Pechino 2022: quando lo sport diventa un fattore politico

Che non si sarebbe trattato di un “normale” evento sportivo lo si intuiva già dalle premesse. Quella che poteva sembrare una solita cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali, infatti, nasconde numerosi retroscena di natura politica.

L’assenza di alcune nazioni

I rappresentanti di alcune nazioni (Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda) non si sono presentati alla cerimonia in segno di protesta ordinato dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che poco prima dell’inizio dell’evento aveva dichiarato:

«Stiamo valutando di boicottare le Olimpiadi invernali di Pechino»

Il Presidente americano Biden. Fonte: open.online

Il motivo sarebbe da ricercare nelle presunte violazioni dei diritti umani da parte delle autorità cinesi contro la minoranza di fede musulmana degli Uiguri. Risulta però plausibile pensare che un tale attacco simbolico si possa basare anche sulle tensioni tra Occidente e Cina, a causa della crescente vicinanza di quest’ultima con la Russia di Putin.

Le repliche di Pechino non si sono fatte attendere con il portavoce del Ministero degli Esteri che ha etichettato la protesta come:

«Una violazione della neutralità politica nello sport»

Eileen Gu e Zhu Yi, per la Cina un unicum storico

Le controversie e gli intrecci tra mondo politico e sportivo per la Cina non si fermano alla cerimonia di apertura. Infatti, l’atleta cinese Eileen (Ailing) Gu si è distinta nella disciplina speciale del Big air dello sci freestyle, riuscendo a conquistare la medaglia d’oro. La particolarità? Eileen Gu non è nata in Cina bensì in California, da genitori cinesi. Se si pensa ad un contesto sportivo come quello italiano risulterà usuale, ma per la Cina si tratta della prima volta che atlete nate al di fuori dei confini rappresentino la nazione.

Eileen Gu. Fonte: repubblica.it

La vittoria ha goduto di un clamore mediatico senza pari, soprattutto sui social dove critici, giornalisti e pubblico si sono immediatamente complimentati con Eileen, che con una prestazione degna di nota ha fatto esaltare una nazione intera. Addirittura, gli alti vertici di Pechino si sono congratulati per il risultato ottenuto, descrivendo la sua impresa come:

«Una preziosa medaglia d’oro per lo sport cinese»

La campionessa dello sci freestyle non è un caso unico all’interno di questa edizione dei giochi olimpici. Zhu Yi, come Eileen, nasce in California, a Los Angeles, da padre cinese. Ma, a differenza della sua connazionale, Zhu non si è espressa al meglio nella sua disciplina, il pattinaggio artistico. A causa di una brutta caduta durante l’esibizione ha fatto “scivolare” il suo team da un parziale terzo posizionamento ad un definitivo quinto posto.

Il caso Zhu Yi: quando la cittadinanza dipende da una sconfitta

Il mondo dei social è un mondo controverso. Si è capaci di divinizzare una persona con la stessa rapidità con cui se ne distrugge un’altra. Risulta plausibile che un’atleta professionista come Zhu Yi, nel momento della gara, metta in conto la possibilità di errore; non è strano che dopo un errore arrivino delle critiche, da cui l’atleta potrebbe addirittura trarre forza e usarle come stimolo per migliorare. Tuttavia, se la vittoria di Eileen – grazie alla particolarità della vicenda – ha generato clamore mediatico positivo, la sconfitta di Zhu rischia di diventare un vero e proprio caso politico: gli utenti social, infatti, non si sono limitati a criticare la prestazione, ma hanno continuato ad infierire sulla sfera personale, basandosi appunto sul luogo di nascita e sfociando nella xenofobia. Si va quasi a ricadere in espressioni estreme che, purtroppo, a noi del “Belpaese” non risultano del tutto insolite.

Zhu Yi. Fonte: tag24.it

Dal momento in cui si decide di esprimere un pensiero ci si dovrebbe autoimporre dei confini da non superare assolutamente: il confine tra critica e insulto, tra sfera pubblica e sfera privata. Quest’ultima, qualunque sia l’esposizione mediatica della persona in questione, dovrebbe rimanere isolata da tutto. Il superamento di questi confini spesso finisce per aprire le porte a scenari atroci, come in questo caso.

