Heisenberg tra Fisica e Filosofia

Leggendo tra le righe: onde e particelle

[…] nella ricerca dell’armonia della vita, non dobbiamo dimenticarci che nel dramma dell’esistenza siamo insieme attori e spettatori. È comprensibile che nelle nostre relazioni scientifiche con la natura la nostra attività assuma grandissima importanza quando abbiamo a che fare con parti della natura nelle quali possiamo penetrare soltanto servendoci degli strumenti più elaborati.

Questa è una delle frasi più significative di uno dei libri che ho letto recentemente. Si tratta di Fisica e Filosofia, di Werner Heisenberg. Nome rinomato nel campo della Fisica e della Chimica grazie alla formulazione del suo celebre principio di indeterminazione


Il secolo scorso è stato sicuramente segnato dalla nascita della meccanica quantistica. Le particelle non possono essere semplicemente schematizzate come materia, ma vanno considerate anche come onde. Il principio di indeterminazione pone il limite fondamentale entro cui possiamo immaginare la duplice natura delle particelle.

Dopo una lettura attenta del libro sopra citato, ho avvertito la necessità di una riflessione.

Il linguaggio prettamente scientifico e tecnico utilizzato fino ad ora non deve trarvi in inganno. Il campo scientifico di cui stiamo parlando è interconnesso alla vita di tutti i giorni, o meglio, al nostro modo di pensare.

Il grande merito che attribuisco al libro di Heisenberg non è tanto accademico o divulgativo. Il libro costituisce un’ importante riflessione su come Fisica e Filosofia debbano essere viste come due sfere in costante contatto.

La riflessione che voglio condividere riguarda l’incredibile versatilità del pensiero umano, ormai quasi dimenticata e trascurata da molti. I nostri schemi nel pensare e nell’apprendimento, ad oggi, sono il risultato di una complessa storia del pensiero. In questa storia, l’evoluzione scientifica e i cambiamenti nel pensiero filosofico vanno di pari passo.

La culla della civiltà

La Filosofia e la Fisica classica nascono in Grecia, non a caso considerata da tutti come la culla della civiltà.

Pensatori come Democrito sono i primi a teorizzare l’esistenza di un’unità fondamentale della materia: l’atomo.

Chiamato così poichè indivisibile, l’atomo è da subito al centro di controversie e dibattiti sulla sua natura. È più importante lo spazio che gli atomi vanno a riempire o lo spazio vuoto attorno ad essi?

Per la prima volta il pensiero occidentale va in crisi. Per la prima volta si pensa al vuoto. Esso non è più un semplice contrario del pieno, ma una vera e propria entità, sia scientifica quanto filosofica.

Ad ogni modo, in seguito al pensiero di Platone e Aristotele, l’argomento del vuoto passa in secondo piano, o meglio, viene reinterpretato. Adesso non si cerca più una risposta direttamente nei concetti di vuoto e pieno, bensì il pensiero occidentale inizia a tuffarsi nell’astrazione.

Il mondo non è semplice materia. Il mondo non è più un insieme di elementi tangibili. Esiste una nuova porzione, un nuovo piano di realtà che si trova al di sopra del concreto. Tutto ciò che è osservabile ha una corrispondenza nell’iperuranioil mondo al di sopra del mondo. I fisici non studiano la realtà a partire da ciò che osservano, piuttosto studiano attentamente un fenomeno, cercando sempre di astrarre e generalizzare ciò che hanno osservato.

Da Cartesio alla crisi delle certezze

Il modo di pensare che abbiamo analizzato nel precedente paragrafo, il processo di osservazione e conseguente astrazione, è un metodo che ha riscontrato un enorme successo nella Fisica classica.
Il pensiero filosofico che tutto ciò che osserviamo sia riconducibile a una realtà generalizzata, fatta di schemi e leggi, ha accompagnato ogni pensatore e scenziato.

Non fa eccezione Descartes, Cartesio. Nonostante sia considerato il ponte tra il pensiero antico e quello moderno, risulta ancora incatenato ad una concezione classica della scienza. All’osservazione segue sempre una conseguente astrazione, e ad essa la formulazione di una legge che possa generalizzare un caso particolare.

Il concetto di separazione tra anima e corpo non fa che confermare il dominio della teoria Platonica nel pensiero occidentale.

Per svariati secoli, la concezione della scienza rimane la stessa. La porzione di universo che osserviamo, la strumentazione utilizzata per osservarla, le leggi che scaturiscono dal nostro studio, tutto è parte di una grande unità, tutto è parte dello stesso mondo.

Una piccola crepa viene aperta dalla filosofia di Immanuel KantLe leggi che teorizziamo non corrispondono alla assoluta verità, le asserzioni che facciamo sono il risultato di un nostro modo di pensare. Il nostro pensiero, dunque il nostro modo di apprendere e scoprire, è incatenato all’utilizzo di forme pure, categorie che utilizziamo per organizzare ogni informazione che immagazziniamo. Le categorie per eccellenza che individua Kant sono spazio, tempo e causalità.

Per quanto possa sembrare rivoluzionaria, la teoria di Kant sfocia comunque nel dogmatico limite del non poter conoscere la cosa in sè, limitandosi dunque allo studio delle manifestazioni di essa nel mondo materiale.

Ancora una volta, la filosofia Platonica trionfa nel pensiero occidentale, dimostrando il distacco tra il mondo materiale e il mondo astratto.

All’arrivo del XX secolo, il pensiero formulato per migliaia di anni è destinato a crollare. Tutto ciò che è stato detto dai Filosofi e che ha influenzato la fisica classica sta per collassare.

È il periodo della crisi delle certezze.

 

Lo stravolgimento Filosofico nella crisi delle certezze

È importante precisare che il periodo a cui mi riferisco non è quello del Decadentismo.

La crisi delle certezze di cui parlo è quella prettamente scientifica. Planck, Bohr, Einstein, Schrödinger, de Broglie sono tutti nomi di scienziati che hanno contribuito a cambiare per sempre il nostro modo di vedere il mondo che ci circonda.

In seguito al problema del corpo nero, in seguito agli esperimenti sull’effetto fotoelettrico, abbiamo capito che nel mondo dell’infinitamente piccolo non esiste una distinzione netta tra onda e corpuscolo. Quando si ha a che fare con corpi di grandezze infinitesimali, si manifesta un duplice comportamento: ondulatorio e corpuscolare.

Tutto ciò affonda le radici in una concezione che stravolge il pensiero Kantiano e le teorie fisiche e filosofiche di un intero millennio. Lo spazio e il tempo non possono essere viste come categorie assolute. Lo spazio non è più semplice collocazione di elementi, ma è probabilità. La probabilità che una particella si trovi in una determinata regione è essa stessa spazio.

Anche nel momento in cui studio una porzione di universo, un sistema, devo applicare una netta distinzione tra gli strumenti utilizzati, descrivibili con le leggi della Fisica classica, e il comportamento ambiguo del sistema di grandezza infinitesimale.

