Al chiaro di luna. Riflessioni sulla licantropia in età antica

Erede del fenomeno socio-religioso dello sciamanesimo, che percepiva l’ibrido uomo-animale come il più nobile fine a cui l’uomo potesse ambire, la figura del licantropo occupa una posizione di rilievo nel corpus folkloristico europeo e in altre parti del globo.

Che sia un diretto sviluppo del caso clinico della licantropia o, per l’appunto, eredità culturale dei credi animisti che l’homo sapiens praticò per gran parte della sua esistenza, l’uomo lupo, λúkος ἄνθρωπος, presenta alcune evidenti somiglianze con altre figure leggendarie. Basti pensare agli sciamani aztechi, capaci di trasformarsi in animali, i vampiri che mutano in pipistrelli, i guerrieri norreni úlfheðnar che si trasformano in lupi e tanto altro.

E se la figura dell’uomo che muta la propria forma è pressoché presente in tutte le culture umane, in quella europea l’uomo lupo, in particolar modo, vanta una tradizione millenaria che, tutt’oggi, influenza il gusto cinematografico e letterario dell’orrore.

 

Licantropo al chiaro di luna. Immagine realizzata con IA

 

Petronio e l’amore per l’orrore

La prima attestazione letteraria di questo fenomeno, che si configura essere più sociale che clinico, è contenuta nel Satyricon di Petronio, scrittore e poeta romano del I sec. a.C.
Nel LVII libro del Satyricon è narrata la vicenda di Nicerote, amico di Trimalchione, che racconta la sua storia ad un banchetto per intrattenere i commensali. Il racconto, però, non sarà così tanto allegro come spera l’amico Trimalchione.

Quando era ancora un servo, Nicerote aveva come amante la bella moglie dell’oste, Melissa.

Quando il suo padrone andò a Capua per smerciarvi delle cianfrusaglie, approfittando della prematura morte dell’oste, Nicerote decise di far visita a Melissa e invitò un soldato ad accompagnarlo durante il viaggio.

Arrivati nei pressi di un cimitero e alzatasi la luna splendente in cielo, i due si riposarono tra le tombe, in attesa dell’alba. Quand’ecco che l’ospite, dopo essersi allontanato, si denudò, gettando i propri vestiti a terra. Vi urinò sopra, girandovi intorno, e si trasformò in un lupo. Poi fuggì nel bosco e sparì.

Nicerote, impaurito, si avvicinò ai vestiti e si incupì, ancor di più vedendoli ormai tramutati in pietra. Lo sgomento lo rapì e decise di tornare in fretta e furia alla tenuta di Melissa.

Questa gli aprì la porta e lo informò del recente attacco al gregge della sua tenuta da parte di un lupo. Che fosse il soldato di prima?

La donna, orgogliosa, aggiunse che il lupo avesse sì ucciso tutte le bestie, ma senza passarla liscia. Un servo gli aveva, infatti, trapassato il collo con la lancia.

Nicerote, dubbioso, tornò al cimitero e vide i vestiti, prima impietriti, adesso scomparsi. C’era solo tanto sangue.

Così tornò a casa e vide il medico che stava curando un uomo ferito su un lettino. Era il suo amico soldato, ferito alla gola dalla lancia del servo di Melissa. Nicerote capì allora che il suo amico fosse un lupo mannaro e, sbigottito, promise di non averci più a che fare.

Versipellis. Colui che muta la propria pelle. È questo il termine con cui il nostro Nicerote definì il soldato e con cui i Romani chiamano i lupi mannari. Difatti, è diffusa la credenza che il manto lupino sia nascosto sotto la pelle umana e tirato fuori all’occorrenza.

Non è una trasformazione della pelle, che subisce una crescita repentina di peluria e artigli affilati. È un semplice cambio di vestiti. Un “voltapelle”, dunque.

Credo sia un lupo mannaro

Il racconto di Nicerote costituisce la prima testimonianza letteraria di un caso di licantropia, sebbene essa compaia ben prima del nostro Gaio Petronio.

