Messina e Reggio Calabria: l’altra sponda dell’anima

Messina e Reggio Calabria, così lontane, ma così vicine. Come le labbra di due amanti che stanno per baciarsi, ma si ritraggono per mancanza di coraggio.
Forse sarebbe innaturale dire che ci amiamo, ma sicuramente sbagliato dire che ci odiamo. Messinesi e Reggini. Buddaci e Sciacquatrippa. Diversi, ma simili.
Lo Stretto ci unisce, e da sempre diamo vita a una particolare convivenza. C’è chi fa la spola per lavoro o, come noi universitari, per studio. E tra uno sfottò e l’altro, capiamo quanto ci somigliamo.

SICILIANI E CALABRESI? CERTAMENTE, PERÒ…

Aldilà della poetica sul così lontani, così vicini, la realtà è chiara: Messina appartiene alla Sicilia, Reggio alla Calabria. Un legame storico che ci restituisce fierezza ed orgoglio, ma oggi sembra più un recinto soffocante.
Messina, dal terremoto in poi, è rimasta all’ombra di Palermo e Catania. Ma ciò che fa più male è vedere l’ipocrisia di una Sicilia che tanto celebra i messinesi di successo (vedi Nino Frassica a Sanremo), per poi bollarli, una volta tornati a casa, come buddaci o finti siciliani.
Reggio, invece, soffre le scelte di una politica regionale che ha spesso favorito Catanzaro e Cosenza, a suo discapito. Emblematica è la vicenda dello Scippo del Capoluogo (una ferita ancora aperta), così come la forzatura del tracciato cosentino dell’A3, rivelatosi dannoso per tutta la Calabria.
Siamo figli di terre che non ci hanno mai riconosciuto appieno, e, a volte, sembrano persino respingerci. E quando dalla tua famiglia, il luogo che dovrebbe proteggerti, arrivano schiaffi e umiliazioni, inizi a chiederti se il tuo posto sia altrove.

L’DENTITÀ STRETTESE

Qualche tempo fa, nella pagina social Lo Stretto Indispensabile, la reggina Mariarita Sciarrone pubblicava questo post:

Quando mi chiedevano la mia provenienza, – in riferimento al periodo del soggiorno romano – non mi davano il tempo di prendere fiato che mi precedevano: siciliana, sei siciliana […] Mi ci sono voluti anni per capire quanto io fossi tanto calabrese quanto siciliana. E quando l’ho capito, a chi mi chiedeva di dove fossi, avrei voluto rispondere: dello Stretto. Sono una strettese […] Quella parola ha iniziato a suonarmi familiare, giusta, identitaria.”

Il termine strettese non è un’espressione abituale, e sembrerebbe più adatta ad un romanzo fantasy. Tuttavia, custodisce un fondo di verità.
Messinesi e reggini hanno intrecciato le loro storie, creando una solida integrazione che supera persino il mare.

La cadenza dialettale è molto simile, così come gli usi e i costumi. C’è una condivisione di servizi e strutture che permette a un messinese di utilizzare l’aeroporto Tito Minniti, così come a un reggino di studiare ad Unime.

E si potrebbero fare molti altri esempi. Oltre a tutto questo, c’è lo Stretto, simbolo millenario che, paradossalmente, ha sempre unito le città. Sin da piccoli, veniamo allevati dalla sua brezza, che ci accompagna per il resto della vita. Entriamo in simbiosi con quel meraviglioso specchio di mare, creando un legame così forte e personale, che risulterebbe difficile da comprendere persino ai nostri corregionali.
Alla luce di ciò, l’idea di un’identità strettese non sembra poi così assurda. Chiaramente non implica una fantasiosa quanto buffa secessione da Sicilia e Calabria, ma perlomeno spiegherebbe la nostra etichetta di siciliani e calabresi diversi.

IL DERBY DELLO STRETTO

Il Derby dello Stretto è il fenomeno socioculturale che più di tutti testimonia l’unicità di Messina e Reggio Calabria. Infatti, Il termine derby si usa per descrivere una partita giocata fra due squadre della stessa città, o al massimo, della stessa regione. Eppure, anche in questo facciamo eccezione.
Messina – Reggina rappresenta il match per eccellenza: in palio non ci sono solo i tre punti, ma il dominio dello Stretto. Vincere equivale a poter sfottere i rivali per settimane.

Cori come Reggino dimmi che si sente o Buddace Alè, vengo da te, dimostrano che le manifestazioni di affetto non mancano. E come non citare il famoso sfottò Vi invidiamo il panorama, che da mera provocazione sportiva, negli anni è diventata una battuta d’uso comune.

Ogni occasione è buona per punzecchiarsi a vicenda, segno di quanta passione, curiosità e coinvolgimento (sia in chiave critica che ammirativa) ci siano verso la fazione opposta.
Ma il tempo passa inesorabile, e l’ultimo Derby dello Stretto risale ormai a quasi nove anni fa. Era il dicembre del 2016, quando il Messina si impose per 2 a 0 al Franco Scoglio.

La mancanza del derby ha creato un vuoto, come se entrambi avessimo lasciato un pezzo di noi dall’altra parte.
Nel frattempo, gli sfottò vengono sferrati a distanza, ma le tifoserie attendono solo di scontrarsi, pronte a colorare lo Stretto di giallorosso o amaranto.

Sono tante le cose che abbiamo in comune. E sempre come due amanti, continueremo a provocarci, perché ognuno conserva un frammento dell’altro.

Forse per questo vivremo tormentati, in continua lotta con un destino beffardo: prima c’ ha diviso col mare, poi riuniti nel terremoto del 1908. Un patto di sangue che sancisce come solo insieme si possa rinascere.

Intanto, a Roma discutono del Ponte. Noi rispondiamo con una cartolina:

Con affetto, Messinesi e Reggini. Da sempre… i Padroni dello Stretto.

Giovanni Gentile Patti

Reggio Calabria: storia e miti dell’antica vestigia

«Io canto Reggio, l’estrema città dell’Italia marina che si abbevera sempre all’onda di Trinacria»

Così il poeta greco Ibico elogiava la città di Reggio Calabria in una poesia tratta dall’Antologia Palatina.

