Accordo vaccino Oxford-Pomezia: 400 milioni di dosi per la popolazione europea entro fine anno

In attesa dei risultati finali della sperimentazione, ormai alle soglie della fase II-III, l’Italia, insieme a Francia, Germania e Olanda, ha firmato un accordo con AstraZeneca che distribuirà il candidato vaccino elaborato dalla collaborazione Oxford-Pomezia.

L’annuncio è arrivato dalla pagina Facebook del ministro della Salute, Roberto Speranza che ha espresso molto entusiasmo per la potenziale cura, che in tempistiche così ridotte sembrava impossibile.

Il contratto con AstraZeneca, multinazionale svedese del settore farmacologico, prevede l’approvvigionamento di circa 400 milioni di dosi di vaccino da destinare a tutta la popolazione europea.

La soluzione vaccinica potenziale nasce dagli studi dell’Università di Oxford , che coinvolgerà nella fase di sviluppo e produzione anche importanti realtà italiane.

Il vaccino sviluppato dallo Jenner Institute-Università di Oxford consiste in un adenovirus (il virus del raffreddore degli scimpanzé) svuotato del suo patrimonio genetico, quindi privato della capacità di infettare, e riempito della proteina Spike sintetizzata, cioè prodotta chimicamente in laboratorio. La Spike è indispensabile per il Sars-CoV-2 in quanto gli permette di entrare nella cellula umana. Il vaccino ha la funzione di stimolare nell’organismo attaccato dal Sars-CoV-2 la produzione di anticorpi contro la proteina e di prevenire la malattia. (fonte Corriere.it) 

L’impegno prevede che il percorso di sperimentazione, già in stato avanzato, si concluda in autunno con la distribuzione della prima tranche di dosi entro la fine del 2020.

Arriva dunque un primo promettente passo avanti per l’Italia e per l’Europa nella corsa al vaccino, unica risposta definitiva al Covid-19.

“All’Italia, che è stata la prima in Europa a conoscere da vicino questo virus, oggi è stato riconosciuto di essere tra i primi Paesi a dare una risposta adeguata. Dimostriamo che vogliamo essere in prima linea nella ricerca di un vaccino  e nelle terapie che allo stato attuale risultano essere più promettenti”, così ha commentato con la consueta pacatezza il Premier Conte.

Il candidato vaccino in questione, sperimentato sui macachi e già inoculato a volontari tra cui alcuni ricercatori, sarà testato in Brasile, oltre che in Inghilterra.

Il composto, al quale sta lavorando l’Università di Oxford in collaborazione con l’azienda Advent Irbm di Pomezia, coinvolge 5000 volontari sani nel Regno Unito, già selezionati, ed altrettanti nel paese sudamericano.

Allo Jenner Institute della Oxford University sono in corso i test al momento più avanzati in Europa.
Secondo il protocollo, la seconda e terza fase di sperimentazione prevedono la somministrazione ad un campione molto più ampio, per un totale di circa 10.000 volontari sani.

Dell’importanza di sviluppare uno o più vaccini per prevenire Covid-19 si sta parlando ormai da mesi; sarebbe sicuramente importante averne la disponibilità nel caso in cui dovesse arrivare la temuta seconda ondata.

I primi a ricevere il vaccino saranno i lavoratori della sanità e le persone a rischio, per età o perché colpite da certe patologie, e le forze dell’ordine.

Lo afferma il consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi che in una intervista a Repubblica traccia la strategia per immunizzare il paese dopo l’annuncio dell’accordo con AstraZeneca per la produzione del vaccino.

La campagna di vaccinazione, infatti, verrà organizzata dal ministero della Salute e sarà gratuita, un po’ come succede con il vaccino antiinfluenzale che viene offerto alla categorie a rischio (over 65 e malati cronici).

Gli occhi preoccupati del mondo, e non solo, da mesi sono puntati su Oxford e sulla azienda AstraZeneca che nelle settimane scorse ha annunciato una capacità di produzione di 1 miliardo di dosi nel 2021 e che avrebbe avviato le prime consegne a Settembre, periodo nel quale sono attesi i risultati finali della fase III.

I primi a stipulare un accordo erano stati i britannici con la prelazione di 30 milioni di dosi; la compagnia aveva reso noto che stava lavorando ad accordi in parallelo con altri governi europei, per assicurare una ampia ed equa fornitura del vaccino nel mondo in risposta all’emergenza pandemica.

La società riconosce che il vaccino potrebbe anche non funzionare, ma che ha sicuramente contribuito nel progresso rapido del programma clinico e dell’avanzamento scientifico nella lotta al Covid-19.

L’Azienda ha fatto sapere che starebbe incrementando ulteriormente la sua capacità produttiva e che è aperta alla collaborazione con altre aziende al fine di rispettare l’impegno di sostenere l’accesso al vaccino senza alcun profitto durante la pandemia.

Grandi speranze scientifiche che nei prossimi mesi si potrebbero tradurre in importante realtà.

Antonio Mulone

La Sicilia riparte ma a modo suo. Tutto quello che si può fare (e non si può fare) da oggi secondo l’ordinanza regionale

La Sicilia cerca di tornare alla normalità, che mai prima d’ora, era sembrata così sconnessa dalla quotidianità.

