Firmato il RCEP in Asia: la più grande area economica free trade

Domenica 15 novembre è nata la Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), l’area economica di libero mercato più grande del mondo. 15 paesi che producono 1/3 del Pil mondiale e in cui vive 1/3 dell’umanità.

(fonte: La Repubblica)

«Nelle attuali circostanze globali, il fatto che l’RCEP sia stato firmato dopo otto anni di negoziati porta un raggio di luce e di speranza tra le nuvole», ha detto il premier cinese Li Keqiang dopo la firma virtuale.

Gli Obbiettivi dell’Accordo

La firma sull’accordo arriva mentre venti di scissione mettono a dura prova la tenuta dell’Unione Europea, e gli Stati Uniti rispolverano la loro vecchia politica protezionista; arriva, soprattutto, nel mezzo della profonda crisi economica causata dall’epidemia di Covid-19. Molti stati firmatari, infatti, stanno ancora combattendo il coronavirus e sperano che il RCEP li aiuti ad attutire i costi della pandemia.

Il RCEP mira a creare una gigantesca area di libero scambio tra i dieci stati dell’ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico) – Indonesia, Thailandia, Singapore, Malesia, Filippine, Vietnam, Birmania, Cambogia, Laos e Brunei – e Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda.

Inizialmente le nazioni aderenti al negoziato commerciale erano 16, ma l’India ha deciso di uscire dalle negoziazioni per il timore che l’accordo potesse danneggiare la sua economia interna, a causa delle merci cinesi a basso costo; mantiene comunque la possibilità di aderire a questo accordo in un secondo momento.

I Benefici dell’Accordo

  • Tutte le nazioni firmatarie otterranno dei benefici netti: la progressiva eliminazione delle barriere doganali permetterà la riduzione, fino all’azzeramento, dei dazi sui beni, garantendo una maggior semplicità degli scambi.
  • L’accordo commerciale introdurrà anche una maggiore trasparenza negli scambi commerciali, non solo sui beni, ma anche nello spostamento di fondi destinati agli investimenti.
  • Assicurata la cooperazione tecnica e commerciale, tra cui il commercio elettronico, che verrà costruita sulle collaborazioni già oggi esistenti e servirà a massimizzare i benefici per le nazioni coinvolte.
  • L’accordo include anche la proprietà intellettuale, ma esclude tutto ciò che riguarda la protezione dei lavoratori e dell’ambiente.
  • Più complicato è il capitolo della competizione internazionale dato che dovranno decadere le pratiche anti-competitive a danno delle aziende straniere, per favorire così la competizione commerciale.

    (fonte: Euronews)

La conformità agli Accordi Internazionali

  • Il RCEP nasce in linea con i maggiori accordi internazionali legati al commercio e agli accordi doganali: viene infatti sancito, nelle linee guida e dei principi dell’accordo, il rispetto del WTO, GATT e del GATS.
  • Andrà a sostituire i numerosi accordi bilaterali di collaborazione tecnica e commerciale che sono stati firmati dall’ASEAN nel corso della sua esistenza.
  • Sarà anche la prima regione commerciale intercontinentale a vedere la luce, dal momento che il trattato per il libero commercio dei beni e servizi tra Ue, Usa e Canada è fallito miseramente (TTIP).

Questo patto commerciale è visto da molti come un mezzo per la Cina di espandere la propria influenza nella regione e stabilire le regole, dopo anni di passività da parte degli Stati Uniti durante la presidenza di Donald Trump.

Nel gennaio 2017, quest’ultimo aveva ritirato il suo paese dal grande progetto concorrente, il Trans-Pacific Free Trade Treaty (TPP), promosso dal suo predecessore, Barack Obama.

 

Manuel De Vita

La Cina stringe su Hong Kong, quattro deputati dell’opposizione destituiti

Duro colpo per la democrazia di Hong Kong: nella settimana del 9 novembre quattro deputati democratici dell’opposizione sono stati destituiti con l’accusa di aver praticato un “ostruzionismo” che avrebbe messo a rischio la sicurezza nazionale.

(fonte: ilpost.it)

La motivazione

La colpa dei quattro membri dei parlamento sarebbe di aver richiesto che i governi esteri sanzionassero gli atteggiamenti repressivi delle forze armate di Hong Kong e di Pechino.

L’accusa del “non patriottismo” degli oppositori è stata vista dalla popolazione di Hong Kong (già incredibilmente provata) come una scusa del Comitato Centrale Comunista per sbarazzarsi degli elementi ‘scomodi’ e ‘filo-indipendentisti’ del sistema; un sistema che già da anni risente delle spinte centralizzanti ed autoritarie del governo cinese.

Tuttavia, il tentativo di sfaldare la posizione dei democratici sembra non essere andato a buon fine: a seguito dell’accaduto, i restanti 15 deputati dell’opposizione hanno rassegnato le dimissioni al Legislative Council, l’organo legislativo di Hong Kong composto da 70 seggi di cui ben 29 (un buon numero, se si considera che la metà dei seggi è sempre riservata ad esponenti filo-cinesi) erano stati conquistati dai democratici nelle elezioni del 2016.

Di questi, circa 8 sono stati espulsi già negli scorsi anni per i medesimi motivi.

Da quanto risulta, la governatrice Carrie Lam (fortemente vicina al governo cinese) non prospetta delle elezioni suppletive ed afferma che il LegCo possa perfettamente funzionare anche senza un’opposizione – che, solitamente, nei sistemi democratici rappresenta l’ago della bilancia necessario all’equilibrio dei poteri in campo.

Il provvedimento è stato adottato per via di una risoluzione del C.C.C. che consente di destituire i membri del parlamento ritenuti un pericolo per la sicurezza nazionale senza bisogno di passare da un tribunale.

L’episodio è stato commentato dagli oppositori in protesta:

E’ il giorno più triste, Hong Kong da oggi mostra al mondo che non esiste più il principio Una Cina, Due Sistemi

(Corriere della Sera)

Ma in cosa consiste il principio “Una Cina, Due Sistemi”? Per comprenderlo, è giusto ripercorrere la storia di Hong Kong dai suoi inizi.

(i quattro deputati destituiti – fonte: corriere.it)

Un Paese, Due Sistemi

La regione autonoma è composta dall’isola principale (chiamata appunto Hong Kong), dalla penisola di Kowloon, dai cosiddetti Nuovi Territori e da più di 200 altre isole, di cui la più grande è Lantau. Colonia britannica fino al 1997, passò poi sotto il controllo della Cina pur mantenendo, inizialmente, un forte margine di autonomia in campo economico, amministrativo e giurisdizionale.

Tale autonomia fu sancita dal principio Una Cina, Due Sistemi contenuto nella Dichiarazione congiunta sino-britannica firmata nel 1984: da un lato viene ribadita l’unità nazionale della Cina, dall’altro viene riconosciuta l’autonomia di Hong Kong.

In particolare, la Dichiarazione prevedeva il passaggio di tutti i territori di Hong Kong sotto il potere della Cina a partire dal primo luglio 1997 e l’impegno di quest’ultima a mantenere invariato il sistema economico e politico della città per almeno 50 anni, fino al 2047, per garantire un passaggio tranquillo al sistema comunista cinese.

Tuttavia, la regione autonoma si presenta diversa rispetto alla Cina continentale sotto molti aspetti; questo, assieme agli interventi molesti ed anticipati del regime, ha reso molto difficile l’integrazione dei quasi 7 milioni di abitanti di Hong Kong col resto della popolazione cinese, facendo prospettare più una “colonizzazione” che un’integrazione.

