Decreto Coronavirus: le disposizioni del Rettore

Tenendo conto delle indicazioni pervenute in data 4 marzo 2020  dalle Autorità nazionali e dopo la conferenza della Crui, alla presenza del Ministro dell’Università Gaetano Manfredi, si dispone che sono questi gli elementi che tutte le Università italiane terranno in grande attenzione:salute, Servizi e attenzione verso le persone più deboli.

Nello specifico il rettore, prof. Salvatore Cuzzocrea,  precisa che l’Università è aperta ma l’inizio delle lezioni previsto per il 9 marzo è stato rinviato al 16 marzo, tutte le altre attività sono garantite con le accortezze previste dal decreto della Presidenza del Consiglio.

Provvedimenti fino al 15 marzo.

Lezioni

L’inizio delle lezioni previsto per il 9 marzo è stato rinviato al 16 marzo.

Esami

Gli esami saranno garantiti in piccoli gruppi, come da calendario.

Lauree

Alle sedute degli esami di laurea, fino al 15 marzo,  avranno accesso esclusivamente i laureandi. Il rettore comunque si impegna a garantire la proclamazione pubblica nel corso di una cerimonia che si svolgerà al termine della sospensione.

Viaggi di istruzione

Sono sospesi i viaggi e le mobilità Erasmus sia sul territorio nazionale che estero, così come lo svolgimento di tirocini curriculari ed extracurriculari fuori dal territorio regionale.

 Ricevimento studenti

Sono sospese le attività di ricevimento studenti, che possono svolgersi con l’attivazione di forme di colloquio a distanza (mail, skype, etc).

Biblioteche e aule studio

È sospeso l’utilizzo collettivo delle aule studio e delle sale di lettura delle biblioteche di tutte le sedi dell’Ateneo e dei Dipartimenti. Sarà attivo il solo servizio di prestito.

Manifestazioni o iniziative

Sono sospese tutte le manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, sia in luoghi chiusi sia aperti al pubblico, di carattere culturale, scientifico e formativo quali, a titolo esemplificativo, convegni, eventi, seminari, Open day , Erasmus day etc.

Concorsi

È disposto che le procedure concorsuali, quando possibile, siano espletate in modalità telematica.

Formazione area medico-sanitaria

Prosegue regolarmente l’attività svolta dagli specialisti in formazione delle discipline di area medico-sanitaria. Sono, infatti,  esclusi dalla sospensione i corsi post universitari connessi con l’esercizio di professioni sanitarie, i corsi di formazione specifica in medicina generale, le attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie e le scuole di specializzazione.

Missioni

Sono sospese le missioni del personale universitario, salvo  casi eccezionali

Ricevimento del pubblico presso le strutture amministrative

Con riferimento al personale che presta la propria attività in uffici per il ricevimento del pubblico (es. segreterie studenti), si raccomanda di evitare il sovraffollamento dei locali, assicurando la frequente areazione degli stessi, di utilizzare, ove esistenti, gli sportelli con vetro di protezione e, comunque, di mantenere un’adeguata distanza dall’utente evitando di impiegare soggetti particolarmente esposti, per patologie preesistenti, al rischio da contagio.

Studio italiano all’Oms: Coronavirus in circolo già da Ottobre

A distanza di circa dieci giorni dalla prima diagnosi di Coronavirus in Italia, si contano oltre 2000 contagiati, dislocati su tutto il territorio nazionale.
Di fronte alla crescita esponenziale dei contagi, vacilla l’ipotesi dell’esistenza di un vero e proprio “paziente zero” e ci si chiede a quando risalga effettivamente l’inizio della diffusione del virus, in Cina e nel nostro Paese.

L’inizio e l’evoluzione del contagio

L’epidemia di SARS-CoV-2 è unica nella storia delle malattie infettive umane non solo perché è causata da un nuovo virus, ma anche per la disponibilità immediata di dati epidemiologici e genomici, che sono presenti su piattaforme accessibili a tutti.

Proprio grazie all’elaborazione di questi dati, un gruppo di ricercatori italiani del Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche dell’Ospedale Sacco di Milano e del Centro di Ricerca di Epidemiologia e Sorveglianza Molecolare delle Infezioni dell’Università Statale del capoluogo lombardo ha ricostruito la filogenesi del virus lavorando sulle “variazioni del genoma virale”. 

Il loro lavoro, che verrà pubblicato sul Journal of Medical Virology, ha consentito di stabilire il periodo in cui il virus ha cominciato a circolare e di ricostruire la diffusione dell’infezione nei primi mesi dell’epidemia in Cina.

Gli autori hanno condotto un’ indagine epidemiologico-molecolare, basandosi sull’analisi di 52 genomi completi del Coronavirus SARS-Cov-2 depositati nelle banche internazionali di dati genetici fino al 30 gennaio 2020.

I risultati di questo studio mostrano che il Coronavirus sarebbe presente in Cina già da metà ottobre, diverse settimane in anticipo rispetto ai primi casi di polmonite virale. La sua diffusione avrebbe registrato una vera e propria accelerazione nel mese di dicembre.

Un’analisi matematica

E’ stato possibile ricostruire l’andamento del contagio analizzando parametri epidemiologici fondamentali.
Uno di questi è il numero riproduttivo di base (R con zero) che indica il numero di persone che, in media, ogni individuo infetto contagia a sua volta. La situazione ideale si ha quando R0 è inferiore a 1: se ogni infetto non contagia almeno un’altra persona, la diffusione si arresta da sola. Se, al contrario, R0 è maggiore di 1, anche di poco, siamo in presenza di un principio di epidemia. 

Da questa analisi è emerso che da un numero riproduttivo inferiore a 1, a dicembre il virus è passato a 2.6, oggi tra 2.2 e 2.9. Secondo i ricercatori, le cause dell’aumento di questo parametro potrebbero risiedere nei cambiamenti genomici che hanno permesso al virus di trasmettersi in modo più efficace da uomo a uomo oppure nelle caratteristiche della popolazione colpita.