Dalla giornata di oggi riaprono gli esercizi commerciali di vendita al dettaglio, parrucchieri, barbieri, centri estetici, ristoranti, bar, pizzerie, pub, gelaterie e centri commerciali.

Ieri sera, il decreto che disciplina le modalità di riapertura non era ancora stato comunicato a Palazzo d’Orléans; il Presidente della Regione Nello Musumeci ha atteso il completamento con firma dell’ordinanza, che prevede l’apertura estesa della maggior parte delle attività commerciali sopra citate, relativa alla condizione sanitaria sufficientemente stabile dell’Isola.
“La Sicilia è pronta alla ripartenza, nella responsabilità di ognuno”, aveva comunicato, a conclusione del suo intervento serale, il Governatore siciliano.

 

La Sicilia tenta di ripartire con maggiore margine e con più rapidità.

L’obiettivo amministrativo di Musumeci è accelerare un po’ rispetto al quadro delle disposizioni nazionali, attraverso per esempio il via libera graduale ai centri commerciali: una ripartenza mediata da controlli serrati ad esempio sui parcheggi, e con lo stop agli ingressi liberi di Domenica.

E’ stata inoltre disposta la riapertura dei fiorai la Domenica, che era stata finora esclusa.

L’estensione che, più di tutte ha acceso la piazza delle polemiche, è quella relativa alla riapertura delle discoteche (effettivamente prematura e non in linea con quelle le disposizione emanate dal Dpcm), e la ripartenza di eventi e spettacoli a partire dall’8 giugno.

L’autorità di Pubblica sicurezza, ove necessaria la relativa autorizzazione, dovrà monitorare il numero dei partecipanti alla manifestazione pubblica, in rapporto proporzionale con gli spazi utilizzati e in relazione alla distanza di sicurezza interpersonale non inferiore ad un metro correlata all’obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.

Riapertura in sicurezza di Musei e Parchi archeologici.

Prevista per il 25 maggio la riapertura in Sicilia di musei, parchi archeologici: i siti culturali più conosciuti come la Valle dei Templi di Agrigento, il Parco Archeologico di Selinunte e quello di Naxos-Taormina che comprende anche il Teatro Antico.
Si dovranno disporre tutte le misure necessarie contro il contagio da Covid-19: prenotazione elettronica per evitare assembramenti alle biglietterie, tornelli, termoscanner all’ingresso, percorsi e visite guidate.

Disposte le misure di sicurezza per i lidi balneari e obbligo di mascherina

E’ scattato il via libera per quanto concerne l’apertura di lidi, stabilimenti balneari e spiagge per l’estate 2020.
Confermata dunque la possibilità di rivedere gli ombrelloni aperti anche per la bella stagione che sta per arrivare, ma con regole ben precise e delineate.
La riapertura ufficiale (prevista nel Dpcm già da Maggio) potrà avvenire in Sicilia a partire dal 3 Giugno: gli ombrelloni che avranno a disposizione 10 metri quadrati, ovvero un distanziamento tra l’uno e l’altro di almeno 3,5 metri, tra lettini dovrà essere rispettata la distanza di almeno 1,5 metri.

In ogni luogo aperto al pubblico, anche non al chiuso, continueranno ad essere strettamente obbligatorie la mascherina o gli altri presidi di sicurezza per naso e bocca.

Estesa la fascia oraria di apertura degli esercizi commerciali.

Gli esercizi commerciali la domenica continueranno ad essere chiusi (eccezion fatta per bar, pizzerie e ristoranti) ma potranno estendere, secondo l’ordinanza di Musumeci, l’orario di apertura della propria attività fino alle 23:30 in chiara relazione ad un’accoglienza complessiva di clienti maggiore.

Per il resto valgono le regole concordate da Musumeci con gli altri presidenti delle Regioni e successivamente vagliate e condivise con il premier Giuseppe Conte.

L’impresa eccezionale è tornare ad essere normali, tentare di ridare alla quotidianità la parvenza di ordinarietà che il coronavirus, con cattiveria e sadismo invisibili, c’ha tolto.

Più che una ripartenza, per l’Italia, si attende una rinascita.

Antonio Mulone

 

Coronavirus: la Sicilia rimane blindata, inascoltato l’appello di migliaia di fuorisede

Voli introvabili o cancellati, treni dai posti limitatissimi o pieni, bus sospesi.

Pare che il rientro per i fuorisede presso il proprio domicilio, residenza o abitazione sia quasi impossibile.

Non ci sarà nessun esodo, e nessuna fuga verso il Sud Italia ( come quelli di Marzo che avevano riportato in Sicilia 40.000 persone) che erano state temutissime dal Governo preoccupato da un’ondata di nuovi contagi che avrebbe potuto mettere in ginocchio il Sud Italia.

Trovare un volo, tra le linee cancellate e le rotte bloccate ed il rincaro esagerato dei prezzi dei biglietti, è diventata una opzione di spostamento da escludere a priori.

Anche il rientro in treno pare ormai essere un’impresa titanica, a causa delle pochissime tratte ferroviarie rimaste disponibili, tra vagoni a capienza limitatissima (misura preventiva imposta dal Governo) e corse in parte annullate.

