Spider-Man: No Way Home, la chiusura del cerchio

Tra grandi crossover e coreografie mozzafiato, Spider-Man No Way Home è un film che tocca nel profondo i fan dell’uomo ragno – Voto UVM: 5/5

 

Dopo quasi 20 anni di filmografia Sony sul “tessiragnatele”, Jon Watts col terzo capitolo della sua trilogia chiude un enorme cerchio narrativo.

Il film riprende esattamente dove si era concluso il precedente (Spider-Man Far From Home), quando grazie ad un trucco, Mysterio riesce a svelare l’identità di Spider-Man facendolo anche passare per l’autore della sua morte e conseguentemente scatenando una ripercussione sull’immagine del ragno.      Peter Parker (Tom Holland) decide così di andare a trovare Doctor Strange (Benedict Cumberbatch) per cercare un incantesimo tramite il quale tutti potessero dimenticare l’identità di Spider-Man.

L’incantesimo viene però alterato da Peter risultando nell’effetto opposto, ossia diversi villain appartenenti ad altri universi che sono a conoscenza che Peter Parker è Spider-Man, vengono teletrasportate nel MCU.  Rivediamo dall’universo narrativo dello Spider-Man di Sam Raimi dei ritorni illustri quali quello di Doc Ock (Alfred Molina), l’Uomo Sabbia (Thomas Haden Church) e Green Goblin (di un William Dafoe assolutamente strepitoso).

Alfred Molina di nuovo nei panni di Dottor Octopus dopo 17 anni

Mentre dall’universo narrativo dell’Amazing Spider-Man di Marc Webb, vediamo il ritorno di Electro (Jamie Foxx) e di Lizard (Rhys Ifans).

Gli eventi narrati nel film proseguono – come già detto – la storia da dove si era interrotta nel precedente capitolo e si sviluppano in modo assolutamente prevedibile nella prima parte della pellicola, con un Peter Parker che cerca di porre rimedio a ciò che Mysterio ha compiuto al termine di Spider-Man Far From Home.

Ma è nella seconda parte che il film diventa dirompente specialmente a livello emotivo.

Spider-Man si ritroverà a combattere nemici per lui sconosciuti, ma che al tempo stesso conoscono bene l’Uomo Ragno ma soprattutto Peter Parker.

Saranno proprio loro a spingere Peter verso una crescita emotiva esponenziale, ma non priva di possibili ricadute che potrebbero trascinare il nostro eroe in un tetro baratro senza possibilità di risalita, crescita messa in mostra dal miglior Tom Holland mai visto nelle vesti del ragno.

Un percorso di crescita che nessun altro film appartenente al MCU è stato in grado di portare in scena, un percorso affrontato anche dai personaggi secondari, tra i quali più di tutti brilla una Zia May (Marisa Tomey) alquanto commovente.

Tom Holland e Zendaya in una scena del film

Le coreografie dei combattimenti sono tra le migliori in assoluto mai viste non solo nel MCU, ma nel mondo dei cinecomics in generale.

Partendo dallo scontro tra Doc Ock e Spider-Man sul ponte fino ad arrivare a quello tra lo stesso e Goblin, quest’ultimo violento e crudo come pochi si sarebbero immaginati.

Non mancano ovviamente i riferimenti fumettistici, soprattutto quelli relativi a Soltanto Un Altro Giorno di Straczynski e Quesada.

 

Spider-Man, One More Day: copertina del fumetto. Fonte: Marvel Comics

 

Parlare di Spider-Man No Way Home è davvero complesso, in quanto ogni parola potrebbe risultare di troppo a chi il film non l’ha ancora visto, e soprattutto perché questa pellicola – più di tutte le altre sul ragno – tocca profondamente il cuore degli appassionati del più grande supereroe.

In conclusione, Spider-Man No Way Home è il film delle origini dell’Uomo Ragno di Tom Holland che ha l’abilità di chiudere molteplici storie, ma soprattutto di dare inizio a qualcosa di nuovo.

Il ragno sarà sempre iconico e quale modo migliore di finire un ciclo se non quello di tornare dove tutto è iniziato?!

