Boris 4: stesse intenzioni, formula diversa

Questo revival vuole riportare la strampalata troupe ai giorni nostri, ci riesce seppur con risultati inaspettati. Voto UVM: 4/5

 

La fuori serie italiana torna dopo 11 anni dall’ultimo episodio della 3° stagione per cercare di accontentare tutti i fan ma soprattutto torna per aggiornare la situazione televisiva italiana dopo un’era in cui tecnologia e pubblico sono stati ben diversi. Grazie alla permanenza sulla piattaforma di Netflix di qualche anno fa, le prime 3 stagioni di Boris ebbero una seconda vita e quando la Disney ne acquisì i diritti, annunciò il 16 Febbraio 2021 il revival di questa serie.

Boris si è contraddistinto fin dall’inizio per i suoi personaggi caratteristici e per le sue citazioni. Di ogni puntata ne è rimasta la memoria fino ai nostri giorni, grazie anche alla loro durezza nei confronti del sistema italiano. Una satira capace di colpire in pieno tutte le debolezze nostrane in fatto di politica e di produzioni televisive. Sarà così anche per questo mondo un po’ più smart e politicamente corretto?

Lo streaming e il Lock

Da un po’ di tempo non si parla più di rete ma di piattaforma. Le multinazionali estere sono economicamente stabili e portare a loro un progetto significa arrivare a grossi e stabili guadagni per tutti i componenti della produzione. Bisogna però, come prima cosa, ottenere il Lock, ovvero l’approvazione del progetto ottenibile solo quando verranno rispettati tutti i requisiti richiesti dall’algoritmo. Insomma, un mondo nuovo porta a nuovi problemi che in Boris vedremo sviscerati, uno ad uno, nello stile a cui siamo stati abituati.

Boris tra inclusivity e TikTok

Ferretti: “DAI DAI DAI” “Ma che è successo?  [Alyson] Mi è sembrata incupita…”

Sceneggiatore (A. Sartoretti): “René le hai detto die die die, significa muori muori muori!”

Il mondo va avanti ma, come sappiamo, tutto rimane immobile in Italia. Si parla di inclusione per le minoranze e il numero di followers è quello che ora mai più conta per un personaggio di spicco. La troupe de “Gli occhi del cuore” e “Caprera” dovrà scontrarsi con un nuovo linguaggio che li tartasserà (soprattutto Biascica, interpretato da Paolo Calabresi) durante il lavoro. È importante utilizzare u finale per riferirsi a qualsiasi sostantivo per essere più inclusivi ed è anche necessario avere nel cast almeno un cinese e un africano per rispettare i requisiti minimi dettati dalla piattaforma.

Inoltre, è importante come ci si mostra: non solo di fronte alle telecamere ma anche sui propri social network. È importante pubblicare in brevi video momenti della vita privata e mostrarsi estroversi e simpatici. Magari con dei balletti divertenti o aforismi banali. Insomma tutte cose in linea con le personalità di Renè Ferretti (Francesco Pannofino) e Biascica, giusto per fare due esempi lampanti.

Boris
Frame dal trailer di “Boris 4”. A sinistra Diego Lopez (Antonio Catania), a destra Renè Ferretti (Francesco Pannofino). Regia: Giacomo Ciarrapico, Luca Vendruscolo. Distribuzione: Disney.

 

Boris: libertè, ugualitè e fraternitè

Troveremo i nostri beneamini invecchiati, cambiati ed alcuni anche scomparsi (si, deceduti sia realmente che nel mondo di Ferretti). Dopo pochi minuti dall’inizio del primo episodio la nostra amata troupe verrà a sapere della morte di Itala (Roberta Fiorentini) che commemoreranno in ricordo di tempi ormai andati. Inoltre, verrà anche omaggiata la scomparsa di uno dei 3 sceneggiatori della serie di Boris, il caro Mattia Torre, grande amico degli altri due autori, ovvero Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, ma sulla sua commemorazione ci torneremo più tardi.

Biascica: “E si’ oggi Itala è morta è de tristezza… Perché nel nostro mondo è cambiato tutto. ‘E merde diventano capoccia… e allora io mi chiedo: dov’è finita la poesia de’ i set de na vorta?”

Ciò che è stato affrontato in parte dalla narrazione riguarda il ribaltamento di alcuni ruoli a noi ben noti, ma siamo stati abituati da sempre alla filosofia del “cambiare tutto per non cambiare niente” e infatti la conclusione di ogni personaggio è quella: la conferma che tutto sommato le cose devono rimanere com’erano.

Quello che ha reso “Boris – La fuori serie italiana” un cult è stata una scrittura fortemente ispirata al mondo italiano visto con un occhio critico ma rassegnato. Le sue prime stagioni caratterizzate da semplici sketch e una regia limitata dal budget riuscivano a trasmettere con grande impatto il dietro le quinte di un mondo da sempre sconosciuto agli occhi dei telespettatori. Prima di questo revival sembrava quasi che fosse stato detto tutto. Gli autori Ciarrapico e Vendruscolo sono riusciti a mostrare nuove criticità ed anche nuove speranze in chi crede nell’arte e nella qualità. Abbiamo notato quanto gli autori abbiano provato a cambiare rotta senza stonare con lo spirito iniziale, seppur il citazionismo e la satira si sprecano ad ogni scena.