I bus, che a causa dell’inefficienza dei suddetti mezzi di trasporto sono sempre più affollati, non riescono a gestire il flusso di passeggeri praticamente triplicato.

Tantissimi i fuorisede “bloccati” (studenti, ma anche lavoratori o pendolari) nelle regioni del Nord Italia che stanno patendo difficoltà immense a mantenersi tra affitti, spese primarie e bollette, che a causa della sospensione di tantissime attività lavorative non potranno essere sostenute.

La Sicilia rimane “blindata” come ha evidenziato il Presidente della Regione Nello Musumeci nell’ordinanza del 30 aprile che ha confermato le limitazioni di ingresso e uscita dal territorio della Regione Siciliana.

Soltanto quattro voli al giorno, da Roma, due di andata e due di ritorno, entrambi operati e gestiti da Alitalia. Niente di più.

Tutto questo si traduce nell’impossibilità, o quasi, di reperire posti disponibili.

Musumeci, proprio nei giorni scorsi, aveva chiesto alla Ministra dei Trasporti  De Micheli che venissero manetenute inalterate le norme rigorose per l’accesso in Sicilia: «Se oggi l’isola può contare sul più basso numero di contagi lo si deve anche alla forte limitazione degli arrivi», aveva chiarito.

Basta fare una ricerca veloce sui siti delle principali compagnie aeree per scoprire che partire è praticamente impossibile.

Per quanto riguarda Ryanair tutto bloccato fino al 15 maggio, Flixbus ha sospeso tutti i collegamenti almeno fino al 17 maggio; treni Milano-Catania o Milano-Palermo introvabili.

Anche la Sais, che gestisce una flotta di bus in tutta Italia e che è particolarmente operativa in Sicilia, ha previsto la sospensione dei servizi interregionali.

Chiuso anche lo stretto di Messina in relazione all’ultima ordinanza della Regione Siciliana, gli spostamenti dei passeggeri via mare da Messina per Villa San Giovanni e Reggio Calabria e viceversa sono stati limitati al minimo.


Fuorisede, pendolari, lavoratori e studenti stanno dunque vedendo calpestato il diritto a rientrare nelle proprie case (dopo mesi di sofferenza e responsabilità) da una gestione politica che si sta dimostrando, se non nelle intenzioni quanto nell’efficienza amministrativa e logistica, assolutamente inadeguata.

Per chi riesce a rientrare nell’isola è previsto l’obbligo di registrazione sul sito della Regione, di comunicazione del proprio arrivo al medico di base, di isolamento obbligatorio presso la propria residenza o domicilio, ed infine, al termine della quarantena, di sottoporsi al tampone.

Paradossalmente, sembra che ad aver avuto la peggio sia stato chi si è impegnato a rispettare le regole e chi ha agito con responsabilità e senso civico.

Questo è lo spaccato di un’Italia che prova, senza successo, a “rientrare più che a ripartire”.

Antonio Mulone

 

Il 4 maggio il via alla fase due: distanza sociale e graduale ripartenza

Forza, coraggio, metodo e rigore.

Sono queste le parole-chiave con le quali il Presidente del Consiglio Conte ha esordito nella conferenza stampa di ieri sera convocata per l’annuncio del nuovo attesissimo Dpcm.

Rivolgendosi, come forse mai aveva fatto direttamente ai cittadini, il Premier ha esposto le misure, le disposizioni e le prescrizioni relative alla «fase 2» dell’emergenza coronavirus, la fase della convivenza con il nemico invisibile.

Evitare il rischio (scellerato e che non possiamo permetterci) che arrivi una seconda ondata di contagi: questo il “claim” fondamentale che ha attraversato in parallelo tutto il discorso trasmesso in diretta nazionale.

Conte ha ribadito la stringente necessità di rispettare le precauzioni, anche nelle relazioni con i propri familiari.
L’unico modo responsabile ed efficace per convivere con il virus è di mantenere la distanza sociale almeno un metro: «se vuoi bene all’Italia devi evitare la diffusione del contagio».

Le diposizioni del nuovo Dpcm per la Fase 2 saranno valide dal 4 al 17 maggio 2020; alle imprese che potranno riaprire verrà permessa la ripartenza mediante attività propedeutiche a partire dal 27 aprile.

Sarà possibile spostarsi, all’interno della propria regione, anche per visitare i propri familiari, nel rispetto delle distanze e con l’utilizzo delle mascherine. Resta in vigore l’autocertificazione.

E’ consentito tornare alla propria residenza, fare sport lontano da casa purché si rispetti la distanza di due metri.

Non sarà però ancora possibile spostarsi in altre regioni, eccezion fatta per urgenti motivi di salute o di lavoro.

Graduale ed appannata ripartenza anche per il settore della ristorazione, dove sarà aggiunta alle attività di servizio a domicilio anche la possibilità  di asporto.

Dal 4 Maggio, inoltre, potranno riaprire parchi e giardini pubblici (nel consueto rispetto della distanza di sicurezza); si potranno celebrare funerali con la partecipazione di non più di 15 persone (dotate dei presidi di sicurezza).