Ciò che è immensamente piccolo non rientra, a livello comportamentale, nei concetti kantiani di spazio e tempo. Lo studio delle particelle ci conduce dentro un universo non osservabile nella quotidianità, ma non per questo al di sopra della quotidianità. Il mondo dell’infinitesimo si trova incredibilmente immerso dentro l’osservabile, ma a un livello così profondo da sembrare totale astrazione.

Riflessione: due realtà comunicanti

L’eccessiva settorialità del sapere ci porta oggi ad una concezione erronea di Scienza. 

Scienza non è la materia che si studia nel proprio corso di laurea, in modo totalmente scollegato dal resto. Scienza è l’atto di porre uno schema ordinato in una realtà che non si comprende, l’atto di determinare dei rapporti logici tra ciò che accade intorno a noi.

Questo modo di pensare, questa processualità nel nostro apprendimento, è il frutto di anni ed anni di evoluzione del pensiero filosofico, che ci consente di imparare ad imparare. 

Dobbiamo staccarci dalla nostra erronea convinzione che scienza e pensiero classico siano due realtà totalmente scollegate. In fondo, il concetto di onde di probabilità è l’estrema conseguenza della teoria aristotelica della potenza.

Queste due realtà comunicano continuamente tra di loro. Il dualismo tra Scienza e Filosofia, che si rispecchia in ogni aspetto del nostro pensiero, è il più grande risultato che secoli di evoluzione del nostro modo di conoscere hanno ottenuto. Sarebbe un vero peccato cancellarlo dalla nostra mente.

 

Bibliografia

Werner Heisenberg, Fisica e Filosofia, Feltrinelli, Milano, 2015

Immanuel Kant, Critica della ragion pura, editori Laterza, Roma, 2005

Kant GPT: la filosofia del limite nell’epoca delle IA

Lo spartiacque nella storia della Filosofia

Il pensiero di Immanuel Kant è senz’altro una pietra miliare nella storia della Filosofia.

La filosofia kantiana è allo stesso tempo il prodotto di secoli di storia della filosofia e la chiave di volta per la comprensione dei giganti dei secoli successivi (come ad esempio Hegel).

«Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria conoscenza», questo è quanto detto da Kant nella sua celebre definizione di Illuminismo, pubblicata nel 1783 sulla rivista Berlinische Monatsschrift. 

Ciò che per l’uomo è “conoscenza”, scaturisce dall’operazione di unificazione di diverse categorie e forme pure attuata dall’unità mentale detta Io, presente nella mente di ogni uomo. L’attenta indagine sul metodo conoscitivo stesso è caratteristica in gran parte del pensiero di Kant.

L’epoca delle IA

Oggi siamo abituati a sentire parlare continuamente di Intelligenze Artificiali (IA). Alla luce del loro immenso successo, sembrerebbe che le IA siano attualmente lo strumento di conoscenza più potente in mano all’essere umano. Disporre di un software capace di reperire informazioni molto rapidamente da un’immensa banca dati è sicuramente di grande utilità.

La domanda sorge spontanea: le IA sarebbero uno strumento conoscitivo valido nella filosofia kantiana?

Il limite nel pensiero kantiano

Il “limite” che Kant pone alla conoscenza umana è sicuramente centrale per rispondere al nostro interrogativo.

Kant distingue tutto ciò che fa parte della realtà in fenomeno (ciò che si manifesta) e noumeno (la cosa in sé). Tramite il nostro Io possiamo analizzare in modo efficace il fenomeno, ma il noumeno è destinato a rimanere ignoto poiché totalmente inosservabile. L’uomo può analizzare soltanto ciò che riesce ad osservare, quindi il suo sguardo resta “superficiale”.

Le IA operano tramite algoritmi ideati dall’essere umano. Immaginate di provare a creare qualcosa che possa ragionare tramite un Io che gli è stato fornito da noi. Come possiamo pretendere che ciò ci conduca ad un maggiore livello di comprensione riguardo ciò che ci circonda? La convinzione che le IA possano essere una fonte esatta ed indispensabile di conoscenza è un’illusione che porta l’uomo a credere di potersi servire di un mezzo artificiale per comprendere la natura delle cose.

Gli altri strumenti in mano all’uomo

Va detto che le IA non sono l’unico strumento che l’uomo utilizza per comprendere ciò che lo circonda. Tutte le scienze “esatte”, le scienze “della natura” (Matematica, Fisica, Chimica ecc.) si sono rivelate un potente ed efficace strumento in mano all’uomo per comprendere ed analizzare ciò che avviene nella vita di tutti i giorni.

Anche le già citate scienze sono effettivamente fatte di calcoli ed approssimazioni basati su una fitta rete di convenzioni stabilite nel corso dei secoli. Ciò non le rende, però, meno valide per analizzare la natura.

La cosa essenziale è che l’uomo utilizzi questi strumenti nella totale consapevolezza di essi: non posso chiaramente affidarmi a calcoli di tipo matematico per rispondere a domande di tipo esistenziale. Come per ogni strumento, rendere la Scienza l’unica entità in cui si ripone una fede cieca si potrebbe rivelare un errore madornale.

Il punto di incontro

Proprio come Kant ha posto ogni cosa sotto giudizio presso il tribunale della ragione, anche noi dobbiamo essere capaci di utilizzare nel modo giusto ogni nostro strumento.

Arricchire la propria conoscenza nozionistica tramite le IA può essere un grande aiuto. Il nostro compito è quello di approfondire tali nozioni, ragionarci su, interpretarle e metterci del nostro. Rendere “soggettive” le nozioni acquisite tramite lo studio e la lettura è fondamentale per evitare un mondo in cui tutto è monotono.

Non possiamo monopolizzare il sapere riponendo ogni nostra fiducia nelle IA, possiamo però utilizzarle per arricchire le nostre conoscenze di base da approfondire successivamente.

In conclusione, sarebbe proprio utile, al giorno d’oggi, avere un KantGPT che possa effettuare una nuova Critica della ragion pura riguardante i metodi conoscitivi delle IA.

Taobuk 2024: i protagonisti e gli eventi in programma

Anche quest’anno, torna Taobuk, emblematico festival culturale della città di Taormina.

Nato dodici anni fa dal genio creativo di Antonella Ferrara, ora presidentessa e direttrice artistica dello stesso, il Taobuk è sempre stato intima espressione del fare arte. Un luogo di incontro fra letteratura, scienza e filosofia, ma anche musica, legalità, spettacolo e tanto altro, dove il confronto è ben accolto e la libera conoscenza e divulgazione sono solidi baluardi e motivo di orgoglio.

Negli anni, il festival ha proposto una serie di topic, tramite cui coagulare l’impegno attivo di varie personalità autorevoli.

Mentre nel 2023, abbiamo visto l’evento portare avanti disparati interventi, mostre, tavole rotonde e spettacoli incentrati sulla tematica della libertà, nel 2024, Taobuk presenta: Identità.

Per capire chi siamo – e perché siamo – il passaggio fondamentale è uscire da se stessi, percorrendo quella straordinaria esperienza che è la conoscenza e accettazione dell’altro. Vivere nella consapevolezza che non c’è identità senza alterità significa contribuire a piantare il seme del rispetto reciproco e plurale. È la vera grande missione della Cultura.

riporta la sinossi del programma.

