Joe Biden vince le elezioni Usa. Una vita tra drammi e successi. Ecco chi è il neopresidente americano

Dopo una settimana dove il mondo è stato con il fiato sospeso, finalmente possiamo dirlo: Joe Biden ha vinto le elezioni presidenziali americane 2020 e si candida a diventare il 46esimo presidente degli Stati Uniti d’America.

Fonte: Ottopagine.it

Si tratta solo di un primo step, ma decisivo, perchè – lo ricordiamo – gli americani non eleggono il Presidente ma eleggono i Grandi elettori che andranno a votare il Presidente. 

Quest’anno si è trattata di un’elezione tutt’altro che scontata, dove solo in ultimo Joe Biden è riuscito a colmare il distacco che aveva nei confronti di Donald Trump in Georgia, Michigan, Winsconsin e anche in Pennsylvania, Stato quest’ultimo che gli ha consegnato ufficialmente la vittoria.

Lo spoglio dei voti postali ha ritardato i risultati ma è stato decisivo nella vittoria dei democratici: il futuro presidente, infatti, aveva suggerito ai suoi sostenitori di non recarsi alle urne ma di sfruttare il voto per corrispondenza, onde evitare il rischio di contagio in un momento in cui gli Stati Uniti d’America contano quasi 10 milioni di contagi da Covid19. Al contrario dell’uscente Trump, il quale aveva esortato i suoi elettori a recarsi alle urne poichè, a suo avviso, il sistema postale sarebbe potuto essere manomesso.

Era dai tempi di George H.W. Bush che il presidente uscente non veniva riconfermato per un secondo mandato. E adesso che la sconfitta del tycoon è praticamente acclarata, quest’ultimo dichiara ancora di rivolgersi alla Corte Suprema per dimostrare la frode elettorale.

Ieri sera, poi, il presidente uscente – che ha saputo del risultato delle elezioni mentre giocava a golf – non ha neanche fatto la consueta chiamata privata di congratulazioni al candidato in vantaggio e non ci sorprenderemmo troppo se si rifiutasse anche di fare il tradizionalissimo “Concession Speech”.

Non c’è dubbio che Donald Trump aprirà diversi percorsi legali pur di non ammettere la sconfitta, ma in questo momento è il caso di concentrarci su quello che si candida a diventare il nuovo inquilino della Casa Bianca a partire dal 20 gennaio 2021.

Chi è Joe Biden

All’anagrafe Joseph Robinette Biden Jr., il candidato prossimo presidente USA, ha trascorso più della metà dei suoi anni nel cuore della politica statunitense.

Nato a Scranton in Pennsylvania nel 20 novembre del 1942 e cresciuto in Delaware, Biden infatti è prossimo a compiere ben 78 anni e si accinge ad avere il primato di più anziano Presidente mai eletto dagli Stati Uniti d’America. Quasi paradossale, se si pensa che, come accennavamo poc’anzi, ne aveva appena 30 quando nel 1972 è entrato a far parte del Congresso da senatore democratico rappresentante del Delaware, conquistando in questo caso il “titolo” di il quinto più giovane della Camera Alta nella storia degli USA.

Drammi e tragedie si intrecciano con i successi e gli ostacoli della sua carriera politica.

Sin da adolescente viene bullizzato per la sua balbuzie e soprannominato, per questo, Joe Impedimenta. Superati gli ostacoli di comunicazione,  questa sua caratteristica lo renderà notoriamente empatico ma anche determinato ed ambizioso nel corso della sua carriera.

La vita non gli sarà facile neanche una volta raggiunto quel posto da senatore per un soffio: ad appena un mese dal successo, perde in un incidente stradale la sua prima moglie Neilia – sposata nel ’66 – e la piccola figlia Naomi, di appena un anno. Sopravvivono – seppur riportando gravi ferite- gli altri due figli Beau, 3 anni ed Hunter, due.

Biden nel ’77 si risposa con Jill Jacobs, oggi 67enne e professoressa d’inglese presso un community college. Ed è qui che la storia Americana si avvicina alla Sicilia, o meglio, a Messina.

