La Paura fa 90: gli studenti universitari e i mezzi pubblici

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Questo articolo nuoce gravemente la sensibilità di chi non si sposta in città con i mezzi pubblici, non lo ha mai fatto e mai lo farà. Se sei ricco e motorizzato, non puoi che premere il tasto ‘indietro’ e tornare a guardare il catalogo di Rolex che vorresti comprarti a Natale. Se invece, come me, sei da sempre condannato a spostarti con i mezzi, ecco a te le 7 categorie di TIPI DA TRAM che potresti incontrare o che hai già incontrato. Scopriamole insieme..

 

  1. “Il vecchio saggio”

È mattino presto, sei in ritardo come al solito e la vita ti dona mille ragioni diverse per farti pensare che no, dal letto era meglio non alzarsi. Ti convinci che tutto andrà meglio una volta dato inizio alla giornata e che in fin dei conti, finché nessuno ti parla, è ancora tutto salvabile. Il tram arriva ed è pieno, ma tu non ti vuoi nemmeno innervosire più di tanto e ti fai spazio tra la gente alla ricerca di un piccolo angolo tranquillo, nel quale rinchiuderti senza farti troppo notare. Lo trovi. Tutto procede per il meglio, il tram si ferma e riparte ad intervalli regolari ed il flusso di gente è continuo. Non te ne sei ancora accorto? Un uomo sulla sessantina ti sta fissando da dieci minuti, ed ora che hai posato lo sguardo su di lui, non hai più scampo: “Ai miei tempi era un lusso prendere il tram… Ah, i giovani di oggi… E lei che va all’Università, che ne pensa di questa riforma di Renzi?” E tu sei li, con gli occhi sbarrati, che torni a voler desiderare di essere ancora a letto.

 

  1. “Il poco pulito”

No, non voglio essere cattiva, ne voglio insinuare che qualcuno di voi, frequentatori assidui di mezzi pubblici, abbia problemi ad usare bagnoschiuma e deodorante, ma giuro, sono costretta a farlo. Si, perché proprio quando il tuo interlocutore saggio preferito sarà sceso, nel tuo piccolo angolino fuori da mondo, ti giungerà alla gola uno di quegli odorini disarmanti da cadavere morto ed essiccato al sole che DAI RAGAZZI, è già dura per tutti sopravvivere per i 45 minuti di tragitto da capolinea a capolinea, fatelo per il bene della collettività: LAVATEVI

 

  1. “Il giacca e cravatta”

Anche il secondo pericolo sembra essere scampato, la situazione torna stabile e l’aria sembra circolare nuovamente limpida sotto al tuo naso. Il dondolìo del tram quasi ti rilassa, a tratti chiudi gli occhi e ti lasci trasportare da quel movimento. Poi, una brusca frenata. Le porte si riaprono all’ennesima fermata e l’orda di gente aspetta di salire. Ecco lui, l’uomo in giacca e cravatta più losco di sempre, colui che si diverte a vestirsi bene per creare il panico generale. Tutti si guardano terrorizzati; “Oddio, il controllore”, e con la mente cominci a cercare il momento della mattinata in cui hai obliterato il biglietto. Ti rendi conto che forse hai dimenticato anche di comprarlo il biglietto. Poi lo vedi accomodarsi senza indugio, ma col ghigno malefico, e niente, l’ennesimo agente immobiliare porta a porta. A sto giro, pericolo scampato.

 

  1. “Il controllore”

Beh, non potevo non menzionarlo. Che poi, non esiste IL controllore, ma la squadra di basket dei controllori. Fanno il loro ingresso manco fossero cani antidroga affamati, alla ricerca di chissà quale narcotrafficante Colombiano. Ti puntano. Loro sanno già se hai tutto in regola e godono nel vederti in difficoltà. “Biglietto, prego” ed è li che comincia la recita sul tuo essere uno studente Universitario, sulla fila che hai fatto alla banca per pagare il Mav, sul tempo che hai perso a ritirare la UnimeCard, sul bollino filigranato che ci hai dovuto far attaccare, del cane che ti è scappato ieri, di tua nonna in ospedale, della pace nel mondo. Il tutto solo per convincerlo a non farti la multa per aver dimenticato tutto questo elenco di cose sulla tua scrivania. A volte ti graziano, altre volte maledirai per la milionesima volta di esser salito su quel tram.