Col passare del tempo, la Cina è riuscita ad infiltrarsi nel sistema economico, politico e giudiziario della regione tramite una serie di atti volti a violarne l’autonomia. Le reazioni non sono mancate.

La protesta degli ombrelli

Nell’estate del 2014 venne approvata una riforma elettorale che prevedeva, a partire dal 2017, la pre-approvazione del Comitato elettorale (un collegio di 1200 persone pesantemente controllato dal governo cinese) di un massimo di tre candidati per il ruolo del Capo dell’esecutivo, che una volta eletto dalla popolazione sarebbe stato formalmente approvato dal governo centrale.

Tale riforma costituiva una forte limitazione della libertà politica ed il malcontento si trasformò presto in reazioni dapprima pacifiche, peraltro comunque represse dalle forze armate tramite l’uso di spray al peperoncino e cannoni ad acqua – da qui l’uso degli emblematici ombrelli, utilizzati come scudi per difendersi dagli attacchi dei poliziotti e che ancora connotano le lotte della popolazione.

Tra i manifestanti, emerse subito la gioventù studentesca rappresentata da Joshua Wong. Ad oggi, allo studente è vietata la possibilità di candidarsi alle elezioni poiché ritenuto pericolo nazionale.

A partire da questa protesta (che terminò con 955 persone arrestate), gli scontri s’intensificarono sempre più fino a giungere alle sedi governative.

Le ultime proteste

A giugno 2019, Hong Kong si è resa protagonista di nuovi scontri civili scoppiati a seguito di una proposta di emendamento a una legge sull’estradizione che, se approvata dal Parlamento locale, avrebbe consentito di processare nella Cina continentale gli accusati di alcuni gravi reati.

Migliaia di persone sono scese in piazza per impedire l’approvazione dell’emendamento che, se strumentalizzato, potrebbe permettere alla Cina di utilizzarlo contro i suoi oppositori.

Infine, da maggio 2020, in piena pandemia di coronavirus, i manifestanti si sono ritrovati in un centro commerciare per richiedere le dimissioni della governatrice Carrie Lam. Anche in questo caso gli scontri sono terminati in una forte repressione degli agenti di polizia, che hanno arrestato più di 200 persone con l’accusa di assembramento.

(fonte: scmp.com)

Pare che gli ultimi avvenimenti non lascino ad Hong Kong spiraglio di democrazia e la fine del sogno capitalista sembra sempre più vicina: ciò non smentisce, però, la tenacia della popolazione a preservare la propria libertà di autodeterminazione.

 

Valeria Bonaccorso 

Le applicazioni di CRISPR Cas9, Nobel per la Chimica 2020

Il Nobel per la Chimica quest’anno è stato “vinto a parimerito” dalla chimica americana Jennifer A. Doudna e dalla biochimica francese Emmanuelle Charpentier. 

Il metodo di modificazione del DNA da loro scoperto è attualmente, nelle sue nuove varianti, il più preciso conosciuto. Le applicazioni di CRISPR Cas9 provengono da scienziati di tutto il mondo, per esperimenti che spaziano dalla medicina, all’agroalimentare e alle energie pulite. 

Qualche esempio in ambito zootecnico-alimentare 

Partendo dall’ambito non medico, grazie alle applicazioni di CRISPR Cas9 è possibile realizzare degli OGM con una precisione ed efficienza mai viste prima: 

  • Mais geneticamente modificato per produrre delle colle (evitando l’uso di idrocarburi o altre sostanze particolarmente tossiche per l’uomo e per l’ambiente)
  • La pianta erbacea Setaria viridis modificata per produrre biocarburante (che fa si che si che la CO2 prodotta sia stata prima sottratta all’ambiente, dalla fotosintesi delle piante modificate)
  • La Camelina sativa modificata per produrre notevoli quantità di omega3, noti protettori cardiovascolari (1)
  • Produzione di alimenti con più alto valore nutritivo per riuscire a nutrire più persone, risparmiando risorse in termini di acqua, disboscamento ed energia, aiutando i Paesi poveri con alimenti “supernutrienti”. Un esempio è il golden rice, un riso ricco di Beta carotene, vitamina essenziale per la vista (2) 
Crediti immagine: Wikipedia

Prima per realizzare simili modifiche occorrevano anni e milioni di dollari. Ad esempio bisognava infettare le piante con virus o batteri vettori che comunque avevano poca efficienza, dovuta ai precedenti metodi come ZFNTALENs. 

Un esempio di una possibile futura applicazione, stavolta quasi fantascientifica, potrebbe essere il “Riportare in vita” delle specie estinte, come i Mammutprendendo il DNA dai fossili ed inserendolo in cellule dei loro più vicini discendenti, gli elefanti. (3)

Crediti immagine: Focus

Insomma, le applicazioni sono pressoché illimitate. 

In ambito medico abbiamo già diversi esempi di applicazioni di CRISPR Cas9

Nel 2018 in Europa è iniziato un trial clinico per la cura della Beta Talassemia, malattia che richiede a chi ne è affetto trasfusioni di sangue continue. Essa è causata da un difetto dell’emoglobina contenuta nei globuli rossi. 

Tramite CRISPR Cas9, prendendo le cellule staminali del sangue dei pazienti malati, è possibile correggere il loro difetto genetico (produzione dell’emoglobina anomala), quindi reinserirle nel corpo del paziente e una volta moltiplicatesi, esse andranno a produrre globuli rossi perfettamente funzionanti. (4)

Crediti immagine: genomeup

In Cina ed in altri Paesi sono in corso studi per la cura dell’HIV. Nonostante infatti venga tenuta a bada dalle terapie antiretrovirali, rimane latente nel corpo dei sieropositivi in quanto il virus riesce ad integrarsi nel DNA del soggetto malato. Con CRISPR Cas9 gli scienziati cinesi sono riusciti ad eliminare totalmente il virus dal corpo dei ratti di laboratorio infettati con HIV. 

Insomma, con CRISPR Cas9 qualunque patologia apparentemente incurabile sembra risolvibile. Infatti, tra le altre applicazioni future ci potrebbero essere: 

  • Corea di Huntington
  • Leucemia Mieloide Acuta 
  • Emofilia
  • Sarcoma di Ewing 
  • Distrofia muscolare 
  • Vari tipi di tumori (5)

E molte altre patologie, se si riconoscerà il gene difettoso e quindi si capirà cosa andare a “correggere”. 

Il problema etico 

Nel 2018, in Cina, due gemelle, Lulu e Nana, sono nate immuni all’HIV. Gli scienziati cinesi hanno modificato il loro DNA quando ancora erano degli embrioni, rimuovendo il recettore CCR5 dai loro globuli bianchi, recettore usato dal virus per infettare le cellule.  (6)

Crediti immagine: scienza fanpage

Sembra un traguardo sensazionale ma, in primis, nessuno sa quali svantaggi comporterà in queste bambine la mancanza di tale recettore. Esso è infatti importante per i segnali con cui comunicano le cellule, come le interleuchine, il TNF ecc. Mancando, potrebbe sì proibire alle bambine di ammalarsi di HIV, ma al contempo potrebbe scatenare in loro nuove patologie sconosciute. 

In secondo luogo, modificare fin dalla nascita un essere vivente perché non si ammali di una eventuale patologia, significa avvicinarsi pericolosamente al concetto di Eugenetica. A nascere e meritare la vita sarebbero solo gli individui geneticamente perfetti, facendo perdere da un lato l’eterogeneità della razza umana, importantissima sia in quanto tale, che per scongiurare un’estinzione della specie. Ad esempio, potrebbe nascere una malattia che attacca solamente gli “esseri perfetti”, che invece risparmia quelli con qualche difetto.