Situata sulla punta dello stivale e affacciata sullo stretto di Messina, nell’esatto centro geografico di quello che per gli antichi romani era il “Mare Nostrum”, la storia di Reggio Calabria è quella della più antica colonia della Magna Grecia nell’Italia meridionale e il suo fascino attuale è ancora legato a quel periodo di splendore.

 

Reggio Calabria
Vista sullo Stretto di Messina. Fonte: touringclub.it

 

Il mito di Eracle

Sull’origine della città di Reggio Calabria si intrecciano storia e mitologia.

Uno dei personaggi più famosi a cui viene ricondotta la storia dell’origine della città è Eracle, eroe della mitologia greca dotato di forza sovrumana.

In molti tra gli studiosi collocano il semidio in ben tre versioni dei fatti, ognuna delle quali porta allo stesso risultato: la fondazione della città.

Secondo la prima ricostruzione del mito, il noto Eracle, che a Roma era conosciuto con il nome di Ercole, tornando da una delle sue leggendarie fatiche perse un vitello proprio sullo stretto. E così lo inseguì contando solo sulla forza delle sue gambe e delle sue braccia, a nuoto, fino al ritrovamento che avvenne proprio sul suolo reggino.

Il secondo mito vede Eracle scontrarsi contro il terribile mostro dello stretto, Scilla, che era solita mangiare i suoi buoi. L’eroe l’affrontò e l’uccise, riportando la pace nel territorio circostante. Da quel momento fu osannato dai suoi abitanti, che eressero statue in suo onore e celebrarono le sue gesta.

Infine, nell’ultima storia mitologica legata a Eracle, pare che il figlio di Zeus, durante una delle sue traversate, scelse Reggio per un meritato riposo. Venendo più volte interrotto dal canto delle cicale nella zona presso il fiume Halex chiese aiuto al padre, che fece smettere per sempre quel canto che non si ascoltò più in quei dintorni.

 

 

Eracle
Il semidio Eracle. Fonte: latelanera.com

 

Fondazione ed etimologia

Rhegion fu una delle prime colonie greche fondate in Italia meridionale verso la metà dell’VIII secolo ed è considerata una delle più antiche città d’Europa.

La data della fondazione di Reggio Calabria è fissata convenzionalmente all’estate dell’anno 730 a.C.

Basandosi sugli storici antichi, alcuni studiosi moderni affermano che intorno a tale data i calcidesi, dei coloni di stirpe ionica provenienti dalla città di Calcide, nell’isola di Eubea, giunsero sul luogo dove sarebbe sorta la città.

Gli storici greci Tucidide e Diodoro Siculo narrano come l’oracolo di Delfi avesse indicato ai coloni di fondare la nuova città:

«Là nel punto in cui l’Apsias, il più sacro dei fiumi, si getta in mare, dove troverai una femmina avvinghiata ad un maschio, il dio ti concede la terra ausonia.»

 

La nuova città prese il nome di Rhegion. Il termine viene riferito nelle fonti antiche al verbo greco “ρήγνυμι” (reghnümi), che significa “rompere, spezzare”, in ricordo della scissione geologica della Sicilia dalla Calabria.

Si è invece sostenuta una sua derivazione dalla radice indoeuropea protoitalica “reg”, con il significato di “capo, re“. Il riferimento è dovuto al promontorio che dominava il panorama dalla penisola e che anticamente costituiva il porto naturale.

 

Cenni storici

La polis ottenne un grande pregio artistico-culturale grazie alla sua scuola filosofica pitagorica e alle sue scuole di scultura e di poesia nelle quali si formeranno artisti come Pitagora di Reggio e Ibico.

Divenne alleata di Atene nella guerra del Peloponneso e successivamente fu espugnata dai siracusani di Dionigi I nel 387 a.C. Città autonoma nelle istituzioni governative, Rhegium fu importante alleata e socia navalis di Roma.

Fu sotto le dominazioni dei normanni, degli svevi, degli angioini e degli aragonesi.

Entrò a far parte del Regno di Napoli e del Regno delle Due Sicilie e passò quindi al Regno d’Italia.

Nel 1908 subì le distruzioni di un terribile terremoto e maremoto, quindi fu ricostruita in epoca liberty, ma poi parzialmente danneggiata dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale

 

il Castello Aragonese, Reggio Calabria
Il Castello Aragonese. Fonte: tripadvisor.it

 

Il Castello Aragonese

Fra le antiche vestigia che testimoniano il vissuto storico del luogo vi è il Castello Aragonese, considerato uno degli emblemi della città.

Nonostante venga definito “aragonese”, la sua fondazione risale in realtà all’epoca bizantina, tra il IX e l’XI secolo, quando Reggio divenne capitale del Thema di Calabria.

Punto strategico di difesa della città, la fortezza fu nel corso dei secoli dominio di Bizantini, Normanni, Svevi e Angioini, che di volta in volta apportarono alcune modifiche.

Fu però in epoca spagnola, per volere di Re Ferdinando I d’Aragona, che la struttura subì un radicale cambiamento con l’aggiunta delle due imponenti torri circolari merlate che le conferirono l’aspetto attuale e la denominazione “aragonese”.

Il castello è situato nella parte alta della città, nell’omonima piazza. La struttura originaria era composta da quattro torri e un fossato, di cui oggi rimangono soltanto le due torri a sud-est.

La parte più antica della costruzione fu demolita dopo il terremoto del 1908 per consentire l’apertura di alcune strade cittadine.

Dichiarato inagibile negli anni successivi, fu sottoposto a ristrutturazione completa, divenendo uno spazio per eventi culturali e sociali. Testimone delle vicende storiche della città dal Medioevo ad oggi, il Castello è attualmente meta turistica e simbolo storico delle vicende legate al vissuto della città.

 

 

Santa Talia

Si chiude la ricerca del nuovo Commissario per la Sanità calabrese

Guido Longo (fonte: repubblica.it)

C’è voluto molto tempo e cinque tentativi andati a vuoto, perché si arrivasse alla designazione di un nuovo Commissario alla Sanità in Calabria. È stato scelto Guido Longo, uomo delle Forze dell’Ordine in pensione dal 2018. Molti, forse troppi giorni di tensioni, tra nomine respinte e passi indietro. Il governo ha accelerato per mettere la parola fine ad una situazione aggravata dall’emergenza sanitaria attuale. Così ha proceduto con la nomina, arrivata in concomitanza del passaggio della Calabria da zona rossa a regione arancione.

