Inchiesta su Capitol Hill, i testimoni: Trump tentò un golpe grazie ai gruppi di estrema destra

Nel gennaio 2022 negli Stati Uniti è stata aperta un’inchiesta parlamentare per indagare sui fatti del 6 gennaio 2021, quando migliaia di persone hanno fatto irruzione a Capitol Hill, sede del Congresso. Dal 9 giugno sono iniziate le audizioni pubbliche utili a presentare i risultati dell’inchiesta. Quanto emerso dalla stessa potrebbe stupire: se, dapprima, si pensava che l’assalto fosse opera di un gruppo di seguaci della teoria QAnon, adesso si fa sempre più concreto il possibile coinvolgimento dell’ex Presidente Donald Trump in un vero e proprio tentativo di ribaltare i risultati delle Presidenziali 2020.

il presidente della Commissione istituita ad hoc Bennie Thompson, deputato democratico, ha detto chiaramente che l’assedio è stato «il punto culminante di un tentato golpe» e che «Donald Trump ha istigato la folla a marciare verso il Campidoglio per sovvertire la democrazia americana».

Donald Trump incitò i suoi fan a marciare sul Capitol

L’ex Presidente avrebbe addirittura aggredito un agente alla guida della limousine presidenziale afferrando il volante per tentare di raggiungere i manifestanti. Questo è quanto emerge dalla testimonianza di Cassidy Hutchinson, testimone chiave che ha lavorato per l’ex capo dello staff Mark Meadows.

(Cassidy Hutchinson. Jacquelyn Martin via AP Photo)

A tal proposito, i Servizi Segreti hanno rilasciato una dichiarazione in cui hanno affermato di «aver cooperato pienamente con la Commissione e che continueranno a farlo». Per questo – continuano – «abbiamo intenzione di rispondere formalmente alle nuove informazioni rivelate durante l’audizione non appena potranno accoglierci».

Non finisce qui: Trump sapeva che c’erano persone armate e con giubbotti anti proiettili al comizio che aveva organizzato il 6 gennaio, poco prima di incitare la folla dei suoi fan a marciare sul Capitol. Inoltre, chiese di rimuovere i «fottuti metal detector» al suo raduno, affermando che i suoi fan non gli avrebbero fatto del male.

Un altro dato emerso dalle audizioni consiste nel fatto che Trump era a conoscenza della regolarità dello svolgimento delle elezioni, per cui era stato invitato a non parlare più di “brogli” e “frodi elettorali”. L’ex procuratore generale William Barr ha aggiunto che se «davvero Trump crede in quelle cose, allora è completamente fuori dalla realtà». Anche la figlia Ivanka Trump ha fatto sapere di essere d’accordo con Barr.

Minacce all’ex vice Mike Pence

Emerge dalle audizioni un altro dato: la vita dell’ex vicepresidente Mike Pence potrebbe essersi trovata in grave pericolo nel periodo successivo alle Presidenziali. Infatti, quando si è rifiutato di dare seguito al piano sull’interruzione della certificazione dei voti del collegio elettorale (e quindi di ostacolare la salita di Biden), Trump avrebbe scatenato la folla contro di lui attraverso vari tweet pubblicati sia mentre gli assalitori stavano marciando verso il Campidoglio, sia quando erano già dentro.

(Gage Skidmore via Flickr)Un documento riservato dell’FBI, in cui vengono riportate le parole di un informatore all’interno dei Proud Boys (una milizia di estrema destra fondata nel 2016), ha rivelato che «se ne avessero avuto l’opportunità, i membri del gruppo avrebbero ucciso Mike Pence». Non sorprende che diversi manifestanti abbiano intonato cori inneggianti all’impiccagione di Pence.

Intimidazioni anche contro i testimoni

Al termine delle testimonianze, Liz Cheney, membro repubblicano della Camera dei Rappresentanti, ha presentato possibili prove di intimidazione dei testimoni e ostruzione alla giustizia.

Il Presidente vuole che ti faccia sapere che sta pensando a te. Sa che sei leale.

Sarebbe uno dei messaggi ricevuti dai testimoni.

Un precedente antidemocratico?