Effettivamente, di mutaforma si parla nel famoso mito di Licaone, il sovrano empio trasformato in lupo da Zeus, inorridito dalle nefandezze del re di Arcadia. Le feste in onore di Zeus quivi celebrate erano infatti chiamate Licee, dal nome λύκος (lupo), una delle molteplici forme assunte dal Cronide.

In Grecia pare che la figura del lupo fosse radicata all’interno dei culti locali. Non molto lontano, in Acarnania, il nonno di Odisseo, il famoso Autolico (da αὐτός «stesso» e λύκος «lupo»), era un famoso ladro di bestiame, reso  infallibile da suo padre Ermes.

In diverse situazioni Autolico ruba il bestiame altrui, appropriandosi di quell’istinto predatore tipico dei lupi che attaccano un gregge. Egli preda gli animali proprio come farebbe un lupo, quindi egli stesso è un lupo. Forse è proprio quello che avranno pensato i suoi contemporanei.

Altri elementi di teriantropia, termine indicante l’assunzione di caratteristiche animali da parte di esseri umani, di cui branca è la licantropia, possono essere rintracciati in Aita, o Eita, il dio etrusco dell’oltretomba, che si veste di pelle di lupo, assumendone le forme.

 

La trasformazione di Licaone, di Hendrick Goltzius Un caso di licantropia dei miti classici
La trasformazione di Licaone, di Hendrick Goltzius. Un caso di licantropia nei miti classici

Il lupo della porta accanto

A lungo si è ritenuto che il licantropo fosse un prodotto della fobia cristiana verso i guerrieri pagani, che i barbari coperti di pelli di lupo (gli úlfheðnar sopra citati ne sono un esempio) incutessero così tanto terrore ai monaci cattolici a tal punto da ritenerli un tutt’uno con l’animale totemico.

Eppure, come abbiamo visto, la concezione del mutaforma è già insita nella cultura europea antica, perciò quella descritta dai monaci cristiani ne è soltanto l’evoluzione. Un’evoluzione che, in seguito, ha contribuito alla cristallizzazione della figura del licantropo attribuendogli alcune caratteristiche che conosciamo tutti oggigiorno: legame profondo con la luna, ferocità, insaziabile voglia di carne umana, vulnerabilità all’argento, presenza o assenza, a seconda dei casi, della facoltà di intendere e di percepire il mondo come un normale essere umano.

Si badi bene, però, dal giudicare il licantropo una figura folkloristica che appartiene al passato. Nel Medioevo erano scoppiate vere e proprie “epidemie” di licantropia e sebbene questa isteria collettiva sia stata debellata con l’avvento illuminista, questo non significa che sia un lontanissimo ricordo.

Provate a chiedere ai vostri genitori, o ai vostri nonni, se conoscono qualche caso di licantropia. Vi racconteranno, probabilmente, di quando erano piccoli e sentivano un uomo solitario del paese ululare alla luna.

Questo perché la tradizione folkloristica ha consolidato la figura del lupo mannaro a tal punto da essere presente in ogni regione dell’Italia, seppur con nomi diversi. Lupunaru a Palermo, lunaru nel Salento, lupi minari a Forlì.

Questa notte tutte le forze del male vagheranno libere per il mondo e anche i lupi mannari andranno a caccia. Perciò rispolverate quel vecchio set di posate d’argento che vostra nonna, o vostra madre, tiene conservato con tanta cura.

Sia mai che sentiate tanfo di lupo dietro la vostra porta.

 

Bibliografia:

Dracula – L’icona dell’horror tra letteratura e cultura popolare

Chi è il Conte Dracula?

Dal romanzo di Bram Stoker del 1897, il Conte Dracula è diventato un vero e proprio mito del genere horror. Un personaggio enigmatico che incarna le paure dell’epoca vittoriana, catturando l’immaginazione di generazioni di lettori.

Ma cosa rende Dracula così affascinante?