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               Giuseppe Catanzaro

Se cadono le montagne: un reportage a fumetti di Zerocalcare

 

Zerocalcare torna con il suo stile unico a raccontarci del suo viaggio nel nord dell’Iraq con incredibile sensibilità – Voto UVM:  5/5

 

Sulla copertina della recentissima uscita del settimanale Internazionale troviamo un disegno di Michele Rech in arte Zerocalcare, un assaggio del reportage a fumetti di 34 pagine, Etichette, che la rivista custodisce al suo interno. Ad accompagnare l’illustrazione in copertina c’è una frase: «Se cadono le montagne» e il sottotitolo Un reportage dal nord dell’Iraq, tra i curdi che vivono nel campo di Makhmour.

Il reportage è facilmente reperibile in edicola o con qualche click online sul sito del settimanale Internazionale; sempre online, sui social, si trova il racconto di  Zero circa la scelta di Alberto Madrigal per occuparsi della colorazione dell’illustrazione  in copertina e delle mezzetinte acquerellate all’interno del fumetto .

Zerocalcare, Con il cuore a Kobane; Internazionale. Fonte: ilbibliomane.wordpress.com

Se cadono le montagne?

Zerocalcare non è nuovo alla vicenda curda. Ci racconta infatti del suo viaggio tra il deserto e le montagne del Kurdistan qualche anno dopo l’uscita di Kobane Calling, un reportage a fumetti del viaggio di Michele in Turchia, Iraq e Siria in supporto ai combattenti curdi, un itinerario per comprendere le storie di un popolo in guerra per il proprio diritto ad esistere.

Ed è nell’introduzione del 2020 a Kobane Calling che ci scrive di un detto curdo che recita:

I curdi hanno un solo amico, le montagne.

In effetti nell’immaginario comune le montagne veicolano un significato di protezione e sicurezza. Il freddo e distaccato fascino del monte Fuji ne La grande onda di Kanagawa, qualcosa che è impossibile cada. E allora sembra che in gioco ci sia qualcosa di vitale, così la frase che leggiamo sulla copertina di Internazionale risuona in modo più decisivo e solenne, questa volta come una domanda: e se cadono le montagne?

La grande onda di Kanagawa, famosissima xilografia di Hokusai. Fonte: dueminutidiarte.com

Risposte                                    

La risposta la troviamo all’interno del fumetto: Se cadono le montagne cade tutto. Lapidaria, inscritta su uno sfondo malinconico, si vede una ragazza che siede su una roccia e regge un’arma mentre osserva i compagni che armi in spalla marciano tra le montagne.

Seguendo i dialoghi e le persone che Zerocalcare incontra nel viaggio verso il campo profughi di Makhmour, ci accorgiamo infatti che le montagne dei curdi non sono le montagne delle mappe o del nostro immaginario. Le montagne appiattite delle cartine. Sono le montagne del Pkk, dove si trovano i guerrieri curdi, considerati terroristi dai Turchi, le montagne del confederalismo democratico, le montagne da cui può arrivare l’aiuto.

Ci accorgiamo sfogliando che qualcosa non va nel nostro immaginario, che forse ci sono in gioco dinamiche più complesse a cui forse non abbiamo prestato ascolto. Dinamiche che è difficile districare e comprendere senza affidarsi ad etichette che altri hanno scelto per noi. E leggiamo ancora tra i disegni: “Le storie di guerra sono anche questo, portano con sé cose che non ci piace sentire, che ci fanno fare i conti con la realtà e la coscienza e con quello che siamo disposti ad accettare. Sono più complesse delle favole.”

 

“Se cadono le montagne”, Zerocalcare. Fonte: dalla rivista Internazionale.

Conclusioni

La complessità caratterizza le storie che Zero ci racconta con qualche battuta per alleggerire il carico emotivo.

Se cadono le montagne è una riflessione sulla complessità delle storie, 34 pagine ben riuscite che ci invitano all’ascolto e a superare i confini del – per dirla come farebbe Zero –  “così ho sentito di’ “, contro ogni riduzionismo o semplificazione. Un invito a disegni ad immaginare più da vicino i volti e i contesti, come quello dei campi profughi. Un aiuto a toccare con mano la realtà di chi abita quei luoghi e un modo per provare a prestare ascolto a voci che narrano storie diverse da quelle che siamo abituati a sentire, fuor da “etichette”.

