25 anni di One Piece

Nel corso del tempo diverse serie si sono avvicendate sulle pagine di Weekly Shonen Jump, ma nessuna ha mai raggiunto la popolarità, la longevità e il successo di One Piece, opera scritta e disegnata dal maestro Eiichiro Oda.

La ciurma di Cappello di Paglia durante la saga dell’isola degli uomini-pesce. Autore: Eiichiro Oda, Shueisha. Fonte: wallpaperup.com

Gli inizi e i traguardi di One Piece

Il fumetto fa il suo debutto sulla rivista di Shueisha il 22 luglio 1997, riscuotendo subito un notevole consenso da parte del pubblico. Col tempo però l’idea originale dell’autore si trasformerà in qualcosa di molto più grande e vasto rispetto ai programmi iniziali. Oda ha, infatti, dichiarato in più interviste che la storia originaria avrebbe dovuto avere solo pochi anni di pubblicazione sulla rivista ma tra il successo senza eguali che stava avendo tra il pubblico e la volontà dell’editor di guadagnare il più possibile da questo fenomeno, si è arrivati ad oggi all’incredibile traguardo di più di 100 volumi, 1000 capitoli e 1000 episodi dell’adattamento animato ma soprattutto a 25 anni di pubblicazione. Uno dei pochi casi in cui portare avanti una storia per ragioni di marketing è legato anche ad un vero sfogo artistico.

Un’opera senza eguali nella storia del manga che ha infranto record su record, il primo nel 2011 divenendo il manga più venduto della rivista giapponese con oltre 200 milioni di copie vendute superando un colosso del calibro di Dragon Ball, riuscendo anche nell’incredibile impresa del 2021 di avere più copie vendute rispetto a Batman (490 milioni). Anche in Italia in questo momento si trova nella lista dei libri più venduti.

Un Mare di idee

Il suo autore è quindi partito con in mente una storia semplice. E invece siamo qua, ma cosa è successo nel mezzo?
Il manga narra la storia classica di un ragazzo con un sogno da realizzare. Ma il mondo narrativo comincia molto presto a diventare un vero e proprio caleidoscopio di vicende e personaggi. Il pregio dell’opera sta nel riuscire a dare risalto ad ogni singolo elemento di questo puzzle e ad arricchirlo sempre, facendo sembrare tra l’altro che tutto sia stato pensato dall’inizio (e questo è forse il talento maggiore dell’autore).
Ad ogni nuovo capitolo della storia vengono introdotte decine di personaggi ed ognuno di loro riesce ad emergere nella storia, per il suo modo di parlare, per il suo design, per il suo carisma o anche per la miriade di strampalati poteri che l’autore riesce ad inventare.

La ciurma di Cappello di Paglia dopo due anni dalla separazione. Autore: Eiichiro Oda, Shueisha. Fonte: wallpaperup.com 

L’intero mondo col fiato sospeso

Il manga si trova in questo momento nella sua fase finale: dopo 25 anni di pubblicazione costante c’è stata una pausa da parte dell’autore per raccogliere tutti i semi sparsi in giro per il suo mondo. Con un recentissimo messaggio Oda ha informato i lettori che questo mese e mezzo servirà a lui e agli editor per chiarirsi le idee sul finale. Non si tratta di un messaggio banale: da anni Oda ha dichiarato che le idee che ha sulla sua opera riguardano qualcosa che non si è mai visto nel panorama del fumetto giapponese e forse mondiale. Vuole davvero scrivere qualcosa che lasci l’intero mondo di stucco. Ma è davvero una cosa realizzabile?

Gli ultimissimi capitoli del manga ci hanno dato un’idea al riguardo. È stato appena rivelato uno dei punti centrali dell’intera storia. E qui l’interesse per il manga è di nuovo schizzato alle stelle e l’intero mondo è di nuovo caduto nella One Piece mania. Dopo due decenni insomma, il lavoro di Oda sembra ancora in grado di stupire come non mai. E l’intero mondo del fumetto è adesso sulle spine per quello che potrebbe rivelarsi un evento in grado di segnarne la storia.
Anche noi appassionati siamo qui ad attendere questo finale, come quando abbiamo atteso gli ultimi episodi di Dragon Ball in tv, o gli ultimi libri di Harry Potter facendo la fila in libreria.