Parte del suo successo deriva dalla sua natura duale di mostro e seduttore, e, in particolar modo, dal suo profondo legame con la tradizione folcloristica dei Paesi dell’Est Europa.

Le origini di questa figura sono, però, molto più remote: il vampiro ha terrorizzato l’umanità sin dai tempi antichi.

Scrittori come Eschilo, Omero e Orazio ne fecero menzione. Per i Greci era considerato una vera e propria maledizione. Nel Medioevo, si usava esorcizzare le spoglie di chi era sospettato di vampirismo, praticando rituali che prevedevano l’inserimento di un punteruolo nel cuore.

È probabile che l’opera di Stoker prenda ispirazione da una paura generalizzata e profondamente radicata nei confronti del vampiro. Questa figura inquietante non rappresenta solo un mostro, ma incarna anche tematiche universali. Il Conte Dracula è, infatti, una potente metafora di transizione, situato al confine tra vita e morte.

La sua presenza misteriosa e trasgressiva invita a confrontarsi con le paure di un’epoca in rapido cambiamento, divenendo un simbolo estremamente complesso.

 

Vlad III Dracula

Ma è tutta finzione? In realtà, la figura di Dracula è legata a vari personaggi storici, in particolare a Vlad III Principe di Valacchia. Egli prese il soprannome di Draculea dal padre, noto come Dracul per il suo legame con l’ordine del Drago. Tuttavia, nella mitologia rumena la figura del drago non esisteva e il termine Dracul designava il diavolo.

Vlad III si distinse per la sua spropositata crudeltà. Dalle cronache dell’epoca è raffigurato come un torturatore che beveva il sangue delle sue vittime. Durante i tre periodi in cui regnò, per un totale di sette anni, condannò a morte oltre 100.000 persone, la maggior parte dei casi per impalamento.

 

Vlad III, Principe di Valacchia
Vlad III, Principe di Valacchia

Il romanzo di Bram Stoker

Il romanzo di Bram Stoker è raccontato attraverso lettere e diari. In particolare, quelli di Jonathan Harker, il quale si reca in Transilvania per un affare con il Conte Dracula.

Nonostante gli avvertimenti degli abitanti, Harker incontra Dracula, che si mostra inizialmente ospitale. Ben presto, però, realizza di essere prigioniero nel suo castello e parte del piano diabolico del suo padrone. Il Conte Dracula è un vampiro con poteri soprannaturali ed intende andare a Londra per trovare nuove vittime e creare un esercito di vampiri.

In una lotta per mettere fine al suo piano di vampirizzazione, i vari personaggi si susseguono fra le pagine dando vita al primo romanzo horror nella storia della letteratura. Oscuro, voluttuoso e venato di gotico, il Conte Dracula è, infatti, iniziatore del genere.

Dracula, 1931
Dracula, 1931

Oggi

Il romanzo contribuì ad accrescere la popolarità di questo personaggio, rendendolo uno dei simboli dell’ horror più conosciuti a livello mondiale. Ne seguirono numerose rappresentazioni cinematografiche. La prima risale al 1922. La più  fedele al romanzo è quella del 1992, diretta da Francis Ford Coppola.

Oggi, Dracula non rappresenta solo un personaggio di finzione, ma un vero e proprio fenomeno culturale che continua a risuonare nel tempo.

Nonostante la sua peculiarità sia il legame con personaggi storici e tradizioni folcloristiche, questa figura è capace di reinventarsi ed adattarsi ad ogni periodo storico grazie ai temi universali che affronta.

 

Fonti:

https://www.storicang.it/a/vlad-limpalatore-luomo-dietro-dracula_15840

https://www.studenti.it/dracula-bram-stoker-leggenda-trama-personaggi-analisi-libro.html

 

Antonella Sauta

Halloween in Sicilia

Abbiamo visto il Sole splendere incandescente in estate, poi le ore di luce e le ore d’oscurità equivalersi in autunno e adesso è venuto il momento in cui le tenebre sono sempre più preponderanti; e non è finita, continueranno ad accrescersi. È il momento in cui la natura dorme, che da sempre ha fatto pensare i nostri antenati non soltanto al ringraziamento per la stagione del raccolto, ma anche alla morte.

