Notte di guerra al confine tra la Striscia di Gaza e Israele. Prevista oggi seduta urgente dell’Onu

Notte di guerra al confine tra la Striscia di Gaza e Israele, dove l’escalation di violenza prosegue ancora oggi con ripetuti lanci di razzi dalla Striscia e raid dell’esercito dello Stato ebraico, che ha annunciato il richiamo di 5mila riservisti, in vista di una guerra che non sarà di breve durata.

Gli ultimi avvenimenti

L’85% dei razzi lanciato da Hamas è stato intercettato mentre circa 200 sono esplosi all’interno della Striscia. Il movimento islamico ha anche cercato di colpire l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, le cui sirene di allarme sono risuonate verso le 6 locali (le 5 in Italia) costringendo la popolazione a correre in locali protetti.

Altri attacchi sono stati segnalati nel sud di Israele, dove le scuole restano chiuse, mentre il traffico ferroviario verso Ashkelon e il sud del Paese è interrotto. Nella località, 26 israeliani sono stati feriti dai razzi, uno dei quali ha centrato un edificio di otto piani. Una razzia già preannunciata dal portavoce dell’ala militare di Hamas, Abu Ubaidah, che aveva dichiarato:  “Se Israele continuerà ad attaccare, trasformeremo Ashkelon in un infernoaggiungendo poiabbiamo lanciato razzi contro Ashkelon a seguito di un attacco israeliano che ha colpito una casa a ovest di Gaza City”.

I razzi lanciati dalla Striscia verso Gerusalemme. Fonte: Ansa.

In risposta l’esercito ha compiuto oltre 500 attacchi contro personale, armamenti e infrastrutture di Hamas e Jihad nella Striscia, uccidendo altri due capi militari: Hassan Kaogi, capo del dipartimento di sicurezza dell’ intelligence militare di Hamas, e il suo vice, Wail Issa, capo del dipartimento di controspionaggio dell’intelligence militare.

Il portavoce delle Forze della sicurezza israeliana, Hidai Zilberman, ha ribadito la volontà di non fermare lo scontro: “Abbiamo un indirizzo chiaro: questo è Hamas. Il gruppo pagherà un caro prezzo per le sue azioni. Risponderemo ferocemente“.

Il bilancio delle vittime

Il Jerusalem Post scrive che sono almeno cinque i cittadini israeliani uccisi dai raid. Il numero delle vittime cresce di ora in ora: a Gaza sono 35 i palestinesi uccisi – tra i quali 12 bambini e tre donne -, e più di 200 persone sono rimaste ferite. Un razzo anticarro sparato da Gaza, rivendicato da Hamas, ha inoltre centrato in mattinata un veicolo israeliano che si trovava nei pressi della linea di demarcazione, provocando tre feriti che versano in condizioni gravissime. Anche nelle gli abitanti delle vicinanze del Kibbutz Netiv a Assarà hanno ricevuto l’ordine di entrare nei rifugi.

Edificio del ministero dell’interno di Hamas, alla periferia di Gaza, distrutto da un raid aereo israeliano. Fonte: Ansa.

Fino agli scontri di ieri invece, il ministero della Salute palestinese ha aggiornato il bilancio a 24 morti, tra cui nove minori dopo gli attacchi israeliani verso Gaza, con un numero di feriti che viaggiano intorno ai 103. Secondo i media di Tel Aviv la morte dei 3 bambini palestinesi a Gaza sarebbe stata invece causata da un fallito attacco da parte di Gaza contro Israele.

La riunione dell’Onu

L’incontro si tiene oggi su richiesta urgente di Cina, Tunisia, Norvegia, Francia, Estonia e Irlanda, che avevano presentato lunedì scorso una bozza di dichiarazione in cui si invitava “Israele a fermare le attività di insediamento, demolizione ed espulsione” dei palestinesi, “anche a Gerusalemme est”. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu, tuttavia, non aveva raggiunto l’accordo per una dichiarazione comune, nonostante i numerosi appelli alla moderazione tra cui quello del Ministro degli Esteri italiano Luigi di Maio.

Arrivata ieri la condanna della Casa Bianca agli attacchi di Hamas contro Israele, Joe Biden ha chiesto ai suoi funzionari di inviare sia da israeliani sia ai palestinesi “un chiaro messaggio teso a far rientrare l’escalation”. Il suo portavoce, Jen Psaki ha aggiunto: “Il sostegno del presidente alla sicurezza di Israele e il suo legittimo diritto a difendersi e difendere il proprio popolo è fondamentale e non verrà mai meno”. Una dichiarazione giunta dopo la telefonata avvenuta nella notte tra Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale di Biden, e il consigliere israeliano Meir Ben Shabbat. Lo stesso Sullivan ha tracciato la strada “verso la restaurazione di una calma sostenibile”, ha detto nel corso del colloquio.

