Policlinico in festa per Natale: i dottori del sorriso

Quando le lucine cominciano ad illuminare le vie della città e gli abeti addobbati invadono le case, ogni bimbo è pronto a scrivere la letterina a Babbo Natale.

“ Cosa vorresti quest’anno come regalo? ” – è la domanda più attesa da ogni bambino.

E dovrebbe essere così: nessun altro pensiero per i piccoli uomini, nessuna preoccupazione in un periodo di festa.

Ma il Grinch del Natale costringe tanti bimbi a passare questo periodo in reparto.

È così che nasce la voglia di regalare un po’ di magia al padiglione NI del Policlinico G. Martino, ed è così che ogni giovedì pomeriggio dei ragazzi con camici colorati e buffi nasi rossi, regalano risate, palloncini e momenti di gioco.

Sorridere.

È il verbo proprio dei dottor clown. E come non poterlo fare a Natale!?

Nel pomeriggio del 22 c.m., la banda “Associazione culturale musicale Città di Capo d’Orlando” ha inaugurato la festa, accendendo l’atmosfera con magnifiche canzoni natalizie.

Per i corridoi di ogni piano c’erano balli e canti; qualche bambino può giurare di aver incontrato Elsa e Anna di Frozen, ma soprattutto il vecchio e caro Babbo Natale: entrava in ogni stanza con un grosso sacco pieno di regali ed ogni bimbo, grazie all’aiuto di simpatici elfi, riceveva il dono perfetto.

In ogni stanza riecheggiavano risate, l’atmosfera era puramente magica: una banale festa di Natale si era trasformata in un trenino della felicità.

Basta poco a dei bambini meno fortunati, per farli sentire a casa; basta poco per sentire lo spirito del Natale nel cuore, che poi non è altro che una curva sul volto di un bimbo.

 

Jessica Cardullo

 

Un ringraziamento particolare va:

  • ai membri della banda: Giuseppe Sirna, Elena Sofia Randazzo, Mattia Librizzi, Gabriele Gregoli, Diego Sirna, Giovanna Maugeri, Fabio Lipari, Leo Fragapane e Antonino Amalfi;
  • ai negozi che hanno affettuosamente fornito i regali: Ape, Up Down, In&Out, Cartoleria Agorà, Cartoleria Pongo, La Casa del Giocattolo di Milazzo;
  • ed infine, non per importanza, un ringraziamento a tutti i dottor clown.

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Mio caro Sud

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È arrivato il momento.

Il momento di scriverti, di spiegarti perché ti ho lasciato.

Lo so, lo so, non ti ho nemmeno salutato per come si deve ma, sappi, che a Natale torno: ho comprato i biglietti qualche settimana fa e li custodisco gelosamente nel cassetto del comodino.

 

In aeroporto, con quella grossa valigia in mano, non avrei mai pensato che potessi mancarmi, anzi, mi entusiasmava poter scappare altrove.

Ed i primi giorni fui travolta dalla frenesia, dall’emozione di scoprire una nuova realtà.

Poi bastò un attimo: mi fermai al centro della piazza (come per capire dove io fossi davvero) e chiusi gli occhi: la salsedine…riuscii ad assaporarla; fra le dita scivolarono quasi invisibili i granelli di sabbia; poi la leggera brezza marina che nelle sere estive accarezza delicatamente il viso…potrei giurare di averla sentita davvero.

Dopo, qualche gocciolina mi bagnò il naso e fu allora che capii quanto mi mancavi: quando i miei occhi si svegliarono e si posarono su quel grigio cittadino, il mio cuore senza ombrello si bagnò di quella pioggerellina fredda.

 

Il sole, quassù, in questi mesi invernali, è un miraggio; la mattina è proprio questo che mi manca: scostare le tende della mia finestra e vedere un cielo limpido, senza questa nebbia piatta.

Sai cos’altro è brutto? Non vedo il mare, nemmeno in lontananza, e non riesco ad intravedere neanche le montagne. Attorno a me ci sono solo palazzi giganteschi, gente frenetica, turisti in ogni angolo ed il rumore della metro.

Quando sono nella mia stanza (che proprio “mia” ancora non la sento), penso sia paradossale nascere nella tua culla verde ed azzurra, per poi lasciarla abbandonata per chissà quale letto scomodo di una casa condivisa.

Leggendo tutte queste parole, penserai – “ Allora perché non sei rimasta da me?”- È una questione di opportunità, di aspettative, di lavoro; priorità per cui, adesso, mi ritrovo catapultata dalle tue braccia calde a quelle fredde di una terra che mi fa sperare in un futuro migliore.

E scusami se non sono in grado di aiutarti nel farmi restare, ma ho bisogno di guardare avanti, di andare oltre i limiti che tu mi hai imposto.

 

A presto, mio caro Sud.

 

Jessica Cardullo