Confermato con rigore il divieto assoluto per tutte le modalità di assembramento in luoghi pubblici e privati.

 

Per la vendita al dettaglio ed i luoghi di cultura (musei, istituti d’arte) dovremo pazientare fino al 18 maggio.

Più dure e rigorose le misure prescrittive per le attività che si prestano naturalmente allo sviluppo di dinamiche di relazione sociale come bar, esercizi commerciali legati alla ristorazione e centri estetici potranno tornare ad essere frequentati dal 1 giugno.

Quanto alle scuole, Conte ha spiegato che tenere chiuse le scuole significa seguire con rigore e lungimiranza le indicazioni scientifiche degli esperti; riaprire irresponsabilmente gli istituti scolastici ed universitari comporterebbe una potenziale nuova esplosione di contagi, che rischierebbe di vanificare gli sforzi ed i sacrifici prodotti dagli italiani.

Il presidente del Consiglio ha dedicato un passaggio del suo discorso anche al tema caldissimo dell’Unione Europea.

Conte ha parlato del Recovery Fund come di un risultato storico, che adesso va traslato in termini di lavoro tecnico, affinché si eviti che questo strumento si trasformi in una macchina crea-debito.

L’arma della ragionevolezza, della pacatezza lucida e della lungimiranza pare stia iniziando a dare i suoi frutti nel contesto delle trattative europee.

Seguiranno sicuramente settimane difficili ma che, se affrontate con responsabilità e senso civico, potrebbero rivelarsi decisive nella prospettiva di una lenta e difficile guerra al coronavirus che pare, purtroppo, solo all’inizio.

Antonio Mulone

Coronavirus: le previsioni del contagio zero regione per regione

Le ultime stime prevedono che l’azzeramento della curva epidemiologica dei contagi dal Coronavirus si verificherà non prima di fine Giugno.

Le regioni del Centro-Nord, nelle quali la tragica diffusione del Covid-19 è scoppiata prima, saranno probabilmente le ultime ad uscire dalla situazione pandemica di emergenza.

Secondo le previsioni dell’Osservatorio sulla salute, le prime regioni orientate verso la fase 2 ( la fase di convivenza col virus) potrebbero essere Basilicata e Umbria il 21 aprile; il Lazio dovrà attendere almeno il 12 maggio; Veneto e Piemonte il 21 maggio; Emilia Romagna e Toscana non prima della fine di maggio, mentre il Sud Italia potrà procedere con le nuove misure previste dalla fase 2 tra la fine di aprile e l’inizio di maggio.

La mappa delle proiezioni (elaborata dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, coordinato da Walter Ricciardi direttore dell’Osservatorio e consulente del Governo per questa fase di emergenza, e da Alessandro Solipaca direttore scientifico dell’Osservatorio) ha evidenziato che l’uscita dell’emergenza Covid-19 in Italia potrebbe avere tempistiche diverse nelle regioni in relazione ai territori più o meno esposti alla potenza del contagio epidemico.

Pare dunque fondamentale in questo momento di pianificazione e successivo sviluppo della fase 2,  fornire valutazioni concrete ed aggiornate sulla gradualità e sull’evoluzione della curva epidemiologica, affinchè si possano supportare con adeguati riferimenti scientifico-medici le scelte politiche, che nelle prossime settimane, saranno più decisive che mai.

L’obiettivo che l’Esecutivo si è posto non è individuare la data esatta, bensì la data prima della quale è inverosimile prevedere l’azzeramento dei nuovi contagi.

Il processo di indagine ed analisi è stato prodotto dal coordinamento con i dati che la Protezione Civile quotidianamente mette a disposizione.

I modelli statistici stimati per ogni regione fanno riferimento ad un fenomeno (non lineare) di probabile regresso in correlazione all’andamento dei nuovi casi osservati nel tempo.

Chiaramente, come evidenziato dagli specialisti, l’attendibilità e la conseguente precisione delle proiezioni previsionali è fortemente influenzata dalla corretta rilevazione dei nuovi contagi.

Il pericolo dietro l’angolo è che questi dati potrebbero essere sottostimati a causa dei casi da contagio asintomatico o dal numero insufficiente di tamponi effettuati.

Come accade spesso in questi contesti di incertezza, quando tutto poggia su previsioni variabili che dipendono da diversi fattori, c’è chi nell’ambiente scientifico non concorda sulle stime e prevede che il coronavirus continuerà a circolare anche se in basse intensità.

Si potrebbe dunque non avere mai effettivamente zero contagiati poiché il virus, sebbene in maniera contenuta, continuerà a circolare anche durante il periodo estivo.

Precarietà e surrealtà continuano a caratterizzare questa primavera, che sa di tutto fuorchè di libertà.

Ci attendono le ultime settimane di profondo sacrificio e di grande responsabilità, unici strumenti concreti nella battaglia la nemico invisibile. 

Antonio Mulone

Coronavirus: quali attività riaprono e cosa si potrà fare da oggi in Sicilia

Il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci ha emanato una nuova ordinanza, entrata in vigore dalla mezzanotte di ieri e disposta fino al 3 maggio, che di fatto proroga in Sicilia le misure restrittive più stringenti.
Recepite ed accolte le disposizioni previste dall’ultimo Dpcm, emanato dal Premier Conte nella solita conferenza stampa serale sull’emergenza Coronavirus.