 

  1. “La coppia innamorata”

Sono lì, seduti da 30 minuti uno accanto all’altro che non smettono di fissarsi e scambiarsi effusioni. Loro, del vecchio saggio, del tipo in giacca e cravatta e perfino del controllore, non se ne sono nemmeno mai accorti. Vivono nella loro bolla felicemente disgustosa, fatta di cuori e caramelle rosa. Tu un po’ li guardi con aria sognante, un po’ ti giri per evitare di memorizzare le loro lingue che si intrecciano, e non rischiare di portare quell’immagine nella tua mente durante l’ora di economia aziendale che oh: “Che rapporto c’è tra domanda e offerta?” e tu che pensi: “Intimo professore, molto intimo…

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  1. “I liceali”

Sono un po’ come la banda dell’ultima fila quando si andava in gita con tutta la classe. I liceali hanno energia da vendere anche alle 7.00 mattino. Solo a me, quando dovevo andare a scuola, sembrava di fare l’ultima camminata sul ponte dei sospiri prima di essere giustiziata? I liceali urlano. Hanno una cuffia dell’iphone in un orecchio, con rigorosamente un Dj set di Avicii a tutto volume. Con l’altro orecchio tentano di fare conversazione col resto del gruppo, che a sua volta ha un orecchio occupato in discoteca. Il risultato? Il tuo piccolo angolo tranquillo si è trasformato in un rave party. Sono solo le 07.15, chi mi passa un Mojito?

 

  1. “Tu”

Sei sei arrivato alla fine di questo articolo, meriti una menzione speciale. Si, questo articolo è per te che ogni mattina affronti con onore le mille avventure da pendolare. A te che non temi lo stretto contatto con la gente, che hai viaggiato in posizioni che non pensavi nemmeno di poter assumere, inscatolato come sardine. A te che hai evitato multe con l’arte della tenerezza. A te che riesci ad annuire alle lamentele dei sessantenni. A te che, se sale una donna incinta, preghi che non venga nella tua direzione perché per trovare quel posto, hai sudato più di quanto possa farlo lei durante il parto. A te, che ogni volta che quelle porte si aprono, sai che comunque, sarà una meravigliosa avventura.

Vanessa Munaò

“A tutte le unità: triplo nove. Agente a terra” – Recensione Codice 999 (Triple 9) di John Hillcoat

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Poliziotti, criminali, sparatorie e sangue, misti ad un’ atmosfera quasi “noir”, solo le caratteristiche fondamentali per formare un prodotto quale “Triple 9” (“Codice 999” in Italia) rappresenta. Diretto da John Hillcoat, la pellicola – dopo brevi dialoghi – ci immerge subito nell’azione, senza alcuna premessa o un tentativo di conoscenza dei personaggi presenti sullo schermo. Cinque uomini, che attraverso conversazioni fra gli stessi capiremo essere: Russell Welch (Norman Reedus),  Michael Atwood (Chiwetel Ejiofor), Marcus Belmont (Anthony Mackie), Gabe Welch (Aaron Paul) e Franco Rodriguez (Clifton Collins Jr.), rapinano una banca con un unico obiettivo, ovvero ottenere il contenuto di una determinata cassa di sicurezza in meno di tre minuti, così da poter sfuggire senza troppi problemi dalla polizia.

Procedendo secondo un accurato piano, in maniera assolutamente efficiente, riescono a portare a termine il loro compito ma non senza i classici intoppi di norma. Veniamo così a scoprire che i nostri protagonisti sono, per la maggior parte, poliziotti corrotti divisi fra chi è ancora in servizio e chi invece ha abbandonato la propria vocazione già da tempo , incaricati di compiere il lavoro su comando di una rilevante frazione della mafia russa che opera in terra americana. Benché il loro accordo stabilisse questa sola operazione, i russi sembrano non essere ancora contenti, chiedendo alla squadra nuovamente la loro “collaborazione” che trova il dissenso di tutti. Ma la posta in gioco è troppo alta…

Triple 9, uscito nelle sale a febbraio 2016 (aprile in Italia), vanta un cast importante con stelle del calibro di Aaron Paul (Breaking Bad), Chiwetel Ejiofor (12 Anni Schiavo), Norman Reedus (The Walking Dead), Anthony Mackie (Captain America), Woody Harrelson (True Detective), Kate Winslet (Titanic), Gal Gadot (Wonder Woman) e tanti altri. Tuttavia, nonostante la presenza di notevoli attori che sicuramente non mancano al loro talento recitativo , l’opera di Hillcoat convince poco. Con buone premesse, ricade nei classici stereotipi dei poliziotti corrotti e delle società consumate dalla criminalità interna ed esterna, con mancanza di veri e propri colpi di scena.

Interessante, invece, è l’impegno messo nel creare del realismo coinvolgendo reali agenti della SWAT, poliziotti e paramedici americani per alcune scene di azione di rilievo. Nel complesso il film non è definibile come un fallimento nella maniera più assoluta, ma manca quello scatto in più per renderlo migliore.

                                                                                                                                                             Giuseppe Maimone

Corsa al Senato- Laviniarita Parisi- UniversoMe

“Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui.” E.P. 

15036351_10211460133403333_7314268625217739359_nSono Laviniarita Parisi consigliere del Dipartimento di Patologia umana, candidata al Senato Accademico, e voglio partire da questa citazione per parlare di me, nella consapevolezza che ogni idea necessiti di un tramite per essere concretizzata.
Le “mie” idee, semplici e concrete, rappresentano il pensiero di una comunità studentesca e sono necessarie per raggiungere l’obiettivo di un’Università a misura di studente.
Appartengo all’Associazione Morgana, una realtà composta da studenti attivi che vivono e contestano ogni giorno in tutti e 12 i dipartimenti i problemi relativi ai trasporti, alle strutture e alla didattica, questioni sulle quali abbiamo già, durante quest’anno, ottenuto dei notevoli successi (es. estensione abbonamento ATM, riduzione tasse famiglie con più iscritti).
Per poter continuare a lottare, tuttavia, ho bisogno che mi scegliate come vostra rappresentante esercitando quel prezioso diritto e atto di libertà che è il voto consapevole.

Corsa al Senato- Giovanni Ruggiero- UniversoMe

15128576_10211123819601100_196042858_nNel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione. (Georg Wilhelm Friedrich Hegel)

 

Mi presento, mi chiamo Giovanni Ruggiero e sono iscritto al terzo anno di Economia. Quest’anno, in rappresentanza dell’associazione ERMeS, propongo la mia candidatura al Senato Accademico con la lista Universo. Il miglior complimento che si possa ricevere è “si vede che lo stai facendo con passione”. Ed è questo il motivo che mi ha spunto ad accettare la candidatura: ho voglia di migliorare la nostra università; non posso promettervi la luna ma vi assicuro che se sarò eletto, tutti voi avrete, non un rappresentante, ma un amico al Senato, quale potrete anzi dovrete rivolgervi ogni qualvolta ne avrete bisogno facendo in modo che in quella stanza non ci sarò seduto io ma tutti voi. Per cui prima di far diventare ciò realtà, sono io che chiedo il vostro aiuto perché quando si fa qualcosa con passione la si fa al meglio delle proprie possibilità e questa passione trasuda da ogni poro, è visibile e quasi palpabile, è contagiosa per chi ci circonda.

La chiesa di Sant’Elia: una perla barocca celata nel cuore di Messina

img_2595Chi, come noi di Messina da Scoprire, ama avventurarsi per le vie della città alla ricerca di tracce e tesori dal suo passato perduto, sa bene che Messina non è una città adatta a visitatori superficiali: nel contesto della città moderna, sono i dettagli anche più piccoli e apparentemente più nascosti a indicarci la strada verso le meraviglie del passato. Capita così che, girando nel pieno del centro cittadino, in una strada che affluisce alla via Garibaldi, a poca distanza da Piazza Cairoli e letteralmente a due passi da Santa Maria degli Alemanni e da Santa Caterina in Valverde, un occhio attento possa appena notare la facciata austera di una piccola chiesa col suo altrettanto piccolo campanile. Sembra una chiesetta quasi insignificante, se non fosse per l’unico indizio costituito da un elegante portale a timpano spezzato, dall’aspetto tardo seicentesco.

