UniVersoMe incontra Luca Bianchini: “Le storie tratte dalla verità vanno maneggiate con cura”

La vita è un bel gioco, ricordatelo sempre

È davvero un bel gioco se pensiamo che,  proprio martedì 29 Gennaio, La Gilda dei Narratori ha ospitato Luca Bianchini per presentare il suo ultimo libro “So che un giorno tornerai”.

Un libro nato un sabato sera in cui esci ma proprio controvoglia, quelle sere in cui ti chiedi “Ma chi me lo fa fare?” e invece incontri una sconosciuta che ti regala una storia. E quando viene l’idea di scrivere un romanzo è un po’ come comprare casa: «è una cosa molto strana, è una decisione molto importante, ma tu decidi subito», spiega.

In quel di Trieste, fine anni ’60, Angela non ha ancora vent’anni quando diventa madre. Non bastano gli scongiuri e le superstizioni, da lei nascerà una bambina: Emma. Pasquale, il suo unico e grande amore, è un “jeansinaro” calabrese, un affascinante mercante di jeans. Bello e impossibile perché sposato. Lui le fa una promessa: “Se sarà maschio lo riconoscerò”, e una volta nata femmina, fugge da qualsiasi responsabilità, lasciando Angela a crescere una bambina con la sua famiglia, numerosa e variegata.

La famiglia Pipan è capitanata dal nonno Igor che ancora rimpiange il dominio austriaco, la nonna Nerina sempre ai fornelli e quattro figli maschi: il serio Primo, il playboy Riccardo e due gemelli che si alternano come babysitter della piccola Emma, il Biondo e il Coccolo.

Angela non si sente ancora pronta per essere madre di questa figlia. Dopo giorni di disperazione passati allo specchio, a truccarsi e vestirsi, indossando una parrucca per fare un po’ la scema, esorcizzando il presente, decide di scappare che un uomo che dice di amarla (e la ama davvero), lasciando la troppo piccola Emma tra le braccia dei Pipan. Crescerà così, libera e anticonformista, la figlia di tutti e di nessuno.

So che un giorno tornerai è un romanzo, tratto da un storia vera, sulla ricerca delle nostre origini, che ci insegna a non dare una famiglia per scontata, ad apprezzare la magia degli amori che sanno aspettare. Come lo stesso Luca dice «Le storie tratte dalla verità vanno maneggiate con cura».

 

Dare una definizione, un’etichetta, a Luca Bianchini, è praticamente controproducente considerati i fiumi di parole che ha riversato in quella libreria, circondati di libri e persone senza fiato, che pendevano dalle sue labbra.

Andando a una sua presentazione, leggendo un suo libro, molto semplicemente incontrandolo, si percepisce subito l’ironia, quell’anima spumeggiante e vulcanica che proprio davanti ai tuoi occhi, di persona e tra le pagine dei libri, ti prende e ti trascina nelle sue storie. Qualcosa di inaspettato, verrebbe da dire.

È proprio per questo che, noi di UniVersoMe, abbiamo deciso di intervistarlo.

“So che un giorno tornerai” è il suo 11esimo libro in 17 anni. Dopo tanti successi, cos’è la scrittura per te? Hai mai paura del foglio bianco?

No, mai. La scrittura per me è fondamentalmente: un canale diretto e privilegiato con la vita.

Perché un quadrifoglio in copertina?

Perché è un segno d’auspicio e in via della Bora, dove è ambientato il libro, c’erano dei trifogli e ne ho messo anche uno nella storia, che nessuno vede perché sembra mimetizzato.

Scrivi «Angela pareva impossibile, mentre il vino le dava un po’ di coraggio e il cuore le batteva all’impazzata. Era innamorata», quali sono i segnali per capire se si è innamorati?

Non è fame e non è sonno. Non sei mai stanco.

Il Pipan dice «La vita è lunga e i soldi servono sempre. L’orgoglio, invece, non serve a niente», lo pensi anche tu?

Si. Ciò non toglie che anch’io a volte mi impunto, ho dei momenti di orgoglio. Non serve, ma non possiamo farne a meno.

«Il passato non si può dimenticare, prima o poi torna», in che modo?