Tramite grandi pensatori, Taobuk intende quindi veicolare un importante messaggio, cruciale alla luce delle recenti – e sanguinose – vicissitudini che hanno afflitto il panorama globale negli ultimi anni: ogni identità ha diritto di esistere ed estrinsecare se stessa, senza per questo limitare la libera espressione delle altre.

L’identità è un’impronta che non cancella quelle degli altri.

Bisogna riconoscerla, accettarla, accoglierla e rispettarla. È la sola speranza che ci rimane per non fare di ogni incontro uno scontro.

Questa edizione guarda all’ identità non come “io” ma come “noi” e pertanto identità che si pone coraggiosamente in relazione con l’altro, che accetta le diversità, che privilegia la capacità di ascolto, nella consapevolezza che si può affermare e difendere la propria identità senza dover ritenere che l’altro, il diverso da noi, costituisca una minaccia.

La XIV edizione inizierà giovedì 20 giugno e proseguirà fino alla giornata del 24. Fra gli oltre duecento ospiti d’eccezione, ricordiamo personaggi del calibro di Marina Abramović, Alessandro Baricco, Luciano Fontana, Jon Fosse e Ferzan Özpetek.

 

Eventi che segnaliamo: 

  • Giovedì 20 giugno, ore 18.00, giardino Palazzo Duchi di Santo StefanoQuanto è arrogante questo Occidente, con protagonista Piergiorgio Odifreddi.
  • Venerdì 21 giugno, ore 10.00, Palazzo CorvajaL’eterno divenire delle identità, intervento di Roberta Scorranese.
  • Venerdì 21 giugno, ore 11.00, Palazzo CorvajaIdentità come arma geopolitica, con Viviana Mazza, David Scharia, Roger Hearing, Alessandro Sallusti e Alessandro De Pedys.
  • Sabato 22 giugno, ore 10.00, Palazzo CorvajaQuale futuro?, ospiti Massimo Sideri e Andrea Prencipe.
  • Sabato 22 giugno, ore 15.00, Palazzo CorvajaAlgoritmi e lotta di classe, Paolo Landi in dialogo con Giuseppe De Belli.
  • Domenica 23 giugno, ore 12.00, Palazzo Duchi di Santo StefanoLe infinite possibilità di essere altro, con Fernando Arambaru.

Come ogni appuntamento, il sabato, giorno 22, si terrà presso il Teatro Antico la serata di Gala e la presentazione dei vincitori dei Taobuk Award. 

 

Un’ottima occasione per gli studenti di Unime per prender parte a questo prodigioso divenire e fluire di idee.

 

 

 

Fonte: https://www.taobuk.it/wp-content/uploads/2024/06/LOW_Programma-generale_12-giu.pdf

Mens Sana in Corpore Sano: la relazione fra mente e corpo

Comprendere il significato dell’esistenza della stretta relazione fra mente e corpo ha rappresentato uno dei più grandi misteri di interesse per gli studi filosofici durante i secoli.
Il ruolo appartenente alla psiche nel determinare l’insorgenza delle implicazioni fisiche venne preso in considerazione dalle scienze mediche solo posteriormente.

Dualismo Corpo-Mente

Fin dagli albori delle indagini sull’animo umano è nata la contrapposizione tra la teoria encefalocentrica e quella cardiocentrica.
Il cardiocentrismo fu una teoria filosofica sostenuta da Aristotele, il quale considerava il cuore sede dell’anima umana e responsabile delle funzioni mentali, sensitive e motorie.
Ben presto si contrappose al cerebrocentrismo sostenuto da Ippocrate e successivamente da Galeno. La teoria identifica il cervello come sede della coscienza, responsabile delle attività sensitive e motorie.

La dimensione psichica del dolore influenza il corpo

Il dibattito aperto da Cartesio sulla descrizione meccanica delle strutture e delle funzioni organiche ha assunto connotazioni puramente materialistiche, ascrivendo definitivamente la localizzazione delle funzioni psichiche al cervello.

Le Passioni dell’Anima (1649) fu una delle ultime opere di Cartesio e venne dedicata alla principessa Elisabetta di Boemia che era molto malata e la cui malattia, secondo il filosofo, rappresentava la conseguenza dell’afflizione dell’anima.

In quest’opera Cartesio connota le passioni come inscindibili dall’essere umano e classifica non solo le loro cause, ma i loro effetti espressi attraverso il corpo.

Le Emozioni nella Genesi dei Comportamenti

A fine carriera Charles Darwin pubblicò L’Espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali (1872) riportando l’origine biologica delle emozioni.
Le emozioni agiscono tramite la motivazione rendendo possibile l’inizio di un movimento necessario per riportare l’organismo alle condizioni di sicurezza ed equilibrio fisico.

I comportamenti per evitare o scappare da un pericolo si sono evoluti per rendere un organismo competitivo in termini di sopravvivenza.
Ma in modo inappropriato una fuga prolungata o un comportamento di evitamento potrebbero mettere l’animale in una condizione di svantaggio.

Se un organismo si sente continuamente minacciato nella propria sopravvivenza, le sue energie non potranno essere impiegate per nutrirsi, curarsi e riprodursi.

Le Emozioni agiscono nella Comunicazione

Le emozioni agiscono nella comunicazione fra gli individui, intervengono nelle dinamiche relazionali caratterizzando il linguaggio non verbale tramite i movimenti del viso e dei muscoli del corpo.
La comunicazione dello stato emotivo tramite la postura e la mimica facciale segnala le proprie intenzioni agli altri e genera in loro una reazione.

La Regolazione del Sistema Nervoso Autonomo

La miriade di variazioni, oscillazioni e segni che si possono notare in modo istintivo nell’interlocutore durante una conversazione, ad esempio i movimenti oculari o il cambio di tono della voce, unitamente alle proprie fluttuazioni interiori, come il battito cardiaco, la salivazione e il respiro, sono prodotte dalla sincronia di un unico sistema regolatore: il Sistema Nervoso Autonomo.

Il Sistema Nervoso Simpatico provvede ad accelerare le funzioni del corpo e a consumare energia per le reazioni necessarie a far funzionare l’organismo.
Il Sistema Nervoso Parasimpatico funge da freno e risponde allo stimolo dell’autoconservazione.

La denominazione di Sistema Nervoso Simpatico “sym pathos” venne attribuito quasi duemila anni fa da Galeno che ne osservava il funzionamento tramite le emozioni.
Infatti, come osservato da Darwin, il Sistema Nervoso Simpatico è responsabile della regolazione dell’arousal. Davanti a un pericolo permette la genesi dei comportamenti contrapposti di attacco e comportamento evitante, espresso tramite la fuga.
Porta il sangue ai muscoli per le azioni rapide, sollecita il rilascio di adrenalina da parte delle ghiandole surrenali che agisce sull’aumento del battito cardiaco e della pressione sanguigna.

Il Sistema Nervoso Parasimpatico promuovendo la secrezione di acetilcolina costituisce il freno inibitorio dell’arousal.
La sua azione permette il rilassamento dei muscoli, il rallentamento del battito cardiaco e il ritorno ad una frequenza respiratoria normale; accelera la digestione e la cura delle ferite.
Le osservazioni di Darwin lo riconducono alle funzioni autoconservative, di accudimento, protezione e accoppiamento.

