Messina, traguardi nella smart mobility! Presto noleggiabile una flotta di mezzi elettrici

Messina ha raggiunto un importante traguardo nel campo della smart mobility! Cioè della mobilità sostenibile e flessibile.
Presto, già nei prossimi giorni o al principio del prossimo mese, la città verrà disseminata da bici e monopattini elettrici, noleggiabili da chiunque a costi esigui.

L’obiettivo dell’amministrazione comunale è mettere Messina al passo di altri grandi centri cittadini d’Italia, creando alternative “futuribili” ai classici mezzi di trasporto. Scopriremo se il progetto sarà all’altezza! Intanto, di seguito, ulteriori informazioni per capirne di più e convincersi, magari, che i monopattini non sono così difficili da guidare.

Messina: più di ottocento mezzi per un piano in grande

Riporta le informazioni LetteraEmme. La mobilità messinese diventerà “smart” grazie all’influsso di ben nove società che, insieme, metteranno a disposizione più di ottocento mezzi (suddivisi in circa seicento monopattini e duecento e-bike). 

L’unica società messinese coinvolta è la “Verde Mercurio”, che è nata due mesi fa proprio allo scopo di introdurre il bike sharing locale e renderà attivi 50 mezzi (36 monopattini e 14 E-Bike) con il marchio “Elerent”.

Rappresentiamo una società messinese che si occupa di micromobilità sostenibile. La nostra azienda offre un servizio di noleggio monopattini a propulsione prevalentemente elettrica e biciclette a pedalata assistita con sistema free floating, modalità adottata nei principali comuni italiani.
Opereremo in tutto il comune messinese. Inoltre nella stagione estiva abbiamo già previsto un integrazione di altri mezzi nei comuni limitrofi.

Ha fatto sapere tramite una nota.

Le altre società coinvolte sono invece: la Ridemovi di Milano, Drivio di Pettoranello del Molise e la Bit Mobility di Bussolengo (operatore attivo a Reggio Calabria) per un totale di 182 monopattini e 139 bici elettriche; la Voi Technology di Milano per 182 monopattini e 14 bici, la Emtransit di Milano per 91 monopattini e 14 bici, Toogo di Patti per 36 monopattini e 14 bici, Lime  per le stesse risorse e Vento per 73 monopattini e 14 bici.

Messina
Monopattini elettrici. Fonte, Pixabay

Ma come funzionerà il nuovo servizio?

Il sistema di gestione dei dispositivi elettrici a noleggio sarà completamente informatizzato. Tramite apposita app, l’utente potrà visualizzare il numero e la locazione dei mezzi, poi eventualmente prenotare, pagare, sbloccare e, al termine dell’utilizzo, ribloccare un mezzo.

Non è previsto un limite temporale di fruizione e il limite spaziale corrisponde al perimetro della città. Il sistema è “free floating” , cioè senza dotazione di attrezzature per custodia, il che permette di lasciare il dispositivo elettrico anche in un punto diverso da quello di prelievo. 

I gestori dovranno garantire un call-center in lingua italiana e inglese a supporto dell’utenza. A loro carico sono anche le spese di ricarica delle batterie. Monopattini e biciclette potranno sostare solo negli stalli riservati a ciclomotori e motocicli.

Non sono ancora state rese note le tariffe di noleggio. In altre parti del Paese comunque si paga un euro per sbloccare un monopattino più una cifra a tempo compresa tra i 15 e i 29 centesimi al minuto. 

Un progetto innovativo… l’attenzione di UniMe 

Sul progetto ci vede lungo anche UniMe! Che ad esso ha voluto dedicare una parte dell’informazione accademica della sua “Scuola Di Eccellenza”. 

La Scuola di Eccellenza promossa dalla nostra Università, giunta nel 2023 alla sua sesta edizione, consiste in una serie di sei percorsi formativi che gli studenti presentanti particolari requisiti di merito possono scegliere di seguire.

Ed è proprio uno di questi percorsi formativi che analizza da vicino il tema della smart mobility, il suo nome è “ICT e sistemi di trasporto innovativi: concept, organizzazione, responsabilità” ed è tenuto dai professori Ingratoci e Villari.

Gabriele Nostro

Messina, cambiano le regole per i locali: è un assist alla movida!

Con l’arrivo dell’estate, ci sarà più caldo, si vivrà più tempo libero, e, a Messina, rinascerà la movida balneare e serale!

In vista delle esigenze per la bella stagione, l’amministrazione ha già emanato delle ordinanze. Quali novità coinvolgeranno la città dal 1°giugno fino al 30 settembre 2023? 

Messina, il contenuto dell’ordinanza: si potrà ballare anche di lunedì

Riporta le informazioni La Gazzetta del Sud. Lo scorso 30 maggio, il sindaco di Messina Federico Basile ha firmato una nuova ordinanza, la numero 105. Questa, rimodulando il contenuto di una precedente ordinanza (la numero 67), ha dettato diverse linee guida e diversi orari per l’attività di intrattenimento musicale negli esercizi pubblici.

Lo scopo dell’atto è evidentemente quello di adeguare le possibilità dei locali notturni alle abitudini sociali che verranno. L’ordinanza, comunque, sembra poter appagare insieme gli animi giovanili, le esigenze degli imprenditori e quelle dei residenti nei pressi dei luoghi della movida.

Il principale stravolgimento presentato dall’ordinanza riguarda la concessione agli operatori del settore di organizzare attività che prevedono musica anche il lunedì.

Oltre questo, è stato sancito che gli esercenti di distributori automatici di bevande h24, dalle ore 19, potranno vendere i loro prodotti da asporto, ma solo attraverso bicchieri monouso e, dalle ore 23 alle ore 7.00, dovranno invece disattivare la distribuzione di bevande alcoliche. 

Inoltre, i gestori degli esercizi commerciali dovranno garantire la presenza, negli ambienti di svago, di appositi contenitori per la raccolta differenziata e dovranno mantenere l’igiene delle aree limitrofe.

Infine, è stata disposta la tolleranza massima di 20 minuti, dopo il limite orario prestabilito, per permettere lo stop dell’attività sonora, presso i locali adibiti. Tali 20 minuti potranno essere sfruttati per operare lo sfollamento dei clienti in sicurezza.

