Oggi Conte al Consiglio europeo: il via alla riforma sul Mes. Ancora contrasti sul Recovery Plan

Una settimana impegnativa per il premier Conte, che tenta di tenere il timone dell’Italia destreggiandosi tra il controllo della pandemia, i conflitti per la gestione del recovery fund e lo scompiglio causato dalla riforma sul Mes approvata ieri in Parlamento. Quest’ultima sarà al centro del Consiglio Europeo che si terrà oggi e domani a Bruxelles, durante il quale Conte darà il via libera alla trasformazione apportata proprio da tale riforma all’economia europea.

Che cos’è il Mes? Che cosa prevede la riforma?

Il Mes, ovvero il meccanismo europeo di stabilità, è uno strumento nato nel 2012 per contrastare una possibile crisi del debito dei paesi dell’Unione Europea che hanno adottato l’euro come moneta. Il Mes ha una dotazione complessiva di 700 miliardi di euro, è finanziato direttamente dai singoli Stati membri in base al loro specifico peso economico ed è gestito da un’apposita struttura che ha sede a Lussemburgo. Il Paese in crisi, per ottenere un aiuto, deve accettare un piano di riforme la cui applicazione è sorvegliata da Troika, un organismo costituito dalla Commissione europea, dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario internazionale. Il piano prevede pesanti tagli alla spesa pubblica.

La riforma del Mes, approvata ieri dal Parlamento italiano, prevede tre cambiamenti importanti. Per ottenere un prestito non sarà più necessario sottoscrivere un accordo di riforme impopolari, ma sarà sufficiente una lettera di intenti. Il fattore limitante è che tale regola vale solo per quegli stati che rispettano i parametri di Maastricht.

Inoltre, la riforma tenta di rendere più facile la ristrutturazione del debito pubblico di un paese che chiede aiuto al Mes. Ristrutturare il debito pubblico significa concordare una riduzione del valore del prestito fatto allo stato, il che, per i creditori, vuol dire perdere parte del loro investimento nel momento in cui scatta il pacchetto di aiuti. La riforma introdurrebbe le single limb Cacs, cioè un particolare tipo di titoli di stato che permettono una ristrutturazione tramite un solo voto dei creditori, rendendo le procedure meno complesse. Il timore è che i creditori, consapevoli della possibilità per i debitori di restituire meno di quanto dato in prestito, chiedano interessi più alti, soprattutto agli stati più a rischio, come l’Italia.

La riforma sostiene anche l’anticipazione al 2022 del «backstop» al Fondo unico di risoluzione per le banche. Con backstop si intende la protezione delle banche in dissesto grazie alle risorse provenienti dal Mes.

I contrasti sul Mes hanno avuto come sfondo lo scontro tra europeisti e antieuropeisti. Gli oppositori intravedono nella riforma il pericolo di una forte ingerenza dell’Europa nella politica italiana. Emerge questo dalle parole di Giorgia Meloni:

Il Mes non è uno strumento utile per l’Italia ma un atto di sottomissione al controllo della burocrazia europea”.

Nonostante le avversioni, la riforma ha ottenuto il via libera, ieri in Parlamento, con 156 favorevoli. Entusiasta il ministro dell’economia e delle finanze Roberto Gualtieri:

Grande soddisfazione per il voto di oggi di Camera e Senato. È un’importante conferma della coesione della maggioranza su un chiaro indirizzo europeista e del lavoro positivo svolto dal governo in Europa”.

Il ministro Roberto Gualtieri – Fonte: www.policymakermag.it

 

Il Recovery Plan

Disinnescata la mina del Mes, la maggioranza è invece in fibrillazione sul Recovery plan, il progetto nazionale di gestione del fondo per la ripresa dei paesi europei maggiormente colpiti dal Covid.

Per quanto riguarda i settori di impiego del finanziamento, la domanda guida del progetto proposto da Conte, così come affermato da lui stesso, è stata: “Che paese vorremmo tra dieci anni?”. Il premier guarda al futuro fiducioso di recuperare il ritardo dell’Italia, soprattutto in alcuni settori, rispetto agli altri paesi europei. Le valutazioni dei tecnici del Tesoro lasciano sperare: secondo le previsioni, se il Recovery Plan funzionerà, tra sei anni il Pil italiano sarà più alto di oltre 40 miliardi. Stando al progetto,74,3 miliardi saranno assegnati al green, 48,7 miliardi alla digitalizzazione, 27,7 miliardi alle infrastrutture, 19,2 miliardi ad istruzione e ricerca, 17 miliardi a parità di genere, coesione sociale e territoriale, 9 miliardi alla salute.

Come verrà gestito il Recovery Fund – Fonte: www.genteditalia.org

 

Il Recovery Fund in Sicilia

“Un’occasione unica per riequilibrare il divario tra nord e sud”,

vengono visti in tal modo, dall’assessore all’economia Gaetano Armao, i 20 miliardi che toccano alla Sicilia. Secondo le previsioni della bozza di Conte, il prodotto interno lordo della nostra isola aggiungerà un 4,67% alle stime per il 2021.

Gaetano Armao – Fonte: www.siciliaunonews.com

La bozza del premier delude, tuttavia, la giunta regionale siciliana: non è menzionato né il Ponte sullo Stretto richiesto dal centrodestra, né l’aeroporto intercontinentale che il governo Musumeci vorrebbe realizzare a Milazzo.

Si punta invece alla tutela del patrimonio culturale, alla riduzione del divario sociale, al potenziamento delle due zone economiche speciali, quella occidentale che include parte di Palermo e Trapani, quella orientale che ingloba Enna, Messina e Siracusa. Importante l’intervento sulle ferrovie: l’investimento di 6,8 miliardi permetterà ai treni del triangolo Palermo, Messina, Catania di raggiungere una velocità di 160 chilometri orari.

La frattura della compagine governativa

La questione che ha lacerato il governo è quella della cabina di regia, cioè degli organi a cui è affidata la gestione dei 209 miliardi che spettano all’Italia. La proposta del premier prevede la presenza di un comitato esecutivo composto, accanto a Conte, da Gualtieri e da Patuanelli e una task force di sei manager nominati da lui stesso. Il piano punta anche sulla collaborazione di un “comitato di responsabilità sociale, composto da rappresentanti delle categorie produttive, del sistema dell’università e della ricerca” che possa dare pareri e suggerimenti.

Il no alla bozza del progetto del premier è arrivato soprattutto da Italia viva, il cui leader, Matteo Renzi minaccia: “Io mi sgancio” evocando la crisi del governo. Agli occhi di Renzi, la proposta di Conte priverebbe ministri e regioni di potere decisionale in un progetto che influenzerà il futuro dell’Italia.

Questa struttura esautora non solo i ministeri, ma anche le Regioni e in sostanza l’intera Pa, mentre il Recovery deve rappresentare una straordinaria occasione di rinnovamento e innovazione della pubblica amministrazione”.

