Coronavirus: le regioni più severe hanno registrato meno contagi. La Lombardia all’ultimo posto per numero di provvedimenti

Coronavirus in Italia: ultime notizie in diretta - Open

Sono passati oramai più di due mesi dal primo Dpcm di Conte (8 marzo 2020), con il quale si inaugurava la Fase 1 e il periodo di quarantena su tutto il territorio nazionale. Da allora, tirando le somme, è risultato lampante che il covid-19  ha colpito le regioni del Belpaese in maniera disomogenea: infatti se da un lato abbiamo un Nord Italia dilaniato dall’emergenza coronavirus, dall’altro il meridione è rimasto perlopiù stazionario. Ciò è dovuto sicuramente in parte alla posizione geografica e ai collegamenti infrastrutturali di ogni regione, che ne determinano una maggiore difficoltà nel raggiungerla e quindi un maggiore isolamento. Nondimeno secondo una ricerca del Centro Studi di FB&Associati, la prima società di lobbying e advocacy fondata in Italia nel 1996, potrebbe non essere solo questa la motivazione. A pesare, infatti, sul contenimento dei contagi sarebbero state anche le ordinanze varate dalle singole Regioni. Si tratta di una mole di provvedimenti impressionanti: in totale 468 nel periodo compreso tra il 24 febbraio ed il 25 aprile.

 

(Corriere della Sera)

 

Il Centro Studi ha voluto misurare l’impatto avuto da queste ordinanze e, come anticipa il Corriere della Sera, il risultato è sorprendente. Le Regioni che sono state meno colpite dalla pandemia sono anche quelle che hanno varato più provvedimenti. In particolare, si tratta di Abruzzo (49 ordinanze), Toscana (40), Campania (39), Calabria e Lazio.
Se da un lato alcuni governatori hanno sostenuto che il contenimento dei casi sarebbe dovuto proprio alle maggiori restrizioni imposte, dall’altro sembrerebbe che Regioni omologatesi alle restrizioni del governo centrale siano riuscite a limitare, comunque, il numero dei contagi”, si legge nello studio. Al contrario, le Regioni che hanno contato più vittime per il coronavirus sono in fondo alla classifica della produzione di ordinanze. La Lombardia ha adottato solo 9 provvedimenti, il Veneto appena 14, il Piemonte 13 e l’Emilia-Romagna 18.
(TPI.it)

 

FB&Associati on Twitter: "FB & Associati cerca un Campaign and ...

 

Inoltre lo studio si sofferma sulle difficoltà circa la cooperazione tra Stato e Regioni sulla Fase 2. Alcune perplessità sono relative all’articolato sistema di competenze previste dalla Carta Costituzionale nel rapporto fra governo centrale ed enti regionali, in merito alle forze centripete di alcuni governatori che rischiano di rendere ancor più critica la gestione di questa seconda fase della pandemia. Ciò si è manifestato qualche settimana fa (ad esempio) con la Governatrice della Calabria Santelli, la quale attraverso un’ordinanza regionale aveva optato per la riapertura anticipata di bar e ristoranti con servizio al tavolo, salvo poi essere annullata in parte dal TAR. Dunque questo è stato solo il primo di molti altri casi che si potrebbero ripresentare nelle prossime settimane, qualora vi fossero delle divergenze e delle differenti vedute tra Regioni e Stato. Con quest’ultimo che invece di preoccuparsi di consolidare il proprio consenso, dovrebbe guardare all’esigenze e alle richieste dei suoi cittadini, che non possono essere evidentemente le stesse dalla punta al tacco dello stivale.

 

Santoro Mangeruca

Silvia Romano è finalmente tornata a casa. L’abbraccio della sua Milano tra polemiche e indiscrezioni

Ieri pomeriggio Silvia Romano, la 24enne volontaria-cooperante italiana liberata sabato scorso in Somalia dopo 18 mesi di lunga e straziante prigionia, è rientrata nella sua abitazione in via Casoretto, a Milano.

Un applauso sincero e commosso l’ha accompagnata all’ingresso dell’appartamento, che mai come in questa circostanza emotiva, diventa metafora di accoglienza e rifugio da un mondo che aveva provato, attivamente, a rendere migliore.

In strada, ma anche dalle finestre attraverso una coreografia di abbracci balconati, in moltissimi hanno sentito il bisogno di dare il bentornato alla giovanissima ragazza che era rapita il 20 novembre del 2018 in Kenya.

Lungo, complesso e misterioso il meccanismo che ha portato i Servizi Segreti Italiani, in collaborazione con l’Intelligence turca, a sbloccare il rientro di Silvia a casa.

Task Force dei Servizi Segreti che ha portato non poche polemiche: l’agenzia governativa turca ha fatto trapelare dettagli della vicenda Romano, che pare fosse già monitorata da Dicembre dell’anno scorso.