Senza dimenticare che le bambine non hanno chiesto di nascere con quella mutazione, che fintanto frutto del caso sarebbe “accettabile”, ma se provocata artificialmente pone un interrogativo: chi ha il diritto di decidere come dovrai nascere? 

Magari oggi si inizia dall’evitare il contagio dell’HIV, per finire un giorno, in un futuro distopico, ad avere solamente soggetti con occhi verdi, o soggetti alti più di una determinata altezza. 

Fortunatamente la comunità scientifica internazionale ha aspramente criticato tale comportamento, prendendone le distanze. 

Conclusioni

Il traguardo tecnologico raggiunto nell’editing genomico con questa scoperta ha fatto sì che il Nobel per le scienziate Jennifer A. Doudna e Emmanuelle Charpentier sia arrivato molto in fretta, più che meritatamente. Di solito, infatti, passano anche decine di anni per l’assegnazione del premio. 

Ben presto, una volta che i trial clinici già in atto e quelli futuri dimostreranno come migliorare la tecnica per evitare quei pochi effetti indesiderati, qualunque patologia genetica conosciuta sarà curabile. Con un po’ di ingegno, si potranno curare anche patologie come i tumori, magari modificando il sistema immunitario in modo che possa riconoscerli e attaccarli selettivamente (tecnica già in sperimentazione chiamata CAR-T). 

Si potranno realizzare OGM sempre più efficienti che aiuteranno sia l’umanità che la natura, cercando di risparmiare risorse o salvare specie in pericolo. 

Un grande grazie andrebbe urlato dal mondo intero a queste scienziate, donatrici di un nuovo potentissimo strumento nelle mani dell’umanità.
Starà a noi, come del resto vale per qualunque potente mezzo tecnico-scientifico, deciderne l’uso ed evitarne l’abuso.

 

Roberto Palazzolo

 

(1) https://www.lescienze.it/news/2018/01/16/news/crispr_genetica_piante_migliorate_ogm-3822923/

(2) https://www.lescienze.it/news/2020/03/17/news/il_nuovo_golden_rice_dell_era_crispr-4698594/

(3) https://www.focus.it/ambiente/animali/editing-genetico-per-creare-un-mammut-ibrido

(4) https://www.osservatoriomalattierare.it/malattie-rare/talassemia/13892-beta-talassemia-avviata-in-europa-la-prima-sperimentazione-clinica-con-crispr

(5) https://www.osservatoriomalattierare.it/malattie-rare/talassemia/13892-beta-talassemia-avviata-in-europa-la-prima-sperimentazione-clinica-con-crispr

(6) https://www.dday.it/redazione/33319/bambine-geneticamente-modificate-hiv-ricerca-mit

 

La Cina anticipa la vaccinazione sperimentale sulla popolazione. Vaccinate già decine di migliaia di persone

In Cina decine di migliaia di persone sono state sottoposte ad una vaccinazione di massa, nonostante siano ancora in corso test clinici necessari per verificarne la sicurezza e l’efficacia. Gli esperti temono potenziali effetti collaterali.

Vaccini sperimentali cinesi Fonte:corriere.it

La distribuzione su larga scala di vaccini sperimentali, secondo le autorità cinesi, diventa essenziale per evitare i rischi di una nuova emergenza sanitaria. Questo approccio è ritenuto rischioso da parte degli esperti, i quali si preoccupano delle reazioni avverse. Tuttavia la Cina è il primo paese al mondo ad avere inoculato a migliaia di persone vaccini sperimentali, al di fuori dei normali test che in condizioni controllate ne verificano l’efficacia.

Come si sviluppa un vaccino

I vaccini prima di essere somministrati sulla popolazione, devono essere testati in laboratorio, sugli animali e infine su un numero ristretto di volontari tramite appositi test clinici. Lo sviluppo del vaccino si articola in 3 fasi. La fase 1 e la fase 2 dei test sugli esseri umani ne verificano la sicurezza, la fase 3 invece abbraccia un maggior numero di partecipanti per stabilirne l’efficacia e la risposta immunitaria.

“Potrebbero essere necessari dai tre ai sei mesi prima di avere i risultati della fase 3, e ormai non bisogna più aspettare così tanto”

Così ha spiegato Raina MacIntyre della University of New South Wales a Sidney, chiarendo il rischio che si correrebbe per l’uso, in emergenza, di vaccini prima della conclusione della fase 3. Nonostante ciò i governi esercitano pressioni sulle aziende farmaceutiche affinché possano velocizzare i tempi di verifica.

Da chi sono stati prodotti?

Sono due le grandi aziende farmaceutiche cinesi che hanno somministrato i vaccini sperimentali, Sinopharm e Sinovac.  Sinopharm è uno dei più grandi gruppi del paese e di proprietà dello stato, mentre Sinovac è un’azienda biofarmaceutica specializzata nella produzione e sviluppo dei vaccini.

 

Sinopharm, sperimentazione di nuovi vaccini – Fonte:Millionaireweb.it

A chi è stato somministrato?

La fase 3 per testare l’efficacia dei vaccini sperimentali cinesi ha coinvolto circa 100 mila persone, le quali in prevalenza vivono in aree la cui diffusione del coronavirus è più marcata e i contagi sono elevati.  L’azienda Sinopharm ha fornito il suo vaccino a centinaia di migliaia di persone tra cittadini cinesi e paesi come Emirati Arabi, Perù, Marocco e Argentina. Sinovac, invece lo ha diffuso in un’area geograficamente più ristretta, a circa 10 mila persone nella zona di Pechino e ai propri 3mila dipendenti includendo le loro famiglie.

Secondo quanto riferito da Zheng  Zhongwei della China’s National Health Commission, le autorità della sanità cinese avrebbero sostenuto di avere “comprensione e sostegno” da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per l’utilizzo di vaccini sperimentali su individui che appartengono a programmi di emergenza. L’OMS però può solo fornire delle linee guida, non dispone della facoltà di permettere l’uso dei vaccini, la cui scelta ricade sui singoli governi.

Sperimentazione dei vaccini negli Stati Uniti e in Russia

La sfrenata corsa da parte degli Stati Uniti raggiunge livelli da record. Il presidente Donald Trump sostiene che il vaccino sarà pronto prima dell’inizio di novembre e spinge le aziende farmaceutiche affinché possano fare più in fretta. Le sollecitazioni di Trump sono determinate dalla campagna elettorale in vista delle elezioni presidenziali che si terranno il 3 novembre. Contrariamente alle richieste del presidente, la comunità scientifica esige dalle aziende farmaceutiche statunitensi, il massimo rigore che richiede la fase 3 per testarne l’efficacia.

In Russia benché un vaccino sperimentale avesse ottenuto l’approvazione dalle autorità di controllo ancor prima che fosse terminata la sua verifica clinica, la sua diffusione è stata contenuta rispetto alle numerosissime somministrazioni avvenute in Cina.

A che punto siamo in Italia?