La Teoria Polivagale

Le osservazioni condotte da Charles Darwin hanno ispirato gli studi neurofisiologici e neuroanatomici sul Sistema Nervoso Autonomo, portando all’elaborazione della teoria polivagale da parte di Stephen Porges che la presentò nel 1994.

L’indagine dei circuiti vagali ha portato alla conoscenza del loro ruolo nel determinare la condizione di “sentirsi al sicuro“, intervenire nella percezione dello spazio peripersonale e del coinvolgimento sociale.
Sentirsi al sicuro favorisce il mantenimento dell’omeostasi, il principio per cui ogni costituente degli esseri viventi deve trovarsi in equilibrio per poter svolgere correttamente le sue funzioni.

Il Nervo vago con le sue diramazioni è responsabile di tre stati fisiologici che intervengono quando viene turbata l’incolumità. Il ramo vagale ventrale complesso (VVC) è frutto dell’evoluzione verso la costruzione da parte delle specie di una vita di relazione.
Infatti, durante le difficoltà, la richiesta di supporto tramite il coinvolgimento relazionale rappresenta il primo livello di risoluzione del pericolo, se l’ottenimento di aiuto da parte delle persone care risulta inefficace, l’unica strategia per la sopravvivenza rimane la più primitiva di attacco o fuga.
Se si è intrappolati e non si riesce a fuggire interviene il meccanismo di “freezing”, congelamento, in cui l’organismo cerca di preservarsi “spegnendosi” consumando il minor quantitativo di energia possibile.

Porges ha coniato il termine “neurocezione” per descrivere la capacità di valutare il rischio e la sicurezza, insiti nell’ambiente di ognuno di noi.

Quando un evento traumatico non viene elaborato correttamente e non viene ristabilita la condizione di sicurezza nell’integrazione fra corpo e mente si esperisce una neurocezione fallace che provoca l’asincronia nella regolazione delle risposte comportamentali automatiche.

Costanza Brunati

Le monde. Description du corps humain. Passions de l’âme. Anatomica. Varia – Oeuvres de Descartes (vol. XI) (1897-1913)

Le Passioni dell’Anima – Renato Cartesio (1649)

Il Corpo Accusa il Colpo – Bessel Van der Kolk (2015)

The Expression of the Emotions in Man and Animal – Charles Darwin (1872)

Polyvagal Theory: A Science of Safety, Stephen W Porges, Front Integr Neurosci (2022)

Vecchie ossa, nuovi animali

Il mondo della paleontologia, così come quello della scienza in generale, è in continua evoluzione. Animali che abbiamo imparato a conoscere nel corso degli anni possono, di colpo, cambiare fisionomia e diventare qualcosa di completamente diverso.

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I fossili cambieranno sempre ai nostri occhi

D’altronde è davvero poco quello che può riemergere dai fossili che arrivano a noi: resti frammentati di organismi che non hanno, spesso, nessun legame con gli esseri viventi di oggi.
Pensiamo ad un animale con l’Hallucigenia: sembra un verme ma capire dov’è l’inizio del suo corpo e dov’è la sua fine non è stato semplice, così come capire se le punte che lo ricoprivano fossero le sue zampe o se si muovesse con i tentacoli sul lato opposto del suo corpo. Si tratta, forse, del caso più emblematico di enigma paleontologico, e ci aiuta a capire perché dare un’identità fissa ad un fossile sia una scelta sbagliata.

L’evoluzione dell’Hallucigenea. Fonte:HALLUCIGENIA HISTORY

Se si bazzica sull’internet non sarà difficile trovare discussioni di appassionati che prendono spesso posizione sulle nuove scoperte, alleandosi con queste e cancellando dalla loro memoria tutti i processi che hanno portato a ciò.
Considerare corretto e privo di errori uno studio solo perché è stato l’ultimo ad essere pubblicato è un errore sempre più comune ad oggi.

Abbiamo già parlato delle scoperte fatte sullo Spinosauro in un nostro articolo, ma citiamo di nuovo questo dinosauro, perché oggetto di continue modifiche alla sua fisionomia e al suo comportamento.
Il paleontologo Paul Sereno ed il suo team, sono stati gli ultimi a fare modifiche al paper precedente del 2020, riportando questo animale dall’acqua alla terraferma in pianta stabile. Probabilmente non sarà neanche l’ultima volta che rivedremo una reinterpretazione così radicale.

L’evoluzione dello Spinosauro dal 900 ad oggi. Fonte: Reddit

 

Le nuove scoperte su un predatore marino

L’esempio più recente che abbiamo oggi di analisi che ribaltano un immaginario vecchio decenni è quello del Dunkleosteus, un antico pesce della classe dei placodermi, i primi animali provvisti di mandibola e mascella. Ritrovato negli strati rocciosi appartenenti al Devoniano, viene considerato il pesce col morso più potente mai esistito.
Si tratta di un animale reso famoso dal suo aspetto così diverso dai pesci che vediamo noi oggi. Il fatto che si tratti di uno dei primi animali capaci di mordere davvero fa sì che il suo aspetto sembri molto più primitivo rispetto a quello degli animali a cui siamo abituati: una grande armatura ossea sul cranio, un morso enorme e dimensioni stimate altrettanto grandi.

Sono state proprio queste ultime ad aver subìto un cambiamento un mese fa circa con un paper pubblicato da Russel K. Engelman, studioso del dipartimento di Biologia alla Case Western Reserve University. Il gruppo di animali a cui appartiene l’esemplare studiato si trova, potremmo dire, a metà strada tra pesci cartilaginei (i moderni squali e razze, per esempio) e i pesci ossei e ciò comporta alcune difficoltà nel ritrovamento dei suoi resti: la cartilagine infatti è considerabile un tessuto molle, e così come gli organi interni o il rivestimento esterno al corpo è suscettibile all’azione degli agenti esterni. In poche parole, non arriva integro a noi attraverso la fossilizzazione. Gli unici resti che abbiamo di antichi peschi cartilaginei, infatti, sono spesso i denti che venivano persi di continuo e ricostruiti da questi animali.
Del Dunkleostues abbiamo quindi il capo e ossa della zona toracica. Non abbastanza per capire davvero le dimensioni dell’animale. Di conseguenza, si è finora utilizzato il classico metodo della comparazione con altri animali simili, o considerati tali, ma come in molte altre occasioni ha portato a degli errori dovuti alle differenti proporzioni corporee tra i vari animali.

Immagine del Dunkleosteus. Fonte: Wikipedia

 

Il nuovo metodo di misurazione

Il nuovo studio propone quindi un nuovo metodo di misurazione: mettere in relazione il margine esterno dell’orbita oculare al margine posteriore del capo. Gli studiosi hanno trovato questa misurazione più funzionale nel caso dello studio dei pesci, perché questa è l’area dove si raccolgono, branchie, cervello e orbite: tutti questi elementi sono infatti limitati nelle dimensioni dalla grandezza del resto del corpo. Se le branchie non sono proporzionate agli organi potrebbero non mandare abbastanza ossigeno, e le proporzioni tra testa, rostro e narice sono state utili per capire le abitudini alimentari e comportamentali di moltissimi animali.

