Una notte… a Gazzetta del Sud

È pensiero comune che essere un membro di UVM significhi solamente trascorrere il proprio tempo di fronte lo schermo vuoto del computer.

UVM nella redazione di Gazzetta del Sud
UVM nella redazione di Gazzetta del Sud

Ebbene, non si riduce tutto a quello.

Sì, certo, essere un giornalista richiede di scrivere articoli – ma va! – e a questo incombente lavoro non ci siamo mai sottratti, svolgendolo anche – riconoscetecelo – in maniera piuttosto efficiente.

Ma cosa sarebbe un giornalista senza esperienze?

Gazzetta del Sud, ieri sera, ci ha dato la grandissima opportunità di poterne vivere una assai peculiare.

In visita alla sede, non solo abbiamo avuto modo di vivere la vita redazionale, respirando il frenetico circolare delle idee e ciò che è alla base della creazione delle notizie, ma abbiamo anche visto da vicino quelle stesse notizie farsi cartacee e diventare vera e propria informazione. Quella vecchio stile, impressa nero su bianco su profumati fogli di giornale.

Ed è stato proprio il giornale in sé ad aver catalizzato l’attenzione. In una versione a noi inedita, Gazzetta del Sud ci ha raccontato la sua trasformazione.

Stampa della nuova edizione di Gazzetta del Sud
Stampa della nuova edizione di Gazzetta del Sud

Cosa è cambiato?

«Il design è studiato per guidare il lettore in un’esperienza fluida e coinvolgente, senza distrazioni. Ogni scelta grafica è pensata per lasciare spazio (bianco) alla riflessione, creando una connessione emotiva e cognitiva con il contenuto»

ha spiegato il designer spagnolo Sergio Juan, coordinatore del progetto di restyling.

Minimale e moderna, di una più facile fruizione: la nuova grafica di Gazzetta del Sud ha fatto, infatti, dell’accessibilità il suo cavallo di battaglia.

D’altronde, in un’epoca storica di grandi mutazioni, in cui la carta stampata ha perso attrattiva a favore della velocità e della tempestività del digitale, modificarsi in primis – senza per questo cambiare DNA – potrebbe essere l’unica strada che rimane da percorrere per riuscire a fronteggiarla.

In un’intervista ad Antonino Rizzo Nervo, subentrato alla guida di GdS lo scorso dicembre, il direttore responsabile ha concordato con noi nell’affermare che «il cambiamento del progetto grafico è un segno di vitalità».

Intervista al direttore responsabile Antonino Rizzo Nervo
Intervista al direttore responsabile Antonino Rizzo Nervo

«Il giornale è un prodotto vivo, che si evolve. Ogni tanto, vi è il bisogno di rivisitarlo»

si è, inoltre, espresso a riguardo il presidente Lino Morgante.

Intervista al presidente Lino Morgante
Intervista al presidente Lino Morgante

Quella di Gazzetta del Sud, quindi, non sarebbe solo una “rivoluzione” estetica, ma, innanzitutto, simbolo della sua volontà di sapersi reinventare, al fine di poter rilanciare il proprio ruolo in quanto inestimabile fonte di informazione.

«Il giornale è qualcosa che si legge in poltrona. Nel momento in cui leggi in poltrona, pensi di più rispetto a quando leggi sullo smartphone»

ha aggiunto Rizzo Nervo, sottolineando l’importanza del cartaceo e dell’analisi critica che questo favorirebbe.

In questo senso, sfogliarne le pagine, più che scrollarle, consentirebbe di acquisire una maggiore consapevolezza.

Una consapevolezza che riguarda la sacralità dell’atto in sé e di ciò che di positivo può derivarne.

Gazzetta rende, quindi, evidente la sua intenzione di andare incontro alle esigenze del lettore, per poter creare con lui una comunicazione bidirezionale in grado di scuotere la coscienza e spingere all’azione.

Una trasformazione sentita

Un avvenimento senz’altro suggestivo, quello di cui siamo stati spettatori. Una scelta direzionale che noi, come UVM, condividiamo in pieno.

Durante il suo breve intervento per Scirocco, la nostra coordinatrice, Giulia Cavallaro, ha, di fatto, rivelato:

«Noi stessi, come progetto, abbiamo vissuto una trasformazione. Questo è il giornalismo che continua ad andare avanti.»

I tempi corrono, le mentalità – si spera – evolvono. Non si può rimanere statici e invariati, ferrei in un abito che non ci calza più.

Manteniamo i nostri principi, l’ambizione di creare comunità e confronto, ma prendendoci cura della nostra forma.

Cambiamo, sì, ma rimanendo gli stessi.

Suicidio assistito: un diritto o una deriva? Il dibattito continua

Il dibattito sul fine vita e sul suicidio assistito continua a essere un tema centrale nel panorama politico e sociale italiano. Dopo l’approvazione della legge in Toscana lo scorso 11 febbraio, che ha regolamentato l’accesso al suicidio medicalmente assistito per pazienti in condizioni irreversibili, il confronto solleva interrogativi profondi sul piano religioso ed etico. La questione ha innescato polemiche e annunci di ricorso da parte del centrodestra.

L’involuzione legislativa in Italia

Il senatore di Fratelli d’Italia, Ignazio Zullo, relatore del disegno di legge all’esame delle commissioni Giustizia e Affari sociali del Senato, presenta uno schema preliminare sul fine vita per affermare due principi fondamentali. Il primo ribadisce l’inviolabilità della vita, stabilendo che “il diritto alla vita è inviolabile e indisponibile, determinato dall’essenza dei valori fondamentali sui quali si fonda la Carta costituzionale della Repubblica”. Il secondo specifica che l’accesso al percorso di fine vita assistito, disciplinato dalla proposta di legge, vale per “una persona maggiorenne affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che reputa intollerabili, tenuta in vita o dipendete da trattamenti di sostegno vitale [..]“.