Un deficit enorme  e 26 compiti da portare a termine

Tutelare la salute di quasi 2 milioni di cittadini nonostante i numeri impressionanti dovuti ai feroci tagli degli ultimi dieci anni e l’aumento incontenibile dei costi da sostenere. Questa è la situazione che si pone davanti al neo Commissario e che ha spaventato i precedenti candidati.

Nel 2009 si era raggiunta la soglia dei 239 milioni di debito. L’anno successivo si diede inizio a un piano di rientro del deficit e solo dopo, progressivamente si raggiunsero i 30,6 milioni nel 2013. Quello che sembrava un traguardo più vicino, all’improvviso è tornato ad essere di nuovo lontanissimo: fatti di nuovo i conti, si è scoperto che molte voci iscritte a bilancio erano inesatte così come i calcoli eseguiti. Ad esempio, solo il Policlinico di Catanzaro ha un disavanzo di 154 milioni. Il debito, nel 2019, perciò, è risultato nettamente superiore, ammontando a 116 milioni di euro.

Numerosi i tagli dalle conseguenze disastrose, tra cui quelli ai posti letto negli ospedali, diminuiti del 40%, passati, quindi, da 3 ogni mille abitanti nel 2013 a 1,95 nel 2018. Cinque ospedali chiusi nella provincia di Reggio Calabria, sei in quella di Cosenza, uno a Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia. A questo corrisponderebbe un taglio del personale pari a 3.800 dipendenti. 300 milioni spesi dalla Regione per far curare i suoi cittadini in strutture di altre regioni, lo scorso anno.

I commissari incaricati di rimettere ordine al dissesto dell’azienda sanitaria di Reggio Calabria – sciolta per infiltrazioni mafiose nel 2019 – scrissero, in una loro relazione, di una manifesta e reiterata incapacità di gestione e dell’assenza di approvazione dei bilanci dal 2013.

I compiti del nuovo Commissario, dunque, sono in tutto 26. Vanno dalla riorganizzazione della rete ospedaliera alla razionalizzazione della spesa sanitaria, dalla definizione dei tetti per i contratti con i privati, alla completa implementazione dei flussi informativi in termini di completezza e qualità.

La Calabria diventa regione arancione (fonte: strettoweb.it)

Un uomo di giustizia pronto per un nuovo compito

“Un uomo delle istituzioni, che ha già operato in Calabria, sempre a difesa della legalità», ha scritto il presidente del Consiglio Conte su Longo. «Ho accettato come atto d’amore verso la Calabria, la regione in cui mi sono formato professionalmente. Il mio è anche un dovere istituzionale verso il Governo, che mi ha scelto e che ringrazio.” ha risposto Longo.

Nessuna esitazione da parte sua né della sua famiglia nel lasciarlo accettare. La moglie, poliziotta, a differenza della consorte di Eugenio Gaudio, ex rettore della Sapienza, finita nella polemica per aver detto di non volersi trasferire a Catanzaro, è pronta a sostenere Longo.

Catanese, molti incarichi e una carriera iniziata e chiusa proprio in Calabria, dalla prima nomina nella mobile di Reggio al ruolo di prefetto a Vibo Valentia. Famoso nella lotta alla criminalità organizzata, è detto Ghostbusters (acchiappafantasmi) per i tanti latitanti arrestati. Figura chiave della mobile di Palermo per la cattura dell’assassino di Libero Grassi, Salvatore Madonia. Capo della Dia di Napoli quando fu incastrato Angelo Nuvoletta, il mandante dell’omicidio di Giancarlo Siani. Ha avuto il compito di guidare il gruppo Yanez che arrestò il boss Francesco Schiavone, detto Sandokan, appena venne fuori dal suo bunker. Come questore di Palermo vietò, per motivi di ordine pubblico, i funerali del boss Bernardo Provenzano.

“Io non ho paura, non l’ho mai avuta nella mia vita di uomo delle Istituzioni e sono sempre andato là dove lo Stato mi ha chiesto di andare. Sarà così anche questa volta” ha detto commentando i tentativi falliti prima per la designazione di un Commissario, la fermezza ha contraddistinto le sue prime dichiarazioni.

Consapevole della grande interferenza della ‘ndrangheta nelle questioni calabresi è altrettanto convinto dell’onestà di moltissimi altri calabresi, per cui vuole lavorare sodo e riprendere da dove aveva lasciato. La Calabria è un posto che conosce bene e il suo ultimo incarico lo ha svolto proprio a Vibo Valentia. Uno dei suoi ultimi obiettivi è stato, proprio, far in modo che venisse costruito un nuovo ospedale in questa città, per cui convocò anche un tavolo tecnico. Dalla sanità ripartirà per un nuovo capitolo della sua vita da uomo di Stato:

“Nel 2018 andai in pensione. Ma ora sono tornato”.

 

Rita Bonaccurso

Calabria. Un altro triste episodio nella scena politica

Arrestato il presidente del Consiglio regionale

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

Si chiama Domenico Tallini, 68 anni, il presidente del Consiglio regionale della Calabria, che ora si trova ai domiciliari con l’accusa di aver dato supporto alla cosca “Grande Aracri“, nel suo progetto di reimpiego di proventi illeciti, attraverso la costruzione di una società avente lo scopo di distribuire prodotti medicinali mediante farmacie e parafarmacie.

In cambio, l’esponente di Forza Italia avrebbe ricevuto appoggio elettorale da parte della cosca, per elezioni regionale del 2014.

Da Tallini contributo concreto ad associazione

L’indagine che portato all’arresto di Tallini riguarda i suoi presunti rapporti con la cosca calabrese. I fatti risalgono al 2014, quando, secondo il Pubblico Ministero, il presidente avrebbe agevolato la cosca per l’avvio di alcune attività, finite al centro dell’inchiesta “Farma Business”. In cambio, avrebbe ricevuto sostegno dal gruppo criminale per le elezioni regionali di quel novembre.