E’ prevista dunque la riapertura di cartolibrerie, librerie, e negozi di abbigliamento per neonati e bambini.

Il Governatore della Sicilia ha poi confermato con fermezza: la chiusura dei negozi di generi alimentari la Domenica e nei giorni festivi (come del resto è avvenuto per Pasqua e pasquetta), il divieto di attività motoria e delle ormai famose passeggiate con  figli anche nelle vicinanze della propria abitazione.

Ribadito anche “l’obbligo elastico” dell’uso della mascherina, che nei giorni scorsi aveva fatto sì che si alzasse il solito polverone di polemiche.

Piccola postilla per quanto riguarda i servizi di consegna a domicilio, vietati anche la Domenica e nei giorni festivi, ad eccezione di farmaci, prodotti editoriali (quotidiani, magazine, riviste), e combustibili d’uso domestico.

Negli esercizi commerciali di vendita e distribuzione di generi alimentari (anche all’aperto) gli operatori sono tenuti all’uso della mascherina, all’utilizzo di guanti protettivi monouso o, in alternativa, al frequente lavaggio delle mani con detergente disinfettante.

Evidenziato, con rigore e chiarezza per l’ennesima volta, il tema del numero possibile di uscite per l’approvvigionamento di prodotti di prima necessità, che ad eccezione di quello per i farmaci, viene limitato ad una sola volta al giorno e ad un solo componente del nucleo familiare.

L’ultimo Dpmc del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, comunicato il 10 Aprile, l’esecutivo ha deciso con ponderazione di ampliare la lista delle attività produttive consentite inserendo: l’uso delle aree forestali e la silvicoltura, la fabbricazione dei computer, la cura e la manutenzione del paesaggio, le opere idrauliche, il commercio all’ingrosso di carta e cartone.

Tutte queste attività produttive saranno consentite anche in Sicilia.

Per i negozi, gli esercizi e le attività produttive che hanno riaperto nella giornata di oggi, vi sono delle regole fondamentali da seguire: il distanziamento (minimo 1 metro), la pulizia degli ambienti lavorativi due volte al giorno con un’attenzione particolare al ricambio d’aria, la disponibilità e l’accessibilità ai disinfettanti per le mani, mascherine obbligatorie nei luoghi o negli ambienti chiusi e all’interno dei quali non può essere garantito il distanziamento.

Gli accessi nei negozi andranno organizzati secondo le seguenti modalità: ampliamenti delle fasce orarie, per locali fino a quaranta metri quadrati si potrà accedere una persona alla volta, per i locali di dimensioni superiori l’accesso è regolamentato in relazione agli spazi disponibili ed alle possibilità di percorsi di entrata e uscita differenti.

Importante, affinchè venga garantito il distanziamento dei clienti in attesa di entrata, che le suddette informazioni vengano comunicate proprio all’ingresso dei negozi.

Ci attendono, probabilmente, le settimane più impegnative e decisive nella lotta al nemico invisibile; se saremo responsabili e coesi potremo dapprima convivere ed in seguito sconfiggere il virus.

Antonio Mulone

Si studia un’app anti-contagio: traccerà contatti e spostamenti

La tecnologia in soccorso alle consuete misure di prevenzione generale (distanziamento fisico, miglioramento dell’igiene) della popolazione che scandiscono le nostre giornate.

Fasi finali della progettazione funzionale di un’app italiana per il tracciamento (tracking) dell’epidemia del coronavirus.

La task force tecnologica, coinvolta sinergicamente nella selezione tra le 319 offerte arrivate al ministero dell’Innovazione, potrebbe ultimare i lavori tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima.

Visti i tempi nei quali questo strumento tecnologico si inserisce, il sistema dell’app costituirà un ausilio gestionale della cosiddetta “fase due” ovvero la graduale riapertura delle attività commerciali e sociali.

Nodo cruciale delle funzionalità di quest’app sarà la gestione della privacy e dei dati personali.
La mappatura degli spostamenti, seppur parziale, è già possibile grazie ai dati forniti dai server di Google e Facebook.

In tal senso fra le nazioni monitorate c’è anche l’Italia: un paese che si è letteralmente fermato, che ha registrato un crollo di frequentazioni dei negozi alimentari, dei ristornati, dei bar, dei sistemi di trasporto pubblico e dei parchi che si attesta tra attorno all’85% dato numerico più virtuoso in confronto a Francia, Germania e Stati Uniti.

Meccanismo altrettanto fondamentale è quello basato sui dati della posizione geografica forniti da Facebook ed utilizzati da un gruppo di ricercatori negli Usa per analizzare l’effettiva adozione delle prescrizioni severe di distanziamento sociale.
Si tratterebbe dunque di informazioni aggregate che sono in conformità con le norme privacy, delle quali l’app italiana di tracciamento potrebbe beneficiare.

