Femminismo non è una cattiva parola

Ho una maglietta che dice “Femminismo non è una cattiva parola”. 
C’è stato un momento della mia vita in cui però l’ho pensato e come me, credo qualche altra ragazza. I ragazzi che incontravo, gli amici, anche qualche amica, quando mi apostrofavano “sei una femminista: è ovvio che dici così” “si seccherà perché è una femminista convinta” mi avevano gettata nello sconforto, quasi convincendomi di essere nel torto.
Non c’era cattiveria in loro, ma il dubbio si era fatto strada nella mia mente. Fortunatamente il periodo adolescenziale è durato pochissimo, i pensieri per me innaturali sono lontani e io sono felice delle convinzioni che si sono imposte e soprattutto di quelle nuove.

Le parole sono potenti, il bisogno umano di definire le cose fisiche e non è impellente, e le parole vengono utilizzare con accezioni differenti, nel caso di “femminista” intesa come “la donna arrabbiata”.
Abbiamo superato il periodo in cui per femminista era intesa una donna che rivendicava la parità fra i sessi e l’emancipazione della donna. Oggi l’ambito è molto più ampio, mantenerci radicati ad una definizione con il mondo che cambia quotidianamente è illusorio.
Io credo che questo sia il momento più bello per essere un/una femminista.
Siamo collegati da una necessità di cambiamento nella visione sociale dell’essere umano femminile e non solo.
Oggi si tratta di vederci come esseri umani e di essere trattati con la stessa dignità.

Il movimento “Women’s march” in USA ha avuto un fortissimo impatto mediatico e politico. Le donne in USA oggi si stanno presentando, in numeri mai visti, per le elezioni politiche che vanno dai seggi locali a quelli del senato.
Qui in Italia il movimento “Non una di meno” ha prodotto “Abbiamo un piano. Piano femminista contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere.” .
Laura Boldrini ha riempito la Camera di donne giorno 25 novembre per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Questi non devono essere eventi sporadici nel nostro paese, le Camere dovrebbero avere una percentuale maggiore di donne sedute. Donne competenti si intende, come d’altronde deve essere per gli uomini.
Rendermi conto che solo 12 anni fa è stato varato il dlgs. confluito poi nel Codice delle pari opportunità uomo donna mi ha infastidito e scoraggiata ma il cambiamento sta soffiando anche qui.

 

Quando ad ottobre 2017 si è scatenata la bufera Weinstein, ero scettica sull’effetto mediatico che avrebbe avuto in Italia ma subito è stato rimpiazzato da una forte rabbia per il modo in cui Asia Argento è stata trattata ed apostrofata.
Perché Asia Argento è una donna come tante, per alcuni indicata come fortunata sotto l’aspetto economico-sociale, ma è una donna in primis che ha subito quello che molte, moltissime altre italiane subiscono quotidianamente.
Mi ha fatto arrabbiare il fatto che alcune donne l’abbiano criticata e le sue colleghe non l’abbiano sostenuta come è successo invece con Rose McGowan, Annabella Sciorra, Rosanna Arquette (la lista è veramente lunga).
E se gli italiani storcono il naso perché si tratta di questioni “contaminate” dagli stranieri, ci sono le testimonianze di diverse donne che lavoravano per “Non è la Rai”  che a 16/17 anni si sono ritrovate sbattute contro una porta, usate come regalo per figli di politici, le agenzie che le prostituivano (perché questo facevano). Sapere che dietro certi ingegni c’erano alcune volte altre donne sdegna e irrita.
E coloro che si rifiutavano vedevano troncate le proprie carriere “hai ancora il rossetto? Non ti vedremo più cara.”.
Le donne dello spettacolo oggi sono i portavoce più potenti insieme ai politici.
In Italia è necessario che il dialogo sia quotidiano e forte, siamo un paese che ha memoria corta.
Asia Argento ha rotto il “glass ceiling” del silenzio in Italia una volta per tutte.

 

https://www.youtube.com/watch?v=VtUWs6muGzg

 

Io sono nata in una famiglia che non ha mai limitato le mie azioni perché femmina ma soprattutto sono cresciuta con una tribù di amiche che mi hanno sempre spalleggiato, se non fosse stato per loro alcune volte non avrei nemmeno provato esperienze.
Sono la mia forza e la mia continua sfida e rappresentano tutto quello che i legami fra donne significano.

