5 canzoni di maggior successo per i 50 anni di Eminem

Oggi compie gli anni un gigante del rap americano, ossia Eminem (al secolo Marshall Bruce Mathers III). Conosciuto anche dietro lo pseudonimo di Slim Shady, nasce a Detroit il 17 ottobre del 1972.

Nel corso della sua vita ha collezionato una serie di riconoscimenti, uno fra questi il premio Global Icon in occasione degli MTV Europe Music Awards nel 2013. In parallelo alla sua attività come rapper, Eminem si è affermato anche come produttore di album hip hop, producendo artisti attraverso la propria etichetta discografica, la Shady Records, fondata con il suo manager Paul Rosenberg. Ripercorriamo la sua carriera attraverso cinque sue canzoni che più hanno segnato il panorama musicale!

1) Lose Yourself (2002)

Non si può non cominciare da quella che è considerata a tutti gli effetti, la canzone più iconica della carriera di Shady. Estratta come singolo da Music from and Inspired by the Motion Picture 8 Mile, è stata la colonna sonora del film 8 Mile, basato sulla sua vita personale. Per 12 settimane rimase al primo posto nella classifica singoli di Billboard ed è stato anche al primo posto di varie classifiche mondiali.

Il testo è chiaramente la rappresentazione del personaggio che incarna il rapper, Jimmy “Rabbit” Smith Jr.

Nella prima strofa viene riassunta per buona parte la trama del film, mentre nelle altre due vengono descritti avvenimenti non presenti poiché probabilmente è ciò che accade nella vita di Rabbit/ Eminem dopo la storia raccontata in 8 Mile.

La canzone è un incoraggiamento a non abbattersi di fronte alle difficoltà della vita, continuando a perseguire i propri sogni anche quando ci sembrano impossibili da realizzare.

2) My Name Is (1999)

“Hi kids! Do you like violence?”

Altro singolo iconico, probabilmente il più dirompente nella carriera del rapper di Detroit, contenuto nell’album The Slim Shady LP che arrivò a vendere oltre 18 milioni di copie in tutto il mondo. Nel brano, Eminem si presenta con la maschera del suo alter ego Slim Shady, sputando in rima un insieme di frasi politicamente scorrette e oscenità, tratto essenziale del personaggio che ha costruito nel tempo, elemento ricorrente tra l’altro nei primi dischi della sua carriera.

A causa del carattere fortemente esplicito dei testi originari, la versione ufficiale del brano ha subito forti rimaneggiamenti. Il brano ha permesso al rapper di ottenere il il primo Grammy Awards nel 2000, vincendo nella categoria di Best Rap Solo Performance.

3) Stan (2000)

Uno dei brani più interessanti e al tempo stesso controversi, Stan è estratto dall’album The Marshall Mathers LP in cui il rapper, attraverso l’occhio di un fan accanito (di nome Stan appunto), riflette sull’attaccamento morboso di quest’ultimo nei suoi confronti. La canzone vanta la collaborazione della cantante Dido, che fornisce un valore aggiunto. Inoltre, la base in sottofondo è tratta da un campionamento di una canzone della stessa Dido, ossia Thank You.

Lo storytelling di Stan rappresenta ciò che accade spesso a moltissimi fan di un qualsiasi artista che – prima della fama -abbia vissuto situazioni di difficoltà simili a quelle dei suoi seguaci. I fan rimangono talmente ossessionati da tale figura poiché lo vedono come una sorta di punto di riferimento, che li porta a cercare di somigliare al proprio idolo il più possibile, toccando purtroppo il limite del patologico.

Grandiosa anche l’interpretazione di Eminem, che rappa con una voce più “giovanile” e nasale le strofe di Stan, mentre l’ultima strofa (in cui interpreta se stesso) è eseguita in maniera più naturale.

4) Not Afraid (2010)

Certamente Eminem lo ricordiamo per le controversie scatenate da molte sue canzoni (Kim, Without Me, Kill You, White America e molte altre), ma nel corso della propria carriera il rapper si è evoluto verso forme più introspettive e moderate rispetto agli esordi. Not Afraid, contenuta nell’album Recovery, rappresenta una vera e propria presa di posizione rivolta all’affrontare con coraggio questioni delicate, tra cui la terapia per contrastare la tossicodipendenza, di cui Shady era vittima.

Tra i propositi che più si evincono, vi è la promessa di rimanere fedele alla sua professione musicale perché – come lo dice lo stesso rapper – è “sposato con il gioco”. Egli esprime questo sentimento non solo in termini di continuare a fare musica in generale, ma anche canzoni che siano un autentico riflesso di chi è come individuo.

Tutto ciò lo vediamo nel video musicale, dove predominano momenti in cui l’artista cerca di fuggire dal suo passato e sul finale, finalmente, la rivalsa espressa attraverso un frame in cui il rapper guarda tutta la città dall’alto, vittorioso.