E’ chiaro che sarà indispensabile restringere il focus della tracciabilità, ebbene comprendere concretamente chi tracciare se soltanto i positivi o anche le categorie a rischio; cosa monitorare se solo i contatti o anche gli spostamenti; e soprattutto attraverso quale tecnologia tra le innumerevoli a disposizione (bluetooth, gps, dati satellitari) o quelle gia testate di Google, Facebook e Apple.

Le progettazioni delle App sono al vaglio tecno-scientifico di un gruppo di otto persone che si avvale della consulenza di una unità che conta 74 persone.

Per rendere operativa l’applicazione e controllare l’impatto sulla privacy potrebbe essere necessario un decreto.

Il Ministro all’Innovazione Paola Pisano ha confermato che servirà una sperimentazione per testare la validità della soluzione elaborata prima su un area geo-demografica più ristretta, per poi dimensionarla su scala nazionale.

L’utilità di contenimento, indagine e monitoraggio dell’app dipende dalla diffusione e dal numero di download effettuato, che si spera possa coinvolgere un numero sufficiente di persone.

E’ emerso da uno studio pubblicato sulla rivista Science, che da un terzo a metà delle trasmissioni avvengono da individui pre-sintomatici, che quindi non sono consapevoli d’essere infetti.
Un’app di tracciamento crea una mappatura dei contatti di prossimità e avvisa immediatamente coloro che sono stati vicino a persone rivelatesi positive; quindi indirizzare le misure restrittive solo alle persone a rischio potrebbe eliminare la necessità stringente di estendere le suddette precauzioni a importanti fette della popolazione.

Si spera, almeno per una volta, che l’uomo possa avvalersi della tecnologia e non il contrario.

Antonio Mulone

Coronavirus in Uk: immunità di gregge e misure sui generis

Grande subbuglio e preoccupata polemica, queste le caratteristiche del clima che si respira in Gran Bretagna per la strategia del Governo di “ritardare” l’impatto del coronavirus evitando le disposizioni drastiche imposte in altri Paesi.

L’esecutivo inglese non minimizza affatto la dimensione di gravità della situazione socio-politica, ma ha comunque deciso di intervenire con modalità diverse.

Il premier Boris Johnson ha avvertito bruscamente le famiglie inglesi di prepararsi a vedere “molti dei loro cari morire prima che sia giunta la loro ora”, e ha detto che:” 10mila persone potrebbero già avere contratto il virus in Gran Bretagna”.

Il bilancio attuale non è severissimo: i morti nel Regno Unito sono 24 e i casi accertati sono quasi 1000.

Le autorità inglesi ammettono di aver eseguito, per il momento, pochi tamponi sulla popolazione, e che la situazione potrebbe rivelarsi molto più drammatica rispetto alle previsoni statistiche ufficiali.

Il Regno Unito, in questo delicato momento, si divide tra il classico fanatismo british da “keep calm and carry on” e tra chi invece critica la mancanza di trasparenza delle capacità reattive delle istituzioni politiche inglesi.

 

Le scuole, le università e gli istituti d’istruzione rimangono aperti, anche in seguito al forte attacco del PM inglese Boris Johnson rivoltosi ad alcuni atenei:

” Dovreste smetterla di adottare misure per vostro conto e seguire le indicazioni del governo e degli esperti.
Vorrei esortare qualsiasi istituto di educazione, scuole, asili, università e college ad attenersi alle indicazioni mediche e scientifiche, non c’è motivo di chiudere gli istituti in questo momento”.

Sono infatti sempre più numerose le università che si ribellano alla presunta mancanza di responsabilità da parte delle autorità britanniche, prima fra tutte la celebre Oxford che ha dichiarato:” Non siamo cavie del Governo”.

Il piano attuale per il contenimento del virus è che sia essenziale sviluppare una presunta immunità nella popolazione in riferimento all’ormai famosa definizione del consigliere scientifico del governo Sir Patrick Vallance di “l’immunità del gregge”.

Affinché si ottenga questa immunità è necessario, paradossalmente, che il 60% della popolazione contragga il Covid-19.

Questa leggerezza politica significherebbe che di una popolazione composta da circa 60 milioni di persone, 36 milioni di cittadini potrebbero contrarre il virus, dunque prevedendo un tasso di mortalità al 3% si rischierebbe di produrre 1,08 milioni di morti.

 

Proteggere gli anziani e i più deboli mentre il resto della popolazione sviluppa “l’immunità di gregge”, lasciandosi contagiare dal virus e sviluppando cosi una  propria immunità.

Pazienza dunque se si tratta di un popolo e non di un gregge è troppo tardi per contenere il virus quindi l’unica mossa da compiere è gestire, aprendo e chiudendo “i rubinetti” del contagio, mentre si tutelano solo i più deboli.

Così appare agli occhi attenti del mondo il ragionamento socio-politico quanto meno bizzarro e “sui-generis” delle istituzioni del Regno Unito.

Tutta l’Europa si augura che la “roulette russa” inglese non aggravi un quadro socio-politico già compromesso da una pandemia senza precedenti che continua a mietere vittime e a mettere in ginocchio la stabilità mondiale.

Antonio Mulone

Nuovo preoccupante esodo dal Nord Italia, prese misure precauzionali

Negli ultimi giorni si sta verificando un nuovo fenomeno di fuga dal nord, dalla Lombardia, da Milano.