Cranio fossile del Dunkleosteus. Fonte:Wikipedia

Il risultato di questa ricerca? Il Dunkleosteus è passato da una dimensione stimata, in età adulta, di 5-8 metri ad una di 3-3,5 metri.
Questa misurazione riduce l’aspettativa che questo animale non avesse rivali nelle acque del Devoniano ed apre alla possibilità che più predatori abitassero nello stesso habitat.

Conclusioni

Ciò che vogliamo comunicarvi con queste scoperte è la grande malleabilità che dobbiamo dare alle nostre interpretazioni di questi animali. Considerare la ricostruzione di un animale come eterna è sempre sbagliato: ciò che spesso il pubblico non riesce a capire è che gli studi scientifici sono comunque portati avanti da esseri umani, che lavorano a partire dal lavoro di altri loro colleghi cercando di fare congetture e interpretare pochi frammenti di conoscenza per ricostruire intere strutture. E questo vale soprattutto in paleontologia, quando bisogna ricostruire un intero animale partendo da una misera vertebra.

Matteo Mangano

Riferimenti

Dagli studenti per gli studenti: fisica quantistica: contro natura?

La fisica quantistica consente di conoscere le leggi che regolano l’infinitamente piccolo giungendo a un intimo grado di comprensione della natura. Ci aspetteremmo una sorta di continuità con ciò che osserviamo nel mondo macroscopico, che il sostanziale funzionamento del mondo fosse il medesimo. Eppure non è così. Questi aspetti fanno emergere un’immagine opposta alle conoscenze della natura visibile. Siamo quindi si fronte a qualcosa “contro natura”?

Elenco dei contenuti

Funzione d’onda

 

Fluttuazione statistica della funzione d’onda. Fonte

 

La prima differenza nello studio della meccanica quantistica, rispetto a quella classica, la troviamo nell’approccio al sistema, ovvero l’ambiente in cui si svolge l’esperimento. Accade che la realtà può essere descritta da una equazione chiamata “funzione d’onda”. I modi per interpretare questa equazione differiscono da quelli conosciuti nella fisica classica. L’obiettivo dello studioso per descrivere il mondo quantistico è quello di ricavare l’evoluzione della funzione d’onda. Per consentire previsioni sperimentali bisogna ricorrere alla probabilità, poiché matematicamente è l’operazione che permette soluzioni accettabili. Questo perché ancora non ci è possibile ottenere soluzioni esatte da quest’equazione. La probabilità è una grandezza legata alla funzione d’onda stessa. Noi, dunque, non saremo mai in grado di predire dove si trovi la particella, ma sapremo con che probabilità potrebbe occupare una data posizione. La fisica classica c’insegna che possiamo descrivere ogni fenomeno con precisione. Qui, invece, la nostra conoscenza del sistema è differente in quanto non abbiamo più previsioni certe della realtà, ma si basa su dati statistici.

Onda corpuscolo

 

Natura delle particelle. Fonte

 

Le particelle hanno due nature: quella corpuscolare e quella ondulatoria. Ma come è possibile ciò? In fisica corpi e onde sono due oggetti profondamente distinti. La natura corpuscolare è propria dei corpi fisici dotati di massa: di essi si può determinare la posizione, la velocità e l’orientazione nello spazio. Al corpo è associata immediatamente l’idea di volume su cui si basa la definizione aristotelica: “Corpo è ciò che ha estensione in ogni direzione” (Aristotele, Fisica). Le onde, invece, sono perturbazioni che si propagano lungo una direzione trasportando energia o quantità di moto. L’onda appare come un fenomeno fisico “delocalizzato” rispetto alla particella che segue una traiettoria definita. Con l’avvento della meccanica quantistica, però, si assiste all’unificazione dei due fenomeni con l’introduzione del dualismo onda particella e del principio di complementarità. A livello microscopico, dunque, le particelle possiedono anche proprietà ondulatorie e certi tipi di onde possono essere trattate come corpi. Ciò nasce dalla differente risposta che la particella fornisce quando viene effettuato un esperimento singolo o un set con più ripetizioni. Nel primo caso si comporta come un corpo, nel secondo come un’onda. A mettere in luce questa doppia natura fu De Broglie associando alla particella lunghezza d’onda e frequenza, due grandezze tipicamente usate nella descrizione delle onde.

Esperimento di Davisson e Germer

 

Esperimento di Davidsson e Germer. Fonte

 

L’esperimento di Davisson–Germer fornì un’importante conferma dell’ipotesi di de Broglie circa la coesistenza di una doppia natura nelle particelle. L’esperimento consiste nel far incidere elettroni su un muro nel quale sono state praticate due fenditure. Al di là delle stesse, si trova uno schermo che consente di rilevare il punto colpito dalla particella. Il risultato mostra una figura di interferenza, ovvero un pattern diverso da quello previsto che prevede la sovrapposizione delle onde, tipicamente associato a fenomeni ondulatori. Se avessimo studiato delle particelle seguendo la fisica classica e non quella quantistica avremmo trovato una distribuzione statistica differente, ovvero una distribuzione gaussiana, anziché due in corrispondenza delle fenditure. Ciò avviene, però, finché non si sa da che fenditura passa la particella. Quando abbiamo quest’informazione la distribuzione statistica cambia. Ciò è dovuto al fatto che stiamo interagendo con il sistema e, di conseguenza, lo modifichiamo. Si tratta del collasso della funzione d’onda.

Funzioni d’onda. Fonte

Tale concetto è del tutto nuovo. In meccanica classica, infatti, la presenza o meno dello sperimentatore non modifica la natura dell’evento.

Gatto di Schrödinger

 

Esperimento di Shrodinger. Fonte

 

Questo nuovo concetto è espresso in maniera semplice dal paradosso del gatto di Schrödinger. Fu ideato da Erwin Schrödinger per illustrare il principio di incertezza della meccanica quantistica. Questo sostiene che è l’osservatore a determinare le caratteristiche della particella esaminata. Il suo scopo era evidenziare la debolezza di tale interpretazione, ma finì per diventarne uno dei più noti simboli poiché rappresenta in modo intuitivo gli aspetti più macchinosi della teoria. Supponiamo di avere un gatto chiuso in una scatola dove un meccanismo può fare o non fare da grilletto all’emissione di un gas velenoso. Per entrambe le situazioni la probabilità che il gatto viva o muoia è esattamente del 50%. Secondo Schrödinger fintanto che la scatola rimane chiusa il gatto si trova in uno stato indeterminato: sia vivo sia morto. Solo aprendo la scatola questa “sovrapposizione di stati” si risolverà. Può sembrare paradossale, ma il senso è che l’osservatore determina il risultato dell’osservazione stessa. Tale interpretazione della fisica ha portato a numerosi assunti che sembrano in completo contrasto con le evidenze che la realtà ci da ogni giorno. Si è giunti a chiedersi, vista l’importanza che la meccanica quantistica sembra conferire all’osservatore, se il mondo esisterebbe ugualmente anche se nessuno lo guardasse.

