Il Campione RIW G KING torna a difendere la sua cintura in Belgio

Dopo lo show tenutosi lo scorso 17 agosto 2022 al circolo Umberto fiore di Messina, che lo ha visto trionfare diventando il nuovo RIW Champion, il pluricampione messinese Giuseppe Campagna in arte G KING tornerà a difendere la sua cintura sui ring della Cobra Wrestling Association, esattamente a Torhout piccola cittadina belga non distante dalla rinomata Bruges.

La difesa della cintura di campione RIW si svolgerà oggi, 19 novembre 2022, in occasione dello show “GENESIS” .

L’evento, format di punta della federazione guidata dal presidente Kurt Clauw, è organizzato in occasione dei 5 anni trascorsi dalla fondazione della promotion belga e vedrà atleti provenienti da tutta Europa sfidarsi per aggiudicarsi gli allori messi in palio.

Il Belgio annuncia la chiusura delle centrali nucleari entro il 2025, finanzierà ricerca su SMR

Detto fatto. Dopo un lungo dibattito, il Belgio ha annunciato che i sette reattori che si trovano nelle due centrali nucleari attive nel Paese, quelle di Doel e Tihange, saranno spenti entro il 2025. Questo non significa, però, che il Belgio rinuncerà del tutto all’energia nucleare: nell’accordo che prevede la chiusura dei reattori esistenti il governo ha precisato che è previsto un investimento di 100 milioni di euro per finanziare la ricerca su piccoli reattori modulari (SMR).

La decisione arriva mentre in Ue resta alta la tensione per includere il nucleare e il gas nell’elenco delle fonti sostenibili per gli investimenti in favore del Green Deal.

L’accordo per rispettare gli impegni presi e stabilire una data certa è stato trovato dopo un lungo dibattito tra i partiti che sostengono la coalizione di governo, durante il quale i Verdi hanno insistito per rispettare una legge del 2003 che indicava il 2025 come limite massimo. Al contrario, i liberali sarebbero stati favorevoli a tenere accesi più a lungo i due reattori più recenti.

Fonti più sicure e pulite di energia (fonte: ourworldindata.org)

Il decommissioning in Belgio comincerà nel 2022

Il decommissioning, ovvero lo smantellamento dei reattori è un problema serio, logistico ed economico. In Belgio comincerà nel 2022 per concludersi entro il 2045. Alcuni dei reattori delle centrali che verranno chiuse sono attivi dagli anni Settanta e già in diverse occasioni passate, l’autorità belga per la sicurezza nucleare (“Fanc“, Federal Agency for Nuclear Control) aveva individuato alcuni problemi tecnici sia nella centrale nucleare di Doel, vicino l’Olanda, che in quella di Thiange, a confine con Lussemburgo e Germania.

Il Belgio investe sul nucleare di nuova generazione

Una fonte del Governo ha spiegato all’agenzia AFP che il Belgio intende investire sul nucleare di nuova generazione. Sul sito dell’Agenzia per l’energia nucleare dell’OCSE si legge:

“Secondo le stime oggi disponibili, se tutti i vantaggi competitivi dei SMR fossero realizzati, tra cui la produzione in serie, le catene di fornitura ottimizzate e i costi di finanziamento ridotti, gli SMR potrebbero avere costi di costruzione assoluti e specifici più bassi dei grandi reattori. Anche se i parametri economici degli SMR non sono ancora completamente determinati, esiste un mercato potenziale per questa tecnologia, in particolare nei mix energetici con grandi quote di energie rinnovabili”

Nuclear Power Generation (fonte: ourworldindata.org)

Ue: il nucleare verso la lista green. Italia favorevole

La decisione ufficiale della Commissione Ue è attesa entro la metà di gennaio, ma già agli inizi di dicembre Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Europea ha rotto gli induci, annunciando che l’energia nucleare e gas naturale entreranno nella tassonomia green, la lista delle attività economiche sostenibili, e dunque finanziabili anche con fondi Ue.

“L’inserimento di gas e nucleare nella tassonomia è questione che è stata sollevata da vari ministri. Per il mix energetico del futuro abbiamo bisogno di più rinnovabili ma anche di fonti stabili e la Commissione adotterà una tassonomia che copre anche il nucleare e il gas”

Sulla questione è intervenuto anche il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che ha accolto positivamente la notizia, nonostante sul nostro Paese aleggi ancora lo spettro dei referendum del 1987 e del 2011, nei quali l’Italia si dichiarò contraria. All’epoca si trattava di “nucleare di prima generazione, non quello di cui si parla adesso, di quarta generazione“, ha dichiarato il ministro puntualizzando che la strada per la IV generazione di reattori è ancora lunga e richiede diversi anni. Tuttavia, si dice aperto alla possibilità di un ritorno di fiamma tra l’Italia e la fissione nucleare.

