La Maternità surrogata diventa un reato universale

Maternità surrogata, l’Italia rende la pratica un reato universale e introduce nuove severissime pene. I genitori che faranno ritorno in Italia dopo esser ricorsi alla pratica della “gestazione per altri“, rischiano dai tre mesi ai due anni di reclusione oltre ad una sanzione pecuniaria che potrà arrivare fino ad un milione di euro.

Infatti il 16 ottobre si è discusso ed approvato al Senato il Disegno di Legge sulla Maternità Surrogata, precedentemente approvato dalla Camera nel luglio del 2023, che estende la perseguibilità del reato di gestazione per altri (GPA) anche ai cittadini italiani che ricorrono o hanno già ricorso alla pratica all’estero.

Cosa prevede la legge e cosa cambia

Il ddl introduce una norma che modifica le precedenti disposizioni, ovvero l’articolo 12 della legge 40 del 19 febbraio 2004 che al comma 6 già punisce con la reclusione da 3 mesi a due anni e con una multa dai 600.000 euro ad un milione di euro “chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità”.

La norma, considerata legge simbolo di Fratelli d’Italia, estende le sanzioni anche a chi ha un figlio con la GPA anche se va all’estero e in un paese che considera la pratica totalmente legale. L’intervento del capogruppo della Lega, espressione della maggioranza di governo, Massimiliano Romeo spiega la ratio della norma:

“Con questo provvedimento vogliamo infatti evitare che il divieto previsto in Italia venga aggirato, andando all’estero per commissionare un bambino che poi viene riconosciuto nel nostro Paese”

Maternità surrogata o utero in affitto, di cosa si tratta? 

La maternità surrogata o gestazione per altri (Gpa), detta volgarmente utero in affitto, è una pratica in cui una donna, definita madre surrogata o gestante per altri, porta a termine una gravidanza per conto di una coppia o di un singolo che non possono avere dei figli naturalmente. Questa pratica, già reato in Italia, può essere svolta dietro retribuzione o con fine altruistico. A livello scientifico accade che gli ovuli e lo sperma della coppia vengono utilizzati per creare un embrione tramite la fecondazione in vitreo, embrione che sarà poi impiantato nella madre surrogata la quale porterà avanti la gravidanza per poi “consegnare” il figlio ai genitori designati.

Cosa si intende per reato universale? 

Come detto, la nuova norma trasforma la maternità surrogata in un reato universale, al pari di gravi reati quali l’omicidio. Si tratta di una fattispecie perseguibile penalmente ovunque sia compiuta nel mondo derogando di fatto il principio di territorialità. Se prima infatti si poteva essere perseguiti per la GPA solo se effettuata nel territorio italiano, la nuova norma trasformando il reato in un reato universale rende penalmente perseguibili chiunque la effettui anche al di fuori del territorio nazionale, anche se effettuata in paesi dove la pratica è riconosciuta come legale.

Cosa dicono le opposizioni 

Le opposizioni si sono compattate in una forte critica unanime, dentro e fuori l’Aula del Senato. La senatrice Elena Cattaneo definisce il provvedimento «un manifesto ideologico a danno delle famiglie e bambini». Il capogruppo di Isaia Viva, Ivan Scalfarotto attacca dicendo che il nuovo provvedimento viola l’articolo 3 della Costituzione e la senatrice M5S Alessandra Maiorino parla di «un obbrobrio giuridico» che equipara la GPA ai crimini di guerra e alla tortura.

Francesco Pio Magazzù

Messina nel 1780: il quartiere “I Banchi”

Ritorna l’appuntamento dedicato al viaggio nella Messina del 1780. L’architetto Giannone oggi ci accompagna nel quartiere “I Banchi”.

 Il quartiere

Il nome deriva dai negozi e dalle attività commerciali che prosperavano nella strada prospicente il porto, quella che dopo il 1783 assunse il nome di via Ferdinandea e successivamente via Garibaldi. Il tratto della banchina era denominato “Piano della Dogana Vecchia”: in questo luogo il molo si allargava creando un piazzale che all’epoca delle fortificazioni di Carlo V, ospitava, oltre alle attività doganali, diversi fondaci e la forca.

Nel 1554 su decisione del viceré Juan de Vega, tutta l’area venne bonificata attraverso un mirato intervento urbanistico, che ebbe come apice la realizzazione della Fontana di Nettuno. La costruzione della Palazzata del Gullì nel 1623 contribuì ad elevare ulteriormente la dignità dell’area.

Dopo il 1783 l’intero fronte portuale venne ricostruito secondo le linee neoclassiche del Minutoli, autore della nuova Palazzata e del Palazzo Municipale, distrutti nel 1908.

Mappa del quartiere “Banchi” – Fonte: “Messina nel 1789. Viaggio in una capitale scomparsa” ©Luciano Giannone, 2021

Fontana di Nettuno

Fu proprio l’ultima opera messinese di Giovannangelo Montorsoli che terminò la realizzazione del gruppo scultoreo, in appena un anno. La fontana si innalza su un grande basamento ottagonale composto da tre gradoni, con due lati opposti allungati lungo l’asse parallelo all’andamento della banchina e i lati obliqui incurvati al fine di generare un profilo ellittico, che consente di posizionare quattro vasche laterali esterne alla vasca principale, sulla quale sono appoggiate.

All’interno della vasca vediamo sorgere il basamento principale, sul quale sono raffigurate le armi asburgiche con il Toson d’oro e le colonne d’Ercole, oltrepassate dall’impero sul quale non tramontava mai il sole.
Agli angoli del basamento sono presenti quattro cavalli, mentre, sopra di esso sorge la statua del dio Nettuno: il progenitore della città è raffigurato in una posa plastica e imperturbabile, mentre al di sotto troviamo i mostri marini di tradizione omerica, Scilla e Cariddi, responsabili dei vortici marini e della turbolenta natura del territorio.

Durante la rivolta antiborbonica del 1848 la statua di Scilla subì un danneggiamento dopo essere stata colpita da
una cannonata, venne realizzata una copia da parte di Letterio Subba e sostituita, mentre l’originale trovò collocazione presso il Museo Regionale. Nel 1887 anche il Nettuno venne sostituito da una copia eseguita da Gregorio Zappalà.
Nonostante la furia del sisma e del maremoto del 1908 la fontana non riportò danni considerevoli; nel corso
della nuova sistemazione urbanistica seguita alla ricostruzione della città essa venne spostata di circa 500
metri e posta presso la foce del torrente Boccetta, di fronte alla prefettura;

Messina nel 1780
La fontana del Nettuno in uno scatto di G. Welbatus 1880 ca – Fonte: “Messina nel 1780. Viaggio in una capitale scomparsa” ©Luciano Giannone, 2021
Fontana del Nettuno
La Fontana del Nettuno oggi – ©Silvia Molino, Messina 2022

Palazzo senatorio

Architetto della fabbrica fu il messinese Giacomo del Duca, allievo di Michelangelo, il quale era succeduto al Calamech come architetto della città nel 1589. Il suo progetto prevedeva la costruzione di un imponente prospetto a due piani, scandito da nove campate separate da due possenti paraste. Furono anche tamponate le aperture del piano terra e sostituite da grandi finestre inferriate.

Le aperture nel piano superiore presentavano altrettanti balconi e le paraste assumevano elementi di ordine ionico. Le fattezze dell’edificio possono essere descritte con discreta affidabilità grazie alla netta coincidenza dei numerosi disegni del prospetto, dei quali quelli con la maggiore dovizia di particolari sono le incisioni del Sicuro e di Pompeo Schiantarelli.

Divenne consuetudine, data l’importanza assunta dall’edificio, che le riunioni del senato dovevano tenersi al suo interno, prima della costruzione del nuovo edificio in Piazza Duomo.  A partire dal 1602, fu trasportato al suo interno anche il tesoro pubblico della Tavola Pecuniaria.