Un risultato importante è stato ottenuto dalla collaborazione tra l’Università di Oxford e l’azienda Advent-Irbm di Pomezia, grazie allo sviluppo del vettore virale, ora prodotto da Astrazeneca.  Il Candidato vaccino ha già raggiunto sia in laboratorio che negli esami preclinici sugli animali esiti positivi avviando così  la fase 3. Sono invece tutti italiani il vaccino prodotto dall’azienda ReiThera che grazie ai fondi ottenuti, ha ricevuto il consenso dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per la sperimentazione clinica della fase I, che avverrà presso l’Istituto Spallanzani di Roma e il Centro di ricerche cliniche di Verona. L’altro vaccino italiano nasce dalla collaborazione tra società di biotecnologie Takis e la Rottapharm Biotech di Monza. In cui incoraggianti risultati sono stati registrati dopo la prima somministrazione su studi preclinici che hanno rivelato un’importante risposta immunitaria che aumenta dopo la seconda somministrazione.  Bisognerà ancora attendere l’autorizzazione per la sperimentazione clinica che dovrebbe partire il prossimo inverno con test sull’uomo presso l’Istituto Pascale di Napoli e al San Gerardo di Monza.

Vaccino Oxford- Advent-Irbm – Fonte: avvenire.it

Giovanna Sgarlata

Caso TikTok: origini, sviluppi e controversie. Tutto quello che c’è da sapere

TikTok è un social network cinese nato nel 2016.
Le sue origini, tuttavia, risalgono al 2014, quando viene lanciata la prima versione di musical.ly.

In seguito il servizio è stato acquisito dalla compagnia, sempre cinese, chiamata ByteDance.
In questo modo cambia la gestione del servizio: il nome sarà TikTok per il mercato mondiale, mentre per il mercato cinese prenderà il nome di Douyin.
Douyin è la versione cinese di TikTok, in linea con le disposizioni e le regole imposte dal governo cinese.

La risposta indiana

Nel 2019 era stato chiesto al governo indiano di vietare l’app, con le seguenti motivazioni: “incoraggia la pornografia” e mostra “contenuti inappropriati”.
TikTok era stata vietata dall’India, nonostante la rimozione da parte di Byte Dance di oltre 6 milioni di video che violavano le loro norme e linee guida sui contenuti.
Pochi giorni dopo il divieto è stato revocato a seguito di un appello dello sviluppatore.

La questione si è riaperta lo scorso giugno, quando TikTok insieme ad altre 58 app cinesi viene bandita a tempo indeterminato. La motivazione è di ordine politico: l’app infatti rappresenterebbe una minaccia alla sovranità e alle questioni di politica interna.

Le prime controversie

I primi dubbi sulla sicurezza dell’app sono sollevati dal famoso gruppo di hacktivisti Anonymous.
Questi infatti invitano, in un loro tweet, a “Cancellate TikTok in questo stesso momento” perchè si tratta di “una colossale operazione di sorveglianza di massa.”

L’accusa pare essere fondata da un’analisi concreta dei dati: un utente di reddit avrebbe infatti compiuto un’analisi con reverse-engineering dell’app, scoprendone i meccanismi.
Per gli addetti ai lavori, qui è possibile leggere qualcosa.

La posizione degli Stati Uniti

Un prima dichiarazione, dopo gli sviluppi di cui sopra, proviene dal segretario di Stato americano Mike Pompeo. Lo scorso luglio aveva infatti dichiarato che il governo stava valutando la possibilità di vietare TikTok.
La motivazione: acquisizione dei dati dei cittadini americani non autorizzata e in server cinesi.

A quel punto la famosa app poteva salvarsi solo con un processo di acquisizione da parte di una società molto americana. Questo infatti era l’unico modo per evitare il ban dagli USA.

Microsoft si era fatta avanti, intraprendendo le trattative.
In un primo momento ByteDance cercava di mantenere una partecipazione di minoranza ma in seguito aveva accettato di cedere TikTok a titolo definitivo.
Il primo accordo prevedeva che in caso di acquisizione, Microsoft sarebbe stata l’unica autorizzata nella gestione dei dati.

Nel frattempo, il 14 agosto scorso, Trump concede a ByteDance 90 giorni per vendere TikTok negli Stati Uniti, pur rimanendo diffidente nei confronti della società cinese.

Il 13 settembre Microsoft annuncia, in un comunicato ufficiale, che ByteDance non avrebbe venduto loro TikTok.

https://blogs.microsoft.com/blog/2020/09/13/microsoft-statement-on-tiktok/

Gli ultimi sviluppi

È recente l’annuncio del presidente Trump circa il divieto di WeChat e TikTok dal territorio americano.
A partire da domani, le due app saranno rimosse dagli app store e non sarà più possibile compiere operazioni di pagamento con le stesse.

Per TikTok tuttavia le restrizioni partiranno dal 12 novembre, in quanto è attualmente in corso una trattativa con la società americana Oracle.
Fino a quel momento non sarà possibile aggiornare l’app, ma chi la possedeva già potrà continuare ad usarla.

Angela Cucinotta

Nuovi scontri tra Cina e India: morti 20 militari indiani

Il 15 giungo nel Ladakh, territorio indiano tra le vette dell’Himalaya con temperature al di sotto dello zero, si è verificato un duro scontro tra i soldati cinesi e indiani, degenerato in una vera e propria carneficina. Secondo quanto riportato dal New Delhi i morti indiani sarebbero venti, mentre il numero delle vittime cinesi non è stato ancora confermato.
Ufficialmente non sono state utilizzate armi da fuoco e la battaglia si sarebbe consumata con pietre e bastoni trovati sul posto.

L’accaduto è preoccupante sotto diversi punti di vista: il primo per la dimensione dei paesi coinvolti, sia l’India che la Cina sono i paesi più popolosi al mondo con più di un miliardo di abitanti. Il secondo perché ambedue le nazioni sono guidati da regimi nazionalistici e dotati della bomba atomica.

Il ministro dell’Interno indiano Amit Shah e il ministro della Difesa Rajnath Singh , rassicurano

il sacrificio dei nostri militari non sarà vano. Per noi, l’unità e la sovranità del paese è la cosa più importante”.

Il governo indiano indignato nei confronti di Pechino, lo accusa di avere infranto l’accordo preso pochi giorni prima “Un violento scontro si è verificato a seguito di un tentativo da parte cinese di cambiare unilateralmente lo status quo“, come afferma il ministro degli Affari Esteri.
L’agenzia di stampa indiana “Asian News International” ha riportato attraverso delle intercettazioni, che i morti e i feriti delle truppe cinesi sarebbero 43.
La Cina però non si espone, anche se Hu Xijin, direttore comunista del quotidiano “Global Times”, ha conferma che “anche la squadra cinese ha subito perdite”. Pechino ha accusato a sua volta Nuova Delhi di avere oltrepassato il confine cinese: il portavoce del ministero degli Esteri ha accusato gli avversari di avere oltrepassato il confine due volte lunedì “provocando e attaccando le unità cinesi e causando gravi scontri tra le forze di frontiera”.

 

 

 

 


Il passato burrascoso tra i due stati

Tra la catena montuosa del Karakorum e quella dell’Himalaya, c’è un territorio che da anni è al centro di un dibattito tra India e Cina. Le due Nazioni negli anni 50 hanno (apparentemente) mantenuto una relazione pacifica, grazie soprattutto alla moderazione indiana. Le relazioni diplomatiche vengono sancite nel 1950 da Nehru, che spinge per l’ammissione all’ONU nella Repubblica popolare della Cina. Successivamente il Tibet viene annessa da Pechino nel 1950-51, l’India non reagisce, ma la Cina non riconosce la sua frontiera con l’India. Nel 1954 l’Accordo di Panchsheel ha sancito una grande decisione da parte di Nuova Delhi: essa ha rinuncia a tutti i diritti che le sono stati concessi sul Tibet. I due stati nel corso degli anni hanno però continuato a rivendicare la propria porzione di terra.