Decisa la renziana Teresa Bellanova che, tra l’altro, Italia Viva avrebbe voluto includere nel triumvirato incaricato di gestire il Recovery incontrando, tuttavia, l’opposizione del partito democratico che non intende cedere alle pretese di Renzi. Dure le parole del ministro Peppe Provenzano:

Già abbiamo Orban che frena. Dividerci anche tra noi per ragioni di visibilità sarebbe molto grave”.

Conte risponde agli attacchi assicurando che la struttura del Recovery plan non priverà i ministri del potere:

la responsabilità rimane sempre nel governo perché servirà l’autorizzazione del Consiglio dei Ministri”.

Oggi Conte al Consiglio europeo

La questione del Recovery Fund è ancora tutta da risolvere. Gli scontri in Italia preoccupano l’Unione Europea: il nostro paese è quello a cui spettano più fondi e, di conseguenza, è necessario un progetto forte ed efficace. Il tempo a Bruxelles stringe: la commissione europea spinge affinché il piano venga approvato e mandato all’Ue, così da metterlo in atto nel minor tempo possibile.

Conte a Bruxelles – Fonte: it.notizie.yahoo.com

Oggi, dunque, si prospetta per Conte un’aria tesa a Bruxelles. Accanto al Mes e al Recovery Fund, sul quale, così come affermato ieri in Parlamento dal premier, si intravede uno spiraglio nel negoziato con Polonia e Ungheria, terranno impegnato il vertice dei leader del Consiglio europeo anche altre importanti questioni: la Brexit, il green deal e i rapporti con la Turchia.

Chiara Vita

Young Investigator Award assegnato ad una ricercatrice UniMe

La giovane dottoressa Patrizia Mondello taglia un traguardo importante per la sua carriera aggiudicandosi lo “Young Investigator Award”, nella sezione “Paola Campese Award for Research in Leukemia” assegnato da ISSNAF (Italian Scientists and Scholars in North America Foundation) grazie alla sua straordinaria scoperta in ambito oncologico nella cura dei linfomi B.

Linfomi B diffusi a grandi cellule B (DLBCL)

I linfomi B diffusi a grandi cellule B rappresentano il 30% di tutti i linfomi non-Hodgkin nell’adulto. Si tratta di un tumore che spesso si manifesta in una fase già avanzata di malattia con febbre, sudorazione profusa notturna, astenia grave accompagnata da un’importante perdita di peso. Inoltre l’interessamento linfonodale può interessare tutte le stazioni superficiali e profonde. Proprio perché tra i linfomi più frequenti e ingravescenti, la scoperta della dottoressa Mondello potrebbe cambiare la prognosi di moltissimi pazienti.

La scoperta

Il premio è stato assegnato a seguito della la rivoluzionaria scoperta della dottoressa Mondello, incentrata sullo studio dei linfomi aggressivi diffusi a grandi cellule B positivi per la mutazione del gene CREBBP, e per l’identificazione di una terapia epigenetica-immunitaria mirata in grado di colpire selettivamente le cellule linfomatose e permettere il riconoscimento del tumore da parte delle cellule dell’immunità del soggetto.

La mutazione CREBBP infatti, mascherando le cellule tumorali, non consente al sistema immunitario di riconoscerle favorendone una replicazione più veloce.

ISSNAF (Italian Scientists and Scholars in North America Foundation)

La ricercatrice dell’Università degli Studi di Messina è Advanced Oncology Fellow presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York e proprio lì ha condotto le ricerche che le hanno permesso di ricevere questo importante riconoscimento da ISSNAF (Italian Scientists and Scholars in North America Foundation), la fondazione che riunisce migliaia di scienziati e accademici italiani attivi in laboratori, università e centri di ricerca in Nord America.

Fonte: issnaf.org

Un ottimo inizio per il 2021

L’importanza della ricerca della dottoressa Mondello non è passata inosservata dall’FDA (Food and Drug Administration), il quale ha già fissato l’avvio della sperimentazione clinica per Gennaio 2021. L’FDA è l’ente governativo statunitense responsabile della salute pubblica e si occupa di assicurare la sicurezza e l’efficacia dei farmaci. Grazie alla risonanza ottenuta dalla scoperta della ricercatrice, infatti, la vita di milioni di persone sparse in tutto il modo potrebbe presto cambiare.

Orgoglio espresso anche dal Ministro dell’Università e della Ricerca prof. Gaetano Manfredi:

“Orgoglioso della Ricerca italiana che eccelle all’estero”.

 

Elena Perrone

UniMe-Stone: come funziona?

Si è tenuto giorno 1 dicembre alle ore 10, sulla pagina Facebook dell’Università di Messina, l’evento di lancio di UniMe-Stone, piattaforma a disposizione degli studenti per l’apprendimento delle lingue straniere.

La piattaforma è agganciata al famoso portale Rosetta Stone, leader mondiale nel settore dell’insegnamento delle lingue straniere in modalità e-learning.

Il Prorettore alla Didattica Gioacchino Francesco La Torre durante la diretta ha dichiarato:

La convinzione profonda dalla quale siamo partiti è quella che, oggi come oggi, la padronanza e la conoscenza delle lingue straniere siano un elemento assolutamente indispensabile nella formazione trasversale di tutti gli studenti, le lingue straniere sono uno strumento fondamentale di comunicazione indispensabili per qualsiasi tipo di attività lavorativa.

Informazioni generali

L’obiettivo principale di questo upgrade dell’Ateneo Peloritano è quello di sviluppare ed estendere lo studio delle lingue straniere a tutti gli studenti, aumentare ulteriormente l’employability, promuovere lo scambio internazionale e l’interculturalità.

La piattaforma permetterà  allo studente di modulare in modo interattivo il corso, basarlo sulle proprie conoscenze e scegliere gli obiettivi. Il fine ultimo non sarà solo la necessità di conseguire dei crediti formativi previsti dal proprio corso di studio, ma anche migliorare la padronanza della lingua in base alle proprie esigenze. Inoltre sarà possibile svolgere l’attività da casa, superando gli ostacoli imposti dalle restrizioni nazionali in fatto di mobilità.

Sulla piattaforma ci saranno tutte le lingue presenti in tutti i corsi di studio dell’ateneo per l’anno accademico 2020/2021.

Come Iscriversi?

Le iscrizioni saranno aperte da giorno 1 dicembre. Lo studente dovrà collegarsi sulla piattaforma tramite:

Pagina personale Cruscotto. In rosso l’area dedicata ad UniMeStone

L’iscrizione richiederà:

  • le credenziali istituzionali: codicefiscale@studenti.unime.it ;
  • la password utilizzata dallo studente per accedere ad Esse3.

