Il leone ed il bambino

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Alle 20 in punto varco la soglia della porta – “ Sono a casa!” – e vedo il mio piccoletto correre verso di me – “ Ciao papino” – dice saltandomi addosso.

Ciao caro” – sento urlare dalla cucina poco distante dall’ingresso.

Credetemi, non c’è niente di meglio, dopo una giornata di lavoro, del rivedere la tua famiglia.

Finita la cena, mi infilo il pigiama e (come ogni giorno) scorgo mio figlio sulla soglia della porta della mia stanza: con aria timida, so già cosa andrà a chiedermi – “ Papà non è che mi racconti quella storia che mi piace tanto, prima di addormentarmi?”

Come poter dire di no?

Allora lo seguo nella sua stanzetta, lui si mette a letto e gli rimbocco le coperte; con occhi sbarrati mi guarda come per incitarmi a cominciare con il racconto.

  • La storia inizia fra le calde terre del Sudafrica, con un branco di leonesse e i loro cuccioli distese nella savana. Fra quei maestosi e giallastri leoncini, ce n’era uno bianco, più vispo degli altri; si allontanava, alla scoperta di quella terra di gazzelle e leoni dalla criniera possente.
  • Non devi allontanarti da me, potrebbe essere pericoloso! Al di là del ruscello, ci sono gli uomini e loro sono cattivi!”- gli raccomandava sempre la mamma – ma lui non sembrava avere paura.

In una delle più calde giornate della stagione, il bianco leoncino in esplorazione, si ferì ad una zampetta: non riusciva più ad appoggiarla.

Disperato, cominciò a ruggire per farsi sentire dalla madre, ma la sua voce era ancora piccola e poco potente; le ore passavano e la notte sembrava essere sempre più vicina.

I suoi lamenti giunsero all’orecchio di Thato, un piccolo bambino che abitava oltre il ruscello.

Anche lui, curioso, decise di seguire quei gemiti, trovando, così, il povero cucciolo immobile e ferito: in un primo momento indietreggiò per la paura, ricordandosi quanto pericolosi fossero i leoni.

Thato, però, non poteva lasciarlo morire, così prese dell’acqua dal ruscello e lavò la ferita del leone e poi gli disse: “ Torno subito”.

Raggiunse la sua casetta e di soppiatto prese un unguento curativo e metà della sua cena; corse il più veloce possibile per raggiungere l’animale.

Lo curò e gli diede da mangiare, promettendogli che non l’avrebbe lasciato solo finché non sarebbe riuscito ad alzarsi.

Si fece notte e l’unguento funzionò: finalmente il leoncino riuscì a mettersi in piedi; guardò Thato e mosse la zampa verso di lui, in segno di riconoscenza, prima di andarsene.

Tornato dal suo branco, il piccolo raccontò alla madre preoccupata che aveva conosciuto un uomo buono, che si era preso cura di lui e che non lo dimenticherà mai.

E così fu.

Passati diversi anni, il leoncino ormai cresciuto era a caccia con altri due leoni, quando udì uno sparo.

D’un tratto videro dei cacciatori, proprio di fronte i loro occhi, con i fucili carichi; così cominciarono a ruggire.

La battaglia era pronta, fin quando il leoncino riconobbe quell’uomo buono: si avvicinò con calma, nonostante avesse paura, proprio come tempo prima il bambino fece con lui; Thato riconobbe il manto bianco del cucciolo smarrito ed ordinò agli amici di abbassare le armi.

In un istante, quell’uomo e quell’animale abbandonarono la paura e la violenza, lasciando il posto alla fiducia e a qualche carezza.

E come dice Rousseau?”

  • Tutti gli animali diffidano dell’uomo e quando sono sicuri che non vuol fargli del male, la loro fiducia diventa così grande che bisogna essere più che barbari per abusarne.
  • Esatto, piccolo mio. Buonanotte”

Jessica Cardullo

L’assoluta felicità

Charles-Eugène-Plourde-Se-non-trovi-la-felicità

Nel momento in cui mi chiedo quale sia la risposta alla quotidiana domanda “cos’è la felicità?” , la prima parola che riesco a scovare è, probabilmente, “utopia”; se poi, cerco nel fondo del mare di definizioni – errate o incomplete che siano – che la mia mente associa alla parola felicità, forse la accosterei ad un momento, ad un’emozione o, addirittura, ad una persona.

Altrettanto spesso, mi ritrovo ad accontentarmi della risposta quasi rapida e inevitabilmente superficiale che mi do.

Ma per il resto del tempo, nei momenti in cui non mi pongo questo interrogativo, qual è la risposta?

Tra i metafisici, coltivare la virtù più elevata era il gradino da salire per raggiungere l’ambita ed elevata eudaimonia – letteralmente, lo spirito buono o più comunemente, la felicità.

Nietzsche, d’altro canto, proporrebbe la teoria della felicità come forza vitale e lottatrice; come colei che non limita la libertà ed afferma il suo essere, senza ricadere nell’effimera condizione di pigrizia e di staticità.

È forse, quindi, il più cospicuo di un modello concettuale o è una figura da imitare?

Soffermandomi sul sorriso di un bambino che gioca, sulla mia famiglia che scherza a tavola o su un mio collega che si laurea, ogni teoria viene sbaragliata dal concetto dell’attimo.

Ritorno, allora, a trovare una soluzione diversa ad un quesito apparentemente insulso.

Ma se la felicità è un attimo, è fallace: un momento è lì e la vedi con gli occhi; la tocchi con gli angoli di bocca rivolti verso il cielo.

E per ognuno, la felicità è un istante diverso, è soggettiva.

Dunque, non solo è l’illusione di un momento ma ricade nella propria realizzazione – o per meglio dire – nelle scelte.

Ci sono.

La felicità è capire cosa vogliamo che, di per sé, rappresenta uno stato relativo di gioia e che raggiunge il suo stato assoluto nel momento in cui si ottiene quello che ci si prefissa come un obiettivo.

Magari, per quella ragazza che sta sorridendo davanti ad uno schermo di un cellulare, l’apice sarà un bacio; per quell’uomo che è stato appena licenziato, sarà un posto di lavoro; per quella donna con il pancione, sarà tenere tra le braccia la sua piccola creatura.

E dopo aver raggiunto questa vetta, cosa c’è?

Poi c’è un’altra felicità, un altro obiettivo o, piuttosto, un nuovo sogno.

Riassumendo, collegando, cercando fra i miei pensieri la risposta a “che cos’è la felicità?” credo sia questa: la felicità è un sogno, fugace ma continuo.

