla da perdere e allora ci prova. In “Per Dieci Minuti” ci mostra come i cambiamenti spaventano tutti ma sono necessari per ridarci il resto della vita che da soli bruciamo quando qualcosa va storto.

 “Vorrei assicurarle che non c’è verso: dentro momenti come questo bisogna cadere con le braccia, le gambe, il cuore, i polmoni. Tutto. 

Bisogna andare in fondo, bisogna marcire. 

Vorrei prometterle che non lo sa, che ora non può immaginarlo: ma arriverà il giorno in cui scoprirà di essere sopravvissuta.”

Dieci minuti al giorno. Tutti i giorni. Per un mese. Fare una cosa nuova, fuori dagli schemi senza aver timore di sbagliare, senza aver paura dell’oblio. Gettarsi in avanti e vivere quello che capita.

“Hai paura di perdere tutta te stessa, perdendo lui.”

Il modo di scrivere di Chiara, che si denota in questo libro come negli altri, è semplicemente istantaneo, ti tiene incollato alle righe finché non giri l’ultima pagina e arrivi all’ultima parola. È diretta e sintetica, a volte ironica nonostante il tema del dolore e della sofferenza, a convincere è proprio il ritmo incalzante della narrazione, dato dall’uso di continui flashback del passato inseriti ad arte, e dal soffermarsi sapientemente sull’analisi dei sentimenti e degli stati d’animo.

Questa è una lettura consigliata a chi è pronto a seguire il consiglio di Chiara, uscire dalla monotonia, sperimentare, scoprire nuove passioni, migliorarsi. Alla fine si scoprirà che può diventare un gioco di fantasia da prendere sul serio, quasi senza accorgersene.

Combattere gli schemi e ricominciare.

“Quanto è assurda la vita, quando non tocca a noi.”

Serena Votano

 

Cinefilia per idioti: il musical

Tutti canticchiamo.
Chi appena sveglio, chi sotto la doccia, chi in macchina, chi mentre si fa il bidet.
Tutti abbiamo sempre sognato di poterlo fare, magari sul tram, sull’autobus, sul treno accompagnati da un’ipotetica colonna sonora della nostra vita. Ed esistono solo due tipi di persone, chi lo ammette e chi mente.
Il lapalissiano successo di La la land mi obbliga a farvi dono di questo articolo per questo mese speciale che è Marzo (pazzerello esci con il sole e prendi l’ombrello).
Il genere che ho deciso di analizzare in modo sempre totalmente professionale e mai soggettivo, è proprio quel genere di film che o lo ami o lo odi (un po’ come i tuoi genitori): il MUSICAL. Genere che fin dalla culla ha accompagnato ognuno di noi, che ci piacesse o meno, ha creato delle colonne sonore che ancora oggi tutti conosciamo e qualsiasi serie tv che si rispetti vanta tra le proprie puntate, una versione musical.
Ma più di Sanremo, più del dentifricio che ti macchia i vestiti mentre ti lavi i denti, in modo inspiegabile, e tua madre ti dice ” ma tu perché ti lavi i denti vestita?” più della gente che dice “che vita sarebbe senza nutella”, più di tristi trentenni con la parrucca, che fanno video fingendo di essere delle ragazze, più di tutto questo io odio i musical.
Dopo quest’affermazione così decisa e del tutto inaspettata (non è vero) voi vi chiederete; Ma Elisia sei cresciuta a latte e Nesquik, fiabe sonore e cartoni animati Disney, come puoi dire una cosa del genere? E io vi risponderei come ad ogni domanda che mi viene posta ogni giorno della mia vita da quando sono nata: NON LO SO.
Il mio amico Nicola mi dice sempre di dover essere in grado di argomentare qualcosa, specie se, questo qualcosa, non mi piace.
Io sono dell’idea che non vi sia bisogno di argomentare un genere che agli occhi di un qualsiasi individuo, dotato di buon senso e poca pazienza, appaia odioso; ma per evitare di congedarci precocemente, facciamo un passo indietro.
La fonte certa di cui mi avvalgo sempre (Google) sostiene che il musical nasca negli USA il 12 settembre 1866, dalla fusione fra una compagnia di ballo e canto importata dall’Europa, con una compagnia di prosa, in quanto la prima era rimasta senza un teatro in cui esibirsi mentre, la seconda, era alle prese con una produzione che si stava rivelando più dispendiosa del previsto.
Bastano questi pochi accenni, a mio avviso, per capire che una cosa nata per caso e per risparmiare non possa generare nulla di buono. Superando quelli che sono i preconcetti , sempreverdi, legati al musical : che sono venerati da qualsiasi americano e dagli omosessuali, notiamo fin da subito che non si adattano proprio ad ogni genere cinematografico o teatrale. Basti pensare ad un contesto horror o drammatico, perché in quei casi credo si abbia altro di cui preoccuparsi anziché cantare.
Questo genere si sposa perfettamente con trame banali e cariche a loro volta di cliché tipiche del loro genere ( come quando una modella sposa un anziano milionario). Ma a noi, l’ovvio misto allo stravagante ci piace e quindi assistiamo a personaggi estremamente caratterizzati che si presentano a noi con canzoni di gruppo esaltando i loro più banali aspetti caratteriali (in viaggio con Pippo docet), tutti estremamente intonati e ballerini professionisti.