Questo periodo ha fatto nascere in àmbito cristiano le festività che sono Ognissanti e la Festa dei Morti, che nel contesto soprattutto celtico sono precedute da Halloween, cioè “Vigilia d’Ognissanti”. Da anni, a causa della popolarità di questa festa, infuriano polemiche d’ogni genere e travisamenti della peggior specie: i cristiani ritengono diabolica la ricorrenza, i tradizionalisti ne denunciano il contrasto con le nostre usanze, i mondani se ne fregano e preferiscono andare a ballare. Ma qual è la verità?

Luna e tenebre – Fonte: latinaquotidiano.it

Frutta e oltretomba

Innanzitutto, partiamo dalle origini. È vero che così per come appare Halloween sia celtica, ma fare questa affermazione sarebbe inappropriato. Nella nostra parte del mondo, a cominciare da Roma e sin in epoca imperiale, si festeggiavano le Pomonalia, cioè in onore della dea Pomona, per ringraziarla del raccolto, anche i frutti raccolti: questo fa pensare, per esempio, all’abbondanza di dolci di questo periodo, che nella forma di frutta martorana imita proprio i frutti e dunque par ricordare un’offerta che si faceva alla dea, ma anche ai defunti ovviamente. Le date delle Pomonalia non erano fisse e non sono accertate, tuttavia si ritiene generalmente che coprissero questo periodo.

Ma qui termina il lato luminoso della vicenda.

Nella maggior parte delle culture, l’incremento delle ore di tenebre sono associate a un’intensificazione dell’attività soprannaturale, che sia benefica, neutrale o nefasta, ma soprattutto i casi sono questi ultimi due. No, che gli spiriti girino nella notte del 31 Ottobre – per cui bisogni scacciarli con spaventosi mascheroni – non è affatto un’idea celtica: anche nella nostra Sicilia si crede all’attività spiritica, che però diviene incontrastabile piuttosto durante la Novena di Natale.

Va detto che le feste cristiane furono collocate in luogo dell’antico SamonioSamhain in gaelico – che si teneva in 31 Ottobre, e non il contrario, proprio per porre fine ai riti non cristiani che ancóra vi venivano celebrati in onore dei defunti. Halloween, in realtà, altro non è che l’antico Samhain che cambia nome, camuffandosi come Vigilia d’Ognissanti – dunque parzialmente un prodotto cristiano – ma riprendendo diversi caratteri dell’antica celebrazione, talvolta in forma parodistica tanto da essere disprezzati anche da coloro che oggi professano qual propria religione il Druidismo.

La celebre frutta martorana – Fonte: radiortm.it

Ma noi siamo peggio…

Come si è visto, dunque, i punti di partenza sono i medesimi. Ma allora perché ogni hanno tanto litigio, tanta amarezza? Si sente dire continuamente che la nostra Festa dei Morti (2 Novembre con vigilia l’1) “è carina” mentre invece quella proveniente dai famigerati paesi anglosassoni “è lugubre”. È davvero così?

Checché ne dicano coloro che vogliono fare della nostra una festa per bambini – i quali per altro sembrano non desiderarla affatto il più delle volte (s’indaghi perché) – essa non è affatto tale. Lo volete sapere che cosa si crede generalmente in Sicilia riguardo ai Morti, in quella notte? O meglio, si credeva, visto che probabilmente abbiamo dimenticato.