Così afferma il segretario di Più Europa Riccardo Magi:

È bene che il parlamento si occupi di fine vita ma la bozza di testo presentata dal centrodestra oggi in Senato è piuttosto deludente. Se questa è la base di partenza, è preferibile non avere alcuna legge perché rappresenta un passo indietro rispetto a quanto stabilito dalla Consulta”.

Inserire il principio dell’inviolabilità e dell’indisponibilità della vita appare un’enunciazione ideologica, anziché un atto normativo. Ma rendere obbligatorio un percorso di cure palliative come condizione per accedere al suicidio assistito è una disposizione che non tiene conto della sofferenza reale delle persone e rende la legge regressiva rispetto a quanto stabilito dalla Corte.

Il diritto all’autodeterminazione sul proprio corpo e sulla propria vita, soprattutto in condizioni di sofferenza estrema. Una condizione essenziale che deve essere garantita, come afferma la senatrice di AVS Ilaria Cucchi. La stessa senatrice  ribadisce che il vuoto normativo su un tema così delicato rappresenta una privazione dei diritti fondamentali delle persone, private della possibilità di decidere come vivere con dignità fino all’ultimo momento. Dopo la recente approvazione della legge in Toscana , è ora che l’Italia superi pregiudizi e resistenze ideologiche. Agendo, come molti Paesi europei ,attraverso la tutela della dignità e della libertà di tutti i cittadini.

 

Difendere la vita, ripartendo dai valori

Storicamente, il riconoscimento del diritto al suicidio assistito per le persone affette da gravi malattie è annoverato tra le lotte per i diritti civili, che vengono portate avanti in tutto il mondo da gruppi e ONG progressiste. In Italia per esempio è noto l’impegno del Partito Radicale e dell’associazione Luca Coscioni, nonché dell’ex-parlamentare Marco Cappato. Mentre sono in generale contrari all’eutanasia attiva e al suicidio assistito soprattutto le organizzazioni di matrice religiosa, che li considerano come un attacco alla vita.

Quindi, all’indomani dell’approvazione della legge regionale sul suicidio medicalmente assistito approvata dalla regione Toscana, la Chiesa ribadisce, senza mezzi termini, la contrarietà nei confronti di un provvedimento che viene definito dalla Chiesa cattolica una “deriva pericolosa per la società“.

Questa posizione è già stata ribadita in diversi documenti ufficiali. L’enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II, promulgata nel 1995, esprime la posizione della Chiesa cattolica sul valore e l’inviolabilità della vita umana. Una priorità ribadita ancora oggi dalla Conferenza Episcopale Italiana, preoccupata “per le recenti iniziative regionali sul tema del fine vita”. La stessa CEI riferisce che non si tratta di fare una guerra contro tale legge, ma portare avanti il compito della Chiesa: aiutare i più giovani a misurarsi su delle tematiche che contengano alti valori.  La Chiesa Cattolica continua a promuovere il rispetto della vita umana in tutte le sue fasi, incoraggiando l’uso delle cure palliative per alleviare le sofferenze.

La vita è un diritto, non la morte“, ha detto Papa Francesco nella catechesi dell’udienza generale del 2022. Nella visione cristiana dignità e rispetto dovranno accompagnare le persone nel momento del fine vita. Talvolta, prolungare la vita fino alla fine, può comportare l’accettazione di una sofferenza insostenibile.

Fine vita diventa legge in Toscana: una scelta di libertà

Si apre un nuovo capitolo sul fine vita in Italia. Lunedì 11 febbraio 2025 la Toscana è la prima regione italiana a garantire l’accesso ai malati al suicidio medicalmente assistito, con tempi e modalità certi. Si tratta della prima legge regionale che, in assenza di una normativa nazione, attua alcune sentenze della Corte Costituzionale.

La legge rappresenta un punto di svolta nel dibattito sui diritti individuali e un passo avanti nell’autodeterminazione dei pazienti affetti da patologie irreversibili e invalidanti.

L’iter legislativo

Accolta da Eugenio Giani, presidente della regione Toscana, come un forte messaggio di civiltà, l’iter legislativo è partito dall’iniziativa popolare “Liberi Subito”. Dopo la raccolta di 10 mila firme promossa dall’associazione Luca Coscioni(associazione nata nel 2002 per difendere le libertà civili e i diritti umani), il Consiglio regionale ha approvato la norma sul fine vita, attuando la sentenza della Corte Costituzionale del 2019. La legge regionale è stata approvata con 27 voti favorevoli (i partiti di centrosinistra che sostengono la giunta regionale guidata dal presidente della regione Giani), 13 contrari ( i partiti di centrodestra)  e un solo astenuto, ossia la consigliera regionale del PD Lucia De Robertis.

Nel 2019 una sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato la non punibilità di chi assiste e aiuta un paziente, tenuto in vita  da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile che sono causa di sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili, a realizzare autonomamente e liberamente la decisione di porre fine alla propria vita. Tale sentenza, poi confermata con un’altra nel 2024, era arrivata per il caso della morte di dj Fabo, tetraplegico dopo un grave incidente, che aveva espresso la volontà di porre fine alla sua vita. Dal momento che in Italia non era in vigore nessuna legge in merito al fine vita, dj Fabo aveva deciso di recarsi in Svizzera, insieme a Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, dove aveva fatto ricorso al suicidio assistito in una clinica nel 2017.

La legge toscana

Secondo la legge regionale possono accedere alle procedure relative al suicidio medicalmente assistito le persone in possesso dei requisiti indicati dalle sentenze della Corte Costituzionale 242/2019 e 135/2024; «il suicidio assistito è possibile quando la patologia è irreversibile, la persona vive sofferenze psichiche e psicologiche che reputa intollerabili, c’è una situazione di dipendenza da trattamenti di sostegno vitale e il paziente ha la capacità di prendere decisioni libere e consapevoli. 20 giorni è il tempo utile massimo per stabilire se il paziente abbia i requisiti per l’accesso al suicidio assistito. Ad esito positivo saranno 10 i giorni entro cui verranno definite le modalità con cui si concretizzerà la scelta assistita di fine vita, tra cui la scelta del farmaco. Passati questi giorni la norma garantisce, entro sette giorni e con il supporto del sistema sanitario regionale, la procedura.