Sono una privilegiata in questo paese e in questa città, me ne sono resa conto da troppo poco e questo mi fa arrabbiare ancora di più, per non essermi “svegliata” prima.
Il tempo per questa sonnolenza è scaduto.
Fin da piccole siamo abituate a far finta di non sentire i commenti e i fischi, di fare attenzione la sera tornando a casa, arriva poi l’età in cui bisogna far fronte alle avances fastidiose sul luogo di lavoro da parte dei capi e colleghi. Dal clima scolastico si viene catapultate in questo.
Certo gli abusi sessuali sono ben diversi da quelle che sono avances, ciò non toglie che alcune situazioni siano sgradevoli.
Un mondo al quale ci siamo abituate non vuol dire che sia giusto.

L’altro giorno con un’amica discutevamo del fatto che un ragazzo avesse detto ad un’altra amica, riferendosi al suo abbigliamento che , parafrasando, “si era vestita apposta per far avvicinare i maschi”.
Le ragazze si vestono in primis per sé e anche se il fine fosse altro ciò non giustifica l’altro genere ad arrogarsi il diritto di essere fastidioso ed insistente quando si mostra il disinteresse. Non ho mai visto in vita mia una ragazza insistere nei confronti di un ragazzo o dirgli che si era sistemato per attirare “le femmine”.
Sono sicura di non essere l’unica ragazza che quando mette una maglietta un po’ più scollata nota gli sguardi altrui, anche l’atteggiamento. Mi ha portato ad un istintivo senso di pudore che con difficoltà abbandono.
L’abbigliamento è espressione di sé, non un’autorizzazione per gli altri ad agire liberamente.

Noi ragazze non abbiamo la stessa libertà di espressione nel definire i nostri desideri e voglie per il nostro piacere come i ragazzi. Ragazzi abbastanza lungimiranti, si rifiutano di sentirmi parlare di certi argomenti, che sono invece centro di conversazione fra loro dello stesso sesso. Se ne parla solo dal loro punto di vista ed esigenze. È un limite per entrambi per differenti motivi.

L’anno scorso ho scoperto Alba De Céspedes e la sua corrispondenza con Natalia Ginzburg sul “pozzo” in cui le donne cascano. Dialogo di qualche decennio fa che mai come oggi mi sembra attuale:

“pensavo che gli uomini lo avrebbero letto distrattamente, o con la loro vena di ironia, senza intuire l’accorata disperazione e il disperato vigore che è nelle tue parole, e avrebbero avuto una ragione di più per non capire le donne e spingerle ancora più spesso nel pozzo. Ma poi ho pensato che gli uomini dovrebbero infine tentare di capire tutti i problemi delle donne; come noi, da soli, siamo sempre disposte a tentare di capire i loro. […] del resto – tu non lo dici, ma certo lo pensi – sono sempre gli uomini a spingerci nel pozzo; magari senza volerlo.
Ti è mai accaduto di cadere nel pozzo a causa di una donna? Escludi naturalmente le donne che potrebbero farci soffrire a causa di un uomo, e vedrai che, se vuoi essere sincera, devi rispondere di no. Le donne possono farci cadere nell’ira, nella cattiveria, nell’invidia, ma non potranno mai farci cadere nel pozzo.
Anzi, poiché quando siamo nel pozzo noi accogliamo tutta la sofferenza umana che è fatta , prevalentemente, dalla sofferenza delle donne, siamo benevole con loro, comprensive, affettuose.
Ogni donna è pronta ad accogliere e consolare un’altra donna che è caduta nel pozzo: anche se è una nemica […] uomini a spingerci nel pozzo. I figli pure sono uomini, e i fratelli, i padri; ed essi tutti con le loro parole, e più ancora con i loro silenzi, ci incoraggiano a cadere nel pozzo smemorante ove loro non possono raggiungerci e noi possiamo esser sole con noi stesse”

Ero totalmente ignorante di questa scrittrice italo-cubana e della sua vita incredibile. La persona che me l’ha fatta scoprire l’ha conosciuta grazie al corso di studi in Lettere e filosofia.
Perché in Italia il sistema scolastico non ci fa studiare queste fini penne e menti? Alle due citate possiamo aggiungere Goliarda Sapienza, Sibilla Aleramo e Giovanna Cecchi d’Amico, sceneggiatrice di moltissimi film (Il gattopardo, Ladri di biciclette, Bellissima, Rocco e i suoi fratelli giusto per nominarne un paio).
La scuola è il luogo dove ci formiamo culturalmente , è il luogo che avrà più influenza sulle nostre persone oltre la famiglia. È il luogo in cui si creano anche i legami di amicizia che ci si porterà dietro accomunando persone affini.
È qui che la conoscenza del pensiero femminile dovrebbe avere accesso, non solo all’università.
Virginia Woolf in “Una stanza tutta per sé” notava proprio questa mancanza, con la storia inventata della sorella di Shakespeare.
È la cultura a fare la differenza nella percezione dell’altro.

