Combattere come una femminuccia? Si, grazie

Prima di essere le buone o le cattive della storia, prima di essere “quelle” con il mantello, i tacchi alti, il viso angelico e il destro da paura, sono le femmine affascinanti, coraggiose, intelligenti e determinate che abbiamo – fortunatamente – imparato a conoscere e stimare attraverso fumetti, film e serie tv per le loro storie e le loro gesta da supereroine o, meglio, da super-donne.

Super-donne
Panchina rossa. Fonte: freepik.com

 

In occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, se nei luoghi pubblici è ormai diventata una consuetudine vedere adagiate file di scarpe rosse; nelle programmazioni tv o nelle vetrine delle librerie non è raro imbattersi in film, serie tv e fumetti di denuncia, nella speranza forse che chi è vittima assuma maggiore consapevolezza del suo “ruolo” e, soprattutto, della sua via d’uscita.

A questo proposito non possiamo evitare di nominare 5 supereroine che dall’essere donne vittime si sono trasformate – spesso, letteralmente – per salvare chi ne ha bisogno e, chissà, magari sono state d’aiuto anche a chi le ha conosciute solo attraverso lo schermo di una tv o la pagina di un libro.

  1. Wonder Woman

Figlia della regina Ippolita, Diana cresce nell’Isola Paradiso abitata da sole donne: le amazzoni che, dopo essere state violentate e uccise dall’esercito di Ercole, sono riportate in vita dagli dei dell’Olimpo. Spinta dal desiderio di portare la pace nel mondo degli uomini e dalla curiosità di scoprire cosa si celi oltre quelle “mura”, Diana Prince abbandona la sua terra d’origine e, catapultata in un mondo fortemente maschilista, diventa il simbolo dell’emancipazione delle donne.

  1. Jessica Jones

Dopo aver perso i suoi genitori in un incidente stradale, Jessica viene rapita dall’Uomo Porpora che ne violenta il corpo e la psiche (ma non l’anima da guerriera) fino a ridurla in sua schiava. Riuscita a spezzare il legame malato e tormentato con il suo rapitore, apre l’agenzia Alias Investigations per occuparsi, grazie al suo intuito e ai poteri da lei acquisiti durante l’incidente stradale, sia di casi “ordinari” sia di quelli da supereroi.

  1. Catwoman

Selina Kyle è l’inafferrabile femme fatale a cui nessun uomo può sfuggire, nemmeno Batman. Dopo aver deciso di abbandonare il “mestiere più antico del mondo”, comincia a dedicarsi ai furti. Rubando ai ricchi e ai potenti di Gotham City, riesce a conquistare il rispetto e la libertà che aveva tanto desiderato sin da giovanissima. Senza parlare dell’ammirazione e, forse, del cuore del tenebroso Pipistrello che, in più di un’occasione, la lascia fuggire col bottino.

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Catwoman nei fumetti. Fonte: pixabay.com
  1. Harley Queen

Brillante membro dello staff del manicomio di Gotham City, finisce per innamorarsi del folle criminale Joker che la manipola, convincendola a farlo scappare. Pur essendosi resa conto di essere stata letteralmente sedotta e abbandonata, non riesce a rinunciare all’uomo che ama, e con lui instaura un rapporto fatto di continue riappacificazioni e separazioni. Comincia comunque a collaborare con i “buoni” (più o meno) della Suicide Squad, per combattere le minacce sovrannaturali.

  1. Elektra

Rimasta orfana di madre ancora prima di nascere, Elektra cresce nutrendo il terribile dubbio di essere stata stuprata dal padre alla tenera età di 5 anni. Per dominare l’odio e il desiderio di vendetta che cresce giorno dopo giorno dentro di lei, si appassiona alle arti marziali e conosce l’amore vero con “Matt” Murdock, alias Daredevil.

Super-donna non si nasce, lo si diventa!

E se è vero che il 25 novembre sembra sia diventato, anno dopo anno, una mera dichiarazione di principio, non accompagnata da un reale impegno (o, quanto meno, interesse) e che il compito di salvare le vite di donne e bambine non spetta ai registi, agli sceneggiatori e agli scrittori ma, piuttosto, alle istituzioni pubbliche e alle forze dell’ordine, è vero anche che una pellicola o un libro possano far capire a una donna che ha il diritto di non sentirsi a disagio, sbagliata e “sporca” e che ha il potere di dire “no” e “basta”, per sé e forse per tutte noi, alla violenza.