Francesco Sicuro, Palazzo Senatorio, in Vedute e prospetti della città di Messina, 1768 – Fonte: ©Luciano Giannone, 2021

Loggia dei mercanti

Di questa loggia non rimangono attendibili testimonianze grafiche, eccetto una desolante raffigurazione di Henry Tresham dell’area dell’attigua Porta appena dopo il sisma del 1783, nella quale sono visibili i suoi ruderi; resta però una completa descrizione effettuata da Gallo, che unita alla Pianta dell’Arena, che rappresenta la posizione dei pilastri, costituisce una solida base per ipotizzare i lineamenti dell’edificio:

“Essendo dunque questo Palazzo passato ad altro uso, si accomodò collaterale allo stesso in miglior forma altra bellissima Loggia per comodo dei Negozianti; essa viene la metà coverta sotto le volte sostenute da un alta, e grossa colonna di pietra fasciata, sù della quale, e di due gran pilastri laterali di ugual la-voro, si appoggiano due archi, che sostengono la fabbrica superiore. Resta essa tutta circondata da un bellissimo, e spazioso sedile di marmo serrato da tutte le parti con lungo filo di balaustri di ferro, ed in uno degli angoli li fa difesa una bellissima colonna di porfido di molto pregio. Si perfezionò questa Loggia nel 1627”.

Lo stesso autore rappresenta una lapide posta in corrispondenza della Loggia esaltante i commerci della città con i mercanti di tutto il mondo.
Nel 1753 fu apposto al di sopra di un fornice un medaglione marmoreo raffigurante il Duca Eustachio di Laviefuille, vicerè di Sicilia, opera di Giuseppe Buceti, oggi costudita presso i depositi del Museo e fino al 2002 collocata presso il Palazzo dell’INA.
Il terremoto del 1783 danneggiò gravemente la Loggia, le cui rovine rimasero visibili fino al 1810, quando vennero demolite per far posto al nuovo Palazzo Municipale.

Henry Tresham, The Devastation of the Earthquake at Messina, Sicily, particolare delle rovine della Loggia dei Mercanti, 1783 – Fonte: ©Luciano Giannone, 2021

Porta della Dogana Vecchia

Questa era una delle diciotto Porte della Palazzata doveva il suo nome all’antica dogana che sorgeva in prossimità della porta, prima che venisse demolita e sostituita, nel 1539, dalla Dogana Nuova; veniva altresì chiamata volgarmente Porta della Loggia o dei Cappellari.

Nonostante il progetto senza soluzione di continuità del Gullì, insieme alla gemella Porta dei Martoriati, la Porta della Dogana Vecchia era molto dissimile dalle altre porte della Palazzata.

Messina nel 1780
Ricostruzione della Porta della Dogana Vecchia e della Loggia dei Mercanti nel 1780 – Fonte: “Messina nel 1780. Viaggio in una capitale scomparsa” ©Luciano Giannone, 2021

Statua di Carlo III

Carlo III di Borbone conquistò il Regno di Sicilia nel 1735, sottraendola agli Asburgo d’Austria al culmine della Guerra di Successione polacca. Con l’incoronazione a Palermo divenne rex utriusque Siciliae, il 3 luglio dello stesso anno.

Il sovrano nel corso del suo regno si dimostrò benevolo nei confronti della città di Messina. Per manifestare la gratitudine nei confronti di quest’ultimo, il Senato messinese commissionò nel 1756 una statua allo scultore Giuseppe Buceti, sul modello di Giovan Giacomo Caffieri.

La scultura, alta undici palmi e mezzo, venne realizzata a Messina utilizzando il bronzo fuso dalla scultura di Carlo III d’Asburgo, il precedente monarca sconfitto nella guerra di successione. Il basamento marmoreo fu scolpito sul modello di un disegno di Luigi Vanvitelli e la statua venne posizionata di fronte al Palazzo Senatorio.
Il monumento venne distrutto durante i moti antiborbonici del 1848. Ricostruita nel 1858 su differente disegno da parte di Saro Zagari e posta sulla via Ferdinandea. Due anni più tardi, all’ingresso dell’esercito garibaldino in città, venne rimossa e trasportata prima nel cortile dell’Università, poi presso la filanda Mellinghoff, dove rimase fino al 1973, quando venne posizionata definitivamente presso Piazzale Cavallotti.

Messina nel 1780
La Statua di Carlo III oggi – ©Silvia Molino, Messina 2022

Alla prossima!

Terminata anche questa tappa, vi diamo appuntamento alla prossima puntata, in cui “visiteremo” il quartiere “San Giovanni”.

 

Marta Cloe Scuderi

Fonti:

Luciano Giannone, Messina nel 1780. Viaggio in una capitale scomparsa, Giambra Editori, Terme Vigliatore (ME), 2021.

 

Il Parlamento ha eletto i nuovi presidenti di Camera e Senato: sono Lorenzo Fontana e Ignazio la Russa

Il 25 settembre gli italiani sono stati chiamati alle urne per il rinnovo dei componenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Le elezioni politiche 2022 si sono concluse con la netta vittoria della coalizione di centrodestra, trainata da Giorgia Meloni e dal suo partito Fratelli d’Italia, prima forza politica con il 26% dei voti. Primo impegno per la XIX legislatura e banco di prova “politico” per la coalizione, è stata l’elezione dei presidenti dei due rami del Parlamento. Camera e Senato si sono riuniti per la prima volta ieri 13 ottobre per il primo passaggio istituzionale necessario per consentire l’avvio delle successive consultazioni al Quirinale e la formazione del prossimo esecutivo.

 

Liliana Segre apre la seduta al Senato nel ricordo del passato come ausilio per il presente

«Oggi sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva. In questo mese di ottobre, nel quale cade il centenario della marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio a me assumere momentaneamente la Presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica».

Queste le parole di Liliana Segre, senatrice a vita sopravvissuta all’Olocausto, chiamata a presiedere la prima seduta del Senato. Quella bambina che in un giorno nell’ottobre del 1938 è stata costretta dalle leggi razziali a lasciare la scuola, oggi invece si trova «sul banco più prestigioso del Senato». Accolta con grandi applausi ha rivolto un saluto a Mattarella, Papa Francesco e Giorgio Napolitano che sarebbe dovuto essere al suo posto ma assente per motivi di salute. L’intervento della senatrice è stato definito come fortemente politico, antifascista, partigiano e repubblicano. Ha affermato quanto «le grandi democrazie mature dimostrano di essere tali, al di sopra delle divisioni, poiché sanno ritrovarsi unite in un nucleo di valori condivisi. In Italia l’unità deve manifestarsi sulla Costituzione, che non è solo un pezzo di Carta, ma il testamento di centomila caduti nella lunga lotta per la libertà». Il buon augurio della senatrice è quello «di lasciare fuori da questa Assemblea la politica urlata che tanto ha contribuito a far crescere la disaffezione dal voto, interpretando invece una politica alta e nobile. Si apra sinceramente all’ascolto e si esprima con gentilezza».

Una grande testimonianza di pace e giustizia quella di Liliana Segre, per la lotta contro la diffusione del linguaggio dell’odio, la violenza dei pregiudizi e delle discriminazioni. Tutti hanno applaudito, ma la destra però sembrerebbe lo abbia fatto troppo timidamente, quando la senatrice ha fatto riferimento all’uccisione di Giacomo Matteotti e al 25 aprile.

 

Il neoeletto presidente del Senato Ignazio La Russa porge un mazzo di rose alla senatrice a vita Liliana Segre, fonte: Micromega

 

Ignazio La Russa nuovo presidente del Senato

Con 116 voti, su una maggioranza di 104, Ignazio Benito Maria La Russa è stato eletto nuovo presidente del Senato. Ha raggiunto i voti necessari per l’elezione ancora prima che terminasse la votazione e lo ha fatto nonostante il non voto deciso da Forza Italia. «La senatrice a vita Segre ha parlato di tre date alle quali non voglio fuggire: 25 aprile, il primo maggio e il 2 giugno. Io vorrei aggiungere la data di nascita del Regno d’Italia che prima o poi dovrà assurgere a festa nazionale. Queste date tutte insieme vanno celebrate da tutti perché solo un’Italia coesa e unita è la migliore precondizione per affrontare ogni emergenza e criticità».