I primi casi anomali

Quando si cerca di risalire al periodo in cui un nuovo virus può aver iniziato a circolare in una popolazione, un campanello d’allarme è rappresentato dalla comparsa localizzata e simultanea di un numero anomalo di casi delle manifestazioni patologiche che il virus può causare.

In Cina, per esempio, a destare i primi sospetti sulla presenza di un nuovo patogeno è stata la registrazione di molti casi di polmonite virale nel giro di pochi giorni.

Similmente, in Italia, si è scoperto che nell’ultima settimana di dicembre, nell’ospedale di Piacenza, a pochi km da Codogno e Casalpusterlengo, i primi focolai italiani, si sono avuti oltre 40 casi di polmonite, un picco assolutamente anomalo. Tuttavia, i sintomi dei pazienti sono stati confusi e curati come quelli delle influenze di stagione o di polmoniti comuni. La maggioranza è guarita, ma nel sangue sono rimaste le tracce degli anticorpi contro il Covid-19, a dimostrazione del fatto di essere stati già infettati.

Sulla base di questi accertamenti, si deduce che il virus è presente in Italia da molto prima della diagnosi del “paziente uno” e abbia avuto un’iniziale diffusione silente.

Come evolverà l’epidemia in Italia

Secondo un’analisi tecnica della diffusione del nuovo Coronavirus in Italia, realizzata dal biologo Enrico Bucci e da due fisici, Enzo Marinari e Giorgio Parisi, l’epidemia si troverebbe ancora nella sua fase iniziale. Considerando soltanto i casi gravi (in terapia intensiva ed i decessi) dal 24 febbraio al 1 marzo, i tre esperti hanno dimostrato che il tempo in cui i casi raddoppiano è di 2,4 giorni. La rapida crescita del numero dei casi critici, dei pazienti ospedalizzati e dei positivi al nuovo Coronavirus registrata negli ultimi giorni, potrebbe rallentare entro una o due settimane.

Grafico tratto dall’analisi di Enrico M. Bucci insieme a Enzo Marinari e Giorgio Parisi

L’evoluzione della situazione del nostro Paese dipenderà da quanto si dimostreranno efficaci le misure di contenimento adottate, dal rispetto da parte di ciascuno delle ordinanze istituzionali e delle regole di igiene.

Negli ultimi giorni si è aperta una faglia tra chi accetta quanto viene disposto dalle istituzioni e chi grida alla «psicosi collettiva». In realtà, proprio l’analisi matematica dell’andamento di questa epidemia, ci aiuta a capire che le misure restrittive messe in atto non sono affatto «esagerate».
Nel momento in cui queste misure venissero allentate o disattese è probabile che i valori di R0 tornerebbero ad innalzarsi nuovamente e il contagio ricomincerebbe a diffondersi.

I prossimi giorni saranno quindi cruciali per capire se si andrà verso una crescita incontrollata di casi oppure se saranno rilevati i primi segni di un rallentamento.

Federica Nuccio

 

Domani è un altro giorno

Il 30 ottobre 1938 lo sceneggiato radiofonico “La guerra dei mondi” di Orson Welles generò la fuga di un
discreto numero di cittadini e un notevole disordine cittadino. Cosa aveva di tanto spaventoso da provocare una  reazione tale?

L’adattamento del romanzo di H.G. Wells d’inizio secolo interruppe bruscamente il consueto programma di
musica serale con una serie di comunicati che ricalcavano i toni del giornale radio. Questi riportavano notizie in tempo reale di creature aliene appena atterrate in una fattoria del New Jersey, dando aggiornamenti continui circa la natura ostile della loro visita.

La guerra dei mondi. Wikipedia

La magistrale interpretazione di Welles stesso, mista al carattere di attendibilità e contemporaneità attribuita
all’informazione via radio dagli ascoltatori, ebbe conseguenze decisamente inaspettate anche per il suo
ideatore, il quale scrisse il giorno seguente all’amico Peter Bogdanovich: «Furono le dimensioni della reazione ad essere sbalorditive. Sei minuti dopo che eravamo andati in onda le case si svuotavano e le chiese si riempivano; da Nashville a Minneapolis la gente alzava invocazioni e si lacerava gli abiti per strada. Cominciammo a renderci conto, mentre stavamo distruggendo il New Jersey, che avevamo sottovalutato l’estensione della vena di follia della nostra America.»

Riportando questo episodio alla vostra attenzione non è mia intenzione avvalorare quelle teorie che propongono la comunicazione di massa come un “potentissimo mezzo per inoculare qualsiasi tipo di messaggio”. Il mio interesse scaturisce dalla diffusione, negli ultimi giorni, di alcune foto su Facebook che ritraggono supermercati lombardi letteralmente svuotati a seguito dell’annuncio di alcuni casi di coronavirus in Italia.  A questi si aggiungono i video personali pubblicati da molti utenti attivi ed i contenuti semplicemente ricondivisi da tutti, me compreso. Che essi abbiamo un contenuto sarcastico, divulgativo, politico poco importa, una volta postati entrano nello stesso sistema contribuendo ad alimentare le conoscenze della comunità intera.

Il Resto del carlino

Questi “atomi di cultura”, brevi e dal linguaggio informale, risultano sempre più interessanti per gli utenti rispetto alla trattazione tecnico-scientifica dei format televisivi o delle comunicazioni istituzionali, imponendosi come punto di partenza per un acceso dibattito online ed offline. Proprio in questi giorni, nella nostra città, possiamo assistere a qualcosa di simile grazie all’impatto che ha avuto il video dell’infermiere del policlinico, successivamente sospeso, o gli audio simil-istituzionali che descrivono le misure cautelari decise dal Sindaco De Luca (al momento non ancora approvate). Ne risulta una conoscenza superficiale e frammentata della materia che non aiuta il corretto “passaparola”, affascinati dai contenuti più apocalittici ritagliamo frasi di discorsi e le incolliamo decontestualizzate in giro per il web creando una notizia diversa dalla notizia che è destinata a subire altre modifiche.