Come si direbbe in questi casi “Il mondo è piccolo”: la futura First Lady ha infatti origini messinesi. La storia è analoga a quella di milioni di italiani e di tanti siciliani a inizio Novecento: il bisnonno paterno, infatti, andò via dai peloritani con la sua famiglia, più precisamente dal piccolo villaggio di Gesso, per emigrare in America in cerca di fortuna. Il nonno di Jill, Domenico, decise anche di americanizzare persino il suo nome in Dominic Jacobs, per mettere fine alle storpiature.

Fonte: Il Messaggero

In queste settimane, Jill ha ricordato le sue origini con racconti sulla sua infanzia dai nonni:

«per il pranzo tradizionale della domenica si mangiavano spaghetti, polpette, braciole, la casa profumava di origano, basilico, pomodori freschi e aglio».

Dopo la nascita di Ashley dal secondo matrimonio, Biden tenta una prima corsa alla presidenza nel 1988, finita malamente per le accuse di plagio per copiato brani dei discorsi del leader laburista britannico Neil Kinnock. Quello stesso anno ebbe un doppio aneurisma.

Biden riprova le presidenziali nel 2008 ma sulla sua strada trova Obama, un candidato giovane e carismatico che conquista il campo democratico Ciò si rivela comunque una fortuna per Biden: data la sua esperienza a Washington, il giovane Barack lo sceglie come suo vice, per entrambi i suoi mandati.

Nel frattempo nel 2015 un’altra tragedia colpisce la sua famiglia: il figlio Beau, veterano della guerra in Iraq, procuratore generale del Delaware e uomo con una brillante carriera politica davanti, muore per un tumore al cervello. Joe lo cita spessissimo: «Aveva tutto il meglio di me ma senza i difetti e gli errori». Il figlio Hunter, invece, comincia ad intaccare la sua reputazione conducendo una vita a dir poco sregolata, tra alcolismo, droga e affari poco chiari.

Barak Obama
Fonte: @barakobama

Questo evento lo ha portato a non ricandidarsi alle Presidenziali del 2016, sostenendo la candidatura di Hillary Clinton.

Secondo alcuni, sarebbe stato anche Obama a scoraggiarlo, puntando tutto su un possibile presidente donna. Anche nelle ultime elezioni avrebbe rivelato di volere qualcuno di “più progressista” rispetto al conservatore Biden. Nulla togliendo alla stima che Obama nutre nel suo socio:  il rapporto tra il presidente e il suo vice è stato uno tra i più solidi che si siano registrati nella storia statunitense.

Durante un’intervista Biden raccontò che quando fu diagnosticata la malattia al figlio Beau decise di vendere la sua casa nel Delaware per sostenere i costi molto elevati derivanti dalle cure. Venutolo a sapere, Obama chiese immediatamente di incontrarlo e si offrì di pagare interamente le cure, evitando la vendita della casa di famiglia.(Wikipedia)

Nel 2017 Biden viene insignito da Obama della Medaglia presidenziale della libertà con lode, la massima onorificenza del Paese. In quell’occasione Obama disse:

“Sei stato la prima scelta che ho fatto da candidato, e la migliore”

Nel 2019 ufficializza la sua volontà di partecipare alle presidenziali del 2020.

L’8 aprile 2020, con il ritiro dell’unico sfidante rimasto in corsa, il senatore del Vermont Bernie Sanders, diviene ufficialmente il candidato democratico in pectore alle elezioni presidenziali del 3 novembre.

Il programma

Nonostante sia stato definito un conservatore, il programma di Biden è – neanche a dirlo – molto vicino alle visioni dell’ex Presidente democratico di cui è stato numero 2 per ben otto anni. Ne elenchiamo alcuni punti.