Nelle scorse settimane in Lombardia è avvenuto il sesto caso in Italia di suicidio assistito di una cinquantenne affetta da sclerosi multipla progressiva da oltre 30 anni. Dopo l’auto-somministrazione di un farmaco letale fornito dal Servizio sanitario nazionale,  la donna è morta nella sua abitazione.

La mia breve vita è stata intensa e felice, l’ho amata all’infinito e il mio gesto di porre fine non ha significato che non l’amassi. Questo l’ultimo messaggio della donna, ormai paralizzata e costretta ad una condizione di totale assistenza continuativa, che ha avuto accesso alla procedura prevista dalla Consulta con la sentenza 242/2019.

Trump è il 47° presidente degli Stati Uniti

20 gennaio 2025, data cruciale per la politica americana. Donald Trump ha prestato nuovamente giuramento come 47° presidente degli USA, nella Rotonda sotto la cupola di Capitol Hill, in una gelida giornata. Dopo la presidenza dal 2017 al 2021 e la sconfitta alle elezioni del 2020, l’insediamento di Trump ha segnato un raro secondo mandato non consecutivo. Un ritorno così storico non si vedeva dai tempi di Grover Cleveland, eletto nel 1885 e nel 1893, divenendo il primo presidente a ricoprire due mandati non consecutivi.

I presenti: un parterre politico e diplomatico variegato

Trump, accompagnato dalla splendida figura della First Lady Melania Trump, sfila a Capitol Hill, pronta ad accogliere i suoi 600 ospiti. Immancabile la presenza dei tre uomini più ricchi del mondo il capo di Meta Mark Zuckerberg, quello di Amazon Jeff Bezos, il first buddy e neo-segretario al dipartimento per l’efficienza governativa Elon Musk , insieme agli amministratori delegati di Apple, Google, Tiktok e OpenAi. Numerose l le personalità internazionali di spicco, tra cui la premier Giorgia Meloni, il presidente argentino Javier Milei e il vicepresidente cinese Han Zheng. Tra i presenti gli ex presidenti: Bush, Clinton, Obama e Biden, protagonisti di simpatici video, in circolazione sul web, sulle loro espressioni: chi spazientito, chi spaesato e chi addirittura divertito.

 

La cerimonia e il discorso inaugurale

Un discorso di insediamento, fatto di ovazioni e applausi, in cui ha annunciato che

l’età dell’oro dell’America inizia ora. Da oggi in poi il nostro paese fiorirà e sarà nuovamente rispettato in tutto il mondo. Saremo l’invidia di ogni nazione

Donald Trump
Il presidente Donald Trump durante il discorso inaugurale ©gettyimages

Trump ha delineato un programma ambizioso e deciso, con un’agenda focalizzata sulle priorità del secondo mandato: il riconoscimento di due soli generi (maschile e femminile), la deportazione di immigrati arrivati negli Stati Uniti, la bandiera dell’USA da piantare su Marte, il cambio di nome del Golfo del Messico in Golfo d’America, l’abolizione dello Ius soli e la fine della strumentalizzazione politica della giustizia.

Inevitabile il ricordo dell’attentato il 14 luglio del 2024 a Butler, in Pennsylvania.

“Solo pochi mesi fa un proiettile mi ha perforato l’orecchio. Già allora lo sentivo e lo credo ancora di più adesso che la mia vita era stata salvata per una ragione”,

affermando che la sua vita gli è stata risparmiata per un grande ritorno. Un ritorno che il tycoon sembra percepire come il frutto di un mandato divino.

“Sono stato salvato da Dio per rendere l’America di nuovo grande”

 

La formazione del nuovo governo

Il neoeletto presidente degli Stati Uniti dovrà gestire situazioni delicatissime, dalla guerra in Ucraina al conflitto in Medio Oriente. Per affrontare queste sfide, Trump sta costruendo una squadra di governo più fedele e allineata.

Susie Wiles sarà la prima donna capo di gabinetto della politica americana, con il ruolo di intermediario tra il presidente e il resto del governo. Kristi Noem sarà alla guida del Dipartimento della Sicurezza interna, con il compito di supervisionare un apparato di sicurezza nazionale. Robert F.Kennedy Jr, nipote del presidente John Fitzgerald Kennedy, come prossimo segretario della Sanità. Dichiaratamente e apertamente no-vax, guiderà il dipartimento della Salute e dei servizi umani. Una “new entry” riguarda Elon Musk, che sarà alla guida di un nuovo dipartimento federale, il “Dipartimento per l’efficienza del governo” (Doge). Avrà poteri di supervisione e di intervento sulle spese di tutte le agenzie federali. Musk è stato uno dei più accaniti sostenitori trumpiani, tanto da versare, durante la campagna elettorale, quasi 200 milioni di dollari, sfruttando la piattaforma X per incoraggiare i follower a votare il tycoon.

 

L’insediamento del 2025 non rappresenta solo un evento formale, ma un simbolo di come il panorama politico degli Stati Uniti si stia trasformando in un’epoca di forti divisioni e continui cambiamenti. Un mandato che già nei giorni scorsi e in quelli a venire, dimostrerà in azioni concrete le promesse fatte durante questi mesi. Ecco la nuova era della Great America. 

 

 Elisa  Guarnera

Arrestato a Malpensa truffatore ricercato in tutto il mondo

La polizia di Milano ha arrestato all’aeroporto di Malpensa un uomo italo-australiano di quarantatré anni, ricercato a livello internazionale da oltre tre anni, subito dopo il suo arrivo su un volo proveniente da Singapore. L’uomo sfuggito alla giustizia per un lungo periodo, si trovava sotto il mirino delle autorità di diversi paesi, che avevano emesso un mandato di arresto internazionale per il suo coinvolgimento in attività criminali di rilevante portata.

