Trump assolto dal secondo impeachment. Scoppia la polemica e la frattura repubblicana

Trump dopo la sua assoluzione con la copia di un giornale americano e il titolo “assolto” (fonte: ansa.it)

 

Accusato e assolto, di nuovo. Donald Trump entra nella storia, anche se per una triste motivazione: è stato l’unico, nella storia degli Stati Uniti, ad esser accusato due volte per impeachment e, soprattutto, ad esser stato processato in qualità di presidente non più in carica.

Il processo lampo, durato solo 5 giorni, si è concluso il 13 febbraio.

Nel febbraio del 2020, invece, durante il primo dei due processi, era stato assolto dopo l’accusa di aver ricattato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nel tentativo di ottenere materiale imbarazzante sull’attuale presidente, Joe Biden.

Una dei manifestanti a favore di Trump, durante l’assalto al Congresso (ansa.it)

Le concitate fasi del processo durato solo pochi giorni

Il Senato ha assolto l’ex presidente, nel secondo processo d’impeachment. Per Trump “è finita la caccia alle streghe”. Ma ovviamente non tutti la pensano così.

L’accusa sosteneva l’influenza di Trump per l’assalto al Congresso del 6 gennaio. Nelle ore immediatamente prima del voto, i Democratici hanno cercato di reclutare testimoni per sostenere la tesi, tra cui la deputata repubblicana Jaime Herrera Butler.

Questa aveva dichiarato di aver parlato con il leader repubblicano della Camera, Kevin McCarty, il quale avrebbe sentito l’ex presidente al telefono durante l’assalto a Capitol Hill, il quale non avrebbe condannato i responsabili.

In risposta, gli avvocati di Trump hanno fatto una forte resistenza e hanno minacciato di aggiungere centinaia di testimoni, tra cui la speaker della Camera Nancy Pelosi, causando l’allungamento di diverse settimane del processo, ipotesi che ha sempre preoccupato Joe Biden.

Nancy Pelosi, speaker della Camera (fonte: usnews.com)

Così democratici hanno fatto un passo indietro, chiedendo che venisse accettata solo la dichiarazione scritta della deputata Herrera.

I sette sì repubblicani per la condanna

Necessari 67 voti per la condanna, corrispondenti ai 2/3 dei 100 senatori giudicanti. Alla fine i “soli” 57 sì, di cui 50 democratici e 7 repubblicani, non sono bastati. Quest’ultimi appartengono all’ala moderata del partito: Mitt Romney, Susan Collins, Lisa Murkowski, Ben Sasse, Patrick Toomey, Bill Cassidy e Richard Burr.

Solo sette, dunque, i membri del partito del tycoon che hanno accolto l’appello dell’accusa: “Ci sono momenti che trascendono l’appartenenza politica e che chiedono di mettere da parte i partiti” aveva detto uno dei manager dell’accusa, Joe Neguse.

43, invece, gli altri repubblicani a favore dell’assoluzione, che hanno impedito, dunque, il raggiungimento del quorum. Fino all’ultimo, non era sicuro quanti di loro avrebbero votato a favore della condanna, unendosi ai dem.

La polemica

Il leader dei senatori repubblicani, Mitch McConnell, dopo aver votato a favore dell’assoluzione, ha comunque continuato a definire Trump “praticamente, moralmente responsabile” per l’attacco a Capitol Hill.

Questo ha spiegato le sue azioni – viste le critiche per il suo iniziale sostegno all’accusa, prima del processo – sostenendo che il Senato non può essere considerato “un tribunale morale”, in potere di condannare l’ex presidente per le sue responsabilità nelle vicende del 6 gennaio, che dovrebbero essere altre le sedi giudicanti, magari in ambito penale.

“Il presidente Trump – ha detto – è ancora responsabile per tutto ciò che fece mentre si trovava in carica. Non si è lasciato dietro nulla.”.