Nel 1962, la Cina ha invaso formalmente i territori indiani, ed ha avuto un’ampia vittoria sull’esercito indiano. Proprio dopo quel conflitto è stata introdotta la “Linea di Attuale Controllo” (LAC), cioè l’ufficializzazione del confine orientale tra i due stati. Anche in questo caso, però, le decisioni non vengono accettate senza polemiche, perché il confine non era considerato rigido e netto ma pieno di zone il cui controllo era poco chiaro.

A ovest la Linea Johnson assegnava all’India il territorio ghiacciato dell’Aksai Shin, posto però dopo la linea di cresta e quindi difficile da difendere; ma ulteriori provvedimenti hanno inasprito i rapporti. A est la Linea MacMahon, era stata accettata dal Tibet in occasione della Convenzione di Simla del 1914, ma Pechino ha smesso di riconoscerla. Per garantire il proprio potere territoriale, i due paesi hanno iniziato a costruire strade e aeroporti lungo il confine e anche nelle zone formalmente sotto il controllo “nemico”, che però spesso venivano distrutte.

Dal 1981 i due paesi si sono incontrati periodicamente per affrontare il problema, ma ancora oggi non hanno trovato una soluzione.
A partire dagli anni novanta sono stati firmati vari accordi, che però non hanno impedito le incursioni e le lotte di confine. Nel 2013 e nel 2014, per due volte decine di soldati cinesi hanno oltrepassato la LAC per costruire campi e strade.

 Secondo il governo indiano, tra il 2016 e il 2018, l’esercito cinese ha superato il confine più di mille volte, senza però creare dei veri e propri scontri, almeno fino a lunedì 15 giugno. Il primo ministro indiano Narendra Modi ha ufficializzato l’incontro che si terrà venerdì 19 giugno, che vedrà impegnate tutte le forze politiche per discutere dell’accaduto. Anche la Casa Bianca si è espressa in merito sperando in una soluzione pacifica

L’India e la Cina hanno entrambe espresso il desiderio di una soluzione pacifica e noi la sosteniamo”, ha detto un portavoce del dipartimento di Stato degli Stati Uniti.

Il portavoce ha proseguito dicendo che sta seguendo la vicenda da “vicino” e ha espresso le condoglianze ai familiari dei militari indiani uccisi.

                                                                                                                                                                Paola Caravelli

https://www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2020/06/17/battaglia-himalaya-cina-india

http://www.storiain.net/storia/india-cina-un-confronto-a-geometria-variabile/

https://www.rainews.it/dl/rainews/media/scontro-al-confine-tra-india-e-cina-morti-almeno-20-militari-indiani-ffd825b8-ff08-4449-b2d4-711c8d01a2e8.html#foto-1

Tracce di Sars-Cov-2 nello sperma: possibile la trasmissione sessuale?

Un team di ricerca cinese ha rilevato RNA virale del Coronavirus SARS-CoV-2 nello sperma di alcuni pazienti affetti da COVID-19. Il virus può essere trasmesso sessualmente? Che rischi corrono i pazienti di sesso maschile? 

In questi mesi, in cui il virus ha destato preoccupazione a livello mondiale, sono stati condotti diversi studi sulle possibili vie di trasmissione: la principale via di trasmissione del virus, secondo l’OMS, in base ai dati attualmente disponibili, avviene attraverso il contatto stretto e diretto con soggetti presentanti l’infezione da SARS-CoV-2.

Ma uno studio, condotto da un team dell’Ospedale Municipale di Shangqiu e pubblicato il 7 Maggio sul Journal of American Medical Association, ha dimostrato la presenza del virus nel liquido spermatico dei pazienti.

Lo studio ha preso in esame tutti i pazienti di sesso maschile e di età posta al di sopra dei 15 anni, ricoverati in ospedale tra il 26 gennaio e il 16 febbraio. Tra 50 potenziali pazienti, lo studio ne ha coinvolti 38 (gli altri 12 pazienti a causa di comorbilità, disfunzione erettile o del coma farmacologico in terapia intensiva non sono stati in grado di fornire il campione biologico).

Su 38 pazienti:

  • 23 (rappresentati il 60,5% del campione totale) erano guariti clinicamente, non presentavano la classica sintomatologia, motivo per il quale si attendeva solo il tampone negativo per le dimissioni;
  • 15 (rappresentanti il 39,5% del campione totale) attraversavano la fase acuta dell’infezione.

Cosa ha dimostrato lo studio?

I risultati del test hanno dimostrato che circa il 16% dei pazienti presentava SARS-CoV-2 nello sperma, nello specifico:

  • il 25% del campione stava affrontando la fase acuta dell’infezione;
  • il 9% stava affrontando la fase di guarigione.

Diangeng Li del Chinese General’s Liberation Army General Hospital di Pechino ha riferito: “Anche se il virus non è in grado di replicarsi nel sistema riproduttivo maschile, può persistere, probabilmente a causa dell’immunità privilegiata dei testicoli”. Immunità privilegiata significa che il sistema immunitario non può raggiungere completamente la regione per attaccare gli invasori virali.

Non è una scoperta sorprendente, in quanto molti virus possono sopravvivere nel tratto riproduttivo maschile; tipici esempi sono forniti dai virus Ebola e Zika che si trovano nello sperma anche a distanza di mesi dopo il recupero del paziente. Lo stesso studio ha dimostrato che le positività o meno al test sullo sperma non erano influenzate dall’età del paziente, da pregresse patologie urogenitali, o dalla fase che il paziente stava affrontando della patologia infettiva.

A cosa può andare incontro un paziente di sesso maschile?

La recente pandemia dovuta al SARS-CoV-2 ha sollevato diverse preoccupazioni nella medicina riproduttiva. La Società Italiana di Andrologia e Medicina Sessuale ha cercato di condurre diversi studi ma, a causa delle prove limitate, non è stato possibile formulare raccomandazioni secondo i criteri Levels of Evidence di Oxford 2011.

Secondo la Società Italiana di Andrologia e Medicina Sessuale diverse caratteristiche molecolari di SARS-CoV-2 possono giustificare la sua presenza all’interno del testicolo e possibili alterazioni della spermatogenesi e della funzione endocrina:

L’orchite è stata segnalata come una possibile complicanza dell’infezione da SARS-CoV-2. Da un punto di vista fisiopatologico, l’orchite potrebbe essere il risultato di una vasculite, in quanto la COVID-19 è stata associata ad anomalie della coagulazione. A questo fattore fisiopatologico, bisogna aggiungere, anatomicamente, la vascolarizzazione segmentaria del testicolo. Inoltre, i dati derivati ​​da pazienti, presentanti l’ infezione, suggeriscono che in caso di guarigione soprattutto in età fertile, i pazienti dovrebbero essere sottoposti alla valutazione della funzione gonadica, compresa l’analisi del seme per confermare (o escludere) la presenza di rischi per i gameti maschili che sono destinati alla crioconservazione in azoto liquido o a tecniche di riproduzione assistita.

A cosa può andare incontro una paziente di sesso femminile?

Il virus modula l’espressione dell’ACE2 nelle cellule ospiti: è un componente fondamentale del sistema renina-angiotensina ed esercita le sue funzioni fisiologiche modulando i livelli di angiotensina II (Ang II). Gli studi disponibili suggeriscono che l’ACE2 sia ampiamente espresso nelle ovaie, nell’utero, nella vagina e nella placenta, regolando lo sviluppo e l’ovulazione del follicolo. Nello specifico, esplicano la loro azione fisiologica modulando l’angiogenesi e la degenerazione luteale e influenzando i cambiamenti regolari nel tessuto endometriale. Considerando queste funzioni, SARS-CoV-2 può influenzare le funzioni riproduttive femminili attraverso la regolazione di ACE2.