Si potrebbe definire il “nuovo esodo milanese” quello compiuto da migliaia di studenti e lavoratori fuorisede che in questa complessa situazione di panico vogliono ricongiungersi con le famiglie.

Il rischio correlato a questa evasione di massa dal nord è quello di favorire la diffusione esponenziale del Coronavirus nelle regioni del sud-Italia che in queste ore appaiono come le meno colpite da quella che L’Oms ha definito una “pericolosa pandemia”.

Due le tratte più affollate: la Milano-Siracusa-Palermo e la Milano-Lecce; importanti e preoccupanti anche gli afflussi nelle tratte notturne dei giorni precedenti.

Tante le denunce vane e disperate del personale a bordo dei treni che ha più volte evidenziato l’assenza di sicurezza sanitaria nei vagoni letto, la promiscuità tra passeggeri alla quale si è obbligati pur di raggiungere la meta dell’agognato viaggio.

Il Ministero dei Trasporti ha comunicato la sospensione totale ed immediata dei treni notturni al fine di contenere l’emergenza sanitaria.

Il Ministro di competenza De Micheli ha dichiarato in merito:

Il governo sta garantendo e sta attuando le misure che consentono alle persone di spostarsi esclusivamente per comprovate esigenze lavorative o per motivi sanitari urgenti e improcrastinabili. Resta quindi forte la raccomandazione di evitare gli spostamenti inutili, la partenza da una regione all’altra per incontrare familiari o amici.”

La decisione forte del ministero sullo stop ai convogli notturni è stata sollecitata anche da molti amministratori delle regioni del sud-Italia affinché potessero essere bloccate potenziali linee di contagio e garantite la tutela della salute della popolazione, del personale viaggiante fino ai cittadini delle regioni dove ancora il virus parrebbe darci il tempo di issare un argine.

Il Governatore della Puglia Emiliano si è sfogato così sulle sue pagine social:

Ci state portando tanti altri focolai di contagio che avremmo potuto evitare. In Puglia ieri, in un giorno, si sono registrati 50 casi in più, il conto è arrivato a 158 positivi”.

Le autorità hanno predisposto per le persone che arrivano in queste ore nuove e rigorose prescrizioni restrittive alle quali attenersi, come l’obbligo di segnalare il loro arrivo e rimanere in quarantena per 14 giorni.

Spostamenti non giustificati che rischierebbero di vanificare l’enorme sforzo degli italiani per arginare la diffusione del virus. Nelle ultime ore, infatti, sembra che sia ripreso il flusso di viaggiatori che lasciano le Regioni del Nord per raggiungere via rotaia il Mezzogiorno, soprattutto a seguito della soppressione dei voli.

Venerdì già il Governo Musumeci aveva dimezzato le corse degli autobus pubblici e privati e delle navi traghetto, sospendendo le linee non essenziali. “Non escludiamo, per quanto di nostra competenza, un’ulteriore stretta”, ha detto il presidente della Regione Sicilia.

Regole precauzionali in atto anche nei comuni dello Stretto di Messina, nello specifico la stazione di Villa San Giovanni e Messina impegnate sinergicamente, come ha comunicato il sindaco di Messina De Luca, nella supervisione e nel controllo degli arrivi attraverso autocertificazioni obbligatorie, controlli con il termoscanner agli imbarcaderi di Messina con obbligo di isolamento per eventuali casi sospetti.

Ci attendono sicuramente settimane difficili nelle quali a fare la differenza nella battaglia al Coronavirus saranno la responsabilità ed il buon senso collettivi, che gli italiani nei momenti complicati hanno sempre dimostrato.

Antonio Mulone

Terapia COVID-19: trattamenti attuali e novità promettenti con immunoterapia

L’infezione da SARS-CoV-2 mercoledì è stata dichiarata dall’OMS una pandemia. Il Sistema Sanitario Nazionale italiano potrebbe non reggere al crescere esponenziale dei numeri, si paventa soprattutto l’assenza di un numero di posti in terapia intensiva sufficienti a contrastare una pandemia.

Come agisce il SARS-CoV-2?

Nella nostra storia recente ci sono state tre epidemie correlate ad infezioni da parte di coronavirus:

  • SARS-CoV (Severe-Acute-Respiratory-Syndrome), 2002-03; 
  • MERS-CoV (Middle-East-Respiratory-Syndrome), 2012;
  • SARS-CoV-2, oggi. 

L’analogia nel nome con la prima epidemia, scoppiata ad Hong-Kong nel 2002, non è un caso perché anche SARS-CoV-2, come SARS-CoV, ha come primum movens dell’infezione il legame tra gli spikes dell’involucro glicoproteico ed il recettore enzimatico di membrana ACE2, mentre il MERS-CoV segue un’altra via.

ACE2 è un enzima che fa parte del sistema più importante di regolazione della pressione arteriosa, ovvero il sistema RAAS (Renina-Angiotensina-Aldosterone). ACE2 ed il suo omologo ACE hanno funzioni fisiologiche opposte: ACE2 ha azione vasodilatatrice ed antipertensiva, mentre ACE induce vasocostrizione operando sui recettori AT1.