Le affinità tra le reazioni al programma di Welles e l’allarme coronavirus mostrano la parte più debole
dell’essere umano che, nel momento in cui sente la sua vita a rischio, si abbandona al panico più irrazionale. La mancanza di un ascolto critico e della giusta voglia di analizzare la situazione generano spesso fraintendimenti che rendono sempre più difficile la diffusione del messaggio completo.

Così ho assistito negli ultimi giorni ad: un signore che ha acquistato ben 5 casse di Coca-Cola in un supermercato cittadino a seguito di un link ricevuto via whatsapp da sua nuora che descriveva la bevanda in questione come uno scudo impenetrabile per il virus, due anziani discutere animatamente di come servizi segreti mondiali (?) abbiano infettato la popolazione mondiale per prepararci ad una guerra batteriologica con i jihadisti ed infine un medico-chirurgo chiedere al suo agente di viaggio se fosse sicuro partire per una crociera nel Mediterraneo.

Insomma, il panico generale mi ha portato a scrivere questo articolo nell’umile intenzione di convincere, almeno una sola persona, di quanto sia importante accertarsi dei fatti ed avere una visione d’insieme lontana da quello che vorremmo fosse vero o temiamo possa essere vero (prendendo in prestito le parole di Bertrand Russell). Anche perché, se non fossero scappati, i radioascoltatori di Welles, avrebbero scoperto che alla fine gli alieni venivano sconfitti.

Davide Pedelì

Un cane è risultato debolmente positivo al Covid-19

È dall’inizio dell’epidemia da coronavirus che si ipotizzano contagi tra esseri umani e animali domestici, ma tutto ciò fino ad ora era stato categoricamente smentito. Oggi, però, il Governo di Hong Kong ha ufficializzato il primo caso di cane domestico positivo al coronavirus.

Il cane appartiene ad una donna di 60 anni, positiva anche lei alla malattia, dunque entrambi sono stati messi in quarantena. Dal cane sono stati raccolti campioni orali, nasali e rettali per il test del virus COVID-19, ed è stato visto che i campioni nasali e orali risultavano positivi al coronavirus, anche se in maniera debole.

In ogni caso, secondo quanto scritto sul comunicato ufficiale, al momento non c’è ancora certezza assoluta sulla malattia dell’animale. Continuerà ad essere monitorato per raccogliere ulteriori campioni per il test e per confermare se è davvero stato infettato dal virus o è solo il risultato delle contaminazioni ambientali della bocca e del muso del cane. Nel frattempo l’animale resterà in isolamento fino a quando risulterà negativo.

Il cucciolo non ha sintomi rilevanti, ed è l’unico esemplare in quarantena presso la struttura di mantenimento degli animali di Hong Kong. Al momento non c’è nessuna prova concreta che possa far pensare che animali come gatti e cani possano trasmettere il virus all’uomo ma, in via del tutto precauzionale, il ministero di Hong Kong ha dichiarato che gli animali domestici di persone infette devono anch’essi restare in quarantena per 14 giorni.

Il Governo di Hong Kong, inoltre, ricorda e consiglia ai proprietari di animali domestici di mantenere una buona igiene e lavarsi molto accuratamente le mani con sapone o disinfettante alcolico dopo essere entrati in contatto con essi. In caso di cambiamenti nella salute dell’animale ritenuti strani è bene rivolgersi nell’immediato ai veterinari.

Come sappiamo, in Cina è un’usanza comune mangiare la carne di cane. A Shenzhen, una importante città cinese, si starebbe elaborando una legge per vietare ai residenti di consumare questo tipo di carne così da migliorare il profilo di sicurezza alimentare, anch’essa minata dal Coronavirus. Se questa legge dovesse essere approvata sarebbe la prima volta nella storia del Paese.

Così facendo, anche l’annuale Yulin Dog Meat Festivaluno dei più controversi festival del cibo in Cina, che prevede cani brutalmente uccisi, scuoiati e mangiati dalle persone del posto verrebbe sospeso. Come detto ad oggi non c’è nulla che possa far pensare che gli animali domestici possano trasmettere il virus all’uomo, ma nell’incertezza generale, si sta ben pensando di prendere determinate precauzioni.

Secondo la proposta di legge ci sarà una lista bianca con su scritto i nove tipi di bestiame adatti al consumo: maiali, mucche, pecore, asini, conigli, galline, anatre, oche e piccioni. Tutto il resto verrà inserito in una lista nera, comprese carni considerate prelibatezze per molti cittadini, come il serpente e la rana. Sono previste multe tra i 250 e i 3000 euro per i trasgressori, mentre per i ristoranti che le servono fino a 6.500 euro di multa.

Oltre alla carne di cane, nei giorni scorsi è stato bandito il consumo di animali selvatici come i pipistrelli, da cui si pensa sia partita l’infezione. Non è la prima volta che vengono indicati come probabili serbatoi di virus pericolosi, poiché era già successo con la SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome) e l’ebola, ma non se ne è mai avuto la certezza assoluta.

Roberto Cali’

Possibile vaccino contro il nuovo coronavirus?

Negli ultimi giorni l’infezione da coronavirus ha scatenato il panico nel nostro Paese: da un lato l’aumento dei contagi, dall’altro il diffondersi sui social di informazioni fuorvianti o del tutto fasulle, che mettono in ombra addirittura i canali ufficiali.
Arriva però una buona notizia, riportata inizialmente dal Wall Street Journal, riguardante il possibile inizio di un trial clinico in America per un vaccino, con un gruppo di volontari sani.

Il vaccino


La sintesi era iniziata lo scorso 7 febbraio e adesso alcune fiale di questo siero, denominato mRNA-1273, sono state inviate dalla società biotecnologica Moderna all’Istituto Nazionale delle Allergie e Malattie Infettive di Bethesda.
L’idea, secondo quanto comunicato stanotte dalla società stessa, è di far partire lo studio entro fine aprile, per verificare la risposta dei soggetti e l’eventuale immunizzazione nei confronti di Covid-19.