Martina Violante

Lucca Comics&Games 2020, ecco tutti gli appuntamenti imperdibili

Si è da poco conclusa l’edizione 2020 del Lucca Comics & Games. È stata senza dubbio una versione anomala del festival dato che, a causa dell’emergenza Covid-19, non si è potuta svolgere nella splendida cornice del centro storico di Lucca. Nonostante i disagi, tuttavia, l’appuntamento fisso di ogni anno non poteva mancare: l’annuncio, da parte delle principali case editrici italiane, delle novità in uscita per la fine del 2020 e la prima metà del 2021.

Le conferenze si sono svolte con collegamenti a distanza durante i quattro giorni della manifestazione e hanno coinvolto i principali editor, autori e disegnatori delle case editrici. Tra una battuta e l’altra, siamo – questa volta – letteralmente entrati nelle case di artisti e ospiti, non senza qualche siparietto divertente, ma soprattutto sono stati presentati tutti i capolavori che ci terranno compagnia nei prossimi mesi.

Eccovi alcune opere sulle quali vi consigliamo di fare più di un pensierino.

 

Planet Manga

Logo di Planet Manga – Fonte: animeclick.it
  • Taniguchi Deluxe Collection 2: riedizione cartonata con cofanetto in cui ci vengono riproposte alcune tra le più belle opere dell’autore. In particolare, troviamo: Blanca, Tokyo Killers, I cani degli dei e Il libro del vento. Disponibile da maggio.
  • Inio Asano: manuale del mangaka: un simpatico volume unico in cui l’autore, già noto in Italia per opere come Solanin e Buonanotte, Punpun, racconta le vicissitudini che caratterizzano la vita di un mangaka (termine giapponese che significa “autore di fumetti”). Disponibile da aprile.
  • Mujirushi – Il segno dei sogni: il maestro Urasawa, creatore di capolavori come Monster e Pluto, torna in Italia con questo volume unico, frutto della collaborazione tra l’autore e il museo del Louvre. Sarà acquistabile a partire da marzo.
  • Fullmetal Alchemist – Kanzenban: dopo anni di richieste, è previsto per aprile l’inizio della serializzazione del celebre manga di Hiromu Arakawa in formato kanzenban (versione più grande e con contenuti aggiuntivi rispetto al formato classico, i tankobon) che sarà composta da 18 volumi.

 

Star Comics

Logo di Star Comics – Fonte: starcomics.com
  • Shaman King – Final edition: primo manga di questa lista che farà felici i ragazzi cresciuti negli anni ’90. Pochi mesi dopo l’annuncio di un nuovo adattamento animato, viene confermata anche questa nuova edizione in 35 volumi che partirà ad aprile.
  • Card Captor Sakura 25th anniversary edition: altro annuncio per i più nostalgici. A 25 anni dalla prima pubblicazione in Italia, il manga torna in una nuova edizione a colori a partire da maggio.
  • Collana Queer: nuovo progetto della casa editrice che strizza l’occhio alla comunità LGBTQ+. All’interno della collana sono presenti titoli come I married a girl to shut my parents up (aprile), Life – Camminando sulla linea (giugno), My Genderless Boyfriend (agosto) e My son is probably gay (aprile).

 

J – Pop

Logo di J-Pop – Fonte: comixisland.it
  • Le Rose di Versailles – Lady Oscar Collection: ennesimo colpo al cuore per i figli degli anni ’90. Ci viene offerto un box da collezione che raccoglie in 5 volumi la serie classica insieme a diversi speciali aggiunti giusto per l’occasione. J – Pop ha, tra l’altro, lasciato intendere che potrebbero uscire altri box dedicati a Lady Oscar.
  • NeuN: nuovo seinen (manga dedicato ad un pubblico più maturo) di Tsutomu Takahashi ambientato nella Germania nazista, che promette di tenerci col fiato sospeso aspettando ogni volta il prossimo volume.
  • Osamushi Collection: continua l’opera di ristampa da parte di J – Pop dei capolavori partoriti dal “Dio dei manga” Osamu Tezuka. I titoli che si aggiungeranno alla collezione sono: Triton, Prime Rose, Brave Dan, Vampires e Black Jack.