Le accuse

Il mandato di arresto, emesso da una corte distrettuale del North Carolina, accusava l’uomo di far parte di un’organizzazione criminale transnazionale dedita alla frode telematica, al riciclaggio di denaro e alla compromissione di sistemi elettronici.

Secondo le indagini, l’uomo avrebbe avuto un ruolo fondamentale in una rete che ha sfruttato sofisticate tecniche informatiche per compiere attacchi mirati a danneggiare sistemi di pagamento e reti bancarie. E sarebbe riuscito così a generare profitti illeciti per un ammontare che si aggira intorno ai 31 milioni di dollari, ovvero circa 28,5 milioni di euro.

Il momento dell’arresto

Le autorità statunitensi, in collaborazione con quelle europee, avevano intensificato le ricerche in tutto il mondo per rintracciare il fuggitivo. Fondamentale l’aiuto di una cooperazione internazionale che ha permesso di seguire le sue tracce fino al momento dell’arresto. L’operazione ha avuto luogo in un momento particolarmente delicato,  il sospettato stava cercando di rientrare in Europa, probabilmente per sfuggire ulteriori indagini o per pianificare nuove attività illecite.

Al momento del suo arresto, l’uomo, oltre a essere in possesso di una documentazione che confermava la sua identità e i legami con il crimine transnazionale, aveva con sé diverse migliaia di euro in contante. ( Un fatto che ha sollevato ulteriori sospetti circa la provenienza illecita dei fondi.)

Inoltre, gli agenti hanno trovato alcuni dispositivi informatici, che potrebbero contenere prove fondamentali per il proseguimento delle indagini, carte di credito che non erano registrate a suo nome e due orologi di straordinario valore, il cui possesso potrebbe essere legato a guadagni illeciti derivanti dalle attività criminali di cui è accusato.

Attualmente, il quarantatreenne si trova recluso nel carcere di Busto Arsizio, a disposizione delle autorità italiane. È in attesa che vengano completate tutte le formalità legate al suo processo di estradizione verso gli Stati Uniti, dove dovrà rispondere delle accuse mosse nei suoi confronti. Le forze dell’ordine italiane stanno collaborando strettamente con gli investigatori statunitensi per assicurarsi che l’estradizione avvenga senza intoppi e che il sospettato venga messo nelle mani della giustizia americana per affrontare il suo processo.

Ruolo decisivo: la sinergia tra le agenzie investigative

Questa operazione di polizia non rappresenta un caso isolato, ma fa parte di una strategia più ampia di collaborazione internazionale tra le forze dell’ordine, in particolare per quanto riguarda la lotta contro il crimine informatico. Già lo scorso luglio, grazie a questa stessa rete di cooperazione, un altro cyber-criminale latitante  era stato arrestato in Italia. Questo evidenzia quanto sia fondamentale la sinergia tra le agenzie investigative, con la Polizia di Stato italiana e l’FBI che hanno intensificato le loro attività congiunte per smantellare organizzazioni criminali globali.

fonte : Flickr

Il successo di queste operazioni è frutto di una cooperazione strutturata che si è ulteriormente rafforzata negli ultimi anni. Il personale specializzato delle due agenzie è ormai accreditato presso le rispettive sedi centrali, lavorando a stretto contatto per contrastare i crimini informatici e le frodi finanziarie che attraversano i confini nazionali. Grazie a questo scambio di informazioni, competenze e risorse, le indagini possono essere più rapide ed efficaci. E permettono alle forze dell’ordine di intervenire con tempestività in situazioni di alta complessità, come quella in cui si trovava il quarantatreenne arrestato.

L’arresto dell’uomo rappresenta una vittoria significativa per le forze dell’ordine, non solo perché interrompe il flusso di denaro illecito, ma anche perché dimostra la crescente capacità delle autorità di collaborare a livello internazionale per combattere i crimini informatici. I quali ,oggi, rappresentano una delle minacce più gravi per l’economia globale. Dunque il sospettato affronterà l’estradizione verso gli Stati Uniti, dove risponderà alle accuse in tribunale.

Caterina Martino

In programma il convegno “Libertà di informazione tra diritto di cronaca e rispetto della riservatezza”

L’Università degli Studi di Messina, insieme a Società Editrice Sud Gazzetta del Sud Giornale di Sicilia e con il patrocinio dell’Associazione Alumnime di ex allieve e allievi dell’Ateneo, organizzerà un convegno dal titolo: “Libertà di informazione tra diritto di cronaca e rispetto della riservatezza”. L’evento, che si propone di celebrare la Giornata Internazionale della Libertà di informazione, si terrà venerdì 3 maggio alle 9:30 presso l’Aula Magna dell’Università.

Il convegno si inserisce nell’ambito del Privacy Tour, l’iniziativa di sensibilizzazione sul valore dei dati personali e l’uso consapevole della tecnologia promossa dall’Autorità Garante, alla quale l’Ateneo ha aderito con la firma della rettrice prof.ssa Giovanna Spatari sul pulmino che simboleggia il “viaggio verso la consapevolezza”, apposta lo scorso 11 aprile alla stazione di Messina Centrale, durante la conferenza stampa di lancio dell’iniziativa nazionale itinerante.

Il convegno, inoltre, si innesta in un percorso sinergico tra l’Ateneo di Messina e Gds Lab, giunto ormai alla terza edizione promosso da Unime e Ses con la partecipazione di studentesse e studenti di tutti i corsi di laurea interessati al potenziamento delle competenze in tema di comunicazione.