Messina
Movida. Fonte: StrettoWeb

Il sindaco Basile: “L’estate messinese sarà ricca di eventi” 

Il sindaco Federico Basile ha così commentato la firma dell’ordinanza:

Con l’imminente arrivo dell’estate crescerà considerevolmente il numero di giovani che frequenteranno gli spazi all’aperto e i locali cittadini, per lo più nelle ore serali. Il nuovo provvedimento mira a tutelare il loro intrattenimento e l’attività degli esercizi commerciali, evitando che il comportamento di pochi irrispettosi possa nuocere alla collettività. L’estate messinese sarà ricca di eventi e di opportunità di divertimento senza che queste ledano la quiete pubblica. Confidiamo nella collaborazione di tutti al fine di assicurare un’estate serena ai residenti e ai turisti presenti in Città per garantire la sicurezza e tutelare il decoro urbano.

Gabriele Nostro

Torre Faro: da traliccio della luce a simbolo di una città

Che cos’è il Pilone di Torre Faro?

Il Pilone di Torre Faro, nato come semplice traliccio della luce con lo scopo di trasferire l’energia elettrica dalla Sicilia alla Calabria (nella quale si trova un secondo Pilone, leggermente più piccolo ma posizionato ad un’altezza maggiore dal livello del mare), oggi è un importante simbolo per la città di Messina che, soprattutto durante la stagione estiva, si popola di giovani e di turisti. Da qui nasce la necessità di rendere questa struttura una vera e propria destinazione.

Nonostante ciò esso, insieme a tutta la frazione che lo ospita, si presenta in uno stato di abbandono in quanto poco attenzionato dall’amministrazione locale a causa della sua lontananza dal centro della città.

Pilone di Torre Faro. Vista dai Laghi di Ganzirri
Pilone di Torre Faro. Vista dai Laghi di Ganzirri. Fonte: riservacapopeloro.com

Storia e turismo

Progettato nel 1948 e costruito tra il 1951 e il 1955, venne ufficialmente inaugurato il 15 maggio 1956, in occasione dell’anniversario dell’autonomia della Regione Sicilia.

Alto ben 232 metri (in confronto a quello calabrese di 224 metri) e con una piattaforma in calcestruzzo armato formata da quattro cassoni che arrivano fino a 20 metri sotto il livello del mare, esso vinse il premio Aniai 1957 per la miglior realizzazione di ingegneria elettronica italiana.

Nel 1985 la sua funzione venne sostituita da un collegamento sottomarino, per cui nell’estate del 1999 venne dismesso. Nonostante esso non abbia più nessun utilizzo, fu deciso di non demolirlo, anzi, nel dicembre dello stesso anno iniziarono i progetti volti a valorizzarlo come elemento simbolo della città messinese ed entrò a far parte del patrimonio comunale. Tra le principali attività fin ora proposte, anche se attuate per un breve periodo e successivamente bloccate a causa di processi burocratici, ci sono un impianto di illuminazione lungo tutta la struttura e la possibilità per i visitatori di salire fino in cima per godere del suggestivo paesaggio dello Stretto.

Progetti di valorizzazione futuri

L’associazione Proloco Capo Peloro, che da anni opera sul territorio in cui è ubicato il Pilone, si è dimostrata aperta ad una collaborazione con l’ Università degli Studi di Messina, chiedendo direttamente agli studenti di proporre un insieme di attività realizzabili per dare una nuova vita alla struttura e alla zona circostante ad essa. A seguito di ciò, gli studenti hanno accolto con entusiasmo il progetto e si sono suddivisi in team.

Il Team SBC (di cui faccio parte) ha mostrato particolare interesse al contesto in cui si trova Torre Faro e tutta la città messinese, comprendendo che probabilmente la sua più grande difficoltà è la lontananza dal quadro tipico siciliano composto da arte e cultura millenaria di cui a Messina non c’è quasi più traccia. Conseguentemente, credo che la scelta ottimale sia operare attraverso la congiunzione tra tradizione e modernità, di cui si contraddistingue questa città emblematica.

Pilone di Torre Faro. Vista dall'alto
Pilone di Torre Faro. Vista dall’alto. Fonte: messinaoggi.it

Testimonianze degli abitanti

Dopo aver condotto delle analisi sul posto ed essermi interessata alla popolazione locale, riporto alcuni frammenti di interviste che mi hanno particolarmente colpita:

“All’inizio è stato un disastro per il Paese, poi ha avuto un impatto positivo soprattutto per l’economia e per i pescatori. i pescatori quando andavano a mare prendevano il Pilone come punto di riferimento.” 

“Per come è composto questo Paese potrebbe essere il più bello del mondo, ma è abbandonato. Se facessero dei lavori non ci sarebbe posto più bello di questo. Qui può nascere un cosa immensa.”

“Se facessero qualcosa per valorizzarlo sarebbe un impatto positivo per il lavoro giovanile e per il turismo. Le opere pubbliche che portano lavoro e turismo devono essere sempre ben accolte.”

“Ormai siamo abituati, questo è il nostro simbolo, senza Torre Faro non sarebbe la stessa.”

Conclusioni

Oggi il Pilone di Torre Faro si presta ad essere meta di piccoli flussi turistici grazie alla crescente realizzazione di eventi come festival musicali. Aiutata dal meraviglioso panorama dello Stretto, questa piccola frazione messinese può puntare ad essere un’importante destinazione destagionalizzata e internazionale.

Antonella Sauta

Fonti:

https://www.ganzirri.it/

https://www.letteraemme.it/maipiuscempi-il-pilone-di-torre-faro-e-le-sue-immense-potenzialita-non-sfruttate/

Piazza Lo Sardo meglio conosciuta come Piazza del Popolo

Le origini del nome 

Piazza sorta al centro della città, il cui portico venne ricostruito dopo il terremoto, nel 1925 da Ernesto Basile e che ha fatto la storia tra le generazioni messinesi, Piazza del Popolo ha una forma circolare, collega diverse vie messinesi, tra cui via Porta imperiale, via Santa Marta, via Antonino Martino, via Cernaja, Via Rifugio dei Poveri, Via Girolamo Conti, ed è la piazza più grande di tutta la città.

 

Francesco Lo Sardo.
Fonte: ASSOCIAZIONE CONCETTOMARCHESIGALLARATE
Francesco Lo Sardo.
Fonte: Associazione Concetto Marchesi Gallarate

 

Conosciuta da tutti come Piazza del Popolo, questa agorà messinese, conserva nel nome la sua funzione di punto d’incontro per i messinesi, ma, in realtà, ha conosciuto diversi nomi nel corso della storia: durante il ventennio fascista, per esempio, con una delibera comunale prese il nome ufficiale di Piazza XXVIII ottobre per omaggiare la marcia su Roma; dieci anni dopo, il comune abbandonò ogni riferimento al fascismo e di conseguenza cambiò il nome con la delibera del 1944 in Piazza del Popolo Francesco Lo Sardo, in onore del deputato comunista, fervido oppositore fascista della Sicilia del tempo.