 

Panini

Logo di Panini – Fonte: it.wikipedia.org
  • Sezione Marvel: consigliamo sicuramente i volumi Marvel Must Have (in uscita al ritmo di due al mese), i nuovi Omnibus (da gennaio ad aprile) e cartonati come Spider-Woman e Strange Academy.
  • Sezione DC Comics: da non perdere Joker War, Batman Cavaliere Oscuro III – Razza suprema (Frank Miller), Batman: Vittoria oscura (seguito de “Il lungo Halloween) e l’omnibus di Doom Patrol.
  • Sezione Comics: in arrivo, dopo il successo della serie tv, il nuovo romanzo di The Boys. Per il made in Italy, Leo Ortolani (padre di Rat-Man) ci propone un volume unico che raccoglie tutti gli episodi di Rango e una nuova miniserie parodia degli spaghetti western il cui primo volume si intitolerà Matana. Da attenzionare anche le serie a fumetti tratte dai videogiochi di maggior successo (Cyberpunk 2077, Horizon Zero Dawn e altri)
  • Sezione Disney: a partire da dicembre esordirà una nuova collana in formato deluxe con approfondimenti inediti, intitolata Topolino Gold. Per celebrare i 25 anni di PK, i 7 volumi di PK New Era saranno raccolti in un cofanetto con litografia e tessera PKcard. A gennaio, in occasione dell’anniversario della morte di Giuseppe Verdi, per la collana Topolibro uscirà il volume Topolino racconta l’opera.

 

Sergio Bonelli Editore

Logo di Sergio Bonelli Editore – Fonte: pcprofessionale.it
  • Tex: una storia a colori disegnata da Enrique Breccia e una nuova edizione del “Texone” di Magnus.
  • Dylan Dog: ristampa della serie “Dylan Dog – Il pianeta del morti” e crossover tra Dylan Dog e Batman.
  • Zagor: nuova miniserie di 8 albi in formato striscia e crossover tra Zagor e Flash.

 

Saldapress

Logo di Saldapress – Fonte: meganerd.it
  • Annihilation: di Grant Morrison e Frazer Irving, previsto per marzo.
  • The Walking Dead: edizione a colori in uscita da marzo a cadenza mensile.

 

Con questa lista siamo sicuri di aver fatto felici molte fumetterie e librerie, forse un po’ meno i vostri portafogli. Buon divertimento!

 

Davide Attardo

#iorestoacasa: Guida di sopravvivenza pt.5

Il surrealismo della situazione odierna continua a lasciarci in bilico senza certezze su come si evolverà il nostro futuro.

Per sopravvivere all’eccesso di tempo libero già vi abbiamo consigliato serie tv, giochi da tavolo, libri, film e videogiochi.

Oggi diamo uno sguardo verso alcuni titoli di quella che viene considerata la Nona Arte: il fumetto.

Ancora oggi c’è un alone di incomprensione verso una delle forme di intrattenimento che (grazie anche all’esplosione cinematografica correlata) risulta essere tra le più seguite ed usufruite tra quelle a nostra disposizione.

Il mondo del fumetto è più vasto e vario di quanto chiunque di noi possa immaginare (sia esso americano, giapponese, italiano, francese, belga etc…), dando la possibilità di avere letture vicine al nostro modo di essere, o, al nostro modo di pensare su questo o quell’argomento.

Ma, soprattutto, ci dà la possibilità di farci trovare una storia, sia essa fantasiosa o molto prossima alla nostra realtà, che possa (veicolata da personaggi caratterizzati nei più minimi particolari e da disegni che resteranno impressi nella nostra mente) farci riflettere su noi stessi ed emozionarci come mai avremmo creduto possibile.

Eccovi alcuni validissimi esempi del genere, nell’ormai consueto format giorno per giorno.

Lunedì    

Rocky Joe (1968-1973): il manga (fumetto giapponese) sul pugilato più famoso ed importante di sempre, scritto da Asao Takamori e illustrato da Tetsuya Chiba, consta di 13 volumi, editi da Star Comics.

Uno dei quartieri più poveri di Tokyo fa da cornice all’incontro che cambierà per sempre la vita del protagonista Joe, ossia quello con un ormai ex allenatore di box Danpei Tange, che vedrà in lui le potenzialità per diventare un astro nascente della disciplina.