Per sintetizzare il vaccino, gli scienziati hanno utilizzato gli RNA messaggeri, molecole che trasferiscono informazioni genetiche all’interno delle cellule.
In particolare mRNA-1273 codifica per una forma stabilizzata di prefusione della proteina Spike del coronavirus.  
Questo siero dovrebbe simulare un’infezione naturale, stimolando una risposta più potente da parte dell’organismo e la produzione degli anticorpi.
Inoltre, rispetto ai vaccini tradizionali, quelli che utilizzano gli mRNA sono più rapidi nella loro azione e meno costosi da produrre, caratteristica fondamentale visti i tempi ristretti della ricerca.

Cosa accadrà?


Secondo Juan Andres, direttore delle operazioni tecniche e del controllo qualità presso Moderna, l’azienda “ha fatto uno sforzo immane, da record, per sintetizzare il vaccino” .
Dal sequenziamento del genoma virale sono infatti trascorsi circa 42 giorni e se il trial andasse a buon fine, sarebbe un traguardo incredibile.
I risultati, tuttavia, si avranno tra agosto e luglio, e in caso di riuscita ci vorranno mesi prima che il vaccino possa essere prodotto in massa.


Nei giorni scorsi, altre nazioni si sono prodigate nella ricerca di un modo per contrastare il Covid-19.
La
Cina ha dichiarato di aver iniziato a testare un vaccino sugli animali, mentre l’Australia ha terminato la fase di sperimentazione in laboratorio e sta per procedere nella stessa direzione.
In attesa di altre notizie dal mondo, ricordiamo ai nostri lettori di attenersi alle direttive del ministero e alle fonti di informazione ufficiali, senza cedere alle facili lusinghe della paura.

 

 

Maria Elisa Nasso

Aggiornamenti Coronavirus: l’Italia è in pericolo?

Si tratta del primo caso di un italiano positivo al Covid-19 senza essere stato in Cina. Il 38enne lombardo, abitante di Codogno, è attualmente ricoverato in terapia intensiva in prognosi riservata all’ospedale della sua città nel Lodigiano.

Il contagio

L’uomo avrebbe cenato con un collega rientrato da poco dal Paese asiatico. In seguito alla comparsa dei primi sintomi, si è presentato al pronto soccorso la sera di mercoledì 19 febbraio, con febbre molto alta e insufficienza respiratoria. Il personale medico ha subito ritenuto molto grave la sua condizione e ha immediatamente effettuato i test previsti dal protocollo che, purtroppo, hanno confermato il contagio. 

Da quel momento in poi, sono stati fatti tutti gli accertamenti diagnostici necessari anche su medici e infermieri della struttura ospedaliera, distribuite le mascherine, gli accessi al pronto soccorso sono stati interrotti e sono stati dimessi tutti i pazienti in condizioni stabili. Sono stati inoltre predisposti i kit diagnostici per tutti i familiari, i colleghi e le persone entrate in contatto con il 38enne infettato.

 

Secondo quanto riporta l’Ansa, altre due persone hanno sicuramente contratto il virus: si tratta della moglie incinta del 38enne e del collega, il “paziente zero” con cui l’uomo aveva cenato, entrambi ricoverati in isolamento all’ Ospedale Sacco di Milano. Per quest’ultimo si ritiene che si possa trattare di un contagio asintomatico, ma sono in corso accertamenti che possano confermarlo. 

La possibile diffusione del contagio

Dopo aver ricostruito gli spostamenti del 38enne lodigiano, risultano essere circa settanta le persone certe di essere entrate in contatto con lui e per le quali è stata disposta la quarantena. Tuttavia, questo numero è destinato ad aumentare poiché, prima del ricovero, il paziente contagiato avrebbe incontrato diverse persone durante varie cene, un corso di primo soccorso della Croce Rossa, una partita di calcetto, una gara podistica oltre ad aver continuato ad andare a lavoro.

Non è ancora stato definito dove verranno trascorsi i giorni di quarantena, se nelle proprie abitazioni o in una struttura ad hoc. Il ministero della Difesa ha previsto la possibilità di adibire strutture militari a centri per salvaguardare la salute dei cittadini. Nel frattempo gli abitanti di due interi paesi, Codogno e Castiglione d’Adda, sono stati invitati dall’assessore alla salute Giulio Gallera a rimanere in casa e ad evitare contatti sociali a scopo precauzionale.

Inoltre, tutti i controlli sanitari necessari sono stati avviati anche sul territorio emiliano per verificare gli eventuali contatti del “paziente zero” con i dipendenti dell’azienda di Fiorenzuola d’Arda, nel Piacentino, per cui l’uomo lavora.

La situazione attuale in Italia

Oltre al 38enne di Codogno, alla moglie e al collega, sono altri tre i connazionali contagiati: il ricercatore 29enne emiliano, rientrato da Whuan lo scorso 3 febbraio e i due passeggeri della nave da crociera Diamond Princess, rimasta in quarantena a Yokohama in Giappone. Sulla nave sono oltre 600 i contagiati, ma per gli altri 30 italiani a bordo della nave i primi test sono risultati negativi: se anche il secondo test confermasse il risultato potranno essere rimpatriati.

Probabilmente alloggeranno nella cittadella militare di Cecchignola, dove è appena finito il periodo di quarantena dei 55 italiani rientrati dalla Cina, durato 18 giorni, durante i quali sono stati sotto stretta osservazione. Restano ricoverati all’Istituto Spallanzani di Roma il 17enne di Grado rientrato da Wuhan e risultato negativo ai test e la coppia di turisti cinesi in lieve miglioramento.

E’ inevitabile che, in seguito ai casi accertati di positività al Covid-19 della giornata odierna, nel Lodigiano, e non solo, cresca l’apprensione dei cittadini che, preoccupati di sapere come agire, quali presidi utilizzare per scongiurare qualsiasi possibilità di contagio, si rivolgono ai loro medici o a chi di competenza possa aiutarli.