Jessica Cardullo

Abbatti Lo Stereotipo- Gli studenti di Professioni Sanitarie

l_46eoBentornati signori e signore su Abbatti lo Stereotipo! Questa settimana ci schieriamo in favore degli Studenti di Professioni Sanitarie: discriminati da tutti che manco Salvini quando se la prende Fedez, considerati i servetti e le brutte copie degli studenti di Medicina meritano, finalmente, giustizia!

  1. Tanto volevi fare medicina, ti sei accontentato

Oh, santa pace. Questa affermazione, per uno studente di Professioni Sanitarie, è come il mantra che i testimoni di Geova ripetono piazzati dietro la tua porta la domenica mattina: ‘’ricordati che devi morire’’.

‘’Ricorda che volevi fare medicina, ma ti sei accontentato’’.

Se possibile, verrà scritto loro sulla lapide: ‘’Voleva fare medicina, è entrato in professioni sanitarie’’.

Ma perché questa mera convinzione? Ci avete mai pensato che, magari, non volevo fare il medico? Che, magari, ho davvero il desiderio di essere una terapista dei bambini, una logopedista, un infermiere, un fisioterapista? Che, magari, 14 anni di studio se li fa tua sorella monaca chiusa in monastero e non io? Che, sempre MAGARI, la medicina mi fa schifo? No, tanto per chiedere.

E, anche se avessi provato medicina e non ho superato i test, MAGARI, mi sono innamorato lo stesso di questa altra professione?

Basta, comunque. Puoi dormire sogni tranquilli, o villico: non sono fatti che ti riguardano ma NO, non tutti volevamo fare Medicina. Fattene una ragione. L’unica che si è accontentata qua è tua mamma, rassegnata al fatto che ha partorito un mezzo imbecille.

  1. Ah, ma il test di ingresso è facile! È semplice superarlo!

Come no! Certo, con i test di medicina ci sono alcune differenze, ma la preparazione è la stessa in termini di argomenti da affrontare. E poi, sapete che i posti disponibili per l’iscrizione al corso di laura sono pochi? In fisioterapia, solamente 1 studente su 14 sarà ammesso.

Quindi, sappiate che non è semplice. No.

  1. Che fai? Ma perché, fa parte di professioni sanitarie? Ma è un lavoro quindi?

No. È uno sport. Invece che aver fatto pallavolo, io ho deciso di fare il Tecnico Radiologo. Faccio il salto ad ostacoli tra le Tc. Pratico il lancio del mezzo di contrasto contro vento.

Invece che aver iniziato a praticare nuoto, mi diletto all’allenamento dei muscoli facciali. Per questo ho scelto Logopedia: voglio diventare un body builder solo dei muscoli della faccia.

Ah, per non parlare di Fisioterapia. Sai, andare in Giappone a fare la geisha costava troppo, quindi ho deciso di ripiegare su fisioterapia.

Non è per essere antipatici però se ti dico che seguo il corso di laurea in baby-sitteraggio dei tuberi di patate, EVIDENTEMENTE, un giorno, se tutto va bene, sarà il mio mestiere. A domande retoriche come siamo?

(c’è una cosa meravigliosa che si chiama Google. Se tu scrivi parole anche a caso, trova le risposte alle tue domande.)

  1. Lo hai fatto perché non volevi nessuna responsabilità vero? Ti piace vincere facile!

Chiaramente, lavorando in un ambiente atto ad aiutare la gente a stare bene, mi sembra ovvio che io abbia deciso di fare il fisioterapista perché, mensa mai gli rompo due ossa o gli provoco uno stiramento muscolare, non mi venga detto nulla. Perché, sempre chiaramente, se io faccio male a qualcuno pace, non sono un medico, sono un ortofrutticolo.

È proprio per questo, sì. Mi sono alzato una mattina ed ho pensato:’’ Sai che ti dico? Voglio un lavoro che mi dia poche responsabilità. L’ingegnere? Nah, faccio crollare i palazzi. L’avvocato? No, poi se faccio finire qualcuno in galera… Il pescivendolo? Mhm, e se per caso vendo del pesce con il mercurio e il mio cliente muore per intossicazione?!? No, no, meglio evitare. Ah, ci sono! Faccio l’infermiere! Che se mi scappano 10 cc in più di un farmaco e quello crepa, amen, Rip, pace all’anima sua.”

  1. Ma vale lo stesso indossare il camice in reparto e usarlo per rimorchiare?

Oh, eccome se vale.

Anche se poi non sai spiegare in breve alla/o sconosciuta/o cosa studi… e rimandi l’approccio al post-laurea.

Elena Anna Andronico

Jessica Cardullo

Relazioni Universitarie: le coppie che scoppiano (prima o poi)

È sabato. Forse vi siete appena alzati, forse state prendendo il 20esimo caffè della giornata. State preparando una materia, pulite la camera, aspettate il pranzo. L’unica certezza è che sia sabato. Questo vuol dire che, volenti o nolenti, ci siamo noi a farvi compagnia.

Questo vuol dire che, nella maggior parte dei casi, volenti o nolenti, voi stasera uscirete.

E quindi perché, ci chiedevamo, se l’occhio vi cade (magari mentre fate la cacca, Elisia Lo Schiavo docet) su oroscopi riguardo l’affinità tra segni scritti da nomi come Brezsny, Paolo Fox, Simon & Stars, il tipo di Tv Sorrisi e Canzoni… Dicevo, se vi cade su questi oroscopi e sogghignate davanti le coppie predette, disperati e speranzosi, perché noi, giusto noi, non dovremmo proporvi la stessa cosa?

E, infatti, ecco qua! Il nostro oroscopo che nulla ha di oroscopo, le nostre affinità non tra segni… Ma tra facoltà!

Così ci riserva il futuro? Chi dovete andare a cercare questo sabato sera? Da chi dovreste scappare? Chi dovreste lasciare su due piedi?

Scopritelo con noi: Elena Andronico e Vanessa Munaò, astrologhe per un giorno.

 

  • Studente in Giornalismo – Studente in Scienze Politiche

Queste due categorie di studenti sono molto particolari, per questo abbiamo deciso che, una relazione sentimentale fra i studenti che appartengano ad esse, non sarebbe cosa buona e giusta. Entrambi vivono nella più totale incertezza del proprio futuro, a metà tra il sogno e la realtà. L’uno sogna di firmare le pagine dei più importanti quotidiani nazionali. L’altro immagina di varare decreti legislativi che cambieranno la storia del nostro paese. Voi direte, dove sta il problema? In realtà, la questione è molto più sottile di quello che sembra.