Un viaggio umano fatto di redenzione, tormenti, coraggio, ma soprattutto di scelte che porteranno ad un finale intensissimo che eleva l’opera a capolavoro del genere.

 

Joe Yabuki – Fonte: Stay Nerd

 

Martedì

Monster (1994-2001): il capolavoro massimo del mangaka (fumettista giapponese) per eccellenza, Naoki Urasawa.

Completo in Italia in 9 volumi edito ad opera di Planet Manga.

Un colpo fortissimo sferrato contro tutto il marcio che alberga nella mente degli uomini.

Il dottor Tenma, famosissimo e stimatissimo chirurgo, si troverà ad andare contro gli ordini del suo primario quando preferirà operare un bambino a discapito del sindaco, il quale morirà sotto i ferri per colpa di un altro chirurgo molto meno capace.

Il nostro protagonista verrà conseguentemente sempre più allontanato dalla cerchia dei medici più influenti fino a quando un evento non gli sconvolgerà ulteriormente la vita.

Un’efferata carneficina e la scomparsa del bambino precedentemente salvato da Tenma, porteranno quest’ultimo ad essere il fulcro di tutte le domande che si porrà il lettore e che troveranno man mano risposta in un frenetico susseguirsi di colpi di scena.

 

 

Il dott. Tenma – Fonte: La Valdichiana

 

Mercoledì

Gen di Hiroshima (1973-1974): uno dei masterpiece del fumetto mondiale scritto e disegnato da Keiji Nakazawa.

Completo in Italia in 3 volumi edito ad opera di Hikari Edizioni.

L’autore ci narra le vicende da lui realmente vissute: l’orrore della strage di Hiroshima visto dagli occhi di un bambino, viene trasposto su carta senza alcun tipo di censura o riguardo verso la sensibilità del lettore, ma tende comunque a sensibilizzarlo verso quello che è stato una dei più grandi crimini contro l’umanità della nostra storia.

 

La copertina del primo volume – Fonte: Amazon.it

 

Giovedì

The Killing Joke (1988): Alan Moore ai testi e Brian Bolland ai disegni, creano un’opera senza tempo.

Volume unico edito in Italia ad opera di Rw Lion.

Risulta oltremodo difficile sviluppare una storia in poche pagine, non per Alan Moore che in meno di 70 riesce a descrivere perfettamente il rapporto intricato tra il cavaliere oscuro e la sua nemesi per eccellenza, Joker.

Una narrazione compatta e mai lenta che scorre tra le dita voltando ogni pagina, così come fa il sopraggiungere di una risata dopo una barzelletta.

 

La storica copertina del volume – Fonte: Wikipedia

 

Venerdì

Marvels (1994): Kurt Busiek e Alex Ross innovano il concetto di supereroe.

Volume unico edito in Italia ad opera di Panini Comics.

Tramite il grande schermo abbiamo amato le avventure dei supereroi di casa Marvel, ma il team sopracitato è riuscito a creare un nuovo punto di vista per il genere supereroistico, quello del comune essere umano.

Attraverso il punto di vista del fotografo Phil Sheldon, ci vengono narrate alcune vicende di queste “meraviglie” e di come esse abbiano influenzato la vita del suddetto protagonista, sia nel bene che nel male.

 

La copertina del N. 1 – Fonte: MangaMania

 

Sabato

All Star Superman (2005-2008): Grant Morrison e Frank Quitely creano la storia per eccellenza del supereroe per eccellenza.

Volume unico edito in Italia ad opera di Rw Lion.

L’azzurrone ci ha sempre abituati a grande eroismo con le sue azioni, ed ora che è arrivata la fine per lui, è più eroico di quanto sia mai stato.

Una malattia dovuta all’assorbimento di troppi raggi solari porterà la vita di Superman a un capolinea in breve tempo.

E’ così che decide di mettere a posto tutte le cose lasciate in sospeso attraverso dialoghi  toccanti e profondi tra i quali spicca quello con il suo principale antagonista Lex Luthor, Superman si congeda dal suo compito portato avanti per tutti quegli anni.

 

La copertine del volume – Fonte: RW Edizioni

 

Domenica

We3 (2004): Lo stesso team creativo di All Star Superman crea una graphic novel (romanzo grafico) con una narrazione e un’impostazione delle tavole mai viste prima.