Palazzo dell’Onu dove si riuniranno oggi le autorità internazionali. Fonte: Lindro.it

Anche il segretario dell’Onu Antonio Guterres ha esortato Israele a cessare le demolizioni e gli sgomberi, invitando lo Stato mediorientale alla massima moderazione e al rispetto al diritto della libertà di tenere riunioni pacifiche.

Il Segretario generale esprime la sua profonda preoccupazione per la continua violenza nella Gerusalemme est occupata, così come per i possibili sgomberi di famiglie palestinesi dalle loro case“, ha dichiarato il portavoce Onu Stephane Dujarric.

Gli appelli delle autorità cristiane

La preoccupazione e l’invito a una restaurazione della pace giunge non solo da Papa Francesco, che ha chiesto “soluzioni condivise”, ma anche dai capi delle Chiese cristiane di Terra Santa che si erano detti sbigottiti per la violenza manifestata a Gerusalemme est, formulando un appello alla Comunità internazionale “e a tutti i popoli di buona volontà” a intervenire per mettere fine “a queste azioni provocatorie, così come continuare a pregare per la pace di Gerusalemme”.

Alessia Vaccarella

 

Giorni di fuoco fra Israele e Hamas: i timori di un nuovo conflitto. Ecco cosa sta succedendo

Venti di guerra in Medio Oriente: durante la notte tra ieri e oggi vi è stato un massiccio raid aereo sulla Striscia di Gaza da parte di Israele a seguito del lancio di razzi su Gerusalemme da parte di Hamas (l‘organizzazione palestinese di carattere politico e paramilitare considerata di natura terroristica).

Secondo il ministero della Salute di Hamas a Gaza, nei bombardamenti israeliani sulla Striscia sarebbero state uccise 24 persone, di cui nove bambini; altri 700 palestinesi sono stati feriti negli scontri a Gerusalemme. Secondo l’esercito israeliano, nel bombardamento sono stati colpiti 8 militanti di Hamas.

“Hamas ha varcato la linea rossa e pagherà un duro prezzo “, ha dichiarato Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano.

Le violenze di questi giorni sono considerate le peggiori dai tempi dell’ultima guerra combattuta fra gruppi armati palestinesi e Israele, nel 2014. Alcuni osservatori temono già che nei prossimi giorni le tensioni possano trasformarsi in un vero e proprio nuovo conflitto.

(fonte: la Regione)

 Le origini del conflitto

Una escalation di sangue e paura ha caratterizzato la Giornata internazionale di Gerusalemme, anniversario della conquista della città nel 1967 da parte delle truppe israeliane.

La situazione a Gerusalemme è cominciata a precipitare dal 10 maggio quando, secondo la polizia, migliaia di palestinesi asserragliati sulla Spianata delle Moschee hanno cominciato una fitta sassaiola e lancio di oggetti contro gli agenti in tenuta antisommossa.

La spianata delle Moschee è un sito religioso situato nella città Vecchia di Gerusalemme che, a causa della sua importanza per l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam, è uno dei luoghi religiosi più contesi al mondo. La spianata è caratterizzata da tre imponenti edifici risalenti al periodo omayyade: la moschea al-Aqsa, la cupola della Roccia e la cupola della Catena.

Per cercare di placare le tensioni, le autorità israeliane hanno deciso di impedire l’ingresso sulla Spianata ai fedeli ebrei – per i quali è denominato Monte del Tempio – in occasione del Jerusalem Day, durante il quale la polizia israeliana ha usato anche granate stordenti all’interno della moschea di al Aqsa.

Ad alimentare le proteste la minaccia di sfratto nei confronti di quattro famiglie palestinesi dal quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est. La sentenza della Corte Suprema israeliana sul caso, attesa per la mattina del 10 maggio, è stata rinviata su richiesta del procuratore generale Avichai Mandelblit.

Lo scontro è però ufficialmente degenerato lunedì pomeriggio alle 18 locali (le 17 italiane), quando è scaduto l’ultimatum di Hamas che chiedeva a Israele di ritirare le truppe dalla Spianata delle Moschee.

Al mancato ritiro delle truppe israeliane sono risuonate le sirene di allarme e sono stati lanciati una trentina di razzi su Gerusalemme. In totale, secondo Israele, sono stati lanciati circa 150 razzi contro le città israeliane.

