C’eravamo tanto amati: tra risate e rimpianti

 

Un racconto della società italiana dal Dopoguerra agli anni Settanta, più attuale di quanto si creda. Voto UVM: 5/5

Martedì 8 aprile si è tenuto il primo dei quattro incontri del nostro cineforum, targato Nuovo Cinema e Universome, che ha visto come protagonista il capolavoro di cui parlerò oggi: C’eravamo tanto amati.

C’eravamo tanto amati è un film del 1974, diretto da Ettore Scola, uno dei più grandi registi della storia del cinema italiano. La pellicola vede come protagonisti i personaggi interpretati da Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Stefano Satta Flores e Stefania Sandrelli. Accompagnato dalla musica del grande compositore Armando Trovajoli.

TRAMA DI C’ERAVAMO TANTO AMATI

Antonio (Nino Manfredi), Gianni (Vittorio Gassman) e Nicola (Stefano Satta Flores) sono tre amici partigiani che, una volta finita la guerra, tornano alla propria vita. Il ritorno alla realtà e l’arrivo di una donna, Luciana (Stefania Sandrelli), all’interno delle loro vite cambia tutto, mettendo a dura prova la loro amicizia.

I PERSONAGGI

Ognuno dei tre protagonisti, all’inizio del film, è pieno di ideali forti, speranze e aspettative verso un futuro che sembra molto più lontano di quanto effettivamente sia. Antonio è un infermiere che un giorno conosce una giovane attrice che è ricoverata nel suo ospedale, Luciana. Se ne innamora follemente e la invita ad uscire, i due poi finiranno per frequentarsi.

Un giorno, in un’osteria a Roma, fa ritorno Gianni, il più caro amico di Antonio, che è quasi al verde poiché non riesce a trovare una posizione alta nel suo lavoro, essendo addirittura l’ottavo assistente di un avvocato. I due, insieme a Luciana, si incontrano dopo tanto tempo e consumano allegramente un pasto.

Da lì a poco però, tramite la tecnica metanarrativa usata da Scola, con la quale i personaggi esprimono i loro pensieri a voce alta, ma, tramite una convenzione, non vengono sentiti dagli altri, scopriamo che Luciana e Gianni si sono innamorati l’una dell’altro. Gianni allora fa visita ad Antonio al suo ospedale per confessargli ciò che provava. La confessione finisce in lite ed i due si separano.

Fa ritorno a Roma però Nicola, un professore intellettuale che ama il cinema e sogna di diventare un grande critico cinematografico, dovendo però fare i conti con la famiglia, il denaro e la corruzione.

C'eravamo tanto amati
Gianni (Vittorio Gassman), Antonio (Nino Manfredi) e Nicola (Stefano Satta Flores) durante la guerra. C’eravamo tanto amati (1974) di Ettore Scola.

L’OMAGGIO AL CINEMA ITALIANO

Inizialmente la sceneggiatura era completamente incentrata sulle vicende di Nicola, in quanto voleva essere in tutto e per tutto un omaggio al cinema italiano ed al neorealismo. Poi però la sceneggiatura fu stravolta e così ne venne fuori il capolavoro che conosciamo oggi.

Scola però, non rinunciò mica all’omaggiare il grande cinema italiano. Lo fa principalmente tramite Nicola, che perde la propria cattedra pur di difendere Ladri di Biciclette (1948) di Vittorio De Sica, e più avanti lo vedremo perdere al gioco Lascia o Raddoppia?, presentato da Mike Bongiorno, per lo stesso motivo. Verso la fine del film, tra l’altro, vedremo Vittorio De Sica in persona, che tiene una conferenza, svelando che Nicola aveva dato la risposta giusta a Lascia o Raddoppia?, nonostante fosse considerata sbagliata.

Vediamo inoltre nel film una sequenza in cui vengono mostrati Federico Fellini e Marcello Mastroianni sul set de La dolce vita del 1960.

Un ulteriore tributo lo troviamo quando la moglie di Gianni, Elide, commenta L’eclisse (1962) di Michelangelo Antonioni.

C'eravamo tanto amati
Il regista Ettore Scola.

 

LA DISILLUSIONE POPOLARE

Passano gli anni, le speranze, gli ideali e le illusioni dei protagonisti svaniscono pian piano.

Gianni, da sempre stato idealista, decide di lavorare per Romolo, un ricco nostalgico fascista, e di sposare sua figlia Elide lasciando così Luciana, il tutto per scalare la propria posizione sociale. Di fatto, diventerà il capofamiglia assoluto, circondato da rancore e sfiducia nei suoi confronti da parte di tutta la famiglia.

Nicola manda per tutta la sua vita articoli e volumi a editori e giornali, cercando di trovare qualcuno che possa dare sfogo alla sua passione, ma finisce per abbandonare quasi del tutto la famiglia vivendo in una piccola mansarda senza riuscire a realizzarsi.

Antonio, invece, è l’unico che rimane simile, socialmente, a com’era un tempo, fa ancora l’infermiere e sposerà Luciana, alla quale ha sempre provato a riavvicinarsi.

LA RIMPATRIATA: TIRARE LE SOMME DI UNA GENERAZIONE

Un giorno, casualmente, Antonio e Gianni si rincontrano in un parcheggio, quest’ultimo mentirà ad Antonio dicendogli che lui fa il “parcheggiatore”. I due decidono di mettersi d’accordo per una rimpatriata con Nicola al solito locale che frequentavano da giovani.