Volume unico edito in Italia ad opera di Rw Lion.

Un cane, un gatto e un coniglio.

Sembra l’inizio di una fiaba, in realtà è un percorso che questi tre poveri animali trasformati in armi dovranno affrontare attraverso la crudeltà dell’uomo e di quanto quest’ultimo non si faccia scrupoli utilizzando qualsiasi mezzo pur di raggiungere il suo scopo.

 

La copertina del volume – Fonte: Amazon.it

 

 

 

Giuseppe Catanzaro

 

 

Thor: Ragnarok delusione o capolavoro?

La critica e le recensioni oltre oceano lo definiscono uno dei film più belli del MCU (Marvel Cinematic Universe) e il più divertente prodotto finora dagli studios di casa Disney.
Gli incassi sono notevoli e, dopo una sola settimana di programmazione, è al primo posto nel Box Office italiano.
La domanda sorge spontanea: è davvero così straordinario? La risposta è Nì.
Il film è ispirato molto vagamente alle saghe fumettistiche Ragnarok e Planet Hulk, ma non aspettatevi una trasposizione fedele, se siete fan dei fumetti.

Vedendo il trailer ci si aspetta un film caciarone, divertente, pieno di azione, e in effetti lo è.
La Marvel ha sempre inserito battute, a volte puerili, per creare prodotti fruibili a un pubblico vasto, ma forse stavolta ha esagerato.
Con questo non voglio dire che non intrattiene, anzi, il film è davvero esilarante in diverse parti e le due ore di proiezione non si sentono nemmeno; ma a volte questo umorismo è preponderante, stemperando eccessivamente la tensione in momenti in cui, probabilmente, sarebbe stato il caso di soffermarsi un po’ di più.
Questo film è davvero fatto bene tecnicamente. La regia di Taika Waititi è davvero attenta e mostra con chiarezza ogni singola scena di azione; tra l’altro il regista interpreta anche Korg, un personaggio davvero simpatico.
Gli effetti visivi sono veramente belli, compiendo citazioni per omaggiare Jack Kirby (disegnatore della Marvel), ma ricordano un po’ troppo l’estetica di Guardiani della Galassia; questo a volte risulta un po’ decontestualizzante rispetto al personaggio di Thor, legato al cosmico, ma anche, e soprattutto, al lato epico e mitologico, che comunque nell’ultima parte traspare molto di più.
La colonna sonora è azzeccatissima, sottolinea i momenti salienti della pellicola e, ammettiamolo, sentire Immigrant Song dei Led Zeppelin gasa moltissimo.

Un difetto del film? la sceneggiatura.
Un po’ squilibrata, perché vediamo molto di ciò che accade sul pianeta dei Gladiatori. Scene fantastiche tra Hulk e Thor, indubbiamente; nel frattempo, ad Asgard imperversa Hela, la dea della morte (interpretata da una Cate Blanchett che, nonostante la scrittura un po’ povera del suo personaggio, col suo talento, riesce a dare una caratterizzazione ad una villain altrimenti scialba), ma ci viene mostrato poco.

Hulk, finalmente, si vede un po’ di più e non solo nei panni di Bruce Bunner (interpretato da Mark Ruffalo, in entrambi i casi).

Loki, interpretato da Tom Hiddleston, è diventato un po’ una macchietta, ma non c’è Thor senza il fratellastro dio del Caos e anche grazie a lui il dio del Tuono, interpretato come sempre da Chris Hemsworth, raggiunge la piena maturità (e non sveliamo di più).

Per la macrotrama, in attesa di Infinity War, che uscirà il prossimo anno, questo film non aggiunge nulla, o quasi. L’ultima parte è indicativa e soprattutto una delle 2 scene post credits fa un grosso collegamento (ma ovviamente non si fa spoiler).

In definitiva, Thor: Ragnarok è un capolavoro o una delusione?
Non è un capolavoro, ma nemmeno una delusione. E’ promosso insomma. Se vi piace la Marvel, se volete passare due ore di intrattenimento, se volete vedere un film fatto discretamente bene o semplicemente vi incuriosisce, guardatelo e fateci sapere cosa ne pensate.