“Il presidente del consiglio regionale della Calabria è attualmente accusato di scambio elettorale politico-mafioso. L’articolo 416 ter. c.p. , recita che: Chiunque accetta la promessa di procurare voti mediante le modalità di cui al terzo comma dell’articolo 416 bis in cambio dell’erogazione di denaro o di altra utilità è punito con la reclusione da sei a dodici anni.”

Concorso esterno in associazione mafiosa, scambio elettorale politico mafioso.

Due le attività investigative, condotte dai carabinieri di Catanzaro e Crotone, dirette e coordinate dal procuratore Nicola Gratteri, dal procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e dai sostituti procuratori Paolo Sirleo e Domenico Guarascio. Le indagini hanno riguardato l’operatività della cosca della ‘ndrangheta, “Grande Aracri” di Cutro, nell’area di origine e nel catanzarese.

Concorso esterno in associazione mafiosa, scambio elettorale politico mafioso sono i reati di cui viene accusato Tallini. Secondo quanto riporta l’ordinanza, durante la sua carica di assessore regionale, interveniva «presso gli uffici pubblici» per «agevolare e accelerare l’iter burocratico per il rilascio di necessarie autorizzazioni nella realizzazione del Consorzio FarmaItalia e della societàFarmaeko Srl“, che prevedeva la distribuzione di medicinali da banco», promuovendo anche «la nomina del responsabile del relativo ambito amministrativo regionale» e inducendo «i soggetti preposti a rilasciare la necessaria documentazione amministrativa e certificazione».

Compare nell’ordinanza di 357 pagine, il nome di un tale Domenico Scozzafava, “grande elettore di Tallini”, il quale si sarebbe speso notevolmente per eliminare ogni ostacolo burocratico-amministrativo per la nascita di una compagine imprenditoriale. Tallini, inoltre, avrebbe imposto l’assunzione e l’ingresso, quale consigliere, del proprio figlio Giuseppe, così da contribuire all’evoluzione dell’attività del Consorzio farmaceutico, fornendo il suo contributo, nonché le sue competenze e le sue conoscenze anche nel procacciamento di farmacie da consorziare. Gli atti dimostrano che Tallini era ben consapevole di prestare un rilevante contributo all’associazione criminale e che il ritorno elettorale da alcuni luoghi in cui la cosca ha potere, era dovuto alla possibilità di intimidazione che la stessa indubbiamente ivi detiene.

Il reato di corruzione elettorale, di cui Tallini è complice, da tempo, macchia le dinamiche elettorali di varie regioni d’Italia. Trattandosi di figure delittuose postula che, laddove gli accordi intercorsi tra il candidato e il sodalizio criminoso travalichino l’ambito strettamente proprio della competizione elettorale, occorrerà operare dei distinguo.

Invece, i reati contestati alle altre 18 persone finite al centro dell’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, secondo le indagini condotte dal Gip sono: impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori, tentata estorsione, ricettazione e violenza o minaccia a un pubblico ufficiale. A eseguire gli arresti tra le provincie di Crotone, Catanzaro e Roma, questa mattina all’alba, sono stati i carabinieri del Comando provinciale di Crotone.

 

(fonte: corriere.it)

La carriera politica fino all’ “impresentabilità”

Nato a Catanzaro, nel gennaio 1952, sposato con figli, perito elettronico ed ex dipendente Enel, era alla sua quarta legislatura, l’ultima, la più importante, come presidente del Consiglio regionale della Calabria. Eletto nel marzo 2020, nella circoscrizionale Calabria centro con la lista di Forza Italia, con oltre 8mila preferenze. In carica fino all’ultima seduta del Consiglio, sciolto poi per la prematura scomparsa della Presidente Jole Santelli, lo scorso 10 novembre. Era soprannominato, proprio per il gran numero di voti ricevuti durante tutta la sua carriera politica, “Mister Preferenze”. Coordinatore di Forza Italia nella provincia di Catanzaro, è un politico di lungo corso. La sua carriera è iniziata tra le fila del Movimento Sociale. A Catanzaro è stato consigliere comunale tra il 1981 e il 2017 e, inoltre, assessore comunale allo Sport e agli Affari Generali. Uno dei fondatori del movimento “Calabria Libera” nel 1990 e del Polo Civico, poi nel 1994 del “Movimento civico per il Sud”. Nel ’99 l’esperienza da assessore alla Provincia e poi come consigliere regionale, per la prima volta, nel 2005 con l’Udeur. Si era candidato alle elezioni regionali del 2000 e del 2014, nella circoscrizione Calabria centro, con Forza Italia, ma nel 2010 con il PDL.  Ha ricoperto la carica di vicepresidente della IV Commissione consiliare “Assetto, Utilizzazione del territorio e Protezione dell’ambiente”. Nelle politiche del 2018, era capolista per Forza Italia nel collegio uninominale di Catanzaro. Non venne eletto e, due anni più tardi, si ripresenta alle regionali del 2020 sostenendo la candidatura a governatore della Santelli. La Commissione Parlamentare Antimafia lo indicò come “impresentabile, ma nonostante ciò vinse le elezioni. Il centrodestra non prese le distanze, anzi l’ha scelto persino come guida di Palazzo Campanella.

 

 

Maria Cotugno

Rita Bonaccurso

Accordo tra Emergency di Gino Strada e Protezione Civile, si punta al riscatto della sanità calabrese

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

Gino Strada e la sua ONG ‘Emergency’ hanno siglato l’accordo con la Protezione Civile nel pomeriggio del 17 novembre, subito dopo le dimissioni precoci dell’ormai ex-commissario Gaudio.

Eugenio Gaudio, medico ed ex rettore dell’università Sapienza di Roma, ha rassegnato le dimissioni un giorno dopo essere stato designato come commissario per la sanità della Regione Calabria lo scorso 16 novembre. “Per motivi di famiglia”, spiega a Repubblica, “Mia moglie non desidera trasferirsi a Catanzaro e vorrei evitare una crisi familiare”.

L’accordo mira alla gestione dell’emergenza sanitaria che affligge la Calabria ormai da anni, ma che si è intensificata per via del Covid.

Inizieremo domani mattina a lavorare a un progetto da far partire al più presto

ha scritto Strada, fondatore dell’ONG, sul proprio profilo Facebook la sera del 17 novembre.