Siamo il paese in cui la presidente della camera è una donna, di Emma Bonino, Concita De Gregorio, Dacia Maraini, Susanna Camusso ed Emma Mercegaglia, personalità notevoli nei diversi campi di espressione.
Ma siamo anche il paese di Lucia Annibali, Gessica Notaro, Serafina Strano, Sara Dipietrantonio e delle 84 donne uccise in 9 mesi, 8.480 denunce stalking, 3mila violenze sessuali nel 2017.

Il femminismo è solidarietà, accoglienza e supporto.
Gli slogan sono utili, per la chiarezza del messaggio, e le persone che si fanno portavoce ancora di più perché infondono coraggio.
Non siamo tutte Malala ma siamo donne e abbiamo il diritto di dire la nostra e fare il possibile. Anche gli uomini.
Si tratta della nostra crescita come popolo, “ci colpiamo noi mamme” mi ha detto una signora tempo fa. In parte, ci colpiamo noi figli se con il nostro intelletto e volontà non cambiamo questa condizione.
Il cambiamento non sarà immediato si agisce sempre per il futuro.
In questo flusso di parole spero troviate almeno una verità, affermazione a voi vicina che instilli in voi il desiderio del cambiamento e far comune questa battaglia.
Dialogo per raccogliere più opinioni possibili e conseguente azione per non scadere nella ostentazione di buoni propositi.

The Times They Are a-Changin’ non sono gli anni ’60, ma sono tempi di rivoluzione.

 

Arianna De Arcangelis

Una settimana dai Golden Globe, cosa rimarrà?

La scorsa domenica si è svolta la manifestazione che viene considerata una sorta di “anticamera”, prima di entrare nel turbinio della premiazione per eccellenza di Hollywood, ovvero l’Academy Award, per gli amici Oscar.

Dopo una settimana, oltre a vincitori e premi a film e serie tv, molti dei quali non sono ancora arrivati in Italia (come spesso accade, grazie alla distribuzione), cosa resta di questa notte a Hollywood?
James Franco e Tommy Wiseau sul palco insieme, sicuramente è un siparietto indimenticabile e simpatico, ma non è la cosa fondamentale da ricordare.

Un red carpet più sobrio e tinto di nero. Uomini e donne tutti uniti nel “lutto”, per dimostrare rispetto in questo anno segnato dagli scandali sessuali decine e decine di confessioni di molestie e abusi, avvenuti anche in passato, ma che nel 2017 hanno visto la luce.
Tutti indossano la spilla dell’associazione Time’s Up che fornisce supporto legale contro la violenza sulle donne e la disuguaglianza in ambito economico e lavorativo.

le attiviste e le attrici che hanno fondato Time’s up.
Gary Oldman vincitore come miglior attore protagonista con la spilla di Time’s up. Moltissimi uomini hanno dimostrato il loro supporto.

 

Ogni intervento, ogni discorso di presentazione e ringraziamento sono volti a spronare chi subisce violenza e ingiustizia a parlare, a non avere paura, e a sottolineare quanto la società dovrebbe ascoltare queste richieste di aiuto.

Una menzione speciale per il Golden Globe alla carriera, ovvero il Cecil B. De Mille Award, ad Oprah Winfrey: è la prima donna afroamericana a ricevere questo onore.
Standing ovation per il toccante discorso, in cui viene ricordata anche Rece Taylor.

https://www.youtube.com/watch?v=fN5HV79_8B8

Forse il mondo patinato di Hollywood sta cambiando, forse hanno deciso di non tenere gli occhi chiusi su questioni che erano a conoscenza di tutti, ma in questa giostra di politicamente corretto e parole toccanti, c’è un barlume di speranza.
Resta da chiedersi, cosa rimarrà tra un anno o due di questi buoni propositi.

