Alla scoperta degli Oscar: The Irishman

The Irishman – voto UVM: 4/5

Martin Scorsese è tornato, questa volta più agguerrito che mai. Dopo il fiasco al botteghino del film Silence (2016) ha deciso di creare un’opera di 210 minuti in cui ha esaltato il suo passato cinematografico ed ha riproposto tematiche, già precedentemente affrontate, in chiave più matura e riflessiva. Scopriamo insieme perché ha già conquistato il favore della critica e, pertanto, potrà ambire a più di una statuetta.

Locandina del film – Fonte: MYmovies.it

Produzione

Per The Irishman il regista ha affermato: “volevo fare un film con i miei amici“; dunque, ha formato un cast stellare che comprende Robert De Niro, Al Pacino, Joe Pesci ed Harvey Keitel, riunendo così le colonne portanti del genere gangster in un unico lungometraggio.

Inizialmente, il progetto di The Irishman fu rifiutato da diverse case di produzione, visto l’elevato budget richiesto per girare in CGI (Computer-generated imagery), finché non è intervenuta Netflix, che ha finanziato la pellicola. Diversi utenti della piattaforma streaming si sono lamentati della lunghezza del film, etichettandolo come “noioso, terribile e confusionario” esclusivamente per la durata, senza porre attenzione alla regia ed alle grandissime interpretazioni degli attori. E non è un caso che il film abbia ottenuto ben 10 candidature agli Oscar.

Regia: tra introspezione ed evoluzione del cinema di Scorsese

La pellicola, candidata nella categoria miglior film, ha riproposto al grande pubblico quegli aspetti della vita criminale già mostrati dal regista in Goodfellas (1990) e Casinò (1995), rimodellandoli con lunghe scene in cui i personaggi riflettono sul loro passato. Di conseguenza, l’intero film diventa un’evoluzione del cinema stesso di Scorsese, il quale ci fa comprendere lo stato d’animo ed i pensieri di un gangster giunto ormai alla fine dei suoi giorni, dopo aver vissuto in maniera frenetica un’esistenza segnata dai peccati più terribili.

The Irishman potrebbe infatti essere considerato il sequel diretto di Quei bravi ragazzi dove la “bella vita” condotta dai criminali a base di alcol, soldi sporchi, donne favolose e voglia di espandere il proprio potere, alla fine viene annichilita e smembrata semplicemente dallo scorrere inevitabile del tempo, che obbliga i protagonisti a guardare dentro sé stessi ed a tirare le somme.

Quei bravi ragazzi (Goodfellas) – Fonte: thecinematograph.it

Il regista, a 79 anni, decide di raccontarsi all’interno della pellicola, mostrandoci le ansie e le paure della vecchiaia che ormai incombe irrimediabilmente. E lo fa su una solida base, poggiata sul suo modo di fare cinema, che lo ha consacrato negli anni ’90 tra i più grandi registi della storia. La maestria di Martin Scorsese nel dirigere i suoi attori , facendoli immedesimare in modo quasi mistico nei vari personaggi, e nello sperimentare innovative tecniche di ripresa è stata riconosciuta dall’Academy, che gli ha riservato la nona nomination della sua carriera al premio come miglior regista.

Il cast

Joe Pesci dopo 24 anni torna a recitare con De Niro in un film di Scorsese. L’ultima volta fu in Casinò, e non a caso si ritrova nel quintetto dei candidati per il miglior attore non protagonista. La prova d’attore di Pesci dovrebbe essere proiettata in tutte le scuole di recitazione per far comprendere cosa sia realmente un attore e cosa debba fare per poter essere considerato tale. Pesci è stato capace di interpretare alla perfezione il capomafia Russell Bufalino, replicando le movenze tipiche di un siciliano in età avanzata e trasmettendo emozioni proprio per mezzo della gestualità.

Robert De Niro ha suggerito al regista di prendere, per il ruolo di Jimmy Hoffa, il collega Al Pacino, con il quale aveva già recitato in Sfida senza regole (2008) ed in Heat-La sfida (1995).  Il protagonista di Scarface, anche a 79 anni, riesce magistralmente a rivestire il ruolo di uno dei più importanti sindacalisti degli anni ’60, donandogli tutto il suo carisma ed esaltando la simpatia e la genialità di un uomo estremamente potente. Anche per Al Pacino è arrivata la candidatura all’Oscar (migliore attore non protagonista).