Sembra che il governo Conte-bis, dopo due buchi nell’acqua (di cui abbiamo parlato qui), sia riuscito a soddisfare i desideri dei cittadini (e di parte della sinistra) che vedevano il filantropo al centro della gestione emergenziale in Calabria.

E’ infatti risaputo che il sistema sanitario della regione si trovi al collasso a causa di debiti e corruzione, per cui la vera sfida del fondatore di Emergency sarà – oltre alla battaglia contro il coronavirus – quella di restituire dignità alla sanità della regione.

Parole dure da destra a sinistra

Di diverso avviso sarebbero gli esponenti di destra profondamente critici della figura di Gino Strada, tra cui spicca il presidente della regione Nino Spirlì, che nella trasmissione di Radio 24 ‘La Zanzara’ ha rivolto parole durissime nei confronti della possibilità di un nuovo commissario: “Non arriva la nomina di Strada perché dovranno passare sul mio corpo per fare le nomine, non abbiamo più bisogno di commissari”.

Anche Matteo Salvini, leader di Lega Nord, ha espresso la propria opinione su Twitter, incoraggiando che la scelta ricadesse sul professor Pellegrino Mancini, responsabile per i trapianti della regione Calabria.

Diamo ai calabresi la dignità di gestire il loro presente, la loro salute e il loro futuro.

Successivamente ha richiesto le dimissioni del Ministro Speranza tramite Twitter.

Via Cotticelli, via Zuccatelli, ora via anche Gaudio. Attendiamo se ne vada anche Speranza.

Tra lo scetticismo degli esponenti di destra e le proteste dei sindaci calabresi – che hanno manifestato la volontà di recarsi a Roma per mettere fine ad un commissariamento lungo più di dieci anni -, altri hanno invece espresso tutto il proprio sostegno al progetto di Strada.

Andrea Scanzi, giornalista, ha definito sulla propria pagina Facebook il filantropo come “una delle persone più oneste, appassionate e competenti di questo Paese”, tessendone le lodi in un lungo post e non perdendo l’occasione per sbugiardare alcune voci sul suo conto che lo ritrarrebbero come un “comunista” (in senso dispregiativo).

Chi è davvero Gino Strada

Originario di Milano, è un medico, filantropo ed attivista fondatore dell’ONG ‘Emergency’ che dal 1994 si occupa della riabilitazione delle vittime della guerra e delle mine antiuomo.

(fonte: globalist.it)

Tra il 1989 e il 1994 vive diverse esperienze come medico di guerra in zone di conflitto come Pakistan, Somalia ed Afghanistan e questo lo spingerà a fondare l’associazione umanitaria assieme alla moglie Teresa (persa nel 2009); ma lo spingerà inoltre a rigettare profondamente il concetto di guerra ed avanzare aspre critiche nei confronti di uomini di politica tendenti ad atteggiamenti belligeranti: entrano nel suo mirino figure come Silvio Berlusconi, Enrico Letta, Matteo Renzi, Mario Monti e Giuseppe Conte.

Tuttavia, per difendersi da attacchi che lo ritraevano come un pacifista radicale e moralista, ha espressamente affermato di non essere pacifista – solo contro la guerra.

In attesa di nuovi sviluppi e con una situazione sempre più incontrollabile, Strada sembra essere l’ultima speranza per molti calabresi, mentre altri rimangono disillusi su un possibile miglioramento della situazione.

 

Valeria Bonaccorso

 

Calabria rossa ma non per contagi. L’assurda vicenda da Cotticelli a Zuccatelli

Il commissario che non sapeva di essere commissario

Il Commissario alla Sanità non sapeva di essere l’incaricato a fare un “Piano Covid” non conosceva il numero dei posti letto di terapia intensiva della regione a lui affidata, finché non l’ho appreso dall’usciere. Stiamo parlando della triste vicenda di cui protagonisti sono la Calabria e il Commissario alla Sanità, Saverio Cotticelli.

Calabria zona rossa. L’inizio della vicenda

Tutto è iniziato con la firma del Dpcm del 3 novembre con il quale si è decretata la divisione dell’Italia in regioni gialle, arancioni e rosse, secondo 21 parametri e l’indice Rt. Tra quest’ultime proprio la Calabria insieme a Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta. Tutte regioni con un elevato numero di contagi, men che la Calabria, che all’inizio di novembre si ritrovava con 200 contagiati circa.

La motivazione è stata ritrovata nella mancanza di posti letto nelle terapie intensive, rischiosissima nell’eventualità di un incremento vertiginoso dei malati, e della generale inadeguatezza dell’intera macchina sanitaria. Il numero di contagiati in proporzione alla popolazione complessiva di 2 milioni, era e continua ad essere bassa. Poco prima dello scoppio della pandemia erano 107 i posti letto nelle terapie intensive, diventati poi 161, di cui solo 57 dedicati ai malati di coronavirus.

Con il Decreto Rilancio di maggio, il Governo aveva predisposto nuove risorse per tutte le regioni, in modo che riorganizzassero i sistemi sanitari, tra cui l’implemento dei posti letto, fino a che fossero circa 0,14 ogni mille abitanti ovunque nella Penisola.

Alla Calabria, per questo, sono stati riservati circa 65 milioni di euro affinché divenissero 280, in vista dell’autunno, mai usati.

L’intervista delle rivelazioni

La strana situazione, che qualche giorno fa ha iniziato a destare un malcontento generale tra i Calabresi, è arrivata all’attenzione dell’intero Paese a causa di unintervista televisiva. Il giornalista Walter Molino della trasmissione di Rai Tre “Titolo Quinto”, dopo . Subito dopo la rabbia e le dure parole del premier Conte:

“Cotticelli va sostituito con effetto immediato perché i calabresi meritano subito un nuovo commissario pienamente capace di affrontare la complessa e impegnativa sfida della sanità.“.

Cotticelli durante l’intervista (fonte: ilVibonese.it)

Un’imbarazzante escalation di risposte assurde da parte di Cotticelli.

Campano, 69 anni, generale dei Carabinieri in pensione, è stato nominato il 7 dicembre 2018, dall’allora ministro dell’Economia Tria, la ministra della Salute, Grillo, e la ministra degli Affari Regionali, Stefani, poi confermato da Conte il 19 luglio 2019. Una lunga carriera nell’Arma, che lo ha visto ricoprire anche incarichi di rilievo, non solo in Campania; dieci anni fa l’onorificenza di Commendatore, Ordine al Merito della Repubblica Italiana e nel 2012 la Presidenza del Cocer interforze. Un uomo con grande esperienza, che è finito nel ciclone di una polemica di proporzioni enormi.