 

 

La struttura della Piazza

Oggi Piazza del Popolo è al centro di grandi progetti di restyling, ma l’architettura originaria prevedeva al centro della piazza la fontana ottocentesca in pietra calcarea che oggi si trova a Granatari; le vie, poi, confluivano al centro della piazza in cui vi era uno dei più grandi e caratteristici mercati messinesi di prodotti locali e manufatti artigianali.

Una piazza che zampillava di gioia e convivialità condivisa, assaggi di prodotti tipici siciliani come gli agrumi,  mentre ci si imbatteva nell’anziano di paese che intrecciava un paniere.

 

Progetto di restyling

Il progetto Piazza del Popolo.
Fonte: Normanno
Il progetto Piazza del Popolo. Fonte: Normanno.com

 

Piazza del Popolo ospita diversi ristoranti, trattorie, caffetterie e negozi vari,  ed è  oggi al centro di un progetto di restyling che impegna l’attuale giunta comunale.

Per un progetto dalla cifra di circa 403 mila euro, inaugurato dall’assessore ai Lavori pubblici, Salvatore Mondello, si prevede di recuperare la pavimentazione a raggiera utilizzando mattonelle in pietra lavica, mentre la parte centrale sarà decorata con ciottoli di fiume; si pensa poi a rimodernare le bordature medievali di pietra calcarea di Modica con lo scopo di renderle antiscivolo, ad aggiungere sedili, posizionare grandi fioriere e progettare un sistema per facilitare il fluire dell’acqua piovana. Inoltre, la zona dei portici sarà ripristinata sostituendo la pavimentazione con mattonelle di origine vulcanica di colore bianco dopo aver ripulito il sottofondo della odierna pavimentazione.

Anche il sindaco di Messina, Federico Basile, è orgoglioso di far sapere alla comunità cittadina che la giunta comunale è impegnata in questo progetto di riqualificazione ed esorta ad andare avanti insieme.

Per questo progetto si gioca in casa, infatti anche la ditta che si occuperà della riqualificazione della piazza é una ditta della provincia di Messina, la Mondello costruzioni Srl di Sant’Angelo di Brolo.

Purtroppo Piazza del Popolo negli ultimi decenni ha vissuto in uno stato di abbandono e degrado, passando dalla piazza per il popolo alla piazza dell’indifferenza, evitata dai messinesi. 

Questo progetto di restyling ha regalato un barlume di speranza a tutti i cittadini ma soprattutto a quei residenti  che sperano di poter nuovamente affacciarsi dai loro balconi e rivivere il fascino della piazza che ha fatto la storia a Messina.

Elena Zappia

Fonti:

https://messina.gazzettadelsud.it/articoli/cronaca/2022/09/02/messina-parte-il-restyling-di-piazza-del-popolo-obiettivo-ridarle-dignita-e-decoro-9dc1fe49-dfbd-4708-b2d7-e850f424ca43/#:~:text=Piazza%20del%20Popolo%2C%20intitolata%20al,botteghe%20collocate%20lungo%20i%20portici.

https://normanno.com/attualita/messina-consegnati-i-lavori-per-il-restyling-di-piazza-del-popolo-il-progetto/

https://www.tempostretto.it/news/toponomastica-piazza-popolo-piazza-sardo-origini-nome-storia-sito.html

Messina nel 1780: il quartiere “I Banchi”

Ritorna l’appuntamento dedicato al viaggio nella Messina del 1780. L’architetto Giannone oggi ci accompagna nel quartiere “I Banchi”.

 Il quartiere

Il nome deriva dai negozi e dalle attività commerciali che prosperavano nella strada prospicente il porto, quella che dopo il 1783 assunse il nome di via Ferdinandea e successivamente via Garibaldi. Il tratto della banchina era denominato “Piano della Dogana Vecchia”: in questo luogo il molo si allargava creando un piazzale che all’epoca delle fortificazioni di Carlo V, ospitava, oltre alle attività doganali, diversi fondaci e la forca.

Nel 1554 su decisione del viceré Juan de Vega, tutta l’area venne bonificata attraverso un mirato intervento urbanistico, che ebbe come apice la realizzazione della Fontana di Nettuno. La costruzione della Palazzata del Gullì nel 1623 contribuì ad elevare ulteriormente la dignità dell’area.

Dopo il 1783 l’intero fronte portuale venne ricostruito secondo le linee neoclassiche del Minutoli, autore della nuova Palazzata e del Palazzo Municipale, distrutti nel 1908.

Mappa del quartiere “Banchi” – Fonte: “Messina nel 1789. Viaggio in una capitale scomparsa” ©Luciano Giannone, 2021

Fontana di Nettuno

Fu proprio l’ultima opera messinese di Giovannangelo Montorsoli che terminò la realizzazione del gruppo scultoreo, in appena un anno. La fontana si innalza su un grande basamento ottagonale composto da tre gradoni, con due lati opposti allungati lungo l’asse parallelo all’andamento della banchina e i lati obliqui incurvati al fine di generare un profilo ellittico, che consente di posizionare quattro vasche laterali esterne alla vasca principale, sulla quale sono appoggiate.

All’interno della vasca vediamo sorgere il basamento principale, sul quale sono raffigurate le armi asburgiche con il Toson d’oro e le colonne d’Ercole, oltrepassate dall’impero sul quale non tramontava mai il sole.
Agli angoli del basamento sono presenti quattro cavalli, mentre, sopra di esso sorge la statua del dio Nettuno: il progenitore della città è raffigurato in una posa plastica e imperturbabile, mentre al di sotto troviamo i mostri marini di tradizione omerica, Scilla e Cariddi, responsabili dei vortici marini e della turbolenta natura del territorio.