Si credeva che i Morti nella notte tra l’1 e il 2 Novembre (anziché tra 31 e 1!) uscissero dalle tombe componendo lunghi cortei e invadessero le città attraverso complicati e misteriosi cerimoniali che comprendevano il loro vestiario, le formule pronunciate, i comportamenti tenuti e persino il percorso seguìto. Questo lo si racconta in più o meno tutte le parti della Sicilia, e in alcune di esse queste figure sono davvero spaventose e financo pericolose (a Milazzo, per non andare lontano), tanto che non è quasi mai contemplata nemmeno l’idea di poter fare incontri ravvicinati. Tutte queste informazioni le ha tramandate l’insigne etnologo Giuseppe Pitrè, nel volume sulle feste della sua Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane.

Per non parlare poi di quali sono i dolci che ci mangiamo… le ossa di morto in primis, che nel nome e nella forma richiamano a qualcosa di piuttosto evidente, e le almuzze che raffigurano anime del Purgatorio con le braccia incrociate in penitenza. Noi non ce ne accorgiamo, ma dovremmo fare caso al fatto che nelle dolcerie adibite ad Halloween in Britannia o in Irlanda non esistono simili lugubri dolci, ma li facciamo soltanto noi; sicuramente, se dovessimo fare a gara, li batteremmo per chi fa i migliori dolcetti di Halloween a tema!

Casca tutta l’impalcatura a questo punto, non è vero che si tratta d’una festa mite e infantile. Il ritenerla tale è semplicemente il risultato dell’averne dismesse le usanze più antiche, relegandola a un gioco d’infanti: quando un oggetto si rompe o è vecchio lo si dà a loro per giocarci, passa da oggetto d’uso a giocattolo improprio destinato a distruzione definitiva.

Poi, certo, c’è tanto altro. C’è che questi Morti sono in fondo i nostri antenati, per quanto inquietante il loro monito possa essere, e che lasciano doni quando visitano le case lungo il loro tragitto, anche se non vogliono farsi incontrare.

Classico travestimento da fantasma – Fonte: wearegaylyplanet.com

Una nuova festa?

Il problema però resta, i tradizionalisti non hanno tutti i torti: perché festeggiare qualcos’altro se abbiamo la nostra, di tradizione? Ebbene, per preservare una tradizione innanzitutto bisogna conoscerla, e la maggioranza delle persone non la conosce o ne ha una versione edulcorata. Bisogna osservare che cosa piace, dunque, e capire che cos’è nella nostra tradizione che appare bene in linea con tal gusto (tutto, invero!).

Se oggi, soprattutto la gioventù, in Halloween brama la possibilità di confrontarsi con la dimensione della morte ed esorcizzarla, perché insistere per forza sull’aldilà placido e beato che in fondo noi stessi sappiamo essere una semplificazione? Abbiamo creduto per secoli le stesse cose alle quali si fa accenno nella “tradizione halloweenesca”, perciò recuperiamo la nostra, piuttosto, e non potremo certamente più lamentarci della distruzione dei nostri costumi.

Sicuramente sarebbe bello inscenare – con rispetto, senza fare gli sguaiati – le processioni dei Morti secondo l’antica tradizione, in queste sere, o vedere appositi mercatini ove le pasticcerie possano vendere i dolci tradizionali da esse prodotti, e dunque dare nuovo incentivo al recupero delle usanze culinarie.

Tante cose sarebbero belle, come in molti campi, ma se prima non cambiamo mentalità e atteggiamento, tanto vale rassegnarci a farci seppellire dalla mercificazione consumistica delle festività che tanto critichiamo (Natale compreso).

Ai posteri l’arduo giudizio!

Daniele Ferrara

 

Immagine in evidenza

Fonte: blogsicilia.it

 

Consigli per Halloween: film e serie TV per sopravvivere alla notte delle streghe

La notte delle streghe è arrivata.

Questo 2020 fa molta paura già di suo, ma inevitabilmente anche quest’anno ci tocca affrontare la notte di Halloween.

Abbiamo scelto pertanto di non parlare dei più spaventosi film horror della storia, come li ha definiti uno studio pubblicato da poco. Andremo invece ad analizzare film e serie TV che rendono giustizia a questa festa anche se non suscitano vero e proprio terrore durante la visione.