Solo con le domande del giornalista di Rai Tre, Cotticelli ha appreso di esser stato designato responsabile della redazione del Piano Covid per la Calabria, dunque non la Regione. Sebbene questo sarebbe bastato a delineare una brutta figura – anzi una tragedia di cui le vittime sono i calabresi – la sua seconda gaffe è stata quella di capire, pochi momenti dopo, di aver anche organizzato e presentato un piano al Governo, da cui giungono le conferme sulle date: il potenziamento della rete ospedaliera fu predisposto dallo stessa struttura commissariale il 18 giugno scorso e integrato il 3 luglio, poi addirittura approvato dal Ministero della Salute il 16 luglio e inviato al commissario straordinario nazionale per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri.

Il problema è che tutto ciò è rimasto sulla carta e non è diventato realtà, entro il termine del 3 novembre.

Le dichiarazioni shock

Cotticelli dà la sua versione da Giletti (fonte: ecodellojonio.it)

Subito dopo le dimissioni, Cotticelli ha anche giocato d’anticipo rispetto le mosse di Montecitorio. La vicenda, però, ha continuato a riservare colpi di scena ai limiti dell’assurdo: l’ormai ex Commisario alla Sanità calabrese ha detto di aver rivisto le immagini di quell’intervista e di non essersi riconosciuto.

Infatti, domenica sera, invitato nella trasmissione “Non è l’Arena” di Massimo Giletti ha dichiarato di aver trovato di pensare di esser stato addirittura drogato:

“Sto ricostruendo quello che è accaduto il giorno dell’intervista, è tutto molto strano. Gli orari, le modalità… non torna nulla.”

Cotticelli sospetta, dunque, di esser stato vittima di un boicottaggio e di esser stato reso capro espiatorio di una vicenda in cui c’entrerebbero “forze” esterne.

La versione di Cotticelli (fonte: liberoquotidiano.it)

Un nuovo Commissario alla Sanità, ma si scopre che è stato un no mask

Poco dopo revoca del suo mandato è stato nominato un nuovo commissario. Una notizia che ha generato del sollievo, durato, però pochissimo, prima dell’ennesima svolta verso l’assurdo. Giuseppe Zuccatelli, il nuovo commissario, si è scoperto esser stato scelto più per una logica di vicinanza politica. Infatti, quest’ultimo è in buoni rapporti con il ministro della Salute, Roberto Speranza.

Ciò che ha, però, sconvolto nuovamente i calabresi è stato venire a conoscenza di una dichiarazione, di cui vi è anche un video, fatta lo scorso maggio, che ha dipinto il nuovo commissario come un no mask:

“ti becchi il virus solo se ficchi la lingua in bocca ad uno per 15 minuti. La mascherina non serve a un c***o”.

Il nuovo Commissario Zuccatelli (fonte: zoom24.it)

Speriamo che, come dichiarato dallo stesso Zuccatelli, questo sia stato dovuto ad una confusione nelle prime fasi della pandemia riguardo i comportamenti da tenere per contenere i contagi, anche perché ciò che veramente non serve ai calabresi è un altro anno di cattiva gestione della Sanità, dopo dieci anni di commissariamento e un debito di 160 milioni non ancora risanato.

Rita Bonaccurso

Apritimoda: le grandi griffe aprono le porte dei loro laboratori e atelier

Fonte: milanoweekend.it

Il mondo della moda e dell’artigianato spalancano le loro porte al pubblico. E non è solo un modo di dire, ma pura realtà.

Dopo il successo delle edizioni precedenti, infatti, torna Apritimoda, l’iniziativa che per un weekend- nello specifico il 24 e 25 ottobre – permetterà ai visitatori di entrare gratuitamente negli atelier e laboratori di alcuni dei brand più famosi e scoprire da vicino come prendono vita le creazioni simbolo del nostro Made in Italy.

A differenza degli anni passati, quest’anno, l’evento non si limiterà solo alla città di Milano o Firenze, ma si allargherà a tutta la penisola. Una vera e propria mappa di tesori non conosciuti che si svela al pubblico, con l’obiettivo di disegnare anche un nuovo inizio per una delle più importanti attività economiche del nostro Paese. E non ultima un’occasione per visitare luoghi e palazzi storici che si svelano in tutto il loro splendore.

Oltre i portoni di palazzi storici, dentro cortili incantati, nelle vecchie fabbriche reinventate, il genio, la cultura, la capacità artigianale italiana diventano prodotti dei quali conosciamo solo l’esito finale. ApritiModa ci fa scoprire dove tutto questo ha origine.

I luoghi più vicini a noi

Catania con Marella Ferrara

Nel centro storico di Catania, dove si incontrano piazza Duca di Genova e via Museo Biscari, c’è uno dei più importanti palazzi privati della città, Palazzo Biscari. Costruito alla fine del settecento e simbolo del Barocco siciliano, oggi il sontuoso palazzo ospita la sede di Marella Ferrera Museum & Fashion, che a sua volta racchiude il Museo della Moda, il Museo della Grazia, il Mondo del Fashion e l’atelier d’haute couture della stilista. Acclamata come rivelazione dell’anno ad Alta Moda nel ’93, ancora oggi la stilista catanese trasforma stoffa in arte usando materiali come pietra lavica, ossidiana, terracotta, cristallo di rocca e fili di rame per raccontare la storia della sua isola.

Fonte: apritimoda.it

Mappa per raggiungere il luogo:

Trapani con FENDI hand in hand Platimiro Fiorenza

Il progetto ‘hand in hand’ celebra una collaborazione unica tra FENDI e le eccellenze dell’artigianato italiano. All’interno della storica gioielleria e bottega artigiana Rosso Corallo a Trapani, l’orafo corallaio Platimiro Fiorenza presenta l’inedita Baguette ‘hand in hand’ realizzata in collaborazione con FENDI per il progetto, che vede la creazione di 20 Baguette, l’iconica borsa disegnata da Silvia Venturini Fendi nel 1997, interamente fatte a mano da 20 artigiani, uno per ogni regione d’Italia, con le lavorazioni più peculiari e tradizionali, rendendo omaggio all’artigianato e alla creatività del nostro paese. La borsa Baguette ‘hand in hand’ realizzata da FENDI e Platimiro Fiorenza rappresenta la regione Sicilia.