Durante la rivolta antiborbonica del 1848 la statua di Scilla subì un danneggiamento dopo essere stata colpita da
una cannonata, venne realizzata una copia da parte di Letterio Subba e sostituita, mentre l’originale trovò collocazione presso il Museo Regionale. Nel 1887 anche il Nettuno venne sostituito da una copia eseguita da Gregorio Zappalà.
Nonostante la furia del sisma e del maremoto del 1908 la fontana non riportò danni considerevoli; nel corso
della nuova sistemazione urbanistica seguita alla ricostruzione della città essa venne spostata di circa 500
metri e posta presso la foce del torrente Boccetta, di fronte alla prefettura;

Messina nel 1780
La fontana del Nettuno in uno scatto di G. Welbatus 1880 ca – Fonte: “Messina nel 1780. Viaggio in una capitale scomparsa” ©Luciano Giannone, 2021

Fontana del Nettuno
La Fontana del Nettuno oggi – ©Silvia Molino, Messina 2022

Palazzo senatorio

Architetto della fabbrica fu il messinese Giacomo del Duca, allievo di Michelangelo, il quale era succeduto al Calamech come architetto della città nel 1589. Il suo progetto prevedeva la costruzione di un imponente prospetto a due piani, scandito da nove campate separate da due possenti paraste. Furono anche tamponate le aperture del piano terra e sostituite da grandi finestre inferriate.

Le aperture nel piano superiore presentavano altrettanti balconi e le paraste assumevano elementi di ordine ionico. Le fattezze dell’edificio possono essere descritte con discreta affidabilità grazie alla netta coincidenza dei numerosi disegni del prospetto, dei quali quelli con la maggiore dovizia di particolari sono le incisioni del Sicuro e di Pompeo Schiantarelli.

Divenne consuetudine, data l’importanza assunta dall’edificio, che le riunioni del senato dovevano tenersi al suo interno, prima della costruzione del nuovo edificio in Piazza Duomo.  A partire dal 1602, fu trasportato al suo interno anche il tesoro pubblico della Tavola Pecuniaria.

Francesco Sicuro, Palazzo Senatorio, in Vedute e prospetti della città di Messina, 1768 – Fonte: ©Luciano Giannone, 2021

Loggia dei mercanti

Di questa loggia non rimangono attendibili testimonianze grafiche, eccetto una desolante raffigurazione di Henry Tresham dell’area dell’attigua Porta appena dopo il sisma del 1783, nella quale sono visibili i suoi ruderi; resta però una completa descrizione effettuata da Gallo, che unita alla Pianta dell’Arena, che rappresenta la posizione dei pilastri, costituisce una solida base per ipotizzare i lineamenti dell’edificio:

“Essendo dunque questo Palazzo passato ad altro uso, si accomodò collaterale allo stesso in miglior forma altra bellissima Loggia per comodo dei Negozianti; essa viene la metà coverta sotto le volte sostenute da un alta, e grossa colonna di pietra fasciata, sù della quale, e di due gran pilastri laterali di ugual la-voro, si appoggiano due archi, che sostengono la fabbrica superiore. Resta essa tutta circondata da un bellissimo, e spazioso sedile di marmo serrato da tutte le parti con lungo filo di balaustri di ferro, ed in uno degli angoli li fa difesa una bellissima colonna di porfido di molto pregio. Si perfezionò questa Loggia nel 1627”.

Lo stesso autore rappresenta una lapide posta in corrispondenza della Loggia esaltante i commerci della città con i mercanti di tutto il mondo.
Nel 1753 fu apposto al di sopra di un fornice un medaglione marmoreo raffigurante il Duca Eustachio di Laviefuille, vicerè di Sicilia, opera di Giuseppe Buceti, oggi costudita presso i depositi del Museo e fino al 2002 collocata presso il Palazzo dell’INA.
Il terremoto del 1783 danneggiò gravemente la Loggia, le cui rovine rimasero visibili fino al 1810, quando vennero demolite per far posto al nuovo Palazzo Municipale.

Henry Tresham, The Devastation of the Earthquake at Messina, Sicily, particolare delle rovine della Loggia dei Mercanti, 1783 – Fonte: ©Luciano Giannone, 2021

Porta della Dogana Vecchia

Questa era una delle diciotto Porte della Palazzata doveva il suo nome all’antica dogana che sorgeva in prossimità della porta, prima che venisse demolita e sostituita, nel 1539, dalla Dogana Nuova; veniva altresì chiamata volgarmente Porta della Loggia o dei Cappellari.

Nonostante il progetto senza soluzione di continuità del Gullì, insieme alla gemella Porta dei Martoriati, la Porta della Dogana Vecchia era molto dissimile dalle altre porte della Palazzata.

Messina nel 1780
Ricostruzione della Porta della Dogana Vecchia e della Loggia dei Mercanti nel 1780 – Fonte: “Messina nel 1780. Viaggio in una capitale scomparsa” ©Luciano Giannone, 2021

Statua di Carlo III

Carlo III di Borbone conquistò il Regno di Sicilia nel 1735, sottraendola agli Asburgo d’Austria al culmine della Guerra di Successione polacca. Con l’incoronazione a Palermo divenne rex utriusque Siciliae, il 3 luglio dello stesso anno.

Il sovrano nel corso del suo regno si dimostrò benevolo nei confronti della città di Messina. Per manifestare la gratitudine nei confronti di quest’ultimo, il Senato messinese commissionò nel 1756 una statua allo scultore Giuseppe Buceti, sul modello di Giovan Giacomo Caffieri.

La scultura, alta undici palmi e mezzo, venne realizzata a Messina utilizzando il bronzo fuso dalla scultura di Carlo III d’Asburgo, il precedente monarca sconfitto nella guerra di successione. Il basamento marmoreo fu scolpito sul modello di un disegno di Luigi Vanvitelli e la statua venne posizionata di fronte al Palazzo Senatorio.
Il monumento venne distrutto durante i moti antiborbonici del 1848. Ricostruita nel 1858 su differente disegno da parte di Saro Zagari e posta sulla via Ferdinandea. Due anni più tardi, all’ingresso dell’esercito garibaldino in città, venne rimossa e trasportata prima nel cortile dell’Università, poi presso la filanda Mellinghoff, dove rimase fino al 1973, quando venne posizionata definitivamente presso Piazzale Cavallotti.

Messina nel 1780
La Statua di Carlo III oggi – ©Silvia Molino, Messina 2022

Alla prossima!

Terminata anche questa tappa, vi diamo appuntamento alla prossima puntata, in cui “visiteremo” il quartiere “San Giovanni”.

 

Marta Cloe Scuderi

Fonti:

Luciano Giannone, Messina nel 1780. Viaggio in una capitale scomparsa, Giambra Editori, Terme Vigliatore (ME), 2021.