Struttura dell’evento

Il convegno del 3 maggio, in diretta streaming sulla pagina FB dell’Ateneo, si aprirà con i saluti istituzionali della prof.ssa Giovanna Spatari, Rettrice dell’Università di Messina; del Prof. Pasquale Stanzione, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali; del dott. Lino Morgante, Presidente di Società Editrice Sud Gazzetta del Sud Giornale di Sicilia; del prof. Francesco Rende, presidente dell’Associazione Alumnime. Quindi si terrà la lezione del prof. Ruben Razzante, docente di Diritto dell’Informazione all’Università Cattolica di Milano e consulente della Commissione Straordinaria del Senato contro i fenomeni di intolleranza e razzismo, sul tema “L’esercizio della libertà d’espressione e il suo bilanciamento con la tutela dei diritti della personalità altrui”.

Gli interventi

Seguiranno gli interventi programmati della  prof.ssa Maria Astone, ordinaria di Diritto privato dell’Università di Messina, su “Responsabilità civile dei prestatori di servizi informatici e di informazione: quale tutela per i diritti fondamentali in rete?”; del prof. Giovanni Moschella, ordinario di Diritto pubblico dell’Università di Messina, su “La libertà di espressione tra innovazione tecnologica e tutela costituzionale”; del dott. Alessandro Notarstefano, direttore responsabile della Gazzetta del Sud, su “Libertà d’informazione: comunque troppo poca o, forse, “troppa””. Concluderà il dott. Roberto Gueli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, Condirettore della Tgr Rai. Modera la dott.ssa Natalia La Rosa, vice caposervizio della Gazzetta del Sud, responsabile della GDS Academy e di Unime GDS Lab.

Interventi
Gli interventi dell’evento, fonte: unime.it

 

Alessio Morganti

Inaugurato il Master in Istituzioni Parlamentari e Assembleari. Le parole di Barbara Floridia, Presidente della Commissione vigilanza Rai

L’11 Marzo presso la sede centrale dell’Università degli Studi di Messina si è tenuta l’inaugurazione del Master in istituzioni parlamentari e assembleari con la partecipazione di Barbara Floridia, senatrice della Repubblica e Presidente della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizio radiotelevisivi.

Nel dare il via all’incontro ha preso la parola il Prorettore Vicario Giuseppe Giordano, professore ordinario di Storia della filosofia del Dipartimento di civiltà antiche e moderne, che ha evidenziato l’importanza di questo Master come luogo in cui poter formare persone consapevoli del funzionamento a garanzia delle libertà democratiche.

Le dichiarazioni del Direttore del Master

Subito dopo ha preso la parola il Prof. Giovanni Moschella, ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico e direttore del Master in istituzioni parlamentari ed assembleari, il quale ha condiviso una riflessione sulla crisi che la rappresentanza politica sta vivendo in questo periodo storico; crisi della rappresentanza che coincide con quella delle istituzioni. Sintomo e allo stesso tempo causa di questa crisi, sono i numerosi tentativi di riforma volte ad una semplificazione delle forme di rappresentanza che hanno determinato un impatto negativo sulla funzionalità e sul prestigio delle istituzioni. Il professore ordinario ha poi continuato sottolineando il valore, dal punto di vista sistemico e generale, di un Master che abbia come obiettivo la riscoperta della funzione determinante del sistema democratico.

Il Prof. Moschella, direttore del Master, durante il suo intervento

L’inaugurazione è proseguita con l’intervento del Professore Alessandro Morelli, ordinario di istituzioni di diritto pubblico e direttore del Centro studi in diritto parlamentare delle assemblee elettive. Il Prof. Morelli ha esposto l’importanza del centro studi come luogo in cui è possibile divulgare sia in ambito accademico che istituzionale la discussione critica a livello statale e sub statale.

Floridia: «Nessuno può censurare la libera espressione degli artisti»

La Senatrice Barbara Floridia è stata relatrice d’eccezione dell’incontro, al cui termine ha risposto alle nostre domande:

C’è chi ha parlato di Daspo per gli artisti che “osassero” portare la politica a Sanremo. Lei in passato ha affermato che la politica dovrebbe stare fuori dalla televisione di Stato. Ma come dove finisce la repressione della propaganda e dove inizia la censura della libera espressione?

La censura non può esistere e finché sarò Presidente (della Commissione, ndr) non lo permetterò. È stata un’idea malsana probabilmente di un parlamentare ma non importa. Ciò che importa è garantire ciò che ad oggi è garantito: che ciascun artista e ospite del servizio pubblico sia libero di esprimere il proprio pensiero. L’importante è tutelare la dignità delle persone. Detto ciò nessuno, neanche il CdA, può bloccare e censurare ciò che un artista vuol dire liberamente.

La vigilanza Rai

L’istituzione del master è la principale iniziativa del centro ad oggi e la presenza della Presidente Floridia consente di aprire gli studi con un tema di grande importanza, quello della vigilanza Rai, attuale concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo. Il Prof. Morelli ha poi esposto la storia della commissione partendo da una sentenza del 1969 della Corte Costituzionale che ha enfatizzato l’importanza del pluralismo come pietra angolare dell’ordine democratico.

Successivamente ha preso la parola il Professore Giacomo D’Amico, ordinario di diritto costituzionale, che ha marcato l’importanza dal punto di vista sia storico che costituzionale della Commissione di vigilanza. Essa affonda le proprie radici molto prima del 1975, già il 3 Aprile del 1947, quandocun decreto legislativo del capo provvisorio di stato prevede l’istituzione della commissione di parlamentari avente compito dell’alta vigilanza per assicurare l’indipendenza politica del servizio pubblico.

La Commisssione di Vigilanza Rai oggi

Ad oggi la commissione ha un ruolo significativo di indirizzo. L’attività di vigilanza che rappresenta un corollario dei poteri di indirizzo della commissione, che vigila sul rispetto delle direttive impartite dall’organo. Normalmente la commissione è affidata ad un parlamentare di opposizione, per via del suo ruolo critico e ad oggi è composta da 21 senatori e 21 deputati.

