Taormina Film Fest 71: la nuova edizione alle porte

Dal 10 al 14 giugno UniVersoMe torna a Taormina per la 71a edizione del Taormina Film Fest, uno dei Festival più attesi in Sicilia. Al timone di questa edizione Tiziana Rocca, organizzatrice di eventi di grande successo, che torna dopo ben otto anni di assenza. Noi, come sempre, ci saremo, in cerca di grandi emozioni e di tutte le ultime novità. Seguiteci per restare sempre aggiornati e per scoprire cosa ha in serbo per noi questa nuova attesissima edizione!

L’anno delle donne al volante

Questa nuova edizione è sempre più vicina! Il 5 giugno a Palazzo Grazioli a Roma si è tenuta la conferenza stampa dove il direttore artistico di questa edizione, Tiziana Rocca, ha illustrato il programma della kermesse insieme al commissario straordinario della Fondazione Taormina Arte Sergio Bonomo, il Sovrintendente Felice Panebianco e due attrici molto amate del cinema italiano, nonché componenti della giuria di quest’anno, ovvero Alessandra Mastronardi e Ilenia Pastorelli.

In occasione della sua 71esima edizione, Il Taormina Film Fest ha deciso di dedicare il manifesto ufficiale al film Malena di Giuseppe Tornatore come omaggio al cinema italiano, in occasione del suo 25esimo anniversario (di cui è previsa la proiezione sabato 14 giugno alle ore 16 presso la “Casa del Cinema”)

Lo slogan scelto per quest’anno è “Le Donne, non le Dive – Identità femminili tra cinema e realtà” (di cui è previsto un panel mercoledì 11 giugno) tema tanto attuale quanto poco affrontato in certi contesti, che mette in luce il contributo delle donne nel cinema, promuovendo una maggiore inclusività.

E come ogni Festival che si rispetti, non può mancare la madrina!  A ricoprire questo prestigioso ruolo quest’anno sarà l’attrice Valeria Solarino, una vera garanzia per cinema e teatro.

Taormina Film Festival
Fonte: Radio Una Voce Vicina

 

Grandi nomi in arrivo a Taormina

L’edizione di quest’anno comprende una giuria composta da personalità come DàVine Joy Randolph (presidente di giuria), l’attore Rupert Everett, la costumista candidata 15 volte agli oscar per i migliori costumi Sandy Powell, lo sceneggiatore e giornalista Steven Gaydos e, infine, a chiudere questa prestigiosa squadra di giurati troviamo per l’appunto Ilenia Pastorelli e Alessandra Mastroinardi

Non mancheranno tributi a grandi maestri, come Martin Scorsese, che riceverà il premio alla carriera al Teatro Antico di Taormina e il noto attore e produttore Michael Douglas che sarà omaggiato con il Taormina Exellence Achivement Award; come loro anche Olivia Wilde riceverà il premio Creativity Award, e ulteriori riconoscimenti come il Taormina Achievement assegnato a Luca Zingaretti, il Taormina Creativity Award a Luisa Ranieri, il Premio Speciale Internazionale a Monica Bellucci e altri numerosissimi titoli. Ad arricchire il panorama cinematografico del festival saranno chiaramente anche lungometraggi, documentari, cortometraggi, tutti accolti dal Fuori Concorso.

 

Taormina Film Festival
Fonte: Ciak Magazine

I titoli più attesi

Quest’anno il festival sarà suddiviso in tre sezioni: Concorso Internazionale, Fuori Concorso e Cortometraggi. Tra i titoli più attesi, indubbiamente, Ballerina, spin-off della saga di ‘’John Wick’’ , diretto da Len Wisman e con protagonista Ana De Armas; la commedia italiana ‘’L’amore sta bene su tutto’’ diretto e intepretato da Giampaolo Morelli sarà invece il film di chiusura. Sempre nella categoria Fuori concorso sarà presentato ‘’Come Fratelli’’ ,diretto da Antonio Padovan, un film che esplora temi come la perdita, la ricostruzione affettiva, valorizzato sicuramente dalla presenza di Francesco Centorame e Pierpaolo Spollon.