Sanità: Tra i punti salienti risulta sicuramente quello di ristabilire l’Obamacare, violentato dall’ex amministrazione Trump, allargandone la platea dei beneficiari e riattualizzandolo alla luce della pandemia in atto, rendendo, ad esempio, i tamponi e i futuri vaccini accessibili a tutti gratuitamente. Non è invece favorevole nell’approvare la riforma sanitaria Medicare for All, un progetto che renderebbe il governo il principale fornitore di assicurazioni sanitarie per i cittadini americani.

Economia: Biden si rivela d’accordo con Trump, invece nell’alzare la paga minima oraria dei lavoratori a 15 dollari. Inoltre ha minacciato di far pagare delle penali molto severe alle aziende che decidano di delocalizzare i propri stabilimenti di produzione nei prossimi mesi. Al contrario di Trump, però, il leader democratico è più aperto al commercio internazionale, come dimostrato dai trattati di libero scambio approvati durante l’amministrazione Obama, tra cui quello con la Cina, che vuole mantenere nella sostanza cambiando solo qualche punto.

Giustizia e diritti civili: Joe Biden vorrebbe eliminare la pena di morte, le carceri private e la libertà su cauzione, la quale accentua la disparità delle diverse classi sociali. Moderatamente favorevole alla protesta dell’organizzazione Black Lives Matter, è nettamente contrario a tagliare i fondi alla polizia. Sui diritti civili è pronto continuare sulla strada tracciata da Obama, garantendo i matrimoni gay e la libertà di scelta sull’aborto, nonostante la sua fede cattolica. Inoltre, è favorevole a ripristinare l’ammissione dei transgender all’interno dell’esercito.

Ambiente: Biden è un sostenitore degli accordi di Parigi e propone di aumentare la spesa a 1,7 trilioni di dollari per far raggiungere agli Stati Uniti la neutralità climatica entro il 2050

Kalama Harris
Fonte: @finacialtimes

Joe Biden, però, non è l’unico protagonista di questa vittoria. Lo è anche la sua vice, Kalama Harris.

Già da tempo il candidato dem alla Casa Bianca aveva palesato la volontà di scegliere una donna di spicco come suo vice, tanto che era circolato addirittura il nome di Michelle Obama.

Poi l’ufficialità della scelta di Kalama Harris, che oggi entra nella storia come la prima donna a ricoprire una carica così alta in politica e la prima persona nera (e asiatica), a diventare vicepresidente degli Stati Uniti.

Ha 55 anni, è figlia di un padre giamaicano e di una madre indiana, avvocato, scrittrice e anche laureata in arti presso l’Università  di Howard. 

Kalama è stata anche la prima donna a ricoprire la carica di procuratore generale dello Stato di San Francisco, Attorney general della California, e poi senatrice per i Democratici.

Con una carriera che, oltre ad essere un agglomerato di primati, è un escalation di cariche sempre più importanti, sicuramente la Harris è il giusto compromesso progressista che accompagnerà il neoeletto Biden. Kamala è stata subito sostenuta anche dall’ex presidente Obama, che l’ha definita la partner giusta per la vittoria di Joe Biden. La donna rappresenta la linea più progressista del partito grazie alle sue idee e alle sue lotte politiche.

È la prima ma non sarà l’ultima, ha twittato Emily’s List, la più grande organizzatrice statunitense dedicata al sostegno delle candidature delle donne democratiche a tutti i livelli.

Si aprirà, dunque, una nuova pagina democratica con l’inizio del 2021. Non sappiamo cosa succederà, se il nuovo presidente ed il suo vice saranno all’altezza delle aspettative mondiali. Quello di cui siamo certi è che la potenza America continua e continuerà ad interessare il mondo intero, non tanto per il suo ruolo ormai – se vogliamo  – superato dalle potenze asiatiche quanto per l’appeal che solo una regia statunitense sa dare.

Maria Cotugno

Martina Galletta

Elezioni USA: Biden a pochi punti dalla vittoria. Ma bisognerà aspettare domani per la conferma del voto postale

Quali risultati si prospettano per i candidati Doland Trump e Joe Biden? Le strategie che hanno applicato durante la campagna elettorale, basteranno per il raggiungimento dei 270 voti necessari per presa della presidenza statunitense?