Ecco, per onor di cronaca, la lista completa di tutte le categorie (e di tutti i vincitori) in ordine di premiazione:

 

Miglior attrice in una mini-serie o film per la televisione

  • Jessica Biel, The Sinner
  • Nicole Kidman, Big Little Lies
  • Jessica Lange, Feud: Bette and Joan
  • Susan Sarandon, Feud: Bette and Joan
  • Reese Witherspoon, Big Little Lies

 

Miglior attore non protagonista

  • Willem Dafoe, The Florida Project
  • Armie Hammer, Chiamami col tuo Nome
  • Richard Jenkins, La Forma dell’Acqua
  • Christopher Plummer, Tutti i Soldi del Mondo
  • Sam Rockwell, Tre Manifesti a Ebbing, Missouri

 

Miglior attrice in una serie commedia o musicale

  • Pamela Adlon, Better Things
  • Alison Brie, GLOW
  • Rachel Brosnahan, The Marvelous Mrs. Maisel
  • Issa Rae, Insecure
  • Frankie Shaw, SMILF

 

Miglior attrice in una serie drammatica

  • Caitriona Balfe, Outlander
  • Claire Foy, The Crown
  • Maggie Gyllenhaal, The Deuce – La Via del Porno
  • Katherine Langford, Tredici
  • Elisabeth Moss, The Handmaid’s Tale

 

Miglior attore in una serie drammatica

  • Jason Bateman, Ozark
  • Sterling K. Brown, This Is Us
  • Freddie Highmore, The Good Doctor
  • Bob Odenkirk, Better Call Saul
  • Liev Schreiber, Ray Donovan

 

Miglior serie drammatica

  • The Crown
  • Il Trono di Spade
  • The Handmaid’s Tale
  • Stranger Things
  • This Is Us

 

Miglior attore non protagonista

  • David Harbour, Stranger Things
  • Alfred Molina, Feud: Bette and Joan
  • Christian Slater, Mr. Robot
  • Alexander Skarsgard, Big Little Lies
  • David Thewlis, Fargo

 

Miglior colonna sonora originale

  • Tre Manifesti a Ebbing, Missouri
  • La Forma dell’Acqua
  • Il Filo Nascosto
  • The Post
  • Dunkirk

 

Miglior canzone originale

  • “Home,” Ferdinand
  • “Mighty River,” Mudbound
  • “Remember Me,” Coco
  • “The Star,” Gli eroi del Natale
  • “This Is Me,” The Greatest Showman

 

Miglior attrice non protagonista

  • Laura Dern, Big Little Lies
  • Ann Dowd, The Handmaid’s Tale
  • Chrissy Metz, This Is Us
  • Michelle Pfeiffer, The Wizard of Lies
  • Shailene Woodley, Big Little Lies

 

Miglior film d’animazione

  • Baby Boss
  • The Breadwinner
  • Coco
  • Ferdinand
  • Loving Vincent

 

Miglior attrice non protagonista

  • Mary J. Blige, Mudbound
  • Hong Chau, Downsizing – Vivere alla Grande
  • Allison Janney, I, Tonya
  • Laurie Metcalf, Lady Bird
  • Octavia Spencer, La Forma dell’Acqua

 

Miglior sceneggiatura

  • La Forma dell’Acqua
  • Lady Bird
  • The Post
  • Tre Manifesti a Ebbing, Missouri
  • Molly’s Game

 

Miglior film straniero

  • A Fantastic Woman
  • Per Primo Hanno Ucciso mio Padre
  • In the Fade
  • Loveless
  • The Square

 

Miglior attore in una mini-serie o film per la televisione

  • Robert De Niro, The Wizard of Lies
  • Jude Law, The Young Pope
  • Kyle MacLachlan, Twin Peaks
  • Ewan McGregor, Fargo
  • Geoffrey Rush, Genius

 

Miglior serie commedia o musicale

  • Black-ish
  • The Marvelous Mrs. Maisel
  • Master of None
  • SMILF
  • Will & Grace

 

Miglior attore in una commedia

  • Anthony Anderson, Black-ish
  • Aziz Ansari, Master of None
  • Kevin Bacon, I Love Dick
  • William H. Macy, Shameless
  • Eric McCormack, Will & Grace

 

Miglior regia

  • Guillermo del Toro, La Forma dell’Acqua
  • Martin McDonagh, Tre Manifesti a Ebbing, Missouri
  • Christopher Nolan, Dunkirk
  • Ridley Scott, Tutti i Soldi del Mondo
  • Steven Spielberg, The Post

 

Miglior mini-serie o film per la televisione

  • Big Little Lies
  • Fargo
  • Feud: Bette and Joan
  • The Sinner
  • Top of the Lake: China Girl

 