L’intelligence italiana non ha nascosto la propria irritazione per l’indiscrezione, precisando che: “Silvia Romano è stata recuperata dagli uomini dei servizi italiani”.

Al netto degli strascichi spiacevoli della vicenda, adesso quello che conta davvero, è la serenità ritrovata (si spera) ed il sorriso di Silvia, o Aisha, come ha deciso di chiamarsi dopo la sua conversione all’Islam maturata lungo il periodo di prigionia.

La 24enne negli attimi emozionanti del rientro, ha indossato infatti  il vestito della tradizione femminile somala.

C’è stato, anche solo per qualche fuggevole istante, un sorriso timido e stanco fuoriuscito dalla mascherina.

Alle raffiche di domande (che ammiccavano inopportunamente persino ad un’eventuale ritorno in Africa) che le sono state rivolte dall’oceano di reporter, giornalisti e fotografi, ha opposto pacata risposta: “Rispettate questo momento, per favore”.

Gli applausi e le grida in suo nome l’hanno spinta ad affacciarsi alla finestra: la giovane ha mostrato il pollice alzato ed ha posto, teneramente, la mano sul cuore.

Un grazie silenzioso, ma sincero e forse un po’ commosso, che ha anticipato un altro sorriso, l’ultimo prima che Silvia rientrasse nella sua abitazione.

Ciò di cui Silvia adesso ha bisogno è soprattutto il silenzio e la tranquillità che scaccino le polemiche sterili, empie ed abiette riferite al pagamento di un esoso riscatto, che hanno accompagnato la sua liberazione ed anche la sua conversione all’Islam, semplice manifestazione di libertà.

“È stata una mia libera scelta, non c’è stata nessuna costrizione da parte dei rapitori”, ha ribadito con convinzione più volte agli inquirenti.

Fin troppi gli insulti beceri e privi di qualsiasi sentire umano, quelli che si sono scagliati sulla questione del presunto riscatto, e che hanno portato a valutare una tutela fissa o mobile, misure che sono poi state considerate dalla Prefettura di Milano inappropriate.

E’ triste notare che l’Italia, in questi giorni cadenzati solo da paura ed incertezza, non riesca ad unirsi nemmeno nell’abbraccio ad una ragazza, che aveva provato con coraggio romantico, a rendere migliore un mondo, che forse, non la merita, ma che ha un disperato bisogno di altre Silvia Romano.

Bentornata, Silvia!

Antonio Mulone

Aumentano i prezzi dei beni di prima necessità durante la quarantena. L’Antitrust apre un’indagine

È successo ancora penserete voi. Dopo le mascherine e i gel disinfettanti, stavolta sono i generi alimentari e di prima necessità a subire un aumento di prezzo incontrollato.

Controllo che ha voluto prendere in mano l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. L’Antitrust – questo il nome più identificativi dell’AGCM–  ha avviato l’indagine preistruttoria, inoltrando richieste di informazioni a numerosi operatori della grande distribuzione per acquisire dati sull’andamento dei prezzi di vendita al dettaglio e quelli di acquisto all’ingrosso, relativi ai prodotti sopracitati. Un rincaro relativo a marzo 2020 che non ha alcuna giustificazione, se non quella di speculare in un momento di bisogno e così delicato per il paese.

Tant’è vero che come dichiarato dall’AGCM:

Non tutti gli aumenti osservati appaiono immediatamente riconducibili a motivazioni di ordine strutturale, come il maggior peso degli acquisti nei negozi di vicinato, la minore concorrenza tra punti vendita a causa delle limitazioni alla mobilità dei consumatori, le tensioni a livello di offerta causate dal forte aumento della domanda di alcuni beni durante il lockdown e dalle limitazioni alla produzione e ai trasporti indotte dalle misure di contenimento dell’epidemia”.

I principali destinatari delle richieste di informazioni sono:

– Carrefour Italia SpA, MD SpA, Lidl SpA, Eurospin SpA, F.lli Arena srl,

– alcune cooperative Conad (Conad Sicilia, Conad Nord-Ovest, PAC 2000, Conad Adriatico, nonché Margherita Distribuzione),

– alcune cooperative e master franchisor Coop (Unicoop Firenze, Unicoop Tirreno, Coop Centro Italia, Coop Liguria, Novacoop, Coop Alleanza 3.0, Tatò Paride)

– diversi Ce.Di. aderenti a SISA (p.es. SISA Sicilia), SIGMA (p.es. Ce.Di. Sigma Campania) e CRAI (p.es. CRAI Regina srl).