La peculiarità che mi lascia sempre esterrefatta (quasi infastidita), è la nonchalance con la quale tutti continuino a fare ciò che stavano facendo, prima che iniziassero a cantare e ballare, appena la musica finisce. E nonostante io abbia apprezzato Gesù e Giuda cantare in Jesus Christ superstar, o aver apprezzato Jessica Fletcher guidare un letto in pomi d’ottone e manici di scopa, e nonostante io mi compiaccia mi ogni volta che riesco a dire correttamente supercalifragilisitchespiralidoso; credere in un cavallo con il corpo da uomo che parla (Bojack horseman) oppure nell’esistenza in un sottosopra (Stranger Things ) lo ritengo più semplice.
Più del vedere uomini, donne, bambini e anziani ballare e cantare improvvisamente (con spunti futili, ad esempio riordinare una stanza) anche da soli in mezzo alla gente o sotto la pioggia.
Ma forse la magia dei musical è proprio questa: possono essere apprezzati solo dai sognatori. Oltre che dagli omosessuali.

Elisia Lo Schiavo

 

Cyber warfare e diritto internazionale

Negli ultimi anni si è spesso parlato di “attacchi informatici” “cyber guerra” ecco l’occasione adatta per capire qualcosa di più a riguardo!

Lunedì 6 Marzo, presso la Sala Accademia dei Pericolanti, il IV ciclo di seminari organizzato dall’ILSA Chapter Messina sulle attualità del diritto internazionale.
Avrà inizio alle ore 10 con un intervento del prof. Marco Roscini, professore di International Law alla Westminster Law School, sul tema: “Cyber warfare e diritto internazionale”, affrontando quindi l’attualissimo tema delle guerre cibernetiche.
Interverranno i proff. Livio Scaffidi Runchella, ricercatore di Diritto internazionale dell’Università di Messina e il dottore Marco Longobardo (Università di Messina e University of Westminster, London).
I lavori saranno presieduti e moderati dalla  la prof.ssa di diritto interazione dell’Università di Messina Marcella Distefano.

Agli studenti di Giurisprudenza verranno assegnati 0,25 CFU.