Il Giornalista è politologo. Sa di avere nella sua carriera di studio, materie di ogni campo disciplinare possibile. Deve sostenere esami in due lingue diverse da quella madre, deve conoscere i principi fondamentali di economia, diritto, sociologia, filosofia, antropologia e POLITICA. Si, perché’ per quanto nell’immaginario collettivo, per fare il giornalista basta conoscere più o meno bene lo sport per avere una brillante carriera sul quotidiano dalle pagine rosa, è proprio la politica a complicare le cose.

Specie con chi la politica la studia e pensa di conoscerla meglio di chiunque altro essere umano del mondo. I politici (chiameremo così gli studenti di scienze politica) hanno già comprato i completi da indossare durante il loro insediamento in Parlamento. Sono conoscitori esperti di tutti i problemi che affliggono il Paese perché’ oh, l’ho letto sul libro che parla di politica.

Il problema? I giornalisti ed i politici (ricordatevi che ho chiamato così gli studenti delle rispettive discipline) non solo non possono avere relazioni sentimentali, non potrebbero nemmeno cenare allo stesso tavolo. Il Politico conosce, critica, si schiera, manda avanti lotte e battaglie di ideali e perché no, “rubare” il lavoro al collega giornalista. E lui MUTO, che mannaggia alla deontologia deve stare sopra le parti.

Se siete bravi, ma molto bravi, potreste anche provarci a far funzionare le cose. Ma se non volete rischiare di mandare tutto a monte per i vostri approcci alla vita diametralmente opposti, consigliamo ai politici, una relazione sentimentale con qualsiasi studente che non abbia materie politiche sul proprio libretto. Ai nostri cari amici giornalisti, consigliamo di comprare un taccuino ed una penna ed andare alla ricerca di uno studente di scienze della comunicazione che NO, non sono la stessa cosa (so che ve lo stavate chiedendo)

 

  • Studente in Medicina- Studente in Medicina.

Avete presente quando, davanti alla Ps1, giocavate a Tekken e, ignari dell’esistenza di sequenze logiche tra i vari tasti, premevate a caso L1, R1, X, O; fino a quando Nina Williams non faceva esplodere direttamente lo schermo della tv? Ecco, così, per caso, avevi fatto la tua prima combo, lasciando in cenere non solo Jack, ma anche l’amico seduto accanto a te.

È quello che può succedere se due studenti in Medicina decidono di mettersi insieme. Una relazione del genere può portare ad un cataclisma, ad un’esplosione stile Goku quando cerca di sconfiggere Majinbu.

Si staranno tanto simpatici all’inizio, si supporteranno a vicenda come due marinai che navigano nello stesso mare di ansia, si lasceranno andare nei sedili delle loro macchine tra una pausa studio e l’altra. Dopotutto, l’unione fa la forza: quindi, se con te c’è un tuo collega, i rimorsi della procrastinazione si sentono di meno. C’è anche da capirli, eh: gli studenti di medicina non vedono altri esseri umani che siano al di fuori di medicina. Si fa amicizia mentre si reggono le pareti del policlinico (caso mai potessero crollare).

Ma poi, sono due: o uno dei due si annulla, cala le ali, si sottomette… Oppure è la fine. La competizione riempirà ogni secondo: ognuno dovrà dimostrare all’altro di essere migliore, di essere più bravo. Li si può vedere competere anche a chi finisce prima di bere la bottiglietta d’acqua. Chi si brucia prima la lingua bevendo il caffè alla macchinetta. Chi finisce prima l’evidenziatore. Chi cuce prima il povero pollo Amadori comprato per esercitarsi. Chi dice più in fretta ‘’sternocleidomastoideo’’ o ‘’ciclopentanoperidrofenantrene’’.

Tu, studente in medicina, se stai con un tuo collega goditela finché l’altro non ti taglia la giugulare. E non ti azzardare a prendere 30. Se il tuo/a fidanzato/a prende 28 sei costretto a rifiutare il voto. Nella maggior parte dei casi l’amore lascerà spazio a suo fratello odio. Eh, ma che ci vuoi fare: sono persone incasinate i medici. Mica siamo su Grey’s Anatomy: qua siamo su ‘’Unime, licenza di uccidere’’. Quindi niente ‘’prendi me, scegli me’’; più un ‘’vade retro, Satana’’. Quindi no, noi sconsigliamo la coppia studente in medicina- studente in medicina. Lo studente in medicina lo vediamo di più con un compagno di professioni sanitarie, di fisioterapia, di biotecnologia: dopotutto sono abituati a lavorare insieme in equipe, a vedersi sperduti e spaesati per i padiglioni, condividendo il flagello delle aule inesistenti. Un po’ come gli animali che convivono nello stesso habitat. Gli studenti di professioni sanitarie sono abituati ai folli atteggiamenti megalomani degli studenti di medicina, sanno come tranquillizzarli (lorazepam nel bicchiere e tanti saluti). Consigliamo anche lo studente di Giurisprudenza: entrambi alzeranno la coda da pavone sfidandosi a chi la ha più bella ma, alla fine, parlando due lingue così diverse, finiranno per arrendersi entrambi e buonanotte.

  • Lettere, Storia, Filosofia – Scienze motorie

Il pensiero che queste due categorie di studenti non potessero essere compatibili è stato più che immediato. No, non è uno stereotipo (o forse sì) ma proviamo ad immaginare insieme una relazione sentimentale fra uno studente di lettere, storia o filosofia ed uno di scienze motorie.

Le probabilità che queste due categorie possano entrare in contatto non sono poi così basse. Entrambi si muovono nel circoscritto spazio della cittadella Universitaria, e riconoscerli non è poi così complicato.

Gli umanisti (li chiameremo così per comodità) vestono così bene che sembra che con Hegel o Garibaldi debbano andare a farci una video conferenza. Sono attenti: Ogni foglia spostata dal vento diventa un sonetto endecasillabo che Foscolo ti spiccia casa. Arrivano con una pila di libri e li portano a spasso sempre, come se fossero un’arma letale. Che poi, diciamolo pure, dovessero lanciartene uno addosso farebbero un baffo alle catapulte dell’antica Roma.