(AGCM)

 

AGCM - Autorita' Garante della Concorrenza e del Mercato

Paradossalmente il rialzo si registra in aree non interessate dazone rosse” o da misure rafforzate di contenimento della mobilità. Inoltre la Codacons segnala impennate oltre il 200% su alcuni prodotti ortofrutticoli come: cavolfiori (+233%), carote (+100%), zucchine e broccoli (+80%), poi traslati sui prezzi al dettaglio. Grazie al loro esposto, l’Antitrust potrà intervenire per verificare eventuali anomalie circa le speculazioni durante l’emergenza coronavirus.

Agricoltori, industrie e supermercati insieme contro le ...

 

Parole incoraggianti anche da parte del presidente dell’Unc (Unione Nazionale Consumatori) Massimiliano Dona che afferma: “Dopo il procedimento sulle mascherine ora vengono accolte anche le segnalazioni su disinfettanti e guanti, per i quali, non per niente, avevamo chiesto prezzi imposti come per le mascherine. Quanto ai beni di prima necessità, a marzo, mese oggetto dell’indagine dell’Authority, avevamo denunciato il rialzo preoccupante dei prezzi dei prodotti alimentari, passati dal +0,3% tendenziale di febbraio all’ 1,1% di marzo, più di tre volte e mezzo. Una situazione che ad aprile è ulteriormente peggiorata, con un +2,9%. In termini di costo della vita, per una coppia con due figli, significa avere un aumento annuo di 221 euro per i soli acquisti alimentari, 194 euro per una coppia con un figlio, 161 per famiglia media”  prosegue Dona. “Non parliamo, poi, di frutta e verdura. Ad aprile, in un solo mese, sempre secondo i dati ufficiali Istat, la frutta fresca è salita del 3,5% (9,4% su base annua), i vegetali freschi +7,1%, la farina dell’1,3%, i prodotti per la pulizia della casa dell’1,7%. E questo in media, a fronte di prezzi fermi in molte zone e speculazioni inaccettabili in altre, dove, approfittando dell’impossibilità di spostarsi del consumatore, si sono alzati vergognosamente i prezzi” conclude Dona.
(RAI NEWS)

Santoro Mangeruca

Coronavirus: la Sicilia rimane blindata, inascoltato l’appello di migliaia di fuorisede

Voli introvabili o cancellati, treni dai posti limitatissimi o pieni, bus sospesi.

Pare che il rientro per i fuorisede presso il proprio domicilio, residenza o abitazione sia quasi impossibile.

Non ci sarà nessun esodo, e nessuna fuga verso il Sud Italia ( come quelli di Marzo che avevano riportato in Sicilia 40.000 persone) che erano state temutissime dal Governo preoccupato da un’ondata di nuovi contagi che avrebbe potuto mettere in ginocchio il Sud Italia.

Trovare un volo, tra le linee cancellate e le rotte bloccate ed il rincaro esagerato dei prezzi dei biglietti, è diventata una opzione di spostamento da escludere a priori.

Anche il rientro in treno pare ormai essere un’impresa titanica, a causa delle pochissime tratte ferroviarie rimaste disponibili, tra vagoni a capienza limitatissima (misura preventiva imposta dal Governo) e corse in parte annullate.

I bus, che a causa dell’inefficienza dei suddetti mezzi di trasporto sono sempre più affollati, non riescono a gestire il flusso di passeggeri praticamente triplicato.

Tantissimi i fuorisede “bloccati” (studenti, ma anche lavoratori o pendolari) nelle regioni del Nord Italia che stanno patendo difficoltà immense a mantenersi tra affitti, spese primarie e bollette, che a causa della sospensione di tantissime attività lavorative non potranno essere sostenute.

La Sicilia rimane “blindata” come ha evidenziato il Presidente della Regione Nello Musumeci nell’ordinanza del 30 aprile che ha confermato le limitazioni di ingresso e uscita dal territorio della Regione Siciliana.

Soltanto quattro voli al giorno, da Roma, due di andata e due di ritorno, entrambi operati e gestiti da Alitalia. Niente di più.

Tutto questo si traduce nell’impossibilità, o quasi, di reperire posti disponibili.

Musumeci, proprio nei giorni scorsi, aveva chiesto alla Ministra dei Trasporti  De Micheli che venissero manetenute inalterate le norme rigorose per l’accesso in Sicilia: «Se oggi l’isola può contare sul più basso numero di contagi lo si deve anche alla forte limitazione degli arrivi», aveva chiarito.

Basta fare una ricerca veloce sui siti delle principali compagnie aeree per scoprire che partire è praticamente impossibile.

Per quanto riguarda Ryanair tutto bloccato fino al 15 maggio, Flixbus ha sospeso tutti i collegamenti almeno fino al 17 maggio; treni Milano-Catania o Milano-Palermo introvabili.

Anche la Sais, che gestisce una flotta di bus in tutta Italia e che è particolarmente operativa in Sicilia, ha previsto la sospensione dei servizi interregionali.