Conclusioni

Il mondo della meccanica quantistica è un continuo moto subatomico di cui conosciamo, tramite gli esperimenti, singoli istanti.  Questa piccola realtà sfugge. Le particelle saltano da una posizione all’altra o si trovano in uno stato di paradossale incertezza. La natura stessa di questa teoria è del tutto nuova e ci da un approccio alla realtà differente da quello a cui siamo abituati. Per questi motivi la sua interpretazione ancora oggi è causa di controversie. Ad ogni modo vale la pena sforzarsi per il piacere di conoscere e capire questo piccolo mondo oscillante.


Alessia Sturniolo

 

 

Bibliografia

Borse di studio: il programma di “Idea-Azione”

Il programma di ricerca “Idea-Azione”, giunto alla sua X edizione, per l’Anno Accademico 2022/2023 mette a disposizione tre borse di studio. A chi è rivolto il progetto ? Ai possessori della laurea magistrale in Scienze Umane e sociali.  L’ambizioso progetto è promosso dall’Istituto “Pedro Arrupe” ed finanziato dal programma Sylff della TFPR. Il programma di ricerca “Idea – Azione” è ideato e coordinato da Massimo Massaro, presidente del Sylff Steering Committee presso l’Istituto Arrupe. Da oltre trent’anni l’Istituto Arrupe, unica fonte in Italia, è composto attualmente da quasi 70 Università e Centri di ricerca presenti in quasi 50 paesi al mondo.

Progetto “Idea Azione” / Di che tipo di attività si tratta?

Lo scopo dell’Istituto Arrupe è quello di richiamare l’attenzione dei giovani ricercatori e potenziali leader volenterosi di mettersi in gioco con le attività promosse nel percorso dell’Istituto Arrupe “GenerAzioni”. Infatti, quest’ultime si combinano perfettamente nel percorso dell’offerta formativa. Spaziando tra tematiche come l’etica, la filosofia, l’antropologia, la giustizia fino ad arrivare argomenti come la comunicazione e l’economia, i candidati potranno scegliere un’area tematica a propria scelta tra le seguenti aree.

Si precisa che i candidati vincitori dovranno iscriversi e seguire a tempo pieno tutte le attività ed i corsi di “GenerAzioni”, sostenendo le verifiche previste dal programma di ricerca “Idea-Azione”. Il mancato rispetto dei termini previsti dallo scadenziario può comportare l’esclusione dal programma di ricerca. inoltre, il luogo scelto dal programma di ricerca è la Sicilia.

Fonte: freepik.com

Progetto “Idea Azione”/ In cosa consistono le borse studio?

I vincitori della borsa di circa potranno vince fino 16.666$, successivamente convertiti in euro nell’atto del bonifico. Il termine ultimo per per poter presentare la domanda è il 24 febbraio 2023 alle ore 13.  Quali sono i requisiti per poter partecipare? I tre requisiti sono: essere residenti in Sicilia, possedere almeno un diploma di Laure Magistrale ed essere nati dopo il 2 Gennai0 1988. Inoltre, si rende noto che tutti coloro i quali hanno precedentemente vinto una borsa di studio finanziata dal  medesimo programma di ricerca, saranno esclusi.

I documenti utili per poter partecipare al bando, sono i seguenti:

Per poter accedere al bando: clicca qui.

Alla domanda di partecipazione, invece, clicca qui.

Invece, per progetto di ricerca, clicca qui

Autocertificazione 

Per qualsiasi altra informazione è possibile contattare l’Istituto di Formazione al seguente link oppure inviando un’email al contatto: info@istitutoarrupe.it

 

Gaia Ilacqua

Spermatozoi in ”carenza”: sarà un mondo di sole femmine?

L’importanza degli spermatozoi  per la determinazione del sesso della prole è significativo, in quanto, i gameti prodotti dalle gonadi maschili (i testicoli), andando a fecondare la cellula uovo (derivata dalle gonadi femminili, le ovaie), permettono mediante un articolato processo genetico di ottenere l’assetto cromosomico XX, fenotipicamente identificato con il sesso femminile, o XY, maschile.

Indice dei contenuti

  1. Spermatogenesi e spermiogenesi
  2. Maturazione dei gameti
  3. Struttura
  4. Ridotta produzione di spermatozoi, possibile causa di infertilità
  5. Conclusioni

Spermatogenesi e spermiogenesi

La gametogenesi è un processo che avviene nelle gonadi, mediante il quale si formano i gameti. Nel caso di quella maschile si parlerà di spermatogenesi. Gli spermatozoi derivano dalle cellule germinali (diploidi) o spermatogoni, che verranno prodotti attraverso un processo meiotico e di differenziamento. Negli individui di sesso femminile, invece, si parla di oogenesi o ovogenesi. Questo porterà alla produzione di cellule uovo che, durante il ciclo ovarico, si preparano ad essere fecondati fino a portare alla nascita del prodotto del concepimento. In caso di mancata fecondazione, l’ovulo viene rilasciato all’esterno della vagina determinando le mestruazioni.

www.chimica-online.it

Maturazione dei gameti

La maturazione dei gameti maschili avviene nei tubuli seminiferi, che sono costituenti del parenchima. Qui ogni cellula del Sertoli si trova ad avvolgere gli spermatozoi in maturazione. La maturazione degli spermatozoi avviene a partire dalla cellula germinale maschile, la quale andrà incontro a mitosi, producendo così due spermatogoni. Dopo un’ulteriore divisione verranno prodotti gli spermatociti primari. Questi ultimi, in un processo a cascata, maturano diventando spermatociti secondari, spermatidi aploidi (in numero pari a 4), fino a diventare spermatozoi.

www.unmedicopertutti.it

Struttura

Gli spermatozoi sono costituiti da una testa, un collo, una porzione intermedia e dalla coda, un vero e proprio flagello che ha come unità funzionale l’assonema costituito da microtubuli. Il flagello permette la motilità dello spermatozoo, funzionale al passaggio all’interno del canale vaginale fino al raggiungimento dell’utero e delle Tube di Falloppio.
Un altro fattore importante per la produzione degli spermatozoi è il sistema ormonale. Tutto parte dall’ipotalamo che, secernendo l’ormone GnRH (Gonadotropin Releasing Hormone), andrà a stimolare l’ipofisi anteriore che produrrà altri ormonichiamti gonadotropine FSH e LH. Il primo stimola le cellule di Sertoli, cellule dei tubuli seminiferi che sostengono le cellule germinali, per l’avvio della spermatogenesi, mentre il secondo stimola le cellule di Leydig, deputate alla produzione di testosterone, il quale è coinvolto nel processo di maturazione degli spermatidi.