McConnell (fonte: pbs.org)

Ha sostenuto l’incostituzionalità dell’impeachment contro un presidente già decaduto, ritenendo questo solo “principalmente uno strumento per la sua rimozione” e che, dunque, il Senato non avrebbe giurisdizione. Ha sottolineato che “la Costituzione stabilisce chiaramente che i delitti di un presidente commessi nel corso del suo mandato possono essere perseguiti dopo che lascia la Casa Bianca”, intendendo quindi esservi possibilità che le inchieste in corso possano proseguire in altre sedi.

Per i democratici, invece, questo equivarrebbe a dire che Trump sia libero dall’essere per le azioni durante le ultime settimane del suo mandato.

Sembra che condannare Trump, dunque, ai repubblicanii quali hanno abbracciato tutti la linea di McConnellabbia fatto paura. Avrebbe significato mettersi contro suoi potenti sostenitori, oltre che esporsi a “vendette” pericolose per l’esito delle prossime elezioni del Midterm, previste per il prossimo anno. Hanno scelto la via della prudenza, per aspettare che la figura dell’ex presidente diventi in modo naturale sempre meno capace di muovere le fila del partito e per evitare ripercussioni in un momento delicato per la preparazione agli impegni del 2022.

In effetti, sono già iniziate delle vere e proprie purghe nel Grand Old Party, contro, innanzitutto, i repubblicani unitisi ai dem nel processo. Cassidy – uno dei sette – il quale aveva twittato di aver votato per la condanna “perché la nostra Costituzione e il nostro Paese sono più importanti di qualsiasi persona”, è stato oggetto di una mozione di censura da parte della commissione esecutiva del partito repubblicano della Louisiana: “Condanniamo nei termini più duri il suo voto. Fortunatamente menti più lucide hanno prevalso e Trump è stato assolto”, ha reso noto la commissione.

 

Il futuro, le prime dichiarazioni di Trump e i commenti di Biden

Trump potrebbe riprendere il controllo dei repubblicani nel 2024, qualora non vi fossero novità in campo giudiziario. Il partito, invece, rischia un crollo interno.

Una frattura è stata già, in realtà, aperta da una piccola fronda parlamentare e personalità di spicco come l’ex ambasciatrice dell’Onu nominata da Trump, Nikki Haley, che ha già voltato le spalle a quest’ultimo.

Trump, intanto, dopo l’assoluzione, ha diffuso un comunicato stampa in cui ha attaccato i Dem per avere portato avanti quello che, a suo dire, è stato un processo politico. Ha poi concluso dichiarando di esser pronto a tornare in campo:

“Il nostro storico, patriottico e meraviglioso movimento Make America Great Again (rendere l’America di nuovo grande, ndr) è solo all’inizio.”.

“La democrazia è fragile” ha detto, invece, il presidente eletto Biden, ricordando gli avvenimenti dell’assalto al Palazzo del Congresso e commentando il voto al Senato.

“Anche se il voto finale non ha portato a una condanna la sostanza dell’accusa non è in discussione” ha aggiunto. “Questo triste capitolo della nostra storia ci ha ricordato che la democrazia è fragile. Che deve essere sempre difesa. Che dobbiamo essere sempre vigili.”.

 

 

Rita Bonaccurso

USA: ricorrere al Venticinquesimo Emendamento. Sarebbe la prima volta nella storia

Il Governo americano – desideroso di chiudere al più presto questo difficile capitolo della storia americana – sta valutando di dichiarare l’Impeachment o di ricorrere al Venticinquesimo Emendamento della Costituzione, per rimuovere Trump, ma il vicepresidente Pence si mostra contrario.

Il venticinquesimo emendamento, la legge che può rimuovere Trump – Fonte:corriere.it

A due giorni dall’attacco a Capitol Hill, sede del Congresso statunitense, la scorsa serata la speaker della Camera, Nancy Pelosi, e il leader dei Democratici al Senato, Chuck Schumer, hanno sollecitato il vicepresidente a ricorrere al Venticinquesimo Emendamento, che consentirebbe, sia a lui stesso che alla maggioranza di governo di rimuovere il presidente dalla sua carica, per qualunque ragione quest’ultimo non fosse più in grado di svolgerla. L’incarico verrebbe assunto dal vicepresidente. Sarebbe la prima volta nella storia degli Stati Uniti.