La lectio magistralis della Presidente Floridia

Floridia ha preso parola per ultima per evidenziare la grande opportunità offerta dalla nostra Università di un Master in istituzioni parlamentari, essendo la nostra democrazia retta da varie e complesse strutture.

L’importanza, inoltre, del servizio pubblico di dare un indirizzo e, soprattutto, di vigilare l’informazione che passa tramite i mezzi radio-televisivi, diventa uno snodo fondamentale per arrivare a fare una riflessione sui nuovi mezzi digitali. La Presidente porta avanti la necessità di rinnovare le norme della Commissione e, in primis, ciò che deve regolare.
Infatti, l’informazione ormai non passa più solamente attraverso la radio o la televisione, ma anche e, potremmo dire, principalmente tramite le piattaforme digitali. La Presidente Floridia spiega che viviamo in “infodemia”, una fase in cui il flusso delle informazioni è eccessivo.

La vera democrazia, quindi, non sta nel raccogliere più informazioni possibili, ma nel discernere quelle vere da quelle false. Questo, ovviamente, diventa molto difficile da attuare sul vastissimo mare che è internet. Il servizio pubblico, quindi, è debole al momento sui vari social, essendo queste piattaforme dispersive, private e per lo più straniere. «Se la vigilanza dell’informazione resterà relegata alla televisione, allora la politica non avrà compiuto il suo dovere – dichiara- ed è proprio ciò di cui si sta discutendo in queste settimane nel Parlamento Europeo». 

Giuseppe Calì

Isabel Pancaldo

Roger Waters e “Redux”, il nuovo sguardo al lato oscuro della Luna

Buono l’intento di Roger Waters per celebrare l’anniversario, però sarebbe stato meglio con un po’ più di “Musica” all’interno – Voto UVM: 3/5

 

Era il 1° marzo del 1973 quando nacque l’album che impresse il titolo di “geni musicali” sul volto dei Pink Floyd, The Dark Side Of The Moon. Una dimostrazione autentica e simultanea di tecnicismo e espressionismo. Accompagnata da testi liricamente di livello, con un concept sviluppato linearmente, da brano a brano: una visione della vita. Una, poiché risulta essere quella del bassista del gruppo, Roger Waters, il quale ha curato principalmente i testi di quell’album e di gran parte della discografia floydiana. 

La visione di Roger e la rottura con i Pink Floyd

Roger vedeva la vita come un loop gigantesco, una strada da percorrere in circolo. La vita si preannuncia dagli embrioni, dai battiti di piccoli cuori che crescono nell’utero delle loro madri. Si realizza poi di colpo alla nascita e si evolve in una corsa inesorabile scandita dalle lancette del tempo, diretta alla ricerca del successo e dell’autorealizzazione. Per poi passare a delle riflessioni senili sulla morte, nell’atmosfera eterea di un grande concerto nel cielo, e terminare in un’eclissi. Tutte le fasi scelte da Waters sono splendidamente descritte dai testi e dagli arrangiamenti musicali del gruppo, di David Gilmour, Richard Wright, Nick Mason e di Waters stesso. 

Tuttavia, la storia volle che il percorso personale di Roger dovesse allontanarsi da quella degli altri membri, un po’ per il carattere egocentrico che lo rappresentava, un po’ per screzi di natura artistica: dal 1983, anno di The Final Cut, Waters abbandona la band (che sotto la “guida” adesso anche vocale oltre che musicale di Gilmour, apre il suo periodo meno sperimentalista, musicalmente parlando, ma anche più versatile) e diventa cantautore solista.

Insoddisfatto? Auto-rimborsato dopo 50 anni

A cinquanta anni di distanza, quel disco è indiscussamente una pietra miliare del rock psichedelico, degli anni settanta, del 1900 e della musica in generale. Nessuno oserebbe toccarlo, modificarlo, usarlo per farci altra musica, magari con dei sample (i pochissimi casi sono sempre risultati criticabilissimi), se non il gruppo stesso. Ma a gran sorpresa è proprio Waters a voler ‘trafugare’ quell’antico tesoro. Per quale motivo? Avrà avuto il bisogno di svecchiarsi? O forse non è mai stato soddisfatto del vecchio progetto uscito?

Che abbia voluto aspettare davvero tanto solo per cacciarsi un sassolino dalla scarpa, sembra difficile da pensare, ma si parla pur sempre di Roger Waters. Dopo tutte le controversie con i membri della band, anche dopo il suo addio, è diventato famoso per la sua eccentricità.

The Dark Side Of The Moon “Redux”

Quello che Waters si è prefissato di fare è di tornare sui suoi passi, non tanto musicalmente in primo luogo, ma ideologicamente. La vita è ancora un circolo, una strada che il Roger Waters settantanovenne ha però percorso per gran parte ormai. The Dark Side of The Moon Redux lo fa percepire all’orecchio. L’atmosfera è delle più cupe, ma non è assolutamente triste, è più impregnata di nostalgia…dopotutto si guarda indietro di cinquanta anni. Redux ha lo stesso significato di ‘revival’, redivivo, ma ha potuto davvero dare nuova vita a un disco che probabilmente non morirà mai?

Roger waters
Cover di “The Dark Side of The Moon Redux”. Casa discografica: SGB Music LImited-Cooking Vinyl

Chirurgia plastica di un capolavoro 

Waters rimuove il carattere esplosivo da tutto l’album: eliminati gli assoli di chitarra (qualcuno l’avrebbe dato per scontato visto il rapporto con David Gilmour), le tastiere e le batterie sono spogliati completamente e rese quanto più essenziali possibile. Addirittura, non canta più i testi, si limita talvolta a sussurrarne le melodie principali, e interporli fra estratti recitati di sue poesie inedite.