“Se si dovesse studiare una tecnologia del genere, credo che sarebbe saggio, io lo farei. Poi sono assolutamente certo che la fusione nucleare sarà la soluzione di tutto”.

Elidia Trifirò 

La storia di Anna: da studentessa Unime in Erasmus a volontaria in prima linea nella lotta al Covid19 a Bruxelles

Anna Maria Monachino è una studentessa Unime di Medicina e Chirurgia.

Lo scorso ottobre ha iniziato la sua esperienza Erasmus a Bruxelles, in Belgio, e cinque mesi più tardi l’emergenza Coronavirus capovolge la sua quotidianità. Lì, su iniziativa degli studenti vengono organizzate, nell’ospedale in cui faceva tirocinio, delle attività di volontariato in prima linea.

Per noi di UniVersoMe, Anna ha deciso di raccontarsi, condividendo la sua esperienza e rispondendo alle nostre domande.

La tua è una storia di coraggio, da cui tutti noi possiamo apprendere qualcosa. Decidere di lavorare in prima linea sarà stata una scelta difficile e non sarà mancata la paura.

Non sono un’eroina, sono solo una studentessa di Medicina che ha sentito una possibilità di formazione in questa attività di volontariato. Rimanendo a casa, in quarantena, avrei fatto sicuramente del bene ma nel mio caso, potevo dare effettivamente una mano. Non ho considerato l’adesione alle attività come un’opzione.La paura c’era. Ogni giorno mi chiedevo se stessi facendo la cosa giusta. I miei dubbi riguardavano l’ovvia preoccupazione dei miei cari sapendo che ero esposta. La paura per me stessa c’era, ma non eccessiva. Ero tranquilla perchè ci hanno assicurato delle ottime protezioni, al pari di medici e infermieri.

Questo riguarda anche la professionalità di chi è medico, o lo vuole diventare: aiutare gli altri è sentito come un dovere e si ha più coraggio ad esporsi in prima persona.

Sono d’accordo. Naturalmente il rischio deve essere preso sempre con intelligenza, perchè essere un buon professionista non significa vivere da temerario. Essere un buon professionista significa aiutare gli altri e per farlo bisogna prima tutelare se stessi. Non bisogna considerarli eroi.

Ecco, tutti danno l’appellativo di eroi ai medici e al personale sanitario. Tu cosa ne pensi?

Ci ho riflettuto molto e la mia è un’opinione personale. Sotto determinati punti di vista a me ha dato un po’ fastidio, perchè in Italia si è scoperto solo adesso che medici e infermieri fanno bene il loro lavoro. Mentre in precedenza, come molte notizie di cronaca hanno riportato, il sistema sanitario è stato attaccato con aggressioni ai pronti soccorso, maltrattamento del personale a tagli alla sanità. Non vorrei che, presi dell’emozione di questo periodo, li chiamino eroi e poi finito tutto si torna ai brutti vizi di prima.

Torniamo indietro. Ad ottobre è iniziata la tua esperienza Erasmus: come mai hai deciso di partire?

Riguarda la mia formazione: ho frequentato un Liceo Europeo e sono sempre stata educata nell’ottica internazionale. L’Erasmus era un’occasione che non potevo perdermi. Avere la possibilità di conoscere realtà diverse dalla mia ha dato la possibilità di apprezzare un po’ di più quello che ho a casa e di arricchirmi come persona e come studentessa.

Il Belgio è entrato in quarantena nella seconda metà di marzo. Come si è aggravata la situazione lì? E soprattutto, com’è stata la percezione del pericolo?

In termini statistici il Belgio risulta essere uno dei paesi con il rapporto più alto nella relazione di vittime sul totale degli abitanti.

Sciensano is the leading scientific institution in the epidemiology of infectious diseases. 

La percezione del pericolo non è mai stata come in Italia. Noi ragazzi italiani abbiamo visto come si sviluppava l’emergenza in Italia mentre qui non veniva preso alcun tipo di provvedimento. Ci sembrava quasi che la stessero prendendo sottogamba, poi fortunatamente il governo ha preso precauzioni simili al nostro paese.