La frequenza e la partecipazione alle attività in piattaforma faranno ottenere CFU:

  • curriculari, per il conseguimento delle idoneità linguistiche previste dal proprio piano di studi;
  • liberi, per attività a scelta;
  • extracurriculari, per arricchire il percorso accademico e per i fini interni alla carriera universitaria.

È necessario un esame finale per il riconoscimento dei CFU?

  1. Per un monte crediti minore o uguale a 4 CFU non sarà necessario un esame finale, basterà frequentare le attività della piattaforma fino al completamento degli obiettivi.
  2. Per un numero di CFU che va da 5 a 8 si dovranno completare gli obiettivi, al termine dei quali lo studente obbligatoriamente dovrà sottoporsi ad un test di progresso, sempre tramite piattaforma, ma su un laboratorio linguistico del proprio dipartimento. Si tratta di un esame di 180 quesiti in 90 minuti che servirà a confermare il livello raggiunto.

Avviata la piattaforma

  • Dopo aver fatto il login, la piattaforma permette di impostare i propri obiettivi.
  • Gli obiettivi dovranno essere completati uno alla volta in non meno di 15 giorni, pena la perdita
    e l’azzeramento della rendicontazione delle attività svolte fino a quel momento.
  • Si raccomanda per chi è interessato all’ottenimento di CFU di completare l’obiettivo prima di chiuderlo.
  • Si ricorda che è necessario un microfono per svolgere le attività.

Diversi livelli disponibili

  • Una volta iniziato il corso, lo studente sarà sottoposto ad un questionario di entrata per testare le conoscenze iniziali ed essere collocato poi nel livello più adatto.
  • Proprio per questo motivo è consigliabile svolgerlo con molta attenzione, perché sarà necessario per scegliere il livello da cui partire, ma non sarà assolutamente valutato alla fine del corso. Il questionario avrà una parte di grammatica, una parte di listening e una di reading.
  • I livelli andranno da A1 “foundation con elementi molto basilari per iniziare la lingua e sviluppare il vocabolario, fino a C2.
  • I corsi punteranno sullo sviluppo del writing, reading, listening e speaking: the 4 Basic Language Skills, completando lo studio a 360°.

Cosa è possibile fare?

Possiamo individuare tre macroaree:

  1. Imparare una lingua (studio personale). Permette di scegliere una lingua a piacere presente nel catalogo di Rosetta Stone per studiarla ad uso personale.
    Se si sceglie questa opzione NON saranno conteggiate le ore di attività ai fini dell’ottenimento del credito formativo.
  2. Idoneità linguistica. Si potrà selezionare una lingua tra quelle disponibili: English (American) e English (British), la differenza tra le due è che English (American) avrà più termini specialistici. Si dovrà verificare la corrispondenza dei CFU con quanto richiesto dal proprio piano di studio sulla propria pagina personale. Nel caso in cui non ci sia corrispondenza (o assenza dell’obiettivo) è necessario contattare il supporto amministrativo didattico del proprio Dipartimento (trovi la lista in fondo all’articolo). Dopo aver selezionato la lingua e impostato l’obiettivo, si passerà nello status “in Corso” e verrà rendicontato dalla piattaforma (ore svolte/ore totali).
  3. Riconoscimento CFU liberi: con questa modalità si potrà scegliere una lingua a piacere presente nel catalogo di Rosetta Stone e scegliere il numero di CFU che si vuole raggiungere. Nella schermata successiva verranno conteggiate le ore necessarie per il raggiungimento dei CFU(1 CFU → 25 ore fino ad un massimo di 6 CFU → 150 ore).

Una volta fissato l’obiettivo basterà cliccare sul bottone Avvia Rosetta Stone e si verrà indirizzati alla piattaforma Rosetta Stone®, i primi report saranno visibili dopo i primi 15-20 giorni dall’inizio del corso.

L’attestato non è valido fuori dall’Ateneo di Messina

L’attestato ottenuto sarà valido solo all’interno dell’Ateneo, non è valido come certificato ufficiale di lingua, ma la preparazione può essere utilizzata ai fini del conseguimento di un certificato fruibile.

Le domande degli studenti

Avendo conseguito la materia inglese per il corso di studi è possibile continuare ad acquisire CFU liberi sempre sulla lingua inglese, magari più avanzato?

Sicuramente si. È possibile acquisire fino ad un massimo di 6 CFU liberi per le lauree triennali, 6 CFU liberi per le lauree magistrali e 12 CFU liberi per le lauree magistrali a ciclo unico.

Come faccio per avere l’attestazione di un livello?

L’attestato viene rilasciato soltanto dopo aver superato un test di verifica. È possibile effettuare un test di verifica a fine percorso (obbiettivo raggiunto) soltanto per coloro che avranno scelto un numero minimo di 5 CFU, altrimenti (scegliendo un percorso di CFU inferiore a 5) non si avrà un’attestazione finale del livello raggiunto.

La piattaforma UniMe-Stone è gratuita?

Si, è tutto gratuito. Si può usufruire di qualsiasi parte del catalogo presente sulla piattaforma finché si è immatricolati all’Università di Messina.

Come si comporterà ogni corso di laurea verso questa piattaforma?

Ogni dipartimento e corso di laurea avrà la capacità di decidere se e come integrare questa piattaforma nel percorso didattico.

È possibile studiare italiano in questa piattaforma per studenti che non sono italiani ?

Si. Tutti gli studenti non italiani iscritti all’Università di Messina hanno la possibilità di studiare la lingua italiana su questa piattaforma.

C’è un livello minimo di conoscenza iniziale ?

No, il test d’ingresso iniziale serve soltanto a inserire lo studente in un livello adeguato per poter seguire meglio le proprie necessita. Si consiglia nel caso in cui non si sappia la risposta di non darla a caso, ma lasciarla in bianco. Il test iniziale misura lo stato di conoscenza della lingua, ed è importante cominciare lo studio dal proprio stato per poter seguire un percorso adeguato alle proprie capacità e necessità.

È possibile scegliere più di un obbiettivo per volta?  C’è un tempo limite per raggiungere i propri obbiettivi?

No, non è possibile attivare più di un obbiettivo alla volta, bisogna prima completare un obiettivo per poterne attivare un secondo. Non è previsto nessun tempo limite per il suo raggiungimento.

Maggiori informazioni

Esiste un indirizzo email per ogni dipartimento dove possono essere inviate particolari domande a cui non è stato trovata una risposta nella guida:

 

Giuseppina Simona Della Valle, Georgiana Florea 

Guida all’utilizzo di UniMeStone

CdS a numero programmato: riapertura termini e scorrimenti

È stata disposta la riapertura dei termini per l’ammissione ai seguenti Corsi di Studio nei quali sono disponibili posti residui e non sono presenti ulteriori candidati in graduatoria.

La riapertura, avviata il 16 novembre, sarà valida fino alle ore 23:59 del 16 dicembre 2020.