Eccoli lì, i tre protagonisti, riuniti ad un tavolo dopo 30 anni, pieni di rimorsi e di brutte notizie.

-E tutto questo perché? Per un futuro diverso.
-Embe’?
-Il futuro è passato, e non ce ne siamo nemmeno accorti.

Questo dialogo tra i protagonisti incarna proprio parte del senso dell’intera pellicola: i tre, troppo occupati a gestire le proprie vite, i loro guadagni, la loro posizione sociale, si sono lasciati alle spalle tutte quelle speranze e tutte quelle aspettative che avevano in mente, per cambiare il mondo e il futuro.

“La nostra generazione ha fatto veramente schifo.”

Tirando le somme di un’intera generazione ci si rende conto che forse tutto è andato storto, si è dato peso a qualcosa che non era davvero importante e che non ha fatto altro che allontanare tutti dagli affetti e dall’idealismo.

C'eravamo tanto amati
La rimpatriata dei protagonisti. C’eravamo tanto amati (1974) di Ettore Scola.

LA CONCLUSIONE: L’AMAREZZA DELLA REALTÀ

La disillusione totale dei protagonisti arriva al culmine nella parte conclusiva del film. Nicola assiste alla conferenza di Vittorio De Sica, riflettendo su come avesse sbagliato tutto nella sua vita. Gianni perde sua moglie in un incidente e le dice di non averla mai amata, poi, scopre che Luciana, alla quale dice di aver pensato per tutti quegli anni, è sposata ed ha figli con Antonio. Quest’ultimo, invece, insieme a Luciana, la cui carriera di attrice è andata sempre più in calo, perde completamente le speranze nell’ultima sequenza del film: quando Nicola scopre di aver scambiato la patente con quella di Gianni, decide, insieme ad Antonio e Luciana, di fargli visita all’indirizzo indicato sul documento; noteranno, giunti a destinazione, che Gianni è tutt’altro che un “parcheggiatore”, scoprendo che in realtà è un uomo ricco e menzognero.

Una visione dolce-amara della vita secondo Scola, che per tutta la durata del film mischia la commedia al dramma, creando un ritratto popolare dell’Italia dal Dopoguerra agli anni Settanta, ma che non riguarda solo quel trentennio, ma anche il presente.

Potete guardare il capolavoro di Ettore Scola con abbonamento Prime Video o su Youtube.

C'eravamo tanto amati
La scena finale. C’eravamo tanto amati (1974) di Ettore Scola.

“Credevamo di cambiare il mondo, e invece il mondo ha cambiato noi.”

Alessio Bombaci

Cineforum Universitario: al via le proiezioni

Mercoledì 14 ottobre, alle ore 21:00, presso il Cinema Apollo, i ragazzi dell’associazione universitaria “Orione” vi aspettano per la rassegna “Cineforum Universitario”, con la prima proiezione: Joker.

Il Cineforum universitario è un’occasione di confronto e di aggregazione pensata per tutti gli studenti dell’Università di Messina. Attraverso la visione di varie pellicole, verranno affrontate numerose tematiche di attualità legate al mondo giovanile. In più, ci sarà tempo per un dibattito libero che consentirà a ciascuno di poter esprimere le proprie opinioni sugli argomenti trattati.

Il primo film della rassegna sarà Joker di Todd Phillips, con un’immensa interpretazione di Joaquin Phoenix. Costante durante il film è il suono di una risata isterica e nevrotica, che erompe inquietante e, inutilmente strozzata dal protagonista, si fa più intensa nelle situazioni meno adeguate, quando maggiore è la volontà di reprimerla, allontanando Arthur Fleck da una società già di per sé indifferente alla sua condizione e di chi, come lui, è relegato in un ghetto di Gotham dimenticato dalla politica, della quale Thomas Wayne è il simbolo.

La risata è  sintomo dell’instabilità psichica che porterà alla metamorfosi di Arthur Fleck in Joker ed è tema centrale del film, tant’è che lo stesso Phillips dichiara che l’idea di questo Joker nasce da L’homme qui rit, opera di Vitor Hugo, trasposta in pellicola nel primo dopoguerra. E proprio Phoenix afferma che, con l’obiettivo di rendere al meglio la sua performance, ha studiato dei video di persone affette da risata incontrollata: si tratta infatti di un disturbo assolutamente patologico e reale. Crisi di risa involontarie? Ma di che razza di malattia si parla? Scoprilo cliccando qui.

Nel corso del film assistiamo ad una lenta ma costante evoluzione del personaggio, ed è proprio questo viaggio verso la follia ad interessare realmente lo spettatore. L’attore è riuscito a manifestare il disagio di un uomo tramite piccole azioni, probatorie delle profonde problematiche di Arthur Un esempio emblematico è lo sguardo assunto dal protagonista quando ride in maniera incontrollata, che trasmette tutta la disperazione ed il malessere del personaggio semplicemente con gli occhi. Per leggere la recensione di UniVersoMe del film Joker, clicca qui.

I film in programmazione per i mesi di ottobre e novembre sono: Joker di Todd Phillips , Il Traditore di Marco Bellocchio, The Truman Show di Peter Weir e Quo Vado? di Checco Zelone.

Per ogni proiezione saranno attribuiti o,25 CFU agli studenti spettatori (per ogni dipartimento del nostro Ateneo).

Locandina Evento

Mappa per arrivare al luogo dell’evento: