UniMe Official Store: la piattaforma di e-commerce dell’Ateneo ora online

La piattaforma UniMe Official Store è ora online e si occuperà della vendita dei prodotti con il logo dell’Università di Messina.

Il fenomeno, nato nei campus anglosassoni che ha ormai coinvolto diversi Atenei italiani, adesso approda anche a Messina! Dalle felpe, tazze, T-shirt, agli ombrelli, matite, agende, zaini, cravatte, tutto a discrezione delle singole Università.

Gli studenti UniMe con il merchandising ufficiale – Fonte: unime.it

Le parole del Rettore

Il professore Salvatore Cuzzocrea, Rettore dell’Università ha così commentato l’iniziativa:

Il catalogo per il merchandising Unime mette al centro la sostenibilità. Una sfida, quella del green, che abbiamo scelto di cogliere, segnando un ulteriore passo avanti nella costruzione di un ateneo impegnato, attento e responsabile. Sono, quindi, molto soddisfatto per la realizzazione di questo importante progetto che ha anche il fine di aumentare il senso di appartenenza alla comunità accademica.

Ringraziamenti vanno rivolti al Direttore generale, l’avvocato Francesco Bonanno, che si è occupato di curare l’avvio del progetto.

Dove acquistare il merchandising

I primi capi di abbigliamento come t-shirt e felpe e accessori come penne e tazze targati UniMe sono già disponibili per l’acquisto sull’Official store: https://officialstore.unime.it/2-home.

Dal 22 dicembre sarà possibile compiere i propri acquisti anche in presenza. Infatti, oltre la nuova piattaforma e-commerce, il merchandising sarà disponibile anche all’ interno dell’ Official Store UniMe che si trova a Palazzo Mariani, Piazza Antonello n.5 nei giorni e nelle ore prestabilite: dal lunedì al venerdì, ore 09:00-13:00.

Le vetrine sono presenti invece presso tutti i Dipartimenti dell’Ateneo, l’Aulario, l’Aula Magna del Rettorato e la Cittadella Sportiva e tramite un Qr code si possono visionare tutti i prodotti.

https://www.facebook.com/194147177378170/posts/4383130265146486/

Antonio Ardizzone

L’involuzione chiamata “Black Friday”

Lo scorso fine settimana anche il “Belpaese”, come il resto del mondo, è stato travolto dall’ondata sensazionalistica del “Black Friday”, per i meno anglofoni “Venerdì nero”.

Dopo la consacrazione di questa promozione commerciale a  fenomeno sociale nel 2017, l’interesse dei consumatori per il 2018 è perfino aumentato.

I dati generati dalle analisi dell’E-commerce parlerebbero chiaro: le ricerche online riguardanti le super offerte del Black Friday sarebbero aumentate del 29%, peraltro con un correlato incremento degli acquisiti pari al 20%.

 

In tal senso il Nord-Italia sarebbe più coinvolto rispetto ad un Sud-Italia non ancora avvezzo alle pratiche del “Venerdì Nero”.

Le ultime ricerche sul trend in crescita dell’iniziativa promozionale di matrice americana hanno rivelato anche le fasce più sensibili agli sconti mirabolanti: al primo posto i consumatori tra i 35 ed i 44 anni, al secondo posto i giovani tra i 25 ed i 34 anni, al terzo posto gli adulti tra i 45 ed i 54.

 

La tecnologia in vetta tra le categorie d’acquisto: smartphone, televisori, tablet, pc, smartwatch e console gli articoli più richiesti sul mercato, con una spesa media per consumatore di 124 euro.

Esistere per consumare, comprare per acciuffare una felicità apparente e fuggevole, acquistare per soddisfare il desiderio inappagabile di possesso.

Store, centri commerciali, negozi e boutique dunque invasi non più da persone ma da automi privi di identità in una società frenetica e caotica, condannata dalla sua stessa velocità.

Nella spirale del consumismo ormai usa e getta tutto perde di valore, fascino ed interesse in pochissimo tempo.

Giudicati in base alla capacità di consumare, diventiamo soggetti passivi che sconoscono qualsiasi diversità culturale, riuscendo ad importare dall’estero solo il peggio.

Parallelo al consumismo e molto pericoloso,  è il processo di mercificazione dei valori umani e culturali che dovrebbero essere assolutamente esclusi dalle logiche di compravendita commerciale.

Siamo tristemente attori protagonisti di una farsa che potrebbe intitolarsi: involuzione antropologica.

Antonio Mulone