Robert De Niro, Al Pacino e Ray Romano in una scena del film – Fonte: The Post

Lo sceneggiatore Steven Zaillian ha ottenuto la nomination per la miglior sceneggiatura non originale: nessuna sorpresa, data la fluidità della narrativa e l’abilità di Zaillian nel raccontare storie realmente accadute. Lo scrittore non è nuovo nell’approcciarsi a storie reali ed è riuscito a riproporne gli eventi più emblematici della vicenda, enfatizzando le emozioni che le persone provano vivendoli, come fece anche per Schindler’s List.

Nessuna candidatura -a malincuore- per Robert De Niro ed Harvey Keitel, che quando recitano insieme (come fu in Taxi Driver) danno vita a momenti indimenticabili di vero cinema, grazie all’armonia che scorre tra i due attori (osservabile nel film solo per pochi minuti).

In conclusione, The Irishman è una pellicola degna di far parte della lunga lista di opere d’arte dirette da Martin Scorsese.

Forse non sarà ai livelli di Taxi Driver, Toro scatenato o Quei bravi ragazzi, ma il regista ci presenta un’opera diversa, più matura e ricercata, ricca di innovazioni e sicuramente di altissimo rango. Con le sue 10 candidature ai premi Oscar del 2020 è, obiettivamente, tra i migliori film dell’anno.

 

Vincenzo Barbera

Oscar 2019: tutte le candidature!

“It’s party time” direbbero dall’altra parte dell’oceano.

E’ tempo di champagne, smoking elegantissimi e scollature da brivido lungo la schiena.

Le stelle più luminose di Hollywood, come ogni anno, stanno per tornare in scena per la 91° volta nella “notte degli Oscar” promossa dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, che riunisce circa ottomila professionisti del settore (registi, attori, direttori della fotografia e costumisti, e così via).

La cerimonia dove saranno annunciati i film vincitori, si terrà il prossimo 24 febbraio nel magico Dolby Theatre di Los Angeles.

Allestito per l’evento, con il consueto eterno fascino, un “red-carpet” da sogno pronto ad accogliere e coccolare le celebrità più acclamate.

Dopo la rinuncia di Kevin Hart, in seguito al polverone di polemiche generatosi per via di alcune “uscite social poco garbate” contro la sfera omosessuale pubblicate dallo show-man nove anni fa, per la prima volta nella storia delle statuette cinematografiche più antiche del mondo, la serata non sarà presentata da nessun conduttore

Le pellicole più nominate sono: “La Favorita” di Lanthimos (tra cui le tre attrici Olivia Colman già Coppa Volpi e Golden Globe, Rachel Weisz e Emma Stone) e “Roma” di Cuaròn con ben 10 candidature (tra cui miglior film e miglior film straniero).

L’inatteso Black Panther, con sette nomination, rompe le rigide consuetudini hollywoodiane attraverso un cine-fumetto rivoluzionario per le tematica dell’eroe anti-razziale e l’efficacia comunicativa.

Sei candidature per “BlacKkKlansman” di Spike Lee che, dopo trent’anni di carriera, è riuscito finalmente ad essere nominato nella sezione miglior regista oltre che per miglior film.

Attesissimi “Green Book” di Ferrelly con Ali e Mortensen candidati come migliori attori e “Se la strada potesse parlare” di Jenkins.

“Bohemian Rapsody”, primo per incassi e gradimento emotivo da parte del pubblico, merito anche delle straordinarie musiche dei Queen, riceve 5 candidature tra le quali spiccano miglior film e miglior attore a Rami Malek che pare essere leggermente indietro al favoritissimo Willem Defoe protagonista della trasposizione cinematografica della personalità artistica complessa ed affascinante del pittore Vincent Van Gogh.

Binomio romantico di nomination nella sezione migliori attori per “A star is born” di e con Bradley Cooper e Lady Gaga, vincitori annunciati nella categoria di miglior canzone con la struggente Shallow.

Da segnalare sono le prestazioni attoriali del solito camaleontico Christian Bale in “Vice” e della straordinaria 72enne Glenn Close in “The wife”.

Sale l’ansia dei fan da tutto il mondo per la notte del cinema più attesa e sognata.

Saranno la potenza emozionale della settima arte, quel soffio di magia, l’incertezza e l’esclusività che vestono gli Oscar di un fascino intramontabile.

Del resto, il cinema, motore culturale di idee e sogni, è la reinterpretazione della vita.

Antonio Mulone