Chiuso anche lo stretto di Messina in relazione all’ultima ordinanza della Regione Siciliana, gli spostamenti dei passeggeri via mare da Messina per Villa San Giovanni e Reggio Calabria e viceversa sono stati limitati al minimo.


Fuorisede, pendolari, lavoratori e studenti stanno dunque vedendo calpestato il diritto a rientrare nelle proprie case (dopo mesi di sofferenza e responsabilità) da una gestione politica che si sta dimostrando, se non nelle intenzioni quanto nell’efficienza amministrativa e logistica, assolutamente inadeguata.

Per chi riesce a rientrare nell’isola è previsto l’obbligo di registrazione sul sito della Regione, di comunicazione del proprio arrivo al medico di base, di isolamento obbligatorio presso la propria residenza o domicilio, ed infine, al termine della quarantena, di sottoporsi al tampone.

Paradossalmente, sembra che ad aver avuto la peggio sia stato chi si è impegnato a rispettare le regole e chi ha agito con responsabilità e senso civico.

Questo è lo spaccato di un’Italia che prova, senza successo, a “rientrare più che a ripartire”.

Antonio Mulone

 

Repubblica e la guerra contro i pirati del giornalismo: la Procura di Bari chiude 19 canali Telegram

Ha avuto inizio già qualche settimana fa la guerra tra Repubblica e gli svariati canali pirata di Telegram. E la prima manche sembra proprio essersela aggiudicata il quotidiano più diffuso in Italia con l’ordine di sequestro da parte della Procura di Bari di 19 canali Telegram, colpevoli di diffondere gratuitamente quotidiani, periodici e libri gratuitamente.

E’ stato Repubblica stesso ad allertare circa questi nodi di pirateria presenti sull’app di messaggistica pubblicando un’inchiesta il 15 Aprile scorso contro i social che diffondono copie di molti giornali a pagamento clonate e rese virali nei sistemi di canali di Telegram. 

Da qui la Procura di Bari ha avviato un’indagine che ha portato la chiusura dei canali incriminati anche se, come riporta Repubblica, i gestori sono ancora da identificare. A questi ultimi si contestano una serie di reati in materia di violazione del copyright.

Tra i più gravi, il reato di riciclaggio che Telegram , conferma la Procura di Bari, sembra non aver mai voluto contrastare collaborando all’indentificazione e spegnimento dei canali pirata aperti sulla sua piattaforma.

"Canali pirata ,sequestrati 19 canali dalla procura di Bari "Al contrario di essersi sempre spesa per “far perdere le tracce dell’origine illecita” l’app avrebbe compiuto una vera e propria operazione di “ripulitura”, assimilabile – secondo recente Cassazione – a quella che viene operata per il denaro provento di illeciti o per le opere d’arte rubate. (fonte Repubblica.it)

E’ questa è una delle tante risposte che ha espresso il quotidiano ,cioè quello di abbattere il “nemico” con un impedimento di entrata al server iniziale del canale .

La lotta è appena iniziata, perché come ha espresso Repubblica sono stati copiati non solo quotidiani  ma anche giornali mensili o settimanali e ed eBook a pagamento.

Un’ inchiesta per mettere al tappeto tutta la pirateria che sta “giocando alle loro spalle”. Sono tantissimi gli utenti – almeno mezzo milione – che navigano all’interno di questi canali per prendere informazioni, in modo gratuito e non curante delle svariate conseguenze .

La stima delle perdite subite dell’imprese editoriali è allarmante –scrive la Fieg- In un’ ipotesi altamente conservativa ,si parla di 670mila euro al giorno ,circa 250 milioni di euro all’anno . Un dato che dovrebbe indurre l’autorità di garanzia del settore ad intervenire senza ulteriori indugi , con fermezza con provvedimenti anche esemplari

La dichiarazione della Fieg parla chiaro: non possono andare avanti tutti coloro che spalmano notizie nei vari canali Talegram o Whastapp tramite Pdf.

Bisogna fermare tutto prima che sia troppo tardi perchè ciò rischia di mettere in pericolo un settore – quello dell’editoria – già economicamente indebolito dall’abitudine dei lettori a sostituire l’informazione giornalistica con l’informazione online gratuita.

Dalila De Benedetto

Il 4 maggio il via alla fase due: distanza sociale e graduale ripartenza

Forza, coraggio, metodo e rigore.

Sono queste le parole-chiave con le quali il Presidente del Consiglio Conte ha esordito nella conferenza stampa di ieri sera convocata per l’annuncio del nuovo attesissimo Dpcm.

Rivolgendosi, come forse mai aveva fatto direttamente ai cittadini, il Premier ha esposto le misure, le disposizioni e le prescrizioni relative alla «fase 2» dell’emergenza coronavirus, la fase della convivenza con il nemico invisibile.