Gli atleti (chiameremo anche loro così per comodità) sono anime libere. Fluttuano nell’aria che nemmeno un fringuello a primavera. Sono belli. Fighi. Atletici. A loro bastano una tuta ed una maglietta aderente per farsi riconoscere (Alcuni indossano anche il fischietto al collo) Gli studenti di scienze motorie sanno quanto sia importante l’attività fisica, la vita all’aria aperta, la salute mentale.

Lo avete già capito da soli, no? Si ritroverebbero in conflitto perenne. A litigare davanti al televisore per decidere se vedere Piero Angela o l’ultima maratona di fitness proposta da Jill Cooper (se non ricordi chi sia, ti consiglio di chiedere a Google). Sarebbero sempre arrabbiati l’uno con l’altro. Il sabato sera, l’umanista vorrebbe trascorrerlo al circolo di poemi cavallereschi, l’atleta vorrebbe andare in palestra a tonificare i muscoli deltoidi.

Un consiglio: Non accoppiatevi mai con gli studenti della categoria opposta alla vostra. Potrebbe essere divertente si, ma non duraturo. Accoppiatevi piuttosto fra di voi. Fra di voi funziona benissimo. Gli umanisti con gli umanisti. Gli atleti con gli atleti. Nei vostri piccoli micro cosmi. Fidatevi.

 

  • Studente In Giurisprudenza- Studente in Economia.

Bah, non so perché ci siamo fissate con questa non- coppia. Non ci piace, punto. Dico, Paolo Fox le spara un po’ come più lo aggrada, dicendo di Saturno in opposizione e la Luna parallela alle sfighe ecc, quindi il principio è lo stesso. Mia madre, ad esempio, è un avvocato e si pizzica ogni due e tre con il suo commercialista. Almeno, penso sia il suo commercialista… Sai che non lo so?

Comunque, gli studenti in Giurisprudenza sono pragmatici, hanno una parlantina infinita e sanno esattamente come portarti dove vogliono loro. Questa strana scienza insegna loro che da A a B puoi arrivare passando per Z, poi un breve pit-stop su 2x e infine arrivi a B. Se la sanno girare bene la frittata. Ad uno studente di Economia che gliene sbatte poco, perché gliene sbatte poco, ce lo immaginiamo che stramazza a terra dopo 2 minuti. Quindi no, coppia bocciata.

Però entrambi potrebbero fare all’ammmore con uno studente di Lingue, ad esempio. Gli studenti in Lingue sono sui generis, sono dei tipetti ok, dove li metti stanno che tanto capiscono tutti. Ti sparano due cose in spagnolo e via, ti hanno conquistato.

  • Chimica, Matematica, Fisica – DAMS

Queste due categorie di studenti hanno delle doti non indifferenti e questo potrebbe giocare a loro favore. Hanno talento, coraggio, fiducia in sé stessi. Sono lì, seduti ad un caffè del centro. Sono carini sì, ma di che staranno parlando?

Lo studente di Chimica, Matematica o Fisica sa di avere conoscenze sovra umane. Conosce i principi che regolano il mondo: formule, assiomi, logaritmi, configurazioni elettroniche, tavole periodiche, equazioni, teoremi, moti circolari uniformi, gas nobili. Prova a spiegarne l’importanza agli umani. Sa che i comuni mortali non potranno mai comprendere, ma ci prova lo stesso. Lo scienziato (continuo ad utilizzare nomignoli per comodità, senza offesa) somiglia un po’ ad uno scienziato vero, uno di quelli tipo Einstein. I capelli elettrizzati (non a caso), lo sguardo perso nel vuoto che se ci guardi all’interno sembra di vedere una marea di simboli scorrere ad un ritmo elevatissimo. La tracolla. Indossano sempre, inspiegabilmente una misteriosa tracolla (dove, secondo me, nascondo affari nucleari da fa tremare l’Isis).

Lo studente del DAMS ha fatto dell’arte un mestiere. O per lo meno, l’oggetto dei propri studi. È un sognatore, uno che con il concreto ha ben poco a che vedere. Ve lo avevo anticipato che ha coraggio. Si, perché’ l’artista (studente del DAMS ndr.) combatte con orgoglio i pregiudizi della gente, di coloro che pensano che il mondo stia in piedi solo grazie alla scienza; alle formule, gli assiomi, i logaritmi…

Un momento… Cosa stavano facendo di sti due davanti al caffè? Ah, giusto… Hanno sbagliato tavolo. Relazione bocciata. Non siete anime gemelle, ma non disperate, per voi abbiamo alcuni consigli interessanti. Per gli scienziati, tutti numeri e calcoli, abbiamo scelto gli studenti di psicologia (ma proprio quelli bravi, ma proprio bravi bravi, oppure si mischiano tra loro mentre sintetizzano sostanze). E per gli artisti? Per voi non c’è niente di meglio che l’amore spirituale, trascendentale, ispiratore… (solo Dio lo sa, solo Dio…)

 

 

  • Studente in Ingegneria- Studente in Architettura.

Questo matrimonio non sa da fa. Ma popo popo pe niente. Sarebbe come mettere, non so, un pollo ed una tartaruga in una stanza e costringerli ad avviare una danza dell’accoppiamento. Lo studente di Ingegneria sappiamo essere un po’ sprezzante nei confronti del collega Architetto, che tende a farsela scivolare addosso sapendo la quantità di quattrini in più che possiede (ma, in realtà, il disprezzo è totalmente ricambiato). La dinamica è veloce e lo scontro più che mai precoce: ‘’Che materia stai preparando?’’ ‘’Scienze degli alieni 2, guarda che malloppo’’ ‘’Beh, noi ad Ingegneria l’abbiamo già data. È il sestuplo. Fallito.’’ Fine.

Certo, anche gli studenti di Informatica devono stare attenti al civettuolo futuro ingegnere. Loro però sono un pochino più tranquilli, sono calmi e, talvolta, riescono a moderare bene i conflitti intellettuali che il loro compagno d’amore vuole scatenare.

Comunque, caro Ingegnere, per te nessuno ha un cervello degno del tuo. Altro che figa d’oro, sostanza grigia d’oro. Quindi ti consigliamo una banana o una pera, o magari un ficus come compagno di vita. Se trovi un essere respirante disposto a starti vicino, pure se in stato vegetativo, ti preghiamo di tenertelo stretto. Grazie, la direzione.

  • Psicologia – Odontoiatria

L’associazione di queste due facoltà, devo essere sincera con voi, è stata, in un primo momento (forse anche in un secondo, terzo e quarto) un pochetto casuale. Come quando tutti hanno già scelto il compagno di briscola per il mega torneo della domenica che chi perde paga da bere a tutti, e gli ultimi, quelli che nessuno ha scelto, si accoppiano di conseguenza.