Il Governo rassicura gli italiani, affermando di aver adottato fin da subito una linea di massima precauzione al fine di evitare qualsiasi allarmismo sociale e panico generale, invitando a riporre fiducia nelle indicazioni del Ministero della Salute.

Le notizie positive

In un clima di allarmismo, di continue notizie su nuovi casi, di numeri che spaventano, non mancano i segnali di speranza e le notizie che, di fronte ad una minaccia globale come quella del Coronavirus, meritano di essere diffuse e conosciute.

Come dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, per la prima volta da fine gennaio, in Cina è stato registrato un calo del numero dei contagi: solo 349 nuovi casi nella giornata di mercoledì, ben sei volte in meno rispetto ai 1749 del giorno prima. Inoltre, le guarigioni dal Covid-19 hanno superato per la prima volta il numero di nuovi contagi.

Il bilancio mondiale attuale è di 2.247 morti e 75.498 contagiati, ma la situazione resta complessa. Proprio l’OMS ha parlato di “punta dell’iceberg” per i casi constatati all’estero, non facendo mistero sul possibile acceleramento dell’epidemia nelle prossime settimane.

La prima mappa 3D del virus

Le buone notizie arrivano anche dal mondo della scienza. E’ stata ricostruita la prima mappa 3D del coronavirus SarsCoV2 che riproduce la struttura molecolare di una delle proteine della superficie, definite “spike”, che il virus usa come arma per entrare nelle cellule del sistema respiratorio umano e moltiplicarsi. Conoscerla è importante per mettere a punto farmaci e vaccino. Questo dimostra la celerità con cui si muove la macchina mondiale della ricerca e della sanità ai fini di trovare al più presto una soluzione efficace a preservare la salute dell’intera popolazione mondiale.

Federica Nuccio

Coronarovirus: cosa può fare il Governo nel caso di un’epidemia

Le recenti notizie circa la scoperta di nuovi casi di individui portatori di sintomi ricollegabili al virus “2019-nCoV” anche al di fuori della Cina, luogo di origine del ceppo, sono state per la comunità internazionale un campanello di allarme e, soprattutto, fonte di allarmismo e disinformazione.
La possibilità di un’epidemia globale è divenuta col passare dei giorni oggetto di approfondimento e discussione e la recente riunione di emergenza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità svoltasi giorno 22 gennaio a Ginevra, ha confermato che, sebbene la quasi totalità dei contagi e dei decessi si siano verificati in Cina, la minaccia globale rappresenta uno scenario tutt’altro che improbabile.

Al fine di contenere la minaccia sanitaria, la Cina ha istituito tre zone di quarantena e la Russia ha confermato che fino al 7 febbraio saranno terrà chiusi ben nove valichi di frontiera.
A livello nazionale le nostre autorità hanno reagito con cautala alle notizie dei primi giorni provenienti dall’Asia: il Ministero della Salute ha disposto l’affissione nell’Aeroporto di Roma Capitale di alcuni cartelli di sensibilizzazione rivolti ai viaggiatori provenienti da/diretti verso la città cinese di Wuhan. I voli provenienti dalla Cina sono stati dirottati presso gli aeroporti di Milano Malpensa e Roma Fiumicino e sono stati inoltre previsti screening accessori, corsie di sicurezza e controlli per i passeggeri che possono essere entrati in contatto con i luoghi sottoposti al contagio.

Gli italiani residenti a Wuhan sono stati rimpatriati e trascorreranno due settimane in isolamento, con misure preventive ad altissima sicurezza: non potranno avere nessun contatto con l’esterno, saranno visitati giornalmente da personale medico attrezzato con maschere e tute di sicurezza, tutti i rifiuti, compresi il cibo avanzato, saranno trattati come rifiuti di tipo speciale.

Mentre ricercatori e scienziati portano avanti nei rispettivi ambiti studi e ricerche per eviscerare l’esatta natura e pericolosità del Coronavirus, è innegabile che in una società interconnessa come quella dei nostri giorni gli Stati e le Organizzazioni internazionali siano chiamate a collaborare per garantire la salute e la sicurezza dei cittadini.
Il problema, di conseguenza, deve essere affrontato secondo un modello a doppio binario: su un livello locale mediante l’azione degli Stati, attori principali ed enti esponenziali degli interessi dei relativi abitanti, nonché dotati degli strumenti maggiormente efficaci per intervenire in maniera diretta, e su un piano transnazionale nelle assemblee e nei comitati di quelle Agenzie e Organismi internazionali dove vengono disegnati piani di intervento comune.

Quali strumenti ha a disposizione il nostro Stato per affrontare un’eventuale minaccia sanitaria?

La tutela della salute dei cittadini rientra tra i doveri che lo Stato Italiano è tenuto a perseguire entro i limiti del rispetto del principio di autodeterminazione dell’individuo: la libertà personale è inviolabile e nessuno può infatti essere sottoposto a trattamenti sanitari contro la propria volontà a meno che questi non siano previsti espressamente dalla legge, esempio classico sono i vaccini i quali, sebbene oggetto di dibattito tra la comunità scientifica e politica hanno contribuito sensibilmente al miglioramento della qualità della vita nello scorso secolo.
Possiamo dunque vedere come tale limite non sia invalicabile e può essere ragionevolmente superato nel momento in cui si persegue un interesse della collettività.
Nella sventurata ipotesi in cui un’epidemia dovesse minacciare la salvaguardia della popolazione, lo Stato potrebbe legittimamente prevedere l’istituzione di zone di quarantena al fine di contenere il pericolo di diffusione o di contagio, sacrificando dunque una libertà fondamentale del cittadino qual è quella del libero spostamento sul territorio nazionale.

Altre misure adottabili da parte dello Stato sono la previsione di controlli sanitari obbligatori, agevolazioni nella somministrazione di farmaci e requisizione di merci sospette o pericolose dal mercato con relative sanzioni patrimoniali nei confronti di coloro i quali dovessero astenersi dal collaborare.