 

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Dietro il portale si trova un piccolo vestibolo all’interno del quale ci danno il benvenuto i resti di una acquasantiera barocca in marmo. Vi si accede scendendo alcuni scalini; anche questo, per il visitatore più preparato, potrebbe costituire un indizio, dato che il fatto che il pavimento della chiesa sia più basso rispetto al piano di calpestio delle strade cittadine, così come per la chiesa dell’Annunziata dei Catalani e per la vicina Santa Maria degli Alemanni, ci dice inequivocabilmente che quello che troveremo, al di la del vestibolo, è in parte sopravvissuto al terribile sisma del 1908, a seguito del quale le strade furono ricostruite su un livello più alto rispetto a quello originario.

Si entra così nella chiesa di Sant’Elia, una delle pochissime chiese di Messina a conservare gran parte della struttura e degli interni originari. Struttura molto antica, la cui presenza è documentata fin dal 1462, era una volta annessa ad un monastero; vide il suo massimo sviluppo nel corso del XVIII sec., quando, a seguito della peste del 1743, dopo una serie di presunti accadimenti miracolosi il santo fu eletto compatrono della cittimg_2594à, il cui Senato per voto offriva annualmente alla chiesa due cerei e vi si recava a sentir messa; la struttura attuale per come la vediamo oggi può esser fatta risalire al periodo di tempo che va dal 1694 al 1706, nel quale, probabilmente a seguito di danni subiti in un terremoto, la chiesa fu ampliata e abbellita; nonostante questa struttura di base sia rimasta pressochè invariata, molte sono le cicatrici lasciate dal tempo, dalle calamità naturali, delle guerre (subì infatti gravi danni sia a seguito dei moti del 1848 che dei bombardamenti della seconda guerra mondiale) e dell’incuria (fu per molti anni tramutata in un magazzino a seguito degli espropri del periodo postunitario).

Se l’esterno, frutto prevalentemente delle ricostruzioni novecentesche, poteva esserci apparso spoglio e freddo, gli interni si rivelano in tutta la loro opulenza barocca; anzi, la sontuosa coltre di stucchi che adorna le pareti dell’unica navata è solo una minima parte dell’originale apparato decorativo (per come ce lo mostrano alcune foto d’epoca), e il tempo ha in buona parte sbiadito o cancellato le dorature che originariamente li ricoprivano parzialmente. Poco resta anche degli affreschi che ornano i grandi riquadri fra gli altari laterali, dipinti dai fratelli Filocamo nel 1706, e rimaneimg_2587ggiati, a seguito dei danni subiti nell’insurrezione del 1848, da Giacomo Grasso nel 1859. Perduto interamente è invece il soffitto, che recava un grande affresco, sempre dei Filocamo rimaneggiato da Grasso, rappresentante l’ascesa al cielo del profeta Elia, santo dedicatario della chiesa.
Sulle colonne in stile corinzio dell’abside semicircolare, che una volta ospitava diverse tele oggi al Museo regionale, svolazzano leggiadri angioletti in stucco, che reggono dei festoni dorati; al centro troneggia infine un bell’altare settecentesco a tarsie marmoree.
Perla rara e dimenticata dell’arte e dell’architettura barocca messinese antecedente il Terremoto, la piccola chiesa di Sant’Elia continua a dimostrarci come, a Messina, le apparenze spesso ingannino: chi direbbe mai che dietro quella facciata anonima si cela un piccolo gioiello di storia e arte locale?