it.bee-potent.com

Ridotta produzione di speramatozoi, possibile causa di infertilità

Alcuni studi mettono a confronto analisi di diversi periodi storici facendo emergere come il problema della riduzione di spermatozoi è collegato direttamente all’infertilità maschile. Inoltre, dal duemila ad oggi, si è visto come la produzione di spermatozoi si sia ridotta dell’oltre 50%, testimoniata da una raccolta statistica pubblicata su Oxford Academic.
Quali cause, allora, posso essere prese in considerazione?
Le cause della riduzione spermatica possono essere ricondotte sia a condizioni esterne che interne: per condizioni interne si fa riferimento a problemi genetici, alterazioni dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi, facendo riferimento all’ipogonadismo che causa una lenta maturazione delle cellule germinali oltre a problemi legati anche al DNA spermatico.
Come fattori esterni si potrebbe far luce su una problematica evidente e tanto dibattuta come il cambiamento climatico, o ancora l’abuso di tabacco e la dipendenza da esso, l’uso di sostanze chimiche pericolose, tutti elementi che inibiscono la produzione e la motilità degli spermatozoi stessi.
Come può allora essere preservata la fertilità maschile? La fertilità maschile può essere valutata mediante lo spermiogramma, che permette l’analisi del contenuto spermatico, mentre può essere preservata migliorando le proprie abitudini e stile di vita, attuando diete sane ed evitando contatti ravvicinati delle gonadi con fonti di calore.
A tal proposito, perchè le gonadi maschili stanno all’esterno del corpo mentre quelle femminili all’interno? Affinchè possa avvenire la produzione degli spermatozoi è necessario che la temperatura sia più bassa rispetto a quella corporea che si aggira in torno ai 37 C°.

Conclusioni

Parlando di cause interne al problema, si potranno risolvere nel momento in cui la ricerca farà il suo percorso prevenendo danni genetici. Anche il cambiamento climatico è un qualcosa che sta ponendo a serio rischio non solo la riduzione della produzione degli spermatozoi e la procreazione, ma anche la salute della popolazione che deve far fronte a problemi, forse, mai esistiti prima di questo momento.
Quindi ciò che ci sentiamo di ricordare è proprio di iniziare da ciò che ci circonda per migliorare la qualità della vita, e soprattutto finanziare la ricerca per un futuro migliore.

Elisa Bentivogli

 

Bibliografia

https://academic.oup.com/humrep/article/13/suppl_1/1/788755?login=false

https://www.metabolismjournal.com/article/S0026-0495(17)30330-X/fulltext

https://academic.oup.com/biolreprod/article/104/3/508/5999903?login=false

https://www.focus.it/scienza/salute/fertilita-maschile-in-calo-il-numero-di-spermatozoi

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/mesh?term=Hypogonadism

https://link.springer.com/article/10.1007/s00120-021-01537-1

 

 

 

Tatuaggi: tra vecchie incertezze e nuove frontiere

I tatuaggi, visti come espressione del proprio essere, altro non sono che dei pigmenti esogeni introdotti nella pelle per realizzare una decorazione permanente. Grazie a questa pratica di “autoespressione”, si sono sviluppate nuove colorazioni per rendere ancora più appariscenti i tatuaggi.
Ma quanto possono essere tossiche queste sostanze per il nostro corpo?
Come migrano al suo interno? Tutto ciò può essere spiegato tramite alcune ricerche, che riguardano la tossicità di questi pigmenti, e non solo.


Indice dei contenuti

  1. Storia
  2. Composizione dei tatuaggi e reazioni avverse ad essi
  3. Avvertenze
  4. Laser: nuovo utilizzo per la rimozione dei tatuaggi
  5. Nuove frontiere 
  6. Conclusioni

Storia

L’etimologia della parola “tatuaggio” può essere associata all’onomatopea “tau-tau”, come se si volesse indicare il “battere su un qualcosa”, in questo caso sulla pelle. Tale termine è stato riportato da J. Cook in seguito ad uno dei suoi viaggi sull’isola di Tahiti. Tra le culture che hanno fatto del tatuaggio una tecnica pittorica, parte delle sue credenze e del suo costume, è quella Tahilandese. Da questa l’Occidente ha preso spunto, sviluppando tecniche più innovative lontane dal fattore culturale e religioso Tahilandese.

Tipico tatuaggio tailandese. Fonte: happyviaggithailandia.com

Composizione dei tatuaggi e reazioni avverse ad essi

L’inchiostro è la base per realizzare i tatuaggi, i quali sono composti da pigmenti associati ad additivi. In un primo momento si è pensato che le reazioni allergiche al tatuaggio fossero dovute all’introduzione dei pigmenti nel derma ma, dalle ultime scoperte pubblicate su Particle and Fibre toxicologysi è visto come queste fossero correlate all’utilizzo dell’ago e al rilascio di quantità di metalli in maniera impercettibile. Le reazioni correlate al tatuaggio possono presentarsi durante l’applicazione dei pigmenti a livello cutaneo o in un periodo successivo ad essa. Inoltre, le reazioni di ipersensibilità, possono presentarsi in modo non immediato e anche dopo diversi anni. Ciò avviene perché il nostro corpo è in grado di assorbire le sostanze, le quali migrano attraverso il torrente ematico andando ad interagire con le cellule sane.

Avvertenze

Prima di ogni applicazione devono essere valutate le condizioni del derma e, inoltre, la strumentazione deve essere opportunamente sterilizzata prima di ogni utilizzo. Infatti, l’ago dei tatuaggi va a penetrare la barriera cutanea, andando ad invadere la prima delle barriere fisiche del nostro sistema immunitario. Tutte queste condizioni, se non valutate in maniera corretta, potrebbero causare l’insorgenza di infezioni, neoplasie (in quanto i costituenti degli inchiostri si ritiene che siano sostanze cancerogene) e complicanze neurosensoriali (prurito, dolore).

Tatuaggio in lavorazione. Fonte: moroccoworldnews.com

Laser: nuovo utilizzo per la rimozione dei tatuaggi

Il Laser Q-Switched è una tecnica innovativa, sviluppatasi negli ultimi anni, e che permette la rimozione totale del tatuaggio. Tale tecnica ha sostituito le preesistenti procedure di rimozione, le quali risultavano dannose. Tra queste ricordiamo l’abrasione cutanea, tecnica che permetteva di scavare fino in fondo al livello cutaneo, o ancora alcune tecniche chirurgiche che portavano ad un risultato non abbastanza soddisfacente quanto quello ottenuto attraverso l’utilizzo del Laser. Infatti, grazie a quest’ultimo, si ha la possibilità di ottenere un miglior risultato, effettuando difatti varie sedute proporzionate all’intensità del pigmento precedentemente applicato, alla profondità a cui è penetrato e da quanto tempo è stato realizzato.
Il principio sul quale si basa è quello della fototermolisi. Ciò consiste nell’azione di fotoablazione superselettiva grazie all’emissione di un raggio di luce per una durata di tempo di pochi nanosecondi. In questo modo, l’effetto del raggio, si concentra solamente sulle particelle di pigmento bersaglio, mentre lo strato più esterno della cute non subisce alcun danno. Inoltre, a seconda del pigmento e i paramenti precedentemente illustrati, è possibile calibrare la potenza del raggio, così da danneggiare le particelle del pigmento in modo che l’organismo le possa riassorbire e degradare.

Struttura di un laser Q-switched www.researchgate.net

Nuove frontiere

Nella pubblicazione ad opera di alcuni ricercatori della State University of New York, condotta su 56 campionari di colori, utilizzati per l’inchiostro dei tatuaggi, si è dimostrato come l’esposizione del tatuaggio alla luce possa modificare la struttura chimica dei composti, che in seguito potrebbero diventare cancerogeni. Essi possono sviluppare mutazioni tali da causare danni al derma.