Motivazioni

Le principali ragioni che spingono il governo a valutare questa linea di azione, riguarderebbero la responsabilità di Trump nell’aver incitato e sostenuto l’attacco al Congresso. Durante l’insurrezione, il presidente aveva annunciato ai rivoltosi, attraverso la pubblicazione di video nel suo account social, di tornare a casa ringraziandoli per il loro impegno:

“siete speciali, vi vogliamo bene”.

La risposta non è tardata da parte del CEO di Facebook Mark Zuckerberg che tramite un post ha annunciato di sospendere i profili social del Tycoon per almeno due settimane:

“il rischio nel continuare a permettergli di usare i nostri servizi in questo momento è semplicemente troppo grande”

Mark Zuckerberg sospende sine die gli account di Trump – Fonte:adginforma.it

Le decisioni che gli eventi impongono essere immediate, secondo Pelosi, evitano uno “spettacolo horror per l’America”.

Se Pence non approvasse il ricorso a tale Emendamento, i Democratici dichiarerebbero l’Impeachment, sebbene sia una procedura che richiede tempi più lunghi. Le accuse, in tal caso, potrebbero essere quelle di tradimento, corruzione o altri gravi crimini e misfatti.

Bisogna inoltre ricordare che per la condanna del presidente repubblicano è necessaria la maggioranza dei due terzi dei senatori. Quindi, alcuni membri del suo partito lo dovrebbero disconoscere per raggiungere queste quote elevate.

Risposta di Mike Pence           

Pence, dunque, per il momento, non sembra intenzionato ad accettare di ricorrere alla suddetta procedura, sostanzialmente perché per lui equivarrebbe a dover ripudiare quattro anni di governo, attuando, peraltro, una procedura mai usata nella storia degli Stati Uniti. Tutto ciò causerebbe non solo il respingimento per gran parte dell’amministrazione Trump e dei parlamentari Repubblicani, ma genererebbe anche conseguenze e ripercussioni per molti anni.

Ora c’è chi invoca i poteri a Pence – Fonte:avvenire.it

Secondo l’ex consigliere alla sicurezza della Casa Bianca, John Bolton, l’innesco dell’Emendamento sarebbe poco praticabile, perché se Trump scoprisse il progetto di Pence e del governo, potrebbe lasciare la carica prima che possano essere messi in atto le votazioni per la sua rimozione. Questo inoltre, si mostra difficile ad applicarsi per le dimissioni dall’Esecutivo di personaggi come la segretaria ai Trasporti, Elaine Chao, e quella all’Educazione, Betsy DeVos, ostili nei confronti del Tycoon, le cui assenze renderebbero ardua la ricerca della maggioranza.

Risulta perciò chiaro che l’attuazione di entrambi i procedimenti potrebbe, secondo due esperti del Lawfare Blog, “far scatenare la furia e l’azione vendicativa di Trump che genererebbe più danni”.

Nuova Amministrazione

Un secondo video è stato pubblicato dal Tycoon, nel quale presenta un tono molto diverso. Il presidente condanna irremovibilmente le violenze, spiegando che:

“Non rappresentano il nostro paese, e chi ha violato la legge dovrà risponderne. Abbiamo appena superato un’elezione intensa che ha provocato emozioni forti: ma ora i toni si devono abbassare.”

Trump ha, inoltre, dichiarato che si sta lavorando ad una transizione dei poteri ordinata e sicura, facendo trapelare dalla sue parole, per la prima volta, l’accettazione del passaggio ad una nuova amministrazione, ammettendo, dunque, tra le righe di aver perso le elezioni presidenziali.

Si dovrà attendere il 20 gennaio per assistere alla cerimonia di insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, noto come Inauguration Day. Intanto si attende con molta tensione tale giorno.

I big social bloccano gli account di Trump –Fonte:primaonline.it

Giovanna Sgarlata