Allarme per i rapporti sessuali?

Non è ancora chiaro se il nuovo Coronavirus possa diffondersi sessualmente, in quanto trovare tracce di SARS-CoV-2 nello sperma non significa necessariamente che quest’ultimo sia contagioso. Non è ancora chiara nemmeno la tempistica di sopravvivenza del virus nel liquido spermatico, motivo per il quale gli scienziati consigliano di attuare delle norme preventive comprendenti l’astinenza o l’uso del preservativo.

Caterina Andaloro

Bibliografia:

Ashour HM, Elkhatib WF, Rahman MM, Elshabrawy HA. Insights into the recent 2019 novel coronavirus (SARS-CoV-2) in light of past human coronavirus outbreaks. Pathog (Basel, Switzerland). 2020;9(3):186. doi: 10.3390/pathogens9030186;

Peng X, Xu X, Li Y, Cheng L, Zhou X, Ren B. Transmission routes of 2019-nCoV and controls in dental practice. Int J Oral Sci. 2020;12:9. doi: 10.1038/s41368-020-0075-9;

Cascella M, Rajnik M, Cuomo A, Dulebohn SC, Di Napoli R (2020) Features, evaluation and treatment coronavirus (COVID-19);

19, situation report update at 13 April 2020. https://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4228.

 

Coronavirus: il punto sulla situazione mondiale

Pandemia Covid-19. Un evento di portata mondiale in rapida e continua evoluzione.

Siamo travolti da notizie dell’ultima ora e dati statistici in aumento.

È difficile avere una precisa comprensione della situazione attuale, in Italia e nel mondo.

Ecco un quadro generale fatto di fonti attendibili e completo di ogni prospettiva.

È necessario ricordare che la dicitura “casi totali” fa riferimento al numero di individui infetti nel corso del tempo, sono pertanto inclusi anche morti e guariti. Il numero di individui che attualmente risultano infetti non è quindi rappresentato dai numeri esorbitanti proposti.

La situazione a casa nostra

Il sito ufficiale del Ministero della salute, al suo ultimo aggiornamento alle ore 18 di ieri, riporta un totale di 86mila casi totali.

http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus

Lombardia, Emilia Romagna e Veneto le regioni più colpite.

I provvedimenti attuati sono quelli contenuti nei Dpcm attuati fin dai primi giorni di Marzo. Ad oggi sono chiuse scuole, università e attività commerciali non di prima necessità. È stato posto il divieto di lasciare la propria abitazione se non per comprovati motivi e muniti di autocertificazione valida. 

L’Italia si era sostituita alla Cina per primato mondiale nel numero dei casi. Tuttavia nelle ultime ore gli Stati Uniti hanno registrato un’impennata di contagi e resta da capire se, dunque, siamo il primo paese al mondo per numero di contagi. In termini di gravità della situazione, invece, la Spagna sembrerebbe versare in condizioni peggiori della nostra.

La situazione in Europa

I casi totali nel territorio europeo sono 200mila, come si evince dall’aggiornamento di questa mattina sulla mappa dell’organizzazione mondiale della sanità.

https://who.maps.arcgis.com/

Su un totale di 53 paesi con casi confermati, la classifica ci vede ancora in testa, seguiti da Spagna e Germania. L’Unione Europea sta lavorando ad una risposta comune a favore dei settori sanitario e socioeconomico per aiutare i membri.

In particolare, l’Unione sta agendo per:

  • garantire il rifornimento di dispositivi di protezione individuale (guanti, mascherine ecc..) e attrezzatura medica
  • istituire un gruppo europeo di esperti sul covid-19
  • assistere gli Stati membri nel rimpatrio dei cittadini rimasti all’estero
  • fornire tutti i finanziamenti necessari
  • creare accordi di condivisione sullo spostamento delle persone fisiche con comprovate necessità nell’obiettivo di garantire l’efficacia delle misure di prevenzione

La situazione in Spagna

Un potente focolaio si sta sviluppando in queste ore nella penisola Iberica producendo un totale di 64mila casi (aggiornamento del 27 marzo, sul sito ufficiale del Ministero della salute spagnolo).

Il governo ha prorogato lo stato di allarme fino all’11 aprile. Oltre ad organizzare i fondi per far fronte ai possibili danni economici, in termini di prevenzione è appena stato adottato il modello italiano.

La situazione in Inghilterra

Sul sito ufficiale del governo inglese il counter dei casi al 27 marzo, giornata di ieri, risulta stare a 14mila in totale.

https://www.arcgis.com/apps/opsdashboard/index.html#/f94c3c90da5b4e9f9a0b19484dd4bb14

Tra i positivi anche Boris Johnson e il principe Carlo.

La società corre ai ripari, dopo aver sottovalutato il pericolo e ignorato l’avvertimento italiano. Dal 23 marzo è stato attuata la chiusura delle scuole e adesso le limitazioni si fanno più restrittive: uscire solo in caso di vera necessità, esercizi commerciali di beni non essenziali chiusi e sospensione di celebrazioni religiose, ad eccezione dei funerali, con multe da 30 sterline ai trasgressori. 

Con l’aumento dei casi si prevede un perfezionamento di questi provvedimenti.

La situazione del mondo

I dati sulla mappa mondiale dell’OMS, aggiornata alle 18 di ieri, registra un totale di 500mila casi totali – già 614.884 secondo la Johns Hopkins University – e un totale di 23mila morti. 

La situazione in Cina

Attualmente il numero totale di infetti ad oggi è di 3000.

Si tratta di una decisiva diminuzione del contagio e i nuovi ammalati pare non abbiano contratto il virus sul territorio cinese. Si tratta, per la maggior parte, di individui provenienti dall’estero. Si teme, infatti, il contagio di ritorno. 

Wuhan, la città epicentro della malattia, dopo un blocco di oltre due mesi ha ripreso a ricevere i primi treni passeggeri. Tuttavia non è ancora concesso di lasciare la città.

La situazione USA

Gli Stati Uniti hanno visto il virus diffondersi in maniera rapidissima.

85mila casi è il dato riportato ieri dal sito del Center for Disease Control and Prevention, ma per la John Hopkins University il numero ammonterebbe già ad oltre 100.000 casi e nella giornata di oggi si prevede un superamento nei numeri rispetto all’Italia. Gli USA diventeranno il primo paese al mondo nei casi totali. Il presidente Trump ha firmato un piano da 2mila miliardi per l’economia del paese, che già avverte le prime scosse. Inoltre ha provveduto a ordinare una massiccia produzione di respiratori nella città di Detroit.

La Russia

In Russia i casi totali registrati sono poco più di mille.

Per contrastare la diffusione è stata dichiarata come non-lavorativa la settimana dal 28 marzo al 5 aprile. Intanto il presidente Putin ha proclamato la chiusura di tutti i bar e i ristoranti sul territorio del paese.

Quali scenari per l’avvenire?

Nessuno può prevederli, data la poca conoscenza che abbiamo di questo virus.

Dobbiamo accontentarci di semplici intuizioni. I contraccolpi che subirà l’economia e il progressivo peggioramento di Spagna e Stati Uniti sono alla portata della logica.

Attualmente non ci resta che fare tutto il possibile per contenere la diffusione.

L’appello e l’esempio italiano non hanno riscosso molto successo e adesso altri paesi non stanno pagando le conseguenze.

Viviamo in un mondo iper-globalizzato, velocissimo e sempre connesso.