Inoltre in programma troviamo due capolavori degli anni 70 , a partire da TaXi Driver che sarà proiettato al Teatro Antico di Taormina con la partecipazione dell’ospite d’eccellenza Martin Scorsese, e per finire “Qualcuno volò sul nido del cuculo” di Forman , film denuncia dell’oppressione istituzionale, e Warface e Thena altrettanto rivoluzionari.

Questa edizione in dirittura d’arrivo ci tiene particolarmente a mettere in luce il contributo delle donne nel cinema, promuovendo una maggiore inclusività. Iniziative come questa riconfermano così il festival non solo come vetrina per il cinema internazionale ma anche come un luogo di riflessione e promozione della parità di genere.

 

Rosanna Bonfiglio

Asia Origlia

 

Taormina Film Fest 70: Finché notte non ci separi

Un film piacevole e divertente, romantico ma non troppo, esuberante al punto giusto. Voto UVM: 1/5

 

Entro, spacco, esco, ciao

Lei un osteopata, lui un agente immobiliare, Pilar Fogliati e Filippo Scicchettini sono Eleonora e Valerio, novelli sposi e novelli in crisi. La love suit, che poi è la stanza in cui passeranno la notte i due protagonisti e non solo, sarà il luogo in cui inizieranno i problemi e il luogo in cui finiranno, per poco! 

Commedia divertente che spezza il dramma dell’insicurezza e della gelosia grazie al cast, infatti presente nei panni di un tassista un po’ fuori di senno, romano ma juventino, è Francesco Pannofino; Lucia Ocone invece riveste il ruolo della classica madre impicciona rimasta affezionata all’ex fidanzata di suo figlio Valerio, Ester(Neva Leoni), mentre Giorgio Tirabassi è colui che verrà trascinato, proprio dalla moglie Lucia Ocone, in questa vicenda, tutta sotto gli occhi della Capitale.  

Eleonora, come tutti d’altronde, vorrebbe certezze, che forse poco prima di mettere la fede al dito credeva di avere, ma che subito sono state smontate da qualcosa che Valerio sembrava voler nascondere. Impulsiva e con la necessità di sapere istantaneamente la verità nient’altro che la verità, Eleonora dà il via a questa lunga notte, cercando risposte un po’ dappertutto, forse anche dal suo ex fidanzato (Claudio Colica), di cui Valerio è chiaramente geloso. 

Fonte: ScreenWEEK
Un frame del film.

Se tiri troppo la corda si spezza

Molti dei temi che vengono trattati sono difettosi per via di alcune lacune evidenti all’interno della pellicola, come lo stesso dramma dell’insicurezza e della gelosia, a prescindere dal fatto che entrambi i sentimenti siano giustificati da alcune azioni ambigue, il modo in cui ci si rapporta ad essi viene troppo sottovalutato e reso nella maniera più frivola.

Spezzare il dramma per rendere molto più fluente una storia come questa è giusto ma il troppo purtroppo stroppia, per cui trovare un equilibrio è sicuramente difficile ma l’esito del prodotto sarebbe molto più efficace e meditativo. 

Imprevisti: fate tre passi indietro (con tanti auguri)

Gli imprevisti banali e a volte poco chiari non danno giustizia a ciò su cui puntava la commedia, il disagio della gelosia e il parallelismo delle relazioni di oggi e di ieri. Il parere pubblico è importante e da questo non si sfugge, ma lo stile classico e fresco, aiutato anche dalla buona costruzione dei personaggi, ha portato comunque ad un risultato. 

Fonte: My Red Carpet
Un frame del film con Pilar Fogliati.

Ci vuole un fi..lo di concretezza

Una rom-com che nel complesso abbraccia il pubblico e fa sorridere, ottima la perfomance di Filippo Scicchettini e Pilar Fogliati, avvantaggiati dalla loro alchimia.

La pecca rimane il non aver dato la giusta importanza a un argomento in realtà così delicato e discusso che ha una sua dignità, la gelosia. Un velo di dramma avrebbe fatto la differenza, poiché anche se i personaggi non si dicono quasi mai “ti amo”, come dichiarava lo stesso regista Riccardo Antonaroli durante la conferenza stampa, paradossalmente il film ricade sul genere romantico.