Nonostante l’attacco a Capitol Hill sia sventato, negli Stati Uniti si continua a temere per il destino dell’assetto costituzionale. Anche alla luce degli ultimi eventi, tra cui l’overturning della RoevsWade e la conseguente abrogazione della tutela costituzionale del diritto all’aborto, si inizia a pensare (in realtà, già da prima) che questa broken democracy rischi veramente di vivere una deriva autoritaria. Soprattutto, i timori riguardano la possibilità che, in assenza di punizioni reali per i membri dell’Ufficio Presidenziale che hanno provato a coprire il tutto o vi hanno addirittura partecipato, si possa creare un precedente antidemocratico destinato a ripetersi in futuro.

Che l’ex Presidente adesso indagato non abbia imparato molto dalla vicenda, lo si nota anche dalle sue ferme intenzioni di ripresentarsi alle prossime Presidenziali.

Immagine in evidenza: Tyler Merbler via Wikimedia Commons.

Valeria Bonaccorso

Bielorussia: scompaiono tre giornalisti di una testata che racconta della repressione politica del governo

Fonte: Il Post

La politica estera europea viene ancora una volta messa a dura prova: ieri, martedì 25 maggio, sono scomparsi tre giornalisti della testata online bielorussa Tut.by. Arrestata, poi, anche una quarta giornalista, Anastasia Prudnikova, nel suo appartamento.

Secondo diverse persone, i responsabili dei presunti arresti non possono che essere le autorità bielorusse, dato che, già la scorsa domenica pomeriggio, il presidente Aleksandr Lukashenko aveva fatto ordinare il dirottamento a Minsk del volo Ryanair tra Atene e Vilnius, con l’obiettivo di arrestare “l’oppositore” al regime Roman Protasevich. Per tali ragioni, l’Ue si è immediatamente mobilitata al fine di adottare delle sanzioni contro la Bielorussia.

L’irruzione nella redazione di Tut.by

Tut.by è un sito di news indipendente – fondato nel 2000 – tra i più importanti e seguiti in Bielorussia e, martedì 18 maggio, proprio le autorità bielorusse hanno fatto irruzione presso la redazione (con sede nella capitale bielorussa Minsk), mettendo offline il sito. Non solo, poiché quest’ultime hanno anche fatto irruzione nella casa della direttrice Marina Zolotova e in quelle di altri giornalisti della testata. Si pensa che tutto questo faccia parte di un quadro più ampio, per la repressione politica messa in atto dal capo del governo bielorusso Lukashenko, che dal 1944 governa in modo autoritario.

La linea della testata era piuttosto equilibrata e non si era mai distinta per caratteristiche antigovernative e oppositive. Nel corso dell’ultimo anno, però, essa aveva iniziato ad avere problemi con le autorità per aver raccontato la repressione attuata dal governo bielorusso.

A dire il vero, già nella settimana precedente, con l’irruzione in redazione, altri giornalisti erano stati arrestati, con l’accusa di aver partecipato ad eventi e manifestazioni non autorizzate e contro il regime, per aver seguito il processo di un oppositore politico. E ancora, a marzo la giornalista Katerina Borisevich, collaboratrice sempre della stessa testata, era stata arrestata per aver rivelato segreti medici’’, dopo aver dimostrato attraverso referti medici che, al contrario di quanto sostenuto dalle autorità, la morte di un manifestante non era avvenuta in una rissa tra ubriachi.

Il dirottamento dell’aereo Ryanair

Fonte: Corriere

«A bordo eravamo tutti terrorizzati, pensavamo ci stessimo schiantando»: queste le parole di Raselle Grigoryeva, lituana 37enne che era tra i 120 passeggeri decollati domenica mattina da Atene con il volo Ryanair FR 4978 diretto a Vilnius, capitale della Lituania.

L’aereo della compagnia low cost irlandese ha dovuto deviare il proprio percorso, atterrando per l’allarme per un’emergenza, a Minsk. Qui, subito dopo l’arrivo, il blogger e giornalista di opposizione bielorusso Roman Protasevich è stato arrestato, con l’accusa di aver commesso atti di terrorismo, per via del ruolo che aveva avuto nell’organizzazione delle enormi proteste contro Lukashenko dello scorso anno. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale bielorussa Belta sarebbe stato infatti lo stesso Lukashenko a dare l’ordine di dirottamento.