Questo rende le nostre vite ricche di più opportunità e sempre più facili, ma nel momento di un’emergenza può trasformarsi in un incubo.

Ne parlava già il sociologo Beck, quasi 35 anni fa, nel suo “La società del rischio“.

Un mondo interconnesso ha come effetto collaterale una maggiore insicurezza: il problema di uno stato diventa il problema di tutto il pianeta.

Quindi è obsoleto il ragionamento del “curare solo il proprio giardino” e bisognerebbe iniziare a percepirne uno, di grande giardino comune, da curare.

Se l’Italia o la Cina riusciranno a non avere più casi Covid-19 positivi questo non significherebbe in alcun modo che il “nemico invisibile” venga sconfitto.

Finchè tutte le nazioni del mondo non si impegnano seriamente nella prevenzione e nel contenimento la battaglia non potrà dirsi conclusa

Angela Cucinotta

 

L’origine del Sars-CoV-2: dai wet market alle analisi computazionali

A lungo si è dibattuto sull’origine del Coronavirus responsabile della COVID-19 e molti sono stati gli appellativi utilizzati e spesso strumentalizzati. Basti pensare all’espressione “virus cinese” utilizzata da Trump per “deviare” l’attenzione dal ritardo dei provvedimenti negli USA, condannata dall’OMS come istigazione al razzismo.

Che il virus sia effettivamente nato in Cina è ad oggi un dato di fatto. E non è neanche la prima volta che succede. La maggior parte delle epidemie degli ultimi anni si è sviluppata in Cina: dall’asiatica del 1957, all’influenza di Hong Kong del 1968, alla SARS e alla COVID-19. Sembra che questo paese sia particolarmente preso di mira dai virus, ma cerchiamo di capire perché.

Tra complotti e realtà

Notizia non recente, ma virale negli ultimi giorni, è che il virus sarebbe nato in un laboratorio cinese. Tutto nasce dalla diffusione, da parte della Rai, di un servizio riguardo un Coronavirus ingegnerizzato ottenuto “inserendo una proteina presa dai pipistrelli sul virus della SARS ricavato dai topi”. Il virus così creato è in grado di infettare l’uomo direttamente dal pipistrello senza necessità di un ospite intermedio come il topo. Il servizio risale al 2015, quindi secondo teorie del complotto ci sarebbe stato tutto il tempo di completare le ricerche.

Immediate e numerose le conferme che si tratti di una bufala. Attenzione, non è una bufala il servizio della Rai, che tratta di un virus effettivamente creato in laboratorio sotto stretti controlli per essere poi studiato approfonditamente dagli scienziati. Ma tale virus, malgrado le coincidenze riguardo SARS e pipistrelli, non ha nulla a che fare con il Sars-CoV-2. E vedremo perché.

Perchè i virus nascono in Cina? I wet market

Nel 2002 il SARS-CoV ha portato a un’emergenza globale, colpendo 29 Paesi e portando alla morte di 774 persone. Si tratta di un virus diverso rispetto al SARS-CoV-2, con una letalità maggiore, del 10% circa, ma molto meno contagioso. La sua nascita, però, è avvenuta in circostanze simili a quella del nuovo Coronavirus: un mercato di Foshan, nella provincia di Guangdong.
La scoperta ha portato il governo cinese a chiudere i mercati e bandire l’allevamento di molti animali, decisione che però, dopo pochi mesi, è stata annullata. Perchè? Basti pensare che nel 2018 questo tipo di industria dell’allevamento è valso 148 miliardi di Yuan, circa 19 miliardi di euro.

I mercati cinesi sono delle sorte di mattatoi all’aria aperta, dove gli animali vengono maciullati e venduti in mezzo alla strada.

I “wet market” di questo tipo sono sparsi in tutto il mondo, in America del Sud come in Africa, ma in Cina la situazione è del tutto particolare. Offrono infatti una grande varietà, non si tratta di animali “convenzionali”, ma anche e soprattutto di animali selvatici e specie protette, che in natura probabilmente non si incomberebbero mai. La mescolanza di liquidi di varia natura, sangue ed escrementi che colano dalle gabbie permette ai virus di passare da un animale all’altro; se poi quell’animale viene consumato da un uomo il virus può, se capace, compiere il “salto di specie”. E se il virus riesce a trasmettersi a un altro uomo, può nascere un focolaio, l’inizio di un’epidemia.

Il Sars-CoV-2 non è nato in laboratorio

Il 17 marzo, sulla rivista Nature Medicine è stato pubblicato un articolo che, esaminando tutti gli studi più recenti sul virus, ne delinea chiaramente l’origine. Il Sars-CoV-2 ha alcune caratteristiche del tutto peculiari.

Il virus è ottimizzato per legarsi al recettore umano ACE2, coinvolto nella regolazione della pressione sanguigna, tramite un dominio di legame RBD (receptor-binding domain), presente sulla proteina spike virale. Le proteine spike sono strutture superficiali che sporgono all’esterno del virus e ne permettono l’adesione alle cellule da infettare.

Proprio tale RBD è la porzione più variabile del virus. Sei amminoacidi del dominio sono fondamentali per il legame con il rettore e 5 di questi sono diversi dai rispettivi amminoacidi del Sars-CoV. Ciò rappresenta una forte evidenza che il virus non è stato manipolato a partire dal virus della SARS.

Altro protagonista dello studio è un sito di clivaggio (di taglio) della proteina spike, coinvolto nell’ingresso del virus nella cellula. Questo sito non è presente negli altri Coronavirus appartenenti alla linea B del genere Betacoronavirus, di cui il Sars-CoV-2 fa parte.

Infine, il profilo molecolare di base del virus, che gli anglosassoni definiscono “backbone”, “spina dorsale”, è geneticamente differente.

Il risultato di questa analisi è che il virus non può essere stato creato in laboratorio. Se così fosse, i ricercatori avrebbero dovuto utilizzare di base un Coronavirus conosciuto, magari già utilizzato per sperimentare la manipolazione genetica (come insegna il servizio del 2015, non sarebbe una novità). Ma il Sars-CoV-2 differisce in modo sostanziale.
La “colpa” è quindi della selezione naturale.

La genesi del virus: le teorie più probabili

Si fondano sulla selezione naturale del virus a partire da sorgenti animali. Non a caso si ipotizza da tempo l’origine della pandemia nel mercato di Huanan della città di Wuhan.

1. Selezione naturale in un ospite animale prima della zoonosi

Il virus si sarebbe trasferito direttamente da un animale all’uomo (zoonosi), come avvenuto per la SARS e la MERS. A sostegno di tale ipotesi, RaTG13, virus ottenuto dal pipistrello Rhinolophus affinis, è identico al ~96% al SARS-CoV-2, ma la proteina spike differisce nel RBD. Anche i pangolini, mammiferi molto simili all’armadillo, importati illegalmente in Guangdong, presentano un Coronavirus simile al SARS-CoV-2, come dimostrato in un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista CellStudi approfonditi hanno dimostrato che nessuno di questi virus è sufficientemente simile al SARS-CoV-2 da esserne il diretto progenitore; d’altra parte la diversità dei Coronavirus nei pipistrelli e altri animali è conosciuta solo in minima parte.