 

TEDX Messina 2023: Kintsugi – Il valore di una storia

Sulle rive dello Stretto è tornato il TEDX ed io, grazie ad UniVersoMe, ho avuto la possibilità di assistere ad un evento di rilevanza sul piano internazionale.

L’edizione del TEDX Messina si è svolta il 15 Aprile all’interno del Cortile Ulisse della stazione centrale di Messina, una location insolita messa a disposizione da Rfi (Rete Ferroviaria Italiana) (prestigioso main partner dell’evento), che ha dimostrato grande sensibilità verso i temi dell’innovazione e della creatività intesi come motori della crescita dei territori.

Cos’è il TEDX?

Il TED (Technology Entertainment Design) è un evento nato nella Silicon Valley nel 1984 e divenuto nel 1990 una conferenza annuale, principalmente dedicato ad Tecnologia e design per poi includere nella sua sfera di competenza il mondo scientifico, culturale ed accademico.

L’obiettivo degli  eventi targati Ted è condividere “Ideas worth spreading” (idee che vale la pena di diffondere) grazie ovviamente ad ospiti d’onore e ad interventi altrettanto eccezionali. L’evento avvenuto a Messina è il Tedx, ovvero una serie di conferenze organizzate in maniera indipendente ma su approvazione del Ted.com, nel rispetto di alcune condizioni in modo da permettere alle idee di diffondersi ed ispirare cambiamenti in località di tutto il mondo. Tra gli speaker più celebri, il TED ha ospitato l’ex presidente degli USA Bill Clinton, il cofondatore di Wikipedia Jimmy Wales  e i cofondatori di Google Sergey Brin e Larry Page. 

La “rinascita” al centro di quest’edizione

Il pubblico del Tedx

Il tema al centro di questa edizione è il Kintsugi, ovvero l’arte giapponese di riparare oggetti rotti dando loro una nuova vita e rendendoli più forti ed unici.

Gli speaker in questa occasione hanno raccontato le cicatrici e crepe della loro vita, nonché del percorso che hanno compiuto affinché non fossero più qualcosa da cui fuggire e nascondersi, bensì qualcosa da portare con vanto e in bella mostra perché testimoni delle avversità affrontate e superate. Al centro delle esperienze narrate dagli speaker c’è anche Messina, dalla quale si sono allontanati e in qualche caso partendo proprio dalla Stazione Centrale in cui si è tenuto l’evento, nel segno di un territorio che probabilmente ha qualcosa di rotto ma che cerca di capirsi ed apprezzarsi per poter unire quei cocci e risplendere nella sua unicità.

Gli speaker dell’evento

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A dare il via all’evento è stata Barbara Labate; nata a Messina, è fondatrice e CEO di ReStore, azienda leader in Italia nell’e-commerce (spesa online) per la grande distribuzione (GDO). È stata inclusa per due volte tra le 50 “Donne in tech” di maggiore ispirazione in Europa e nel 2020 è stata premiata dal Presidente della Repubblica Mattarella per il Premio Nazionale per l’Innovazione in Italia.

Nel suo talk dal titolo “Vita, Morte e soprattutto miracoli di una startup” ha raccontato con una vena ironica il suo percorso da imprenditrice nel settore delle nuove tecnologie, con le difficoltà  legate alla nascita di una start-up. La pandemia ha dato una grossa spinta economica all’azienda di Barbara che ha assunto un importante ruolo sociale, portando la spesa a casa di chi non poteva uscire dalla propria abitazione.

Anche Francesco Musolino, giornalista messinese e scrittore proposto al Premio Strega 2023 con il romanzo noir Mare Mosso, ha parlato di ferite e del percorso che lo ha portato all’accettazione del dolore come elemento insito nel ciclo delle cose e come questa consapevolezza gli abbia permesso di capire che vivere come un granchio (al riparo grazie al suo guscio) non elimini il dolore, ma ne ritardi solo la venuta.

Interessante è stato lo speech di Chiara di Maria, responsabile della Circoscrizione Sicilia di Amnesty International, che con il suo talk dal nome “Attivista per i diritti umani o supereroe?”  ha sottolineato che per capire l’importanza dei diritti umani è necessario cambiare la nostra scala valoriale.

Andrea Sposari, street artist, con il suo talk dal titolo “Se solo fossimo più egoisti” ha raccontato come con il muralismo trasforma le cicatrici dei nostri territori in punti di partenza per la loro riqualificazione. Secondo Andrea, essere egoisti non è sempre da condannare, anzi, curare il proprio territorio poiché lo si sente proprio porta benefici a tutta la comunità.

Toccante e d’ispirazione è stato il talk di Nadia Bala dal titolo “Volere è potere“. Nadia ha raccontato la sua storia, quella di una ragazza piena di sogni ed obiettivi che a causa di una malattia congenita rara ha visto tutta la propria crollare. Tuttavia, grazie ad un percorso psicologico Nadia ha ripreso in mano la sua vita e ha realizzato i suoi sogni, diventando mamma ed indossando la maglia azzurra del sitting volley. Nadia ha dimostrato che le cicatrici possono emanare una luce potentissima.

Cosa mi è rimasto?

Per riprendere una frase citata al TED ed attribuita a Winston Churchill, «Mai sprecare una buona crisi». Forse dalla sofferenza e dalle cicatrici può davvero nascere qualcosa di nuovo e di luminoso.

Giuseppe Calì

 

Luigi Ghersi: il ricordo di un grande artista messinese

Il 13 aprile 2022 ci lasciò Luigi Ghersi, grande artista messinese che, grazie al suo stile originale e in grado di distinguersi, svolse una carriera ricca di importanti commissioni pubbliche e riconoscimenti da parte della critica e del pubblico.

Biografia

Nato a Messina nel 1932, si diploma all’Istituto d’Arte di Firenze e si laurea in Giurisprudenza a Palermo.

Per molti anni affianca l’attività artistica con quella giornalistica: nel 1957 fonda a Messina il giornale “La Città” con Eugenio Vitarelli e Giuseppe Loteta.

Trasferitosi a Roma nel 1960, diventa rettore di alcuni settimanali e frequenta alcuni corsi gratuiti dell’Accademia di Belle Arti.

Nel 1974, dopo aver esposto delle opere nella Galleria Due Mondi di Roma e aver ricevuto numerosi apprezzamenti, decise di dedicarsi esclusivamente all’arte. Svolge, quindi, la sua attività tra Messina (Itala) e la Capitale (via Cavour) e si fa conoscere in tutt’Italia e all’estero, esponendo anche a Parigi e a Madrid.