No, non ce l’abbiamo con voi. Non crediamo siate studenti di serie B che non meritano di essere considerati. Semplicemente, in questa lista di relazioni improponibili, voi siete quelli con una vasta gamma di scelta per il vostro partener universitario. Poi, l’illuminazione…

Lo studente di psicologia ha la tendenza a vedere il mondo come se fosse sintonizzato sulla Terra direttamente dallo studio di Freud. Vai per tre volte di fila in un negozio? Disturbo da shopping compulsivo. Mangi le unghie per non annoiarti? Problemi con i tuoi genitori. Piangi davanti al finale de “I passi dell’amore”? Disturbo dell’abbandono che oh, provaci tu a non piangere davanti a quel film.

Ve li immaginate, no? “Amore, oggi ho estratto due denti cariati, ho otturato un buco, trapanato una gengiva e mi sono divertito da morire”. Ed è subito psicoanalisi…

Trovare un compagno ad uno studente di psicologia non è cosa facile. Potremmo consigliare qualsiasi caso umano sopracitato che dedichi la propria vita a facoltà pressoché patologiche (vedasi matematica chimica o fisica) Per voi odontoiatri, invece, la strada è tutta in discesa. Uscite allo scoperto. Noi studenti aspettiamo che curiate le nostre carie del cuore.

 

  • Studenti in Farmacia- Studenti in Ctf.

Questi due sono un po’ come Ingegneri e Architetti. Lo scarto nella preparazione è di poco ma c’è, quelli in Ctf si sentono toghi perché possono fare quello che fanno i farmacisti e molto altro. La loro laurea da più sbocchi e, di conseguenza, perché non fare sempre presente ad un collega in Farmacia che è così? Figurati, mica ognuno si può limitare semplicemente a guardarsi il suo. E quindi, anche qua, coppia che scoppia. Beh, in realtà non diventa manco una coppia.

Si schifano a priori per cui il problema non si pone. Per cui, con chi possono fare la danza del ventre questi due soggetti? Noi, da grandi espertone (Vane, oh, ma come può mai essere che siamo ancora single?), consigliamo vivamente di trovare l’altra metà della mela in un ramo umanistico. Che poi, per esempio, anche con il medico è meglio che rimanga sul piano ‘’traduco le tue ricette con la stele di rosetta’’.

Ci può essere lo scontro e noi non ne vogliamo. Quindi, bon, un bel letterato che vi legge i bugiardini degli antibiotici prima di andare a dormire… Magari in greco antico. Tipo ninna nanna: sogni tranquilli.

 

In sostanza, comunque, fate un po’ come vi pare. Che se la dovete prendere nel di dietro, la prendete comunque. C’è poco da fare.

Un abbraccio ,

Elena Anna Andronico

Vanessa Munaò

L’infinito CUS spicca il volo

foto4Anno nuovo, classifica nuova. Nella prima giornata dell’anno solare 2017, il CUS UniMe Calcio spicca il volo, agganciando la vetta della classifica del campionato di Terza Categoria, vincendo 4-3 un infinito match casalingo contro la rivelazione Ludica Lipari. Con questa vittoria, adesso, la rappresentativa studentesca dell’Università di Messina si trova al comando della classifica in concomitanza del Real Zancle a quota 19 punti.

La nona giornata di campionato, disputata al Nicola Bonanno di Messina di domenica 15 gennaio alle 12:30 e arbitrata dal Sig. Paratore, offre pioggia di gol e di emozioni non indifferenti.

Nel primo tempo la gara si sblocca subito in favore dei padroni di casa: il Capitano Iacopino sfrutta una pregevole torre di Di Bella su palla inattiva e insacca la rete del vantaggio. Vantaggio che, però, dura appena 60 secondi. Un’indecisione difensiva, frutto di un equivoco di comunicazione tra portiere e difensori del CUS, offre la possibilità del pari alla Ludica Lipari dagli 11 metri. Dinnanzi a Bruno si presenta Omar Dady, che non sbaglia ed è 1-1.

foto3Nell’ultimissima occasione di un bel primo tempo, il CUS torna nuovamente in vantaggio. Meravigliosa conclusione al volo di Arena di prima intenzione che non lascia scampo al portiere eoliano. 2-1 e la prima frazione di gara si conclude così.

Quindici minuti più tardi riprende l’incontro e, mentre gli ospiti creano le più nette palle-gol, i padroni di casa trovano un quasi rassicurante terzo gol: discesa fulminea di Vinci sulla sinistra, palla a rimorchio per Di Bella, tiro e palo-gol, 3-1.

Il Lipari prova a non gettare la spugna e prova a restare aggrappata alla partita realizzando in maniera astuta il gol del 3-2 con Rosi che appoggia facilmente in rete. La tensione aumenta, la partita è in bilico e la posta in palio è troppo alta per rischiare da ambedue le parti, causando inevitabilmente eccessivo nervosismo in campo. Al minuto 85, una bella combinazione sull’asse Vinci-Insana-Creazzo manda in porta proprio quest’ultimo, che a tu per tu col portiere ospite non fallisce. 4-2!

foto2A nulla gioverà il gol (autore Marchionni) del finale 4-3 di un orgoglioso Lipari, il quale ha dimostrato di meritare l’alta posizione che occupa in classifica.

Una vittoria bellissima, figlia di un gruppo che come una fisarmonica si muove con sincronia e melodia dentro e fuori dal campo. Una vittoria importantissima, che, oltre alla vetta della classifica, regala al CUS anche maggiore consapevolezza dei propri mezzi e delle proprie forze.

Il sesto risultato utile consecutivo (5 vittorie e 1 pareggio) è un segnale a tutto il campionato e a tutte le compagini. Vincere aiuta a vincere. Appuntamento alla prossima settimana, quando il CUS sarà ospitato dal Città di Antillo.

 

 

Formazione CUS (4-5-1): Bruno 1; Arena 3, Iacopino 4, D’Agostino 5, Rodà 2;

Nucera 10, Iamonte 8, Tiano 6, Vinci 7, Insana 11; Di Bella 9.

Lo Voi 12, Russo 13, Lombardo 14, Cardella 15, Condò 16, Al Hunaiti 17, Creazzo 18.