Corsi di Studio con posti residui:

  • Chimica e tecnologie farmaceutiche (posti residui: 16)
  • Farmacia (posti residui: 15)
  • Scienze e tecniche psicologiche (Sede: Noto) (posti residui: 136)
  • Scienze e tecniche psicologiche cliniche e preventive (posti residui: 17)

Gli interessati potranno presentare la propria candidatura seguendo le modalità presenti nel Bando.

Corsi di studio in cui si procederà a scorrimenti di graduatoria:

  • Biotecnologie (posti da coprire: 2)
  • Scienze motorie, Sport e Salute (posti da coprire: 10)

Come fare?

  • Gli “ammessi” potranno immatricolarsi esclusivamente tramite la piattaforma Esse3 entro il termine improrogabile di 3 giorni dal ricevimento della mail da Esse3.
  • Solo il pagamento della quota fissa di € 156,00 (€ 140,00 tassa regionale D.S.U. + € 16,00 imposta di bollo) conclude la procedura e determina il diritto all’immatricolazione.
  • Trascorso il termine previsto, la procedura on-line verrà disattivata e coloro i quali non avranno perfezionato l’immatricolazione saranno considerati rinunciatari.

Corsi di Studio in cui le a missioni risultano concluse e tutti i posti disponibili assegnati:

  • Lingue, letterature straniere e tecniche della mediazione linguistica
  • Scienze e tecniche psicologiche (Sede: Messina)

Sei già iscritto un altro Corso di studi e vuoi effettuare il passaggio di corso? Scopri le FAQ #helpME

I candidati utilmente collocati già iscritti ad altro Corso di Studio presso UniMe che intendono effettuare un “passaggio di corso” dovranno inoltrare specifico modello a: protocollo@unime.it e per conoscenza alla segreteria di appartenenza e a quella di destinazione scrivendo nell’oggetto “Passaggio di corso di CdL programmato locale” entro la data di scadenza riportata nella e-mail che indica i termini per perfezionare l’immatricolazione. Per tale tipologia di studenti, si ricorda che l’avviso di ammissione al CdS di interesse sarà inviato per e-mail all’indirizzo istituzionale nomeutente@studenti.unime.it del candidato.

Ornella Venuti

UniMe-Stone: la nuova piattaforma per imparare le lingue straniere

Sarà presentata domani 1 dicembre alle ore 10 la nuova piattaforma UniMe-Stone per l’apprendimento innovativo delle lingue straniere.

Cos’è UniMe-Stone?

Si tratta di una piattaforma agganciata al famoso portale “Rosetta Stone”, leader mondiale in materia di insegnamento delle lingue straniere in modalità e-learning. In un periodo come quello che ha caratterizzato questo 2020, si propone come un valido strumento per l’apprendimento innovativo di diverse lingue in modalità telematica. Basterà utilizzare il proprio computer, tablet o smartphone per potere avere accesso alle attività ed implementare il proprio bagaglio culturale.

Obiettivi

Gli obiettivi della stessa sono vari:

  • accrescere le capacità di comunicazione internazionale rafforzando lo studio delle lingue straniere;
  • aumentare le possibilità occupazionali in un mondo del lavoro oramai globalizzato;
  • promuovere tolleranza, interculturalità e inclusione sociale, abbattendo qualsiasi tipo di barriera.

Posso maturare CFU?

Sì, la partecipazione e la frequenza alle attività offerte garantiranno agli studenti dei Crediti Formativi Universitari, che potranno essere così intesi:

  • curriculari, per il conseguimento delle idoneità linguistiche previste dal proprio piano di studi;
  • liberi, per attività di scelta;
  • extracurriculari, per arricchire il percorso accademico e per i fini interni alla carriera universitaria.

Come funziona?

All’evento di domani saranno fornite tutte le informazioni didattiche e le indicazioni tecniche sul suo utilizzo. Basterà andare sulla pagina Facebook dell’Università degli Studi di Messina e seguire l’evento di lancio.

Interverranno durante l’incontro il Magnifico Rettore, prof. Salvatore Cuzzocrea, il Prorettore alla Didattica, prof. Francesco La Torre, la Delegata alle Politiche Linguistiche, prof.ssa Maria Grazia Sindoni ed il Team UniMe-Stone, composto da Marcella D’Arrigo, Nunzio Femminò e Fabio Sfuncia.

Locandina

Giovanni Alizzi

 

In Cina esistono dei campi di concentramento. Ecco cosa succede ancora nel 2020

Lo Xinjiang, una delle più grandi regioni cinesi, è oggi teatro di una vecchia storia che tutti conosciamo a memoria: quella dei campi di concentramento. Questa potente macchina di annientamento non vive, come un brutto ricordo, sotto le macerie del passato, piuttosto nella realtà presente. Vittime, questa volta, sono gli uiguri.

Il silenzio su questa realtà è stato rotto da un’inchiesta del 2018 pubblicata da Bitter Winter, quotidiano online sulla libertà religiosa e i diritti umani in Cina, che ha mostrato video girati all’interno di questi campi simili a prigioni. L’indagine ha confermato la più grande deportazione di una minoranza etnico-religiosa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Pechino non ha tardato a mettere a tacere le notizie circolanti dichiarandole false.

Il video tutorial per aggirare la censura

La vicenda è diventata virale quando un anno fa Feroza Aziz, una ragazzina di 17 anni, ha pubblicato su TikTok quello che apparentemente sembrava un video-tutorial per l’uso del piegaciglia, ma che si è rivelato essere una denuncia al trattamento riservato da Pechino agli uiguri. Così dirompenti le parole della giovane americana da non lasciare indifferenti:

“Questo è un olocausto”.

L’escamotage utilizzata dalla ragazza per aggirare la censura ha permesso a milioni di utenti di visualizzare il video prima che la piattaforma, per puro caso, la bannasse.

Ma chi sono gli uiguri? Perché vengono repressi e perseguitati?

Gli uiguri sono una minoranza di religione musulmana e di etnia turcofona che abita lo Xinjiang costituendo il 46% della popolazione, la maggioranza relativa della regione. Gli altri abitanti sono cinesi d’etnia Han e kazaki.

Lo Xinjiang e la Cina – Fonte: www.travelcities.net

 

Ottenuta l’indipendenza nel 1934 con la costituzione della repubblica del Turkestan orientale, la regione venne annessa alla Repubblica Popolare Cinese nel 1949 diventando terra di immigrazione cinese. Il malcontento e il dissenso si fecero sentire: nel secondo dopoguerra gli uiguri reclamarono a gran voce la loro indipendenza provocando repressioni da parte di Pechino.