Per potere intervenire immediatamente nell’attuazione delle misure di sicurezza necessarie la Costituzione riconosce in capo al Governo il diritto di emanare, in casi di necessità e d’urgenza, dei decreti legge, aggirando le lungaggini del dibattito parlamentare.

Lo strumento del Decreto legge venne adoperato per la prima volta proprio in occasione del Terremoto di Messina del 1908 per dichiarare lo stato d’emergenza.

L’Italia e la comunità internazionale.

L’Italia è per sua storica vocazione aperta alla collaborazione e al dialogo con altri attori internazionale. Diversi trattati internazionali, firmati dal nostro Parlamento, vincolano il nostro Paese a partecipare attivamente nel processo di formazione di una volontà da parte della comunità internazionale. In uno scenario di emergenza sanitaria internazionale le Nazioni Unite (il cui trattato a oggi è ratificato da 193 paesi su 196 riconosciuti sovrani) e altre agenzie internazionali, quali per esempio l’Organizzazione Mondiale della Sanità o il World Food Programme, agirebbero però col grande limite del “principio di non ingerenza negli affari interni”, presente all’interno dello stesso Statuto delle Nazioni Unite e che vieta di interferire nei procedimenti decisori dei singoli Stati.

Essi avrebbero innanzitutto il compito di sensibilizzare l’opinione pubblica, attirando l’attenzione degli Stati e invitarli a politicizzare le questioni richiedenti un pronto intervento facendo leva su disegni di politica comune ragionevoli approvati in seno alle Agenzie dai rappresentanti degli stessi Stati.

Non ci resta dunque che sperare che tutti, autorità, medici e scienziati, adempiano ai propri doveri con senso di responsabilità e collaborazione.

Filippo Giletto

Scoperto farmaco contro il Coronavirus: i prossimi passi verso l’ufficialità

A pochi giorni dall’isolamento del Coronavirus (genere 2019-nCoV) ad opera del team di ricerca coordinato da Maria Rosaria Capobianchi dell’Ospedale Spallanzani di Roma, giungono altre buone notizie, questa volta dagli Stati Uniti, California. E’ un comunicato stampa dell’azienda biofarmaceutica Gilead Sciences a offrire nuove speranze nella lotta al coronavirus di Wuhan. In coordinamento con le autorità mediche cinesi è infatti stato possibile somministrare ad un piccolo numero di pazienti un farmaco antivirale sperimentale, il remdesivir. I risultati ottenuti sono promettenti.

Molecola di remdesivir

Il remdesivir aveva già mostrato attività in cavie animali infettate dai differenti generi di coronavirus responsabili delle epidemie di inizio millennio. Tra queste la SARS (sindrome respiratoria acuta grave) nel 2002 e la MERS (sindrome respiratoria mediorientale) nel 2012. Si tratta di un analogo nucleotidico: i nucleotidi sono le unità elementari che costituiscono il DNA. Il remdesivir viene incorporato nella catena di DNA virale al posto di un normale nucleotide e ne provoca il blocco della sintesi.

Il farmaco ha mostrato in vitro attività inibitoria sulla replicazione del virus 2019-nCoV ed in vivo ha ridotto la sintomatologia nei pazienti contagiati. Ne è stato autorizzato l’utilizzo compassionevole negli Stati Uniti. Tuttavia è necessaria una rapida programmazione di studi clinici (randomizzati controllati) per determinare la reale efficacia ed il profilo di sicurezza del farmaco. A tale scopo, al Friendship Hospital di Pechino sarà avviato uno studio placebo vs remdesivir su 270 pazienti con polmonite causata dal virus.

In questi attimi nei laboratori di tutto il mondo si sta studiando l’attività di numerosi tipi di molecole sulla replicazione del virus. E’ notizia di oggi (5 febbraio) che un gruppo di ricercatori cinesi guidati dalla professoressa Li Lanjuan della Zhejian University avrebbero identificato ulteriori due farmaci antivirali particolarmente efficaci contro 2019-nCoV: l’Abidol e il Duranavir. Si tratta però di sperimentazioni in vitro e pertanto le molecole necessitano di essere inserite in protocolli di ricerca di più lunga durata per valutare i reali effetti sui pazienti e scongiurare il rischio di reazioni collaterali. L’OMS infatti allarma: <<Non ci sono ancora terapie efficaci riconosciute contro 2019-nCoV>>.

Alla luce di queste considerazioni riveste ancora più importanza l’isolamento del virus allo Spallanzani di Roma. Difatti era già stato isolato il 10 gennaio a Wuhan, ma è di fondamentale importanza comprendere come il coronavirus si modifichi nel tempo per mettere in atto un’altra strategia nella lotta al patogeno: la formulazione di un vaccino.

Conoscendo la struttura del virus possiamo infatti individuare le proteine che lo costituiscono, comprendere se si adattano o si modificano nel tempo; sulla base di queste conoscenze identificare le proteine immunogene e disegnare su queste un vaccino. Piccole parti totalmente innocue di virus sono in grado di scatenare la risposta immunitaria dell’organismo umano.

Se in un secondo momento l’organismo entra in contatto col virus, il sistema immunitario sarà in grado di riconoscere quelle piccole proteine, attaccarle, neutralizzare il virus e prevenire l’infezione. Tuttavia anche in questo caso la formulazione di un vaccino sicuro richiederà mesi.

In attesa che la potenza tecnica della scienza porti alla luce un farmaco efficace, è auspicabile che i protocolli di igiene attuati dal OMS a livello globale favoriscano la riduzione dei contagi e, come conseguenza diretta, la circoscrizione ed il controllo dell’epidemia.

Mattia Porcino

Epidemia coronavirus. Il ritorno dalla Cina di una messinese

Confermata ieri sera la notizia del i primi due casi di contagio in Italia di coronavirus. Sono una coppia proveniente dalla regione di Wuhan, atterrata nei giorni scorsi a Milano e poi spostatasi in comitiva a Roma. Da ieri i due sono in regime di quarantena allo Spallanzati.