Miglior attrice in una commedia

  • Judi Dench, Victoria & Abdul
  • Helen Mirren, Ella & John – The Leisure Seeker
  • Margot Robbie, I, Tonya
  • Saoirse Ronan, Lady Bird
  • Emma Stone, La Battaglia dei Sessi

 

Miglior film commedia o musicale

  • The Disaster Artist
  • Scappa – Get Out
  • The Greatest Showman
  • I, Tonya
  • Lady Bird

 

Miglior attore in un film drammatico

  • Timothée Chalamet, Chiamami col tuo Nome
  • Gary Oldman, L’ora più buia
  • Daniel Day-Lewis, Il Filo Nascosto
  • Denzel Washington, Roman J. Israel, Esq.
  • Tom Hanks, The Post

 

Miglior attrice in un film drammatico

  • Jessica Chastain, Molly’s Game
  • Sally Hawkins, La Forma dell’Acqua
  • Frances McDormand, Tre Manifesti a Ebbing, Missouri
  • Meryl Streep, The Post
  • Michelle Williams, Tutti i Soldi del Mondo

 

Miglior film drammatico

  • Chiamami col tuo Nome
  • Dunkirk
  • The Post
  • La Forma dell’Acqua
  • Tre Manifesti a Ebbing, Missouri

 

Saveria Serena Foti

 

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e la proposta del movimento “Non una di meno”

Oggi è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Le ricorrenze di questo tipo sono utili per grandi manifestazioni, dibattiti, servono per rendere ancora più noto alla comunità che un movimento, un insieme di persone, sempre più forte e cospicuo, c’è.

A livello internazionale oggi si discute molto dopo le denunce contro Harvey Weinstein ma le violenze e gli abusi non esistono solo sui “divani dei produttori” e nel mondo del cinema.
Ci sono in qualunque luogo di lavoro e nella privacy delle case: è ora che “i riflettori” si accendano definitivamente anche su questi luoghi.
Un movimento femminista italiano esiste: donne giovani, preparate e disposte al dialogo intergenerazionale e fra generi. Sì GENERI.
Il movimento “Non una di meno” ha prodotto, a seguito di una serie di assemblee svoltesi in tutta Italia: “Abbiamo un piano. Piano femminista contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere.” un documento che si apre con una considerazione sulla lingua italiana e l’utilizzo dei generi maschile e femminile.


I lettori che non sono a conoscenza di queste evoluzioni sociali si dovranno sforzare un po’ per adottare questo nuovo punto di vista che inizialmente sembrerà distante ma in realtà è molto più razionale e ragionevole degli schemi sociali e linguistici a cui siamo abituati.

“Il linguaggio non è solo un’istituzione sociale o uno strumento di comunicazione, ma anche un elemento centrale nella costruzione delle identità, individuali e collettive.
La lingua italiana è una lingua sessuata, che già dalla sua grammatica riproduce e istituisce un rigido binarismo di genere (tra nomi, pronomi e aggettivi che cambiano a seconda se maschili o femminili) e una specifica gerarchia, in cui predomina il maschile, presentato come universale e neutro.
In questo Piano abbiamo scelto di svelare la non neutralità del maschile utilizzando non solo il femminile, ma anche la@ per segnalare l’irriducibilità e la molteplicità delle nostre differenze. Consapevoli che le lingue mutano e si evolvono, proviamo a rendere il nostro linguaggio inclusivo per avere nuove parole per raccontarci e per modificare i nostri immaginari.”

Pluralismo di visioni, generazioni, luoghi fisici e quindi cultura ed esperienze.
Sono 12 capitoli articolati in proposte per superare violenze, discriminazioni in tutti gli ambiti della quotidianità, partendo dal linguaggio passando per la scuola, il lavoro e il diritto alla salute (reddito di autodeterminazione per le donne che decidono di uscire dalla violenza; investimenti sulla formazione e su percorsi di educazione nelle scuole e nelle università che mettano in discussione e superino il “binarismo di genere” e gli stereotipi di genere; eliminazione dell’obiezione di coscienza per l’interruzione volontaria di gravidanza negli ospedali pubblici; finanziamenti ai consultori per garantire l’accesso alla contraccezione, all’informazione e alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili; banca dati per monitorare le differenze di retribuzione salariale; banca dati sulle molestie nei posti di lavoro).

“Quando affermiamo che la violenza è sistemica, intendiamo dire che le sue forme di espressione sono molteplici e trasversali: toccano infatti tutti gli ambiti delle nostre vite intrecciandosi continuamente tra di loro.”.