 

foto1

Pagelle:

BRUNO 7: Sette come i chili presi nelle feste natalizie, sette come i minuti che ci mette per recuperare una palla, sette come gli infarti che procura a tutti in ogni uscita, ma alla fine mette sicurezza quando serve pur mischiando qualche piccolo errore con una prestazione buona… MOVIOLA

 

Arena 7: Non ne vuole sapere di passare palla quando parte in progressione, ma poi ci mette la solita zampata che riporta in vantaggio il cus con un bel tiro al volo. Finché la prestazione regge e i gol arrivano può fare tutti i festini che vuole. Brutto il calcio di reazione che regala all’avversario meritandosi ampiamente il rosso, da non ripetere… GRAZIATO

 

Iacopino 8: Oggi capisce che serve il suo carattere per tirare su la squadra e tenerla viva, ma decide anche di metterci la testa e mettere la partita in discesa, dietro perfetto come sempre… CAPITANO QUELLO VERO

 

D’agostino 6,5: Da centrale soffre sempre, ma oggi è concentrato e lo si vede. Un po’ fuori posizione, ma tanti ottimi interventi e una parata di petto sul possibile 4-4 nel finale… HIGHLANDER

 

Rodà 6,5: Cartellino giallo, tibia del 7 avversario portata a casa, svirgolata comica… C’è tutto ciò che ci ricordavamo di lui nel ritorno in campo dopo 8 mesi per l’operazione subita… G.M.RANDELLATORE

 

Tiano 6,5: Crescita continua, carattere e buone geometrie, dialoga poco con i compagni ruolo ma tanti bei lanci e un tiro al volo che sfiora di poco la traversa . Scompare sul finale quando gli avversari provano a recuperare il risultato…GEOMETRA

Iamonte 6,5: Match di grande sofferenza per il ragazzo, poca corsa ma tanta grinta e tanto lavoro sporco. Spicca qualche lancio dei suoi ma oggi ha pensato più a spezzare il gioco e le sortite offensive avversarie… INCONTRISTA

Vinci 7: Inizia il suo match con il suo solito fuso orario di 20 minuti, ma quando entra in partita mette una marcia in più per il Cus. Due assist fondamentali per la vittoria, notevole il primo dopo una discesa sulla fascia… ALTRUISTA

 

Nucera 6,5: Partita di sacrificio, ma lui ce la mette tutta e corre , fino al 43esimo quando il “nuovo” ragazzo di casa Cus crolla al suolo in preda ai crampi… ALLENATI!

 

Insana 6: Con la testa fra le nuvole e poco presente per 70 minuti, entra nel match quando gli avversari si stancano e offre un delizioso assist per il gol di Creazzo. Può fare di meglio e lo sappiamo… IN AFTER

 

Di Bella 7: Calma piatta e un gol fatto in estrema serenità. Lotta come sempre, lotta anche con la maglietta che lo costringe a mettersi il ghiaccio nel gomito dopo essere caduto nello spogliatoio ancor prima di entrare in campo… BALOTELLI

 

Creazzo 7: Entra, segna e dedica il gol alla sua donna costretta e prendere pioggia e vento per il Cigno. Sfiora anche la doppietta ma un rimbalzo fasullo glielo nega. Tanta corsa, finché stremato non finisce la benzina… CIGNO BIANCO (come i capelli sporchi di fango)

 

Lombardo s.v.: Entra e come prima palla gli tocca una punizione. Fortunatamente la tira fuori sennò “chi lo sopportava più?”. Rischia la vita sotto le mani di uno Iacopino fuori di se in seguito ad una punizione battuta in modo folle in pieno recupero… IN PERICOLO

 

Condó 6,5: Pochi palloni per il rientrante attaccante in casa Cus, ma il suo compito era tenere la palla in avanti e ci riesce per 3/4 volte… DILIGENTE

 

Russo 6: Pochi minuti per sostituire lo psicopatico Arena, qualche sbavatura e qualche palla spazzata per come si deve. Troppi pochi minuti per il sombrero giornaliero, poi una brutta caduta e tanto dolore alla spalla… ACCIACCATO

 

La Rosa – Burrascano 8: In assenza di Mister Smedile per motivi personali, siedono loro due in panchina alla guida Cus. Soffrono uno accanto all’altro per 90 minuti, sorrisi e sguardi spaventati, ma vivono la situazione a pieno e pur non essendone costretti vivono la partita al 100% come se fossero in campo a lottare con tutti gli altri… Penso che gli tocchi un sentito… GRAZIE

Mirko Burrascano,Federico Cardella

My Cicero ed ATM, splendida combinazione. Peccato per la grammatica

sottomyciceroMessina si avvicina sempre di più alle altre grandi città italiane nel settore dei trasporti pubblici, finalmente i titoli di viaggio dell’ATM sono acquistabili anche da smartphone. Sembrano così lontani i tempi del minimo storico con una quindicina di Bus nel 2013, ormai le corse non vengono più saltate, girano per la città mezzi nuovi ed affidabili e quando si può si trova anche il tempo di istituire nuove corse o ripristinarne di vecchie.

Recentemente l’ATM ha presentato “Messina viaggia in smartphone”, informando la cittadinanza che è adesso possibile acquistare i biglietti per Bus e Trama tramite l’applicazione “myCicero”. Una volta scaricata, bisogna accedere alla sezione Trasporto e poi alla sezione Biglietteria, selezionare “Atm Messina”, e scegliere il biglietto più consono alle proprie esigenze e successivamente bisogna scegliere la modalità di pagamento ed il gioco è fatto. Non resta che obliterare il biglietto prima di salire a bordo premendo il pulsante Attiva presente nel titolo, oppure per i biglietti a corsa basta inquadrare il Qr-code presente sui pannelli informativi affissi sul mezzo.

MyciceroIn occasione della presentazione l’ATM ha anche rilasciato un video esplicativo per spiegare passo dopo passo come acquistare il biglietto con il proprio telefono. Ecco, questo è forse più simile ad un cortometraggio che non ad un tutorial di quelli che si trovano on-line. Poco accattivante per i ragazzi che sono rinomatamente molto intuitivi per quello che è il mondo delle applicazioni, ma di certo più che dettagliato per persone appartenenti a quelle generazioni che non sono propriamente nate con il telefonino in mano. A me in quanto Millennials però non è sfuggito un dettaglio più importante, un errore in una battuta di questa scena muta, precisamente quando la signora impreca “No! Ne ho perso UN’ALTRO”. Ecco, non è per fare il Paolo Sorrentino o il Tullio De Mauro della situazione, ma posto che le cose fondamentali sono la nascita, lo sviluppo e la resa di una idea, anche la comunicazione di questa è importante, no?