Halloween – La notte delle streghe (1978) di John Carpenter

Un film che all’epoca in cui uscì scatenò una paura frenetica negli spettatori. Ad oggi difficilmente potrebbe terrorizzare qualcuno, tuttavia resta il capostipite assoluto dei cosiddetti slasher movies (genere di film in cui un uomo mascherato uccide solitamente un gruppo di adolescenti).

Il film è ambientato nella città di Haddonfield, divenuta una vera e propria icona di questa festa.

Laurie Strode (Jamie Lee Curtis) conduce una vita abbastanza tranquilla fino a quanto uno strano uomo mascherato non comincerà a perseguitarla. Si tratta proprio del crudele Michael Myers (Nick Castle); il criminale che, 15 anni prima, proprio nella notte di Halloween, aveva ucciso la sorella maggiore Judith.

Viene quindi arrestato e trasferito in un ospedale psichiatrico dove è sottoposto alle cure del dottor Sam Loomis (Donald Pleasence). Il medico tuttavia dopo qualche anno decide di non curare più il paziente in quanto ritiene che sia il male fatto persona.

Quest’anno però Michael è riuscito a scappare dal manicomio ed è pronto ad effettuare una carneficina.

Michael Myers leggermente arrabbiato – Fonte: noidegli8090.com

Il film con un budget di 300.000 dollari, in soli 20 giorni ne incassò 70 milioni.

Oltre la trama, ciò che rende questa pellicola un capolavoro dell’orrore è sicuramente la celebre ed inquietante colonna sonora ideata dallo stesso John Carpenter. Straordinarie anche le tecniche di ripresa messe in pratica dal regista, mediante le quali riesce ad alimentare una forte tensione (utilizzate ancora oggi nei più famosi film horror).

Halloween – La notte delle streghe conta la bellezza di 9 sequel e di un prequel, ha dato perciò origine ad una vera e propria saga.

Nightmare before Christmas (1993), Henry Selick

Film realizzato in stop-motion diretto da Henry Selick, ideato e prodotto da Tim Burton. Per i bambini, ma non solo, si tratta di una delle pellicole migliori da vedere nella notte di Halloween (volendo anche a Natale).

Il film narra la storia di Jack Skeletron: uno scheletro molto amato nel Paese di Halloween (il mondo cui vive) dove riveste il ruolo del re delle zucche.

Jack Skeletron in una scena del film – Fonte: ohmy.disney.com

Dopo i festeggiamenti del 31 Ottobre, questa volta Jack è infelice. Si ritrova immerso in uno stato di insoddisfazione personale e comincia a camminare nel bosco per meditare. Ad un certo punto si ritrova davanti ad una serie di alberi di cui ognuno ha disegnato rispettivamente il simbolo di una festa. Jack decide di aprire quella che lo catapulterà nel regno del Natale. Attratto dalle luci, dai regali e dalla figura di Babbo Nachele si innamora perdutamente di questa festa.

Tornato infatti nel suo regno natio è deciso a voler festeggiare il Natale, anche se in un modo del tutto suo, incontrando non poche avversità.

Il film (considerando il periodo in cui uscì) era molto all’avanguardia nell’utilizzo degli effetti speciali. Venne infatti candidato agli Oscar del 1994 nella rispettiva categoria; la scenografia e le musiche sono altri punti di forza.

Le gotiche e tenebrose ambientazioni creano una perfetta atmosfera burtoniana ed enfatizzano esponenzialmente lo stile orrido della pellicola; mentre le canzoni orecchiabili vengono adoperate perfettamente per narrare il racconto ed introdurre nuovi personaggi.

The Hauntig of Hill House/Bly Manor (2018, 2020), Mike Flanagan

La serie tv che vi consigliamo è in realtà un “doppio titolo”: dopo la prima stagione di successo, la serie antologica The Haunting fa il bis con l’attesissima seconda stagione. Pur avendo alcuni punti in comune, tra cast e il topos classico della casa, le due stagioni presentano trame completamente differenti.