Gianpaolo Basile 

Ph: Erika Santoddì

Corsa al CdA – Gianluca Piromalli

13432411_10209702307020350_1971819577792826769_nGianluca Piromalli detto “Piros”, nato il 16/12/1987 a Reggio Calabria, frequenta il CDLM in Biologia ed è attualmente consigliere O.R.U.M. al Dipartimento di Scienze Chimiche, Biologiche e Farmaceutiche. Entrato al secondo anno “trova casa” nell’associazione studentesca O.R.U.M. dove alloggia ancora oggi.
Nell anno accademico 2007/2008 si candida al Consiglio di Facoltà di Scienze MM. NN. FF. Ed al consiglio di corso di laurea in scienze biologiche, riuscendo nonostante la giovane età ad assicurarsi un posto in tutti e due i consigli.
Negli anni successivi prima dell’applicazione della riforma Gelmini rimane in carica per altri 2 anni. Una volta formati i dipartimenti, nell anno 2010 si candida al consiglio di Dipartimento di Scienze chimiche, biologiche ed ambientali; uscendo il primo eletto della propria associazione (O.R.U.M).
Concluso il percorso di studi in Scienze Biologiche, si iscrive al CDLM in Biologia, nell’anno accademico 2015/2017 si candida al Dipartimento di Scienze Chimiche, Biologiche e Farmaceutiche, uscendo nuovamente primo eletto della propria associazione (O.R.U.M.) Adesso è tutt ora in carica come consigliere di Dipartimento, ed è membro della commissione paritetica.

Corsa al Senato – Andrea Celi

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Andrea Celi nato a Messina il 28/01/95

L’inizio del mio percorso universitario è combaciato con l’ingresso nell’Associazione Universitaria Gea Universitas, di cui sono stato uno dei membri fondatori e successivamente nominato Presidente, ruolo che ricopro con grande orgoglio tutt’oggi.
L’occasione di scendere in campo per la prima volta in una competizione elettorale, mi è stata data nel 2014, data in cui sono stato eletto al Consiglio di Dipartimento di Giurisprudenza.
La passione per la politica universitaria mi ha portato a ripresentarmi alle ultime elezioni del Settembre 2015, dove ho confermato il risultato raggiunto appena un anno prima.
Come coronamento dei risultati raggiunti in questi anni, la mia associazione mi ha conferito l’onore di rappresentarla nella corsa al Senato Accademico del nostro Ateneo.
Convinto della forza e dell’impegno della Gea Universitas, spero di poterla rappresentare all’interno degli Organi Superiori della nostra Università.

 

Cinque categorie di Uomini e Donne: istruzioni per l’ (ill)uso

Una delle ultime sere calde di questo autunno, mi sono ritrovata con la squadra di Radio UniVersoMe a casa di uno di noi per passare una rilassante cena tra amici. Sapete come vanno queste cose: cibo, amici, buon vino e si inizia a parlare della vita.

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No, non è vero. Si inizia a parlare di sesso, di uomini e di donne (e più l’alcool sale e più le cose diventano difficili).

Cosa ne è uscito? Che gli uomini dividono le donne in categorie e lo stesso fanno le donne. Perciò non potevo non approfittarne.

Quindi, ecco a voi le 5 categorie di Uomini & Donne (no maria, io esco):

1- Scrofe/Porci: con tutto il rispetto per questa coppia di suini, a quanto pare siamo d’accordo che alcuni esseri umani ne rispecchiano le caratteristiche. I ragazzi intendono, ovviamente, quelle fisiche: ma comunque, in guerra e carestia, ci pensa il pene e così sia. Noi donne, invece, intendiamo quei ragazzi sudaticci e inquietanti che ti fissano mentre si scavano il naso. Nel nostro caso, però, essendo il nostro apparato genitale intelligente, scappiamo a gambe levate;

2- Galline/Galletti: i senza cervello. Nel descrivere le galline, uno dei ragazzi, si è esibito in una serie di versi e smorfie da ritardato mentale. Insomma, sarebbero le ragazze che ti rispondono “oh, e si mangia?” se parli di Shakespeare, o ti dicono ‘’voglio sposare un calciatore per diventare una VIPS’’ (con tanto di S finale). I galletti, invece, sono quei ragazzi che si esibiscono in ‘’alzamento della cresta’’ accompagnata da ‘’ballo del pavone storpio’’, mentre raccontano delle auto e dei soldi del papi. Poveracci.

3- Cetacei/Nerd: il contrario della categoria precedente, i brutti con il cervello. La cosa bella, però, è che se il cervello lo si sa usare può conquistare più della bellezza. O una cosa del genere. L’importante è tromb… (io, comunque, ho un debole per i nerd)

4- Carine/Carucci: questa categoria è rappresentata da quei ragazzi e ragazze che hanno un ottimo potenziale di bellezza, umorismo e intelligenza ma non lo sanno. A quanto pare quelle carine sono le ragazze che hanno un gran fondoschiena (e non lo sanno), si girano e ti sorridono e sono stupende (e non lo sanno), ti fanno arrivare il sangue al cervello e al pene (e non lo sanno). Per i ragazzi la situazione si equivale. E la non consapevolezza di quel cucciolotto fa scattare la ‘’sindrome della croce rossina’’ e tanti saluti.