Conclusioni

La proposta emanata dall’UE a seguito delle numerose segnalazioni derivanti dalla cancerogenicità del tatuaggio, e all’insorgenza di infezioni e reazioni cutanee da parte dell’organismo, è quello di cercare dei coloranti che non producano reazioni avverse come quelli attualmente in commercio.
L’espressione di sé tramite i tatuaggi ha una storia che ci riporta al periodo della preistoria, e preservare questo tipo di cultura, è necessario tanto quanto preservare la vita dell’individuo stesso.

Elisa Bentivogli

 

Bibliografia

https://jamanetwork.com/journals/jamadermatology/article-abstract/1829611

https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1752928X20301293?via%3Dihub

https://www.focus.it/cultura/storia/tatuaggi-millenaria-voglia-di-marchiarsi

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26940693/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26211826/https://www.karger.com/Article/FullText/369236

https://www.focus.it/scienza/salute/allergie-tatuaggi-non-solo-colpa-inchiostro

https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0755498220300373?via%3Dihub

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/11702617/https://www.sciencedaily.com/releases/2022/08/220824103100.htm

Train The Brain: prevenire il declino cognitivo

“Mens sana in corpore sano” dicevano i latini. Niente di più vero! Che l’attività fisica fosse un fattore fondamentale nella neuroprevenzione non lo scopriamo di certo nel 2022.
Da dieci anni viene svolto un progetto (che coinvolge centinaia di soggetti anziani dai 65 agli 89 anni) che ha come primi autori Gaia Scabia di Cnr-Ifc e dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Università di Pisa e Giovanna Testa del Laboratorio di biologia della Scuola normale superiore e coordinato dal Professore Lamberto Maffei, chiamato Train the Brain“. 

 

Indice dei contenuti

  1. Cosa accade con l’invecchiamento
  2. Come mai le chemochine?
  3. Perché il sistema immunitario?
  4. Lo studio nel modello murino
  5. Risultati dello studio
  6. Conclusioni

Cosa accade con l’invecchiamento

L’interesse di questo progetto è quello di comprendere come i meccanismi molecolari neurobiologici funzionino in relazione all’interazione con l’ambiente, facendo impegnare i soggetti in attività fisiche e mentalmente impegnative. Tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione con Marco Mainardi del Cnr-In Margherita Maffei dell’Istituto di fisiologia clinica (Cnr-Ifc).
Particolarmente rilevante, in questo studio, è stato il monitoraggio della concentrazione nel sangue, nei soggetti aderenti al progetto, di una molecola infiammatoria chiamata CCL11/Eotaxin-1, la quale è in grado di attirare gli eosinofili (un componente leucocitario del sangue) e di attraversare la barriera emato-encefalica (BEE), il nostro filtro biologico protettore dei neuroni.
La capacità di questa proteina, definita come chemochina, di attraversare questo scudo biologico, ha conseguenze negative (se in concentrazioni alte) sulla neurogenesi ippocampale e sulla plasticità sinaptica, processi fondamentali per il mantenimento di una buona salute neurologica.

Fonte: wikipedia.org

Come mai le chemochine?

Le chemochine sono importanti tasselli del grande puzzle che compone il sistema immunitario. La loro secrezione è promossa dalla produzione di altre citochine ad opera dei macrofagi o dei linfociti NK, due guerrieri del nostro sistema immunitario. Giocano un ruolo importantissimo le cellule della microglia, popolazione di macrofagi residente nel nostro cervello che produce citochine. Esse favoriscono il rilascio di chemochine e, di conseguenza, se il livello di produzione è elevato rispetto alle normali concentrazioni fisiologiche, si ha un richiamo di leucociti eccessivamente alto con conseguenti processi infiammatori.

Perché il sistema immunitario?

Ma cosa c’entra il sistema immunitario? In condizioni normali, nel nostro cervello avviene spesso una “sistemazione” delle sinapsi, il collegamento tra un neurone e l’altro che rende possibile elaborare o produrre stimoli. Questo turnover sinaptico deve sempre essere mantenuto in equilibrio affinché non si abbia un danneggiamento delle funzioni cerebrali. Un malfunzionamento a carico di questi processi e un aumento del livello di citochine proinfiammatorie agiscono negativamente sulla normale plasticità cerebrale, promuovendo il declino cognitivo.
L’invecchiamento porta ad un aumento di concentrazione di CCL11 a livello ematico che impatta la buone salute del cervello promuovendo il processo di neurodegenerazione. 

Lo studio nel modello murino

Per poter comprendere al meglio gli eventi molecolari dietro questo processo, il progetto Train the Brain è stato ricreato in laboratorio sfruttando il modello murino, anche denominato topo comune, e una tecnica chiamata environmental enrichment (arricchimento ambientale, EE). Questo metodo consiste nel mettere a disposizione dei soggetti un ambiente stimolante con cui essi possono interagire.
L’interazione con l’ambiente è fondamentale nei processi neurologici: allenarci ci fa sentire meno stressati, raggiungere un traguardo ci fa sentire gioiosi mentre fallire ci butta giù.

Risultati dello studio

In effetti, i risultati erano evidenti e significativi! Sia nei partecipanti umani che nel modello murino, le analisi del sangue riportavano livelli di CCL11 molto più bassi dopo diverse sessioni dello studio rispetto a quanto non lo fossero prima. Infatti, nei topi, l’EE ha indotto una plasticità simil-giovanile nei soggetti adulti, mentre nelle popolazioni arricchite ma con livelli di CCL11 mantenuti alti artificialmente, si è osservato uno svantaggio rispetto alla popolazione allevata a livello standard in ambiente arricchito. I risultati più stupefacenti (comunque non troppo nuovi) furono riscontrati nei topi anziani transgenici per alcuni geni induttori dell’Alzheimer. In questi topi malati fu stimolata una più spinta e accesa neurogenesi grazie all’interazione con questo ambiente arricchito e stimolante.

 

Conclusioni

Tutti i processi che coinvolgono emozioni, stati d’animo, semplice benessere psico-fisico, sono il risultato degli stimoli provenienti dall’esterno. L’invecchiamento neuronale, la neurodegenerazione o, malattie neurodegenerative gravissime, come la demenza fronto-temporale o la malattia di Alzheimer, possono essere prevenute grazie ad una vita sana, un’alimentazione giusta, la lettura o lo studio e ad una costante e corretta attività fisica.

Giovanni Bruno

Bibliografia

https://www.lescienze.it/news/2021/09/17/news/una_possibile_chiave_per_contrastare_il_declino_cognitivo-4965645/

https://ihttp://www.ucp.istc.cnr.it/index.php/2012-05-28-21-15-32/il-centro-primati/11-animals/47-l-arricchimento-ambientale-che-cos-e

it.wikipedia.org/wiki/Chemochine

http://www.ucp.istc.cnr.it/index.php/2012-05-28-21-15-32/il-centro-primati/11-animals/47-l-arricchimento-ambientale-che-cos-e