Elezioni americane 2020 – Fonte:malpensa24.it

Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, si svolgono attraverso un processo complesso e articolato che vede come “diretti votanti” 538 grandi elettori, delegati di ogni nazione il cui numero è proporzionale agli abitanti residenti in ciascuno stato. Questi risultano essere il punto cardine della votazione poiché andranno formalmente ad eleggere il presidente nel mese di dicembre. La vittoria alla presidenza perciò sarà garantita se il candidato otterrà almeno 270 voti.

La notte delle elezioni

Fra la notte del 3 e del 4 novembre si sono concluse le votazioni che per la vastità territoriale degli Stati Uniti si sono articolate in due turni: partendo dalla costa est fino a coprire gli stati della California e dell’Oregon.

Il racconto live della notte elettorale – Fonte:linkiesta.it

Nonostante i dati ricavati in circa 40 stati, non è stato possibile ipotizzare in quale direzione l’ago della bilancia tendesse poichè questi elementi non presuppongono il numero minimo necessario per ottenere la presidenza, ovvero 270. Risulta chiaro perché la campagna elettorale e l’attenzione dei media internazionali si siano mossi verso i cosiddetti “stati in bilico”, territori nei quali la preferenza di uno dei due candidati può propendere da una parte o dall’altra e pertanto vestono il ruolo di migliori indicatori per stabilire a chi andrà la carica presidenziale. Bisogna tener conto che per il particolare momento di emergenza sanitaria che tutto il globo sta attraversando, molti di questi voti sono giunti per posta o per seggi anticipati, segnando ulteriormente una grande incognita sull’andamento delle elezioni.

Elezioni USA 2020 swing states – Fonte:corriere.it

Quali sono gli stati in bilico

Uno fra tanti è la Florida, la cui composizione demografica rende le elezioni sempre molto simmetriche, ne seguono per le stesse motivazioni la Pennsylvania, l’Ohio, la Georgia, il North Carolina, il Michigan, l’Arizona, il Wisconsin, il Minnesota, l’Iowa, il Nevada, il Nebraska e il Maine.

USA 2020, Trump e Biden alla sfida finale – Fonte:notizie.tiscali.it

La campagna elettorale

È sempre stata simbolo mondiale del grande patriottismo americano, ma quella appena conclusa mostra le cicatrici di una società profondamente mutata. Sono venuti i mancare quei tratti che svelavano l’umanità e l’autenticità dei candidati. Stavolta se da un lato vi era il candidato democratico Joe Biden e suoi sostenitori che agivano in conformità delle norme per il contegno dell’epidemia da coronavirus, rispettando perciò il distanziamento fisico e usando le mascherine sul viso, dall’altro Donald Trump e i suoi si sono mostrati completamente discordi al rispetto regole sanitarie.

Elezioni USA 2020 – Fonte:ilfattoquotidiano.it

Cosa servirà a Trump e a Biden per vincere

Per tutta la durata delle elezioni presidenziali statunitensi i risultati ottenuti si sono mostrati molto equilibrati tra i due candidati. Sebbene ancora non ci siano verdetti effettivi, la posizione migliore è data Joe Biden che sembra avere la strada più spianata per la corsa alla presidenza. La scorsa notte se ne è avuta la conferma e sembra proprio che dopo la vittoria ottenuta in Winsconsin e in Michigan abbia raggiunto la quota di 264 grandi elettori. Gli basta il trionfo in Arizona che lo vede già in vantaggio. Con l’Arizona, infatti, il candidato democratico si è infatti posizionato a soli sei grandi elettori dalla quota di 270, la quota necessaria per vincere.

Elezioni USA 2020, perché può vincere Biden – Fonte:quotidiano.netPer lo sfidante Trump invece il percorso risulta un po’ più arduo dell’avversario, poiché ottenendone solo 216 dalla sua parte, in palio rimarrebbe solo lo stato in bilico del North Carolina.