Se tu hai delle robe non risolte, le puoi rimuove ma a un certo punto riappaiono. Se tu hai fatto uno sgarro, o non sei stato corretto … io ho questa sensazione, magari non è nemmeno sicuro. Però un po’ ci credo, al “tutto torna” .

Chi semina vento raccoglie tempesta.

Nerina, per il ritorno di Angela, prepara gli gnochi de pan, qual è il tuo piatto preferito?

La jota. Una zuppa, credo di verza … buonissima. Quando hai fame ed è inverno, se vuoi essere un vero triestino devi amare la jota.

«Se viene dopo anni di bugie, la verità riesce ancora a dare sollievo», a chi? A chi finalmente dice la verità o a chi la riceve?

A chi la riceve, assolutamente.

L’epoca in cui avresti voluto vivere?

Il Rinascimento.

3 libri che bisogna per forza leggere nella vita

Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, Gregory David Roberts – Shantaram, Manzoni – I promessi sposi.

 

Serena Votano

Nessuno come noi: un tuffo nel passato prima di tuffarsi nello studio

L’estate è finita e con lei gli ultimi attimi di libertà, quindi si torna sui libri a sgobbare … ma non così velocemente. Perché non prendersela ancora un po’ comoda leggendo un libro? 

Io, ad esempio, non ho resistito, ho letto “Nessuno come noi” di Luca Bianchini, ambientato nella Torino degli anni ’80, senza smartphone o connessione, quando si aspettava davanti al telefono fisso pregando che suonasse e gli sms erano bigliettini scambiati in classe. L’autore ci descrive l’ amore giovanile, non ricambiato, di Vincenzo per Caterina. Frequentano la stessa classe, ma lei non sembra quasi accorgersi di lui, se non come amico: la ragazza s’innamora praticamente di tutti tranne che del povero Vincenzo, il quale soffre. Caterina non fa che appoggiarsi emotivamente a Vincenzo per le sue questioni di cuore, chiedendogli continuamente consigli su come fare con i ragazzi. Insomma, quella che oggi chiamiamo comunemente “friendzone”.

A osservare questo strano rapporto tra i due è Spagna, una giovane dark dai buoni sentimenti, per cui io simpatizzo parecchio. Spagna sa cosa prova Vincenzo ed è un’amica fidata che lo consola. Lei fa parte, insieme a Vincenzo e Caterina, di un trio inseparabile che i compagni di scuola chiamano i “Tre cuori in affitto”.

Improvvisamente appare a scuola Romeo, un ragazzo ricco e bello, più che altro prepotente, sconvolgerà il trio conquistando inaspettatamente la fiducia di Vincenzo, lui finirà per aiutare Romeo con la scuola e passerà parecchio tempo a casa sua, la loro amicizia cresce di giorno in giorno, l’unico ostacolo è che Vince non ha nessuna intenzione di invitare Romeo nella sua casa a Nichelino (piccola cittadina torinese), una casa pulita e accogliente ma molto più piccola e povera della casa di Romeo.

La gita scolastica che fanno a Vienna è un capitolo che mostra tutta la bravura di Luca Bianchini capace di ricordare, fin nei minimi dettagli, tutto quello che gli studenti fanno quando sono in gita all’estero.
Al ritorno emerge la consapevolezza che il padre di Romeo ha una storia sentimentale con la sua professoressa d’italiano, Betty Bottone, un amore imprevisto, che fa battere il cuore anche se non dovrebbe.

Come finirà, poi, tra Cate e Vince?

Questo è stato un libro in cui io (ventenne, universitaria) ho vissuto come una narrazione di un mondo lontano che non è fatto di cuoricini scambiati su face book o whatsapp, dove ci si parlava faccia a faccia, o al massimo per lettera. Un libro che, molto probabilmente, i cinquantenni vivranno come un tuffo nel passato.

Una volta chiuso il libro, ci si rende conto di come Luca Bianchini, conosciuto per Io che amo solo te, ha saputo fotografare momenti dell’esistenza di ognuno di noi, momenti in cui abbiamo pensato che un amico o un amore fosse per sempre. È per questo che lo considero un libro degno di successo: perché riesce a raggruppare emozioni che colpiscono tutti quanti, che siano cresciuti negli anni ottanta o che siano cresciuti con lo smartphone.

Serena Votano