Fonte: apritimoda.it

Mappa per raggiungere il luogo:

Calabria con il Lanificio Leo

La sede di Soveria Mannelli, in provincia di Catanzaro, è l’ultima di varie località che fanno capo al Lanificio Leo, ma solo qui c’è “una geografia irregolare dove si respira la bellezza semplice della dimensione rurale.” Caratterizzata da grandi macchinari a sessanta fusi, la manifattura del lanificio fondato nel 1873 segue tutto il processo della lana, dal filato, alla tessitura alla finitura, integrando design contemporaneo con maestria artigianale.

Fonte: apritimoda.it

Mappa per raggiungere il luogo:

INFORMAZIONI VISITA E PRENOTAZIONE

Per partecipare è necessario prenotare la visita, utilizzando il form sottostante inserendo i relativi dati selezionando la data di visita e l’orario. Una volta effettuata la prenotazione e avvenuta la registrazione, l’utente può modificare i propri dati e le prenotazioni sino a 48 ore prima dell’evento. L’iniziativa è totalmente gratuita pertanto è gradita l’immediata comunicazione di modifica e/o disdetta della partecipazione.

Durante la visita sarà necessario rispettare le misure di sicurezza anti covid-19,  per qualsiasi ulteriore informazione sono a disposizione sul sito apritimoda.it le FAQ.

Per ulteriori informazioni e per scoprire tutte le sedi ApritiModa visita il sito apritimoda.it .

Caro voli, è polemica in Sicilia. Musumeci: “Più corse e tariffa unica per i siciliani”

Numerose sono le segnalazioni relative alle speculazioni legate all’emergenza pandemica. Se prima erano guanti, mascherine e igienizzanti a preoccupare – e che oramai sono stati regolamentati – oggi, dal momento che si può ufficialmente viaggiare da regione a regione, sono i voli e i treni per rientrare al sud a suscitare dibattiti.

Polemica tra regione Sicilia e Alitalia

Tre giorni fa il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, ha attacco la Compagnia di bandiera Alitalia per aver cancellato senza preavviso le tratte di luglio e agosto da e per l’aeroporto di Trapani Birgi con destinazioni Roma e Milano. Il governatore ha parlato di “schiaffo ai siciliani”, ma la compagnia si difende affermando che il numero di prenotazioni era inferiore al 60% e non ha ritenuto “di favorire una più equa distribuzione dello sforzo economico”.

Anche il viceministro ai Trasporti Giancarlo Cancellieri e i sindaci della provincia di Trapani si sono uniti alla polemica. Il viceministro ha ricordato che l’aeroporto Trapanese riceverà entro dà novembre 2020 50 milioni di euro, con i quali verranno attivati i biglietti a tariffa agevolata, definendo questi atteggiamento come “speculazioni politiche”. Il sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, afferma che Alitalia non si può permettere di parlare in termini commerciali dopo che è stata ripetutamente salvata “con i soldi degli italiani”.

La questione è stata discussa nelle ultime ore con il ministro per il Sud, Peppe Provenzano, i sindaci del Trapanese, e Airgest, società che gestisce gli scali, con la presenza anche i sindacati e le associazioni degli industriali, dei commercianti e il presidente Musumeci.

Il governatore della Sicilia ha formalizzato il documento di protesta indirizzata alla direzione generale dell’Alitalia che verrà consegnata martedì al ministro dei Trasporti a Roma.

Il documento sintetizza lo stato d’animo che la  comunità siciliana vive, Musumeci afferma che il comportamento

” registra il cinismo di una compagnia” e continua “si permette di fare i capricci, abbandonando gli scali minori e mantenendo limitato il numero delle corse negli scali maggiori e soprattutto adottando una politica dei costi, inaccessibile per gran parte dei siciliani”.

Per i siciliani il trasporto aereo non è un lusso ma è una necessità, e le politiche adottate dalla compagnia Alitalia scoraggiano i cittadini a far ritorno nella propria terra. Attraverso il documento

chiediamo al governo nazionale di intervenire sull’Alitalia, per applicare una tariffa unica per i siciliani, che faccia la media tra le tariffe accessibili  e le tariffe inaccessibili.

I prezzi proposti dalla compagnia sono solo da un lato accessibili ai cittadini, con biglietti aerei di 70 euro se prenotati con mesi di anticipo, e dall’altro inaccessibili se prenotati nella stessa settimana, con l’ammontare dei costi che può superare i 700 euro. Il governatore conclude il discorso esortando ad evitare queste iniziative speculative nei confronti dei cittadini.

I voli scontati tardano ad arrivare

“Le tariffe sociali? Le stiamo chiudendo, in settimana incontrerò le compagnie aeree”, ha dichiarato Giancarlo Cancellieri, vice ministro dei trasporti a Open. Il motivo del ritardo è dovuta dall’emergenza sanitaria che “Ha ritardato tutto, compresi gli sconti sui voli –chiarisce il Ministro– se non cominciano a volare le compagnie, non possiamo sapere quando scatteranno le tariffe sociali”. E’ in progetto da parte del governo Conte di dare “un contributo per ogni biglietto aereo acquistato da e per Palermo e Catania”. Le tariffe sociali consistono in uno sconto del 30% per ogni biglietto acquistato dai residenti in Sicilia. Non tutti però potranno usufruire dell’agevolazione, ma solo alcune categorie. Ad esempio gli studenti fuori sede, i lavoratori con sede lavorativa al di fuori della regione, coloro che dovranno viaggiare per esigenze sanitarie e i disabili. Le tariffe avrebbero dovuto iniziare già da quest’estate, ma sfortunatamente, il tutto è stato posticipato.