Il RAAS può essere la chiave per il trattamento della COVID-19?

Purtroppo si tratta solo di ipotesi. Quando il virus penetra nelle nostre cellule, legandosi ad ACE2, porta con sé lo stesso recettore, comportando una down-regolazione della sua espressione e conseguentemente una riduzione dei suoi effetti vasodilatatori. Questa dis-regolazione del sistema RAAS sarebbe quindi, secondo diversi studiosi, uno dei fattori di rischio maggiori per l’aggravamento dei pazienti affetti da COVID-19.

A tal proposito una categoria di farmaci antipertensivi potrebbe migliorare il decorso della polmonite: gli inibitori selettivi del recettore AT1sartani. Questi hanno mostrato di aumentare l’espressione a livello cardiaco del recettore ACE2 dopo infarto del miocardio. L’effetto terapeutico è quello vasodilatatore, dato sia dal blocco diretto dei recettori AT1 sia dall’induzione dell’espressione di ACE2. La vasodilatazione a livello del circolo polmonare garantirebbe quindi un miglior rapporto ventilazione-perfusione e una diminuzione del rischio di insufficienza respiratoria. 

Prima di poter utilizzare i sartani, dovrebbero però essere eseguiti trial clinici per verificare il loro ruolo di “fattore protettivo”. Bisogna valutare l’incidenza della malattia nei pazienti che già ne facevano uso ed i loro reali effetti positivi sul decorso clinico.

Fonte: ANSA

Allora quali sono i farmaci che realmente vengono utilizzati oggi?

Nell’attesa di un vaccino, che non si renderà disponibile sicuramente prima di luglio, le principali armi per il trattamento della polmonite causata da SARS-Cov-2 a nostra disposizione sono i farmaci antivirali associati, in caso di necessità, all’ossigenoterapia. Fra gli antivirali quelli di prima linea sono non virus specifici, i più utilizzati sono i seguenti:

  • Ribavarina = analogo della guanosina contenente la base azota modificata, agisce inibendo la sintesi dei nucleosidi e utilizzata comunemente per il trattamento dell’epatite C, durante l’epidemia di SARS nel 2002-03 usata in alcuni casi ad Hong-Kong; 
  • Lopinavir e Ritonavir = entrambi degli inibitori delle proteasi virali, attivi contro il virus dell’HIV, operano impedendo che le poliproteine tradotte dal genoma virale vengano clivate a formare proteine funzionalmente utili all’attività del virus;
  • Remdesevir = analogo nucleotidico sviluppato per il trattamento del virus Ebola, per cui è stata successivamente dimostrata un’attività contro altri virus a RNA a singolo filamento come i coronavirus. La sua combinazione con l’interferone-beta (INFb) si è dimostrata adatta al trattamento della COVID-19. Per l’OMS è il miglior candidato per contrastare SARS-CoV-2 ed è il farmaco usato allo Spallanzani per i turisti cinesi trovati positivi a gennaio (i primi due casi in Italia).

Esistono anche degli antivirali coronavirus-specifici come gli inibitori della proteasi dei coronavirus; in questo gruppo rientrano la cinanserina, un vecchio farmaco conosciuto per la sua azione di antagonismo del recettore della serotonina, e i flavonoidi, dei composti di derivazione naturale con molte funzioni tra le quali quella antivirale ed antiossidante. Entrambi agiscono bloccando l’azione della proteasi chimotripsina-simile dei coronavirus e si sono dimostrati efficaci in passato nelle pandemie di SARS-CoV e MERS-CoV.

Immunoterapia: il Tocilizumab

Altra opzione terapeutica valida è l’immunoterapia: è di sabato scorso la notizia del suo primo utilizzo in Italia, a Napoli su due pazienti con polmonite severa. L’immunofarmaco in questione è il Tocilizumab, normalmente utilizzato nell’artrite reumatoide e gold standard nella cura della sindrome da rilascio citochimica nel trattamento con cellule CAR-T. Il Tocilizumab è un anticorpo monoclonale che agisce bloccando l’interleuchina 6, una delle principali citochine con attività proinfiammatoria; si tratta di un uso off-label, frutto della collaborazione tra oncologi ed infettivologi.  Gli effetti positivi si sono mostrati già nelle prime 24 ore così che da giovedì si è valutata la possibilità di estubare i due pazienti. Ora si valuta di estenderne l’utilizzo a più di 250 soggetti in condizioni critiche. L’inconveniente principale è rappresentato dal prezzo elevato, ma la nota casa farmaceutica Roche si è offerta di fornirlo gratuitamente in questo periodo di emergenza. 

Il nostro sistema immunitario si è dimostrato spesso la chiave giusta da inserire per un successo terapeutico e tutti noi speriamo lo sia anche questa volta.

Antonio Mandolfo

Bibliografia:

https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/ddr.21656

http://apjai-journal.org/wp-content/uploads/2020/03/5_AP-200220-0773.pdf

https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/jmv.25707

https://napoli.repubblica.it/cronaca/2020/03/08/news/napoli_coronavirus_farmaco_usato_su_due_casi-250676409/?ref=fbpr