 

Arianna De Arcangelis

La La L’Ateneo messinese

Alzi la mano chi ha guardato appiccicato alla televisione la tanto attesa e famosa “Notte degli Oscar”, durante la quale non sono mancati Epic Fail; il più clamoroso?! La consegna della busta sbagliata che vede come protagonisti i film “La La Land” e “Moonlight”. Ma, arriviamo al dunque: nonostante la regia di Damien Chazelle non è riuscita ad accaparrarsi l’Oscar per “Miglior Film”, La La Land si è comunque classificato in moltissime delle categorie per i premi più ambiti. Ho citato quest’esempio perché, forse in modo un po’ azzardato, il Premio Oscar si avvicina un pochino alla “Scelta dell’Università”.

Come sappiamo esistono diverse Università sparse in tutt’Italia, ognuna con diversi Dipartimenti e peculiarità. Tuttavia, ognuna di esse, pubbliche o private che siano, eccellono e/o  toppano in qualcosa. Di conseguenza, la scelta dell’Università non deve limitarsi soltanto alla valutazione del suo prestigio, ma deve guardare anche e soprattutto altri aspetti, quali i bisogni, le aspettative e le esigenze di ogni studente.

Ma in Sicilia, terra del Sole e del Mare, le Università: quali e quante sono?

Nel 1434 sorse la prima Università siciliana: il Siciliae Studium Generale, oggi Università di Catania che, classificata tra i mega atenei, conta oltre 40.000 iscritti. Fu invece il complesso rapporto creatosi tra Compagnia di Gesù e classe politica locale a sostenere la fondazione sulle rive dello Stretto, il 16 Novembre del 1548, attraverso l’aiuto dei giurati messinesi, del viceré Juan de Vega, l’intervento di Ignacio de Loyola e del Pontefice Paolo III S.Ignacio de Loyola, di quella che si può definire la prima Università collegiata gesuitica in Europa, l’unica in Sicilia a fornire una istruzione completa nelle arti liberali.

Lo Studium veniva ad essere governato, per la maggiore, dalla Societas Iesu, mentre alla città spettava soltanto l’onere di finanziare l’istituzione. La città rispondeva proponendo un modello universitario bipartito in: Diritto e Medicina, gestito dalla Giurazia messinese; Teologia, retto dalla Societas Iesu. Successivamente, nel 1565, si ha la completa adesione al modello universitario “bolognese”, che poco aveva a che fare con l’iniziale bolla pontificia: la Compagnia di Gesù viene, infatti, definitivamente esclusa dal controllo dello Studium.

Nel 1597, l’Ateneo peloritano si vede pronto a funzionare regolarmente, grazie anche alla “Nuova Fondacione delli Studii”: nuovi Statuti secondo i quali, lo Studium doveva essere gestito dalle élites cittadine nei momenti fondamentali, quali la scelta dei docenti, del rettore, dei riformatori, ecc.

L’Università di Messina, fino al 1679, anno della sua prima chiusura, riusciva a proporsi come tappa centrale per il percorso formativo delle élites culturali e cittadine; inoltre, la sua posizione strategica, faceva si che allo Studium messinese, arrivassero giovani studenti anche dalle terre della vicina Calabria, di Malta e dalla Grecia.

Come già anticipato, ad un secolo dalla sua apertura, a causa della  rivolta antispagnola, l’Ateneo si vede chiuso, per poi essere rifondato nel 1838 dal Re Ferdinando II, il quale, elevava la locale Accademia Carolina, al rango di Università, potendo stimare, fino ai primi del Novecento grandi intellettuali come Pietro Bonfante, Vittorio Emanuele Orlando, Giovanni Pascoli, Gaetano Salvemini. A dieci anni dalla sua riapertura, l’Ateneo si rivede soppresso per poi essere riaperto due anni dopo, subendo un calo d’utenza dovuto ad alcune leggi che vietavano l’immatricolazione di studenti provenienti da altre provincie siciliane e dalla Calabria.
Nel 1908, il terremoto che ha devastato Messina, ha contribuito alla distruzione di gran parte delle attrezzature e strutture dell’Ateneo tra le quali il Collegio dei Gesuiti che, sorgente sui resti di un antico tempio dedicato ad Apollo, è stato sin dall’inizio sede dell’Università. L’edificio fu edificato dal gesuita Natale Masuccio nel 1608,
progettato e collaudato secondo un modello che la Compagnia definiva “modo nostro” e che mirava a rendere collegate tutte e tre le aree dell’edificio: quella destinata alle scuole, quella per i religiosi e quella per la chiesa. Di quest’opera, tutto è andato distrutto, tranne il portale principale del collegio, che oggi si trova murato in una struttura secondaria, alla sede del rettorato, passando da via Venezian; su di esso la dicitura latina di “Primus ac prototypum collegium“, ci dice che questa scuola era la prima ad essere stata fondata dalla compagnia di Gesù e doveva servire da modello per tutte le altre.