Francesco Pullella

Medaglia d’oro alla memoria di Willy Monteiro e Don Malgesini, esempi di coraggio

E’ successo ieri 7 ottobre 2020: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato, su proposta del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, il decreto con il quale la Repubblica Italiana conferisce la medaglia d’oro alla memoria di Willy Monteiro Duarte e di Don Roberto Malgesini per il loro sacrificio e per l’esempio di coraggio offerto in merito alle tragedie che li hanno colpiti.

(fonte: adkronos.com)

 

Medaglia al Valor Civile per Willy

“Con eccezionale slancio altruistico e straordinaria determinazione, dando prova di spiccata sensibilità e di attenzione ai bisogni del prossimo, interveniva in difesa di un amico in difficoltà, cercando di favorire la soluzione pacifica di un’accesa discussione.”

Si legge nel comunicato della Presidenza della Repubblica, disponibile per la lettura sul sito ufficiale Quirinale.it, riguardo alla vicenda di Willy Monteiro Duarte. Lo studente di 21 anni è stato infatti ucciso lo scorso 6 settembre nei pressi di Colleferro (Roma) mentre tentava di sedare una rissa in cui era stato coinvolto l’amico. Fatale il suo incontro coi fratelli Bianchi e Mario Pincarelli, principali responsabili dell’avvenimento, che su di lui si sono avventati fino ad ucciderlo.

Il Presidente della Repubblica ha così voluto onorare la sua memoria conferendogli una Medaglia d’oro al Valor Civile per essersi prodigato ad aiutare l’amico in difficoltà.

I fratelli Marco e Gabriele Bianchi assieme a Mario Pincarelli si trovano al momento nel carcere di Rebibbia di Roma, così come disposto dal gip del Tribunale di Velletri Giuseppe Boccarrato, in attesa della sentenza che valuti le sorti dell’accusa aggravata di omicidio volontario. Di recente sono stati trasferiti nel braccio G9 (definito ‘Braccio degli infami’), che ospita rei di pedofilia e di violenza sulle donne, in seguito ad alcuni episodi di violenza di cui si sono resi protagonisti nei confronti di un detenuto di nazionalità marocchina.

 

(Willy Monteiro Duarte ritratto in una foto coi compagni di classe – fonte: cronacaonline.it)

Medaglia al merito civile per Don Roberto

Il comunicato prosegue con l’esegesi delle ragioni che hanno spinto il Presidente a conferire la Medaglia d’oro al Merito civile a Don Roberto Malgesini, ucciso lo scorso 15 settembre davanti la chiesa di San Rocco (Como) da uno dei bisognosi che era solito aiutare:

“Con generosa e instancabile abnegazione si è sempre prodigato, quale autentico interprete dei valori di solidarietà umana, nella cura degli ultimi e delle loro fragilità, offrendo amorevole accoglienza e incessante sostegno.”

Don Roberto era infatti conosciuto ed amato dagli abitanti del comune lombardo per gli aiuti che prestava ai più deboli della comunità, in particolare senzatetto e migranti. Il Prete degli ultimi, così veniva chiamato, perché capace di riconoscere negli occhi dei più deboli il volto di Dio.

Ad ucciderlo, un senzatetto di nazionalità tunisina affetto da problemi psichici. Secondo una prima ricostruzione, il movente dell’omicidio risiederebbe nel tentativo nascosto del parroco di rimpatriare l’uomo traendolo in trappola coi propri aiuti. Proprio in ragione di tal movente, poi ritrattato, è stato richiesto per l’imputato il parere di uno psichiatra.

E mentre la Presidenza della Repubblica decide di conferire la medaglia d’oro alla memoria del parroco, la città per cui ha servito fino alla morte, Como, gli ha invece negato la massima onorificenza dell’Abbondino d’oro.

(fonte: ilgiorno.it)

 

Il riconoscimento dopo la tragedia

Alla base del riconoscimento starebbe l’estremo sacrificio di due persone divenute modelli illustri per la comunità italiana. Willy viene infatti definito nel decreto come un esempio “per le giovani generazioni, di generosità, altruismo, coraggio e non comune senso civico”;

Malgesini, invece, lo si descrive come esempio “di uno straordinario messaggio di fratellanza e di un eccezionale impegno cristiano al servizio della Chiesa e della società civile”.

Due tragedie senza dubbio inaspettate e sentite, frutto di profonde falle nella società, da cui è dovere civico di ogni cittadino trarre esempio ed insegnamento affinché la loro memoria non vada sprecata.

 

Valeria Bonaccorso