Dopo cinquant’anni torna nella sua città natale, dove muore a 89 anni  lasciando un enorme contributo culturale.

Rapporto con l’arte e con la città

Tramite degli appunti della moglie Linuccia, morta solo quattro mesi prima, è possibile conoscere meglio l’artista e le sue opere, infatti si legge:

Luigi si trova a suo agio nello spazio “illimite”… Secondo lui, i luoghi deputati all’arte non sono né i musei né le mostre: sono le città. La crisi dell’arte comincia quando le città smettono di raccontarsi dalle loro piazze e dai loro muri, quando il tessuto urbano non è più abitato dalle immagini della fantasia e del sogno, dai simboli che riflettono tutto ciò che si agita nel cuore dell’uomo: le sue speranze e il suo destino”.

Così Luigi Ghersi si fa promotore della land-art che caratterizza la Sicilia, proiettandola in un contesto di contraddizione tra l’antico e il moderno.

 

La battaglia sullo Stretto - Scilla
La battaglia sullo Stretto – Scilla. Aula Magna polo Papardo. © Salvatore Donato

Opere

Tra le sue opere più importanti:

La battaglia sullo Stretto- Scilla e La traversata notturna dello Stretto-Le sirene”, pitture murali situate nell’Aula Magna del dipartimento di Scienze Chimiche, Biologiche, Farmaceutiche ed Ambientali dell’Università di Messina (polo Papardo).

Centauromachia, grande bassorilievo in bronzo nell’ospedale Papardo di Messina.

Pegaso, scultura di bronzo per l’Università di Reggio Calabria, esposta nel 2003 all’Università Sapienza di Roma.

Ci sono poi opere non agibili, quali:

L’Agorà, gruppo di sculture per l’Aeroporto Falcone e Borsellino di Palermo;

Le pitture murali all’interno della Cappella dell’ospedale di Patti.

I numerosi schizzi, studi e disegni preparatori mostrano il percorso dell’artista per arrivare alla propria perfezione stilistica.

La traversata notturna dello Stretto-Le sirene e La battaglia sullo Stretto-Scilla

Opera di oltre 80m, realizzata in circa tre anni di lavoro secondo la tecnica del muro a secco, divisa in due parti:

La prima si ispira al romanzo dell’amico Stefano D’Arrigo “Horcynus Orca”, rappresentando il protagonista  ‘Ndrja Cambrìa che attraversa lo Stretto sulla barca di Ciccina Circè (rappresentata con le sembianze della moglie Linuccia).

Lo stesso autore del romanzo commenta l’opera di Ghersi definendola “qualcosa destinata a durare nel tempo”;

La seconda parte raffigura una battaglia ispirandosi all’evento storico dei Vespri siciliani.

La parte inferiore dei dipinti vede come protagoniste delle figure che richiamano la mitologia classica.

 

La traversata notturna dello Stretto- Le sirene
La traversata notturna dello Stretto – Le sirene, Aula Magna polo Papardo. © Salvatore Donato

Stile

Il suo stile inconfondibile è dato dallo studio approfondito prima dell’arte classica e nello specifico di Michelangelo, e successivamente dei protagonisti delle avanguardie artistiche, primi tra tutti Picasso e Bacon.

Fu egli stesso a definirsi un artista “innaturale”, in grado di fondere la mitologia classica (raccontatagli dal padre e filosofo Guido Ghersi) alla realtà contemporanea.

Ritiene, inoltre, di essere decisamente lontano dalla pittura colta e accademica tipica del Neoclassicismo, in quanto essa è un’arte statica e poco creativa, al contrario il suo atteggiamento nei confronti dell’arte punta ad essere molto aperto ed espressivo.

Premi e riconoscimenti

Tra i vari premi: premio Antonello da Messina (Roma, 1998), premio Anassilaos (Reggio Calabria, 2000), premio Rotary Club di Messina (Messina,2001), premio Orione (Messina,2017).

 

Antonella Sauta

Fonti:

https://messina.gazzettadelsud.it/foto/cultura/2022/04/14/addio-al-messinese-luigi-ghersi-grande-artista-inattuale-32e9f9e5-fffa-46bd-aa69-c17b4f9d70d4/amp/

http://www.rai.tv/dl/sicilia/video/ContentItem-753f5a07-e5e1-4b89-bdf1-75069683c1f5.html

 

 

Messina al fianco delle famiglie arcobaleno alla manifestazione “DisObbediamo”

“È l’amore che crea una famiglia” lo slogan della protesta che ha avuto luogo a Piazza Cairoli, Messina il 1 aprile. Scese in piazza centinaia di persone, riunite alla manifestazione promossa dall’Associazione Genitori OmosessualiFamiglie Arcobaleno“, che con la campagna “DisObbediamo” protestano contro la scelta del governo di impedire ai Comuni la registrazione automatica dei figli delle coppie dello stesso sesso.

Non solo: vuol essere anche un appello che si rivolge proprio ai sindaci e alle sindache di questo Paese che hanno sostenuto queste famiglie riconoscendo ai loro figli la loro identità familiare, invitandoli a disobbedire coraggiosamente.

Logo famiglie arcobaleno
© Victoria Calvo

Famiglie come tutte le altre

Ad aprire la manifestazione l’avvocata Maristella Bossa, socia di Famiglie Arcobaleno, con la quale, insieme alla compagna Isabella, lancia il forte appello.

La richiesta principale delle mamme, dei papà e degli alleati delle famiglie arcobaleno è il diritto al riconoscimento formale del rapporto di filiazioni di entrambi i genitori, sia quello biologico che quello intenzionale.

In questi anni, come sottolineano più volte, vi è un proprio vuoto legislativo, tappato parzialmente dal buon senso della magistratura e dei sindaci di molti comuni che hanno trascritto di loro spontanea volontà entrambi i genitori.

Un vuoto legislativo che, molto spesso, la stessa Corte europea dei diritti dell’uomo, e più recentemente, Didier Reynders, commissario europeo per la Giustizia, ha chiesto all’Italia di provvedere per rimanere in linea con i principi dell’Unione Europea. Ribadita, quindi, la necessità di tutelare l’identità familiare del minore a prescindere dall’orientamento sessuale dei genitori.