Nel 1909 e negli anni a seguire, l’Ateneo riacquistava vitalità riuscendo a superare, grazie a rettori come Gaetano Martino e Salvatore Pugliatti, momenti storici e civili particolarmente difficili.

Tra gli alunni celebri, l’Università di Messina vanta: Santo Versace, Antonio Martino, Nicola Calipari, Paolo Fulci.

Dopo l’ateneo messinese, nel 1805 viene istituita l’Università degli Studi di Palermo e, di più recente istituzione è l’Università semiprivata Enna-Kore.

 

Oggi l’Ateneo messinese, propone un’ampia offerta formativa e si articola in diversi poli situati al centro e nelle periferie della città, tra questi: il Polo Papardo, il Polo Annunziata, ospitante anche la Cittadella Sportiva Universitaria; il Policlinico Universitario, ed il Centro Cittadino; conta circa 39.600 iscritti e viene quindi classificata tra gli Atenei medi, al 2° posto tra le Università Meridionali ed al 35° posto  tra le Università Statali.

Insomma, La La Land non potrà di certo vantare l’Oscar a “Miglior Film” come L’Università di Messina non potrà vantare di essere nella classifica tra le Università maggiormente prestigiose d’Italia, ma entrambi hanno e continueranno ad avere qualcosa che, forse è il caso di dire, non va bene a tutti ma, va bene a molti. Ed a noi, comuni studenti universitari messinesi, va bene così!

Erika Santoddì

Foto: Giulia Greco

Abbatti lo Stereotipo- Gli studenti di Chimica

Nelle sperdute periferie delle città risiedono dei poli universitari molto particolari (o, per lo meno, nella nostra periferia): i poli scientifici.

Ma non scientifici a caso, proprio scientifici scientifici. Proprio quelli che ti riportano all’era delle medie: matematica, fisica, chimica. Lì, camminano degli zombies nerd, che ripetono a bassa voce e tra sé, formule, radici, calcoli.

In mezzo a questa fauna, alcuni spiccano: hanno i capelli elettrizzati e in aria, sono sporchi in faccia, hanno i camici strappati.

Sono gli studenti in Chimica. Ta ta taaaan. Studiano in padiglioni sotterranei dove ci sono i loro laboratori segreti e, in combutta con i professori, sintetizzano droghe e sostanze che un giorno permetteranno loro di conquistare il mondo.

Ma, c’è sempre un ma, come sempre è arrivata, là dove nessun altro arriva, la rubrica di UniVersoMe Abbatti lo Stereotipo. Abbiamo preso, quindi, un esemplare abbastanza normale: altezza media, donna, bionda, non troppo intelligente (si scherza) e le abbiamo chiesto di aiutarci nell’impresa di sfatare gli stereotipi sul suo corso di laurea.

E quindi? Ci ha detto di . Per cui, ecco a voi, signori, io e la mia amica Chimica che abbattiamo i 5 stereotipi sugli studenti in chimica!

  1. Sono tutti drogati: iniziamo dal nocciolo della questione. Perché, si sa, appena il ragazzo carino di fronte a te, con cui stai prendendo una birra per la prima volta e ti sembra proprio un ammmooooreeee, ti dice che fa chimica, scatta il pensiero:’’ è un cocainomane. Chissà cosa mi ha messo dentro la birra. Aiuto’’.