Evitare il rischio (scellerato e che non possiamo permetterci) che arrivi una seconda ondata di contagi: questo il “claim” fondamentale che ha attraversato in parallelo tutto il discorso trasmesso in diretta nazionale.

Conte ha ribadito la stringente necessità di rispettare le precauzioni, anche nelle relazioni con i propri familiari.
L’unico modo responsabile ed efficace per convivere con il virus è di mantenere la distanza sociale almeno un metro: «se vuoi bene all’Italia devi evitare la diffusione del contagio».

Le diposizioni del nuovo Dpcm per la Fase 2 saranno valide dal 4 al 17 maggio 2020; alle imprese che potranno riaprire verrà permessa la ripartenza mediante attività propedeutiche a partire dal 27 aprile.

Sarà possibile spostarsi, all’interno della propria regione, anche per visitare i propri familiari, nel rispetto delle distanze e con l’utilizzo delle mascherine. Resta in vigore l’autocertificazione.

E’ consentito tornare alla propria residenza, fare sport lontano da casa purché si rispetti la distanza di due metri.

Non sarà però ancora possibile spostarsi in altre regioni, eccezion fatta per urgenti motivi di salute o di lavoro.

Graduale ed appannata ripartenza anche per il settore della ristorazione, dove sarà aggiunta alle attività di servizio a domicilio anche la possibilità  di asporto.

Dal 4 Maggio, inoltre, potranno riaprire parchi e giardini pubblici (nel consueto rispetto della distanza di sicurezza); si potranno celebrare funerali con la partecipazione di non più di 15 persone (dotate dei presidi di sicurezza).

Confermato con rigore il divieto assoluto per tutte le modalità di assembramento in luoghi pubblici e privati.

 

Per la vendita al dettaglio ed i luoghi di cultura (musei, istituti d’arte) dovremo pazientare fino al 18 maggio.

Più dure e rigorose le misure prescrittive per le attività che si prestano naturalmente allo sviluppo di dinamiche di relazione sociale come bar, esercizi commerciali legati alla ristorazione e centri estetici potranno tornare ad essere frequentati dal 1 giugno.

Quanto alle scuole, Conte ha spiegato che tenere chiuse le scuole significa seguire con rigore e lungimiranza le indicazioni scientifiche degli esperti; riaprire irresponsabilmente gli istituti scolastici ed universitari comporterebbe una potenziale nuova esplosione di contagi, che rischierebbe di vanificare gli sforzi ed i sacrifici prodotti dagli italiani.

Il presidente del Consiglio ha dedicato un passaggio del suo discorso anche al tema caldissimo dell’Unione Europea.

Conte ha parlato del Recovery Fund come di un risultato storico, che adesso va traslato in termini di lavoro tecnico, affinché si eviti che questo strumento si trasformi in una macchina crea-debito.

L’arma della ragionevolezza, della pacatezza lucida e della lungimiranza pare stia iniziando a dare i suoi frutti nel contesto delle trattative europee.

Seguiranno sicuramente settimane difficili ma che, se affrontate con responsabilità e senso civico, potrebbero rivelarsi decisive nella prospettiva di una lenta e difficile guerra al coronavirus che pare, purtroppo, solo all’inizio.

Antonio Mulone

Coronavirus: le previsioni del contagio zero regione per regione

Le ultime stime prevedono che l’azzeramento della curva epidemiologica dei contagi dal Coronavirus si verificherà non prima di fine Giugno.

Le regioni del Centro-Nord, nelle quali la tragica diffusione del Covid-19 è scoppiata prima, saranno probabilmente le ultime ad uscire dalla situazione pandemica di emergenza.

Secondo le previsioni dell’Osservatorio sulla salute, le prime regioni orientate verso la fase 2 ( la fase di convivenza col virus) potrebbero essere Basilicata e Umbria il 21 aprile; il Lazio dovrà attendere almeno il 12 maggio; Veneto e Piemonte il 21 maggio; Emilia Romagna e Toscana non prima della fine di maggio, mentre il Sud Italia potrà procedere con le nuove misure previste dalla fase 2 tra la fine di aprile e l’inizio di maggio.

La mappa delle proiezioni (elaborata dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, coordinato da Walter Ricciardi direttore dell’Osservatorio e consulente del Governo per questa fase di emergenza, e da Alessandro Solipaca direttore scientifico dell’Osservatorio) ha evidenziato che l’uscita dell’emergenza Covid-19 in Italia potrebbe avere tempistiche diverse nelle regioni in relazione ai territori più o meno esposti alla potenza del contagio epidemico.

Pare dunque fondamentale in questo momento di pianificazione e successivo sviluppo della fase 2,  fornire valutazioni concrete ed aggiornate sulla gradualità e sull’evoluzione della curva epidemiologica, affinchè si possano supportare con adeguati riferimenti scientifico-medici le scelte politiche, che nelle prossime settimane, saranno più decisive che mai.