Che stamo a di’

sceneggiatore 1: “collega com’è l’inferno?”

sceneggiatore 2 (V. Aprea):“mah, ti dirò alla fine non è male. è pieno di quarte stagioni”

Credo che non si possa parlare di una 4° stagione di Boris senza il confronto con il passato. Anche solo parlare dei significati dietro lo sceneggiato non sarebbe bastato – comunque ce ne sarebbe molto da dire solo per quelli – e soprattutto il finale di stagione riporta un messaggio immenso per chi ama l’arte e per chi l’arte la fa. Si potrebbe quasi dire che l’intera stagione sia stata scritta in memoria dello sceneggiatore Mattia Torre, tanto amato sia dal cast che da Vendruscolo e Ciarrapico. E crediamo che lo abbiano commemorato nel migliore dei modi possibili. A proposito di nuove speranze, è qui che gli autori di Boris hanno voluto dare uno spiraglio di luce dalla cima di un pozzo che sembrava davvero lontana. La follia, la tenacia e un po’ di capacità prensile potrebbero aiutare a infrangere gli schemi e provare a compiere una fatica dai risultati insperati.

Boris
Frame dal trailer di “Boris 4”. Da sinistra: Duccio (Ninni Bruschetta), Backstage, Renè Ferretti, Biascica (Paolo Calabrese), Arianna (Caterina Guzzanti). Regia: Giacomo Ciarrapico, Luca Vendruscolo. Distribuzione: Disney.

 

Arianna: “Vuoi girare la scena del battesimo vero? Oggi non ce la facciamo… mi dispiace, te lo dico.”

Ferretti: “… ce la facciamo, Arianna. Alla fine ce la facciamo sempre.”

 

Crediamo che questa stagione non abbia lo stesso animo da “meme” tanto amato dai fan, quello su cui hanno voluto puntare questa volta è stato un prodotto ben orchestrato che lascia un senso di malinconia ma anche di rivalsa. Lascia un’energia contagiosa, una voglia di poter ribaltare le sorti mettendoci un pizzico della nostra locura. Infine, crediamo che questo prodotto confezionato da Disney non sarà ricordato nelle future generazioni per la sua irriverenza, ma per il suo animo unico e carismatico.

 

Salvatore Donato

Le dimissioni di Dominic Cummings: chi è l’ormai ex braccio destro di Boris Johnson

Dominic Cummings, amico e braccio destro di Boris Johnson, si è dimesso dal suo incarico di principale consigliere del premier britannico. Le immagini e i video di Cummings, con una grossa scatola di cartone, abbandonare il numero 10 di Downing Street hanno trovato eco sui principali quotidiani di oltremanica. Ma perché tutta questa attenzione intorno a una figura sconosciuta ai più in Italia e in Europa?

fonte: rte.ie

Chi è Dominic Cumming ?

Nato a Durham e laureatosi in Storia presso l’Università di Oxford ha lavorato successivamente in Russia prima di tornare nel Regno Unito. Qui è riuscito a canalizzare intorno a se le attenzioni e i favori di quella parte euroscettica del Partito Conservatore britannico. Si devono a lui alcuni tra gli slogan pro leave di maggiore successo quali Take back control, o la fake news secondo cui grazie alla Brexit il Regno Unito avrebbe risparmiato 350 milioni di sterline la settimana. È stato inoltra tra i primi oltremanica ad adoperare in maniera aggressiva e convincente i social network. Si vantò di aver speso nel 2015, quando diresse il comitato elettorale che avrebbe dovuto convincere i britannici a votare per uscire dall’Unione Europea, circa il 98 per cento del budget per campagne pubblicitarie online dirette agli abitanti di quelle aree maggiormente colpite dalla globalizzazione oppure quelli estremamente diffidenti verso il primo ministro di allora, David Cameron.

 

Consigliere di Boris Johnson

Con l’insediamento di Boris Johnson al numero 10 di Downing Street viene nominato dal premier britannico suo Chief Advisor (capo consigliere). Dal suo nuovo ufficio Cummings è rimasto una figura di riferimento per la macchina propagandistica della destra conservatrice. Di posizioni apertamente populiste, ha spesso rivendicato con orgoglio la sua non appartenenza (formale) ad alcun partito. Si è inoltre pronunciato a sfavore dell’apparato burocratico-amministrativo britannico divenuto, a suo dire, eccessivamente complicato e in mano a troppi “politici di professione”. Da qui alcune tra le sue proposte più stravaganti come quella di assumere “gente bizzarra, artisti, persone che non sono mai andate all’università e hanno lottato per venire fuori da un postaccio”.

fonte: ClemRutter

Personalità e scandali

Definito dai molti come un moderno Rasputin all’interno dello staff del premier, è stato spesso descritto come un bullo che ha imposto una cultura aggressiva e della paura, non solo tra i collaboratori ma anche tra gli stessi componenti del governo. I modi di fare eccentrici e la propensione agli scandali hanno aiutato a creare intorno alla sua persona un alone di curiosità e attenzioni che hanno toccato aspetti esterni a quelli della politica. Intorno alla sua figura, per esempio, è stato girato un film da HBO in cui è stato interpretato da Benedict Cumberbatch. Non ha mancato inoltre di mettere in imbarazzo lo stesso Boris Johnson, da ultimo con il suo viaggio dai genitori a quasi 500 km da Londra quando aveva ancora sintomi di Covid-19 violando le norme del lockdown.