5-Donna/Uomo: evviva la funcia, direte voi. Ma questa categoria è la più rara. Sono dei pokemon rari. Sono LA persona, la metà della mela, il principe azzurro o la principessa, l’anima gemella, l’esclamazione ‘’OH MIO DIO, UNA GIOIA’’. L’uomo o la donna della propria vita. E, quindi, inesistenti.

Ve lo dico io cosa bisogna fare: bere e rimanere single.

SAPEVATELO.

Elena Anna Andronico

Perché Breaking Bad è la serie perfetta

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Il termine “Breaking Bad” è un’espressione colloquiale usata nel Sud degli Stati Uniti, che viene utilizzata quando qualcuno ha preso una direzione sbagliata che lo allontana dalla retta via. Ciò potrebbe durare un giorno o tutta la vita.

Bryan Cranston

Era il lontano (forse mica tanto lontano) 2014. La mia passione per il cinema andava a farsi sempre più importante e la voglia di conoscere prodotti di qualità era sempre crescente. Durante l’estate ero stato travolto dal fenomeno nazionale di “Gomorra – La serie” che ha acceso in me l’interesse per le serie Tv. Infatti, nonostante la mia grande passione per il cinema, non mi ero mai avvicinato al mondo delle serie Tv che ho avevo sempre visto come un prodotto inferiore rispetto alla qualità cinematografica. Adesso divoro serie Tv come fossero patatine fritte. Fu proprio quell’estate del 2014 a farmi cambiare idea. Certo, Gomorra ha avuto in me un forte impatto, ma quello che davvero mi ha fatto cambiare idea è stato un prodotto americano, ideato dalla mente di Vince Gilligan. Avevo scoperto Breaking Bad, avevo scoperto il mondo delle serie Tv.

Ora, con voi devo fare una premessa importante: Breaking Bad è una serie perfetta. Piuttosto forte come affermazione ma non è detta a cuor leggero. Quando dico che questa è una serie perfetta metto da parte il fatto che sia la mia serie preferita, il giudizio è oggettivo. E non voglio neanche lanciarvi la sfida di trovargli dei difetti, sicuramente qualcuno ci sarà, ma nel complesso è un’opera d’arte del piccolo schermo. La serie è formata da 5 stagioni con 62 episodi totali, ma la sua forza sta nel fatto che è come se fosse un film di circa 60 ore. La continuità e l’armonia della sceneggiatura consente una visione fluida e senza sosta dell’intera serie. Non a caso la prima volta che l’ho vista è corrisposta anche alla mia prima esperienza con il Binge-watching, ovvero la visione di seguito di molti episodi. Forse ho esagerato a finire le 5 stagioni in 5 giorni, ma andava fatto così, credo.