Con l’avanzare delle dinamiche che si creano attorno a una Roma notturna di agosto, gli incontri e gli scontri dei personaggi, il filo motore della commedia perde di credibilità, e questo per via di alcuni vuoti del racconto che si sperava venissero colmati al termine della storia.

A prescindere dal genere di film, romantico, drammatico o qualsiasi esso sia, la funzionalità di questo avviene sì per la riuscita di un ottimo incastro di cast, sceneggiatura e produzione, ma soprattutto per la corretta e lineare struttura di un racconto.

Bello il dialogo tra padre e figlio (Filippo Scicchettini e Giorgio Tirabassi) verso la fine della pellicola, in cui emerge la cruda realtà di alcune coppie e del fatto che i rapporti molte volte durano ma per una semplice questione di abitudine o per essere più schietti, per inerzia. Il consiglio dettato dal padre è quello di inventare un sogno e di scoprirsi mano a mano dichiarando che:

“la vita è come la fede, aiuta”

 

Asia Origlia

Tao Film Fest 69: Bella Thorne e Khaby Lame

La quinta serata della kermesse taorminese ha visto all’opera una serie di registi emergenti, presentati dall’illustre ospite Bella Thorne. Sono stati proiettati dieci cortometraggi dai temi e dalla tecnica più disparati che hanno dato mostra a diversi talenti. Nel pomeriggio del giorno dopo, abbiamo avuto l’opportunità di assistere ad una masterclass tenuta da Khaby Lame, influencer italiano che vanta milioni di follower sui social.

Influential Shorts di Bella Thorne

Il primo corto che abbiamo visto era FIFA: a love letter to Rwanda diretto da Adriana Lima. Si tratta di una produzione legata al grande ente calcistico che mette in correlazione molte realtà locali legate al calcio, nate grazie al patrocinio di Gianni Infantino, il Presidente della FIFA, presente anche durante l’evento. Il film si è concentrato anche sulla realtà del Rwanda, situato in Africa. Infatti, ci sono molte scene dove viene spiegato e descritto l’immaginario simbolico, elemento importante che fortifica il senso di appartenenza degli abitanti.

Bella Thorne sulla passerella a Taormina. ©Federico Ferrara

I corti:

Good Intentions tratta la storia vera di un assassinio avvenuto tra le strade di Londra, diretto da Yasen Atour, famoso per la partecipazione in The Witcher e The Rings Of Power; cerca di raccontare al pubblico la storia di un ragazzo e una ragazza, appartenenti a due culture diverse, lui senegalese e lei indiana. Il tema centrale è proprio questo, la differenza, lo scontro e gli ideali di entrambe le famiglie.

The One tratta di una normale giornata madre-figlio nel parco, e si rivela una storia tutt’altro che tipica. Tuttavia, alla fine si svela (turning point) un thriller psicologico di alto livello che esplora il tentativo di interpretare Dio nell’era della tecnologia, con un incredibile plot twist finale. Peccato per la messa in scena un po’ troppo lenta all’inizio e precipitosa nel finale. Diretto da Nina Dobrev, famosa per il suo ruolo in The Vampire Diares, e interpretato da Madeline Brewer, Indya Moore e Ryan-Kiera Armstrong.

Paint Her Red è stato diretto da Bella Thorne, con il quale fa il suo ingresso nel mondo della regia. Interpretato anche da lei e Juliet Sterner, il corto rappresenta l’allegoria grottesca della crescita, fin dalla più tenera età, all’interno dello show business. Risulta dominante, dunque, l’alterità dell’immagine come pretesto per mostrare cosa si nasconde dietro le immagini auliche delle star.

Citiamo anche gli altri corti della rassegna di ieri sera: Sis di Miranda Haymon, I Am Khabane di Khaby Lame, Burrow di Leaf Lieber, Serpentine di Eva Vik, Don’t Go Too Far di Maram Taibah e Paint Her Red di Bella Thorne.