Queste le parole del neo eletto presidente nonché esponente di punta di Fratelli d’Italia con alle spalle una lunga storia politica. A partire dal Fronte della Gioventù, la sezione giovanile del Movimento Sociale Italiano, fino alla vicepresidenza della Camera dal 1994 al 1996 e il Ministero della Difesa nel 2008, incarichi ricoperti prima di fondare, insieme a Giorgia Meloni e Guido Crosetto, Fratelli d’Italia nel 2012.

«Il mio è un compito di servizio, oggi non devo cercare applausi o captare la vostra benevolenza. Lo dovrò fare ogni giorno con i miei atti. Non c’è bisogno di parole che suscitino un applauso, ma solo di una sincera promessa, vi giuro che cercherò con tutte le mie forze di essere presidente di tutti».

L’elezione è avvenuta in un clima tesissimo tra gli alleati di centrodestra. Forza Italia non ha partecipato alla votazione, come segnale di protesta per il poco peso nel futuro governo. Solo Berlusconi ha votato perché da fondatore della coalizione ha voluto dare un segnale di apertura, nonostante la posizione contraria del gruppo.

 

Lorenzo Fontana nuovo presidente della Camera dei Deputati

Contestualmente all’elezione di La Russa, nella Camera dei Deputati dopo tre scrutini non è stato raggiunto nessun quorum. Oggi, per il quarto scrutinio, è bastata una maggioranza assoluta dei votanti, cioè più della metà, per giungere all’elezione del nuovo presidente della Camera: Lorenzo Fontana. Il vicesegretario della Lega ha vinto sulle candidature di Maria Cecilia Guerra, proposta dal PD, di Matteo Richetti, proposto dal Terzo Polo, e Federico Cafiero de Raho, candidato del Movimento 5 Stelle. Membro della Lega e particolarmente vicino a Matteo Salvini, nel suo discorso di ringraziamento ha ricordato il Capo dello Stato, il suo predecessore Fico, il Papa e persino Umberto Bossi.

“Onorevoli colleghi, è con forte gratitudine e grande commozione che mi rivolgo per la fiducia, ringrazio chi mi ha votato e chi no. Sarà mio onore dirigere il Parlamento”.

Di riconosciute posizioni conservatrici e cattoliche, ha voluto però rassicurare immediatamente che nelle sue nuove vesti di presidente della Camera si metterà fin da subito al servizio della stessa. “La Camera rappresenta le diverse volontà dei cittadini: la nostra è una nazione multiforme con diverse realtà storiche e territoriali che l’hanno formata e l’hanno fatta grande: la grandezza dell’Italia è la diversità. Interesse dell’Italia è sublimare le diversità”

 

Lorenzo Fontana (Lega), presidente della Camera dei Deputati, fonte: L’Arena

Marta Ferrato

Spagna: approvata la nuova legge contro i Pro Vita: sarà reato minacciare o intimidire chi sceglie di abortire

Il Senato spagnolo ha approvato la modifica del Codice penale: sarà considerato reato intralciare o intimidire chi ricorrerà all’aborto.

L’aborto in Spagna -Fonte:favacarpediem.wordpress.com

La legge, promossa dal Premier del Partito Socialista Pedro Sanchez e già approvata dalla Camera, ha ricevuto il voto favorevole del Senato mercoledì 6 aprile. Con la sua ufficiale entrata in vigore sarà qualificato come reato il tentativo di importunare o intimidire una donna che si reca in una struttura sanitaria per abortire.

La legislazione spagnola: ecco cosa ha previsto negli anni

Il diritto all’aborto è stato riconosciuto, e dunque depenalizzato, nel 1985. Fino ad allora in Spagna era considerato reato qualsiasi interruzione della gravidanza anche per stupro, malformazione fetale e grave rischio per la donna. Con il suo riconoscimento è stato fatto un importante e decisivo passo in avanti nella garanzia della salute e del benessere delle donne nonché ovviamente la loro autodeterminazione.

La piena legalizzazione del ricorso a tale pratica, fino alla quattordicesima settimana di gestazione ma in alcuni casi specifici anche fino alla ventiduesima, è stata legittimata però solamente nel 2010.

Fumetto pro aborto -Fonte:corrieredibologna,corriere.it

La forte tradizione cattolica del Paese ha fatto sì che le donne incontrino spesso numerosi ostacoli qualora scelgano di ricorrere a tale soluzione. Ostacoli posti anche dai numerosi movimenti “anti-scelta” e dall’elevato numero di medici obiettori di coscienza.

Uno studio dell’Associazione spagnola delle cliniche autorizzate per l’interruzione della gravidanza (ACAI) ha visto una percentuale sempre maggiore delle donne vittime dei sostenitori dei diritti riproduttivi. L’indagine ha portato che circa l’89% di esse è stata soggetta a molestie mentre si dirigeva in clinica, mentre il 69% ha subito intimidazioni.

Tali gruppi si riuniscono fuori dalle cliniche dove si praticano aborti per cercare di convincere le donne a non entrarvi.

La modifica del Codice penale

La modifica apportata al Codice penale pone sanzioni penali a coloro che

“Al fine di ostacolare l’esercizio del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza mettano in pratica contro una donna atti molesti, offensivi, intimidatori o coercitivi che ledano la sua libertà.”

Legge spagnola pro aborto -Fonte:luce.lanazione.it

La pena prevede la reclusione da tre mesi a un anno o una sanzione alternativa in lavori di pubblica utilità che va dai 31 agli 80 giorni.

Tale normativa sarà applicata anche a coloro che intimidiscono gli operatori sanitari che lavorano nelle strutture dove si eseguono aborti. Si eviterà inoltre la diffusione di slogan, cartelli o le orazioni di chi si rivolge direttamente alle donne con piccoli feti di plastica o turbandole facendole ascoltare attraverso un monitor battiti del cuore del feto.

La protesta degli attivisti anti-aborto

La radunanza in piazza avvenuta mercoledì 6 aprile ha visto come protagonisti un gruppo di attivisti pronti a difendere la “criminalità” delle loro azioni. Con cartelloni e piccoli feti di plastica si sono presentati davanti al Senato spagnolo protestando contro le misure prese.

Secondo quanto fatto sapere sulla piattaforma Right to Live, il gruppo continuerà a “pregare ed a offrire aiuto a tutte quelle donne che ne hanno bisogno in modo che possano capire che l’aborto non è l’unica soluzione.”

Aborto, diritto di scelta -Fonte:lavocedellelotte.it

Non sono mancate, nelle ultime settimane, numerose proteste contro l’aborto in tutto il territorio spagnolo. Striscioni sono comparsi anche a Madrid dove hanno marciato per le strade della capitale fino a giungere a Plaza de Cibeles. A manifestare, secondo le indagini dell’associazione “Si alla vita” che ha organizzato la protesta, erano in 20 mila e urlavano contro il diritto a interrompere la gravidanza.

… e in Italia?

Nel quadro sconfortante di molti Paesi in cui è prassi fare i conti con militanti anti- scelta, non c’è da sentirsi più di tanto fortunati nel territorio italiano. Sebbene sia raro essere vittime di ostacoli fisici presso cliniche e ospedali che garantiscano il diritto d’aborto, chi vuole accedervi non è esente da percorsi di paternalismo.

È compito dello Stato proteggere il diritto all’aborto se è costantemente minacciato e giudicato immorale, rispettando così tutte le posizioni. Il tabù che ancora marchia tale diritto in Italia rende ancora più difficile tutelarlo.