Comunque lodi e plausi per l’ATM che un passo dopo l’altro risale la china e ci da ogni giorno un motivo in più per rivalutare la nostra Messina…peccato per il video.

Alessio Gugliotta

Sessione Invernale: i pensieri dello studente sotto esami

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Metà gennaio. Lo studente vacilla tra la paura di non farcela e l’angoscia di non farcela. Sono giornate uggiose. Mancano più o meno 4 giorni al giorno dell’esame.

E tutti, tutti, in loop, senza saperlo, pensiamo le stesse cose.

 

-Perfetto, questa volta ce l’ho fatta. Sono in tempo per poter fare la seconda ripetizione, magari anche la terza.

-Oh merda, mi sono addormentato!! Che ora è?? Magari sono solo le 16. LE DICIANNOVE? Vabbè dai, sono in anticipo, non fa niente, calma.

-Non mi siedo.

-Vediamo un po’ le date, che vuoi che cambia se lo do ora o più in là…

– Ok questo lo so.

-Ansia.

-Questo non lo chiede.

-Vabbè, meglio ripassare che non si sa mai.

-Ma mi sono prenotato?!

-Non vado nemmeno.

-Questa volta è 30, lo so!

-Anche 22 va bene.

-Ma perché non ci ho pensato prima?!

-Dio prendimi.

-O la va o la spacca.

-Questa volta i miei mi buttano fuori di casa.

-Devo stare calmo.

-Dal prossimo esame cambio regime.

-Sonno.

-Fame.

-Pipì.

-Solo una puntata.

-Ok, pausa.

-Solo un’altra…

‘’Allora che facciamo, verbalizzo il 18?’’

‘’Dove devo firmare?’’

Elena Anna Andronico

Messina Glaciale: il ritorno della Neve

15941827_10211535316008158_849274161_nTutti muniti di berretti di lana, guanti, sciarponi, plaid e chi più ne ha più ne metta. Siamo passati dai selfie in spiaggia il 25 dicembre, che manco alle Canarie, dove sfottiamo i nordici sbattendo sui social i nostri +20° anche d’inverno, a rinchiuderci in casa con i termosifoni ‘’a palla’’.

Altro che bianco natale, bianca befana: porterà via pure le feste ma ha lasciato pure mezzo metro di neve. Il 6 pomeriggio siamo usciti stupefatti e incantati che, per quanto mi riguarda, mi sembrava fossimo tornati indietro di 15 giorni e jingle bells jingle bells.

Non solo il Sud, ma tutta l’Italia, che questo anno ha visto un clima abbasta mite, è stata investita da un freddo glaciale. Freddo dato da una perturbazione proveniente dalla Siberia, accompagnata da un vento freddo che fa percepire meno gradi rispetto a quelli reali.

Da un lato c’è l’arrivo di aria gelida dal Nord Europa, dall’altro però, secondo gli esperti, a influire potrebbe essere l’aumento dei gas serra nell’atmosfera. L’inquinamento insomma potrebbe causare eventi climatici estremi: dal caldo afoso (come quello che ha contraddistinto il 2016) alle ondate di freddo improvvise.

Noi tutti, dal canto nostro, ci siamo riversati sulle strade a fare pupazzi di neve, selfie, boomerang, arricchire le Instagram Stories, fare Snap su Snapchat come se non ci fosse un domani, ignari e felici. E, soprattutto, essere accuratamente e immediatamente presi in giro dai polentoni (che li vorrei vedere se arrivasse il nostro mare da loro).

Se avete alzato il naso e guardato il cielo, tra l’altro, avete potuto notare un banco fitto di nuvole grigio biancastre: questo è un fenomeno particolare detto “Tirreno sea effect snow”. Scorrendo sopra le tiepide acque del basso Tirreno l’aria gelida, d’estrazione artica continentale, è la causa che dà vita a questa peculiare manifestazione. Si sviluppano questi imponenti annuvolamenti cumuliformi carichi di rovesci e temporali, che possono assumere carattere nevoso fino a bassissima quota. Queste dense nubi bianche sono all’origine delle nevicate che durante il periodo invernale, a volte, colpiscono la Sicilia settentrionale e la stessa città di Messina.

E, per quanto è stato bello uscire e scatenare i nostri lati da fashion bloggers, disagi ce ne sono stati e anche parecchi: dalla chiusura dell’autostrada fino ad alcuni quartieri in centro città.

Impreparati o preparati? Ovviamente la risposta definitiva non la sapremo mai. Certo è che, al solito, ci distinguiamo per la confusione e il panico che sopraggiunge appena veniamo colpiti da qualcosa di anomalo. Per quanto in questo caso, sembrerebbe, non sia una questione di impreparazione. La Regione, preparata, infatti, non è riuscita, semplicemente, a contrastare appieno la situazione.

Così, tra un allarme meteo e l’altro, c’è stata la chiusura delle autostrade (fino all’uscita di Rometta direzione Palermo, fino ad Acireale e Giarre direzione Catania), ma anche del tratto fino a Dinnammare che ha reso impraticabile il raggiungimento del Centro Neurolesi. In tilt anche alcuni treni, servizi pullman e traghetti, specialmente per le Eolie, trovatesi quindi completamente isolate.

Tutti ne stiamo, dopo l’eccitazione iniziale, risentendo, ‘’intrappolati’’ in casa. All’eccitazione è subentrata la frustrazione. Se non fosse che noi un tetto sulla testa lo abbiamo: le zone dei terremotati sono quelle di cui maggiormente la protezione civile si sta occupando, cercando di aiutare gli accampati il meglio possibile.

Ancora, i senza tetto. Il sindaco Accorinti ha disposto, per l’emergenza freddo, l’apertura di Palazzo Zanca di modo da ospitare tutti i clochard e le persone in difficoltà e proteggerle dal freddo. Grazie Sindaco: sono dovuti scappare 8 morti, letteralmente dal freddo, in tutta Italia, perché qualcuno facesse qualcosa. Touché.

A parte tutto questo, come per il caldo, anche il freddo ha le sue regole: esattamente come le pubblicità estive in cui dicono ‘’bisogna idratarsi molto ed evitare le ore più calde’’, ora al telegiornale consigliano cosa fare e cosa non fare.