Polemica anche a Catania

Il primo cittadino di Catania, Vincenzo Bianco, ha parlato di un rincaro dei prezzi anche da e per l’aeroporto del Catanese, dove alcuni biglietti verrebbero venduti all’ammontare di 800 euro. Circostanza che si presenta nella tratta Verona-Catania. Le tariffe esorbitanti, però, non dovrebbero continuare per molto tempo. Con la ripresa delle compagnie low cost e il recente annuncio di Alitalia che dovrebbe, da oggi, prevedere il lancio dei voli a 30 euro da Roma e Milano.

La situazione in Calabria

Parlando di Calabria, spostiamo l’attenzione sulle ferrovie.

La bella notizia è che, dal 3 giugno, in Calabria sono arrivati i FrecciaRossa direttamente da Torino senza dover fare cambio a Roma.

Gianfranco Battisti, amministratore delegato e direttore generale del gruppo FS italiane afferma “per la prima volta il Frecciarossa arriva a Reggio Calabria. Il treno simbolo dell’eccellenza italiana nell’Alta velocità collegherà Reggio Calabria al Sistema AV. Un nuovo servizio che avvicina le persone, nel momento in cui il Paese deve ripartire. L’arrivo del Frecciarossa contribuirà alla ripartenza e al rilancio dell’economia e del settore turistico della Calabria e dell’intero Sud Italia”. Ma quanto costerà un biglietto?

La cattiva notizia è che un biglietto da Torino Porta Susa diretto a Reggio Calabria centrale (solo andata) prenotato oggi, con partenza 25/06/2020 parte dai 100 euro fino ad arrivare ai 155 euro. E a differenza di quanto affermato dalla compagnia ferroviaria, sono pochi i treni senza cambi. Invece prendendo il treno da Milano Centrale diretto Reggio Calabria centrale con partenza il 18/06 e prenotato oggi, i costi lievitano a dismisura, per un totale di 237 euro (andata e ritorno) senza neppure scegliere il posto a sedere (che aumenterebbe la spesa di 8 euro).

Comparando i prezzi dei treni diretti al sud con i voli internazionali, sarebbe addirittura preferibile optare per una vacanza piuttosto che tornare a casa dalla propria famiglia: il volo con WizzAir con partenza da Roma e direzione Ibiza a 230 euro (andata e ritorno), oppure una bella vacanza ad Amsterdam con la compagnia aerea Level a soli 126 euro, o anche andare a tornare da Londra con Ryanair a soli 94 euro.

Paola Caravelli

 

https://gds.it/articoli/economia/2020/06/04/aeroporti-riaperti-ma-prezzi-molto-alti-per-la-sicilia-e-pochi-voli-43debd0e-7491-497a-8398-6781b11a67bd/

https://catania.liveuniversity.it/2020/06/10/caro-voli-sicilia-prezzi-biglietti/

 

Regione Calabria per gli studenti: contributi economici straordinari Covid-19

comune-diamante.it

Buone notizie per gli studenti UniMe dell’oltre stretto! La Regione Calabria ha indetto un bando per l’assegnazione di contributi economici straordinari per l’emergenza Covid-19.

Tale aiuto è finalizzato a far fronte alle spese, già sostenute o da sostenere (dal 1 Febbraio al 31 Luglio 2020) connesse alla frequenza di corsi universitari da parte di studenti fuori sede.

Sono così destinati:

  • 700 € per gli studenti calabresi che studiano fuori regione, ad esempio nell’Ateneo Peloritano.
  • 500 € per gli studenti calabresi che studiano nel territorio calabrese.

Chi può partecipare?

  • Studenti fuori sede, residenti in Calabria iscritti per l’anno accademico 19/20;
  • Provvisti di attestazione ISEE non superiore a 30000 € in corso di validità e/o quella presentata al momento dell’iscrizione 19/20;
  • Non è possibile partecipare se si è già beneficiato di altri contributi abitativi erogati da altri enti (contributo alloggio o posto letto).

Come presentare la domanda?

  • accedere alla piattaforma web dedicata e compilare online la richiesta a partire 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗼𝗿𝗲 𝟵:𝟬𝟬 𝗱𝗲𝗹 𝟮𝟴 𝗺𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 𝟮𝟬𝟮𝟬 𝗲𝗱 entro le ore 14:00 del 18 giugno 2020;
  • stampare e sottoscrivere l’istanza di concessione del contributo,  redatta secondo il modello “Allegato A – ISTANZA”, contenente l’autodichiarazione del possesso dei requisiti previsti, sottoscritta dall’interessato con firma autografa o digitale;
  • caricare l’istanza sottoscritta, in formato file pdf, includendo copia di un documento d’identità in corso di validità e corredata della documentazione prevista entro le ore 14:00 del 18 giugno 2020, pena inammissibilità.

Ulteriore documentazione:

  • Documentazione attestante il requisito di iscrizione per l’anno accademico 2019/2020 ad uno dei corsi di studio, reperibile scaricando l’autocertificazione dell’iscrizione all’ A.A 2019/2020, sezione segreteria – autocertificazione carriera sul portale ESSE3.
  • Documentazione attestante requisito del domicilio documentabile con regolare contratto di locazione validamente registrato.
  • Documentazione ISEE (non superiore a 30000 € in corso di validità e/o quelle presentate al momento dell’iscrizione 19/20);
  • Documentazione attestante la titolarità del conto corrente o della carta prepagata sul quale verrà accreditato l’importo (non sono ammessi libretti postali), per ottenerla rivolgiti al tuo istituto bancario.

MODULO ISTANZA

AVVISO SOSTEGNO FUORI SEDE

Avete difficoltà? Non preoccupatevi! L’assistenza tecnico-informatica verrà fornita on-line, all’interno della piattaforma e a seguito di registrazione utente e log-in. Inoltre se avete ulteriori domande e/o dubbi, UniVersoMe è sempre quì con te!

Livio Milazzo

Megghiu mangiatu di cani ca ciangiutu di cristiani

Megghiu mangiatu di cani ca ciangiutu di cristiani = Meglio sbranato dai cani che pianto dalle persone  (Calabrese)

Un modo di dire dal significato davvero poco accessibile se non si è meridionali: si accostano le lacrime al lamento dove le persone si lamenterebbero invidiando la persona di cui parlano. Quindi tanto meglio essere sbranato da animali che compiono gesti sinceri piuttosto che essere pianto da persone che velatamente sparlano e sperano in un tuo fallimento.

Annamaria Barone,Alessio Gugliotta