USA, Trump inaugura la campagna elettorale –Fonte:eastwest.eu

Accusa mossa da Donald Trump

Se da un lato il candidato democratico invita alla pazienza per il conteggio finale delle schede elettorali e del voto postale, dall’altro il repubblicano agita gli animi portando alla luce la presenza di brogli, soprattutto per quel che riguarderà il voto postale al quale si è più volte opposto.

 Il presidente americano infatti scuote Twitter con l’hashtag #StopTheSteal e #FreeAndFairElections segnalando la presenza di truffe elettorali a danno dei suoi e minacciando di rivolgersi alla Corte Suprema.  Quest’ultima, lo ricordiamo, è politicamente schierata a destra. Trump, infatti, dopo il decesso del giudice della Corte Suprema Ruth Bader Ginsburg, paladina dei diritti civili e delle donne, ha subito nominato la magistrata del Settimo Circuito Amy Coney Barrett come nuovo giudice della più alta corte statunitense, confermata poi conferma dal Senato (anch’esso a maggioranza repubblicana) con 52 voti a favore e 48 contrari.

La nomina di Coney Barrett potrebbe spostare molto a destra la sensibilità giurisprudenziale della Corte Suprema, determinando una schiacciante maggioranza conservatrice di 6 a 3.

“La scorsa notte ero avanti, spesso saldamente, in molti stati chiave, in quasi tutti quelli governati e controllati dai democratici. Poi, ad uno ad uno, i vantaggi sono magicamente scomparsi, nel momento in cui sono state contate discariche di schede a sorpresa. Molto strano”

Come tenuto, Trump si è autoproclamato vincitore – Fonte:ilpost.it

Nel discorso tenutosi davanti a 250 sostenitori invitati alla Casa Bianca continua recitando:

 “Questa è una truffa nei confronti del popolo americano…eravamo pronti a vincere queste elezioni, e francamente le abbiamo vinte”

Risulta evidente la sua autoproclamazione, nei territori i cui esiti erano incerti o ancora in corso, come legittimo trionfatore presidenziale. Lo staff di Biden ribatte alle minacce del repubblicano dichiarando

“Trump rischia una sconfitta imbarazzante se ricorre alla Corte Suprema per le elezioni. Non avremo pace finchè ogni voto non sarà contato”

America in attesa

I risultati delle elezioni si stanno facendo attendere più del normale, la causa prioritaria è quella di evitare i contagi dall’epidemia da coronavirus.

L’anomalia di quest’anno, infatti, è stata che ben 102 milioni di elettori hanno votato via voto postale, sin dai giorni precedenti al 3 novembre,. Adesso, la questione è che ogni stato conteggerà i voti a  suo modo e saranno validi i voti che arriveranno anche nella giornata di domani che saranno stati inviati entro il 3 novembre.

Ma anche la complessità del sistema elettorale americano non rende le cose certe. Ancora meno la voter suppression che abbiamo analizzato qui. Lo scrittore Andrea Scanzi ha presentato come queste elezioni mettano in luce

“ l’eterna stortura di un sistema elettorale folle, contorto e un po’ ridicolo”

Si noti come viene posto in essere l’assurdità del principio “the winner takes all”, poiché vigendo in 48 stati il sistema elettorale maggioritario, in cui chi ottiene la maggioranza automaticamente si assicura il voto di tutti i grandi elettori di quel paese, mostra la costituzionalità dell’affidamento della vittoria al candidato che ha preso meno voti dello sfidante ma che ha conquistato maggiori elettori dalla sua parte. Bisogna perciò attendere che si concluda lo spoglio delle schede elettorali – che potrebbe concludersi tra alcune ore o forse addirittura giorni – i cui risultati segneranno l’inizio di un nuovo capitolo americano.

Intanto la percezione dell’Europa è che queste elezioni siano un grande referendum tra Trump sì e Trump no. 

Biden-Trump, testa a testa. La notte più lunga – Fonte:avvenire.it

Giovanna Sgarlata