Adriana Lima sulla passerella. ©Federico Ferrara

Khaby Lame: il ruolo dei social media

Alle 13 di oggi, abbiamo ascoltato le parole dell’influencer riguardo la gestione e l’utilizzo dei social media, in particolare Tik Tok. Ha esordito raccontando la sua storia personale, la quale è ampiamente rappresentata nel suo cortometraggio sopracitato. Tra discorsi motivazionali dove incita i giovani a farsi avanti senza paura nella vita, ha condiviso delle riflessioni che hanno suscitato una certa emozione nel pubblico presente. Gli stessi presentatori, si sono congratulati per la sua tenacia e umiltà.

Khaby Lame. ©Federico Ferrara

Ha risposto anche a delle domande del pubblico, tra cui molti giovanissimi. Tra queste, una gliela abbiamo fatta noi riguardante la possibilità di partecipare a un film della Marvel, vista la sua partecipazione (cameo) al film Wakanda Forever. Ci ha risposto che vorrebbe vedere se stesso come un eroe che riesce sempre a trovare la soluzione a tutti i problemi all’interno della trama, che riesca anche a controllare i poteri della natura intorno a sé.

Federico Ferrara
Gabriele Galletta
Matteo Mangano
Asia Origlia

Tao Film Fest 69: In The Fire

 

In The Fire
“In The Fire” pecca di originalità ma va riconosciuto come prodotto cinematografico (quasi) italiano – Voto UVM: 2/5

 

In The Fire, diretto da Conor Allyn, è stato presentato alla prima serata del Taormina Film Fest 69 e segna il ritorno sulle scene di Amber Heard. Quest’ultima, accompagnata dal resto del cast, è stata presente il 24 giugno alla presentazione ufficiale del film, dialogando col direttore esecutivo del Taormina Film Fest 69: Barrett Wissman.

Ambientato a fine Ottocento, il film, racconta di una psichiatra trentottenne americana (Amber Heard), chiamata a risolvere il caso di un bambino autistico, creduto indemoniato. Al suo arrivo la dottoressa scopre che la madre del ragazzino è morta e che il padre stesso ha iniziato a credere alla possibile possessione del piccolo.

La donna tenta una psicoanalisi del bambino (ci troviamo, infatti, agli inizi degli studi freudiani sulla psicanalisi) ma gli eventi nefasti si intensificano e la sua “cura” diventa una corsa per salvare il piccolo dalla furia dei concittadini e, forse, anche da se stesso!

In The Fire
Amber Heard durante la prima ufficiale di “In The Fire” al Taormina Film Festival 69. @ Nando Purrometo

Quanto c’è di originale?

A leggere la trama, il film sembra qualcosa di già visto e sentito. Ed effettivamente sono molti i prodotti filmici e seriali che in passato hanno proposto trame simili, per non dire identiche!

Volete qualche esempio? Di sicuro, il recente Il prodigio (2022) è l’esempio più lampante: ritroviamo, infatti la figura di una donna a cui è stata affidata una bambina. E anche in questo caso la donna sarà costretta a lottare con della gente bigotta e irrazionale.

Come non citare poi Freud (2020), la serie tv che fin da subito si è presentata come “un porno dell’orrore” e che a sua volta è un plagio della precedente L’alienista (2018). Insomma, una cosa è certa: In The Fire pecca di originalità!

In The Fire: and the winner is…

È da riconoscere l’impegno messo da parte di Conor per la realizzazione del film. Anche se con un montaggio un po’ lento, rientra perfettamente nei canoni del genere a cui appartiene: il thriller psicologico.

Un plauso meritatissimo anche a tutto il resto del cast e soprattutto a Eduardo Noriega, che nel film interpreta il ruolo del padre del bambino, e a Luca Calvani, che dopo Beautiful (1987) riveste nuovamente i panni di un sacerdote.