Per il mondo, Bob Marley è il prototipo dello studente di chimica. Tutti fattoni, don’t worry be happy e ohi maria ti amo. Ma no ragazzi, no no. Intanto, non tutti si sfondano di crocodile sintetizzata nei laboratori universitari e poi, la vera domanda è: ma perché tu che fai giurisprudenza/medicina/agraria/sto cazzo non fumi? Da te i fattoni non ci sono? Questo stereotipo non sta proprio in piedi. Alcuni si rilassano in un modo, altri in un altro.

Ebbasta.

  1. Sono tutti geni pazzi: eeeeeh, ciuffo rosso naso all’insù camice bianco e stivaletti da schiaaaanto!

Cartoon Network docet. Chi non hai mai guardato il laboratorio segreto di Dexter? È per colpa di questo cartone che ci immaginiamo gli studenti in chimica così fiiighi come occhialini sexy e ciuffo rosso Dexter. Ho investigato. Ho buttato giù le librerie di vari amici, ho spostato sedie, cercato bottoni, scomparti segreti. Niente. Nessun laboratorio nascosto. Nessuna sorella stramba, altissima e stupida. Nessun bambino di 12 anni loro nemesi. Gli unici laboratori in cui vanno sono sempre quelli universitari dove ci sono, a malapena, mezza beuta e due palloncini per le feste.

Non sono geni. Non inventano cose strane. Sono un po’ noiosi. Quasi quasi alcuni non capiscono una ceppa di niente e parlano mezzo a rallentatore perché soffrono di disattenzione. Niente pazzia, visioni, invenzioni fuori dal normale. Un po’ di esaurimento da sessione. Che peccato. Una delusione, in realtà.

  1.  Si sentono in Breaking Bad: ovvia conseguenza dei primi due punti. Sono dei geni pazzi e fattoni, non possono che non sentirsi parte di questa serie Tv. Beh, no. È come se io andassi in giro per il Policlinico di Messina a provarci con tutti i neurochirurghi o i chirurghi plastici del policlinico (mi fa giustamente notare la mia amica Alessandra, ndr).

È chiaro che io non sono dentro grey’s anatomy e loro non sono dentro breaking bad. Non travisiamo: diciamo che per loro, questa serie tv, è l’apoteosi di quello che vorrebbero essere (e che probabilmente non saranno mai). Anche se, ad onor del vero, molti preferirebbero e si sentono di più proprio dentro Dexter che dentro Breaking Bad e tanti saluti.

  1. Si sentono Onnipotenti: PERCHE’ IO SO COME FUNZIONA LA VITA, IL MONDO, L’UNIVERSO. Siamo solo atomi, orbite, molecole. NOI CONOSCIAMO E STUDIAMO L’ESSENZA DELLA VITA, LA MATERIA.

Ecco, applauso. Dopo i 10 minuti di megalomania pouf, tornano a sbavare davanti alla play station. C’è poco da sentirsi onnipotenti nel sapere che siamo fatti di acqua e altri 4 elementi. Si puliscono il sedere con la carta igienica con la stampa della tavola periodica.

  1. Sono sporchi: sono dei selfisti anonimi anche loro e i loro selfie li ritraggono in laboratorio con gli occhialoni e i camici bianchi. No, non bianchi: grigi e bucati e schifosi. Ma questo non vuol dire che sono tutti sporchi o che sono sempre sporchi. Si sporcano a lavoro e cazzomene di pulire il camice, ma quando tornano a casa si fanno la doccia pure loro. Giurin giurello, fanno profumo. Ricordatevi pure voi di fare la doccia ogni tanto, soprattutto quando avete in programma di prendere un mezzo pubblico AD ESEMPIO.

Un abbraccio

Elena Anna Andronico

Alessandra Frisone