Super-donne
Donne: le nostre Supereroine. Fonte: freepik.com

 

Queste, come tante altre, sono le storie di donne che, dopo essere cadute (per mano del proprio carnefice e, spesso, della società) nell’abisso della paura e della vergogna, sono rinate… scalciando, graffiando, mordendo, piangendo e, soprattutto, urlando per quel dolore cui nessuna dovrebbe mai essere sottoposta e per quella vita cui nessuna dovrebbe mai essere privata.

 

Angelica Terranova

The Falcon and The Winter Soldier: la potenza dei simboli nell’attualità

La nuova serie Disney, seppur più “tradizionale”, non manca di azione e funge da veicolo per messaggi di grande rilevanza sociale – Voto UVM: 4/5

Dopo la scommessa più che vinta fatta con Wanda Vision nella piattaforma Disney Plus, la Disney ritorna con una nuova serie dai canoni molto più simili a ciò che siamo stati abituati a vedere all’interno del Marvel Cinematic Universe: The Falcon and the Winter Soldier.

La serie continua la narrazione degli eventi accaduti alla fine di Avengers Endgame, e, più nello specifico, il ritiro dalle scene di Steve Rogers con il suo conseguente addio al ruolo di Capitan America e il passaggio dello scudo a favore di Sam Wilson.

 

Sam riflette sul valore dello scudo – Fonte: My Red Carpet

Il fulcro della serie verte attorno alle 3 figure che, fumettisticamente, dopo l’originale Capitan America, hanno ereditato lo scudo in periodi ed in eventi diversi, e, nello specifico: Falcon (Anthony Mackie), il Soldato d’inverno (Sebastian Stan) e il neo introdotto nel MCU John Walker (Wyatt Russell).

Ma cosa significa essere Capitan America? È sufficiente ricevere lo scudo ed un costume e che il governo ti dichiari tale per esserlo?

La risposta è assolutamente no, perché l’essere Cap ha sempre trasceso dall’uomo che porta lo scudo, poiché lo scudo stesso è un simbolo: rappresenta il sogno ma, al contempo, porta con sé responsabilità ed un peso che può schiacciarne chi lo possiede evidenziandone le sue debolezze.

La serie mostrerà allo spettatore tutto ciò attraverso il personaggio di John Walker, soldato che ha ricevuto molteplici medaglie d’onore per il valore ed i meriti mostrati sul campo, il quale viene eletto dal governo nuovo Capitan America in quanto ritenuto, sia fisicamente che moralmente, degno di essere l’erede di Steve Rogers.

John porterà il fardello di rivestire il ruolo del simbolo maggiore del proprio paese, non riuscendo, però, a gestire tale peso: questo lo porterà a macchiare lo scudo di una colpa indicibile dovuta al sentirsi inferiore rispetto al Cap originale, il tutto reso in modo magistrale attraverso una scena ed una fotografia talmente impattante agli occhi dello spettatore da risultare quasi evocativa.

John Walker – Fonte: Comics Universe

 

Ma qual è il messaggio principale che Malcolm Spellman – autore della serie – vuole darci?

I simboli trascendono l’autorità, Capitan America non è un uomo bianco, dai capelli biondi e dagli occhi azzurri, non è lo stereotipo che il governo vuole far passare come immacolato e puro tanto da rinnegare i meriti di soldati di colore solo perché tali, cercando di cancellarli dalla storia, bensì un uomo che sa cosa davvero rappresenta lo scudo, che combatte per esso e per gli ideali che esso rappresenta.

Il razzismo è una piaga che ancora oggi, purtroppo, attanaglia il nostro mondo, ma personaggi come Sam Wilson e la crescita dello stesso all’interno della serie, servono a veicolare il più importante dei messaggi: il colore della pelle non è mai stato e mai dovrà essere un fattore per giudicare una persona, eroe o meno che sia.

I simboli trascendono dal colore della pelle e dalla religione, e non apparterranno mai a nessuno, tranne a chi li merita davvero.

Possiamo dunque affermare che The Falcon and the Winter Soldier è una serie compatta, a tratti altalenante nei ritmi, che soffre la poca consistenza degli episodi iniziali, ma che vanta coreografie di combattimento ben congegnate e che – soprattutto – cerca di trasmettere dei messaggi sociali degni di nota.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               Giuseppe Catanzaro