L’obiettivo che l’Esecutivo si è posto non è individuare la data esatta, bensì la data prima della quale è inverosimile prevedere l’azzeramento dei nuovi contagi.

Il processo di indagine ed analisi è stato prodotto dal coordinamento con i dati che la Protezione Civile quotidianamente mette a disposizione.

I modelli statistici stimati per ogni regione fanno riferimento ad un fenomeno (non lineare) di probabile regresso in correlazione all’andamento dei nuovi casi osservati nel tempo.

Chiaramente, come evidenziato dagli specialisti, l’attendibilità e la conseguente precisione delle proiezioni previsionali è fortemente influenzata dalla corretta rilevazione dei nuovi contagi.

Il pericolo dietro l’angolo è che questi dati potrebbero essere sottostimati a causa dei casi da contagio asintomatico o dal numero insufficiente di tamponi effettuati.

Come accade spesso in questi contesti di incertezza, quando tutto poggia su previsioni variabili che dipendono da diversi fattori, c’è chi nell’ambiente scientifico non concorda sulle stime e prevede che il coronavirus continuerà a circolare anche se in basse intensità.

Si potrebbe dunque non avere mai effettivamente zero contagiati poiché il virus, sebbene in maniera contenuta, continuerà a circolare anche durante il periodo estivo.

Precarietà e surrealtà continuano a caratterizzare questa primavera, che sa di tutto fuorchè di libertà.

Ci attendono le ultime settimane di profondo sacrificio e di grande responsabilità, unici strumenti concreti nella battaglia la nemico invisibile. 

Antonio Mulone

Binge Watching: perché la maratona non ti fa bene

Non appena abbiamo un momento libero o bisogno di evadere dalla realtà, cerchiamo rifugio nel nostro amato Black Mirror: e no, non è solo un riferimento alla nota serie tv, ma allo schermo nero dei nostri dispositivi.

Le nostre case ormai ne sono piene, ed è come se non avessimo più altro modo di passare il tempo. Però questa moda potrebbe diventare una necessità e addirittura una possibile patologia.

Consideriamo la questione dello streaming e delle serie tv come un fenomeno che sta dilagando e che potrebbe renderci tutti Binge Watchers: come dei maratoneti… ma che corrono tra una puntata e l’altra.

Fonte : macine24 – netflix invents

Premettendo che in molti si sono spesi sull’argomento, cerchiamo di capire cosa succede quando guardiamo la tv e soprattutto come evolve questa potenza mediatica, tanto da renderci così addicted al prodotto.

Rapporto produttore – consumatore

Dalla loro parte, le piattaforme di streaming ci propongono:

Prossimo episodio *barra che si carica in 3,2,1*… la comodità, la mancata interruzione di pubblicità e l’alta definizione.

D’altro lato, i contenuti proposti hanno un qualcosa che ci incanta :

  • l’effetto cliffhanger: la puntata che finisce sul più bello e, soprattutto, quest’ultima è come se fosse la parte di un film che dura 10 ore (e che non si può non completare);
  • il feuilleton: un vero e proprio romanzo a puntate che funzionando come una macchina gratificatoria, provoca tensione e poi la scioglie, per poi riprovocarla e così via.

Così facendo riescono ad attivare i meccanismi della gratificazione e in particolare la via mesolimbica.

Fonte: la menteemeravigliosa – sistema limbico

Questa interessa il nucleo accumbens che, collocato nei meandri del nostro cervello, regola il meccanismo della ricompensa, rilasciando dopamina: il famoso neurotrasmettitore del piacere.

Questi circuiti, che sono implicati nei meccanismi delle dipendenze, potrebbero giustificare (in casi di iper-attivazione) il perché qualcuno potrebbe definire il Binge Watching una patologia, quasi come il gioco d’azzardo.

Sicuramente c’è una condizione scientifica alla base.

Fasi in crescendo: dall’ intrattenimento alla patologia

Sulla  rivista Scientific American Mind, già nel 2004 viene descritto quando e come comincia ad esserci un’ evoluzione in qualcosa di più grave: “quando al piacere di guardare un telefilm si sostituisce l’urgenza di doverlo fare e la difficoltà nell’interrompere l’attività“.

Fonte: adirai – bingewatching

Ma c’è chi ha approfondito la situazione e molto recentemente tre scienziati dell’ Università di Austin: Sung, Kang e Lee hanno detto la loro.

Alla 65ma Conferenza annuale dell’associazione internazionale delle comunicazioni è stato dimostrato un possibile link tra Binge Watching e depressione.

Fonte: humanmachinecommunication – logo

Il loro studio è stato condotto su un campione di persone tra i 18 e i 29 anni, somministrando un semplice questionario:

  • quante volte guardi la tv ?
  • come ti senti dopo?