Negli anni ’90 le tensioni si intensificarono. Nel 1991 uno studente religioso, fortemente influenzato dagli ideali della jihad afghana, organizzò una rivolta nel distretto di Baren per la ricostituzione dello Stato indipendente del Turkestan orientale; nel 1997 un gruppo estremista di uiguri islamici lanciò bombe sugli autobus ad Urumqi. Soltanto due dei numerosi atti che rafforzarono la stretta repressiva di Pechino.

L’attentato alle torri gemelle del settembre 2001 ha avuto un forte impatto sulla vicenda: la lotta al terrorismo degli anni 2000, unita alla paura che la minoranza musulmana potesse rappresentare un pericolo per il paese, non favorì gli uiguri che guardavano all’indipendenza. Pechino intensificò le repressioni, le limitazioni alle libertà personali, l’indottrinamento, tanto da suscitare forte reazioni da parte degli uiguri. Una fra queste fu la marcia organizzata ad Urumqi nel luglio del 2009, degenerata in uno scontro con le forze armate di Pechino. Una relazione sicuramente burrascosa che, come riportato da documenti del New York Times, portò il segretario generale del Partito Comunista Cinese, Xi Jinping, di fronte alle violenze uigure del 2014, a consentire l’utilizzo di misure di antiterrorismo che violavano i diritti umani. Tra queste, i campi di reclusione.

Uno sguardo all’interno dei campi: ecco cosa succede

Quello che si sa oggi sulla vicenda basta a suscitare biasimo e indignazione.

Secondo le immagini satellitari ottenute dall’Australian Strategic Policy Institute, sono 380 i campi presenti nello Xinjiang, tra campi di rieducazione con sistemi di sicurezza più deboli e vere e proprie prigioni fortificate.

La struttura dei campi – Fonte: agcnews.eu

I destinatari sono presunti musulmani ribelli, pericolosi ed estremisti che vengono arrestati senza alcun processo. La violazione dei diritti opera, dunque, ancor prima della reclusione.

Sono ritenute colpe dei detenuti: l’astensione dalla carne, il rifiuto dell’alcol, il possesso di libri di cultura uigura musulmana, l’uso della barba lunga. Se da una parte è vero che l’estremismo in Xinjiang esiste e che può degenerare nel terrorismo, dall’altra parte è chiaro che le pratiche appena elencate non ne sono prove manifeste. Si tratta, quindi, non di una lotta contro i terroristi, piuttosto dell’annientamento di un’intera tradizione culturale.

Questo è provato dalle stesse pratiche adoperate: gli uiguri sono costretti ad imparare il mandarino, a sottoporsi ad un indottrinamento quotidiano finalizzato ad una venerazione del partito comunista cinese e a torture di vario tipo. I detenuti guadagnano crediti per il rispetto della disciplina fino a giungere ad una vera e propria trasformazione culturale, al termine della quale vengono trasferiti in altri campi per formarsi in ambito lavorativo. I tempi della rivoluzione culturale di Mao Tse-Tung, dunque, non sono lontani come sembrano.

Le testimonianze sui campi di reclusione

La conversione ideologica non avviene senza minacce di morte, violenze e abusi, come confermano numerose testimonianze.

Sconvolgenti le parole di Gulbahar Jelilova, una donna detenuta per un anno e tre mesi:

“La stanza era di 20 m² e non c’erano finestre. All’interno c’erano una quarantina di donne. La metà di loro era in piedi, altre coricate per terra, l’una contro l’altra. Portavamo tutte pesanti catene ai piedi”.

La donna continua descrivendo a quali pratiche erano soggetti i reclusi: venivano loro mostrati video su Xi Jinpig e costretti a scrivere recensioni su di lui, per accertarsi che le loro idee stessero cambiando; ogni lunedì alle 9:55 dovevano cantare l’inno cinese, il resto della settima cinque canzoni al giorno.

A Radio Free Asia un funzionario della polizia che ha lavorato per sei mesi in un campo di lavoro della città di Aksu, ha rivelato che nel suo campo sono morti 150 musulmani di etnia uigura. Gli abusi, a detta di quest’uomo, che comprendono violenze fisiche e psicologiche, non riguardano soltanto gli incarcerati ma gli stessi familiari, costretti ad invitare a casa propria dei membri del partito comunista di etnia Han, che sono incaricati di sorvegliare sulle loro abitudini e idee politiche.

Circa un anno fa è stato pubblicato un video su Youtube da un utente anonimo, poi fatto circolare dall’emittente televisiva Cnn, che mostrava uomini in divisa da carcerati, bendati, con le mani legate e la testa rasata, sorvegliati da agenti della polizia. Secondo il quotidiano britannico The Guardian si tratta del trasferimento di detenuti uiguri da un campo ad un altro.

Antiterrorismo o repressione?

Queste testimonianze provano l’esistenza di una realtà per anni tenuta all’oscuro. I fatti smentiscono le dichiarazioni degli esponenti politici del partito comunista cinese, i quali presentano le loro azioni come operazioni di antiterrorismo. I campi di detenzione sarebbero dunque dei campi rieducativi finalizzati a purificare gli animi dalla tendenza alla violenza e all’estremismo. Di certo, come abbiamo visto, il terrorismo sovversivo esiste nello Xinjiang, ma come considerare antiterroristiche delle azioni rivolte ad un’intera comunità culturale?

Le dichiarazioni di Pechino sembrano essere false, soprattutto se si considera il generale clima di controllo e repressione che si respira in Cina, di cui i campi di concentramento per gli uiguri sarebbero ulteriore conferma. Si pensi alla campagna di sinizzazione avviata da Xi Jinping non solo contro l’islam ma anche contro il cristianesimo e il buddhismo tibetano, oppure alla repressione delle proteste intraprese dai mongoli contro il divieto di insegnare la lingua locale.

Inoltre, non si possono negare gli interessi economici e strategici del partito comunista nello Xinjiang, una regione ricca di risorse petrolifere e frontiera esterna della Cina, confinante con gli Stati dell’Asia centrale e, dunque, area fondamentale nelle nuove vie della seta promesse da Pechino. Questo è un dato importante da considerare per comprendere come il governo centrale, a differenza di quanto dichiari, sia profondamente interessato ad un controllo totalizzante della regione. Controllo che, tra l’altro, viene esercitato non solo attraverso i campi, ma anche per mezzo di una continua sorveglianza di sicurezza che prevede la possibilità di ispezionare i cellulari alla ricerca di contenuti sospetti, o di verificare l’identità delle persone usando software di riconoscimento facciale.

Altri campi di concentramento nel mondo

Tutti i sogni e le speranze di un mondo fondato sulla libertà e il rispetto dei diritti umani sembrano infrangersi. La delusione è profonda se si guarda ad una realtà della quale la Cina non rappresenta un’isola in mezzo all’oceano. Campi di concentramento esistono ancora oggi in tutto il mondo.