5) Rap God (2013)

 “Why be a king when you can be a God?”

Concludiamo questa disamina con Rap God, tratto da The Marshall Mathers LP2. Forse è la canzone in cui il rapper dà pieno sfogo della sua tecnica eseguendo barre intrise di punchline, rime e una serie di parole concatenate tra loro. Infatti, il brano è entrato nel Guinness dei primati con il maggior numero di parole pronunciate, ovvero 1.560  in 6 minuti e 4 secondi, con una media di 4,28 parole al secondo. Vanta anche un extrabeat in cui Eminem rappa 97 parole in 15 secondi.  
Insomma, tra successi e controversie, non potevamo che concludere con questa canzone per celebrare tutto il mostruoso talento del rapper più iconico degli anni 2000. Buon compleanno, Rap God!
Federico Ferrara

Music To Be Murdered By: Eminem e la bellezza delle controversie

Music To Be Murdered By – voto UVM: 5/5

Guess who’s back? Back again

Ancora una volta Eminem rilascia un album a sorpresa e senza alcun tipo di preavviso. E ,ancora una volta, ha prodotto un disco con un vibe e un sound totalmente differente dagli altri suoi progetti.

L’album, intitolato Music To Be Murdered By, è composto da 20 tracce di cui un intro un interlude e un outro. Se il titolo può suonarvi familiare non c’è da stupirsi, poiché Eminem ha preso ispirazione a piene mani da Alfred Hitchcock (che ritroviamo protagonista nell’intelude e nell’outro, oltre che in un piccolo spezzone nell’intro). Infatti, il noto regista incise Music to Be Murdered By nel 1958 e adesso, a distanza di oltre 50 anni, fa da cornice al nuovo album dello svitato di Detroit.

Eminem omaggia Alfred Hitchcock, copertine a confronto

Addentrandoci nell’album, troviamo delle tracce dall’inconfondibile marchio del moderno Eminem (perfezione linguistica, metrica e stilistica) ed anche alcune del vecchio Shady (cattive, scomode e sentimentalmente devastanti), tra le quali spiccano Unaccomodating (featuring Young M.A), Godzilla (feat Juice WRLD), Stepdad, Darkness, Premonition e I Will (feat KXNG CrookedJoell OrtizRoyce Da 5’9’’).

Durante tutto l’album Eminem lancia messaggi di una potenza spaventosa: partendo dalla traccia Darkness, nella quale delinea un parallelismo tra la sua vita da artista (passata e presente) e l’orribile vicenda che vede protagonista colui che viene chiamato The Las Vegas shooter, per dire la sua su quelle che sono le leggi sulle armi attualmente vigenti in America, cercando di spronare tutti a votare un massiccio cambiamento.

Passando a quella che ritengo essere la miglior traccia dell’album, Godzilla, nella quale il compianto Juice WRLD canta il ritornello ed Eminem crea delle punchlines (rima utilizzata principalmente per offendere un’altra persona) e versi dal doppio/triplo significato da far accapponare la pelle. Credo che uno di questi descriva al meglio tutta la sua carriera: “My lyrics never sit well so they wanna give me the chair”. Qui il rapper vuole affermare che durante tutta la sua carriera ogni parola detta è risultata scomoda, così hanno cercato di arginarlo e limitarlo il più possibile.

Eminem in Darkness (official video) – Fonte: Youtube

Ma, ovviamente, si potrebbe parlare di un album di Eminem senza controversie?

Nella seconda traccia, Unaccomodating, il rapper utilizza una metafora riguardante l’attentato a Manchester avvenuto successivamente al concerto di Ariana Grande: “but i’m contemplating yelling “bombs away” on the game like i’m outside of an Ariana Grande concert waiting”. Questa frase ha suscitato la rabbia e il disappunto di alcuni dei genitori delle vittime dell’attentato, nonché del sindaco di Manchester, che hanno definito la suddetta traccia spregevole e di cattivissimo gusto.

Eminem non è nuovo a questo tipo di situazioni, basti citare le tracce quali Guilty Conscience e Forgot About Dre: nel video di quest’ultima, Eminem e Dre guidano ubriachi schiantandosi contro uno steccato di una casa, alla quale dopo appiccheranno un incendio con la proprietaria all’interno, solo perché aveva minacciato di chiamare la polizia se non fossero andati via subito. Potremmo fare tantissimi altri esempi, ma lo stesso rapper ha più volte esortato gli ascoltatori a “non prendere mai troppo sul serio i propri testi”.

E voi cosa ne pensate? Si può ricondurre tutto al personaggio Eminem/Slim Shady, oppure è stato eccessivo l’utilizzo di quella frase da parte sua?

Giuseppe Catanzaro