Su Facebook Aliona Alymova racconta:

«A bordo non avevamo idea di quel che stesse succedendo, dopo 15 minuti il pilota ha annunciato che saremmo atterrati a Minsk. A quel punto viene notato un uomo che comincia ad agitarsi: si alza in piedi, prende dalla cabina il suo bagaglio, estrae il portatile e cerca di romperlo. Non urlava, ma si vedeva che era terrorizzato. Se il finestrino fosse stato aperto, forse avrebbe tentato di saltare fuori.».

Era proprio lui, Protasevich, che aveva già capito cosa stesse accadendo. Una coppia lituana ha chiesto lui spiegazioni, al che ha risposto:

«Questo aereo sta per essere dirottato a causa mia, tutto questo sta succedendo per me. Cerca il mio nome in Google e saprai chi sono».

Lunedì pomeriggio il padre del giornalista ha confessato le sue preoccupazioni alla Bbc, rendendo noto il timore che il figlio potesse essere torturato e che tutto potesse esser nascosto con una falsa notizia, visto che in quelle ore stavano già circolando alcune voci secondo cui il figlio sarebbe stato ricoverato per problemi cardiaci. Ma non è mancata la pronta risposta delle autorità bielorusse, le quali in serata hanno detto che Protasevich si trova in un centro di detenzione a Minsk, in buone condizioni di salute.
Su Telegram e i media governativi bielorussi, sta circolando un video in cui Protasevich smentisce le voci sui problemi cardiaci e dice di trovarsi nel Centro Detentivo più importante di Minsk, dove comunque sta pare esser trattato, secondo le sue dichiarazioni, “con correttezza’’ e “secondo la legge’’. Tuttavia, molti hanno evidenziato che i segni che presenta sul volto e sul collo potrebbero essere risultato di violenza fisica.

Le proteste bielorusse dopo le elezioni del 2020

Il 9 agosto 2020 rappresenta una data cruciale per la Bielorussia: il presidente Lukashenko è stato rieletto presidente, riuscendo ancora una volta a mantenere il potere grazie al sostegno della Russia. Quest’ultimo allora sostenne di avere ottenuto – un improbabile – 80% di voti, provocando il forte fermento del popolo, che subito dopo le elezioni scese in piazza sollevando enormi proteste.

Le opposizioni ottennero l’appoggio dell’Unione Europea – che però non andò oltre all’imposizione di nuove sanzioni – mentre le forze di sicurezza bielorusse continuarono a reprimere i manifestanti: migliaia di persone furono arrestate, centinaia picchiate violentemente, qualcuna fu pure uccisa. Tutto questo attesta che non è stata ancora trovata una soluzione alla crisi del Paese.

Ottavo giorno di proteste contro le contestate presidenziali del 9 agosto. Fonte: La Repubblica

L’Ue sanzionerà la Bielorussia

La vicenda, definita da Ryanair «un gesto di pirateria aerea», ha suscitato una forte reazione da parte dell’Unione Europea e di diversi leader dei Paesi membri, i quali hanno fermamente richiesto limmediata liberazione di Protasevich e della sua compagna Sofia Sapega, ma anche nuove sanzioni contro il regime bielorusso. L’accaduto sta senz’altro generando uno dei momenti di maggiore tensione degli ultimi anni tra i Paesi occidentali e la Bielorussia, che non fa parte dell’Ue: è a rischio il futuro della libera circolazione nel mercato unico oltre che il rispetto del diritto internazionale.

Il Consiglio Ue propone sanzioni per la Bielorussia. Fonte: SiciliaNews24

I leader dei ventisette Paesi Ue, durante una riunione straordinaria tenutasi lunedì sera a Bruxelles, hanno quindi chiesto di vietare il sorvolo alle compagnie aeree bielorusse dello spazio aereo dell’Unione, così come di evitare che le compagnie aeree europee sorvolino a loro volta la Bielorussia.

Essi hanno, inoltre, invitato l’Organizzazione Internazionale per l’Aviazione Civile (Icao) ad avviare un’indagine urgente sul dirottamento del volo Ryanair per presunti esplosivi a bordo, in quanto ci sono ancora molti aspetti poco chiari sulla vicenda. Per quanto riguarda le nuove sanzioni, queste devono essere ancora definite, nonostante ci si aspetti una loro comunicazione a breve.

Gaia Cautela