È chiaro che si tratta di un’azione meschina e ideologica, un’azione che il governo ha posto in essere sulla pelle dei bambini, che ha lo scopo di screditare la capacità genitoriale delle coppie dello stesso sesso e che si inserisce in un contesto più ampio di discriminazione contro tutta la Comunità LGBTQIA+.

Una manifestazione di protesta pacifica, come spiega Maristella Bossa, «volta a fare sentire la propria voce, come in tutte le piazze d’Italia, esortando ognuno di essi ad esprimere la propria sensibilità di padre, di madre, di figlio, di nonno, di zio contro quest’ingiustizia e questa discriminazione, perché non esistono genitori di serie A e genitori di serie B».

Bandiera LGBTQIA
© Victoria Calvo

Le parole della madre arcobaleno Egle Doria

La testimonianza di una famiglia arcobaleno è al centro della manifestazione. Egle Doria, referente interna di Famiglie arcobaleno Sicilia, racconta dell’unione civile nel 2019 con sua moglie Maria Grazia Pironaci. Dal loro amore è nata la figlia Marina Demetra, concepita in una clinica in Spagna tramite la fecondazione medicalmente assistita.

Come racconta Egle «in Spagna, insieme, abbiamo firmato un consenso informato che attesta per la Spagna che noi siamo le sue mamme. Lo stesso hanno fatto tutte le altre, lo stesso hanno fatto tutti gli altri papà, i papà che viaggiano per riuscire a coronare il sogno di genitoriali, che è un diritto di ciascun cittadino, di ciascun essere umano».

Definisce questa giornata come un momento di festa, perché solo grazie all’aggregazione e alla riunione di esseri umani si può lottare per i diritti, contro le discriminazioni. Devono comunque essere non solo momenti di lotta, ma momenti di festa, guerre di pace.

Egle però attira l’attenzione su una questione: secondo la legislazione italiana, se il genitore biologico dovesse venire a mancare, il figlio risulterebbe adottabile perché non avrebbe più un genitore o un tutore.

Nel momento in cui uno di noi genitori viene a mancare, nostro figlio diventa adottabile. Questo che cosa significa? Significa far entrare in casa tutti. Assistenti sociali, giudici, l’avvocatura in genere…

Egle doria che parla alla manifestazione famiglie arcobaleno
© Victoria Calvo

Siamo ancora troppo indietro

Secondo un’indagine Censis del 2021, quasi 20 milioni di persone in Italia reputa le persone omosessuali come malate.

Se è vero che nel corso degli anni il pensiero del nostro Paese stia andando via via “svecchiando”, d’altro canto è impensabile che nel 2023 l’attuazione dell’articolo 3 della nostra Costituzione – che riconosce e garantisce i diritti di tutti senza far alcuna distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali – sia ancora così lontana e incompleta.

Quanto ai papà, in media si pensa ancora che due papà non possano crescere un figlio per via della “incapacità” dell’uomo di prendersi cura della prole. E tuttavia, crescere un bambino va al di là del sesso dei genitori, prime guide nella sua vita, coloro che ne permettono lo sviluppo e la realizzazione personale. L’unica differenza è il riconoscimento da parte di uno Stato che non mette a pari livello i diritti di tutti i cittadini.

Gli organismi aderenti a Messina

Hanno aderito all’iniziativa organismi quali il Comitato Pari Opportunità del Consiglio Ordine Avvocati di MessinaAGEDO Reggio CalabriaANPI Sezione Comunale Aldo NatoliARCI Circolo Thomas SankaraARCI Circolo Paradiso per tuttiARCI MessinaARCIGAY MessinaAPS EIMI’Associazione Luca CoscioniCeDAV Centro Donne AntiviolenzaCentro Antiviolenza EVA LUNACentro Antiviolenza UNA DI NOI di Villafranca TirrenaNonUnaDiMeno MessinaPosto OccupatoClinica Legale e SocialeDiritti Umani CLESDUComitato Donne, Vita e LibertàEmergencyEumans!LELATPiccola Comunità Nuovi OrizzontiStretto PrideTenda della Pace e della Non ViolenzaTutrici e Tutori Volontari MSNAUna famiglia per amicoVeglie per le morti in mare.

Anche sindacati, CGIL e UIL, partiti e formazioni politiche: Cambiamo Messina dal BassoMessinAccomunaPartito Democratico+EuropaMovimento 5 StellePotere al PopoloRifondazione Comunista.

Victoria Calvo

Eugenio Vitarelli

Biografia

Eugenio Vitarelli è uno scrittore nato a Messina nel 1927, fa la sua prima comparsa nel mondo letterario con un romanzo d’esordio, Placida, uscito nel 1983 con una prefazione firmata dal più grande scrittore e drammaturgo siciliano, conosciuto in Italia e nel resto di Europa: Leonardo Sciascia.

Non abbiamo molte notizie sulla vita dello scrittore messinese, ma sicuramente oggi è considerato uno tra gli scrittori “irregolari” da riscoprire.

L’emblematico Vitarelli si discosta dall’appartenere ad un canone o ad una scuola letteraria di denominazione, al punto da non essere ricordato dal mondo editoriale né le sue opere attenzionate dalla critica letteraria.

Sembrerebbe doloroso, eppure, quest’emblematica esistenza che oscillava tra la letteratura e l’indifferenza, si allinea alla persona di Eugenio Vitarelli, un uomo dedito al lavoro – fu anche dirigente d’azienda-  che scappava dalla frenesia della vita, trovando rifugio in quel mare che lo consigliava.  Se pur poco conosciuto nel mondo editoriale, Eugenio Vitarelli scrive tante opere oggi da riscoprire, di cui sta curando la ripubblicazione la casa editrice messinese Mesogea.

 

Le opere letterarie

Eugenio Vitarelli è uno scrittore che riprende fedelmente l’impostazione romanzesca da Hemingway, la scelta di attenzionare una classe sociale da Vittorini e le tematiche dell’assurdo da Camus.

Tra le opere letterarie firmate Eugenio Vitarelli e ripubblicate dalla casa editrice Mesogea, ricordiamo Acqualadrone del 1988 vincitrice del premio Chiavari, un romanzo a metà tra la realtà e il mito che narra del piccolo borgo di Acqualadrone a Messina dapprima abitato dai pescatori e successivamente affollato da turisti in cui tuttavia alcune cose non cambiano mai come la saggezza dei vecchi pescatori e il mare sbrilluccicante ricco di miraggi e miti; Sirene del 1990 e ultima e postuma, Il segno della violenza del 1999.