Le dimissioni

Un addio che arriva all’indomani delle dimissioni imposte al direttore della Comunicazione del governo, Lee Cain, fedelissimo di Cummings. Le dimissioni avranno effetto immediato, scartata dunque la possibilità che Cummings mantenesse la sua posizione fino alla fine dell’anno. Il sospetto è che la volontà sia quella di allontanare figure controverse e ottenere un ammorbidimento da parte di Bruxelles nel negoziato con Londra. La crisi economica e gli effetti del Covid che imperversano sul Regno Unito non permettono un No Deal i cui effetti potrebbero essere potenzialmente catastrofici.

 

Cummings e la destra europea: cosa ci insegna

La politica e la propaganda di Cummings sono state focalizzate fino ad ora intorno alla promessa di riprendere il controllo dei confini, la nostalgia per una presunta epoca d’oro e un atteggiamento ostinatamente euroscettico. Ma come con lui è possibile rintracciare tali elementi anche nella retorica e nelle proposte di molti dei partiti europei populisti e di estrema destra: il Rassemblement National di Marine Le Pen, la Lega di Matteo Salvini o l’Alternative für Deutschland. L’ampio uso di bugie e scorrettezze, i discorsi e gli slogan che mirano più alla pancia dell’elettorato che alla testa degli stessi ed, infine, un uso aggressivo dei social network. L’allontanamento di Cummings e di figure simili non può che rappresentare un segnale positivo e incoraggiante. Che si inizi a capire che le sfide che ci attendono non si affrontino con slogan e fake news ma con dialogo e politica ?

Filippo Giletto

Boris. La Fuori serie italiana

Dal 26 Febbraio è in onda su Netflix Boris (La fuoriserie Italiana). Boris è una meta-serie, che racconta le imprese sul set de “Gli Occhi del Cuore”, classica fiction italiana di basso livello e piena di sentimentalismi. Il giovane Alessandro, entusiasta del suo lavoro come stagista, presto capirà che il mondo della tv è ben diverso da quello che si aspettava. Ogni personaggio del set incarna uno stereotipo delle serie tv italiane: Renè Ferretti, regista disilluso che si adatta a un metodo “a cazzo di cane”, Stanis La Rochelle, attore mediocre convinto di essere degno del cinema americano, Corinna Negri, attrice priva di talento che recita solo grazie al suo bell’aspetto, e l’aiuto regia Arianna Dell’Arti, l’unico personaggio pienamente positivo, che cerca sempre di sistemare tutti i problemi presenti sul set. Attorno a loro ruotano anche le vicende di una serie di personaggi minori, ma altrettanto grotteschi: Biascica, lo scontroso ed ignorante capo elettricista, Duccio, direttore della fotografia ormai diventato cocainomane, e Lorenzo, l’altro stagista, definito “lo schiavo” per il suo carattere sottomesso e remissivo. Attraverso varie peripezie, situazioni rocambolesche e trattative con attori folli e dalle strane pretese, in Boris si dipinge il mondo della tv ormai pieno di compromessi, di accordi con i potenti e di scene pessime girate solo per portare minuti a casa (“Minutaggio, dobbiamo fare minutaggio”, ripetuto spesso da Renè durante la serie). A rendere i personaggi quasi delle “maschere” della commedia italiana contribuiscono le varie citazioni attribuitegli e ricorrenti nel corso delle stagioni: “Cagna maledetta” (rivolto a Corinna) e “a cazzo di cane” sono gli emblemi della regia di Renè Ferretti, “smarmella” e “apri tutto” rappresentano le uniche tecniche applicate da Duccio per sistemare la fotografia ed infine “questa scena è troppo italiana”, pronunciata da Stanis in riferimento a scene per lui di bassa qualità. A dispetto del mondo che descrive, Boris è, invece, proprio la dimostrazione che il talento in Italia non manca e che anche con semplici scene ed un budget non troppo alto si può creare un progetto innovativo. E’ una serie da vedere in compagnia, ottima nei momenti di pausa studio/lavoro, che ti prende inizialmente per le risate ma che arriva a farti affezionare ai personaggi ed alle loro sorprendenti storie. Boris è questo e molto altro ancora, è la capacità suscitare un riso amaro, che, mentre ti distrae, ti fa anche riflettere sui problemi che offuscano la televisione italiana senza mai abbandonare la sua tipica sottile ironia. Il tocco di classe in più è sicuramente la sigla affidata a “Elio e le storie tese”, che ben presto vi ritroverete a cantare senza nemmeno pensarci! Perciò, non vi resta che dare una possibilità a questa serie e prepararvi a guardare oltre la sua semplice comicità.

 

 Edvige Attivissimo