In allegato trovate il Piano, sono 57 pagine che si leggono d’un fiato.
https://nonunadimeno.files.wordpress.com/2017/11/abbiamo_un_piano.pdf

Per gli interessati oggi alle ore 17 alla Galleria Vittorio Emanuele ci sarà un sit-in con vari interventi organizzato dalla sezione Messina di Non una di meno.
Lunedì 27 novembre alle ore 9.30 presso l’aula “L. Campagna” del Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche, verrà presentato il volume “La violenza contro le donne nella storia. Contesti, linguaggi, politiche del diritto (secoli XV-XXI)” confronto organizzato dal gruppo delle Storiche delle istituzioni politiche dell’Università di Messina in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ricordando Antonella Cocchiara.

“Girls just wanna have fun-damental rights”.

 

Arianna De Arcangelis

Cinque categorie di Uomini e Donne: istruzioni per l’ (ill)uso

Una delle ultime sere calde di questo autunno, mi sono ritrovata con la squadra di Radio UniVersoMe a casa di uno di noi per passare una rilassante cena tra amici. Sapete come vanno queste cose: cibo, amici, buon vino e si inizia a parlare della vita.

12891156_797535967048196_5039322114038742615_o

No, non è vero. Si inizia a parlare di sesso, di uomini e di donne (e più l’alcool sale e più le cose diventano difficili).

Cosa ne è uscito? Che gli uomini dividono le donne in categorie e lo stesso fanno le donne. Perciò non potevo non approfittarne.

Quindi, ecco a voi le 5 categorie di Uomini & Donne (no maria, io esco):

1- Scrofe/Porci: con tutto il rispetto per questa coppia di suini, a quanto pare siamo d’accordo che alcuni esseri umani ne rispecchiano le caratteristiche. I ragazzi intendono, ovviamente, quelle fisiche: ma comunque, in guerra e carestia, ci pensa il pene e così sia. Noi donne, invece, intendiamo quei ragazzi sudaticci e inquietanti che ti fissano mentre si scavano il naso. Nel nostro caso, però, essendo il nostro apparato genitale intelligente, scappiamo a gambe levate;

2- Galline/Galletti: i senza cervello. Nel descrivere le galline, uno dei ragazzi, si è esibito in una serie di versi e smorfie da ritardato mentale. Insomma, sarebbero le ragazze che ti rispondono “oh, e si mangia?” se parli di Shakespeare, o ti dicono ‘’voglio sposare un calciatore per diventare una VIPS’’ (con tanto di S finale). I galletti, invece, sono quei ragazzi che si esibiscono in ‘’alzamento della cresta’’ accompagnata da ‘’ballo del pavone storpio’’, mentre raccontano delle auto e dei soldi del papi. Poveracci.

3- Cetacei/Nerd: il contrario della categoria precedente, i brutti con il cervello. La cosa bella, però, è che se il cervello lo si sa usare può conquistare più della bellezza. O una cosa del genere. L’importante è tromb… (io, comunque, ho un debole per i nerd)

4- Carine/Carucci: questa categoria è rappresentata da quei ragazzi e ragazze che hanno un ottimo potenziale di bellezza, umorismo e intelligenza ma non lo sanno. A quanto pare quelle carine sono le ragazze che hanno un gran fondoschiena (e non lo sanno), si girano e ti sorridono e sono stupende (e non lo sanno), ti fanno arrivare il sangue al cervello e al pene (e non lo sanno). Per i ragazzi la situazione si equivale. E la non consapevolezza di quel cucciolotto fa scattare la ‘’sindrome della croce rossina’’ e tanti saluti.

5-Donna/Uomo: evviva la funcia, direte voi. Ma questa categoria è la più rara. Sono dei pokemon rari. Sono LA persona, la metà della mela, il principe azzurro o la principessa, l’anima gemella, l’esclamazione ‘’OH MIO DIO, UNA GIOIA’’. L’uomo o la donna della propria vita. E, quindi, inesistenti.

Ve lo dico io cosa bisogna fare: bere e rimanere single.

SAPEVATELO.

Elena Anna Andronico

Abbatti lo Stereotipo: Maschi vs Femmine

10149968_10203425995760220_879987772_n

Tanto tempo fa, i marziani e le venusiane si incontrarono, si innamorarono e vissero felici insieme perché si rispettavano e accettavano le loro differenze. Poi arrivarono sulla terra e furono colti da amnesia: si dimenticarono di provenire da pianeti diversi.