Tutte le storie del messinese Vitarelli denunciano la dura realtà del tempo, regalando una speranza ai lettori.

 

E. Vitarelli - Placida Fonte: IBS.it
E. Vitarelli – Placida
Fonte: IBS.it

Placida

Ci piace ricordarlo con il suo romanzo di esordio, citato nell’incipit di questo articolo, Placida, edito da Mondadori in un cofanetto assieme ad altre due opere: Acqualadrone e Sirene e riscoperto dalla casa editrice Mesogea.

Romanzo di formazione, Placida, è un racconto che sa di attualità, ambientato nel 1943 a Messina:  ci troviamo in piena guerra, protagonista è Simone un ragazzo  messinese di appena 17 anni, sfollato assieme ai suoi genitori che da Messina si trasferisce a Spadafora.

Quotidianamente Simone è costretto a percorre una strada di campagna che porta al villaggio e lungo il cammino s’imbatte in diversi oggetti di guerra, tra cui aerei distrutti e tanti corpi putrefatti.

Simone è costantemente costretto a vedere con i suoi occhi immagini che appesantiscono il suo cuore, tuttavia scopre una nuova fonte a cui attingere che lo porta ad amare la vita nonostante sia attorniato da morte: Simone scopre l’amore.

Il giovanissimo messinese si innamora, infatti, della figlia di una contadina, Placida, che ha perso prematuramente il marito in guerra.

Sicuramente il romanzo è stato scritto con l’obiettivo di accendere nei lettori un lume di speranza, di quella che, nonostante le circostanze dolorose e gravose, ti sostengono e ti salvano, per farti riscoprire e apprezzare la gioia della vita!

Elena Zappia

 

Fonti:

http://www.lescalinatedellarte.com/it/?q=node/1054

https://www.amazon.it/Acqualadrone-Eugenio-Vitarelli/dp/2867442389/ref=sr_1_6?qid=1678987688&refinements=p_27%3AEugenio+Vitarelli&s=books&sr=1-6

https://www.mutualpass.it/post/1096/1/placida-eugenio-vitarelli

 

Edoardo Giacomo Boner: il cantore del Bosforo d’Italia

Continuiamo l’approfondimento sugli “Scrittori dei due Mari”, dopo avervi raccontato della puitissa  Maria Costa, oggi scriviamo di uno degli autori più importanti della città di Messina, Edoardo Giacomo Boner. 

Gli inizi

Edoardo Giacomo Boner nacque a Messina nel 1864, da padre svizzero e madre italiana. Già durante l’adolescenza mostrò una grande predilezione per la letteratura italiana, ma anche per quella tedesca, della quale negli anni sarebbe divenuto profondo conoscitore. Finiti gli studi letterari sia in Italia che in Germania, divenne insegnante di tedesco all’istituto tecnico “Carlo Gemmellaro” di Catania e poi , dal 1893, lettore di lingua e letteratura tedesca all’Università di Messina. Nello stesso periodo insegno letteratura italiana presso il Liceo classico Maurolico

Successivamente fece tappa a Roma, dove divenne docente di letteratura tedesca all’università.

Facciata del Rettorato dell’Università degli Studi di Messina. Fonte: Archivio UvM

Un instancabile intellettuale

Boner non fu solo insegnante, ma fu un importante traduttore, poeta, e letterato. Tra le sue opere si ricorda Sui miti delle acque, una raccolta di racconti sui miti che il letterato rivisita, affrontando la tematica lontana da schemi idealistici e veristi. La prima edizione risale al 1895. Mentre è del 1896 un’altra opera dell’autore; I Saggi di letterature straniere, che spaziano fra tanti argomenti. Dal pessimismo nel romanzo russo, passando per lo studio del Natale e del Capo d’Anno nella letteratura nordica, per analizzare infine l’influenza italica nella letteratura tedesca. Insomma, l’autore qui non si lasciò sfuggire nulla.

Copertina Sui miti delle acque, di G.Boner2

L’amicizia con Rapisardi

Come accennato, Boner ha insegnato anche a Catania. Egli era noto fra i più importanti intellettuali italiani, tra i quali spicca in particolare G.Pascoli , che lo stimava moltissimo. Lo stesso Pirandello dedicò a Boner le sue Elegie renane. Ma tra le sue amicizie migliori vi era quella con il poeta e traduttore Mario Rapisardi, nato e deceduto a Catania. I due intellettuali spesso si scambiavano lettere, dove si aggiornavano costantemente sulla loro quotidianità. Boner però morì prima, a causa di un tragico terremoto, mentre Rapisardi morì nel 1912.

L’ultima raccolta

L’ultima opera del poeta è Le Siciliane, una raccolta di versi, probabilmente in omaggio alla Sicilia. La prima edizione è del 1900, ma nel corso del tempo è stata più volte rivista, fino ad arrivare alle recenti edizioni del 2018 e del 2019. Dopo quest’opera non ce ne furono altre, anche perché il poeta morì nel 1908, a seguito del terremoto che colpì le città di Messina e Reggio Calabria.

 

Lapide funebre di Boner nel cimitero monumentale di Messina. Fonte: Messinatoday1

La morte tra mito e realtà

Il poeta morì nel 1908, a seguito del devastante terremoto. Il suo corpo fu ritrovato solo diciotto mesi dopo e il luogo del ritrovamento è oggi noto come Via Edoardo Boner. Interessanti le circostanze e le modalità del suo ritrovamento. Ad indicare il luogo dove giaceva il corpo del poeta fu una bambina che affermò di aver fatto un sogno, nel quale era il poeta stesso a dirle dove si trovava il proprio corpo. E così l’intellettuale fu ritrovato e oggi  sepolto al cimitero monumentale di Messina. Vi è anche un piccolo monumento a lui dedicato, sul quale è scolpita anche la figura simbolica della bambina.

 

Roberto Fortugno

Fonti:

Edoardo Giacomo Boner – Luciano Zagari – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 11 (1969)

Treccani : https://www.treccani.it/enciclopedia/edoardo-giacomo-boner_%28Dizionario-Biografico%29/

1 – L’immagine della lapide funebre di E.G.Boner è stata presa da: https://www.messinatoday.it/attualita/gran-camposanto-monumenti-curiosita-intervista-principato.html

2 – Edoardo Giacomo Boner, Sui miti delle acque, La Coda di Paglia, ed. 2017.