Attendiamo solo che Oda ci mostri il suo finale!

 

Matteo Mangano
Giuseppe Catanzaro

Intervista al fumettista Lelio Bonaccorso: quando il disegno diventa attivismo

Lelio Bonaccorso è un fumettista e illustratore di Messina, classe 1982. La passione per il disegno e – più nello specifico – per il fumetto nasce in lui sin dall’infanzia. Così, dopo aver conseguito il diploma presso l’istituto d’arte Ernesto Basile di Messina, si sposta nel 2004 a Palermo, dove frequenta la Scuola del Fumetto, tappa obbligatoria per la sua crescita e formazione. Lelio è un siciliano DOC, sentimentalmente legato alla sua terra: non perde occasione per descriverne le bellezze anche nelle sue opere, allo stesso tempo cosciente e attento alle molte contraddizioni che la Sicilia porta con sé. Non a caso una delle sue prime opere, dal titolo ‘’ Peppino Impastato. Un giullare contro la mafia’’, racconta la storia dell’attivista di Cinisi ucciso dalla mafia per ordine del Boss Tano Badalamenti, il 9 maggio del 1978. La volontà di conoscere e di raccontare lo spingono nel 2017 a bordo della nave Aquarius, impiegata dalla ONG SOS Méditerranée nel soccorso ai migranti che tentano di attraversare il canale di Sicilia. Da questa esperienza nasce Salvezza, opera pubblicata da Feltrinelli nel 2018, che ha suscitato l’interesse anche di molti quotidiani nazionali. Ho avuto il piacere di scambiare con Lelio un’interessante chiacchierata: ecco tutti gli spunti e le curiosità che mi ha raccontato.

Fonte: profilo Facebook di Lelio Bonaccorso

 

Pur vivendo nella stessa città siamo costretti a vederci l’uno nello schermo dell’altro . Battute a parte, è banale ma altrettanto necessario iniziare chiedendoti come l’emergenza Covid19 abbia influenzato il tuo 2020 dal punto di vista professionale.

A livello strettamente professionale e tecnico per me è cambiato poco, diciamo che noi siamo sempre in smart working. Naturalmente il lockdown di marzo ha rallentato tanti progetti, la chiusura delle librerie ha portato gravi perdite anche per le case editrici e tutto il settore in generale ne ha risentito… un bel guaio.

Facciamo un salto nel passato: quando nasce la passione per il disegno? Quando hai deciso che sarebbe stata la tua strada?

La passione per il disegno nasce nell’infanzia, dai primi scarabocchi. Contestualmente ho sempre avuto l’esigenza di raccontare qualcosa, esigenza che si è costantemente manifestata durante il corso della mia carriera e formazione. Ho sempre voluto fare questo nella vita, non avevo un piano B. Inizialmente mi sono iscritto al liceo artistico; a quei tempi però il fumettista quasi non veniva considerato un lavoro. A Messina non c’era una scuola adatta al tipo di formazione che cercavo. Per questo sono stato costretto a spostarmi a Palermo per frequentare La Scuola Del Fumetto: da lì le prime collaborazioni ed esperienze fino ad oggi. Ho qui in mano la mia copia dell’ultimo numero di “Dylan Dog Color Fest”, in una delle 3 storie di questo numero ci sono i miei disegni e la storia è scritta dal mio collega ed amico Marco Rizzo, con il quale ho scritto i fumetti più importanti della mia carriera. Devo ammettere che leggere il mio nome nei credits di uno dei miei fumetti preferiti mi ha emozionato.

Fonte: profilo Facebook di Lelio Bonaccorso

Molti dei tuoi lavori raccontano argomenti di rilevanza collettiva e di attualità. Penso al fumetto su Peppino impastato, a quello sulla storia del ciclista Marco Pantani, a Salvezza, il più famoso, che riguarda il fenomeno dell’immigrazione dall’Africa verso l’Europa. Come se in te coesistessero 2 anime: quella da fumettista ed illustratore e quella da giornalista. Mi sbaglio?