Il risultato è sconcertante: ci si sente più soli e tristi per la fine di qualcosa, ma addirittura sembra esserci una vera e propria propensione a chiudersi a casa e ad essere depressi.

Non tutti i soggetti reclutati sono stati definiti dei “Binge Watchers highgrade“,  ma è stato definito un vero e proprio atteggiamento, una sorta di propensione a diventarlo.

Quelli che lo studio delinea come “a rischio” sono  dei soggetti che hanno la necessità di utilizzare le maratone televisive per tamponare le emozioni negative o al contrario per riempire momenti in cui non se ne provano.

Fonte: phillymag – crankase

“ Quando la dipendenza dalle serie tv diventa patologica, i soggetti possono iniziare a trascurare il proprio lavoro e le proprie relazioni con gli altri”, commenta il dottor Sung  e sottolinea la possibilità di un interessamento sistemico “le nostre scoperte mostrano che la pratica non dovrebbe essere sottovalutata. Al binge watching sono legati problemi come l’affaticamento, l’obesità e disturbi cardiaci, per cui ci sono buone ragioni per tenere alto il livello di guardia.”

Carenza = Sofferenza

Quindi divorare serie tv potrebbe spiegare anche delle vere e proprie sindromi di astinenza: ansia, tensione e una chiara difficoltà a tornare alla realtà.

La “sindrome dell’orfano” ne è un esempio. Descritta da Emily Moyer-Gusé della Ohio State University , indica come ci si sente alla fine di una serie tv: dopo che ci ha confortato e ci è stata vicino ci abbandona e lascia come una sensazione di tradimento, ansia e angoscia.

Fonte: encrypted

E se questo potrebbe farci sorridere, dobbiamo pensare a dei possibili soggetti predisposti. Per cui chi si sente solo o chi addirittura è incline (scientificamente constatato a tutti i tipi di dipendenze), potrebbe vivere una vera e propria condizione di esasperazione.

Da qui deriverà il problema che chi non ha autocontrollo potrebbe crollare sotto questo peso e sfociare nella patologia. Anche stavolta, il troppo stroppia.

Sicuramente tutti stiamo facendo un esame di coscienza: quante ore ho passato davanti alla tv? In quanto tempo ho finito Breaking Bad?

Dato che Netflix stesso ha twittato: Sadisfyng: the feeling of equally sad and satisfying when you finish a show you binge watched”, dobbiamo chiederci: come ci sentiamo dopo aver fatto questa maratona ? Vale la pena guardare un’altra puntata?

Sicuramente si, ma magari sarebbe l’ideale farlo in compagnia e renderlo un momento di condivisione. A questo ha pensato la grande N stilando un contratto di co-watching (imponendo ai due intestatari delle regole ben precise: non addormentarsi, non prendere il cellulare ecc.) e creando Netflix Party, così da istituire un vero e proprio cineforum virtuale e provare a rendere tutti partecipi di un’attività che, come abbiamo visto, spinge alla solitudine.

Barbara Granata

 

Bibliografia:

Yoon Hi Sung, Eun Yeon Kang, Wei-Na Lee – Why Do We Indulge? Exploring Motivations for Binge Watching

https://www.google.it/amp/s/www.illibraio.it/sadisfyng-netflix-1000560/amp/

https://www.google.it/amp/s/www.wired.it/amp/64199/lifestyle/salute/2015/02/02/binge-watching-depressione/

 

Il nuovo DPCM: riaperture, proroghe e quel messaggio all’Europa

Ripartire ma con cautela”, queste le parole usate dal Premier Giuseppe Conte nel corso della conferenza stampa tenutasi a Palazzo Chigi nella serata di ieri.

 

Il 13 Aprile scadrà il DPCM del 22 Marzo e, con l’entrata in vigore del nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, inizierà la cosiddetta “Fase 2”. Così è stata definita dal governo quella fase transitoria durante la quale, successivamente al blocco totale disposto con le precedenti disposizioni, i principali settori del tessuto economico e sociale inizieranno gradualmente a ripartire.

Dopo più di un mese di lockdown appare chiaro che il ritorno alla normalità non potrà essere immediato. Nonostante i numeri della protezione civile non manchino di sottolineare un trend positivo, numerosi esperti avvertono che il rischio derivante da un calo dell’attenzione generale, dovuto alla falsa percezione che la fase acuta sia ormai alle spalle, sia un pericolo attuale e concreto.
Eliminare le restrizioni o ridurle drasticamente comporterebbe quasi sicuramente un “contagio di ritorno”, ipotesi resa ancor più concreta dalla presenza nel mese di aprile dei tradizionali esodi di Pasqua e del ponte del 1° Maggio, momenti di ritrovo che si assommeranno alle tante privazioni che questo 2020 ci ha imposto.