In The Fire
Da sinistra a destra: Lady Monika Bacardi e Andrea Iervolino (produttori cinematografici di “In The Fire”. @ Nando Purrometo

E non può mancare, a questo punto, il feedback dei produttori del film:

“In the Fire sintetizza bene il nostro business model e ci conferma la validità della strada intrapresa in questi anni: produzioni 100% italiane e di qualità rivolte al mercato globale, che vedono la partecipazione di star hollywoodiane e l’impiego di maestranze nostrane”

Hanno dichiarato i produttori Andrea Iervolino e Lady Monika Bacardi, fondatori di ILBE, ad un’intervista durante il Taormina Film Festival (qui una parte dell’intervista).

Amber Heard volto del nuovo cinema italiano?

Il film segna il ritorno di Amber Heard nel cinema indie, nelle vesti di protagonista e di produttrice esecutiva. Ma, l’ex moglie di Johnny Depp, in questo film ha dovuto fare un passo indietro di fronte alla bravura del resto del cast. Partendo da quella di Eduardo Noriega e del piccolo Lorenzo McGovern Zaini, volto di molti film “made in ILBE”, fino ad arrivare agli italianissimi Luca Calvani (To Rome with Love, Sex and the City, Beautiful) e Yari Gugliucci, due sacerdoti molto diversi ma ugualmente enigmatici.

Una pellicola che non può vantare né la sua originalità né un buon montaggio. Va presa per quello che è: un prodotto “made in Italy” con un ottimo cast!

 

Domenico Leonello

Taormina Film Fest: La Signora delle rose

Alla quinta serata del Taormina Film Fest , viene presentato La signora delle rose ( La fine fleur), diretto da Pierre Pinaud e con Catherine Frot nei panni della protagonista; i due sono, oltretutto, anche intervenuti sul palco prima della proiezione. Questa pellicola francese, ad ogni modo, non era in concorso.

Le redattrici di UniVersoMe con l’attrice protagonista Catherine Frot al Taormina Film Fest

Trama

La Signora delle rose narra le vicende di Eve Vernet (Caterine Frot), proprietaria di una piccola azienda che produce rose, lasciatagli dal padre; questa però si trova in grave difficoltà economica per via dell’accanita concorrenza della imponente impresa avversaria di Lamarzelle (Vincent Dedienne). Quest’ultimo, infatti, ha una visione anche molto diversa rispetto a Eve: vede la coltivazione delle rose solo come un’industria. Vera (Olivia Cote), unica fedele dipendente e aiutante di Eve, assume tre lavoratori in reinserimento sociale, Fred (Melan Omerta), Samir(Fatsah Bouyahmed)e Nadège (Marie Petiot), senza nessuna conoscenza agricola.  Sarà Eve, all’inizio molto contraria e titubante, ad istruirli sul processo di coltivazione delle rose.  Speciale sarà anche il legame che si creerà tra la protagonista ed uno di questi, Fred, giovane problematico che cerca di riallacciare i rapporti con i genitori che lo respingono. Grazie ad Eve, non solo troverà una nuova famiglia da cui sarà amato e apprezzato, ma scoprirà un suo nuovo e speciale talento.

Personaggi

Eve con i suoi tre apprendisti – Fonte: ciakmagazine.it

Eve, la “Signora delle rose”, è una donna molto forte e determinata; a tratti potrebbe apparire anche troppo testarda e ferma nella sua idea di mantenere l’azienda indipendente a tutti i costi. Commovente è – come abbiamo già detto –  il rapporto che si instaura con Fred: entrambi sono solitari, senza una famiglia e così Eve diverrà come una madre per lui, lo accoglierà in casa sua e lo porterà a credere in sé stesso e nel suo talento innato. L’attrice, già molto apprezzata in Italia ne La cuoca del presidente, porta sul grande schermo un’interpretazione autentica.

Non meno rilevante è il personaggio di Fred: ragazzo con un passato costellato di rapine e altri crimini vari, è molto chiuso ed ha difficoltà a legare con gli altri all’inizio. L’attore, come anche l’attrice che interpreta Nadège, è un esordiente, scelto appositamente dal regista per una performance la più realistica possibile: dopo tutto anche Fred nel film si trova a dover imparare qualcosa di nuovo!