Non fare attività fisica all’aperto senza il giusto abbigliamento, idratare la pelle e non mollare il nonnino di 95 anni su un lago ghiacciato che poi scivola e si rompe il femore. Comunque, Corriere della Sera docet, sembrerebbe che il freddo aiuta a prendere meglio le decisioni complesse (penso valga solo per il sesso femminile, comunque. Se già voi maschietti avete difficoltà normalmente, figuratevi se vi si congela là sotto).

Inoltre si diventa meno concilianti e ci si sente più soli (stesso discorso di su, però mi sa che questa volta vale di più per noi ragazze. Fan Alert: spero per voi che non ci capitano le-nostre-cose insieme a un’altra bella nevica).

15941547_10211535316048159_1266268732_nSiamo realisti: in ogni caso a noi non rimane che, in questo periodo, la sessione invernale. Quindi, molto probabilmente, ci rivediamo in primavera. I nostri consigli? Serie tv, libri, radio UniVersoMe per rimanere collegati con il mondo e, al diavolo l’inverno, termosifone e pigiama is the new uscire il sabato sera!

Elena Anna Andronico

Dicembre: è ora di tirare le somme

 

image1Gli articoli a fine anno risultano spesso molto importanti. Sopratutto se articoli di opinione, a chi importa della tua opinione quando sei una studentessa che non studia giornalismo e non aspira ad essere giornalista professionista?

E quindi un grande, immenso, gigante punto interrogativo. Che cosa tratto? Come lo tratto? Avrò scritto bene? Ha un senso? È scontato? Ho provato a dare delle risposte a queste domande, ho pensato “se me le pongo, tanto vale provare a rispondere”, come ad un esame ti autoconvinci di essere preparato. La conclusione è che ho deciso che avrei dovuto scrivere quello che mi frullava in testa, riguardo le mie sensazioni in questo periodo dell’anno.

Dicembre è un mese particolare: fa più freddo, gli esami, le feste si avvicinano, gli esami, il buio pesto già alle 17.00, gli esami, la fine dell’anno, gli esami, le costanti domande “siamo già a dicembre?” e “che faccio a capodanno?”. Ma sopratutto ti ritrovi a pensare a come si è svolto quest’anno di vita, e ti chiedi come sarà quello successivo…i pensieri aumentano sempre a Dicembre. L’altro giorno ho letto un compito che dava uno psicologo ai suoi lettori: che cosa prevedi che succederà nella tua vita nel 2017? In che direzione stai andando?

Sulla base delle risposte a queste domande si possono suddividere le persone in tre categorie:

-I pessimisti che già incorniciano il loro 2017 con didascalia “MAI NA GIOIA”, assorbiti dall’ansia vedono il peggio in tutto, e in loro stessi

-Gli ottimisti che, al contrario, già immaginano campi di fiori ed unicorni nel loro florido futuro

-I realisti i quali vivono il momento, “alla giornata”, senza porsi grandi obiettivi, valutando giorno per giorno quello che gli accade, vivendo però, a volte, in maniera eccessivamente neutrale

E se invece dimenticassimo le categorizzazioni e pensassimo che tutti siamo tremendamente, inesorabilmente uguali e, chi in un modo, chi nell’altro, cerca la propria serenità?

Gli anni che abbiamo vissuto fino ad adesso dobbiamo sempre considerarli e vederli con occhi critici, analizzare ciò che vogliamo migliorare delle nostre abitudini ,capire se la nostra quotidianità è quella che ci appartiene, fare nostre le buone vibrazioni che fino ad adesso abbiamo ricevuto ed offrirne altrettante. Continuiamo a nasconderci dietro un dito, senza tener conto di come abbiamo vissuto l’anno appena passato, con le gioie ed i dolori, con le varie incazzature ed i “non ce la posso fare”, con le risate e le incomprensioni. Il gesto più umile e nobile che possiamo compiere è imparare da noi stessi: ascoltarci fino ad esaudire i desideri del nostro spirito.

Non nego di aver provato a rispondere (consapevole del fatto che tutto in fondo è incerto), e mi sono venute in mente altre due domande che non mi ero mai posta concretamente: come voglio vivere la mia vita? Che sensazioni voglio provare per trovare la serenità?

 

P.S.: dopo aver risposto a queste domande me ne verranno altre?

 

Giulia Greco

Policlinico in festa per Natale: i dottori del sorriso

Quando le lucine cominciano ad illuminare le vie della città e gli abeti addobbati invadono le case, ogni bimbo è pronto a scrivere la letterina a Babbo Natale.

“ Cosa vorresti quest’anno come regalo? ” – è la domanda più attesa da ogni bambino.

E dovrebbe essere così: nessun altro pensiero per i piccoli uomini, nessuna preoccupazione in un periodo di festa.

Ma il Grinch del Natale costringe tanti bimbi a passare questo periodo in reparto.

È così che nasce la voglia di regalare un po’ di magia al padiglione NI del Policlinico G. Martino, ed è così che ogni giovedì pomeriggio dei ragazzi con camici colorati e buffi nasi rossi, regalano risate, palloncini e momenti di gioco.

Sorridere.

È il verbo proprio dei dottor clown. E come non poterlo fare a Natale!?

Nel pomeriggio del 22 c.m., la banda “Associazione culturale musicale Città di Capo d’Orlando” ha inaugurato la festa, accendendo l’atmosfera con magnifiche canzoni natalizie.

Per i corridoi di ogni piano c’erano balli e canti; qualche bambino può giurare di aver incontrato Elsa e Anna di Frozen, ma soprattutto il vecchio e caro Babbo Natale: entrava in ogni stanza con un grosso sacco pieno di regali ed ogni bimbo, grazie all’aiuto di simpatici elfi, riceveva il dono perfetto.

In ogni stanza riecheggiavano risate, l’atmosfera era puramente magica: una banale festa di Natale si era trasformata in un trenino della felicità.

Basta poco a dei bambini meno fortunati, per farli sentire a casa; basta poco per sentire lo spirito del Natale nel cuore, che poi non è altro che una curva sul volto di un bimbo.

 

Jessica Cardullo

 

Un ringraziamento particolare va:

  • ai membri della banda: Giuseppe Sirna, Elena Sofia Randazzo, Mattia Librizzi, Gabriele Gregoli, Diego Sirna, Giovanna Maugeri, Fabio Lipari, Leo Fragapane e Antonino Amalfi;
  • ai negozi che hanno affettuosamente fornito i regali: Ape, Up Down, In&Out, Cartoleria Agorà, Cartoleria Pongo, La Casa del Giocattolo di Milazzo;
  • ed infine, non per importanza, un ringraziamento a tutti i dottor clown.

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