Legge 194/78 -Fonte:ingenere.it

Nonostante la regolamentazione presente alla Legge 194/78, una donna che decide di accedere ai servizi di interruzione volontaria di gravidanza (IVG) ha, quasi sette possibilità su dieci (67%) di vedersi negato da un ginecologo tale accesso. Ciò in virtù del diritto all’obiezione di coscienza individuale riconosciuto dall’art. 9 della legge 194/1978 che ha contestualmente sancito la non punibilità delle IVG.

Se in Spagna è bastata una legge, nel Bel Paese sarebbe necessario lo smantellamento dell’intera sanità pubblica, nonché la disintossicazione dalle colpe provenienti dal Vaticano.

Il tema delle interruzioni volontarie di gravidanza riaffiora sempre per il continuo rimodellamento legislativo e trasversale che attraversa tutto il globo. La decriminalizzazione dell’aborto, non lo ha contestualmente trasformato in un diritto della donna, bensì ha mantenuto come perno una sorta di divieto morale di abortire. Ecco che l’Italia si inserisce in un contesto europeo ove le leggi sulle interruzioni di gravidanza sono costruite per “casistiche” e “circostanze” entro cui è permesso abortire. Vengono riconosciute come circostanze legittime i casi in cui la prosecuzione della gravidanza comporti un serio pericolo per la salute fisica o psichica. Meno agevole invece se una donna scelga, entro le prime 12 settimane di gestazione, di interrompere la gravidanza perché semplicemente non convinta e per il sussistere di ragioni personali non rientranti in casistiche predeterminate.

A detta di molti giuristi però, sebbene la Legge 194 non abbia fatto dell’aborto un diritto, il suo riconoscimento quale livello esseniale di assistenza (LEA) permette di parlare di “diritto all’aborto” anche in Italia.

La criminalizzazione dell’aborto nel mondo

È chiaro che l’enorme politicizzazione dell’argomento, per motivi etici e/o religiosi, e le conseguenti negazioni del suo riconoscimento hanno portato in giro per il mondo al triste giro dell’aborto clandestino.

UNFPA -Fonte:dailytrendznews.it

I dati recenti raccolti dal UNFPA, Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, ha constatato che il 45% degli aborti praticati a livello internazionale sono clandestini. Un dato che vede coinvolta anche l’Italia, dove però ancora si sostiene che tale fenomeno si sia estinto negli anni ’70.

Per venire incontro ai bisogni di milioni di donne abbandonate dalle istituzioni sono stati fondati numerosi enti privati. Ad esempio, solo nel nostro Paese nell’ultimo anno circa 473 donne si sono rivolte a “Women on Web”, un’associazione canadese senza scopo di lucro che aiuta le donne ad accedere ai servizi di IVG. quando le circostanze esterne non lo permettono, cercando di ridurre sempre più il fenomeno dell’aborto clandestino che si credeva estinto negli anni 70.

Giovanna Sgarlata

 

Approvato il Decreto Ucraina, ma senza l’aumento della spesa militare. Ecco l’accordo della maggioranza

In mattinata si è svolto a Palazzo Madama il voto del Senato circa l’approvazione del cosiddetto “Decreto Ucraina”, il disegno di legge già approvato alla Camera contenente disposizioni urgenti per sostenere l’Ucraina contro l’invasione russa. Il governo aveva apposto la questione di fiducia sul decreto, dal momento che la notizia del possibile aumento della spesa militare italiana al 2% del PIL entro il 2024 – apposto come ordine del giorno da Fratelli d’Italia – rischiava di mettere in pericolo la stabilità dell’Esecutivo, soprattutto dopo il no secco del leader del MoVimento 5 Stelle Giuseppe Conte a qualsiasi aumento della spesa militare che gravi sul bilancio nazionale.

Ad ogni modo, il Governo Draghi non ha avuto particolari difficoltà ad ottenere la fiducia al Senato: il voto si è concluso attorno alle 12 con 214 voti favorevoli 35 contrari, senza astensioni. Il provvedimento si deve quindi ritenere approvato.

Il motivo sta nel fatto che la maggioranza è riuscita a trovare un punto d’incontro sul decreto facendo cadere l’ordine del giorno che prevedeva l’aumento delle spese militari. L’odg era già passato alla Camera, ma per essere definitivamente approvato avrebbe dovuto essere sottoposto alla votazione delle commissioni congiunte Difesa ed Esteri al Senato, ove però la votazione non è stata possibile per via del ritardo della commissione Bilancio a presentare pareri sul testo.

L’odg sull’aumento della spesa militare è stato, quindi, automaticamente espunto assieme agli altri emendamenti ed il testo è stato votato così come approvato già alla Camera. Alla fine, l’accordo è stato raggiunto anche grazie alla mediazione del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che ha affermato che l’aumento si avrà in modo graduale e l’obiettivo è stato spostato dal 2024 al 2028.

Cosa contiene adesso il Decreto Ucraina

Il provvedimento approvato presenta ora misure per l’accoglienza dei profughi e dispone l’invio di equipaggiamenti militari a Kiev. Ai fini del primo obiettivo, è previsto lo stanziamento di 10 milioni di euro per incrementare di 16mila posti complessivi i centri di accoglienza e un fondo di 1 milione di euro per finanziare iniziative di università e enti di ricerca a favore degli studenti, ricercatori e professori di nazionalità ucraina che sono in Italia per ragioni di studio o di ricerca.

(fonte: tgcom24.mediaset.it)

Inoltre, sono state disposte misure per l’aumento della disponibilità di gas e la riduzione programmata dei consumi in qualità di strumenti di contrasto alla crisi del gas naturale derivante dal conflitto in Ucraina.

Un ulteriore punto di dibattito – per cui il capogruppo della commissione Esteri ed esponente del MoVimento Vito Petrocelli ha scelto di non votare la fiducia, nonostante le minacce di espulsione dal partito – è quello sul rafforzamento della presenza del personale militare italiano nelle iniziative della NATO e la cessione a titolo gratuito all’Ucraina sia di mezzi ed equipaggiamenti militari non letali di protezione sia di armi letali.

L’aumento della spesa militare e l’impegno preso con la NATO

In realtà, quello dell’aumento della spesa militare al 2% del PIL è un impegno decennale che l’Italia, assieme ad altri Paesi membri della NATO, si era assunta nel 2014 al vertice di Newport, in Galles. Da allora, nonostante l’aumento graduale della spesa militare, l’Italia non ha raggiunto la soglia prevista, fermandosi all’1,41% del PIL. Mancherebbero quindi circa 13 miliardi di euro per raggiungere quanto dedotto in accordo, ossia circa 38 miliardi in spesa militare entro il 2024.

Tuttavia, l’obiettivo in questione non rappresenta un accordo vincolante né un requisito per rimanere nella NATO: si pensava di accelerare il raggiungimento della soglia in occasione del conflitto in Ucraina. Invece, l’aumento sarà graduale e l’obiettivo è rimandato al 2028.

La NATO si finanzia tramite due tipi di contributi: diretti, che si realizzano tramite finanziamenti alle operazioni comuni dell’Alleanza, che presenta un bilancio annuale di 2,5 miliardi di euro; indiretti, che si realizzano tramite il contributo di ogni Paese ad un’operazione militare specifica. Pur non essendo vincolante, quello dell’aumento della spesa militare italiana rimane un impegno che gli ultimi governi alla guida del nostro Paese hanno rinnovato, assumendosene la responsabilità.

(fonte: teleborsa.it)

Il dibattito in aula questa mattina

Il voto in Senato è stato preceduto dalle dichiarazioni degli esponenti dei vari partiti, che hanno spiegato le proprie ragioni.

Delusi gli esponenti di Fratelli d’Italia come la senatrice Isabella Rauti, capogruppo della commissione Difesa, che ha affermato:

Avremmo votato a favore, come alla Camera, anche al Senato il decreto se avesse avuto un normale percorso con emendamenti, ordini del giorno, miglioramenti, confronto. Invece, il ricorso al voto di fiducia su una materia così sensibile sconfessa il governo.