In Korea del Nord tra 80000 e 120000 persone, per lo più prigionieri politici, vivono nei kwanliso. In Myanmar, Malaysia e Bangladesh la reclusione ha come vittime i rohingya, una minoranza etnica musulmana a cui il governo birmano non ha concesso la cittadinanza. Esistono campi di internamento anche negli Stati Uniti, come quello di Clint in Texas, al confine messicano, in cui nel 2019 sono stati rinchiusi 250 minori non accompagnati in condizioni disumane. In Turchia ci sono campi in cui vivono 3,6 milioni di rifugiati siriani. In Libia sono rinchiusi i migranti dell’Africa Subshariana. Ci sono campi anche in Iraq e in Siria. E i Cie e i Cpr italiani? Nonostante il nome sia differente, si tratta di veri e propri campi di detenzione, in cui vivono, in condizioni disumane, migranti in attesa di essere identificati e rispediti, poi, contro la loro volontà, nella loro terra.

Chiara Vita

ERSU: pubblicate le graduatorie relative alla Borsa di studio

L’ERSU ha appena pubblicato le graduatorie relative alla Borsa di studio per l’Anno Accademico 2020/2021.

Ricordiamo che gli studenti dei primi anni concorrono esclusivamente per reddito, diversamente da quelli degli anni successivi al primo che concorrono per merito.

Le graduatorie sono stilate in ordine del punteggio calcolato secondo i criteri previsti dal bando.

I partecipanti saranno classificati in elenchi in base al proprio dipartimento e corso di laurea. Ogni studente è rappresentato da un codice (N. pratica), che ha acquisito al momento della presentazione della domanda al concorso.

I partecipanti potranno risultare:

  1. Assegnatari (A), ovvero riceveranno il contributo previsto dalla borsa di studio;
  2. Idonei (I), saranno coloro che presentano tutti i criteri previsti ma che per insufficienza di fondi al momento non riceveranno il contributo economico.

Le graduatorie

Georgiana Florea

Intervista a Liliana Di Napoli: “un’influencer di cultura”

Risale all’8 novembre scorso il primo video su Instagram di Liliana Di Napoli, giovane dottoranda UniMe in Filologia e cultrice di letteratura greca, e ad oggi il suo profilo conta già più di 1000 followers.

La sua pagina Mellichomeidos (Μελλιχόμειδος) si propone come uno strumento nuovo ed innovativo per fare conoscere e apprezzare il greco, tramite appuntamenti settimanali.

Abbiamo avuto il piacere di “entrare” nella sua cameretta, set dei suoi video, per fare una chiacchierata con lei e ne siamo rimaste piacevolmente colpite: conosciamola assieme.

Liliana Di Napoli direttamente dalla sua cameretta – © Liliana Di Napoli

Domanda che sicuramente ti avranno fatto e rifatto, ma come nasce la tua passione per il mondo greco? Hai frequentato un liceo classico? Cosa ci puoi dire sul tuo percorso scolastico prima e universitario dopo?

In realtà no, io ho frequentato un liceo scientifico. È una cosa che non mi piace sottolineare perché può essere interpretata in due modi: da una parte c’è chi inizialmente mi ha sottovalutata per questo, soprattutto agli inizi; dall’altra potrebbe sembrare che io me ne voglia vantare, in entrambi i casi c’è un errore di fondo. Il tutto è cominciato alle scuole medie dove mi sono perdutamente innamorata dell’epica, leggendo l’Iliade e l’Odissea. Ho molto apprezzato le versioni tradotte da Rosa Calzecchi Onesti e mi sono detta «io da grande voglio fare quello che fa questa signora!». A 13 anni, però, è difficile prendere una decisione che condiziona poi gli anni a venire. Molti professori mi consigliavano di seguire la strada del liceo classico, ma al contempo mi fu detto che lo scientifico mi avrebbe preparata meglio a tutte le facoltà Universitarie. Vi posso dire che non è affatto così. Studiare lingue antiche non è soltanto utile dal punto di vista culturale. C’è tutto un modo di ragionare dietro la traduzione, lo studio della morfologia; diventi più analitico nella vita e questa capacità la puoi poi applicare alla chimica, alla fisica, all’ingegneria. In questo senso è una scuola che ti prepara a tutto, ma non ti da nulla di concreto alla fine. Adesso c’è la cultura del “tutto e subito” ed è per questo che il liceo classico sta perdendo consensi: è preferibile un sapere che ti dia qualcosa di concreto nell’immediato, cosa che il liceo scientifico fa maggiormente.

Gli studi classici ti distruggono e ti ricostruiscono, ti rinnovano, ti cambiano, alla fine non sei più lo stesso.

Ai tempi mi sono fidata del consiglio e per questo mi sono ritrovata in un liceo scientifico. Ero molto studiosa e mi sono diplomata con il massimo dei voti; non ho sofferto, ma ho capito già dopo il primo anno che non ero nel posto giusto per me. Per questo ho deciso di aggiustare il tiro all’Università. Qui ho scelto lettere classiche, perché nonostante al liceo mi fossi innamorata del latino, grazie anche alla passione della mia insegnante, era giusto che conoscessi il mondo antico in toto. Da latinista convinta, il greco è stato un colpo di fulmine.

“Incontrare” il greco è stato come essere stati fidanzati da una vita con un uomo, credendo di amarlo, e poi conoscere l’altro e capire che in vita tua non avevi mai amato.

Come ti è venuta l’idea di diventare “un’influencer di cultura”?

Io non mi definirei proprio influencer per via della connotazione che questo termine oggi ha assunto. Anche se in realtà questo anglismo è una vox media, non ha una valenza né positiva, né negativa. Inoltre l’influencer per antonomasia è colui che ha tanti seguaci, non è questo il mio caso né tantomeno il mio obbiettivo. L’idea è nata facendo le mie lezioni di tutorato su Teams e registrandole affinchè gli studenti potessero riascoltarle. Poi ho collaborato con un collega che insegna in un liceo classico di Pescara, facendo un intervento sulla Medea di Euripide durante una sua lezione. Voleva dimostrare ai suoi studenti, prossimi alla maturità, che proseguire i loro studi scegliendo un percorso come lettere antiche, non fosse una scelta polverosa, ma piuttosto un mondo vissuto e condiviso da giovani. Lì ho avuto la scintilla ed ho unito le due cose. È stato tutto molto naturale: in una notte ho girato il primo video e l’indomani l’ho pubblicato sulla pagina.

Io sono molto sensibile al valore della bellezza, intesa non nella sua accezione puramente fisica. Già nelle mie pagine social personali postavo poesie, citazioni di libri, musica. Ho sempre voluto diffondere bellezza, l’ho sempre sentita come una mia vocazione, vorrei che gli altri vedessero la bellezza che vedo io con i miei occhi.

 

Il tuo username “Mellichomeidos” cioè “dal sorriso di Miele” è il nome con cui Alceo decanta Saffo, come mai lo hai scelto?