No, non ti sbagli. Il fumetto per me è stato un mezzo per sfogare l’esigenza di conoscere prima e raccontare poi che ho sempre avuto. Questo mi ha permesso di vivere esperienze fortissime anche dal punto di vista umano: conoscere i familiari e gli amici di Peppino impastato e sentirli raccontare la sua storia mi ha lasciato il segno. Ultimamente si parla sempre meno di mafia, come se con la fine della fase stragista fosse stata sconfitta e sappiamo bene che non è così… ha solo cambiato forma.

 

Illustrazione di Peppino Impastato – Fonte: profilo Facebook di Lelio Bonaccorso

Nel 2017 con Marco Rizzo sali sulla Aquarius, nave impiegata da una ONG per la ricerca e il soccorso in mare nelle acque internazionali tra Libia, Italia e Malta: da questa esperienza nascerà il fumetto “Salvezza”. Ci racconti qualcosa a riguardo?

Credo che per raccontare una storia sia importante viverla in prima persona. Da questo nasce la volontà di salire a bordo dell’Aquarius, usare gli occhi come telecamere provando ad immagazzinare quante più scene possibile. Essere lì mi ha permesso di cogliere delle sfaccettature che noti solo provando sulla tua pelle determinate sensazioni. Ho ricordi incredibili di quei momenti, nel bene e nel male, gli occhi di queste persone spaventate ma felici di essere scampate dalla morte, la disperazione di chi ha appena perso un caro in mare ma anche la speranza di trovare un posto migliore una volta arrivati a terra. Magari le loro aspettative sono superiori spesso rispetto a quello che realmente troveranno una volta sbarcati in Europa, ma mi sento di dire che in ogni caso è meglio di ciò da cui scappano.

Fonte: profilo Facebook di Lelio Bonaccorso

Parlaci un po’ di Messina: cosa provi per la tua città?

Il solo fatto che io abbia deciso di non andare via la dice lunga, sono innamorato della mia terra e della mia città. Certo, non è il periodo migliore per Messina, ma sono convinto che prima o dopo qualcosa cambierà, arriverà il momento giusto e contestualmente la cittadinanza sarà pronta a compiere un passo in avanti, ne sono certo. Quello che non so invece, è quando questo accadrà, potrebbe essere tra un anno come tra 100. Siamo abituati naturalmente ad avere come orizzonte temporale il periodo che trascorriamo in vita, ma la storia va avanti anche quando il nostro ciclo personale finisce. Messina vive di dualismi e di contrasti, Messina ha il bianco ed il nero. Dovremmo essere capaci di far coesistere entrambi i colori e prendere il buono che esce da questo incontro: invece, spesso più che incontro diventa scontro e rimaniamo immobili.

Un ultima domanda: oggi il dibattito pubblico si è spostato sulle piattaforma social e i toni si sono incredibilmente inaspriti. Da comunicatore, che idea ti sei fatto a riguardo?

Secondo me abbiamo spesso l’impressione che la maggioranza della popolazione sia quella che commenta in modo verbalmente violento o che non ha rispetto per l’interlocutore, ma credo sia solo un’impressione. Banalmente il trambusto, le urla, si sentono di più di chi resta in silenzio o non alza i toni. C’è sicuramente una parte di popolazione preparata e informata, anche se magari fa meno chiasso.
Pochi giorni fa Parlavo con Marco (Rizzo, n.d.r.) di fake news. Lui è favorevole all’introduzione di norme che gestiscano questo problema, io no. Ho il timore che cercando di risolvere un problema ne vai a creare altri: formi una commissione? Chi gestisce questa commissione? Chi traccia la sottile linea di demarcazione tra una tesi alternativa – ma plausibile – ed una invece totalmente falsa? È complicato.
La falsa informazione oggi è un problema concreto ma dovrebbe essere combattuta dallo Stato mettendo i cittadini nella condizione di poter scegliere cosa leggere, su cosa informarsi e allo stesso tempo riconoscere una notizia inventata. Se risali alla fonte del problema trovi l’ignoranza e la rabbia sociale, fattori sui quali mi concentrerei.

 

Ringraziando Lelio, gli auguro in bocca al lupo per tutti i progetti in cantiere, nella convinzione che la chiacchierata di oggi possa dare molti spunti di riflessione ai nostri lettori.

 Emanuele Paleologo

Foto di copertina: siciliando.org