Favorevoli invece le forze di maggioranza come Partito Democratico, Italia Viva, Forza Italia e Lega. Infine, favorevole anche il M5S. Durante il dibattito sono stati alzati da alcuni senatori dei cartelloni con scritto: «No alle armi», secondo un’iniziativa assunta dai gruppi di Alternativa, Italexit ed alcuni esponenti del gruppo Misto.

Le parole di Draghi

Intanto si sta svolgendo una conferenza stampa del Presidente del Consiglio Mario Draghi con la Stampa Estera, a cui ha dichiarato:

Sulle spese militari l’Ue superi le decisioni nazionali. Serve un coordinamento sulla Difesa, la Commissione proceda.

Il Premier ha anche commentato la telefonata col Presidente russo Vladimir Putin, affermando che -secondo quest’ultimo – non sarebbero mature le condizioni per un cessate il fuoco in Ucraina. Emerge, inoltre, la richiesta di avere l’Italia come garante – spiega il Premier – dell’attuazione delle eventuali clausole negoziate tra Russia e Ucraina.

Valeria Bonaccorso

I disturbi del comportamento alimentare inserite tra le LEA: il Governo stanzia un fondo da 25 milioni

È stato approvato in Senato un emendamento volto ad istituire un fondo presso il Ministero della Salute nella lotta contro i Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione. Il Governo recependo il grave allarme di queste patologie, ha inserito all’interno della Legge di Bilancio lo stanziamento di 25 milioni di euro per il biennio 2022/2023.

Disturbi del Comportamento Alimentare -Fonte:ospedalemarialuigia.it

La Commissione Bilancio del Senato ha così stabilito, a seguito di anni di lotte, l’inserimento dei Disturbi del Comportamento Alimentare nei Livelli essenziali di assistenza (LEA). Il successo raggiunto nella notte tra il 21 e il 22 dicembre 2021 ha rappresentato un grandissimo risultato, per le associazioni, i familiari, i pazienti e per tutti coloro che si occupano di queste malattie. Il commento della dottoressa Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta, responsabile scientifica dei “SOS Disturbi Alimentari” è volto con soddisfazione al passo in avanti compiuto, che permetterà un livello assistenziale maggiore per queste patologie che ogni anno vedono morire più di 4 mila persone.

L’istituzione del nuovo fondo del Governo

Si comprende come la complessità diagnostica dei Disturbi del Comportamento Alimentare necessita dunque di un intervento immediato. È essenziale una grande collaborazione tra figure professionali con differenti specializzazioni (medici specialisti in psichiatria, in pediatria, in scienza dell’alimentazione e in medicina interna, dietisti, psicologi e psicoterapeuti), ai fini di una tempestiva presa in carico all’interno di un percorso multidisciplinare e di un miglioramento dell’evoluzione a lungo termine.

La crisi pandemica ha fatto schizzare alle stelle la stima di giovani colpiti da un DCA che è aumentata in maniera vertiginosa. Tale incremento esponenziale ha evidenziato ancora di più un dato allarmante della Sanità italiana. Questa non è affatto pronta a fornire le cure essenziali per i pazienti, presentando invece alle famiglie un perenne percorso odisseico per accedere ai trattamenti.

L’altra epidemia, aumento di casi di anoressia e bulimia -Fonte:repubblica.it

Il passo in avanti compiuto dalla Commissione bilancio del Senato ha permesso l’inserimento dei DCA in una specifica area tra i Livelli essenziali di assistenza (LEA), cioè quelle prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale (SSN) è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket), con le risorse pubbliche raccolte attraverso la fiscalità generale (tasse). Distaccandoli così dall’area della Salute mentale in cui venivano catalogati.

L’istituzione dunque di un fondo Nazionale sarà fondamentale per aiutare le migliaia di famiglie costrette non solo ad affrontare la drammaticità di queste patologie, ma che spesso non conoscono il giusto percorso da intraprendere, intrecciandosi in servizi pubblici non all’altezza della problematicità a trattare.

Esempio principe è la mancanza, principalmente delle regioni del sud Italia, di ambulatori dedicati alla cura dei DCA e la totale assenza di strutture specifiche residenziali dove prevedere trattamenti riabilitativi.

Le parole dei promotori dell’iniziativa

Leonardo Mendolicchio -Fonte:varesenews.it

A commentare l’esito tanto atteso nella notte tra il 21 e il 22 dicembre è stato Leonardo Mendolicchio, responsabile della U.O. Riabilitazione dei Disturbi Alimentari e della Nutrizione presso Auxologico e del centro ambulatoriale di Piancavallo. Egli in un’intervista presso la testata Repubblica ha così commentato:

“Questo è stato veramente un bellissimo risveglio, abbiamo iniziato a raccogliere i primi frutti di quello che abbiamo cercato di fare in questi anni. Ognuno dalla propria prospettiva: le associazioni dei familiari, noi clinici, i ragazzi affetti dai disturbi del comportamento alimentare. Finalmente i disturbi alimentari hanno una loro dignità, in quanto verranno riconosciuti nei LEA. In una categoria assestante, non appartenente alla categoria della salute mentale. Questo amplierà le possibilità di erogare prestazioni gratuite, ma soprattutto pungolerà le regioni a dotarsi di quei servizi, che potranno erogare queste prestazioni.”

Stefano Tavilla -Fonte:rainews.it

Anche Stefano Tavilla, Presidente dell’associazione Mi Nutro di Vita, e papà di Giulia morta a 17 anni per bulimia, in un video pubblicato sulla sua pagina Instagram ha così detto:

“Finalmente ci è stata data dignità. Oggi cambia la storia, oggi non siamo più invisibili.”

Proprio lui aveva dato vita alla firma della petizione volta ad includere i Disturbi del Comportamento Alimentare nei LEA con un budget specifico. L’eco della manifestazione tenutasi ad ottobre a Roma, con “un’onda viola” al fine di chiedere all’Esecutivo un potenziamento dei servizi di cura, ha aperto la strada all’inserimento strutturato nell’agenda politica del tema dei DCA e dei loro bisogni.

I Disturbi del Comportamento Alimentare: Cosa sono e come si suddividono

I Disturbi dell’alimentazione (DCA) sono patologie complesse caratterizzate da un disfunzionale comportamento alimentare e da un’eccessiva preoccupazione per il peso con alterata percezione dell’immagine corporea, spesso correlata a bassi livelli di autostima. Le tipologie in cui si articolano sono:

  • L’Anoressia Nervosa: perenne ricerca di magrezza, immagine distorta del corpo, paura estrema dell’obesità e limitazione del consumo di cibo, che portano a un peso significativamente basso. I soggetti limitano il consumo di cibo, ma possono anche sovralimentarsi e in seguito compensare mediante l’eliminazione (ad esempio procurandosi il vomito o usando lassativi);
Anoressia nervosa -Fonte:psicologafraccascia.it
  • La Bulimia: è caratterizzata da episodi ripetuti in cui in poco tempo i soggetti affetti mangiano grandi quantità di cibo, seguiti dal tentativo di rimediare all’eccesso ingerito, attraverso il vomito o assumendo lassativi;
Bulimia -Fonte:piusanipiubelli.it
  • Il Disturbo da Alimentazione incontrollata: porta al consumo di quantità di cibo eccezionalmente grandi, molto superiori a quelle che la maggior parte mangerebbe in situazioni e tempo analoghi. Durante e dopo questo consumo smodato, le persone hanno una sensazione di perdita di controllo e ne sono angosciate;
Disturbo da alimentazione incontrollata -Fonte:terzocentro.it
  • La Night Eating Syndrome: definisce un’alimentazione insufficiente durante il giorno, prevedendo altresì il consumo di una grande quantità di alimenti o calorie durante la sera e il risveglio notturno per ingerire altro cibo;
Night eating syndrome -Fonte:genpsych.com
  • Il Picacismo: nutrirsi regolarmente con cose non commestibili;
Picanismo -Fonte:sanioggi.it
  • Il Disturbo da Ruminazione: rigurgitare il cibo dopo il suo consumo.
Disturbo da Ruminazione -Fonte:giuseppesalzillo.it

Queste patologie possono presentarsi in associazione ad altri disturbi psichici come ad esempio disturbi d’ansia e dell’umore. Lo stato di salute fisica è dunque quasi sempre compromesso a causa delle alterate condotte alimentari che ne determinano il deterioramento nutrizionale. Si può passare da condotte di restrizione alimentare, ad un eccessivo consumo di cibo con perdita di controllo, oppure ad atteggiamenti di eliminazione e/o compensatori.

