Messina e l’ACR: una passione che non muore

Il fenomeno calcistico, per la città di Messina, si erge a paradigma di una simbiosi intima e imprescindibile tra entità cittadina e squadra. Una relazione che oltrepassa i confini del mero evento sportivo per assumere i contorni di un fenomeno socio-culturale di rara pregnanza identitaria.

La storia calcistica del club peloritano è scandita tanto da vette di prestigio quanto da clamorose débâcle. Essa è il riflesso delle complesse dinamiche di una comunità che ha individuato nel calcio un potente veicolo di affermazione sociale e di speranza collettiva.

Tuttavia, nel corso degli ultimi decenni, quell’entusiasmo viscerale che un tempo gremiva le tribune dello Stadio “San Filippo”, e ancor prima quelle del “Giovanni Celeste”, si è progressivamente affievolito, cedendo il passo ad un lento e inesorabile processo di erosione.

Sebbene l’amore per la squadra non si sia mai sopito, esso non è più in grado di alimentare quel legame emotivo che, in passato, costituiva la spina dorsale dell’identità calcistica cittadina. Questo fenomeno di disaffezione e progressivo allontanamento si radica in un complesso intreccio di fattori: dalle difficoltà gestionali all’instabilità dei risultati sul campo, sino ad un contesto socio-economico che ha relegato il calcio a una funzione di marginale distrazione, incapace di identificarsi come mezzo di riscatto e coesione sociale.

In tale scenario, Messina vive un’interiorità collettiva frammentata. Una realtà che oscilla fra la malinconica evocazione di un passato glorioso e il cinismo di una disincantata accettazione del presente.

Curva Sud
Curva Sud, Stadio San Filippo
Fonte: commons.wikimedia.org

Un legame indissolubile con la Serie A

Le glorie passate dell’ACR Messina, indissolubilmente legate al fugace ma luminoso periodo trascorso in Serie A, costituiscono un capitolo aureo nella memoria collettiva cittadina.

L’approdo alla massima divisione, coronato dall’apoteosi della stagione 2004-2005, culminata con il raggiungimento del settimo posto, rappresentò l’apice di un’ascesa che sembrava presagire un destino di durevole grandezza.

In quegli anni, la compagine giallorossa si eresse a vessillo di un riscatto identitario per una città rilegata ai margini del panorama calcistico nazionale. Lontana dai centri nevralgici del potere calcistico, ma comunque capace di affermarsi tra i giganti della Serie A.

Le gradinate del “San Filippo” vibravano di un fervore collettivo quasi sacrale, dove ogni rete, ogni trionfo contro le grandi d’Italia assumeva i contorni di una conquista quasi esistenziale e di un’affermazione comunitaria.

Tuttavia, come spesso accade nelle parabole irte di ascese repentine, il sogno si disgregò con una celerità inesorabile. La retrocessione in Serie B, dopo appena tre stagioni, segnò l’avvio di un declino vertiginoso, tanto economico quanto identitario, sconvolgendo l’intero assetto societario.

L’orizzonte della Serie A, che aveva alimentato le più ardite speranze della comunità messinese, svanì con la stessa rapidità con cui era apparso. Lasciò in sua vece un vuoto incolmabile.

Nonostante le effimere promesse di un riscatto mai concretizzato, la squadra precipitò progressivamente nell’oblio. La mancanza di stabilità necessaria a riaffermarsi tra le élite calcistiche, trascinò con sé le ambizioni di un ritorno agli antichi fasti.

La desolazione delle tribune: metafora di un declino inesorabile

La desolazione che oggi ammanta le tribune semivuote del “San Filippo” è la rappresentazione plastica di un declino che trascende la dimensione sportiva.

Essa si configura come la metafora di una disillusione più ampia e radicata. Se in passato la passione calcistica impregnava ogni anfratto dell’animo cittadino, oggi l’esiguo manipolo di spettatori rimasti incarna l’eco di un legame che appare gravemente eroso dall’incertezza e dalla delusione.

La rarefazione delle folle, un tempo vocianti e compatte, non può essere ascritta unicamente all’assenza di risultati agonistici di rilievo. È da interpretarsi come il sintomo di un malessere più profondo, il cui epicentro risiede nelle disastrose vicende gestionali, nell’incapacità di delineare prospettive credibili e nel perpetuarsi di una crisi economica che ha minato le fondamenta stesse del club giallorosso.

Le promesse tradite e il susseguirsi di stagioni prive di gloria hanno esasperato il senso di frustrazione, alimentando una frattura intergenerazionale.

I giovani, in passato ispirati dall’ideale di un Messina capace di competere tra i grandi del calcio italiano, sembrano oggi preda di un’apatia che riflette l’assenza di speranze condivise.

Eppure, sopravvive una traccia imperitura di quel legame viscerale che, un tempo, infiammava le folle in un’unica pulsazione collettiva. Una scintilla che continua a testimoniare l’indelebile legame tra la città e la squadra, nonostante il peso di un declino che sembra gravare inesorabilmente su ogni prospettiva futura.