Durante il primo lockdown ad aprile, ho partecipato ad una diretta con la pagina “La setta dei poeti estinti”. Avevano organizzato una serie di incontri per sfruttare al meglio il tempo che avevamo a disposizione e nello specifico io ho fatto una lettura sui lirici greci. Tra i tanti brani ho letto proprio questo frammento di Alceo in cui apostrofa Saffo come «dal sorriso di miele». Dopo la diretta ho ricevuto molti complimenti e tra questi uno in particolare mi ha fatta proprio emozionare: «Liliana, quando racconta in greco, ha proprio il sorriso di miele di Saffo». Mi fa piacere che si veda tutto l’amore che ci metto, non è sempre così scontato.

Molti scelgono di lasciare la propria città per studiare fuori, tu hai scelto di restare a Messina e puntare tutto su UniMe. Ci puoi raccontare la tua esperienza?

Io sono molto legata alla Sicilia, sono una «siciliana di scoglio» – per citare Camilleri – e non ho mai sentito l’esigenza di andarmene. Quando mi sono iscritta all’Università di Messina ho capito che effettivamente avevo preso una scelta giusta. Qui ho trovato una qualità che altrove non c’è, e lo dico perché ho avuto modo di confrontarmi con altri ragazzi che hanno seguito il mio stesso percorso di studi in Atenei di città diverse; quindi sono doppiamente contenta. Spesso andarsene è una moda, un’esterofilia, e sono sempre dell’idea che sia giusto fare esperienze fuori per poi tornare e arricchire la nostra terra.

Se gli intelletti più promettenti se ne vanno, non potremo mai risorgere, questa è la cosa triste.

Che messaggio vorresti mandare ai liceali e alle matricole che si affacciano per la prima volta al mondo del greco antico e della letteratura classica?

Innanzitutto non bisogna avere paura della fatica, a prescindere dall’indirizzo di studi, perché la fatica e lo studio fondamentalmente sono le uniche cose che possono portare ovunque.

Bisogna avere il coraggio di affaticarsi ed avere coraggio ad avere paura.

Io stessa ho avuto paura, uscendo da un liceo scientifico, di approcciarmi a lettere classiche e sicuramente non è stato facile. Però credo fortemente che per certe cose si nasca. Io, grazie al greco, mi sono riscoperta, mi ha aiutata a capire chi fossi. Se qualcun altro che non abbia fatto degli studi classici, sentisse il richiamo, dovrebbe intraprendere questo percorso di studi. Alle matricole voglio dire che i latini dicevano “per aspera ad astra” cioè “attraverso la fatica si raggiungono le stelle”. Voglio rassicurarvi: le stelle ci sono, arriveranno, dovete solo avere l’audacia di intraprendere questa strada, che per quanto faticosa, darà gioie grandissime.

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?

Sicuramente finire il dottorato il prossimo anno. Nel periodo che siamo costretti a vivere è molto duro fare ricerca, avere contatti con l’esterno o fare convegni. Non disprezzo la figura del professore, anzi, però la ricerca è la mia più grande passione e vorrei continuare a farla.
Dalla pagina invece, non mi aspetto nulla; mi richiede molto tempo e io ho già un lavoro. Cerco di aggiornarla nel tempo libero, magari il sabato sera non potendo uscire causa Covid, e mi piacerebbe anche ampliarla con uno spazio sulla letteratura, oltre quello già dedicato alla grammatica. In maniera molto tranquilla continuerò a condividere contenuti senza pretese, non voglio di certo diventare la nuova Chiara Ferragni del greco.

Non cerco popolarità e ritengo che per far innamorare bisogna essere innamorati, ed io sono innamorata del greco.

Giuseppina Simona Della Valle e Claudia Di Mento

CeRIP: riattivato il servizio gratuito di consulenza psicologica

Il CeRIP, Centro di Ricerca e Intervento Psicologico, si occupa da tempo di fornire supporto psicologico gratuito ed in totale anonimato a tutti gli studenti durante il loro intero percorso universitario.

Elevate le richieste durante il primo lockdown

Già durante il periodo di quarantena che ha segnato i primi mesi di quest’anno, il servizio era stato esteso a chiunque ne avesse bisogno, oltre i confini universitari, segno di sensibilità e attenzione continua da parte del personale esperto.

Il servizio è stato riattivato il 16 novembre sotto la supervisione scientifica della Prof. Marina Quattropani, e oltre che agli studenti, la fruizione del supporto sarà estesa a tutti gli operatori sanitari e in generale a tutta la cittadinanza.

Il Direttore del Centro, Prof.ssa Larcan, sostiene, infatti, che in questo particolare momento di fragilità e debolezza, il sostegno psicologico è fondamentale e gli Psicologi del centro non rimangono indifferenti a questa manifesta necessità.

Riconoscimenti del Ministero della Salute

Oltre la cittadinanza e coloro che ne hanno usufruito, anche il Ministero della Salute ha molto apprezzato l’impegno del CeRIP, tanto da inserirlo nell’Elenco Nazionale degli Enti che erogano servizi di aiuto psicologico.

Informazioni per la fruizione del servizio

  • Il servizio è attivo lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 14:00 alle ore 18:00.
  • È necessario chiamare il numero 3295457990 per prendere un appuntamento con gli Psicoterapeuti.
  • L’incontro si svolgerà tramite l’account Skype del centro: “Cerip Unime”

Il servizio, per motivi deontologici, garantisce l’anonimato.

Per ulteriori aggiornamenti: Coronavirus II Fase

Elena Perrone

Intervista al fumettista Lelio Bonaccorso: quando il disegno diventa attivismo

Lelio Bonaccorso è un fumettista e illustratore di Messina, classe 1982. La passione per il disegno e – più nello specifico – per il fumetto nasce in lui sin dall’infanzia. Così, dopo aver conseguito il diploma presso l’istituto d’arte Ernesto Basile di Messina, si sposta nel 2004 a Palermo, dove frequenta la Scuola del Fumetto, tappa obbligatoria per la sua crescita e formazione. Lelio è un siciliano DOC, sentimentalmente legato alla sua terra: non perde occasione per descriverne le bellezze anche nelle sue opere, allo stesso tempo cosciente e attento alle molte contraddizioni che la Sicilia porta con sé. Non a caso una delle sue prime opere, dal titolo ‘’ Peppino Impastato. Un giullare contro la mafia’’, racconta la storia dell’attivista di Cinisi ucciso dalla mafia per ordine del Boss Tano Badalamenti, il 9 maggio del 1978. La volontà di conoscere e di raccontare lo spingono nel 2017 a bordo della nave Aquarius, impiegata dalla ONG SOS Méditerranée nel soccorso ai migranti che tentano di attraversare il canale di Sicilia. Da questa esperienza nasce Salvezza, opera pubblicata da Feltrinelli nel 2018, che ha suscitato l’interesse anche di molti quotidiani nazionali. Ho avuto il piacere di scambiare con Lelio un’interessante chiacchierata: ecco tutti gli spunti e le curiosità che mi ha raccontato.