A proposito di oggi, del presente. In Italia stiamo per entrare nella fase 2 e i contagi sembrano essersi stabilizzati. Qual è la situazione attuale in Belgio?

Anche qui, il 4 maggio, inizierà una fase 2. Riapriranno i negozi e la gente potrà muoversi più liberamente. Si pensava che il Belgio prolungasse la quarantena almeno fino all’11 maggio, come la Francia. Questa decisione è motivata dal fatto che qui hanno una possibilità più elevata di posti in terapia intensiva. Credo siano più fiduciosi perchè non sono arrivati mai ad averli tutti occupati.

Parlando della tua esperienza: di cosa ti sei occupata durante l’attività di volontariato?

Mi sono occupata di accogliere i pazienti al pronto soccorso e qualche volta ho fatto ECG a pazienti in unità Covid. C’era anche una parte amministrativa: dovevamo raccogliere i dati dei pazienti positivi da una parte e comunicare i risultati negativi dei tamponi ai soggetti che avevano effettuato il test. L’attività vera e propria è stata quella del triage in tenda (lavoravamo all’aperto) : dovevamo somministrare un questionario ai soggetti sospetti Covid e decidere se mandarli a casa o farli proseguire con altri esami.

Sono compiti di forte e seria responsabilità. Lo potremmo definire un battesimo del fuoco. Trovarsi in una situazione simile quando si è ancora alle prime armi deve essere sconvolgente. Come pensi abbia influito sulla tua carriera e formazione di medico?

Sì, è stato un battesimo del fuoco ma sono felice di averlo fatto. Anche se voglio specializzarmi in altro, è stata un’esperienza che mi porterò dietro per sempre, mi ha arricchito molto.

C’è qualcosa che ti ha colpita? Qualche incontro particolare?

Sì, al triage mi è capitato di incontrare tantissime persone. Ricordo di una bambina dolcissima che aveva un taglio in testa ma che fortunatamente era ancora vigile. E poi l’incontro di una signora, che era lì per un ascesso. Avevo visto un ematoma sotto il suo occhio e un taglio in fronte. Le ho chiesto cosa le fosse accaduto ed ha ammesso di essere stata picchiata dal marito. Non mi era mai capitato di avere direttamente a che fare con una vittima di violenza. È stato emotivamente forte.Quello che mi rimane è sicuramente l’esperienza umana, prima di qualsiasi vantaggio formativo.

Sempre a proposito dei compiti delicati che ti hanno affidato: coinvolgervi è stato qualcosa dettato dell’emergenza o è un approccio belga?

Credo sia la mentalità belga, quella di coinvolgere chi è alle prime armi. Quando facevo tirocinio, prima del Coronavirus, in reparto chiarivano subito quale fosse il mio lavoro. Sono abituati ad avere tirocinanti. Questo è uno degli aspetti più belli dell’Erasmus: ho capito che qui tengono molto alla nostra formazione pratica.

Cosa hai provato stando a contatto con i malati?

La parte più difficile era dire ai cari di dover lasciare il paziente lì e non poter rimanere con lui.

La tua attività di volontariato sta per terminare. Cosa farai d’ora in poi?

Mi aspetta una quarantena di studio per sostenere gli esami! E poi, quando tornerò in Italia, ne dovrò fare sicuramente un’altra. 

La mia strada è ancora lunga.

L’esperienza di chi è stato in prima linea è preziosissima. Noi stiamo vivendo l’emergenza da dietro lo schermo del televisore. Cosa ti senti di dire, agli studenti Unime, da giovane a giovani?

La calma è la virtù dei forti, dice il detto. Non dobbiamo sottovalutare l’emergenza, anche se siamo giovani. La cosa migliore da fare è rimanere a casa, del resto siamo abituati a quarantene di studio.L’atto d’amore più grande che possiamo fare per i nostri nonni è limitarci a far loro una telefonata.

Ricordiamoci anche che essere giovani non significa essere immuni.

Noi di UniVersoMe ringraziamo Anna per essersi prestata a raccontare la sua storia e anche per quello che ha fatto in Belgio. Il suo contributo lì, in spirito europeo, ha un grande valore per tutti noi: è bella la storia di una ragazza italiana che ha aiutato gli abitanti di un paese, nostro fratello europeo.

Angela Cucinotta