Considerare solo l’indice di massa corporea per identificare un soggetto affetto da DCA è estremamente errato. Questo valore infatti non si presenta come marcatore unico e specifico, quanto anche le condizioni di normopeso e sovrappeso, possono essere associate alla presenza di disturbi dell’alimentazione.

DCA -Fonte:lanazione.it

Una delle prime problematicità sta nell’individuazione precoce della prima sintomatologia di dispercezione corporea. I disturbi dell’alimentazione infatti se non trattati in tempi e con metodi adeguati, possono diventare una condizione permanente, tale da compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati del corpo, come quello cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino, ematologico, scheletrico, sistema nervoso centrale e dermatologico, fino ad arrivare, nei casi gravi, alla morte.

Attualmente si vive un’elevata problematicità di salute pubblica dovuta ad un progressivo abbassamento dell’età di insorgenza di anoressia e bulimia.

Giovanna Sgarlata

Senato: il Testo Unico Malattie Rare diventa legge. Ecco cosa contiene

Il Senato ha approvato il Testo Unico sulle Malattie Rare. Dopo più di tre anni è diventato finalmente legge.

Senato approva il Testo Unico sulle Malattie Rare -Fonte:ansa.it

A darne notizia è stata la Presidente della Commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama, Annamaria Parente. Il voto unanime in sede deliberante rappresenta un “esempio di buona politica”, per fornire aiuto concreto ai pazienti e alle loro famiglie.

Secondo il Ministro della Salute, Roberto Speranza, il via libera ottenuto mercoledì 3 novembre rappresenterebbe un ottimo punto di partenza per l’aggiornamento dell’elenco delle malattie, il potenziamento delle attività di screening e l’istituzione di un fondo di solidarietà.

Si prospetta così un rinnovamento del Servizio sanitario nazionale, che includa anche le cure per chi soffre di patologie rare e poco diffuse.

Il lungo iter parlamentare

La vittoria ottenuta è frutto di più di tre anni di lavoro continuo portato avanti dal mondo delle associazioni nazionali di riferimento e dalla politica, fornendo così una risposta concreta a due milioni di persone che attendevano queste misure da anni.

Testo Unico sulle Malattie Rare -Fonte:osservatoriomalattierare.it

Sebbene l’Osservatorio Malattie Rare (OMaR), composto da circa 250 associazioni,  già dalle elezioni politiche del 2018, aveva sollecitato il Parlamento, la conclusione del travagliato iter legislativo è avvenuta grazie all’impegno della deputata Fabiola Bologna, Segretaria della Commissione XII Affari sociali della Camera, e della senatrice Paola Binetti, Presidente dell’Intergruppo parlamentare per le malattie rare.

 

Piano Malattie rare -Fonte:osservatoriomalattierare.it

Sul tema è intervenuto anche il Sottosegretario alla Salute con delega alle malattie rare, Pierpaolo Sileri, che ha affermato:

“Sono molto felice di aver presenziato alla conclusione dell’iter parlamentare del disegno di legge sulle malattie rare. È un testo frutto di una proficua collaborazione interparlamentare e inter-istituzionale, che ha visto il contributo fattivo delle parti interessate, in primis le associazioni dei pazienti, che sono state ascoltate e coinvolte. Non è certo un punto di arrivo ma al contrario il dito premuto sullo start del timer per scandire i tempi della definizione e della emanazione dei relativi decreti attuativi, su cui metto il mio personale impegno.”

Si comprende, altresì, la necessità della collaborazione del Tavolo tecnico, già istituito presso il Ministero della Salute, con il fine di individuare le priorità di azione e le possibili proposte di intervento.

Ad esprimersi è stata anche la Direttrice dell’Osservatorio Malattie Rare, Ilaria Ciancaleoni Bartoli, la quale sostiene che il Testo Unico appena approvato, sia solo una “legge quadro”, cioè una normativa contenente i principi fondamentali relativi all’ordinamento di una determinata materia. In essa, perciò, sono state poste le fondamenta di un cambiamento, ma c’è ancora molto lavoro da fare affinchè si possano osservare i primi effetti pratici. Si prospetta che i risultati saranno visibili tra circa un anno.

I 5 atti necessari per l’attuazione della legge

Testo Unico Malattie Rare è legge -Fonte:abbanews.eu

Dall’entrata in vigore della legge saranno necessari 5 atti per permettere la sua attuazione, successivi alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale:

  • Entro due mesi sarà necessario istituire il Comitato Nazionale per le Malattie Rare, con il decreto del Ministero della Salute. Esso rappresenterà un nuovo collegio composto anche dalla presenza di associazioni ed enti del Terzo settore;
  • Entro tre mesi dovrà essere creato il Fondo di Solidarietà per le persone affette da malattie rare, con il decreto del Ministro del Lavoro di concerto con il Ministro della Salute e MEF (Ministro dell’economia e delle finanze);
  • Seguiranno, entro tre mesi, due importanti accordi presi in sede di Conferenza Stato-Regioni. Uno sarà relativo all’approvazione del Secondo Piano Nazionale Malattie Rare e riordino della Rete, l’altro riguardante le modalità per assicurare un’adeguata informazione dei professionisti sanitari, dei pazienti e delle famiglie;
  • Entro sei mesi, invece, sarà necessario un Regolamento del Ministero della salute, di concerto con il Ministro dell’Università e Ricerca, con il fine di stabilire i meccanismi degli incentivi fiscali in favore di soggetti, pubblici o privati, occupati nella ricerca e produzione di farmaci orfani. Si intende quei medicinali impiegati per la diagnosi, la prevenzione e il trattamento delle malattie rare, cioè di quelle patologie che colpiscono non più di 5 individui ogni 10.000 abitanti.

La direttrice dell’OMaR ha predisposto una “vigilanza” che perdurerà finchè non verranno approvati tutti gli atti necessari, cioè entro sei mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Si dovrà attendere la fine del 2022 per osservare gli effetti reali.

Contenuto del Testo Unico Malattie Rare

La nuova legge approvata dovrà garantire:

  • cure migliori e gratuite per i malati rari;
  • screening precoci;
  • sostegno e incentivi fiscali alla ricerca;
  • un fondo di solidarietà per sostenere pazienti e famiglie.

Oltre a prevedere un potenziamento dello screening neonatale e della diagnosi precoce, è stata incrementata la Rete nazionale delle malattie rare già istituita con la legge 279/2001. Essa predisponeva l’esenzione dal ticket per le persone affette da malattie rare, sulla base dei seguenti criteri generali:

  • rarità: riferita al limite di prevalenza < 5/10.000 abitanti stabilito a livello europeo;
  • gravità clinica;
  • grado di invalidità;
  • onerosità della quota di partecipazione, derivante dal costo del relativo trattamento.

Un’attenzione particolare è stata posta alla difficoltà di diagnosi, dovuta alla scarsa conoscenza della maggior parte delle malattie rare da parte di specialisti che dovrebbe individuare il percorso diagnostico più efficace.

Il Testo Unico sulle Malattie Rare -Fonte:lasicilia.it

Sarà dunque garantito dal Testo Unico ai pazienti un piano diagnostico terapeutico assistenziale personalizzato, ideato dai Centri di riferimento. L’obiettivo che si vorrà raggiungere porterà a un’uniformazione non solo tra regioni, ma permetterà anche un costante aggiornamento dell’elenco delle malattie rare. Il numero di queste si aggira, attualmente, intorno alle 8 mila identificazioni, ma in tale enumerazione non ne rientrano tante altre che per la loro rarità sono prive di denominazione.