Hill House è la casa infestata più famosa degli USA: i fratelli Steve, Shirley, Theo, Nell e Luke Crain si troveranno ad affrontare nuovamente i fantasmi del passato, dopo essere cresciuti nella villa fino a un tragico avvenimento che li ha fatti disperdere in giro per il paese. Di nuovo riuniti (e sempre in occasione di un evento grave) i ricordi d’infanzia si mescoleranno con il presente, in 10 puntate da guardare tutte d’un fiato.

Da sinistra a destra: Theo (Kate Siegel), Steve (Michiel Huisman). Nell (Victoria Pedretti), Luke (Oliver-Jackson Coen) e Shirley (Elizabeth Reasel) di fronte ad Hill House- Fonte: netflix.it

Nella seconda stagione, un lungo flashback dell’educatrice americana Dannielle “Dani” Clayton ci porta nell’Inghilterra di fine anni ’80: la giovane viene assunta da Lord Henry Wingrave per fare da istitutrice ai due nipoti, residenti a Bly Manor. I bambini hanno infatti vissuto una duplice esperienza traumatica, legata alla grande villa in campagna, che ha influito pesantemente sui delicati anni dell’infanzia. La strada per convivere con i bambini e con Bly Manor si rivelerà piena di ostacoli per Dani, che però non si arrenderà facilmente.

Da sinistra a destra: Flora Wingrave (Amelia Bea Smith), Dani (Victoria Pedretti), Miles Wingrave (Benjamin Evan Ainsworth) – Fonte: universalmovies.com

Pur suscitando paura in alcune scene, la vera forza di questa serie risiede nella trama, nei dialoghi e nella caratterizzazione dei personaggi, che avvolgono completamente lo spettatore nelle difficili vite dei protagonisti, facendoli sentire realmente parte dei fatti narrati. Tutte rarità nel panorama horror ordinario.

Non vi resta che mettervi comodi e seguire i nostri consigli per questa notte di Halloween: spesso è difficile trovare qualità nel genere horror, ma siamo certi che l’enorme mole di pellicole e serie tv prodotte saprà tenervi la giusta compagnia.

 

Vincenzo Barbera, Emanuele Chiara

 

Immagine in evidenza: casalenews.it

40 anni dopo la notte di “HALLOWEEN” fa ancora più paura

Sono passati quarant’anni da quando Carpenter dirigeva il primo ‘Halloween – La notte delle streghe‘ ed è proprio alla terrificante pellicola del ’78 che questo nuovo Halloween diretto da David Gordon Green si rifà, distanziandosi completamente dalle pellicole intermediarie che si sono susseguite negli anni.

Se nei film più recenti, infatti, la figura di Michael aveva avuto il volto di Tyler Mane, adesso torna ad essere una figura priva di volto, di parola, estremamente malvagia e potete, l’incarnazione del male nel suo senso più assoluto.

Il nostro Myers dopo la passata strage di Halloween è rinchiuso in un struttura carceraria, da dove, approfittando di un trasferimento, scapperà per dare il via ad un’altra folle notte di sangue e per pareggiare i conti con Laurie Strode (Jamie Lee Curtis).

Quello della Curtis è un ritorno alle origini, così come lo è quello del primo Nick Castle, nei panni di Michael. Un film violento, una violenza esagerata che al tempo stesso è necessaria e riporta la pellicola, dopo tante rivisitazioni negli anni, al suo ‘splendore’ iniziale; merito sicuramente anche del fatto che John Carpenter segue il lavoro questa volta in veste di produttore esecutivo.

Lo stesso regista è inoltre tornato a curare le musiche riproponendo il tema originale della colonna sonora che nel 2016 aveva eseguito a Roma in un inedito tour dal vivo. Intanto le voci che si andavano rincorrendo e che accennavano a una possibile trasposizione del soggetto in una serie tv sono state messe da parte, ma non è da escludere che in futuro il serial killer possa finire su Netflix.

 

 

Benedetta Sisinni