Curiosità sul film

La proiezione del film al teatro antico di Taormina è stata senza alcun dubbio suggestiva ed interessante, sia naturalmente per la particolare location, sia – a mio parere – per la scelta di mantenere la lingua originale: questo ha contribuito a proteggere l’individualità culturale e artistica del film. Ovviamente, per agevolare la visione al pubblico che non comprende il francese, sono stati aggiunti i sottotitoli.

Un’altra caratteristica che ha reso questa pellicola così piacevole da vedere è la cura data alle inquadrature in molte scene. In particolare, quando Eve si trova nei suoi campi di rose, si assiste a delle riprese simili a dipinti.

Come in un dipinto impressionista. © Ilaria Denaro

Un film che ti lascia un sorriso

La signora delle rose racchiude in sé molti elementi tipici della commedia francese: una certa leggerezza e un umorismo sottile. L’intreccio è molto lineare e semplice, il che rende la pellicola piacevole da seguire; si possono intravedere anche tematiche sociali racchiuse nella storia di personaggi come Fred, ma senza andare a disturbare la leggerezza del film.

La signora delle rose è il genere di film che alla fine potrà non lasciare un messaggio o una morale, ma donerà allo spettatore un senso di tranquillità e – perché no – anche un sorriso.

Ilaria Denaro

 

L’intarsio tra cinema e Sicilia al Taormina Film Fest

Lo scorso sabato è calato il sipario sulla 67esima edizione del Taormina Film Fest con la cerimonia di premiazione. Il Cariddi d’Oro (premio al miglior film) è stato assegnato al film Next Door di e con Daniel Brühl, che ha conquistato inoltre la Maschera di Polifemo come migliore attore. La Maschera di Polifemo per la categoria femminile è stata assegnata a Matilda De Angelis, per la sua impeccabile interpretazione nel film Atlas di Niccolò Castelli. Il Cariddi d’Argento è andato a Roberto De Feo e Paolo Strippoli, giovani registi di A classic horror story. Inoltre sono stati assegnati tre Taormina Arte Arwards, rispettivamente a Francesca Michielin, Anna Ferzetti e Ferzan Ozpetek.

Matilda De Angelis, vincitrice della Maschera di Polifemo come miglior attrice – Fonte: ciakmagazine.it

Oltre ai film in concorso, il grande protagonista del Festival è stato senza dubbio l’intarsio tra il cinema e la Sicilia; numerosi, infatti, sono stati gli appuntamenti e le proiezioni che hanno messo al centro questo profondo legame. Ripercorriamo insieme le tappe principali del viaggio attraverso questo prezioso intreccio.

Space Beyond

Apre la serie di proiezioni di “Cinema e Sicilia” -in collaborazione con Sicilia Film Commission e Fondazione Taormina Arte– il film-documentario Space Beyond (2020), dedicato all’astronauta siciliano Luca Parmitano. Diretto da Francesco Cannavà, Space Beyond è il racconto biografico della missione “Beyond” dell’ESA (European Space Agency), effettuata da Parmitano nelle vesti di colonnello pilota sperimentatore dell’Aeronautica militare e primo comandante italiano della Stazione Spaziale Internazionale.

Sei mesi di missione sulla ISS racchiusi in 82 minuti di film, con immagini inedite ed esclusive degli esperimenti scientifici svolti e delle attività extraveicolari effettuati durante la permanenza a bordo. “Il limite lo scegli tu, lo scegliamo noi come umanità come scienziati ed esploratori. Nel momento in cui lo scegliamo abbiamo un obiettivo da superare, poi sta a noi metterci tutti i mezzi necessari per poterlo superare. Per me Beyond, il termine “oltre”, è un contenitore e in un certo senso ci mettiamo dentro sia il limite sia il mezzo per superare questo limite” ha dichiarato Luca Parmitano.

Luca Parmitano – Fonte: ciakmagazine.it

Sulle tracce di Goethe in Sicilia

L’appuntamento successivo si è incentrato sul documentario Sulle tracce di Goethe in Sicilia (2020), del regista tedesco Peter Stein, che ha ripercorso le tappe del poeta connazionale attraverso l’occhio della telecamera. Il tema principale che merge dal diario di viaggio di Goethe è soprattutto la contraddizione tra la bellezza dell’Isola e le condizioni di vita della popolazione. Stein ha preso ispirazione proprio della bellezza dei paesaggi siciliani immortalati su un libro di fotografie; ha sottolineato inoltre di aver un profondo legame con la nostra terra, che lo ha premiato varie volte.