Il nuovo DPCM entrerà in vigore il 14 Aprile e prorogherà le misure di isolamento fino al 3 Maggio.

Non mancano però, come detto, le novità. Inizieranno una serie di riaperture in alcuni settori specificatamente individuati tra quelli a basso rischio: le librerie e le cartolibrerie, i negozi di vestiti per bambini e neonati, le lavanderie e le macchine per la distribuzione delle bevande. Anche imprese legate alle filiere produttive essenziali (alimentare, farmaceutica e sanitaria). Dovranno però essere rispettate le misure di sicurezza previste per contenere il contagio da coronavirus e che già da un mese trovano attuazione nei supermercati: gli ingressi dovranno essere scaglionati, all’interno dei locali la distanza tra le persone dovrà essere di almeno un metro e mezzo e la dotazione di guanti e mascherine per il personale, che lavora a contatto col pubblico e per quello addetto agli atti amministrativi, sarà obbligatoria.
Ancora, le attività di silvicoltura e varie attività forestali tra cui l’industria del legno, la fabbricazione di macchine per l’agricoltura, il commercio all’ingrosso di fertilizzanti e di altri prodotti chimici per l‘agricoltura.

Per gli spostamenti, in particolar modo sui mezzi pubblici, continueranno a rimanere in vigore le regole sul distanziamento sociale attualmente vigenti e che dovranno essere rispettate in tutti i luoghi.
Le scuole, invece, rimarranno chiuse il più a lungo possibile, dando prioritaria attenzione all’individuare soluzioni specifiche per lo svolgimento degli esami di maturità e la valutazione di studenti con eventuali insufficienze. Gli acquisiti online potranno essere effettuati senza limitazioni.

Rimarranno chiusi bar, ristoranti, pub e discoteche. Niente eventi e attività sportive, anche gli allenamenti dei professionisti.

Infine, a margine della conferenza stampa, il Premier Conte ha voluto sottolineare l’impegno del governo italiano in Europa. In particolar modo chiarendo la posizione dell’esecutivo sul MES (Meccanismo Europeo di Stabilità): quest’ultimo infatti non sarebbe lo strumento adatto a fronteggiare – come invece sostenuto da Germania e Paesi Bassi- il difficile impegno economico che i Paesi dell’UE debbono affrontare. Ribadisce inoltre come solo l’ipotesi della costituzione di un fondo finanziato unicamente dagli, oramai famigerati, Eurobond potrebbe effettivamente garantire una risposta coesa da parte di tutta l’Eurozona.

Filippo Giletto

Coronavirus: da oggi in Lombardia entrata in vigore l’ordinanza che obbliga l’uso di mascherine.

Provvedimento importante in Lombardia dove i cittadini da oggi in poi saranno obbligati a coprire naso e bocca ogni volta che escono di casa, multe da minimo 400 euro per chi non rispetta l’ordinanza.

Un provvedimento obbligatorio per evitare l’aumento di contagi in una delle zone più colpite dal Covid-19. Il promotore di questa ordinanza è stato il governatore della regione, Attilio Fontana .

fonte anteprima24

L’Ordinanza recita testualmente: “Ogni qual volta che ci si rechi fuori dall’abitazione vanno adottate tutte le misure precauzionali adeguate a proteggere se stesso e gli altri dal contagio utilizzando la mascherina o qualunque indumento che copra naso e bocca, contestualmente ad una puntuale disinfezione delle mani”.  Questa ordinanza rimarrà valida fino al 13 Aprile e i trasgressori saranno puniti con multe dai 400 euro.

fonte La stampa
Attilio Fontana Governatore Lombardia

Importanti a tal riguardo sono state le dichiarazioni del Sindaco di Milano Beppe Sala: “Mascherine obbligatorie in Lombardia scelta che disorienta, bisogna fornirle alle farmacie e controllarne i prezzi arrivati a questo punto”.
Incertezza e disorientamento trapelano dal provvedimento Regionale odierno che ha spostato gli equilibri e l’organizzazione sia dei cittadini che degli amministratori sull’applicare e rispettare questa ordinanza.

fonte la stampa
Beppe Sala Sindaco di Milano

Il nuovo provvedimento inoltre ha dato il via alla vendita di prodotti di cancelleria anche nei supermarket, e obbliga i negozianti a fornire di disinfettante a tutti i clienti mentre all’interno dei negozi continua il rispetto dell’ordinanza che prevede che si entri uno per volta almeno che non si é in compagnia di minori o di anziani che non possono permanere fuori dai punti commerciali. Per quanto riguarda le regole da rispettare al di fuori delle attività commerciali rimane quella di stare a un metro di distanza l’uno dall’altro, di poter uscire nei pressi della propria dimora per effettuare attività motorie.

Infine é assolutamente vietato il commercio di distributori automatici tranne quelli di acqua potabile e latte sfuso.