9.692 casi confermati con un bilancio di 213 morti, ma nessun decesso è stato segnalato al di fuori della Cina. Il colpevole di questa epidemia si chiama 2019-nCoV, un virus ad RNA appartenente alla famiglia dei Coronavirus, la cui trasmissione avviene per via aerea come una banale influenza. Una volta che il patogeno ha infettato l’uomo, la malattia presenta un periodo di incubazione che varia dai 2 ai 10 giorni. L’infezione comporta febbre, tosse e respiro corto; tendenzialmente si risolve in osservazione ospedaliera con una terapia sintomatica, tuttavia, in alcuni casi, porta a complicanze quali polmonite grave, insufficienza renale acuta e leucopenia. Al netto degli allarmismi, stando ai report ufficiali, la mortalità non supera il 3% dei casi.

A raccontarci in esclusiva il viaggio di rientro a Messina dalla Cina è una nostra concittadina, Oriana Misitano.

Dopo essermi diplomata al liceo linguistico Archimede di Messina, ho deciso di continuare il mio percorso accademico a Napoli per frequentare l’Università l’Orientale, le lingue che ho scelto sono state inglese e cinese. Dopo essermi laureata nel 2018 ho trascorso un semestre di studio in Cina. Parto a marzo per Hangzhou, nella provincia dello Zhejiang, e torno a luglio. Ho fatto questo corso e mi sono innamorata ancora di più della Cina, tanto che ho deciso di fare domanda per una borsa di studio, nella stessa università. Oggi studio ad Hangzhou, in un corso magistrale interamente in lingua cinese. Non sono rimasta delusa della mia scelta.

Oriana di ritorno da Hangzhou, Cina

Dopodichè?

Mi trovavo benissimo, fino a poco tempo fa. Dopodichè è uscita la notizia, a Dicembre, dei primi casi di coronavirus a Wuhan. (circa 760km dalla mia città). Pian piano il virus si è diffuso in varie città e al momento ci sono circa 170 morti. Ho delle statistiche cinesi che aggiorno ogni secondo, posso darti in tempo reale il numero dei morti, contagiati, dei curati, delle persone sospette. Scannerizzo il QR code attraverso l’applicazione di WeChat (come noi in italia usiamo Whatsapp, in Cina usiamo WeChat) che aggiorna in tempo reale la situazione. I pallini rossi sono i casi confermati, quelli viola sono quelli sospetti, in alto c’è scritto il numero delle persone curate.

Quali sono le misure precauzionali imposte?

La città di Wuhan, da dove è partito il virus, è in quarantena. Le persone non possono uscire da casa e nemmeno dalla città. Sono rimasti circa 50 italiani bloccati lì. Il governo italiano vuole andare a prenderli ma, a quanto pare, la Cina non è disposta ad accettare questo spostamento di persone. Nel caso in cui fossero disposti ad acconsentire il tutto, le persone verrebbero tenute in quarantena almeno due settimane. Ad Hangzhou, e in generale in Cina, ci dicono di uscire il meno possibile, di non frequentare posti affollati come autobus, aeroporti, stazioni, pub, e uscire con una mascherina (impermeabile al di fuori e dentro traspirante) perché questo è un virus che si contagia con la saliva.

Come vivete il livello di allarmismo che si è generato in Cina?

In Cina la situazione non ce la mostrano come la mostrano fuori. Io mi sentivo costantemente con i miei genitori che erano allarmati viste le notizie che danno in tv in Italia. In Cina sono tutti abbastanza tranquilli. Prima di decidere se partire o meno ho sentito alcuni miei amici cinesi, che mi tranquillizzavano molto. Dicevano di stare tranquilla e che l’importante era rimanere in camera e non uscire. Ma vivere in camera per non so quanti mesi, perchè la situazione sta degenerando, non mi sembrava il caso. Negli ultimi giorni trascorsi in Cina sono uscita, le strade erano deserte. Loro rimangono in casa, bevendo acqua calda che per loro è il rimedio per tutti i mali, aspettando che si risolva tutto come fu nel 2003 per la SARS. Ora in Cina è vacanza, le università sono chiuse e dovrebbero riaprire al 20 Febbraio, ma posticiperanno l’apertura del semestre a data da destinarsi. Io ho comprato un biglietto per l’Italia solo andata, aspettando notizie positive per prenotare il ritorno.

Cosa succede quando qualcuno contrae il virus?

I sintomi sono quelli di una normale influenza: tosse, raffreddore, febbre. Ci hanno detto di andare in ospedale al minimo sintomo per fare degli accertamenti. Poi, ovviamente, lavarsi sempre le mani e usare disinfettanti.

Pensi che il governo cinese sia sincero in merito al fenomeno?

Sì, penso che il governo cinese sia abbastanza sincero nei confronti della situazione, avendo messo in allerta il mondo. Noi stranieri eravamo molto preoccupati perché il governo cinese tende a nascondere tutto ai cittadini. Tende a mostrare solo le notizie positive. Quando sono arrivate le notizie dei primi contagi nei paesi come Giappone, Corea, Thailandia, hanno dovuto trasmettere la notizia. Il fatto che la Cina abbia trasmesso la notizia vuol dire che la situazione è abbastanza seria. Hanno chiuso parecchi locali, autobus, aeroporti, hanno cancellato tanti voli. Io per esempio dovevo andare in Thailandia a Febbraio ma hanno cancellato il volo. Noi eravamo molto spaventati, ma i cinesi vivono in modo tranquillo. Inoltre, le persone morte erano tutte persone anziane che soffrivano di altre patologie respiratorie che aggiunte al virus ne hanno causato la morte.

Hai avuto difficoltà per tornare in Italia?