Il Fondo di solidarietà

Tra le novità, per la prima volta in Italia, verrà istituito il Fondo di solidarietà del valore di 1 milione di euro l’anno. Il sostegno partirà dal 2022 con il fine di incentivare il lavoro di cure e assistenza. Vengono così riconosciuti i malati rari, dando corpo alle norme loro dedicate.

Tra queste, trova posto, ad esempio, il riconoscimento di un incentivo fiscale per la ricerca scientifica con un credito di imposta del 65%, in favore dei soggetti, pubblici o privati, per le spese sostenute per i progetti sulle malattie rare e rarissime.

Malattie rare -Fonte:sardegnareporter.it

Si comprende come l’obiettivo comune sia quello di assistere i pazienti, fornendo loro un’assistenza continua. Sono previsti inoltre interventi volti all’inserimento nell’ambiente lavorativo e contribuiti a sostegno di famiglie e caregiver (persona che fornisce le cure).

Le istituzioni del Bel Paese mostrano, pertanto, un segnale di interesse concreto per la ricerca che aprirà le strade verso una maggiore conoscenza e la nascita di cure innovative.

Giovanna Sgarlata

UniMe, si riuniscono Senato Accademico e CdA: tutte le novità

Nella giornata di oggi, giovedì 28 Ottobre 2021, il Senato accademico e il CdA hanno deliberato l’approvazione di agevolazioni economiche per l’a.a. 2021/2022, autorizzato il progetto per l’occupabilità di giovani laureati nella P.A. regionale, incrementato l’integrazione delle borse di studio Erasmus+ e approvato le Relazioni 2021 del Presidio di Qualità e del Nucleo di Valutazione che ha presentato anche quella sul Bilancio Unico d’Esercizio 2020.

Agevolazioni economiche per A.A. 2021/2022, a chi sono rivolte?

L’aggiornamento del Documento Unico per la Contribuzione Studentesca (DUCS) a.a. 2021/2022 con le disposizioni del D.M. 1014/2021 prevede esoneri parziali per gli studenti appartenenti a un nucleo familiare con ISEE-U fino a 30 mila euro. Inoltre, sono state estese le agevolazioni anche a studenti appartenenti alle fasce di contribuzione più alte.

Programma Triennale delle Opere Pubbliche

Approvata anche l’integrazione del Programma Triennale delle Opere pubbliche (2021-2023), che riguarda i lavori di efficientamento energetico del patrimonio immobiliare di Ateneo.

Per una spesa complessiva di oltre 11 milioni e 600 mila euro, i lavori  saranno incentrati su: isolamento termico e acustico, resistenza al vento, permeabilità all’aria e sicurezza di alcuni locali dislocati nei vari Poli. Si tratta di lavori strettamente collegati a programmi mirati per una “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica“.

Progetto per l’occupabilità di giovani laureati nella Pubblica Amministrazione regionale

Per rafforzare l’occupabilità di giovani laureati nella pubblica amministrazione regionale è stata autorizzata l’adesione al Progetto che permetterà di effettuare tirocini presso il Dipartimento Regionale della Protezione Civile (DRPC). Dei 30 tirocini extracurriculari attivati, 7 verranno messi a disposizione dei giovani laureati dell’Ateneo peloritano.

Borse di studio Erasmus+

Buone notizie anche per i futuri studenti interessati alla mobilità internazionale! Infatti è stata aumentata l’integrazione alle borse di studio Erasmus+ mobilità europee sulla base delle risorse del Fondo Sostegno giovani.

Ulteriori novità comunicate da UniMe

Prova d’esame a dicembre per tutti i CdS dell’Ateneo

Sarà concessa agli studenti di tutti i CdS dell’Ateneo di poter sostenere una prova di esame nel mese di dicembre, da calendarizzare non oltre il 10 dicembre 2021.

La prova in questione è alternativa a quella di novembre: non è possibile prenotarsi per una stessa materia sia a novembre che a dicembre.

Da tale prova saranno esclusi:

  • gli immatricolati nel presente anno accademico 2021/22;
  • le discipline ancora in corso di svolgimento (quelle del I semestre del anno accademico 2021/22), per le quali sarà possibile fare esami da gennaio 2022.

Elidia Trifirò 

Il ddl Zan giunge al capolinea. Addio alla legge contro l’omotransfobia

 

Ddl Zan, stop in Senato –Fonte:ilmessaggero.it

Mercoledì 27 ottobre 2021 in Senato è stata accolta con 154 voti a favore, 131 contrari e 2 astenuti la richiesta di Lega e Fratelli d’Italia di non esaminare più la legge articolo per articolo. Il blocco al procedimento parlamentare ha dato originato la paralisi dell’iter legislativo, compromettendo di fatto l’approvazione della legge, facendola definitivamente affossare.

L’applicazione della “tagliola”: cos’è e come funziona

Nota come “tagliola” o “ghigliottina”, si tratta di una procedura speciale che impedisce l’esame di un provvedimento che si adotta in Parlamento. Occorre far riferimento in particolare all’articolo 96 del Regolamento del Senato, in base al quale “prima che abbia inizio l’esame degli articoli di un disegno di legge, un senatore per ciascun gruppo può avanzare la proposta che non si passi a tale esame“.

Nel caso specifico la richiesta, giudicata ammissibile, è stata presentata da Fratelli d’Italia e Lega e, dopo il voto segreto di Palazzo Madama, l’esame degli articoli e del ddl sul quale si era svolta già la discussione generale, si è arrestato.

Ddl Zan: ok alla tagliola –Fonte:corriere.it

In passato questo meccanismo ha trovato anche l’applicazione del comma 5 dell’articolo 55 del Regolamento, il cui testo cita che

“per l’organizzazione della discussione dei singoli argomenti iscritti nel calendario, la Conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari determina di norma il tempo complessivo da riservare a ciascun gruppo, stabilendo altresì la data entro cui gli argomenti iscritti nel calendario devono essere posti in votazione”.

Si richiama anche il comma 5 dell’articolo 78 che stabilisce come il disegno di legge di conversione, presentato dal Governo al Senato, sia in ogni caso iscritto all’ordine del giorno dell’Assemblea in tempo utile ad assicurare che la votazione finale avvenga non oltre il trentesimo giorno dal deferimento.

L’intervento di Alessandro Zan

Ddl Zan, niente accordo in Senato e niente rinvio –Fonte: quotidiano.net

Le parole di Alessandro Zan, promotore e primo firmatario del ddl, nella mattinata di mercoledì erano speranzose verso la volontà della presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati a non concedere il voto segreto sulla cosiddetta “tagliola” poiché, come da lui fortemente sostenuto:

“Se il voto fosse palese non ci sarebbero problemi. Con il sì al voto segreto, verrebbe violata una prassi dell’ex presidente Grasso, che su questo tipo di procedura non ha mai concesso il voto segreto, perché è un voto procedurale non di merito”.

A seguito della votazione in Senato, secondo il promotore del disegno di legge, si è assistito ad un “tradimento di un patto politico che voleva far compiere al Paese un passo di civiltà”.

La ripresa della discussione sul ddl Zan

Dopo un anno dall’approvazione alla Camera (qui il nostro articolo Ddl Zan sull’omotransfobia: ecco cosa prevede e perché non è stata approvata. Dura mobilizzazione mediatica promossa da Elodie e Fedez), non si è infine arrivati al voto del Senato.

La convinzione da parte del PD circa la necessità di mantenere il testo originale della legge si è scontrata con l’ostruzionismo dei partiti di centrodestra. Il rinvio della calendarizzazione della discussione in Senato ad un momento successivo alla campagna elettorale per le elezioni amministrative faceva però trasparire la volontà del Partito Democratico di trovare un compromesso, al fine di far approvare il disegno legge.