Saveria Serena Foti

 

 

 

 

 

Suicide Squad, dai fumetti al film: l’affascinante mondo dei cattivi

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Il 6 dicembre 2016, esce il Dvd del film ‘’Suicide Squad’’, opera cinematografica che ha riempito le sale quest’estate.

Con un cast stellare e diversi record al botteghino, Suicide Squad, è una pellicola basata sui cattivi dei fumetti firmati DC Comics. Per la prima volta nella storia del mondo sono proprio i cattivi quelli che salveranno la terra: dopo la morte di SuperMan e la sparizione di BatMan, non c’è nessun altro a cui il governo americano può rivolgersi.

Ai cattivi, però, non viene dato niente in cambio: nessun premio, nessuna gloria, nemmeno la libertà. Loro sono stati crudeli, quindi o obbediscono o verranno uccisi. A tutti loro, infatti, viene impiantato un cip sotto pelle: se provano a ribellarsi, boom, saltano in aria.

Ci mancava, penserete voi: dopotutto stiamo parlando delle menti più contorte e folli che ci hanno sempre spaventati, fin da bambini. Infatti, la Suicide Squad (Squadra Suicida) è formata da: l’ex-psichiatra Harley Quinn (Margot Robbie), il cecchino mercenario Deadshot (Will Smith), l’ex-gangster pirocinetico El Diablo (Jay Hernandez), il ladro Capitan Boomerang (Jay Courtney), il mostruoso cannibale Killer Croc ( Adewale Akinnuoye-Agbaje) e il mercenario Slipknot (Adam Beach).

A loro si uniscono anche la dottoressa June Moone, un’archeologa posseduta da un’antica entità malvagia nota come Incantatrice (Cara Delevigne) e Katana ( Karen Fukuhara), mercenaria in possesso di una spada mistica.

C’è anche il Joker (Jared Leto) che, da dietro le quinte, segue la squadra: il suo unico obiettivo? Liberare Harley Quinn e riprendersela con sé (figuratevi a lui quanto può fregare di salvare gli esseri umani).

È interessante vedere come, fin dai primi minuti del film, si resta affascinati e si scatena un innamoramento nei confronti di questi pluriomicidi: chi l’ha mai detto, dopotutto, che non provano alcun sentimento? Con il susseguirsi della storia scopriamo proprio questo: tutti loro hanno amato qualcuno più di loro stessi e tutti loro, inevitabilmente, lo hanno perso.

Ma per chi è appassionato di fumetti, cosa è cambiato? Ovviamente questi personaggi, a prescindere dall’aspetto che mai poteva essere assolutamente uguale a quello dei disegni, sono stati umanizzati, sono (forse) meno folli del fumetto.

Obiettivamente alcuni cambiamenti sono obbligati: una pellicola non potrà mai essere fedele ad anni e anni di fumetti. Il fulcro di ogni personaggio rimane indenne, dalle loro perversioni, alle manie, all’istinto quasi suicida e la sintesi delle loro storie individuali è assolutamente fedele.

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Due personaggi in particolare sono stati, da alcuni, criticati: la coppia (che scoppia?) Joker- Quinn. Nei fumetti, infatti, Harley Quinn è una donna completamente sottomessa, che ama le violenze imposte dal Joker, che quasi si diverte a provocarlo pur di farsi fare del male.

Il Joker, d’altro canto, non sembra innamorato, nei fumetti, anzi: la presenza di Harley, il più delle volte, lo infastidisce; mentre, nel film, anche lui ha un’attrazione per lei.

Il confronto, ovviamente, è molto soggettivo: possono sembrare, per alcuni, una coppia di amanti con una grande indipendenza; per altri, invece, l’ossessione del Joker è esattamente quella dei fumetti: lui va a riprendersela perché è l’unico che può comandarla.

Harley Quinn, d’altro canto, è sottomessa in tutte le parti del film a lui: si rincorrono flash back dove si vede come lei, più e più volte, è pronta anche a morire per lui.

A prescindere dalle puntigliose critiche, dalle disquisizioni su dove e come il film poteva essere migliore, se Suicide Squad ha sbancato un motivo c’è, ed è il motivo per cui noi vi consigliamo di vederlo: in sintesi? È una figata.

Elena Anna Andronico