Non voglio dirvi troppo della trama, potete cercarla benissimo su Google e farvi un’idea. Una cosa che voglio subito dirvi è che è una serie molto lenta. Non fraintendetemi, le cose succedono, ci sono molti colpi di scena, ma è come se vuole prendersi il suo tempo per farli accadere. È la forza di questa serie ed è quello che ha insegnato a tutte le serie Tv che sono venute dopo: l’importante in una serie Tv non sono i cliffhanger (ovvero l’interruzione brusca della narrazione attraverso un colpo di scena) ma la solidità della sceneggiatura. Quello che rende bella una serie non è il voler sapere cosa succede dopo ma farsi trascinare da quello che sta succedendo adesso. E in Breaking Bad questo è fatto perfettamente. Gli aspetti tecnici della serie sono ad altissimi livelli cinematografici e i vari registi non si sono mai tirati indietro nello sperimentare ed andare oltre le classiche inquadrature da “show per la tv”. D’altronde parliamo di una serie capace di portarsi a casa numerosi premi, tra cui sedici Emmy Award, otto Satellite Award, dodici Saturn Award, sei WGA Award, cinque TCA Award, due Golden Globe, tre Screen Actors Guild Award, un PGA Award, due DGA Award e sei Critics’ Choice Television Award.
Quando la gente vuole un consiglio su un film o su una serie Tv, la prima cosa che mi chiede è: “di cosa parla?”. La risposta che vorrebbero sentirsi dire dovrebbe essere un riassunto generale della trama e dello svolgimento della storia per capire se può essere interessante o meno. Personalmente riesco a sfuggire ad una risposta del genere perché credo che quando qualcuno mi chiede di cosa parla un film o una serie gli rispondo quali sono le tematiche trattate. Quando mi chiedono di cosa parla Breaking Bad (visto che è una serie che amo tanto e che consiglio a tutti), mi tornano in mente le parole di Bryan Cranston, il protagonista della serie, e rispondo che parla di decisioni sbagliate. Questa serie può essere immaginata come un continuo declino, ma non è un declino chiaro. All’inizio, infatti, sembra un’ascesa verso il successo. È come se ci fossero due linee direttamente proporzionali che dall’inizio alla fine della serie condizionano la trama. La prima linea è quella che porta al successo, ai soldi, ad una felicità falsa. La seconda linea è quella che porta all’autodistruzione, alla solitudine, all’insoddisfazione. Per quanto aumenta la prima, aumenta pure la seconda. È di questo che parla Breaking Bad. È solo una storia che è stata scritta, diretta e interpretata alla perfezione.

Nicola Ripepi 

“Scrivo poesie solo per portarmi a letto le ragazze”: con questo libro si fa il pieno di Bukowski

9788807885235_quarta“Dalle Sue dita uscivano carbone e diamanti”: leggete e piangete con questo capolavoro di Bukowski

La maggior parte delle poesie che conosciamo ci ricordano di un tempo ormai passato, di un romanticismo oggi più che mai superato, di amori struggenti narrati dalla nobile penna dei grandi poeti che la storia ricorda, nulla a che vedere con quello che Charles Bukowski ci ha lasciato in questo libro e in tutti gli altri suoi capolavori di una vita vissuta intensamente e, spesso, al di fuori delle righe…

“Scrivo poesie solo per portarmi a letto le ragazze” è un libro di “poesie” anomalo. Non segue la rima, non cura il particolare, non descrive paesaggi maestosi o umidi amori sotto la pioggia d’estate, ma ci fa toccare con mano le viscere della passione di un uomo. Con estrema durezza ci catapulta in una realtà a noi distante fatta di alcol, donne e sesso, contornata da una decadenza asfissiante tipica dei bassifondi dell’America degli anni Settanta.

Il protagonista dei racconti è quasi sempre lo stesso scrittore che narra in prima persona ciò che vede, sente e vive ogni giorno, tra un bicchiere di troppo e l’amore fugace con le donne che incontra durante i suoi continui vagabondaggi. Le storie non seguono un filo logico, ma tutte hanno una volontà comune: la voglia di raccontare il vero senza veli né farse, anche ciò che può far disgustare i più deboli e storcere il naso al lettore medio. Le descrizioni degli intrecci passionali tra il suo corpo e quello delle donne con cui passa le notti sono la perfetta trasposizione su carne di ciò che rappresenta un ossimoro, intensità e dolcezza, rabbia e debolezza, piacere carnale e sentimento astratto, tutto costruito in modo da rendere ogni parola tagliente, senza smussarne gli angoli.

Fiumi di alcol attraversano le pagine di questo libro. È un testo ubriaco di sentimento, di quello grezzo che ci sporca le mani e che difficilmente si lava via. Ci invita a pensare, ci fa imprecare, ci impressiona, ma sempre insegnandoci qualcosa…

“Molta gente scrive poesie che non sente pienamente. Lo faccio anch’io, a volte. Vita dura genera verso duro e con verso duro intendo un verso vero privo di orpelli.” 

È una lettura consigliata per chi ama le storie, quelle concrete, pure e spesso anche dure da comprendere. Per chi vuole superare lo stereotipo dell’amore romantico per poter vedere con i propri occhi il vero, a volte osceno, ma pur sempre reale sentimento umano.

Giorgio Muzzupappa