Il portavoce dell’ala militare di Hamas, brigate Ezzedin al-Kassam, ha rivendicato il lancio alla voce di “Gerusalemme occupata”, mentre le Brigate al-Quds, l’ala militare del gruppo terroristico della Jihad islamica, ha rivendicato il lancio verso Sderot. “Si è trattato di una risposta – ha dichiarato – all’aggressione e ai crimini contro la Città Santa e alle prevaricazioni contro il nostro popolo nel rione di Sheikh Jarrah e nella moschea al-Aqsa”

Questo ha scatenato la reazione israeliana portando ad un intenso bombardamento sulla striscia di Gaza, territorio governato di fatto dal gruppo politico-terrorista Hamas. Poco prima di avviare il secondo giro di bombardamenti sulla Striscia di Gaza, il governo israeliano di Benjamin Netanyahu aveva detto che i gruppi armati palestinesi avevano superato la «linea rossa», lanciando razzi contro Gerusalemme, e aveva promesso ritorsioni.

(fonte: ilMessaggero)

È stata avviata un’operazione militare chiamata “Guardiano delle Mura”; il portavoce delle forze armate israeliane (Idf), Hidai Zilberman, ha dichiarato: “Il lancio di razzi contro Gerusalemme è un fatto rilevante che non può passare sotto silenzio. Tutte le opzioni suono sul tavolo, compresa un’operazione di terra“. Ha poi precisato che i bombardamenti aerei contro obiettivi di Hamas sulla Striscia di Gaza dureranno “diversi giorni” e che non si esclude una “ripresa degli omicidi mirati contro i vertici dell’organizzazione palestinese”

Questo invece è il messaggio che il braccio armato di Hamas ha rivolto a Israele, minacciando nuove azioni se continueranno i raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza: “Gerusalemme ci ha chiamato e noi abbiamo risposto alla sua chiamata. Se voi continueremo, lo faremo anche noi”.

Gli effetti del lancio

Gerusalemme brucia, in un’esplosione di violenza che non si vedeva da anni. L’immagine simbolo è quella del vasto incendio che si è sviluppato nel tardo pomeriggio sulla Spianata delle Moschee nei pressi della moschea di al-Aqsa. Secondo quanto riferisce la televisione israeliana Channel 12, alcuni fedeli musulmani volevano lanciare fuochi d’artificio contro i militari israeliani di stanza sul luogo sacro, quando un pezzo di legno, probabilmente un albero, ha preso fuoco facendo propagare le fiamme.

In serata Tel Aviv e varie altre cittadine limitrofe hanno aperto i rifugi pubblici antimissile a causa dello scontro con Gaza e delle possibilità dell’arrivo di razzi. La decisione è stata presa alla luce delle recenti istruzioni dell’esercito che ha inoltre annunciato la “chiusura totale” del valico di Kerem Shalom- un passaggio fondamentale per le merci dirette a Gaza-, bloccando anche l’ingresso degli aiuti umanitari, in risposta al persistere degli attacchi con razzi dall’enclave palestinese sul suo territorio.

https://www.youtube.com/watch?v=U3b2qjAzZxk

Centinaia i manifestanti palestinesi feriti, oltre 200 portati in ospedale e 21 agenti colpiti. L’escalation di violenze ha allertato il mondo intero ed ha suscitato le dure condanne da parte araba.

Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è detto preoccupato “per le continue violenze nella Gerusalemme Est occupata, nonché per i possibili sgomberi di famiglie palestinesi dalle loro case nei quartieri di Sheikh Jarrah e Silwan“. Su Twitter, il diplomatico ha anche definito ”totalmente inaccettabile” il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza verso Israele.

Più tardi è intervenuto anche l’Alto rappresentante Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell: “Il significativo aumento di violenza” in Cisgiordania, nella Striscia di Gaza e a Gerusalemme Est “deve essere fermato immediatamente”

Gli Stati Uniti hanno bloccato una dichiarazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di condanna della situazione a Gerusalemme, durante la riunione di emergenza nella sede dell’Onu a New York. Nonostante il sostegno di 14 dei 15 membri del Consiglio di sicurezza, gli Stati Uniti hanno chiesto tempo per valutare la bozza e alla fine hanno deciso di non appoggiare l’iniziativa.

La Casa Bianca ha comunque espresso “seria preoccupazione” per le violenze, e ha definito “inaccettabile” il lancio di razzi contro Gerusalemme. Di fronte ai timori internazionali, il governo israeliano avrebbe esortato gli Stati Uniti a non intervenire nella crisi.

Grave preoccupazione condivisa anche dal presidente turco Erdogan che ha annunciato: “la Turchia farà tutto ciò che è in suo potere per mobilitare il mondo intero, e soprattutto il mondo islamico, per fermare il terrorismo e l’occupazione di Israele”.

Una situazione che sembra al collasso da secoli e che sembra peggiorare giorno dopo giorno.

Manuel De Vita