Non ho avuto difficoltà a tornare in Italia, ho deciso di partire il prima possibile per paura che chiudessero gli aeroporti. Quindi ci sono riuscita in tempo. Parlando con altri miei amici stranieri siamo ”contenti” che sia successo in Cina, perché secondo noi è un Paese che ha tutti i mezzi per risolvere la situazione. Ovviamente è una cosa che prenderà tempo. Questo è un periodo di vacanza, i cinesi viaggiano e tutti in questo periodo si spostano dalla città dove lavorano per tornare a casa. Aspettano queste vacanze tutto l’anno, lavorano sodo per mettere dei soldi da parte per viaggiare in questo periodo. Ci sarà un ritorno di tutte queste persone, anche se negli aeroporti c’è molto controllo. Io ad esempio prima di tornare a Messina ho fatto i dovuti controlli. In Cina ho fatto un sacco di passaggi in più prima di salire sull’aereo, tutto monitorato da schermi e luci a infrarossi. A Roma non ci hanno fatto scendere subito dall’aereo ma sono saliti dei medici vestiti con le tute bianche, che con il termometro hanno misurato la temperatura a tutti. Nel mio volo non c’era nessuno con la temperatura superiore al dovuto, ma, nel caso in cui ci fosse stata, avrebbero fatto ulteriori controlli. So che le persone sono molto preoccupate, infatti non muoiono dalla voglia di vedermi. La gente si allontana dalle persone dai tratti orientali per paura. Magari quelle persone non tornano in Cina da tempo, o hanno il passaporto italiano, questa è una cosa che mi rattrista un po’. 

                                                                                                                                                                                        Cristina Geraci

NB: Tutte le foto presenti nell’articolo sono state scattate da Oriana

Coronavirus cinese: vera epidemia o allarmismo?

Nonostante le speranze e i desideri espressi allo scattare del nuovo anno poche settimane fa, sembra che il 2020 non sia iniziato col verso giusto. Giungono infatti allarmanti notizie dalla Cina sulla diffusione di un nuovo virus che minaccia di provocare un’altra epidemia di polmonite. Al momento non sono noti dati certi riguardanti le vittime della malattia, né si sa quanti siano stati contagiati.

Il virus è simile a quello della SARS (sindrome respiratoria acuta grave), una forma atipica di polmonite apparsa per la prima volta nel novembre 2002 nella provincia del Guangdong in Cina. La malattia, identificata per la prima volta dal medico italiano Carlo Urbani, era risultata mortale in circa il 15% dei casi.

Il timore dei governi è che, con i flussi migratori ed i quotidiani scambi di merci tra Paesi, la malattia possa propagarsi molto velocemente, arrivando ad avere un impatto su scala globale.
Sono stati segnalati anche alcuni casi oltreoceano, di persone provenienti dalla Cina che hanno manifestato segni di febbre e compromissione respiratoria.
È infatti di poche ore fa la notizia di una cantante italiana, rientrata da un viaggio in oriente, ricoverata per sospetto contagio da parte del virus incriminato.
Ma di cosa si tratta esattamente?

I coronavirus

Questo nuovo virus, per adesso è stato intitolato “2019‐nCoV”, appartiene alla famiglia dei coronavirus, virus costituiti da RNA, così chiamati per la loro forma a corona.
I coronavirus si attaccano alla membrana cellulare delle cellule bersaglio grazie a delle proteine di ancoraggio e rilasciano al loro interno l’RNA virale che intacca i ribosomi, organelli cellulari importanti per la sintesi proteica.
Il virus si replica e forma i virioni che sono poi rilasciati per esocitosi, andando a infettare altre cellule.
Dal punto di vista clinico, se alcune volte la sintomatologia di un soggetto infetto può essere indistinguibile da un semplice raffreddore, sembra che questa famiglia sia anche responsabile di circa il 20% delle polmoniti virali.

Dov’è iniziato tutto

Secondo le fonti ufficiali, il contagio sarebbe iniziato a Wuhan, capoluogo della provincia dello Hubei, popolosa città della Cina centrale, in un mercato ittico.
Come spesso accade, all’interno di questi centri di commercio vengono venduti anche animali vivi o selvaggina abbattuta, non sottoposta a controlli sanitari. Il rischio in questi casi è che gli animali siano portatori asintomatici di patogeni che una volta a contatto con l’uomo possono infettarlo.
Similmente alla SARS isolata nello Zibetto, anche questo coronavirus riconosce come iniziale serbatoio un ospite animale:
i pipistrelli ed i serpenti, come dimostrato da uno studio di ricercatori cinesi appena pubblicato.

Il salto di specie

Una volta penetrato il corpo umano, il virus ha subito un’ulteriore mutazione, diventando qualcosa di completamente nuovo. È stato infatti visto che il virus ha acquisito la capacità di trasmettersi da uomo a uomo, un problema non da poco, considerando l’alta densità demografica della Cina.
Non c’è da stupirsi infatti che l’epicentro del contagio sia stato isolato dal resto del Paese (e del mondo) e che la sua popolazione sia stata messa in quarantena.

Precauzioni e rischi

La natura sconosciuta di questo virus, la sua rapidità di diffusione e la pericolosità per la salute hanno fatto presto a scatenare il panico tra la popolazione mondiale, a causa del rimbalzare delle notizie sui social. Come accennato, il Governo cinese ha attuato delle misure imponenti per evitare che l’infezione si allarghi a macchia d’olio, arrivando a chiudere centri culturali e monumenti storici. Nonostante le voci di un fantomatico vaccino, gli esperti smentiscono un suo sviluppo in tempo utile e guardano al futuro con prudenza.

Il timore più grande è dovuto alla mancata condivisione di informazioni da parte della Cina circa l’effettiva gravità della situazione, visti i precedenti con la gestione della SARS.
Al momento non sembra esserci alcun allarme pandemia, nonostante continuino ad arrivare segnalazioni di nuovi casi.
Se dovesse presentarsi il problema, tuttavia, i nostri medici si dicono pronti ad affrontarlo con tutte le armi a loro disposizione.

                                                                                                      Maria Elisa Nasso