Fonte: profilo Facebook di Lelio Bonaccorso

 

Pur vivendo nella stessa città siamo costretti a vederci l’uno nello schermo dell’altro . Battute a parte, è banale ma altrettanto necessario iniziare chiedendoti come l’emergenza Covid19 abbia influenzato il tuo 2020 dal punto di vista professionale.

A livello strettamente professionale e tecnico per me è cambiato poco, diciamo che noi siamo sempre in smart working. Naturalmente il lockdown di marzo ha rallentato tanti progetti, la chiusura delle librerie ha portato gravi perdite anche per le case editrici e tutto il settore in generale ne ha risentito… un bel guaio.

Facciamo un salto nel passato: quando nasce la passione per il disegno? Quando hai deciso che sarebbe stata la tua strada?

La passione per il disegno nasce nell’infanzia, dai primi scarabocchi. Contestualmente ho sempre avuto l’esigenza di raccontare qualcosa, esigenza che si è costantemente manifestata durante il corso della mia carriera e formazione. Ho sempre voluto fare questo nella vita, non avevo un piano B. Inizialmente mi sono iscritto al liceo artistico; a quei tempi però il fumettista quasi non veniva considerato un lavoro. A Messina non c’era una scuola adatta al tipo di formazione che cercavo. Per questo sono stato costretto a spostarmi a Palermo per frequentare La Scuola Del Fumetto: da lì le prime collaborazioni ed esperienze fino ad oggi. Ho qui in mano la mia copia dell’ultimo numero di “Dylan Dog Color Fest”, in una delle 3 storie di questo numero ci sono i miei disegni e la storia è scritta dal mio collega ed amico Marco Rizzo, con il quale ho scritto i fumetti più importanti della mia carriera. Devo ammettere che leggere il mio nome nei credits di uno dei miei fumetti preferiti mi ha emozionato.

Fonte: profilo Facebook di Lelio Bonaccorso

Molti dei tuoi lavori raccontano argomenti di rilevanza collettiva e di attualità. Penso al fumetto su Peppino impastato, a quello sulla storia del ciclista Marco Pantani, a Salvezza, il più famoso, che riguarda il fenomeno dell’immigrazione dall’Africa verso l’Europa. Come se in te coesistessero 2 anime: quella da fumettista ed illustratore e quella da giornalista. Mi sbaglio?

No, non ti sbagli. Il fumetto per me è stato un mezzo per sfogare l’esigenza di conoscere prima e raccontare poi che ho sempre avuto. Questo mi ha permesso di vivere esperienze fortissime anche dal punto di vista umano: conoscere i familiari e gli amici di Peppino impastato e sentirli raccontare la sua storia mi ha lasciato il segno. Ultimamente si parla sempre meno di mafia, come se con la fine della fase stragista fosse stata sconfitta e sappiamo bene che non è così… ha solo cambiato forma.

 

Illustrazione di Peppino Impastato – Fonte: profilo Facebook di Lelio Bonaccorso

Nel 2017 con Marco Rizzo sali sulla Aquarius, nave impiegata da una ONG per la ricerca e il soccorso in mare nelle acque internazionali tra Libia, Italia e Malta: da questa esperienza nascerà il fumetto “Salvezza”. Ci racconti qualcosa a riguardo?

Credo che per raccontare una storia sia importante viverla in prima persona. Da questo nasce la volontà di salire a bordo dell’Aquarius, usare gli occhi come telecamere provando ad immagazzinare quante più scene possibile. Essere lì mi ha permesso di cogliere delle sfaccettature che noti solo provando sulla tua pelle determinate sensazioni. Ho ricordi incredibili di quei momenti, nel bene e nel male, gli occhi di queste persone spaventate ma felici di essere scampate dalla morte, la disperazione di chi ha appena perso un caro in mare ma anche la speranza di trovare un posto migliore una volta arrivati a terra. Magari le loro aspettative sono superiori spesso rispetto a quello che realmente troveranno una volta sbarcati in Europa, ma mi sento di dire che in ogni caso è meglio di ciò da cui scappano.

Fonte: profilo Facebook di Lelio Bonaccorso

Parlaci un po’ di Messina: cosa provi per la tua città?

Il solo fatto che io abbia deciso di non andare via la dice lunga, sono innamorato della mia terra e della mia città. Certo, non è il periodo migliore per Messina, ma sono convinto che prima o dopo qualcosa cambierà, arriverà il momento giusto e contestualmente la cittadinanza sarà pronta a compiere un passo in avanti, ne sono certo. Quello che non so invece, è quando questo accadrà, potrebbe essere tra un anno come tra 100. Siamo abituati naturalmente ad avere come orizzonte temporale il periodo che trascorriamo in vita, ma la storia va avanti anche quando il nostro ciclo personale finisce. Messina vive di dualismi e di contrasti, Messina ha il bianco ed il nero. Dovremmo essere capaci di far coesistere entrambi i colori e prendere il buono che esce da questo incontro: invece, spesso più che incontro diventa scontro e rimaniamo immobili.

Un ultima domanda: oggi il dibattito pubblico si è spostato sulle piattaforma social e i toni si sono incredibilmente inaspriti. Da comunicatore, che idea ti sei fatto a riguardo?

Secondo me abbiamo spesso l’impressione che la maggioranza della popolazione sia quella che commenta in modo verbalmente violento o che non ha rispetto per l’interlocutore, ma credo sia solo un’impressione. Banalmente il trambusto, le urla, si sentono di più di chi resta in silenzio o non alza i toni. C’è sicuramente una parte di popolazione preparata e informata, anche se magari fa meno chiasso.
Pochi giorni fa Parlavo con Marco (Rizzo, n.d.r.) di fake news. Lui è favorevole all’introduzione di norme che gestiscano questo problema, io no. Ho il timore che cercando di risolvere un problema ne vai a creare altri: formi una commissione? Chi gestisce questa commissione? Chi traccia la sottile linea di demarcazione tra una tesi alternativa – ma plausibile – ed una invece totalmente falsa? È complicato.
La falsa informazione oggi è un problema concreto ma dovrebbe essere combattuta dallo Stato mettendo i cittadini nella condizione di poter scegliere cosa leggere, su cosa informarsi e allo stesso tempo riconoscere una notizia inventata. Se risali alla fonte del problema trovi l’ignoranza e la rabbia sociale, fattori sui quali mi concentrerei.

 

Ringraziando Lelio, gli auguro in bocca al lupo per tutti i progetti in cantiere, nella convinzione che la chiacchierata di oggi possa dare molti spunti di riflessione ai nostri lettori.

 Emanuele Paleologo

Foto di copertina: siciliando.org