San Filippo ACR Messina
Stadio San Filippo, 2007
Fonte: commons.wikimedia.org

La nuova proprietà: tra speranze e scetticismo

Con l’arrivo del 2025, la storia dell’ACR Messina si arricchisce di un nuovo capitolo, segnato dall’acquisizione dell’80% delle quote societarie da parte dell’AAD Invest Group, holding fiduciaria lussemburghese. Un passaggio accolto con moderato entusiasmo, ma anche con diffusa diffidenza, a causa delle ombre che segnano la storia del club.

Il nuovo assetto proprietario ha delineato un progetto strategico di ampio respiro, che mira a ricostruire la società su basi solide e sostenibili.

Il rafforzamento del settore giovanile figura tra le priorità assolute di una strategia che punta a valorizzare il potenziale del territorio. La riqualificazione delle infrastrutture, in particolare dello stadio “San Filippo“, si pone come ulteriore obiettivo per restituire al club e alla città un simbolo di rinascita e speranza.

Sul piano sportivo, l’approccio adottato si fonda su un equilibrio tra una gestione economica prudente e una visione tecnica avanzata, orientata al gioco moderno.

L’intento dichiarato è quello di una rapida risalita nella gerarchia calcistica. Si mira ad un immediato ritorno in Serie B, per poi puntare, con maggiore ambizione, alla Serie A.

Tuttavia, il vero motore di questa evoluzione è il legame profondo che unisce la squadra alla sua tifoseria.

Seppur scossa da promesse tradite e da gestioni inadeguate, la passione per il club giallorosso ha continuato a serpeggiare nel cuore dei tifosi. L’attaccamento alla squadra resta forte, ma la fiducia nel futuro è ancora fragilissima.

“Non vogliamo illusioni” sottolineano alcuni tifosi sui social. “Esigiamo trasparenza, serietà e rispetto per la nostra storia”.

Eppure, nonostante lo scetticismo che aleggia sul futuro, la passione per l’ACR Messina resiste, pronta a esplodere, come un sogno che non muore mai.

Il Messina non è solo una squadra, è una parte della nostra vita. Non smetteremo mai di sostenerla.

 

 

Fonti:
tuttomercatoweb.com
acrmessina1900.it

Il calcio a Messina: dalle origini al 16 giugno 1963

Nel graduale ritorno alla normalità delle ultime settimane sono tornati ad accendersi i riflettori sullo sport più seguito in Italia: il calcio. Con le due semifinali di ritorno della Coppa Italia e la finale in programma mercoledì, il gioco del pallone ha ripreso il suo ruolo di grande protagonista, generando il solito entusiasmo (e anche qualche polemica) dei tifosi e degli appassionati.

La storia del calcio è segnata da grandi avvenimenti, le cui date sono scolpite nella memoria collettiva, come per esempio l’11 luglio 1982 e il 9 luglio 2006, quando la nazionale di calcio italiana vinse rispettivamente il suo terzo e quarto Campionato del Mondo.  Tra le tante date importanti, nella città dell Stretto non si può non ricordare il 16 giugno 1963, giorno in cui l’A.C.R. Messina (allora la squadra principale della città) per la prima volta vinse il campionato di serie B e conquistò la prima storica promozione in serie A. In questo articolo ripercorreremo insieme i primi anni della storia del calcio messinese e le tappe che condussero a questo importante traguardo, soffermandoci su qualche avvenimento curioso.

Storico logo dell’ A.C.R. Messina, la principale squadra della città tra il 1947 e il 1993 – Fonte: it.wikipedia.org

I primi anni di calcio a Messina

Il calcio a Messina fu importato verso la fine dell’800 dai commercianti e turisti delle navi inglesi e norvegesi, che improvvisavano partite sul molo Colapesce, suscitando la curiosità di chi si fermava ad ammirarli. Correva l’anno 1901 quando fu fondato il primo club, non esclusivamente calcistico: il Messina Football Club, la cui dirigenza era composta quasi totalmente da inglesi. Il 18 aprile dello stesso anno la neonata squadra messinese giocò la sua (probabilmente) prima partita a Palermo, contro la squadra della città. Questa data segna l’inizio della storia del calcio a Messina.

Tra la nascita di nuovi club e i vari cambi di denominazione della prima squadra cittadina giungiamo alla stagione sportiva 1931-32, in cui l‘A.C. Messina conquistò, spinta dai 20 gol di Luigi Cevenini, la prima promozione in serie B per una squadra messinese. La stagione fu ricca di avvenimenti, tra cui l’incidente allo stadio Enzo Geraci nella partita (vinta 6-3 dal Messina) con il Catania, in cui perse le vita un giocatore della squadra ospite.