2. Selezione naturale nell’uomo dopo la zoonosi

Il virus, trasmesso dall’animale all’uomo, potrebbe essersi modificato subito dopo, durante la trasmissione inter-umana. Secondo tale teoria, il virus avrebbe infettato l’uomo e si sarebbe trasmesso in piccoli gruppi per il tempo necessario ad adattarsi del tutto all’infezione umana. Ad esempio, il virus dei pangolini, dotato di un dominio RBD sovrapponibile al SARS-CoV-2, potrebbe essersi trasmesso all’uomo, dove nel tempo si sarebbe evoluto sul sito di clivaggio. Per giustificare ciò, i primi casi dovrebbero essersi verificati almeno a fine novembre, il che è effettivamente risultato da studi retrospettivi. Difficile però è dimostrare con certezza tale meccanismo.

In tutto ciò potrebbe essere coinvolto anche un “ospite intermedio”, come ponte tra l’animale d’origine e l’uomo. L’identificazione dell’ospite intermedio e della sua variante virale, così come il sequenziamento dei virus dei primissimi casi in Cina, sarebbero estremamente informativi.

Perché l’origine del SARS-CoV-2 è importante

Comprendere l’origine e i meccanismi di trasmissione del virus è fondamentale per prevenire futuri eventi di zoonosi e pandemie. Inoltre, identificare le varianti animali più intime permetterebbe di accelerare fortemente gli studi sul funzionamento virale.

Nondimeno, è importante per sconfiggere le più classiche teorie del complotto, che sfruttando le attuali “situazioni favorevoli” di caos e disorientamento dell’opinione pubblica rischiano di attecchire.
A tutti è riconosciuto il beneficio del dubbio. Tuttavia, “notizie” che raccontano di come siano stati gli Stati Uniti o Bill Gates a provocare la crisi per motivi economici, o che si tratti di un’arma di distruzione di massa creata in un laboratorio cinese, vanificano ogni tentativo di coesione tra gli individui. Che nel momento storico che stiamo imparando a vivere è ciò che più dobbiamo tenerci stretti.

Davide Arrigo

Covid-19: il rischio per bambini e donne in gravidanza

In uno scenario mondiale in cui la pandemia di COVID-19 desta preoccupazioni e miete nuove vittime sono molte le questioni lasciate irrisolte. Tra queste, la convinzione speranzosa che la SARS-CoV2 non colpisca i pazienti di età pediatrica. Ma, è proprio così? 

La malattia da COVID-19 (o malattia respiratoria acuta da SARS-CoV2) è una condizione patologia su base infettiva eziologicamente associata al virus SARS-Cov2, che comporta da un punto di vista clinico:

  1. Un quadro asintomatico;
  2. Un quadro sintomatico con febbre, tosse secca, astenia, mialgie, congestione nasale, vomito, diarrea. Nei casi più severi: polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale.

La COVID-19, che ha reso l’Italia il Paese con il maggior numero di contagi dopo la Cina, colpisce meno frequentemente i pazienti di età pediatrica. Tale caratteristica accomuna il SARS-CoV2 con il SARS-CoV (responsabile della SARS, nel contesto della quale non furono registrati morti tra bambini ed adulti di età posta al di sotto dei 24 anni). Il più grande studio cinese nell’ambito di COVID-19, pubblicato su JAMA l’11 febbraio, riportava determinate cifre significative: dei 44.672 casi confermati all’identificazione del genoma virale sul tampone, solo meno dell’1% era associato a pazienti di età al di sotto dei 10 anni. Attualmente in Italia tra i contagiati:

  • meno dello 0,5% presenta un’età compresa tra 0 e 9 anni;
  • meno dell’1% presenta un’età compresa tra 10 e 19 anni.

Il minor numero di contagi in età pediatrica può essere associato:

  1. A fattori esterni: la popolazione di età pediatrica, rapportata alla popolazione adulta, è meno esposta a luoghi che potrebbero favorire la rapida diffusione del virus quali treni, aerei, stazioni, aeroporti;
  2. A fattori intrinseci al sistema immunitario. Secondo studi recenti la popolazione pediatrica presenta una resistenza intrinseca al SARS-CoV2 per una maggior espressione della risposta immunitaria innata e per una minor espressione dei recettori indicati con l’acronimo di ACE2 (Angiotensin-converting enzyme 2),  evenienza che deriva da uno studio condotto nel 2006 sui topi. Il SARS-CoV2 lega tale recettore per invadere sia gli elementi cellulari polmonari che altri distretti (cuore, mucosa del cavo orale, mucosa del distretto gastrointestinale, distretto epatobiliare).

I bambini rappresentano vettori per la trasmissione dell’infezione?

I pazienti di età pediatrica possono comunque infettarsi, risultando dei vettori per la trasmissione dell’infezione, motivo per il quale uno dei provvedimenti, precocemente messo in atto dal governo cinese e successivamente italiano, comprende la chiusura delle scuole. I pazienti di età pediatrica possono di fatto ammalarsi, anche se meno frequentemente rispetto ai pazienti di età adulta, presentando nella maggior parte dei casi sintomi lievi e/o moderati. 

La COVID-19 si manifesta con gli stessi sintomi nei pazienti adulti e pediatrici?

Secondo i dati raccolti dal Children Hospital di Wuhan, l’infezione sintomatica da COVID-19, comprende:

  1. Tosse (65% dei casi);
  2. Febbre (60% dei casi);
  3. Diarrea (15% dei casi);
  4. Scolo mucoso in retrofaringe (15% dei casi);
  5. Rantoli (15% dei casi);
  6. Distress respiratorio (5% dei casi);
  7.  Linfopenia  (35% dei casi);
  8. La TC del torace mostra immagini simili a quelle rilevabili in età adulta: aree di addensamento a livello subpleurico, con caratteristiche a vetro smerigliato, oppure aree di addensamento caratterizzate da alone infiammatorio circostante; la quasi totalità dei casi presenta, tuttavia, un quadro radiologico lieve.

COVID-19 e gravidanza: che rischio corre il feto?

Nelle scorse settimane un neonato londinese è risultato positivo al virus dopo essere nato da madre con polmonite COVID-19. Sono noti anche altri casi in Cina, tra cui Xiao Xiao, la neonata guarita spontaneamente dopo soli 17 giorni di vita.
Uno studio recentemente pubblicato su The Lancet ha esaminato nove donne incinte tra i 26 e i 40 anni con polmonite da SARS-CoV-2; sono stati analizzati:
–  Campioni di liquido amniotico;
– Sangue cordonale;
– Latte materno;
Successivamente sono stati eseguiti tamponi faringei sui neonati, tutti risultati negativi, concludendo che non c’è evidenza di infezione intrauterina attraverso la placenta, o tramite latte materno. Bisogna aggiungere, tuttavia, che le nove donne hanno subito un parto cesareo al terzo trimestre e che la limitata casistica non ha consentito di effettuare ulteriori studi.
Ad oggi, un’eventuale infezione neonatale da SARS-CoV-2 potrebbe essere acquisita per via respiratoria dalla madre nel post partum, basti pensare alla vicinanza tra il viso della madre e quello del bimbo durante l’allattamento.
Caterina Andaloro
Bibliografia
1.Epidemia COVID-19. Istituto superiore di sanità, Roma.
integrata-COVID-19_09-marzo-2020.pdf [accesso in data 11/03/2020]
2. Lee P-I et al., Are children less susceptible to COVID-19? Journal of Microbiology,
Immunology and Infection. 2020. https://doi.org/10.1016/j.jmii.2020.02.011.
3. Xia W et al. Clinical and CT features in pediatric patients with COVID‐19 infection:
Different points from adults. Pediatric Pulmonology. 2020;1–6.
4. General Office of the National Health Commission of China. Diagnosis and
Treatment Protocol for 2019‐nCoV. 5th ed. Beijing, China: National Health
Commission of China;