Peter Stein (a destra) durante le riprese – Fonte: ciakmagazine.it

Salviamo gli elefanti

Tre “corti cinematografici” -che affrontano il tema dell’integrazione- sono stati posti al centro di uno degli appuntamenti: stiamo parlando di La bellezza imperfetta (2019) di Davide Vigore, Scharifa di Fabrizio Sergi e Salviamo gli elefanti (2021) di Giovanna Bragna Sonnino. Quest’ultimo in particolare è stato proiettato in anteprima al festival e acclamato con una moltitudine di applausi da parte del suo primo pubblico.

Il corto, nonostante la breve durata, è denso di significato e rappresenta aspetti significativi della società siciliana. I due protagonisti sono Agata, donna ignorante e con una mentalità molto chiusa, e Orlando, bambino di origini italiane nato a Nairobi. Orlando è in vacanza con la sua famiglia e nella confusione del mercato del pesce si perde. Sarà Agata a proteggerlo e a portarlo con sé; i due sono molto diversi e questo porta a una impossibilità di incomprensione tanto verbale quanto culturale. Orlando ama gli animali, è un bambino molto intelligente, vive in una famiglia normale. Agata vive in un substrato sociale completamente diverso: parla prevalentemente in dialetto, non riuscendo a parlare bene l’italiano, è molto diffidente nei confronti degli animali; lavora come donna delle pulizie. Nonostante i contrasti iniziali, alla fine i due riusciranno ad imparare l’uno dall’altro.

Salviamo gli elefanti porta una certa innovazione nel mondo dei cortometraggi: racconta le vicende di una Catania povera, di una donna che, come molte altre, è invisibile nella società. Qui il tema delle differenze socio-culturali porta all’integrazione, alla comprensione del diverso: l’essere umano è sempre portato a temere il diverso, ma è proprio da esso che si andrà ad imparare e ad ampliare le proprie vedute.

Locandina di “Salviamo gli elefanti” – Fonte: ciakmagazine.it

Lo schermo a tre punte

Conclude il ciclo di incontri di “Cinema e Sicilia” l’opera Lo schermo a tre punte, del regista bagherese Giuseppe Tornatore, che ha dialogato con uno degli organizzatori del Festival -tramite la piattaforma online “Zoom”- prima della proiezione del film. Con lo stesso metodo della scena conclusiva del suo masterpiece Nuovo Cinema Paradiso, il Maestro ha unito diversi frame, tratti da oltre un centinaio di film legati alla cultura siciliana.

Attraverso la suddivisone in capitoli, Tornatore si è focalizzato sugli elementi comuni più presenti nei numerosi film visionati; vi è, così, un capitolo dedicato ai gesti, ai codici e al linguaggio tipici della sicilianità, uno dedicato alla Storia, uno alle carte geografiche dell’Isola, uno alle donne siciliane, e così via.

L’opera, dunque, non è altro che un’enciclopedia della cultura cinematografica siciliana, in continua evoluzione; proprio a causa di questa espansione, il regista considera il suo lavoro incompleto e ha ammesso che se dovesse aggiungere un nuovo capitolo lo dedicherebbe alle nuove generazioni.

Nonostante il lungometraggio sia datato risulta ancora funzionale ed irripetibile, un’intuizione geniale che esalta una cultura peculiare, bastarda, ricca e affascinante come quella siciliana.

Giuseppe Tornatore al Taormina Film Fest – Fonte: ciakmagazine.it

 

Sofia Ruello, Mario Antonio Spiritosanto

 

Fonti:

https://www.ciakmagazine.it/ciak-taormina/

Immagine in evidenza:

Acquerello ispirato al viaggio di Goethe in Sicilia – Fonte: ciakmagazie.it

 

Taormina Film Festival: un esordio in sordina?