John Gray.

Uomini e donne, maschi e femmine, bianco e nero, acqua e fuoco, terra e cielo. Fin dalla prima notte dei tempi le due categorie si sono confrontate in una continua lotta per imporre i propri diritti e dire ‘’siamo noi il sesso forte’’, senza che nessuno, ancora, abbia capito chi lo è davvero.

Poi un giorno sono arrivati due piccoli idioti e hanno deciso di mettere da parte il loro orgoglio di uomo e donna e difendere le categorie opposte: di nuovo insieme, Alessio ed Elena, hanno provato ad abbattere gli stereotipi che, da quando ognuno di noi prende consapevolezza di cosa ha tra le gambe e di che poteri o debolezze gli conferirà, circondano tutti noi.

Forse è per questo che stanno parlando in 3° persona: per non litigare ancora una volta e uscire fiduciosi di dare una svolta al mondo.

(no, non è vero, non avete idea di quanto sia stato difficile per entrambi una cosa del genere. Abbiamo avuto bisogno di 4 cicchetti a testa per riprenderci)

E quindi ecco a voi i 5 stereotipi maschili e i 5 stereotipi femminili sfatati una volte per tutte!

 

  1. Donna al volante pericolo costante. Questa è pericolosa: ho visto troppe donne arrabbiarsi e dispensare schiaffi per essere state sottovalutate al volante. Tanti hanno in mente la scena in cui la ragazza in questione ha difficoltà ad interpretare i segnali stradali o impiega 15 minuti e 43 manovre per un semplice parcheggio, per sistemare la propria automobile con cura. Solo io conosco un buon numero di ragazze che guidano con l’esperienza di un camionista dell’Illinois e che parcheggiano senza problemi anche nel luogo più angusto possibile? Nota a margine: la ragazza che sa guidare tende a vantarsene in modo esagerato.
  2. Parlano sempre di calcio. No, non è vero: non tutti gli uomini parlano sempre e solo di calcio, figa, birra e quanto altro. Alcuni sanno anche parlare di altro: la maggior parte di essi sono nerd oppure sono fissati coi motori e quindi parleranno solo di motori ma ALMENO È ALTRO. L’unico problema è che non si può sapere se parlano d’altro perché siete al primo appuntamento o se hanno davvero una cultura un poco più evoluta. Bisogna solo aspettare, ragazze. Comunque, apprezzate lo sforzo e, come premio, dategli 5 minuti al giorno per sfogarsi sul calcio con il proprio migliore amico .

 

 

  1. Sono rompicoglioni e pazze. Qui, più che un paragrafo, ci sarebbero da scrivere trattati, tesi di laurea, manuali di sociologia. “E com’è?” – “Mah, simpatica per carità, ma a me sembra pazza!” – “Che ti aspettavi? È femmina!”. Sì, è un classico, stereotipato, dialogo tra uomini. Andrebbe scritto un ulteriore trattato su quanto questi ultimi giochino a vestire i panni del Superuomo, mi limito ad esternare il mio pensiero: chi più chi meno, siamo tutti rompicoglioni e pazzi. Senza distinzioni di sesso. Anche se le donne forse un po’ di più.
    Uomo_Donna
  2. Non sanno fare due cose contemporaneamente. Ora che io e Micalizzi ci sopportiamo poco non è una novità. Ma il fatto che ci siamo vendicati l’uno dell’altra scegliendo gli stereotipi più difficili da abbattere è chiaro a tutti, no? Ok, gli uomini, poveretti, non sono multitasking come noi e questo non è uno stereotipo ma un dato di fatto. Stanno là e, sia che fissano un culo sia che stiano scrivendo un trattato di storia antica con i geroglifici, la restante parte del loro cervello si spegne, assorta solo in quell’unico compito. PERO’, c’è sempre un momento nella vita in cui riescono ad accendere anche le altre parti del loro cervello: quando devono farlo. Si chiama spirito di sopravvivenza. L’ho visto in mio papà: mamma non c’era e lui cucinava, parlava al telefono, metteva il guinzaglio al cane e si grattava la chiappa sinistra contemporaneamente. Lo sanno fare… il problema è che non vogliono farlo.