Secondo Waters essi sono adatti a presentare ancora meglio l’album originale, pezzo per pezzo. A primo ascolto, viene spontaneo paragonarlo a un lavoro di Nick Cave and The Bad Seeds. Lo stile è molto vicino causa le parti recitative dei testi e l’impronta elettronica delle produzioni.

Il peso (indifferente) delle aspettative 

Ovviamente viene ancora più spontaneo paragonarlo all’originale: questo è un lavoro che, ed è molto probabile che l’autore stesso lo sapesse in partenza, storce il naso di tutti gli ammiratori del gruppo e delle sonorità del 1973, cresciuti con gli assoli di Gilmour e la potenza vocale del giovane Waters.

Ma se c’è una cosa che i fan hanno oramai compreso, è che Roger è un Liam Gallagher un po’ più pacato, ha sempre visto se stesso come fulcro creativo della musica dei Pink Floyd, quindi, in diritto di fare ciò che più gli aggrada con la sua musica. Si può quindi pensare che Redux sia solo il frutto dell’egocentrismo di un cantautore?

Tanta bellezza si è persa nella nuova versione, l’appiattimento musicale risulta essere fin troppo e Waters avrebbe potuto risparmiarne un poco; d’altro canto, ne acquista a livello poetico grazie alle aggiunte liriche (che tra l’altro illustrerà con un video su youtube). 

Tra Eclissi e Rinascita, un commento di Waters sul circolo della vita

C’era tutto questo bisogno effettivo di una rilavorazione del genere? Personalmente non direi, non è un disco per tutti e si sente. Probabilmente è indirizzato verso il pubblico che ha vissuto gli anni settanta da vicino, proprio perché fa leva sul fattore nostalgia. Un ragazzo adolescente di adesso, pur apprezzando la musica rock psichedelica che il gruppo proponeva cinquanta anni fa, sentirà il bisogno di ascoltare la prima versione di The Dark Side, più accattivante e meno monotona. Sebbene, preso senza paragoni annessi (cosa che consiglio caldamente per darne una giusta valutazione), ha il suo perché.

L’album è un continuo, è un lascito dell’autore, è un commento a fondo pagina scritto mezzo secolo dopo. E’ un anziano che sussurra che la vita è breve e che il tempo scorre. E’ la conferma che ci rivedremo tutti anche dopo cinquanta e più anni on the dark side of the Moon. 

 

Giovanni Calabrò

Treno deragliato in Ohio, c’è il rischio di uno dei peggiori disastri ambientali degli ultimi anni

Il 3 febbraio in una cittadina nell’Ohio (Stati Uniti) un treno contenente vagoni carichi di sostanze chimiche altamente tossiche è deragliato, uscendo dai binari e finendo avvolto dalle fiamme di una terribile esplosione. Un’enorme nube tossica si è sprigionata così nel cielo dell’Ohio e le immagini dell’incidente hanno fatto rapidamente il giro del mondo. Ma le autorità, dopo avere inizialmente ordinato l’immediata evacuazione hanno invitato i residenti a tornare nel luogo.

Foto della nube tossica vista dall’aereo, fonte. reddit

L’evacuazione e i primi interventi

Subito dopo l’incidente gli addetti ai lavori hanno bruciato parte dei composti contenuti nei vagoni per evitare che i liquami si disperdessero ulteriormente nel terreno. Un elevato numero di residenti della zona sono stati così evacuati per precauzione. Nei giorni successivi l’Epa, l’Agenzia statunitense della Protezione Ambientale, ha condotto un monitoraggio dell’aria e ha affermato di non aver rilevato alcun “livello preoccupante” relativo alle sostanze rilasciate. I cittadini sono stati dunque invitati a rientrare nelle loro abitazioni ma sono sorte nuove domande e tanti dubbi in merito a quanto accaduto.

 

Il possibile disastro ambientale

Come detto, in un primo momento le autorità statunitensi hanno negato la presenza di possibili impatti nocivi sulla salute dei cittadini e sull’ambiente, ma dopo numerosi accertamenti ed inchieste, adesso stanno emergendo nuovi aspetti del caso che potrebbero far pensare anche ad un possibile disastro ambientale. Infatti, tra le sostanze contenute in alcuni dei vagoni coinvolti c’era il cloruro di vinile, utilizzato per produrre plastica PVC e prodotti vinilici, che se bruciato rilascia numerose sostanze cancerogene. Nello specifico, come ha spiegato la stessa Epa, il cloruro di vinile quando brucia si decompone in acido cloridrico e fosgene, rispettivamente un acido irritante e corrosivo e un gas fortemente tossico a cui lunga esposizione porta allo sviluppo di un raro cancro al fegato.

fonte: brandson.com

L’indagine dell’Epa e gli effetti sull’ecosistema

Sono molti i residenti di East Palestine, la cittadina direttamente coinvolta nell’incidente, che una volta ritornati nelle loro case subito dopo l’invito delle autorità si sono lamentati per i forti odori, e che a distanza di poche ore hanno lamentato mal di testa, nausea e altri disturbi di salute. Nel mentre alcuni cittadini hanno notato che molti pesci di fiumi vicini alla zona dell’incidente erano morti. Sono stati stimati circa 3500 pesci morti lungo 7,5 miglia di corsi d’acqua a sud di East Palestine. Altri cittadini, come una residente di North Lima vicino a East Palestine, hanno anche raccontato che le galline da allevamento sono improvvisamente morte poco tempo dopo l’esplosione. L’Epa ha dichiarato di aver aperto un’indagine sulla possibile contaminazione del suolo e delle acque superficiali, iniziando a raccogliere campioni. Un nuovo controllo eseguito ieri in 290 case ha concluso di non aver riscontrato la presenza di cloruro di vinile o acido cloridrico, sostanze che possono causare problemi respiratori potenzialmente letali.