Tra ferventi attese e scetticismi è partito ieri il Taormina Film Fest: ospiti d’eccezione hanno calcato il palco del Teatro Antico durante la cerimonia di apertura di questa 67esima edizione tenutasi alle 21: 30 e condotta dall’attrice Anna Ferzetti, nota alle cronache per essere compagna del più celebre Pierfrancesco Favino. L’occhio disincantato dei frequentatori abituali della rassegna non si sarà lasciato sfuggire sicuramente l’assenza di ospiti internazionali, l’esiguo numero di attori e registi presenti o i tanti posti vuoti in tribuna.

Pochi ma buoni invece a nostro parere i protagonisti della serata: dall’elegante presenza di Massimo Ghini, insignito del Premio Manfredi da Luca Manfredi, figlio del grande Nino, fino all’inaspettato cast del film fuori concorso Boys (nelle sale dal 1 luglio).

Un emozionato Massimo Ghini riceve dalle mani di Luca Manfredi il premio in onore del grande Nino.

Chi si aspettava di trovare sullo stesso palco – e ancor di più nella stessa pellicola – Giorgio Tirabassi, Marco Paolini, un disinvolto Neri Marcorè, in collegamento dall’isola d’Elba, e un divertentissimo Giovanni Storti senza i suoi compari del trio? Chi si aspettava di vederli cantare tutti assieme sulle note del maestro Mauro Pagani, anche lui presente, che ha firmato la soundtrack del film? Eppure sono i prodigi di un regista come Davide Ferrario che ha firmato questo lavoro, del mixer della commedia italiana, genere oggi tanto bistrattato perché magari incapace di elevarsi ai livelli di quella commedia all’ italiana che ha portato alto il nostro nome nel mondo, ma comunque capace di strapparci ancora qualche emozione e qualche risata.

Da sinistra a destra: l’attrice Linda Messerklinger, Anna Ferzetti e Mauro Pagani. © Gianluca Carbone

Un cinema fatto per divertire, ma anche divertendosi: nonostante non avevamo mai visto questi attori coinvolti in un progetto comune, non si può fare a meno di notare la loro sintonia, la complicità vibrante. Proprio come la voce tremante del maestro Pagani mentre canta Regola 3, canzone che aveva nel cassetto dai tempi in cui negli anni ’70 collaborava con Faber, assieme a tante altre che sono andate a comporre la colonna sonora della pellicola di Ferrario. Sempre all’interno di questa parentesi musicale, davanti alla scenografia suggestiva del teatro antico, si esibisce poi con tanto di chitarra acustica Neri Marcoré in collegamento sul maxischermo e conclude l’intera band di attori/ cantanti di Boys, prima della premiere del film.

Il cast del film “Boys” assieme al maestro Marco Pagani durante l’esibizione musicale.© Gianluca Carbone 

Poche celebrazioni, pochi momenti decisivi, poca solennità insomma, ma tanta nostalgia a cominciare dalla proiezione di alcuni spezzoni di Nino Manfredi, in occasione del centenario della sua nascita, fino al ricordo del figlio e di Massimo Ghini che hanno decantato la capacità quasi “americana” dell’attore ciociaro di immedesimarsi «come un camaleonte» nei personaggi che andava ad interpretare, ricordo accolto con una commossa standing ovation del pubblico.

Sempre legata al fil rouge della nostalgia è la trama dell’esordiente Boys che ruota attorno alle vincende di una band anni ’70 ormai in decadenza, un film che mostra come il modo di fare musica e di trasmetterla sia davvero cambiato da quelli che erano gli anni d’oro del vinile, di Woodstock, del rock nudo e crudo. Forse anche il modo di produrre cinema è di certo cambiato: non si scrivono più le stesse storie, non si ride alle stesse battute, non esistono più i “Nino Manfredi”, ma il pubblico riesce sempre ad emozionarsi, a caricare premiere ed eventi come questi di alte aspettative e a trasmettere il proprio calore ai protagonisti: a fine serata non sono mancati infatti i fan accaniti che hanno approfittato per strappare una foto ai loro beniamini.

Angelica Rocca