I tifosi etnei reagirono creando disagio ai giocatori messinesi nella partita di ritorno, che, visto il clima di intimidazione, fu vinta dai catanesi. Quattro giocatori del Messina decisero di lasciare la città dello Stretto (solo uno, Ferretti, decise di tornare), lasciando la squadra mutilata per lo scontro diretto con la Salernitana, capolista e imbattuta. Nonostante ciò con una grande prova di orgoglio la formazione messinese risucì a sconfiggere la squadra campana, dando inizio alla volata finale che si concluse il 3 luglio 1932, con la vittoria sul Savona (3-0) e la storica promozione. Per festeggiare l’evento si improvvisò una grande manifestazione a piazza Cairoli e, due giorni dopo, fu organizzata una festa ai bagni Vittoria.

La formazione del Messina che conquistò la promozione in serie B nella stagione 1931-32 – Fonte: messinasportiva.it

La nascita dell’A.C.R. Messina

Dopo sei annate in serie B, tra cui la memorabile stagione 1935-36 conclusasi con la conquista del quarto posto, il Messina retrocesse in serie C nel 1938. Dopo la Seconda Guerra Mondiale si costituì una nuova società dalla fusione della Passamonte (la squadra principale della città aveva assunto questo nome) con due squadre minori: la Peloro e l’Arsenale. Nell’estate 1947 la società suddetta si unì a sua volta con il Giostra, costituendo l’Associazione Calcio Riunite Messina. Nonostante il progetto ambizioso il campionato fu quasi fallimentare e registrò numerose sconfitte, due delle quali nei derby con la Reggina (2-6) e con il Catania, che vinse 3-0 a Gazzi, nel campo da poco intitolato a Giovanni Celeste, ex giocatore che morì eroicamente in guerra.

Panoramica dall’alto dello Stadio “Giovanni Celeste”, inaugurato nel 1932 e intitolato al calciatore-militare nel 1948 – Fonte: messina.gazzettadelsud.it

 

Si dovette aspettare il 1950 per una nuova promozione della squadra messinese in serie B, anche se questo traguardo si legò a due presunti illeciti, il secondo dei quali avvenne nella primo spareggio, disputato nel campo neutro di Salerno, tra le due capolista Messina e Cosenza. Dopo il secondo spareggio (il primo era finito 1-1) a Como e la netta vittoria dell’ A.C.R. sui calabresi per 6 a 1, il Cosenza denunciò un tentativo di corruzione del proprio portiere da parte di un dirigente messinese. Inizialmente la squadra messinese fu condannata alla restrocessione nel campionato di Promozione, ma in seguito al ricorso alla CAF e all’annullamento della sentenza di primo grado, l’ ACR Messina, seppur tra le mille polemiche, risultò estraneo ai fatti e ufficialmente ottenne la promozione in serie B.

La formazione del Messina che conquistò la promozione in serie B nella stagione 1949-50 – Fonte: messinasportiva.it

La corsa verso la serie A

Dopo diversi anni in serie B, tra alti e bassi, arrivò la stagione della svolta: il campionato 1962-63. Fu un’annata avvincente e gloriosa, in cui il Messina riuscì a vincere un campionato in cui erano presenti tante squadre rinomate, come la Lazio e il Bari. L’ambita prima storica promozione in serie A fu conquistata nella terz’ultima giornata, proprio nella partita contro il Bari; al ritorno dal capoluogo pugliese centinaia di tifosi messinesi aspettarono la squadra, allenata dall’ex giocatore del Messina Mannocci, alla stazione marittima e improvvisarono un corteo sul viale San Martino, portando i membri della squadra in spalla. La festa fu più intensa il giorno della conclusione in campionato, quel 16 giugno 1963 scolpito nei cuori della nostra comunità. La formazione del Messina che scese in campo , accolto dallo stadio Celeste in festa, era composta da Rossi, Dotti, Stucchi, Radaelli, Ghelfi, Landri, Calzolari G., Fascetti, Calloni G.P., Canuti e Brambilla.

La festa per la promozione in serie A – Fonte: messinasportiva.it

Due anni di serie A

In serie A il Messina arrivò senza troppe pretese, collezionando anche successi importanti, come le vittorie in casa cona la Juventus (1-0) e la Roma (2-1) e la vittoria all’Artemio Franchi contro la Fiorentina (0-1), che contribuirono al raggiungimento dell‘agognata salvezza. L’anno dopo, però, l’A.C.R. conquistò il penultimo posto, dovendo, dunque, salutare la serie A.

Abbiamo dovuto aspettare 39 anni prima di raggiungere nuovamente la massima serie, con la il campionato 2003-04 concluso con la storica vittoria sul Como (3-0) il 5 giugno 2004. Ma questa è un’altra avvincente e meravigliosa storia messinese.

 

Mario Antonio Spiritosanto

 

Bibliografia:

Piero Zagami, 100 anni di calcio a Messina, ZigZag

 

Immagine in evidenza:

La formazione dell’A.C.R. Messina che conquistò la promozione in serie A nel campionato 1962-63 . Fonte: messinasportiva.it