 

  1. Non capiscono niente (soprattutto quando si parla di sport). Altra stupida frase standard da litigio di coppia: gli studiosi stanno ancora cercando di capire perché pensiamo che le donne non capiscano nulla.Forse perché il giorno del nostro anniversario preferiscono una cena romantica alla semifinale di Champions League. Certo, forse è la nostra forma mentis deviata, ma sarebbe opportuno che anche loro si mettessero nei nostri panni: ti giochi il primo posto del fantacalcio all’ultima giornata, e anziché fartela gustare con i tuoi amici tra sputi, schiaffi ed ingiurie indicibili, ti vorrebbero obbligare ad andare a fare altro, così, perché è domenica. Poi, spazientite, se ne escono dicendo: “Ma che gusto c’è? Mica giochi tu! Fanculo tu e il tuo Maccarone, la prossima volta che hai casa libera chiama lui”. Ragionamento tutto a loro favore, da qualsiasi punto di vista lo si metta. Eccezion fatta per il nostro. Grazie ancora per questa grande annata Big Mac.

 

  1. Non ci ascoltano MAI, ci guardano solo le tette. Questa è facile: non è per cattiveria, ragazze, ma quelle che meritano davvero di non essere mai guardate negli occhi sono davvero in poche. C’è poco da guardare quando hai una zero della primizia o quando loro stessi hanno più tette di voi. Ecco, forse tendono ad ascoltarci di più quando assumiamo un tono minaccioso ma, come detto prima, almeno ci provano. E poi, in verità, la maggior parte non vede l’ora che ce ne andiamo per ammirarci il culo. Se trovate quello che vi ascolta, vi risponde in maniera sensata e poi vi chiede di fargli guardare il culo (o di toccarvi le tette) beh, tenetevelo stretto.

 

  1. Non sono mai puntuali. Tra i mille difetti imputabili all’universo femminile, l’essere eternamente in ritardo risulta essere uno dei più stereotipati. Impazza nelle pubblicità e nelle sit com americane l’immagine della donna che perde tempo a truccarsi mentre il proprio uomo la attende sotto casa. O al bar. O al ristorante. Ovunque direi. Sfatiamo lo stereotipo: alcune di loro non perdono tempo, tutt’altro: arrivano il prima possibile all’appuntamento per poterti rinfacciare la propria puntualità.

 meeting_26

  1. Sono tutti uguali: maniaci, traditori, porci e mammoni. Ahia, anche questa è difficile. Diciamo che la maggior parte, a malincuore, lo è davvero. Ma ricordiamo sempre che, da qualche parte, c’è l’eccezione che conferma la regola. Bisogna grattare un po’ la superficie: ho conosciuto ragazzi dolci e profondi, monogami, teneri. Il problema sta che, ammetto, mi sono annoiata dopo 5 minuti. Quindi, forse, siamo anche noi le stronze che li vogliono proprio così maniaci, traditori e porci e quelli bravi e buoni li snobbiamo che ‘’manco se fossi l’ultimo sulla terra vorrei stare con te?’’ (per il mammone non posso fare niente, ci ho provato, davvero, ma sono tutti innamorati della loro mamma).

 

  1. Il ciclo. Le vedi sfrecciare a 150 km/h tagliando la strada a chiunque, per poi mandarlo a quel paese. Ti riempiono di insulti gratuitamente. Ti rispondono male, e vogliono essere comprese. Iniziano a contorcersi per il dolore insultandoti ancora di più perché l’universo maschile non proverà mai nulla del genere. Non vogliono essere contraddette. Piangono all’improvviso. Ora, provate a fare una summa di tutti questi comportamenti, traslateli al maschile, la causale è la propria squadra del cuore che esce in finale di Champions League. Il risultato? Forse non siamo così diversi.

 

  1. E’ sempre colpa loro. Se dopo questo articolo gli uomini non decidono di erigere una statua dedicata a me io, davvero, non so cosa combino. Ecco, ragazzi che leggete UniVersoMe, una donna che prende tutto il suo orgoglio, prende un respiro profondo e ammette: non è sempre colpa vostra. A volte noi ci rendiamo delle insopportabili principesse viziate che non si vogliono fare capire, che non vi vogliono ascoltare e che vi vogliono semplicemente dare fastidio. Quando si litiga, a volte, è perché diamo per scontato che dovete limitarvi e punto, perché veniamo prima noi. Quindi, ok, va bene, non è sempre colpa vostra.

 

(comunque sto parlando sempre di casi limite. Non sarà sempre colpa vostra, ma la maggior parte delle volte, con il senno del poi, AVEVAMO COMUNQUE RAGIONE NOI)

 

Un abbraccio.

Elena Anna Andronico

Alessio Micalizzi