I residenti non sembrano essere convinti delle numerose rassicurazioni e anche le autorità sanitarie dell’Ohio hanno ammesso che dai nuovi dati emergerebbe un maggior quantitativo di sostanze chimiche rilasciate. Andrew Whelton, professore di ingegneria ambientale ed ecologica della Purdue University, ha affermato che l’aver bruciato le sostanze presenti sversatesi dai vagoni è stata la peggior scelta possibile poichè ha di fatto esteso gli effetti nocivi delle sostanze stesse oltre ad averne liberate di ulteriori e pericolose per popolazione ed animali.

A seguito di quanto avvenuto, si riscontrano numerose  preoccupazioni e allarmismi, soprattutto da Greenpeace ed altre associazioni ambientaliste. Ma nonostante ciò sembra esserci notevole disinteresse per l’accaduto. Come ha detto la giovane e popolare attivista Sophia Kianni, di Friday for Future, negli Usa sembra infatti esserci un “totale disinteresse” per quella che potrebbe essere una delle “emergenze ambientali più nocive” degli ultimi anni.

 

 

 

Federica Lizzio

Combattere come una femminuccia? Si, grazie

Prima di essere le buone o le cattive della storia, prima di essere “quelle” con il mantello, i tacchi alti, il viso angelico e il destro da paura, sono le femmine affascinanti, coraggiose, intelligenti e determinate che abbiamo – fortunatamente – imparato a conoscere e stimare attraverso fumetti, film e serie tv per le loro storie e le loro gesta da supereroine o, meglio, da super-donne.

Super-donne
Panchina rossa. Fonte: freepik.com

 

In occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, se nei luoghi pubblici è ormai diventata una consuetudine vedere adagiate file di scarpe rosse; nelle programmazioni tv o nelle vetrine delle librerie non è raro imbattersi in film, serie tv e fumetti di denuncia, nella speranza forse che chi è vittima assuma maggiore consapevolezza del suo “ruolo” e, soprattutto, della sua via d’uscita.

A questo proposito non possiamo evitare di nominare 5 supereroine che dall’essere donne vittime si sono trasformate – spesso, letteralmente – per salvare chi ne ha bisogno e, chissà, magari sono state d’aiuto anche a chi le ha conosciute solo attraverso lo schermo di una tv o la pagina di un libro.

  1. Wonder Woman

Figlia della regina Ippolita, Diana cresce nell’Isola Paradiso abitata da sole donne: le amazzoni che, dopo essere state violentate e uccise dall’esercito di Ercole, sono riportate in vita dagli dei dell’Olimpo. Spinta dal desiderio di portare la pace nel mondo degli uomini e dalla curiosità di scoprire cosa si celi oltre quelle “mura”, Diana Prince abbandona la sua terra d’origine e, catapultata in un mondo fortemente maschilista, diventa il simbolo dell’emancipazione delle donne.

  1. Jessica Jones

Dopo aver perso i suoi genitori in un incidente stradale, Jessica viene rapita dall’Uomo Porpora che ne violenta il corpo e la psiche (ma non l’anima da guerriera) fino a ridurla in sua schiava. Riuscita a spezzare il legame malato e tormentato con il suo rapitore, apre l’agenzia Alias Investigations per occuparsi, grazie al suo intuito e ai poteri da lei acquisiti durante l’incidente stradale, sia di casi “ordinari” sia di quelli da supereroi.

  1. Catwoman

Selina Kyle è l’inafferrabile femme fatale a cui nessun uomo può sfuggire, nemmeno Batman. Dopo aver deciso di abbandonare il “mestiere più antico del mondo”, comincia a dedicarsi ai furti. Rubando ai ricchi e ai potenti di Gotham City, riesce a conquistare il rispetto e la libertà che aveva tanto desiderato sin da giovanissima. Senza parlare dell’ammirazione e, forse, del cuore del tenebroso Pipistrello che, in più di un’occasione, la lascia fuggire col bottino.

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Catwoman nei fumetti. Fonte: pixabay.com
  1. Harley Queen

Brillante membro dello staff del manicomio di Gotham City, finisce per innamorarsi del folle criminale Joker che la manipola, convincendola a farlo scappare. Pur essendosi resa conto di essere stata letteralmente sedotta e abbandonata, non riesce a rinunciare all’uomo che ama, e con lui instaura un rapporto fatto di continue riappacificazioni e separazioni. Comincia comunque a collaborare con i “buoni” (più o meno) della Suicide Squad, per combattere le minacce sovrannaturali.

  1. Elektra

Rimasta orfana di madre ancora prima di nascere, Elektra cresce nutrendo il terribile dubbio di essere stata stuprata dal padre alla tenera età di 5 anni. Per dominare l’odio e il desiderio di vendetta che cresce giorno dopo giorno dentro di lei, si appassiona alle arti marziali e conosce l’amore vero con “Matt” Murdock, alias Daredevil.

Super-donna non si nasce, lo si diventa!

E se è vero che il 25 novembre sembra sia diventato, anno dopo anno, una mera dichiarazione di principio, non accompagnata da un reale impegno (o, quanto meno, interesse) e che il compito di salvare le vite di donne e bambine non spetta ai registi, agli sceneggiatori e agli scrittori ma, piuttosto, alle istituzioni pubbliche e alle forze dell’ordine, è vero anche che una pellicola o un libro possano far capire a una donna che ha il diritto di non sentirsi a disagio, sbagliata e “sporca” e che ha il potere di dire “no” e “basta”, per sé e forse per tutte noi, alla violenza.

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Donne: le nostre Supereroine. Fonte: freepik.com

 

Queste, come tante altre, sono le storie di donne che, dopo essere cadute (per mano del proprio carnefice e, spesso, della società) nell’abisso della paura e della vergogna, sono rinate… scalciando, graffiando, mordendo, piangendo e, soprattutto, urlando per quel dolore cui nessuna dovrebbe mai essere sottoposta e per quella vita cui nessuna dovrebbe mai essere privata.

 

Angelica Terranova