Ddl Zan: la proposta –Fonte:adnkronos.com

Le trattative però non sono mai state intraprese per il poco tempo a disposizione. Tempo che è stato impiegato dalla maggioranza per la stesura della legge di bilancio, e che sicuramente non verrà trovato nemmeno in futuro. Da tener in considerazione infatti è che la legislatura si accinge ad entrare nel cosiddetto semestre bianco, ovvero gli ultimi sei mesi del mandato del Presidente della Repubblica, durante il quale non è possibile sciogliere le camere. Sicuramente a monopolizzare la discussione politica nel prossimo futuro sarà l’elezione del nuovo Capo dello Stato, tema che porterà divisioni all’interno dello scacchiere politico e che sottrarrà tempo o spazio qualsiasi voglia di risedersi al tavolo dei diritti civili.

Ostruzionismo dei partiti

La tagliola è l’ultima, in ordine cronologico, vittoria dei “franchi viratori”, cioè di quelle personalità sostenitrici in via teorica della legge ma che, approfittando del voto segreto, hanno votato contrariamente alle indicazioni del partito di appartenenza. A tradire sarebbero stati in 16, e nonostante sia difficile individuare i nomi si crede che questi risiedano non solo fra i parlamentari del PD ma anche fra coloro che appartenevano all’ex maggioranza renziana.

Ddl Zan, Letta non molla –Fonte:repubblica.it

A far discutere senz’altro risulta essere la strategia adottata dal Partito Democratico, che sembrava consapevole dei pochi voti a favore del ddl Zan. Tre giorni fa, infatti, il segretario Enrico Letta, aveva invitato Zan a portare avanti le trattative con le altre forze politiche con il fine di valutare alcune modifiche.

La linea di dialogo così aperta, avrebbe dovuto scongiurare la procedura della tagliola che, però, è stata ugualmente messa in atto.

I punti critici

La critica dalla maggioranza si è sempre mossa a sfavore degli articoli 1, 4 e 7 del testo.

Ddl Zan, l’affossamento –Fonte:lanuovabq.it

Obiezioni riconosciute anche da parte di soggetti al di sopra di ogni sospetto ideologico come movimenti femministi, giuristi di area progressista, associazioni di persone omosessuali, personaggi pubblici. Questi per anni hanno a più riprese evidenziato criticità, rigidità, veri e propri errori nell’impianto concettuale e nello stesso articolato del disegno di legge, chiedendo senza successo di modificarlo.

  • L’art. 1 riguarda la definizione “soggettiva” di identità di genere, che introduce un criterio assolutamente incerto e mutevole. Il comma d) dell’art. 1 definisce l’identità di genere come “l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dal­l’aver concluso un percorso di transizione”. Risulta così essere non più oggettiva, quanto sfuggente ed impalpabile, oltre che mutevole nel tempo.
  • L’art. 4 a sua volta pone un gigantesco problema di libertà di parola, quando dice che “sono fatte salve la libera espressione… e le condotte legittime, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”.
  • L’art. 7 infine, imponendo alle scuole la celebrazione di una giornata contro l’omofobia, costituisce un oggettivo espediente per la “colonizzazione ideologica”. Si tratta altresì di un tema di libertà educativa delle scuole, oltre che di titolarità educativa dei genitori.

Cosa succede adesso al ddl Zan

Secondo il costituzionalista Alfoso Celotto “non si tratta di una tagliola procedimentale. Quella vera è la fine della legislatura. Se arrivassimo a marzo 2023 senza l’approvazione o anche se fosse approvato da un solo ramo del Parlamento, allora il testo decadrebbe in modo definitivo.”

Ddl Zan cosa succede ora –Fonte:today.it

La procedura attuata in Senato è figlia del mancato accordo politico. Potenzialmente il disegno legge potrebbe essere sempre ripreso in esame, ma se si osserva la prassi, come fa notare Celotto, qualunque decisone sui diritti civili, come in tema di fecondazione assistita o di matrimonio fra omosessuali, vede notevolmente una grave difficoltà di intervento e accordo.

Giovanna Sgarlata

Sì al voto dei 18enni per il Senato: Mattarella promulga la legge di revisione costituzionale

Il presidente Sergio Mattarella ha promulgato ieri, 19 ottobre, la legge di riforma costituzionale che estende il diritto di voto per il Senato ai diciottenni. La legge entrerà ufficialmente in vigore dalle prossime elezioni politiche, andando così a rafforzare il principio di bicameralismo perfetto vigente in Italia, che equipara Camera dei Deputati e Senato della Repubblica. Saranno quasi quattro milioni i giovani, tra i 18 e i 24 anni, interessati dalla riforma.

Il Presidente Sergio Mattarella (Fonte it.sputniknews.com)

La modifica dell’articolo 58 della Costituzione

Secondo, l’ormai obsoleto, testo dell’articolo 58 della Costituzione, facevano parte dell’elettorato attivo della Camera dei Deputati coloro che avessero compiuto i 18 anni di età. Per far parte dell’elettorato attivo del Senato della Repubblica, era necessario aver compiuto i 25 anni di età. Il Senato ha approvato, a luglio 2021, la riforma di legge costituzionale che va a ridurre l’età minima necessaria per la votazione dei senatori. 178 i senatori a favore, 15 contrari e 30 astenuti. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, ha così commentato questo risultato:

“Si favorisce così la partecipazione delle nuove generazioni alla vita politica e ci si allinea agli altri Paesi europei”.

La legge si compone di un unico articolo che prevede la modifica del primo comma dell’articolo 58, sopprimendo le parole “dagli elettori che hanno superato il 25esimo anno di età” in favore di “i senatori sono eletti a suffragio universale e diretto”. L’articolo 58 si avvicina così al già esistente articolo 56, che riguarda invece l’elettorato attivo per l’elezione dei deputati della Camera. Anche in questo caso, il primo comma prevede che “La Camera è eletta a suffragio universale e diretto”. Una modifica che ha come obiettivi: svecchiare il Senato, avvicinare i giovani al mondo della politica e riconoscere egual peso politico e decisionale alle due Camere.

La proposta di riforma: le quattro sedute dal 2019 al 2021

L’iniziativa parlamentare è dell’Onorevole Vincenza Bruno Bossio e risale al 17 gennaio 2019. I relatori sono Stefano Ceccanti (PD) e Valentina Corneli (M5S). La discussione del testo è avvenuta, come previsto dalla Costituzione, in quattro sedute: la prima a luglio del 2019, la seconda a settembre del 2020, la terza a giugno del 2021 e, infine, la quarta a luglio del 2021. Il PD aveva presentato un emendamento con il quale veniva richiesta anche la riduzione dell’età necessaria per far parte dell’elettorato passivo. Questo emendamento avrebbe permesso, a coloro che hanno raggiunto il 25esimo anno di età, di candidarsi per l’elezione al Senato. L’emendamento è stato però ritirato e l’età minima rimane ferma a 40 anni.

Il Senato riunito (fonte ilsole24ore.com)

L’iter per la revisione di legge costituzionale

Una delle qualità della nostra Costituzione è la rigidità. Questa è volta a far valere il principio di superiorità della Carta rispetto alle leggi ordinarie. In virtù della superiorità riconosciuta al documento, ogni qual volta si vuole modificare un articolo o una legge costituzionale, il procedimento di revisione risulta più complicato rispetto di previsto per la legge ordinaria. L’articolo 138 della Costituzione afferma che:

“Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti”.

La legge ha ottenuto l’approvazione da entrambe le Camere a luglio. Non è stata, però, raggiunta la maggioranza dei due terzi dei componenti, necessaria per evitare i tre mesi di attesa. Il 13 ottobre è scaduto il termine entro il quale poter presentare richiesta di referendum popolare e la legge è stata approvata definitivamente. Così commenta, su Facebook, D’Incà:

“L’estensione del voto ai 18enni anche per eleggere i rappresentanti del Senato è ormai una realtà. Un provvedimento che i nostri giovani meritano”.

 

Beatrice Galati